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Autore: Lartisteconfuse    07/07/2022    0 recensioni
Quando Kaminari bacia a sorpresa Katsuki durante "obbligo e verità" ricordi che risalgono a quando aveva dieci anni tornano a tormentare Bakugou, portandolo a chiudersi in se stesso sotto gli occhi preoccupati dei compagni e soprattutto di Izuku
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Quanto sono pessima a scrivere le trame :')
DKBK
TW : past rape / underage rape / panic attack
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Note: Saaaalve! 
Torno con una nuova ff nonostante ne avessi iniziata una lol Quella prima o poi la continuo, giuro, ma dato che da secoli volevo provare a trattare questa tematica, alla fine ci ho provato e ho la storia completa quindi ecco qui il primo capitolo.
Se per caso notate che devo aggiungere o cambiare avvertenza ditemelo, non sono una cima su queste cose :') 
Il titolo è preso da un verso di Easy On Me di Adele

Grazie e buona lettura!


“Tocca a me, tocca a me!” urlò Kaminari, mentre agitava la mano in aria per attirare ancora di più l’attenzione dei suoi compagni.
Era venerdì sera e alcuni componenti della classe 1-A si erano seduti in cerchio nella sala comune per giocare a obbligo o verità. 
L’unica persona ad essere presente e a non partecipare era Bakugou, che stava semi disteso sul divano a scrollare pigramente la bacheca del proprio profilo social. 
Non stava prestando attenzione a quello che gli altri stavano facendo, sentiva le loro risatine sceme e qualche urlo e con la coda dell’occhio percepiva agitati movimenti, ma cercava comunque di ignorarli. 
Sarebbe andato di sopra in camera sua se non fosse stato per il fatto che non aveva voglia di alzarsi, anche se per quanto Kaminari stava urlando forse avrebbe fatto bene ad alzarsi.
D’improvviso sentì una presenza accanto al suo volto e alzando gli occhi guardò Kaminari, che sorrideva in una maniera per nulla rassicurante. 
“Cosa vuoi idio-” Bakugou non fece in tempo a finire la frase che venne interrotto dalle labbra dell’altro che si poggiavano sulle sue. 

“Rei non le voglio in casa mia!” urlò un piccolo Katsuki di dieci anni, sbattendo i piedi con frustrazione, mentre lanciava occhiate di fuoco alle due ragazze che erano appena entrate in casa sua.
Rei, sua cugina di diciassette anni, che quel giorno aveva accettato di fargli da babysitter, gli sorrise in quella maniera che gli adulti usavano sempre con lui e che Katsuki odiava. “Su Kacchan, non fare così e sii gentile con Sakura e Makoto” disse solo. 
“Sì, Kacchan, fa il bravo” disse la ragazza dai corti capelli neri a caschetto, Sakura, che si chinò per guardarlo in volto e scompigliargli giocosamente i capelli. Katsuki le afferrò il polso e allontanò la mano della ragazza dalla sua testa. “Non mi toccare!” urlò.
L’altra ragazza, Makoto, lo guardò con un sorriso storto. “Che temperamento ha, il piccolo.”
“Io non sono piccolo!”
La ragazza rise e prese il posto dell’amica per inginocchiarsi davanti a lui. “Hai ragione. Sei grande.”
“Sì!” annuì Katsuki con forza. 
“Che carino” commentò Makoto ridendo. 
Katsuki si imbronciò e incrociò le braccia al petto. “Non sono carino, le femmine sono carine.”
“Dici? Anche i maschi sono carini. E tu lo sei” rispose la ragazza pizzicandogli una guancia e si trattenne dal commentare come il volto del bambino avesse preso una tonalità più rossa. Si era imbarazzato. 
“Dai Mako, lascialo perdere andiamo di là” richiamò Rei per poi guidare le sue due amiche in soggiorno. "E tu fa il bravo, non voglio problemi."
Katsuki rimase fermo all’ingresso, mentre osservava i lunghi capelli rossi di Makoto oscillare a ogni suo movimento. 
Aveva detto che era carino. 
Nessuno glielo aveva mai detto. Tranne Deku, ma lui non contava. Makoto sì. Makoto era una ragazza grande, non era Deku. 
Alla fine il bambino andò in camera sua, da una parte avrebbe voluto stare con le ragazze in soggiorno, ma era arrabbiato con Rei perchè aveva invitato gente a casa sua, quindi non poteva permettere che si pensasse che lui approvasse la loro presenza.
Dopo circa un’oretta che Katsuki stava giocando in camera, sulla soglia apparve Makoto. “Che fai?” 
Katsuki la guardò con un’occhiata che diceva: non vedi? 
In mano stringeva un pupazzo di All Might e dall’altra un villain. 
La ragazza entrò e si mise seduta accanto a lui.
“Cosa vuoi?” domandò Katsuki. 
“Tua cugina è uscita un attimo con Sakura.”
“Perchè?” Katsuki stava iniziando a detestare Rei con tutto se stesso. Non perché non voleva stare solo, ma perchè Rei non faceva quello che doveva fare. Se lui doveva sopportare di stare a casa sotto gli occhi di un adulto, Rei doveva stare a casa ed essere l’adulto, non fare quello che voleva. 
Makoto sorrise furba. “Perchè il ragazzo che le piace le ha scritto di vedersi poco distante da qui e lei e Sakura sono uscite per salutare lui e i suoi amici. Io mi sono proposta di badare a te.”
“Non ho bisogno di te.”
Makoto rise. “Sei davvero divertente Kacchan.”
“Non chiamarmi Kacchan!” 
“Perché no?” domandò Makoto avvicinando il suo viso a quello di Katsuki. 
"P-perché…perché…" balbettò, arrossendo. Makoto era così vicina, poteva sentire il suo buon profumo.
Dopo un po’ di silenzio Makoto parlò di nuovo: “Hai una ragazza?”
“Eh?” Katsuki voltò la testa per guardarla e ci mancò poco che si scontrasse con il naso della ragazza. Nel notare la sua vicinanza arrossì ancora di più.
Makoto sorrise. “Ma sì, una ragazza. Un bel bimbo come te avrà sicuramente tante spasimanti.”
Katsuki non rispose, non sapeva che dire, anche perché non aveva la risposta. 
“Mh, quindi niente fidanzatina. Allora qualcuno che ti piace?”
“No?”
Makoto rise. “Non ti piace nessuno Kacchan?”
Al sentire di nuovo quello stupido nomignolo che per colpa di Deku si stava spargendo ovunque, Katsuki si sentì ancora di più in imbarazzo e non capiva se perchè a quella domanda gli era venuto in mente il nerd o perchè gli piacesse come quel nomignolo suonava detto dalla voce di Makoto. 
La ragazza lo guardò attentamente. “Secondo me ci sta qualcuno, ma non me lo vuoi dire.”
Katsuki non rispose, si limitò a distogliere lo sguardo.
Il sorriso di Makoto si fece ancora più largo. “Sì, ci sta! Senti vuoi qualche consiglio? Un aiuto su cosa fare?” 
Katsuki la guardò confuso. “Io in realtà-”
“Non vuoi conoscere già cosa fare quando hai una fidanzata? Così poi non farai la figura dello scemo, alla ragazze gli scemi non piacciono.”
Katsuki odiava sembrare scemo. Lui era Bakugou Katsuki e sapeva fare tutto. Però ora che ci pensava non sapeva cosa si faceva con le ragazze, prima di Makoto non se lo era mai chiesto.
“Cosa si fa?”
Makoto sorrise nel vedere la curiosità del bambino. Gli prese una mano, liberandola dall’All Might che teneva ancora stretto tra le dita.
“Allora, una delle cose più importanti che fanno i fidanzati è baciarsi.”
Katsuki fece una faccia schifata. “Vuoi dire quello che fanno mamma e papà? I baci sulla bocca? Che schifo!”
Makoto rise. “Non è vero Kacchan, è bellissimo, però lo devi fare solo con chi ti piace.”
“Mh.” Katsuki non sembrava convinto. 
“Se vuoi te lo insegno, però deve rimanere un segreto” commentò Makoto. “Io ho già un ragazzo e non deve sapere che ho baciato un altro.”
Katsuki aggrottò la fronte. “Quindi io ti piaccio?”
“Non si era capito? Stupidino, ti ho detto che sei carino.” Gli scompigliò di nuovo i capelli e questa volta Katsuki non protestò. Il suo sguardo era concentrato sulle labbra della ragazza.
“Vieni più vicino” sussurrò la ragazza e lo guidò ad avvicinarsi di più a lei, avvolgendo le sue braccia intorno alla sua vita. Senza che Katsuki riuscisse davvero a capire cosa stesse succedendo le sue labbra furono catturate da quelle di Makoto.


Bakugou spalancò gli occhi e con uno scatto del braccio spinse Kaminari lontano da sé. “Ma che cazzo fai?” urlò mentre si metteva a sedere e guardava il biondo che si massaggiava il sedere con espressione dolorante. “Oh Kacchan mi hai fatto male.”
“Sei un coglione? Perché cazzo lo hai fatto?”
“Ehm Bakugou, dai non urlare” disse Kirishima. Si era messo in piedi anche se era rimasto nel cerchio insieme agli altri che guardavano allibiti la scena.
“Era solo un obbligo Bakugou” commentò Kaminari. “Mi hanno chiesto di baciarti.”
“Io non stavo giocando! Non dovevi!” Bakugou non aspettò che qualcuno gli rispondesse, corse via, mentre ancora si sentiva attraversare dal panico e le lacrime stavano affiorando agli occhi. 
Erano anni che non ci pensava. Per un po’ di tempo aveva creduto di esserselo immaginato o sognato e alla fine le immagini erano diventate sempre più confuse. Quando Kaminari lo aveva baciato a sorpresa, però, quello che era successo quando aveva dieci anni gli era tornato in mente e per come si stava sentendo non se lo era affatto immaginato. 
“Ve lo avevo detto di non farlo!” esclamò Midoriya alzandosi in piedi. Era arrabbiato con tutti, perchè avevano insistito per far fare quello stupido obbligo che Mineta aveva suggerito. 
Kacchan non stava giocando e nessuno aveva chiesto la sua opinione a riguardo.
“Però è stato esagerato” commentò Sero. “Abbiamo sbagliato ma era solo un bacetto a stampo.”
“E si chiede il permesso lo stesso” disse Midoriya per poi lasciare anche lui la sala. 
Avrebbe tanto voluto andare da Kacchan e vedere come stesse. Midoriya non era stupito dello scatto di rabbia con cui Kacchan aveva spinto Kaminari, ma più del modo in cui sembrasse scosso e quasi spaventato. Era stato preso alla sprovvista, questo era vero, però quella reazione era stata strana per essere Kacchan. 
Alla fine Midoriya decise di andare in camera sua, conosceva bene il biondo e sapeva che in quel momento non avrebbe voluto vedere nessuno, meno ancora lui. 

***

“Ti piace, Kacchan, se ti accarezzo qui?”

Bakugou aprì gli occhi, trattenne il fiato mentre il cuore batteva frenetico. Guardò il muro su cui era addossato il suo letto e si strinse ancora di più nelle coperte. Sentiva sulla pelle il passaggio di quelle dita lunghe ed esili, che si erano intrufolate più volte sotto i suoi vestiti.
Perchè? Perchè adesso? Non era giusto. Era riuscito a dimenticarsene in tutti quegli anni, ma adesso la sua mente non smetteva di fargli rivivere quei momenti. 
Bakugou sapeva cosa gli era successo, come poteva non saperlo a sedici anni. Nessuno lo aveva mai saputo.
Makoto smise di venire a casa sua quando Rei ci litigò. Bakugou non sapeva per cosa litigarono, ma non poté fare a meno che ringraziare per una volta sua cugina e il suo bruttissimo carattere. 
Se Rei non avesse mai litigato con Makoto cosa gli sarebbe successo? 
Con vergogna pensò che forse avrebbe continuato a vederla fino a quando lei non si sarebbe stancata di lui. Mai gli era passato per la testa che quello che gli faceva Makoto fosse sbagliato. Gli piacevano quelle attenzioni e gli piaceva la ragazza. 
A quel pensiero venne colto da un senso di malessere e soffocamento. Si mise a sedere togliendosi di dosso le coperte, poi scese dal letto e prese un profondo respiro. 
Uscì in balcone per prendere un po’ d’aria e osservò il campus silenzioso e buio. Per la prima volta nella sua vita desiderò avere qualcuno vicino a lui che lo confortasse.

***

La mattina dopo quando Bakugou scese al piano di sotto si sentì subito gli sguardi degli altri addosso. Non ricambiò l’occhiata di nessuno e andò dritto in cucina. Una volta entrato si rese conto che in realtà non aveva fame, aveva lo stomaco completamente chiuso, era sceso per nulla. Avrebbe potuto benissimo restare in camera sua. Da solo. 
Solo... 
“Ehm Bakugou?” A chiamarlo era stato Kaminari, con voce bassa, timorosa. “Volevo chiederti scusa per ieri…”
Bakugou non rispose, lo scansò dal suo passaggio per tornare verso l’ascensore. 
“Bakugou, davvero, mi dispiace, non-”
“Non mi interessa. Non parlarmi.”
Kaminari osservò Bakugou allontanarsi. Sospirò. “Ci ho provato” mormorò tra sé e sé.
“Ei amico, come mai quella faccia?” domandò Kirishima entrando in sala comune con Midoriya. 
“Ho provato a chiedere scusa a Bakugou, ma mi ha detto di non parlargli.”
“Oh, deve essere ancora molto arrabbiato” commentò Kirishima. 
“Sì, ma…” Kaminari si interruppe, pensieroso.
Midoriya lo guardò attentamente. “Ti ha urlato contro?”
“Eh? No, anzi, mi ha risposto a voce bassa con tono freddo.”
Midoriya guardò verso gli ascensori. Kaminari e Kirishima lo guardarono, poi anche il rosso sembrò farsi serio. “Pensi che ci sia dell’altro Midoriya?”
“Sì, ma non riesco a capire cosa. Capisco che si sia arrabbiato, ma è da ieri che mi sembra che ci sia dell’altro. È stata una reazione che non ha il solito Kacchan.”
“Mh, sì l’ho notato anche io” disse Kirishima. “Mi ha spaventato.”
Kaminari aveva ascoltato lo scambio di battute dei due amici in silenzio. Non era stupido e aveva notato anche lui l'atteggiamento diverso di Bakugou e come fosse stato troppo poco esplosivo. 
"Mi dispiace davvero" disse alla fine. "Vorrei rimediare, io non voglio che stia male."
Kirishima provò a consolare l'amico, mentre Midoriya preferì non parlare. Li aveva avvisati che non era una buona idea, una mancanza di rispetto nei confronti di Kacchan, anche se non si sarebbe mai immaginato quel tipo di risposta e che anche il giorno dopo Kacchan si sarebbe comportato in maniera anomala. 
Voleva vederci chiaro, ma si stava parlando di Kacchan quindi avrebbe dovuto indagare con discrezione se non voleva morire.

***

"Posso quindi?" 
"Sì, ma devi tornare entro le cinque di domani ok?" Aizawa consegnò a Bakugou il foglio firmato che autorizzava il ragazzo a lasciare la UA per tornare a casa.
Era strano per Bakugou di fare quella richiesta improvvisa di sabato mattina. Normalmente si premurava sempre di avvisare in anticipo che non sarebbe stato a scuola nel weekend, ma in fondo, imprevisti potevano accadere anche nella famiglia di Bakugou e quindi Aizawa non fece domande. 
Si limitò a guardare attentamente lo studente, notando come avesse un'aria stanca e occhiaie profonde. 
"Tutto bene a casa?" domandò, non potendo impedire la sua curiosità. 
Bakugou lo guardò confuso, mentre era già pronto per lasciare l'ufficio. "Sì" rispose solo per poi andare via. 
 
***

"Kacchan, ei!" 
Bakugou si fermò sulla porta del dormitorio per aspettare che Midoriya si avvicinasse a lui. "Dove vai?" 
"A casa" rispose. 
"Oh. Non sapevo che questo weekend non saresti rimasto." 
Bakugou si lasciò sfuggire uno sbuffo. "Perché dovresti sapere i fatti miei nerd?" 
Midoriya ridacchiò nervosamente. "Hai ragione Kacchan." Subito dopo, però, il ragazzo si fece serio. Spinse Bakugou fuori dalla porta e lo seguì, per poi chiudersi la porta alle spalle. 
"Senti Kacchan, vorrei parlarti." 
Bakugou attese in silenzio che Midoriya continuasse. "Riguardo a ieri-"
"Non voglio sentirne più parlare!" sbottò Bakugou, voltandosi per allontanarsi dal dormitorio. 
"Kacchan! Ti prego!" Midoriya gli corse dietro e allungò una mano, sfiorando il braccio di Bakugou. Al sentire quel lieve tocco sul braccio, Bakugou si voltò di scatto e schiaffeggiò via la mano di Midoriya. 
"Non mi toccare! Non mi parlare! Lasciami in pace, capito?" 
L’altro ragazzo lo guardò con occhi sbarrati, mostrando preoccupazione e questo irritò ancora di più Bakugou. Gli dette le spalle e si allontanò camminando velocemente, ma Midoriya non lo seguì, rimase ad osservarlo mentre si allontanava.
 
   
 
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