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Autore: artemide88    08/09/2009    2 recensioni
Tratto dal primo capitolo. "Correvo, correvo. Nei boschi dei druidi, correvo. Libera come non mi sentivo da tempo, libera per una volta di essere me stessa e non la signora di Avalon. Corsi spensierata senza una meta precisa. Mia madre mi stringeva forte la mano e mi guardava sorridente. Mia madre? È morta tanti anni fa, lo so bene, ero con lei quando...mi sorrise ancora e mi indicò un punto davanti a sé. Guardai ma il sole mi colpì gli occhi. Distinsi solo una figura prima di coprirmi il volto con una mano. Strano, io non avevo mai avuto paura del sole, mio padre, e dei suoi raggi miei fratelli. Pregai le forze della natura mie sorelle perché mi permettessero di vedere. La figura in controluce si volse verso di me. Gli alberi gli chiusero ogni via di fuga e i loro rami allontanarono anche i raggi del sole. L’uomo mi guardò con intensi occhi dorati. Sorrise, sporgendo denti affilati..." Ispirato al romanzo "Le nebbie di Avalon" di M.Z.Bradley. Per conoscere il resto, leggete!!!
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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cap 4 Eccomi di nuovo... =) sono troppo felice di poter postare ancora dopo le vacanze anche se sto iniziando a pensare che, visto il poco successo della mia storia, forse sarebbe meglio interromperla...beh, si vedrà..vi lascio al prossimo capitolo, ringraziando ancora una volta psawyer414 e Isy_264 per il loro continuo sostegno...buonanotte a tutti (se trovate errori chiedo venia, è l'una di notte e sono piuttosto stanca...).

CAPITOLO 4 – IL CONCILIO
Dopo la pallosissima cena in cui avevo mangiato poco e parlato ancora meno scatenando le ire di mio padre (il vestito aveva sorbito l'effetto desiderato, uno a zero per me...), passeggiai a lungo per il villaggio, percorrendo il sentiero che costeggiava l’immensa foresta. La brezza primaverile mi fece leggermente rabbrividire. Ero molto stanca, erano quasi ventiquattro ore che volontariamente cercavo di non chiudere occhio. Due calde mani mi si posarono sulle spalle, stringendomi ad un corpo caldo, Jacob mi aveva abbracciato. Era meglio di qualsiasi golfino di lana e persino di una cioccolata calda con tanta panna. Il suo gesto semplice mi tranquillizzò e mi riempì di quel calore che solo un amico poteva donare, totale, incondizionato e puro. Nessuno di noi due parlò, entrambi ci stavamo godendo quel contatto fisico che esprimeva tutto il bene che ci volevamo. Mi accompagnò alla casa dove alloggiavo, sempre senza dire una parola mi sfiorò la fronte con un bacio rovente e sorridendo se ne andò. Il freddo mi colse di nuovo improvviso dopo la vicinanza con un corpo così caldo era inevitabile. Mi pettinai a lungo i capelli cercando di mettere ordine in tutti i pensieri che non mi abbandonavano mai, primi fra tutti continuavo a rievocare i sogni. Esasperata dall'inutilità dei miei gesti e pensieri, gettai la spazzola sul comodino in malo modo prima di coricarmi sotto le calde coperte del mio letto, cercando di ritrovare il calore provato con Jake. Meglio di niente, pensai mentre un ululato squarciava la quiete notturna.

Sangue dappertutto. Sangue, rosso e denso. Poi il fumo, acre e doloroso a respirarlo. Più intenso dell’incenso. Nel mezzo il ciondolo. La Goccia di Avalon. Assorbe in sé il sangue e allo stesso tempo disperde il fumo. Si illumina e la sua luce si fa intesa, accecante.

Mi svegliai. Non avevo urlato, anzi non ero mai stata così tranquilla e riposata dopo un sogno premonitore. Era l’alba ma dense nuvole stavano oscurando il cielo, probabilmente avrebbe piovuto. Il sogno confuso di alcuni giorni prima mi aveva rivisitato e adesso aveva un significato, o almeno sperai che l'improvvisa folgorazione che mi aveva colpito nell'attimo stesso in cui avevo aperto gli occhi fosse esatta, c'erano persone e licantropi che credevano nelle mie facoltà mentali. Ci sarebbe stato uno scontro, il mio popolo, i licantropi si sarebbero scagliati contro dei vampiri e in entrambi gli schieramenti ci sarebbero state vittime. La luce, la luce ero io, a quanto sembrava io dovevo avere un qualche ruolo in tutto ciò ma sinceramente non sapevo quale. Ero ancora intenta a guardare l’orizzonte quando Virginia, un’amica prima che ancella della Signora di Avalon, mi si avvicinò: era ora che mi preparassi ad affrontare i druidi. Controvoglia scelsi qualcosa di assolutamente tradizionale. Quei vecchi non avevano alcun senso estetico e non avrebbero mai gradito un abbigliamento moderno. Odiavo quella tunica lunga che impediva i movimenti. E quel colore così spento e tetro non mi si addiceva, mentre le maniche a sbuffo della camicia sotto il vestito le trovavo assolutamente antiquate. Mi feci acconciare i capelli con nastri colorati e fiori freschi. La lunga treccia mi ricadeva morbida sulla schiena. Mi alzai per affrontare l’ignoto.

Mi diressi sicura nella foresta, il consiglio dei druidi al quale era stata gentilmente richiesta la mia presenza si sarebbe tenuto sotto le millenarie querce. I teli per impedire alla pioggia di disturbarci erano già stati tirati. Quei vecchi saccenti avevano la brutta abitudine di riunirsi sempre prima dell’orario prestabilito solo per accusarmi di essere in ritardo. Si intromettevano sempre nella mia vita, dicevano che dopotutto avevo bisogno di una guida essendo la più giovane sacerdotessa di Avalon. Non sapevo se era vero, sicuramente ero l’unica che aveva dovuto apprendere gli antichi riti dai libri e dai druidi anziché dalla sacerdotessa che mi aveva preceduto, mia madre ma se credevano di potermi controllare perché rimasta orfana, si sbagliavano di grosso. Come previsto erano tutti li ad aspettarmi con sguardo di accusa.
“siete in ritardo, signora.” Sbuffai annoiata senza degnarli di una ben che minima risposta tanto ogni volta era la solita storia. Sembrava quasi una formula rituale. Mi accomodai sul trono che chiesi alle querce secolari, con cui intrattenevo un rapporto empatico impossibile da spigare, di preparare per me, disdegnando quello approntato dai druidi lanciando un segno forte che sperai capissero. Sentii la risata allegra di Jacob e il suo pensiero di approvazione, almeno potevo contare su qualcuno che non mi avrebbe mai tradito. Mio padre si alzò in piedi e nell'aria si diffuse un acre odore, o forse era solo la mia immaginazione a farmi sentire un odore di guai.
“principessa, come noi tutti sappiamo tra un anno compirete diciotto anni e come le vostre illustre antenate, dovete celebrare il compleanno con l’antico rito dell’unione.” Ecco lo sapevo, nonostante i guai ventilati dalle loro stesse veggenti, hanno iniziato con questa storia. Il silenzio invadeva la riunione. La parola spettava a me e di certo avrei deluso di chi sperava che durante la mia permanenza ad Avalon avessi addolcito il mio...caratteraccio???  Io non avevo un caratteraccio, chi osava pensarlo? Oh, oh, più della metà di quei vecchiacci pensava che io dovessi imparare a moderare la mia linguaccia. Bene non li avrei privati di una mia risposta sferzante. I loro pensieri mi avevano inacidita più del solito, quindi che non si lamentassero, era tutta colpa loro, lo sapevano benissimo che leggevo nelle loro menti e che lo avrei fatto sicuramente. Io quella mattina mi ero alzata con il piede giusto dal letto e mi ero anche ripromessa di non litigare con quei vecchi bacucchi.
“mi sembra che la questione riguardi me e me soltanto.” Alzai la mano per zittire le proteste. “È un rito antichissimo che probabilmente avete ragione a richiedere ma ritengo che per il momento sia una questione secondaria. Mi avete chiesto di partecipare a questa riunione perché una delle vostre veggenti- non potei evitare di caricare di disgusto quella parola e un sorriso sarcastico mi si allargò in viso- ha visto qualcosa. Sono qui solo per questo.” Ecco, ora ero veramente soddisfatta vedendo mio padre che sbuffava incollerito (un altro punto segnato...tutto pur di vederlo paonazzo...e con questo siamo a due!!). Non aveva il diritto di governare la mia vita, gli avevo sputato in faccia queste parole più di una volta, me lui era anche più testardo di me. Avevo preso questa cocciutaggine sicuramente da colui che non avevo mai chiesto di conoscere...dopotutto era un’eccezione che io sapessi il nome del mio padre naturale, essendo che chi era concepito durante il riti dell’unione o della rigenerazione non conosceva altro che la madre. Ma mia madre era morta quando io ero piccola ed ero stata allevata da lui, Agravin, signore e guida dei druidi, colui che ora mi guardava truce. Quella sera avrei sentito una predica con i fiocchi, ma per adesso non mi interessava. Si alzò l’unico druido con cui avevo un buon rapporto Gaheriet e che a ragione mi considerava degna figlia di mai madre, decisa, sicura, e che non avrebbe mai permesso a nessuno di farsi mettere i piedi in testa, da nessuno, mai!
“Ganieda ha visto l’avvicinarsi di uno scontro. Tuttavia non sa dire chi siano i nemici.” Non potevano darmi informazioni utili, quindi, non che me le aspettassi da loro. Abbassai il capo ma lo rialzai immediatamente. Tutto successe velocemente, prima una strana tensione percorse l’assemblea, poi il branco di Jacob ebbe un fremito. Qualcosa non andava. Presero a tremare violentemente. Corsero nella foresta per trasformarsi. Jake mi permise di comunicare con lui.
“vampiri.” Pensammo insieme mentre un senso di inquietudine mi assaliva.
   
 
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