Anime & Manga > Altro - anime/manga mecha/su robots
Segui la storia  |       
Autore: Altair13Sirio    08/07/2022    1 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Non avremmo dovuto lasciarli da soli.» Borbottò Nana correndo da una parte all'altra della stanza.
«Rilassati. Ho dato a Jun e Kyu tutte le informazioni possibili, e comunque non staremo via così tanto tempo.» La voce di Hachi arrivò rilassata per una volta, in contrasto con il tono frettoloso della sua partner.
«Lo so! Ma sono completamente da soli in un posto lontano da casa e se dovessero avere attriti con l'altra squadra…»
«I nostri ragazzi sono diligenti. Sapranno cavarsela per ventiquattro ore.»
«Diligenti? Stiamo parlando degli stessi ragazzi che si sono intrufolati nella nostra cantina e si sono scolati due bottiglie di vino di alta qualità, presentandosi ancora ubriachi a lezione il giorno dopo?»
Hachi rise. «Sei tu quella che ha voluto una cantina per i vini!»
Nana grugnì irritata a quella frecciatina, sapendo di non aver modo di ribattere.
«In ogni caso non avranno modo di combinare disastri in così poco tempo. A meno che non saltino sugli Stridiosauri e radano al suolo Desia, credo che sapremo risolvere qualunque guaio dovessero presentarci al nostro ritorno.» Il sarcasmo di Hachi avrebbe dovuto alleggerire la tensione, ma ebbe solo l'effetto di aggiungere quella eventualità alla lista di preoccupazioni che affliggeva Nana.
La sala comune di Mistilteinn era splendente, Hachi e Nana l'avevano fatta ripulire per bene e si erano assicurati di far entrare abbastanza luce per poter preparare un ambiente accogliente e rassicurante. Avevano pensato a lungo su dove incontrare i loro ospiti e alla fine avevano scelto proprio il luogo dove i Parasite spendevano la maggior parte del loro tempo; avevano convenuto che fosse una scelta molto migliore che uno dei loro studi o una semplice classe dove tenevano le lezioni, più personale e umile per il tipo di persone che avrebbe ospitato. Nonostante fosse stato tutto rivoltato come un calzino appena lavato, Nana continuava a guardarsi intorno, spostando soprammobili e controllando il numero di cuscini sui divanetti al centro della stanza, nel tentativo di trovare qualcosa fuori posto e acquietare così quella sensazione di angoscia che la attanagliava; Hachi si limitava a osservarla dalla porta, incapace di sedersi finché non si sarebbe tranquillizzata.
«E poi sei stata tu a decidere questo incontro.» Disse seccato. «Non capisco che hai tanto da borbottare adesso!»
Nana gli intimò di stare zitto con un rapido gesto della mano, spostandosi di nuovo per la stanza. «Ho i miei motivi.» Disse stizzita. «E' colpa tua e di quello stupido aggeggio che ti dice le cose!»
«Iustitia?»
«Sì, lui!» Sbottò fermandosi. «Ti ha dato tutte queste informazioni dettagliate in un battito di ciglia, conosci perfettamente tutte le date e gli orari di ogni singola invasione che avverrà da qui per i prossimi due anni e nonostante non abbia alcun senso, non hai mai sbagliato di una virgola. Perché conosce tutte queste cose? E perché gli attacchi dovevano essere tutti così alla rinfusa?»
«Non l'ha mica scelto lui…» Fece Hachi candidamente, nonostante sapesse che non fosse quello il punto della sua compagna. Nonostante Nana si stesse sfogando in maniera irrazionale, aveva sollevato delle domande interessanti: come facevano gli Stridiosauri a conoscere la mappa degli attacchi dei VIRM? Poteva immaginare del perché avessero comunicato proprio con lui, magari condividevano una sorta di memoria collettiva e lo avevano riconosciuto, ma restava comunque un grosso punto interrogativo su quell'argomento.
Lui stesso, al suo ritorno da Desia quel pomeriggio, era corso subito a controllare che non ci fossero messaggi dal comunicatore del suo ufficio; il Padre non gli era sembrato per niente sorpreso del fatto che avessero preparato una risposta ai loro attacchi. Doveva andare in fondo anche a quella storia, doveva parlare di nuovo con quell'essere, per quanto lo disgustasse… Ma non oggi.
Oggi era il giorno che avrebbero conosciuto i genitori dei Parasite. Una cosa che, a detta di Nana, avevano ignorato per troppo tempo.
Si avvicinò a lei, che stava perdendo la testa di fronte a una piccola credenza alla parete, e la fece voltare per cercare di farla tornare in sé.
«Adesso però vedi di calmarti.» Le disse con sguardo serio. «Hai voluto tu questo incontro e sai già di aver preparato tutto nei minimi dettagli, quindi non c'è bisogno di agitarsi ancora!»
Lei lo guardò sconsolata, ma era d'accordo con lui; tuttavia non riusciva a fare a meno di essere nervosa.
«Piuttosto, posso sapere perché tutta questa fretta?» Se avesse saputo che si sarebbe preoccupata tanto per i ragazzi a Desia, avrebbe fatto di tutto per impedire che Nana organizzasse quegli incontri proprio quel giorno. Adesso meritava almeno una spiegazione.
Nana sospirò. «E' stato quando siamo tornati dall'ultima battaglia, tu non c'eri: arrivati a Mistilteinn abbiamo incontrato i genitori di Hoshi. Spaventati dal blackout, erano venuti a cercare il figlio nell'unico posto che conoscevano. Quando li ho visti così preoccupati per il figlio, senza neanche sapere se lo avrebbero trovato, mi sono resa conto di quanto poco sapessimo di queste persone; ho capito che in quanto tutori dei ragazzi abbiamo bisogno di conoscere i loro genitori, condividere le storie a cui assistiamo tutti i giorni con loro perché sono tremendamente spaventati, forse più dei figli!»
Hachi annuì comprensivo tutto il tempo, Nana aveva ragione: c'era stata una grossa mancanza di comunicazione tra l'I.P.U. e i genitori dei Parasite, e questo non solo aveva portato a situazioni come la causa intentata da Taishō Ojizaki, ma poteva causare altri incidenti di percorso evitabili e deleteri. Conoscendo quella gente avrebbero potuto capire che cosa li aveva spinti ad appoggiare la decisione dei figli ad arruolarsi, avrebbero rassicurato gli adulti che restavano ad attendere loro notizie da casa e si sarebbero potuti sentire ancora più vicini ai ragazzi, venendo a conoscenza di parti di loro che non avevano ancora visto.
Eppure Hachi sapeva che c'era anche un altro motivo per cui Nana aveva fatto quella scelta. Gli sfuggì un sorriso troppo eloquente perché la donna non capisse cosa stesse pensando, e si mise subito sulla difensiva.
«No.» Disse alzando un dito con aria minacciosa. «No! Loro non c'entrano.»
«Se lo dici tu…»
«Lo dico perché è così!» Nana si fermò sulla porta, bloccando Hachi che stava cercando di sfuggirle. «Infatti non ho fissato il loro appuntamento per primo.»
Il sorriso sardonico di Hachi si liberò completamente dopo aver sentito quelle parole, una visione quasi innaturale per la donna che non credeva di aver mai assistito a una reazione del genere da parte del compagno.
«Quanta nonchalance! Riesci addirittura a trattenere la tua morbosa curiosità per conoscere quelle persone!»
Nana fece una smorfia ed evitò di rispondere, anche perché mentre lasciava la stanza sentì bussare alla porta di ingresso e si affrettò a raggiungerla. Il momento degli scherzi era finito, i volti di entrambi divennero di marmo e la donna diede le ultime raccomandazioni al compagno. Quando aprirono la porta sorridendo, si ritrovarono di fronte i signori Kondō.
Akane e Kyoishi Kondō sorridevano cordiali a loro volta, le facce molto più distese di quando Nana li aveva incontrati la prima volta, e dopo i convenevoli si lasciarono accompagnare nella sala comune dove si accomodarono, estremamente attenti nell'osservare gli interni della tenuta.
«Questo posto è dove vive nostro figlio con i suoi compagni di squadra?» Domandò Kyoishi mentre Nana e Hachi prendevano posto di fronte a loro.
«E' esatto. Questa è solo la sala comune, ma se ne avete voglia potremmo farvi fare un giro della casa più tardi…» Spiegò Nana, molto accomodante. I signori Kondō le dissero che non fosse necessario, pur mostrando un buon apprezzamento per quel posto.
«Signorina Nana, mi dispiace di essermi presentata senza invito l'ultima volta.» Disse Akane dopo un attimo. «Non siamo abituati a non sapere cosa stia facendo Hoshi e quando c'è stato quel terremoto abbiamo avuto una grande paura…»
«Akane, non c'è bisogno che si scusi!» Nana la rassicurò. «La vostra è stata una reazione più che comprensibile. E poi penso che sia ammirevole il fatto che abbiate subito pensato a vostro figlio, senza curarvi dei possibili rischi che avrebbe comportato uscire di casa in quel momento…»
Un po' imbarazzata, la donna sorrise mostrando di aver apprezzato la comprensione di Nana. «E' stato più forte di me, è l'istinto di una madre… Immagino che lei potrà capirmi.»
Nana sorrise. «Veramente no, ma mi sono ritrovata in questa posizione diverse volte e le assicuro che è davvero facile affezionarsi ai ragazzi…»
In quell'istante la signora Kondō si ricordò che le persone che aveva di fronte non erano come lei, che avevano dovuto rinunciare a una cosa ben specifica per poter vivere in eterno. Si portò una mano al volto e si scusò, ma Nana le disse di non preoccuparsi.
«Sono una frana!» Borbottò. «Succede sempre così, mi basta un nonnulla per dimenticarmi di tutto… Quando c'è di mezzo Hoshi poi, perdo completamente la testa!»
«Bé, vostro figlio invece sembra non perdere mai la concentrazione!» Ne approfittò Hachi per agganciarsi al discorso. «E' sempre così diligente e preparato. C'è stato un momento in cui ci ha dato un po' di problemi, però…»
«Hoshi ce ne ha parlato.» Esordì il padre, costernato. «E ricordiamo molto bene la comunicazione avuta dall'I.P.U. quando lui voleva tornare a casa.»
Hachi e Nana si lanciarono un'occhiata silenziosa, chiedendosi quanti dettagli conoscessero della questione che aveva coinvolto il loro figlio e la sua partner; quando aveva deciso di informarli, avevano pensato di includere meno dettagli possibili riguardanti Momo per il bene della ragazza, ma si chiesero cosa gli avesse raccontato il ragazzo una volta tornato a casa.
«Cosa vi ha detto Hoshi di questa storia?» Chiese Hachi. Kyoishi strinse le spalle.
«Molto poco, a dire il vero. Sembra che si vergogni di tutto quello che è successo…»
«Ha detto di aver mancato di rispetto alla propria partner, rifiutandosi di provare a collaborare.» Intervenne Akane costernata. «Ci dispiace molto per quella ragazza…»
«Momo sta bene, sia lei che Hoshi sono maturati molto negli ultimi tempi.» La rassicurò Nana. «Quello che ci preoccupa è il motivo di tali resistenze da parte di Hoshi.»
Nana e Hachi si guardarono di nuovo, questa volta una leggera tensione si poté leggere sulle loro fronti e la donna inspirò di fretta prima di riprendere a parlare.
«Signori Kondō, c'è un motivo ben chiaro se siete stati convocati qui per primi. Innanzitutto, è stato grazie alla vostra comparsata dell'altro giorno che abbiamo capito di aver bisogno di confrontarci con voi genitori, ma anche perché abbiamo una domanda da farvi…» Nana piegò la schiena un po' in avanti e unì le mani per raggiungere il giusto equilibrio. «Perché avete fatto arruolare vostro figlio contro il suo volere?»
Akane sospirò, sapendo di non poter evitare in alcun modo quella conversazione, ma fu suo marito a rispondere con prontezza, cercando di alleggerire un po' la situazione.
«In realtà non pensavamo neanche che sarebbe stato scelto. Le probabilità erano minime…»
«Questo non cambia ciò che abbiamo fatto, Kyoishi.» Intervenne lei polemica. Aveva le mani unite di fronte alla bocca e sembrava vergognarsi profondamente di tutto quello, ma non cercò di sottrarsi a quella spiegazione. Finalmente, dopo un lungo respiro, Akane Kondō iniziò a parlare.
«Non credevamo che nostro figlio sarebbe stato scelto, è vero; tuttavia ciò non toglie che lo sperassimo. Nonostante tutte le proteste di Hoshi, abbiamo deciso di fare di testa nostra e lo abbiamo costretto a sottoporsi a qualcosa che non voleva. Però vi giuro che lo abbiamo fatto seriamente pensando solo al suo bene!»
«E' difficile capire quale sia la cosa giusta per un figlio.» Disse Nana, empatizzando con lei. Akane annuì con difficoltà.
«Hoshi aveva un problema che noi gli abbiamo causato, tenendolo troppo al riparo dal mondo quando stava ancora crescendo. Quando ci siamo resi conto dell'errore che avevamo commesso, abbiamo pensato che avremmo potuto risolvere il problema con un intervento deciso, anche se alquanto traumatico… Purtroppo abbiamo solamente nascosto tutti i problemi in un posto dove non li potevamo vedere, senza ascoltare nostro figlio…»
«E' stato un errore non ascoltare i desideri del ragazzo, ma è anche grazie a questa scelta se Hoshi è riuscito a crescere molto.» Disse Hachi. Il suo tono sembrava impietoso, ma si tramutò rapidamente in qualcosa di più sereno. «Ha avuto molte difficoltà a integrarsi nella squadra, ma anche con un po' di aiuto da parte nostra è riuscito a maturare… Ha accettato di continuare il programma Parasite di sua spontanea volontà, e anche i rapporti con la sua partner sono tornati ad essere civili e, più avanti, anche molto stretti. Tuttavia comprendiamo che la situazione venutasi a creare sia nata da un'ingiustizia per Hoshi e quando ha scelto di continuare ha avuto una buona dose di pressione addosso che non avremmo dovuto esercitare, quindi adesso vogliamo chiedere a voi cosa pensiate sia giusto fare: vostro figlio ha deciso di restare nella squadra dopo un forte litigio con la propria partner, e anche se questa situazione si sia risolta da sola, se lui non si fosse trovato qui in partenza tutto lo stress che entrambi i ragazzi hanno dovuto sopportare non ci sarebbe stato.»
«Quello che cerchiamo di dire…» Fece Nana, rendendosi conto che Hachi stesse complicando enormemente il discorso. «E' se pensiate che sia giusto lasciare che Hoshi rimanga nella squadra, dopo che ha diverse volte espresso di non voler avere niente a che fare con essa. Vi stiamo facendo questa domanda perché temiamo che Hoshi si sia lasciato condizionare dagli eventi oltre che dal nostro ultimatum quando è venuto il momento di scegliere, quando magari a mente fredda avrebbe scelto diversamente. Non vogliamo che lui continui a sentirsi costretto a fare qualcosa che non vuole.»
I due istruttori mostrarono ai signori Kondō lo stesso documento di congedo che avevano dato a Hoshi diversi mesi addietro. I due genitori lo lessero con occhi sgranati, pensando prima che si trattasse di uno scherzo e poi rendendosi conto del peso di una tale scelta.
Tuttavia, quando lo posarono, i loro sguardi sembrarono estremamente decisi.
«Avete detto che è stato Hoshi a scegliere di restare, giusto?»
Hachi annuì in silenzio.
«E che ha cambiato idea dopo quegli episodi riguardanti la sua partner?»
Un altro cenno. «Dopodiché, li abbiamo convocati entrambi nel nostro ufficio e gli abbiamo consegnato dei documenti come questo, chiedendogli cosa volessero fare.»
Kyoishi e Akane si guardarono allibiti. Era stato brutale da parte dei coordinatori fare quella domanda ai ragazzi; forse mille anni di esperienza li avevano induriti a tal punto da non fare caso a cose del genere, tuttavia compresero che fosse un atteggiamento professionale e anche abbastanza imparziale. In fondo non avrebbero avuto alcun vantaggio nel mandare a casa due membri della loro squadra, anzi si sarebbe trattato di uno spreco enorme di risorse per l'I.P.U.
Ancora un po' sorpresi, i coniugi si scambiarono degli sguardi di intesa e sorrisero. «Se è così, allora non abbiamo intenzione di cambiare la sua decisione.»
«Abbiamo già preso una decisione cruciale contro il volere di nostro figlio. Farlo di nuovo significherebbe non aver imparato niente, distruggerebbe quel poco di fiducia che gli è rimasta in noi.» Spiegò Kyoishi.
Hachi e Nana era contenti di sentirglielo dire. Sorrisero con grande naturalezza prima di passare al prossimo argomento.
 
*
 
Dopo di quello, Akane e Kyoishi chiesero ai coordinatori della squadra di raccontargli meglio cosa fosse successo tra Hoshi e Momo sin dall’inizio della loro convivenza fino alla loro riappacificazione e la situazione attuale. Scoprirono anche che era stata proprio Momo a convincerlo a frequentare una psicologa, e a mano a mano che ne sentivano parlare sembravano sempre più curiosi di conoscere personalmente la ragazza. Prima di uscire chiesero persino di ricevere i contatti della famiglia Sakei per poterli incontrare. Hachi e Nana dissero che ne avrebbero parlato con i genitori di Momo e li salutarono, chiudendosi ad aspettare l'arrivo della prossima coppia.
I genitori di Hoshi erano stati molto collaborativi e accondiscendenti con loro, erano contenti che il loro ragazzo avesse degli istruttori tanto coscienziosi. Quell'incontro aveva rassicurato Nana, ma sapeva bene che non sarebbe andata così con tutti e la sua paranoia tornò a farsi sentire quando alla porta bussarono i signori Fukuda.
La seconda coppia della giornata, i genitori di Naho avevano un aspetto decisamente meno appariscente delle persone appena uscite e sembravano avere un carattere particolarmente contenuto che la figlia doveva aver sicuramente ereditato da entrambi, ma fu difficile capire da chi la ragazza avesse preso la sua irriducibile curiosità. Mina Fukuda portava i capelli legati in trecce nate da mani esperte, proprio come Naho. Suo marito Juzo era un uomo robusto ma dall'aria mite, tremendamente silenzioso; non somigliava quasi per niente alla figlia.
Lasciarono che Nana e Hachi li guidassero nella sala comune e quando si furono seduti, ringraziarono di essere stati convocati; erano curiosi di conoscere l'opinione che altre persone si erano fatte su Naho e dissero che la ragazza gli aveva sempre raccontato così tante cose della vita a Mistilteinn da lasciare ben poco che non sapessero già.
«Bé per cominciare, vostra figlia è una studentessa modello qui a Mistilteinn! E' riuscita a conformarsi alla squadra molto facilmente, stringendo amicizia da subito con molti compagni, e lei e il suo partner sono sempre stati tra le coppie più performanti del gruppo.» Fu l'inizio del discorso di Nana, che lasciò subito sorpresi i coniugi. Dopo un attimo di smarrimento, fu la madre a spiegare il perché di quella confusione, parlando e muovendosi con una grazia fuori dal normale.
«Sapevamo che Naho fosse una brava ragazza e ci aveva detto di avere fatto amicizia con tante persone, ma… Sapendo quanto sia sempre stata introversa, ci è stato difficile crederle veramente. Però visto il suo entusiasmo non abbiamo voluto mettere in dubbio le sue parole.»
Mina fece una pausa e si girò a guardare il marito, che sostenne il suo sguardo. «E poi ce ne ha parlato veramente tanto…» Aggiunse, e risero entrambi sommessamente.
«Bé… Siamo felici che vostra figlia abbia apprezzato così tanto questa nuova pagina della sua vita.» Disse Nana. «La serenità dei ragazzi è uno dei nostri obiettivi principali, sapere che c'è così tanto entusiasmo all'interno della squadra ci aiuterà a capire come lavorare d'ora in avanti.»
I signori Fukuda sembravano contenti di sentire quelle parole, poi però cambiarono umore rapidamente e sembrarono un po' più preoccupati. La signora Mina chiese se potesse fare una domanda ai due coordinatori e questi acconsentirono.
«Forse non dovremmo chiederlo, ma da quando Naho è tornata a casa non ha mai smesso di parlare del suo partner. Abbiamo capito che c'è un ottimo rapporto tra loro, ma ci chiedevamo se ci fosse qualcosa di lui che dovremmo sapere…»
«Non vogliamo intendere che non ci fidiamo…» Disse suo marito, volendo specificare. «Tuttavia sappiamo che ci sono cose che nostra figlia potrebbe non volerci dire per non farci preoccupare… Insomma, sempre se sia possibile…»
Sembravano in difficoltà. Si rendevano conto che quella fosse una domanda poco discreta, ma in fondo Nana e Hachi potevano capirli: la figlia era lontana da casa e li vedeva ormai pochi giorni al mese, viveva con dei coetanei di cui non avevano alcuna informazione se non la stessa percezione che lei aveva su di loro e questo doveva essere snervante da sopportare.
«Non possiamo darvi informazioni private sul ragazzo… Ma non vedo perché non si debba dire cosa ne pensiamo noi.» Disse Nana con pazienza, voltandosi verso Hachi per cercare supporto, che arrivò tramite un silenzio assenso e un piccolo cenno del capo.
«Yoshiki è uno splendido ragazzo, intelligente e ben educato. Sembra che abbia fatto amicizia con Naho sin da subito trovando molte cose in comune con lei per far crescere il loro rapporto. E' di buona famiglia e ha dimostrato di saper pensare alla squadra e ai suoi compagni più volte, ideando ottime strategie e lottando con tutte le sue forze. Qualcuno potrebbe dire che è troppo serio o addirittura che metta paura, ma sotto quell'involucro da duro c'è una persona molto sensibile… E' anche un leader naturale, a volte sembra molto più posato e preparato di molti adulti.»
«Considerato che il comfort della Pistil è dato anche dall'abilità dello Stamen, direi che potete stare tranquilli.» Si intromise Hachi, sorridendo. «Yoshiki comunica sempre con lei con grande maturità, preoccupandosi della sua salute tutte le volte che è necessario. Naho non potrebbe essere in mani migliori.»
Sembrava proprio quello che i signori Fukuda volessero sentire, e tuttavia non furono ancora soddisfatti; volevano sapere ancora di più, ma a quel punto si trattava più di soddisfare la loro curiosità personale che giudicare il ragazzo. Fu in questo che Hachi e Nana riuscirono a vedere la più grande somiglianza tra Naho e i suoi genitori…
 
*
 
Quando arrivarono i signori Maruyama, entrambi sembrarono a loro agio e pronti a parlare del figlio e dei suoi compagni di squadra. Il padre di Tetsuya aveva un modo di fare molto spontaneo che lo rendeva facile da avvicinare; sembrava un tipo molto tranquillo che non si lasciava innervosire da nessun tipo di notizia, al contrario della moglie che sembrava molto più seria.
Kata Maruyama si stava perdendo a raccontare un aneddoto sulla famiglia quando Izumi lo interruppe, ricordandogli che quella fosse una situazione dove sarebbe stato meglio ascoltare piuttosto che parlare.
«A dire il vero, anche conoscere questo lato di voi ci aiuta nel nostro lavoro.» Commentò Hachi cercando di tranquillizzare gli ospiti. «Tuttavia ci sorprende che con una personalità così esuberante in casa, Tetsuya sia cresciuto così timido…»
«Tetsu non è timido, è solo uno che ci mette un po' di più a fare amicizia con le persone!» Lo incalzò Kata, ancora per niente ammansito. Su questo però, Hachi e Nana dovettero concordare con lui.
«E' vero. Inizialmente non parlava quasi con nessuno, ma pian piano ha iniziato a fare amicizia ed è diventato più spontaneo con gli altri.»
«Che vi dicevo?»
Kata alzò una mano puntando le dita a pistola con fare rilassato, sicuro di sé. A quel punto però Nana si rabbuiò un poco.
«Tuttavia c'è stato un momento in cui il rapporto con la sua partner si è fatto difficile…» Guardò Hachi con esitazione. «Molto difficile.»
I volti dei loro ospiti si fecero seri immediatamente. Kata e Izumi li pregarono di spiegarsi meglio e fu chiaro come fino a quel momento avessero interagito con loro a cuor leggero, ma adesso erano preoccupati di sapere cosa fosse successo al loro ragazzo.
«Bisogna partire un po' più indietro.» Iniziò Hachi. «Quando effettuammo i primi test con gli Stridiosauri, Tetsuya e la sua partner risultarono tra le coppie meno performanti della squadra; i loro livelli di compatibilità erano buoni, ma i risultati furono un po' sotto le aspettative e questo impattò particolarmente su come la presero entrambi i piloti.
«La natura più assertiva della partner di Tetsuya – Suzuko – portò entrambi a dare il meglio di sé negli addestramenti. Questo non è mai stato un problema, fino a una sessione di allenamento di circa un mese e mezzo fa, quando per un eccesso di Suzuko, Tetsuya ha ricevuto delle bruciature a un braccio.»
«Tetsuya ce ne aveva parlato.» Intervenne Izumi. «Ma pensavamo che non ci fossero stati altri problemi.»
«Infatti in un primo momento lui e la ragazza si sono riappacificati e hanno ripreso a pilotare senza problemi. Tuttavia, il giorno della seconda battaglia è successo qualcosa che non ci aspettavamo: eravamo già pronti a partire quando uno dei compagni di stanza di Tetsuya è venuto da noi, dicendo che stesse male. Stando a quello che ci ha riferito, la signorina Sentakami avrebbe provato a baciare Tetsuya senza il suo consenso, causandogli una forte crisi di panico e rendendolo non idoneo a pilotare; è per questo che il Gaia non è entrato in battaglia assieme ai suoi compagni di squadra.»
I signori Maruyama rimasero a guardarsi, interdetti. Effettivamente li aveva sorpresi non vedere lo Stridiosauro di Tetsuya prendere parte allo scontro, ma quando poi il ragazzo gli aveva raccontato come fosse andata avevano scoperto che si era trattato di una scelta tattica; adesso scoprivano un retroscena di quella storia che mai si sarebbero aspettati.
«Te-Tetsuya non ha voluto pilotare… Per un bacio?» Kata si portò una mano alla testa e si afferrò i capelli che si arricciavano davanti alla fronte. Quello normalmente sarebbe stato il momento in cui avrebbe fatto una battuta apprezzando le doti di rubacuori del figlio, ma capì che non fosse il caso; la reazione di Tetsuya mostrava come l'accaduto lo avesse profondamente turbato, almeno sul momento.
«E' colpa tua!» Lo rimproverò la moglie, senza alcun preavviso.
Izumi colpì Kata sul braccio e chiese scusa alle persone di fronte a sé per aver perso la sua compostezza. «E' solo che… Sta sempre a stuzzicarlo con la storia di trovare una fidanzata e si dimentica che nostro figlio ha solo sedici anni!»
Gli sguardi virarono dalla signora Maruyama al suo consorte e questo sembrò sprofondare nella vergogna. Aveva lo sguardo perso, confuso.
«Mi… Dispiace…»
«Per favore, non litigate!» Intervenne Nana alzando leggermente le mani. «E' vero che la reazione di Tetsuya sia stata molto vistosa e preoccupante, ma dopo averci parlato siamo riusciti a tranquillizzarlo e in seguito è tornato ad avere rapporti cordiali con la sua partner. Stanno continuando a fare coppia come se nulla fosse successo.»
Bé, proprio nulla no. Hachi e Nana avevano notato come il rendimento del Gaia si fosse stabilizzato da parecchio tempo senza particolari picchi, con la connessione dei due Parasite sempre in leggero squilibrio.
«Ma perché ha fatto una cosa del genere?» Domandò la signora Izumi, alzando la voce. Hachi e Nana si guardarono per un momento, incerti su come spiegare quell’argomento.
«Crediamo che sia stato un tentativo di aumentare la propria compatibilità con Tetsuya. Suzuko stava pensando al bene della squadra di sicuro, ma ha finito per cercare la soluzione nel posto sbagliato.» Disse alla fine Nana. Per i genitori di Tetsuya, che sapevano pochissimo della connessione, quelle parole furono quasi incomprensibili.
«E' veramente possibile farlo…?» Domandò Izumi. «Migliorare il rendimento di coppia… Con un bacio?»
Hachi sospirò pazientemente. «Essendo basato sul rapporto tra i piloti, in alcuni casi una situazione del genere potrebbe avvicinare la coppia e rendere così più saldo il loro legame. Una delle coppie della nostra squadra è formata da due fratelli e la loro compatibilità è stata fra le più alte sin dal principio, mentre abbiamo un'altra coppia in cui i due piloti con il tempo hanno stretto un rapporto più intimo e da allora sono stati sempre tra i migliori della squadra. E' possibile, ma non garantito.»
I due genitori ascoltarono la spiegazione di Hachi con attenzione, sorpresi dal funzionamento bizzarro di quella cosa che a malapena riuscivano a comprendere. Ci fu silenzio per un momento, poi Kata intervenne curioso.
«E… Ha funzionato?»
Izumi lo guardò inferocita, ma non disse niente. A loro volta, Hachi e Nana sembrarono un po’ perplessi prima di rispondere, dicendo che anche se la connessione tra loro figlio e Suzuko adesso era tornata a livelli stabili, l'episodio del bacio aveva fatto più danni che benefici al loro rapporto.
«Sul momento, sembrava addirittura che Tetsuya volesse lasciare la squadra.» Aggiunse Nana. «Abbiamo avuto un caso dove un ragazzo non fosse intenzionato a continuare il percorso e alla fine ha cambiato idea, e anche Tetsuya dopo essersi calmato sembrava averci ripensato… Tuttavia abbiamo ritenuto corretto mettervi al corrente della situazione.»
Izumi annuì comprensiva.
«Ora sta a voi decidere se parlarne con Tetsuya. La situazione sembrerebbe essersi stabilizzata, ma non possiamo esserne del tutto convinti.»
I signori Maruyama ringraziarono Hachi e Nana dell'avvertimento. Erano venuti lì pensando di ricevere informazioni interessanti e sentire come andasse il loro ragazzo, non di certo per scoprire una cosa tanto preoccupante sul suo conto. Prima che andassero, ancora scossi dalla notizia, Izumi volle fare un ultima domanda a Nana.
«La partner di nostro figlio… Che tipo è?»
Non sicura di aver inteso quella domanda, Nana ci mise un attimo per rispondere:«E' una giovane tranquilla ed entusiasta. Non ha mai causato problemi all'interno della squadra e anche con Tetsuya si è sempre comportata in maniera corretta e con cordialità; è per questo che scoprire di questa situazione ci ha sorpresi ancora di più.»
La donna rifletté in silenzio, ponderando quelle parole appena udite nella propria mente. Non aveva motivo di dubitare dell'opinione delle persone che avevano il compito di vegliare sui loro ragazzi, eppure si chiedeva se fosse veramente come dicevano loro o se ci fosse qualcos'altro sotto.
«Vi prego di continuare a prendervi cura di nostro figlio.» Disse infine, salutando con molta educazione e raggiungendo il marito già fuori dalla porta. Sembrava un semplice saluto cordiale, ma Hachi e Nana lessero nel suo sguardo un messaggio molto chiaro: "spero niente di tutto questo si verifichi più."
 
*
 
I signori Okagawa erano esattamente come Nana e Hachi li avevano immaginati: composti, bene educati e particolarmente nervosi, quasi come se le persone che li avevano convocati dovessero saltargli alla gola da un momento all'altro. E in un certo senso era naturale aspettarsi un simile atteggiamento, tuttavia entrambi i coordinatori pensavano che si sarebbero rilassati una volta iniziato il colloquio, cosa che invece non accadde.
Nana e Hachi vollero cominciare portando alla luce la questione che aveva coinvolto i loro figli nelle prime settimane di addestramento, quella presunta frode che i due fratelli avevano tanto temuto nel corso del loro orientamento a Mistilteinn. Con loro sorpresa, i signori Okagawa vollero parlare per primi di quella faccenda e tentarono di accollarsi tutta la colpa di quel caos, scagionando i figli per aver semplicemente accettato di prestarsi a una improbabile sceneggiata; loro avevano solo bisogno di un po' di soldi per tirare avanti in un momento particolarmente difficile, non si aspettavano certo che sarebbero stati selezionati entrambi i ragazzi. La storia che conoscevano Hachi e Nana però era molto diversa e diceva che l'idea era stata in realtà proprio dei ragazzi; quando glielo fecero notare, i signori Okagawa arrossirono per l'imbarazzo. Sembrava di vedere le copie esatte di Aki e Rin, solo che lui era biondo mentre lei aveva un naso più prominente e un modo di vestire più femminile della figlia.
«E'… Vero.» Borbottò Taro Okagawa, ammettendo la sconfitta. Sua moglie lo guardò come se fosse stata appena tradita, ma anche lei capì di non poter negare oltre quella cosa. «Però i soldi non sono stato l'unico motivo della scelta di Aki e Rin. Quei due volevano davvero aiutare la gente, anche se si fosse trattato solo di fare un prelievo di sangue!»
Taro piegò la testa verso il basso con grande pentimento e chiese scusa ancora una volta; dopo un po', anche Yuri Okagawa si esibì in un rispettoso inchino e chiese scusa per aver tentato di ingannarli.
«Signori, non siamo qui per farvi il processo!» Disse Nana trattenendo un sorriso. Quella buffa coppia le ricordava troppo Aki e Rin.
«Abbiamo menzionato quella storia solo per poterla chiarire una volta per tutte e metterla da parte.»
Ancora sospettosi, Taro e Yuri li fissarono e sbatterono le palpebre all'unisono.
«E allora perché ci avete fatto venire qui?»
Nana e Hachi si guardarono pensando di aver finalmente fatto tranquillizzare i loro ospiti, quindi lei iniziò a spiegare:«Volevamo conoscervi. Abbiamo avuto molto tempo per conoscere i vostri figli, ma non ci siamo mai soffermati a chiederci da che realtà famigliari provenissero. In questo modo, capiremmo anche come poterci avvicinare ancora di più a loro.»
Sembrava una cosa assurda per i genitori dei ragazzi, che erano andati lì pensando a chissà quale problema; Hachi e Nana poterono vedere chiaramente il momento in cui la tensione lasciò i loro volti e quasi istantaneamente iniziarono a comportarsi con molta più scioltezza.
Taro e Yuri cominciarono a fare domande cariche di entusiasmo riguardanti gli Stridiosauri e il comportamento dei figli con il resto della squadra, e mostrarono chiaramente più volte di essere orgogliosi del loro lavoro e felici che i ragazzi fossero stati presi in carico da persone tanto importanti, che si erano rivelate essere poi anche delle persone squisite e gentili! Dal lato loro, Hachi e Nana si vollero sincerare delle condizioni finanziarie della loro famiglia per sapere se fosse necessario aiutarli ulteriormente, ma i due ospiti dissero che i fondi premio dell'I.P.U. erano stati più che sufficienti a risollevare le finanze della loro famiglia e che anzi, adesso che Aki e Rin vivevano a Mistilteinn, pensavano anche di aver ricevuto troppi soldi.
«In realtà, c'è un'altra cosa per cui vorremmo ringraziarvi…» Cambiò tono ed espressione Yuri, mettendo una mano sulla gamba del marito che annuì comprensivo. «Non si tratta dei soldi, che avreste potuto benissimo decidere di non promettere… E' per Aki e Rin.»
Sorpresi da quell'improvviso cambio di toni, Hachi e Nana la pregarono di spiegarsi meglio.
«Quando i ragazzi hanno scoperto di essere stati selezionati entrambi… Il loro umore è cambiato.» Disse trattenendo il respiro. «Inizialmente c'era solo una piccola ansia dovuta a quello che pensavamo fosse un vero e proprio tentativo di frode, ma quando hanno entrambi capito che sarebbero stati messi sotto la lente d'ingrandimento… La paura è aumentata. E non solo quello.
«Aki e Rin sono due ragazzi che hanno bisogno del supporto l'uno dell'altra; non reggono lo stress, ma hanno un grandissimo senso del dovere. Così, pur essendo schiacciati dal pensiero di avere il futuro dell'umanità nelle proprie mani, hanno continuato lungo questo cammino perché sapevano che sarebbero stati insieme; e anche se sappiamo che non è stata veramente una vostra scelta, siamo proprio felici che li abbiate resi partner! Quei due si conoscono meglio di chiunque altro, non sarebbe potuta andare diversamente.»
«Quando li abbiamo lasciati partire, temevamo che non avrebbero retto alla tensione.» Intervenne Taro. «Al loro ritorno poche settimane dopo, però, abbiamo capito di esserci preoccupati per niente. Aki e Rin erano rilassati e felici come non li avevamo mai visti prima e siamo sicuri che senza la vostra guida paziente le cose non sarebbero andate così bene. Quindi, insomma…»
Entrambi gli adulti chinarono il capo verso la coppia che avevano davanti e dissero all'unisono:«Grazie per esservi presi cura dei nostri figli.»
Nana era commossa. Avrebbe voluto dirgli come in realtà i ragazzi avevano fatto quasi tutto da soli, che quelli che avrebbero dovuto ringraziare erano i loro amici che li avevano supportati per tutto il tempo, ma aveva l'impressione che gli Okagawa non avrebbero accettato niente del genere. Però era bello sentire che il proprio lavoro fosse apprezzato, per quanto potesse essere marginale.
 
*
 
Quando arrivò il momento di salutare i signori Okagawa e attendere l'arrivo della famiglia Sentakami, Nana e Hachi si fecero più ansiosi. Come avevano fatto a non rendersene conto prima? Erano state proprio le parole della signora Akane a risvegliare quel ricordo nella mente di Nana: i genitori di Suzuko non solo facevano parte della alta società di Anemone in quanto filantropi e personalità di una certa influenza, ma erano anche parte attiva della dirigenza I.P.U. e discendenti dei co-fondatori dell'istituto. Erano soliti essere molto rumorosi e attivi nelle riunioni e in generale nelle azioni intraprese dall'organizzazione, ma nell'ultimo secolo circa la famiglia Sentakami era scomparsa da ogni radar, mantenendo minimi i contatti e mandando avanti progetti separati a quelli dell'I.P.U. ritagliandosi una realtà tutta loro nella società.
Normalmente non gli sarebbe potuto importare di meno di persone del genere; faticavano a ricordare i nomi delle teste a capo dell'I.P.U. che si succedevano ciclo dopo ciclo, ma quello della famiglia Sentakami era un caso particolare: loro infatti erano gli unici famigliari della Squadra 13 con cui erano riusciti a mantenere i contatti.
A questo punto si spiegavano molte cose, come il fatto che Suzuko fosse stata selezionata per diventare una Parasite grazie a quella compatibilità innata nascosta nei suoi geni; infatti non li avrebbe sorpresi poi così tanto sapere che la maggior parte dei Parasite scelti discendesse a sua volta da ex Parasite che avevano conosciuto. E la discendenza di Suzuko era delle più illustri, con i nomi mastodontici di Goro e Ichigo sulle sue spalle.
Danuja era una donna che incuteva timore, bastava uno sguardo per capire che esigesse rispetto e nonostante ciò non appariva come presuntuosa né superiore; solo una persona che sapeva di essere più in alto degli altri, capace di mettere in soggezione persino i due immortali che la accolsero. Ma non era solamente l'aria che la circondava a fare quell'effetto su di loro: oltre al completo formale con cui si presentava e la spilla dell'I.P.U. affissa con attenzione al petto, tutto nella sua figura ricordava l'aspetto di Ichigo, con quella spilla così caratteristica a tenerle fermi i capelli – neri, non blu come l’antenata, ma tagliati al millimetro nella stessa identica acconciatura della loro vecchia amica – da un lato del viso e quella magrezza eccessiva, difficile da passare inosservata. Era la capofamiglia dei Sentakami, essere sicura di sé era fondamentale, ma Hachi e Nana sapevano che anche quel suo tentativo di emulare i propri antenati fosse una sorta di tradizione; in secoli di riunioni con i capi dell'I.P.U. i Sentakami erano sempre stati i più riconoscibili perché facevano di tutto per somigliare a Ichigo o a Goro. E nonostante tutti i loro sforzi, per qualche motivo c'era sempre qualcosa che finiva per renderli più lontani dai loro modelli di quanto fossero realmente vicini; era come se qualcuno avesse tentato di vestire una persona qualsiasi per farla assomigliare a Ichigo, ma avesse ottenuto l'effetto contrario.
Anche il marito di Danuja, Kan somigliava in qualche modo a Goro, per quanto la sua figura fosse completamente diversa. E con quella strana mascherata, Hachi e Nana dovettero affrontare il colloquio senza pensare ai loro amici, ma tenendo bene in mente il motivo per cui fossero lì: Suzuko.
La ragazza era la studentessa più preparata della classe, la più volenterosa e matura del gruppo, sempre pronta a prendere le redini della situazione; nel rapporto con il partner però, aveva vissuto alcune situazioni difficili e il suo rendimento con il Gaia era sempre stato leggermente sotto alle aspettative e per quanto loro lo ritenessero più che sufficiente, la ragazza aveva mostrato più volte di soffrire quella situazione.
«Grazie per il vostro invito. A dire il vero, mi aspettavo di incontrarvi più presto.» Esordì Danuja con estrema compostezza. Guardò Nana dritta negli occhi, come se avesse già capito di chi fosse stata l'idea di quell'incontro, e attese una sua risposta.
«Già. Ci dispiace di avervi lasciati in attesa per così tanto tempo, ma i primi mesi di addestramento sono stati veramente impegnativi e abbiamo avuto ben poco tempo da dedicare a qualunque cosa che non riguardasse direttamente i ragazzi.»
«Non era certo un rimprovero il mio. Io e mio marito siamo fieri di sapere che ci sono persone come voi ad occuparsi della nostra ragazza e comprendiamo benissimo che non sia affatto un lavoro semplice.» Mantenne uno sguardo freddo e sicuro di sé e passò una mano vicino al braccio di Kan.
«Anche i nostri collaboratori sparsi in tutto il mondo sono altamente qualificati per questo lavoro…» Intervenne Hachi, curioso di vedere la reazione di Danuja a quel commento. Lei girò la testa nella sua direzione in modo quasi meccanico e gli mandò un sorriso che sembrava intimargli di stare zitto. A quel punto Hachi decise di lasciar fare alla moglie.
«Ad essere sincera, devo ammettere che ci abbiamo messo un po' a capire chi foste davvero; non ci aspettavamo di trovare dei discendenti della Squadra 13 nel nostro gruppo. E' quasi poetico sapere che una parte di loro è tornata qui…»
«Ma davvero? Che buffo!»
Il commento di Danuja irritò Nana, che corrugò la fronte ma solo per un attimo, chiedendosi se stesse cercando effettivamente di infastidirla oppure fosse solo il suo modo di reagire alle notizie.
«Noi invece non avevamo alcun dubbio che venisse scelta.» Per la prima volta, Kan prese la parola facendosi avanti. Fece passare un braccio dietro alla testa della testa della moglie e le posò la mano sulla spalla per un istante, gesto che lei non sembrò apprezzare particolarmente. «Discendere da una simile stirpe non è cosa da niente.»
«E' vero. In fondo i vostri antenati sono stati i protagonisti diretti della guerra che segnò la rinascita del genere umano, ma erano ancora più importanti per noi come amici.» Rispose Nana sorridendo. «In ogni caso, non abbiamo riconosciuto il cognome di Suzuko quando lo abbiamo visto la prima volta perché era da parecchio tempo che non sentivamo parlare di voi.»
«Non credo di avervi mai visto partecipare a una delle riunioni dei dirigenti dell'I.P.U, eppure siete sempre stati così presenti…» Ripresosi di coraggio, Hachi provò quel nuovo approccio. Questa volta Danuja si voltò in modo più naturale e non sembrò volerlo uccidere.
«E' vero, ma pensavo ricordaste il nostro primo e unico incontro, al funerale di mio padre venti anni fa.»
Hachi e Nana si guardarono un momento. Ricordavano a malapena anche il padre di Danuja, perché erano sicuri che la famiglia Sentakami fosse stata assente per almeno un lustro; tuttavia nelle loro menti riaffiorò il ricordo di una giovane donna dall'aspetto meno inquietante ma comunque forte che prendeva la parola di fronte a tutti al funerale dell'ex capofamiglia Sentakami. Quella era Danuja venti anni prima, prima di avere Suzuko e forse anche prima di sposarsi con Kan.
Imbarazzati, i due immortali cercarono di scusarsi ma lei gli disse che non dovevano.
«In fondo è anche colpa mia, per essere sparita nonostante ricoprissi un ruolo importante all'interno dell'I.P.U. Ma sapete, dopo la morte di mio padre le responsabilità della famiglia sono ricadute sulle mie spalle e ho dovuto reagire come mi era stato insegnato; occuparmi anche del mio ruolo all'I.P.U. avrebbe richiesto ancora più energie che al momento non ero in grado di spendere, così mi sono ripromessa di tornare una volta che mi fossi abituata alla mia nuova vita… Ma a furia di rimandare, ho finito per perdere completamente di vista l'obiettivo.»
«Non c'è problema.» Tagliò corto Hachi. «Nessuno si aspettava che dedicaste tutto questo tempo all'istituto, in fondo vi siete occupati di tante altre cose anche autonomamente.»
Per la prima volta, Danuja sembrò apprezzare le parole di Hachi e rimase a godersi quel complimento.
«In ogni caso, non è per parlare del passato che vi abbiamo convocato.» Intervenne Nana facendo un cenno ad Hachi.
«Certo, Suzuko.» Disse la donna, e assunse una posizione più dinamica pur restando adagiata sul divanetto. «Spero che non vi stia provocando problemi.»
«No, no!» Nana rispose istantaneamente per rassicurare la donna. «Suzuko è un'ottima studentessa e ha una cultura sconfinata; la sua preparazione sulle materie chiave per pilotare ha superato le nostre aspettative sin dall'inizio e anche sul piano sociale ha formato una rete di amicizie solida con i suoi compagni di squadra. Anche il suo rendimento a bordo del Gaia è perfettamente nella norma e in linea con le previsioni, si è persino messa in mostra per le sue qualità da leader quando è stato il momento di scegliere il caposquadra…»
Nana notò lo sguardo di Danuja mutare per un istante quando pronunciò quelle ultime parole, come se non fosse particolarmente contenta di quello. Non seppe come decifrare quella reazione.
«Sembra che il suo discorso debba concludersi con un "ma", signora Nana.» La incalzò alzando il mento, le palpebre strizzate. Nana dovette concedersi un momento di pausa ed espirò a fondo per ricomporsi; sembrava che Danuja stesse facendo di tutto per farla innervosire.
«No, non lo avrei fatto.» Disse infine. «Siamo contenti del lavoro svolto da Suzuko e cerchiamo sempre di incoraggiare i ragazzi a migliorarsi al proprio ritmo, e quando c'è un problema ci assicuriamo che possano parlarne senza alcuna pressione. Il motivo per cui siamo preoccupati per lei non è legato al suo rendimento, ma ad alcune cose che sono successe con il suo partner.»
«Preoccupati? Addirittura?»
Danuja inarcò un sopracciglio e rimase impassibile di fronte a quelle parole. Era una donna dal ferreo autocontrollo in fondo, tuttavia Hachi e Nana avrebbero giurato che non fosse per questo che stesse rispondendo così.
«Nel tentativo di ottenere risultati più soddisfacenti, Suzuko ha cercato in diversi modi di migliorare la propria compatibilità con il partner, causandogli però forte stress emotivo e finendo per ferirlo durante una sessione di allenamento.» Prese la parola Hachi, forse infastidito dalle continue reazioni passive aggressive della donna, desideroso di darle quelle informazioni di persona.
Danuja passò a fissare lui e piegò la testa dall'altra parte. «Quindi siete qui per rimproverarci?»
«No. Suzuko ha chiesto scusa al proprio partner e si è finalmente chiarita riguardo a questi incidenti; noi siamo preoccupati per lei, perché è chiaro che un comportamento così impulsivo in una ragazza come lei non possa non essere causato da una situazione di disagio interiore di cui noi non possiamo conoscere l'origine, e pensavamo che i suoi genitori avrebbero potuto aiutarla a risolvere questo problema meglio di chiunque altro, se non ne fossero già stati al corrente.
«Sembra che Suzuko cerchi sempre di dare più del suo massimo e dimostrare di essere la migliore, ma quando non ci riesce la frustrazione la porta a commettere errori che non fanno che peggiorare la situazione…»
Danuja osservò Hachi per tutto il tempo e sorrise come chi non stava ascoltando una parola del discorso, quindi quando fu sicura che ebbe finito, inspirò a fondo e cercò nuovamente lo sguardo di Nana.
«Possiamo darci del tu? In fondo conoscete la nostra famiglia da tanto tempo…»
Spiazzati da quell'inizio, Nana e Hachi strinsero le spalle e la lasciarono fare.
«Nana, cara.» Continuò Danuja. «Mia figlia è esattamente come l'ho cresciuta: è perfetta così com'è. Lo saprei se avesse qualcosa che non va e posso assicurarti che non ha nessun problema.
«Suzuko non sa cosa sia l'ansia o il disagio; è una ragazza forte, con la testa sulle spalle, lo hai detto anche tu, e non si fa destabilizzare dalla pressione di dover essere la migliore perché lei è la migliore, con tutto il rispetto per i suoi compagni. Tuttavia, avendo vissuto lontano da casa per un po' è possibile che sia rimasta spaesata dal nuovo ambiente e abbia avuto bisogno di più tempo per riassestarsi; pur potendo comprendere questa cosa…»
Danuja si interruppe e guardò Hachi con occhi gelidi. «Non è da lei. Io mi aspetto di più, lei stessa si aspetta di più ed è per questo che sono certa che saprà darvelo molto presto.»
Nella stanza calò il silenzio, Hachi e Nana attendevano che Danuja concludesse il suo discorso o che gli lasciasse spazio per ribattere, sicuri di avere urtato l’orgoglio della donna. Pensavano avesse ancora altro da dire, ma poi la videro iniziare ad alzarsi:«Tuttavia vi siamo grati per la vostra attenzione e per averci parlato di questo problema; ne parleremo con Suzuko appena si presenterà l'occasione, così da risolvere la situazione e poter continuare ognuno a svolgere il proprio lavoro.»
Dopo quella che sembrava tanto una specie di minaccia, Danuja si scusò e disse di dover andare. Salutò con molto trasporto i due che l'avevano ospitata e il marito la seguì senza dire una parola.
Hachi e Nana non riuscirono a dire nulla. Avevano l'impressione che Danuja non fosse stata contenta di quel tentativo di mettere mano al suo "lavoro" di genitore e da una parte potevano comprendere quel sentimento; tuttavia le parole che aveva usato e il modo in cui aveva messo da parte le loro preoccupazioni gli lasciò un retrogusto amaro.
«Comincio a capire perché non abbiamo mai riconosciuto il nome di Suzuko.» Commentò Hachi. Nana annuì con la fronte corrugata.
«Sono inquietanti… E' come rivedere una caricatura grottesca dei tuoi amici del passato.»
«Solo che non gli somigliano per niente.»
«Già…» Mormorò pensierosa. «Paradossalmente, penso che Suzuko somigli molto di più a Ichigo di quanto le somigli la madre… Sia dentro che fuori.»
Hachi non rispose. Sicuramente aveva notato alcune similitudini nel carattere della loro giovane studentessa con quello della sua antenata e poteva notare una vaga somiglianza fisica con lei… Ma credeva che Nana si riferisse a qualcos'altro con quelle parole e forse aveva anche capito di che cosa si trattasse; sentiva come se l'immagine che i Sentakami avessero dei loro antenati fosse totalmente distorta, rovinata dal tempo. E se era vero che nei secoli avevano cercato di imitare quell'immagine, cosa poteva uscire fuori dai loro tentativi, arrivati a quel punto?
 
*
 
I prossimi della lista non sarebbero stati una coppia facile da incontrare. I genitori di Yoshiki, Taishō e Mariko Ojizaki, una coppia dalle umili origini che si era fatta strada nella piramide sociale grazie in particolare al lavoro assiduo di lui; Yoshiki aveva parlato del disaccordo del padre sulla sua decisione di entrare nella squadra e per questo Hachi e Nana sapevano già che avrebbero dovuto prepararsi a una discussione piuttosto accesa.
Taishō era un omone perennemente accigliato, molto alto e robusto; quando parlava metteva tutti a tacere, esigeva rispetto in qualunque sua azione e difficilmente cambiava idea. Sua moglie Mariko era una donna dall’aspetto totalmente opposto al suo, minuta e delicata, dai modi cordiali. Dopo aver esaminato i comportamenti di entrambi per quanto strano potesse sembrare, Hachi e Nana concordarono sul fatto che Yoshiki avesse ereditato le qualità più evidenti di entrambi.
Taishō entrò a Mistilteinn guardandosi intorno con aria indagatrice, giudicando in silenzio ogni aspetto che non gli andava a genio di quel luogo; tuttavia non sembrò troppo disgustato e quando gli fu chiesto di sedersi nella sala comune non volle discutere troppo. Inizialmente non parlò quasi per niente, come se preferisse non dare alcun indizio di sé ai “nemici” che aveva di fronte e fu sua moglie a occuparsi di tutto.
«Lasciatemi dire che siamo molto contenti del vostro invito.» Iniziò Mariko mandando un piccolo cenno in direzione del marito, a cui lui non rispose. «Devo confessarvi di essere un tantino emozionata, era da tanto tempo che speravo di conoscervi ma non ho mai voluto contattare l’I.P.U. per non disturbarvi col vostro lavoro…»
Furono sorpresi di sentirglielo dire. Hachi rispose che in realtà avrebbero potuto contattarli in qualunque momento e che anche loro sarebbero stati felici di conoscerli prima, ma a quel punto Mariko diede una risposta fumosa, lasciando intendere che ci fosse altro che non volesse dire. A quel punto i due immortali capirono che il motivo di quell’esitazione fosse dovuto a Taishō e alla sua causa mossa contro l’I.P.U.
«Giusto…» Mormorò Nana guardando verso la donna di fronte a sé. «In ogni caso adesso siamo qui e ci fa molto piacere che abbiate accettato di incontrarci.»
«Ma certo! Noi non vedevamo l’ora di chiudere questo imbarazzante equivoco e guardare avanti, non è vero caro?» Mariko si voltò verso il marito, ma questo sbuffò senza aggiungere niente e la stessa Nana dovette correggerla.
«In realtà noi vi avremmo convocati qui per parlare di Yoshiki…»
«Oh.» Mariko si scusò per il malinteso, ma sembrò sollevata. Sfortunatamente, le disse Nana, non potevano risolvere lì una questione che il signor Ojizaki aveva deciso di portare in tribunale e che evidentemente non aveva intenzione di abbandonare.
«Bé, mi fa piacere sapere che qualcuno voglia parlare di mio figlio e del suo bene.» Aggiunse alla fine, lanciando un’occhiata di sottecchi al marito. Sembrava come se stesse costantemente cercando di tenere a bada l’uomo seduto al suo fianco.
C’era tensione nella stanza, Hachi e Nana lo avevano capito ormai ma non erano sicuri di cosa potessero fare per risolvere quella situazione, così andarono avanti.
«Ovviamente non abbiamo che buone parole da spendere su di lui, ma vorremmo farvi qualche domanda sul suo conto nonché chiedervi cosa ne pensiate del suo lavoro qui con noi e, più in generale, come pensiate si stia adattando alla vita di squadra.»
Non appena Mariko sentì quelle parole Nana poté vedere l’orgoglio invadere ogni fibra del suo corpo; era chiaro come la madre fosse più che contenta di vedere il figlio in quella situazione e che tenesse alla sua felicità. Iniziò subito col dire che Yoshiki le aveva parlato molto dei suoi compagni di squadra e della sua partner con cui aveva subito trovato una gran sintonia e poi iniziò un lungo discorso su come vedere il figlio in azione a bordo di quel terrificante Stridiosauro le donasse un misto di emozioni contrastanti, come l’apprensione verso di lui, lo sconforto di non poterlo proteggere in alcun modo e la gioia nel vederlo combattere con tanto coraggio. A colpire l’attenzione dei due istruttori di fronte a lei fu in particolare l’uso del singolare durante tutto il suo discorso, segno che il signor Taishō non condividesse quella posizione; tuttavia era abbastanza prevedibile che fosse così e per questo Hachi e Nana si trattennero dal chiedere a lui cosa ne pensasse di tutto quello.
Quando Mariko finì dicendo che continuava a sperare che quel periodo passasse il più in fretta possibile, riconoscendo in quel sentimento un certo egoismo visto quanto il figlio sembrasse felice, Nana pensò di rassicurarla.
«Signora Ojizaki, ha ragione a soffrire la mancanza di suo figlio! Sfortunatamente le rare occasioni che hanno i ragazzi per tornare a casa e rivedere i famigliari non possono essere aumentate visto il lavoro che abbiamo da svolgere come squadra e per questo sento di doverla ringraziare per la sua pazienza, ma le assicuro che tutti noi non vediamo l’ora che il pericolo passi e i ragazzi possano tornare a casa senza più alcun peso sulle spalle. Nel frattempo io e Hachi siamo orgogliosi di sapere che riponete in noi la vostra fiducia e continueremo a fare il nostro lavoro al meglio!»
Quelle parole fecero storcere il naso a Taishō, che però non disse niente.
«Oh, ne sono convinta!» Annuì la signora Ojizaki. «Yoshiki ha sempre belle parole sul vostro conto, è veramente contento di essere capitato in questa squadra.»
Lusingati da quell’affermazione, Nana e Hachi si concessero un piccolo sorriso di complicità tra loro. Non si sarebbero certo aspettati una cosa del genere dall’ossequioso Yoshiki, ma ciò confermava ancora di più la tesi che già avevano appurato sul fatto di dover conoscere meglio i loro ragazzi.
Tuttavia, per quanto fossero sollevati dalle parole di Mariko, non potevano ignorare lo sguardo truce di suo marito che continuava a girare gli occhi con esasperazione. Così, pur sapendo di star mettendo piede in un campo minato, Hachi si fece avanti per tentare un dialogo con quell'uomo tanto scorbutico.
«Signor Ojizaki, sappiamo che ha una certa antipatia nei confronti dell'I.P.U, ma le assicuro che abbiamo a cuore il bene di suo figlio. La sua partecipazione nella squadra per noi è preziosa non solo per quanto riguarda i risultati delle battaglie.» Tirando fuori il suo lato più sincero, Hachi sorrise a Taishō sperando che questo accettasse il suo invito alla pace, ma l'uomo sembrò accorgersi di lui solo alla fine di quel discorso e per tutta risposta gli fece una smorfia.
«Ma davvero? Dopo che avete plagiato mio figlio e lo avete messo contro di me, ora volete anche sostituirvi a noi? Secondo voi io non ho a cuore il suo bene?»
Inizialmente il tono di Taishō era calmo, come sarcastico nonostante sembrasse star cercando di trattenersi, ma andando avanti l’uomo alzò la voce finendo quasi per urlare in faccia ad Hachi, alzandosi minacciosamente dal divano su cui era sprofondato. Questo provò a spiegarsi, ma Taishō non gliene diede il tempo.
«Avete portato via Yoshiki dalla mia casa. Lo avete trasformato in… Qualcosa che neanche riconosco!» Disse sprezzante. «Prima mio figlio ascoltava ciò che gli dicevo, non osava mai urlarmi contro… Adesso che sono usciti quei cosi dal fondo dell'oceano, lui mi odia! Lo hanno traviato loro, quei mostri! Non so che diavolo stiate bramando voi stramboidi, quale orrido piano abbiate in mente radunando in queste case di carta così tanti bambini ignari, ma potete giurare che andrò in fondo a questa storia e riuscirò a riprendermi mio figlio!»
«Signor Taishō, qui nessuno vuole portarle via suo figlio! C'è stato un regolare reclutamento e Yoshiki vi ha preso parte di sua volontà; il fatto che sia stato scelto è stato un caso rarissimo.» Alzò la voce Nana, ma fu rapidamente sovrastata da quella dell'uomo.
«Ha sedici anni e ha fatto tutto di nascosto! Come potete pensare che un ragazzo della sua età riesca a fare una scelta…?»
«HA DICIASSETTE ANNI!»
Ancora più forte di Taishō, la voce di Mariko lasciò il vuoto dietro di sé. Tutti quanti rimasero a fissare increduli quella donna così piccola, che non sembrava assolutamente possedere tanta energia, e solo in quel momento notarono di essere rimasti tutti in piedi.
«Yoshiki ha diciassette anni.» Ripeté tremante la donna, guardando con astio il marito. «Li ha compiuti appena dopo essere partito.»
«E' vero.» Ansimò Nana, che cominciava ad avvertire caldo. Guardò Hachi accanto a lei e le tornò alla mente il foglio che il ragazzo aveva compilato all'arruolamento e che tempo dopo si era ritrovato sulle loro scrivanie; la data di nascita segnava 13 settembre, lo ricordava bene perché aveva notato quanto fosse vicino allora.
Mariko continuò dopo essere riuscita a zittire il marito. «Il fatto che tu non riesca neanche a ricordare la sua età fa capire quanto ti importi veramente di lui!»
La donna lo trafisse con quelle parole, impietosa. Taishō fu visibilmente scosso da quell'accusa, tanto che fece un passo indietro e la fissò incredulo; fino a un attimo prima sembrava capace di fare a pezzi il mondo, adesso non riusciva più a dire nulla.
Sconfitto, imbarazzato, l'uomo si fece da parte.
«Molto bene.» Disse a testa bassa. «Non è finita qui. Se pensate di mettere in pericolo Yoshiki con le vostre assurde idee sul proteggere il mondo, io vi contrasterò con ogni mezzo. Ma adesso non posso fare nulla per riprendermelo, quindi vi dico solo una cosa: guai a voi se succederà qualunque cosa a mio figlio! E se dovessi scoprire che viene trattato con poco riguardo o che le sue condizioni mediche sono ignorate… Bé, non volete sapere cosa sarò capace di fare.»
Taishō mandò un ultimo gesto di stizza ai due coordinatori e lasciò la stanza a grandi falcate; era ovvio che non avrebbero ricavato nulla continuando a discutere con lui, ma Nana si sentì ugualmente delusa a vederlo andare via. Sua moglie si girò prima verso di lui, poi rivolse alla coppia uno sguardo costernato e si scusò per il trambusto creato.
«Non avrei dovuto accusarlo così…» Mormorò sconfortata. Nana le si avvicinò.
«Siamo stati noi a iniziare il discorso. L'argomento della causa è ancora troppo delicato per discuterne così… Mi dispiace che la situazione in famiglia sia questa e mi creda quando le dico che se potessi risolvere tutto mandando a casa Yoshiki, lo farei.»
«Ma Yoshiki è felice qui.» Rispose Mariko abbozzando un sorriso. «Potrà sembrare distante e non molto a suo agio, ma in realtà tiene moltissimo ai suoi compagni e vorrebbe poter fare di più. Mi ha detto che in questo posto è riuscito per la prima volta a non pensare ai suoi demoni, a vivere come un ragazzo normale.»
Nana comprese il discorso della donna e le sorrise mestamente; anche lei aveva visto il modo in cui Yoshiki trattava i suoi compagni, gli sguardi che mandava alla sua partner e a Tetsuya in particolare. Non era qualcosa di cui avrebbe voluto privarlo.
 
*
 
Alla fine Mariko si congedò e si affrettò a raggiungere Taishō, che si era già incamminato lungo il sentiero. Hachi e Nana rimasero a osservarla da lontano, lasciando i propri pensieri per un secondo momento; c'erano tanti ragazzi che avrebbero voluto sentirsi utili partecipando al programma Parasite e tra tutti questi Yoshiki aveva avuto la fortuna di potervi prendere parte, ma suo padre continuava a ostacolarlo. Come potevano risolvere una situazione simile?
Rimasero ancora un po' sul portico di Mistilteinn in attesa della prossima coppia di genitori, ma stranamente i signori Matsumoto stavano tardando. Fu solo allo scadere del tempo, quando avrebbero dovuto incontrare la prossima coppia, che questi comparvero discutendo disordinatamente con i coniugi Mori.
Dalle parole che volavano nel gruppetto, sembrava esserci stato un disguido e le coppie di genitori non sapessero più quale avesse la precedenza sull'altra né come risolvere la questione. Quando videro la loro confusione, Hachi e Nana li intercettarono per salutarli e riportarli all'ordine.
«Vi aspettavamo mezz'ora fa, avete avuto un contrattempo?» Non appena sentirono la voce accogliente della donna, gli adulti sembrarono ricomporsi e si rivolsero verso i nuovi arrivati per fornire le loro spiegazioni. Subito però, Nampo Matsumoto si voltò verso la moglie polemizzando.
«Ecco, te l'avevo detto che eravamo in ritardo!»
Maki Matsumoto alzò gli occhi al cielo con esasperazione e lo ignorò, scusandosi ancora per il ritardo. «Abbiamo fatto confusione con l'orario. Eravamo sicuri che fosse a quest'ora, ma quando abbiamo visto i signori abbiamo capito che ci fosse un errore…» E indicò con una mano i coniugi Mori, Hideo e Maemi, che sembravano persi quanto loro.
«Ci dispiace, non volevamo causare problemi…»
«Nessun problema. Anzi, visto che siete qui ho avuto un'idea: i vostri figli sono partner, quindi noi non avremmo problemi a parlare a entrambi in un unico colloquio per non far aspettare ulteriormente nessuno, sempre che a voi stia bene.» Disse Nana con un lampo di genio. Anche Hachi fu stupito di quella proposta e i genitori lì presenti apparvero un po' perplessi, ma alla fine la signora Matsumoto provò ad accettare timidamente.
«Bé, se ai signori non è un disturbo…»
«Ma sì, in fondo se non risolviamo il ritardo ora, finirà per incidere con gli orari dei prossimi colloqui!»
«E poi eravamo curiosi di sapere qualcosa di più sul partner di nostra figlia…»
A quelle parole, Nana sorrise contenta di aver trovato un compromesso e fece strada ai suoi ospiti fino all'ingresso di Mistilteinn, dove questi incominciarono a guardarsi intorno con estrema curiosità, borbottando frasi di assenso come una comitiva in visita a un museo. Hachi chiuse la fila, chiedendosi se fosse veramente una buona idea permettere che i genitori di due Parasite diversi ascoltassero lo loro opinioni sui ragazzi, ma quando furono seduti decise di lasciar perdere.
«Allora, intanto vi ringraziamo per essere venuti nonostante il poco preavviso…» Iniziò Nana mandando un rapido sguardo ad Hachi, che le rispose piegando le labbra in un debole sorriso.
«Vi ringraziamo noi, per averci convocati!» La interruppe Nampo, cercando assensi negli sguardi degli altri adulti accanto a sé. «E' successo qualcosa?»
«No, la squadra lavora alla grande e avete avuto modo di vedere di persona i risultati dei ragazzi nell'ultima battaglia…»
«Non esattamente…» Un'altra interruzione, questa volta dalla signora Mori, che sembrava alquanto preoccupata. «Quel blackout improvviso ha interrotto tutte le trasmissioni. Temevamo veramente che fosse successo qualcosa di orribile…»
Nana ignorò il fatto di essere stata già interrotta due volte e sorrise rassicurante. «I ragazzi si sono comportati egregiamente, hanno reagito alla grande ribaltando uno scontro che sembrava essere iniziato molto male!»
«E' bello sentirglielo dire!» Sorrise Maki, le guance puntinate da lentiggini.
«Già, anche io sono molto contenta di poterlo dire. E vi dirò di più…» Abbassò lo sguardo per un momento come se stesse cercando qualcosa. «I vostri ragazzi sono i più forti in questo preciso istante. Da alcuni mesi il loro rendimento non ha fatto che crescere sempre di più, hanno fatto passi da gigante dal loro primo incontro.»
«Spero proprio che non sia a causa di quella modalità infernale…» Borbottò di nuovo Maemi rivolta al marito.
«La modalità berserk.» Puntualizzò lui, vedendo la confusione delle persone presenti nella stanza. Nana emise un verso di assenso.
«Capisco, la modalità berserk utilizzata nella prima battaglia da Aiko e Kaoru deve avervi spaventato. E' comprensibile, ma vi possiamo assicurare che Aiko non ha sofferto alcun trauma a lungo termine dopo quell'episodio e visti i livelli di compatibilità raggiunti da lei e il suo partner, gli effetti di quella modalità saranno già molto più blandi che in passato. Nonostante ciò, io e Hachi abbiamo sempre ribadito ai ragazzi come quella modalità sia un'ultima risorsa da utilizzare solo lo stretto indispensabile.»
«A essere sinceri, preferiremmo che non dovessero usarla mai più.» Aggiunse Hideo squadrandola con diffidenza. «Quando lo abbiamo chiesto ad Aiko, lei ci ha rifilato una scusa riguardo a come non potesse fare a meno di utilizzarla perché avrebbe mancato di rispetto ai suoi compagni o qualcosa del genere…»
Nana inarcò un sopracciglio mentre l'uomo raccontava quell'episodio. Era comprensibile che i signori Mori fossero preoccupati per l'incolumità della figlia, ma vietarle di sfruttare le potenzialità del proprio Stridiosauro non le sembrava la scelta giusta. «Anche noi vorremmo che non fosse necessaria…»
«E allora perché tenerla?» Sbottò Maemi, interrompendo Nana per l'ennesima volta. La donna cominciava a irritarsi per via di tutti quei commenti, non aveva pensato che un colloquio con quattro persone sarebbe stato tanto caotico, ma proprio quando stava per rispondere alla domanda, Hachi la precedette.
«Non abbiamo costruito noi gli Stridiosauri. Fanno parte di una tecnologia antica, l'unica in grado di aiutarci in questa lotta contro i VIRM, e abbiamo dovuto prenderla così com'era; pur non condividendo il suo funzionamento, è una freccia in più al nostro arco e dobbiamo sfruttarla quando possibile. Senza l'intervento di Aiko e Kaoru nella prima battaglia, forse non saremmo riusciti a vincere con tanta facilità e i danni avrebbero potuto essere molto più ingenti.» Impeccabile e sicuro di sé come sempre, Hachi riuscì a far abbassare i toni dei loro rumorosi ospiti. Quando poi vide la signora Mori tornare all'attacco, la precedette:«Aiko è una ragazza coraggiosa, ma è anche estremamente coscienziosa: non si esporrebbe a un rischio tanto grande senza conoscere i propri limiti. Il suo partner poi è uno dei giovani più premurosi che abbia mai incontrato e ha nei suoi confronti una cura quasi ossessiva, non farebbe mai nulla per farle del male.»
Notò con la coda dell'occhio i signori Matsumoto gonfiarsi di orgoglio a quelle parole, poi Maki sorrise verso Maemi nel tentativo di tranquillizzarla. «Su questo posso confermare: Kaoru parla sempre della sua amica, è felicissimo di fare squadra con lei! Si vede come il loro legame sia davvero speciale.»
Ma l'altra non sembrò particolarmente colpita da quelle parole, anzi commentò seccata:«Però non c'è lui a sopportare tutto quel dolore…»
A quelle parole il gruppo si congelò. C'era tensione, era ovvio; per quanto i signori volessero rimanere cordiali, sembrava che ci fossero dei problemi alla base della loro situazione e questo, misto alla paura di non poter proteggere i loro figli e amplificato dall'imprevisto in cui si erano trovati al loro arrivo a Mistilteinn, li stava facendo sfogare al momento meno opportuno.
Nana intervenne battendo le mani ma non nel suo solito modo di fare allegro, bensì con decisione. Anche il suo sguardo cambiò radicalmente quando si accigliò e disse:«Nessuno qui ha mai parlato di dolore! E' meglio fare un po' di chiarezza, prima di continuare il discorso…» E lasciò nuovamente il campo ad Hachi.
«La connessione mette in contatto i piloti con il corpo fisico dello Stridiosauro, ciò significa che la loro coscienza si riversa in quella dello Stridiosauro e viceversa, rendendoli consci di ciò che avviene all'esterno del mecha. La Pistil, che è il pilastro alla base di questo collegamento, si fa carico di sopportare la fatica fisica dello Stridiosauro in cambio di poterlo muovere; da qui può derivare un affaticamento più o meno evidente nel caso la ragazza sia poco allenata, inconveniente che con il tempo ormai non è più presente nella nostra squadra. Se la Pistil avvertisse dolore pilotando, significherebbe che c'è qualcosa che non va e in quel caso noi ci assicureremmo di aiutare i ragazzi a capire di che cosa si tratti prima di farli tornare a bordo; il dolore per la Pistil può significare che la connessione non è andata a buon fine, che il legame con lo Stamen è troppo basso o sta vacillando, o che c'è un'altra problematica insorgente.»
«Sì, ma…»
«Quando poi i piloti si ritrovano in battaglia e ricevono colpi dai nemici, la Pistil avvertirà il dolore di tali colpi come è normale che sia. Il nostro addestramento mira a migliorare la compatibilità tra partner per permettere una resistenza maggiore ai danni, rendendo più sopportabili questo tipo di danni.» Hachi fulminò la signora Mori che aveva tentato di interromperlo e continuò la sua spiegazione. «La modalità berserk è un caso a parte, in quanto rende invalido tutto ciò che ho appena detto: essa amplifica esponenzialmente le capacità dello Stridiosauro sacrificando totalmente la resistenza dei piloti, in particolare della Pistil. Un assetto così estremo è impossibile da arginare, si può solo lasciare che prenda il controllo finché non finisca. E' un compromesso difficile da accettare, ma come già detto necessario in alcuni casi e i ragazzi hanno dato mostra di aver inteso questo concetto non abusandone.»
I genitori di Aiko si guardarono ancora poco convinti. Non sapevano cosa dire, Hachi continuava a squadrarli con quel suo sguardo impietoso, finché non aprì bocca nuovamente.
«Noi non vogliamo convincervi che la modalità berserk – o pilotare uno Stridiosauro in generale – sia privo di rischi, anzi è comprensibile il fatto che vi preoccupiate tanto per Aiko. Vi ho appena elencato tutte le caratteristiche riguardanti la connessione e i rischi della modalità berserk; c'è ancora molto che potrei dire, ma ve lo risparmierò. Il punto è che i vostri figli hanno affrontato questo concetto molto tempo fa e vi sono scesi a patti insieme: la fatica si supera con il duro lavoro, il dolore si evita non subendo danni e la modalità berserk si usa solo se strettamente necessario!
«Noi ci fidiamo dei ragazzi e sappiamo che sono in grado di affrontare i pericoli in arrivo. Dobbiamo fidarci di loro, perché alla fine della giornata sono loro a combattere a bordo di quei giganti, e se avvertissero la nostra mancanza di fiducia di conseguenza perderebbero fiducia in sé stessi. Detto questo, vi forniremo tutte le informazioni che vorrete, ma vi chiediamo una sola cosa: supportate i vostri figli al meglio che potete! Non dubitate di loro né cercate di instillare in loro dubbi, perché sono loro ad andare sul campo di battaglia e hanno bisogno di essere sereni mentre lo fanno. Invece, cercate di incoraggiarli e fornite loro supporto nel caso debbano perdere quella fiducia in sé stessi! Se lo farete compieranno il proprio dovere con molta più sicurezza, ma non è per questo che ve lo sto chiedendo: è esclusivamente per la loro felicità.»
 
*
 
Hachi e Nana osservarono i signori Mori che si allontanavano assieme ai coniugi Matsumoto, dopo aver concluso il loro colloquio e averli salutati dal portico di Mistilteinn. I genitori di Aiko sembravano ancora turbati all'idea che la loro bambina prendesse parte in operazioni tanto pericolose, anzi dopo il discorso di Hachi erano sembrati addirittura mortificati, ma lui pensava che una simile strigliata fosse necessaria per permettergli di capire a fondo l'importanza del lavoro fatto dalla ragazza. I genitori di Kaoru non sembravano avere lamentele di alcun tipo, anzi erano felici di aver conosciuto i signori Mori e già parlavano di volerli invitare un giorno che fossero presenti anche i ragazzi.
Avevano preferito evitare di menzionare quanto fossero diventati vicini Aiko e Kaoru negli ultimi mesi. Non sapevano se gli adulti ne fossero a conoscenza, né pensavano fosse un argomento realmente rilevante in quel contesto. Tuttavia Hachi e Nana avrebbero voluto risparmiargli di scoprire una cosa così grande per non farli preoccupare ulteriormente; un amore adolescenziale era qualcosa di importante, che aveva diritto ad essere coltivato con la giusta calma, era l’origine della felicità di Aiko e Kaoru, ed essendo con molta probabilità il primo per entrambi non volevano che i loro genitori rischiassero di scoprirlo così, preoccupandosi per loro senza alcuno sfogo. D’altro canto non potevano negare che quel nuovo legame avesse avuto un ruolo fondamentale nella crescita della coppia, motivo per cui non avevano avuto altro che elogi sul loro conto da raccontare ai genitori.
«Devo ringraziarti.» Mormorò Nana osservando le cime degli alberi che circondavano Mistilteinn. Hachi la guardò esterrefatto. «Ammetto di aver quasi perso la pazienza durante il colloquio; la situazione mi stava sfuggendo di mano. Per qualche motivo mi sono sentita a disagio, non più in controllo. Ho capito di avere di fronte delle persone che non volevano essere rassicurate, ma semplicemente che tutto tornasse come prima; solo che era impossibile.
«E in tutto questo, tu hai avvertito perfettamente il mio disagio e mi hai aiutata, prendendo in mano la situazione e aiutando i Mori ad accettare le condizioni. Quindi grazie.»
Nana alzò lo sguardo verso il proprio partner e gli sorrise, poi quando tornò a guardare verso l'esterno si avvicinò un poco e poggiò la testa alla sua spalla con tenerezza. Anche l'espressione di Hachi si addolcì, ma mantenne quell'aria da duro che lo contraddistingueva.
«Era l'unica cosa che potessero fare. Ostinarsi a non accettare una scelta della figlia, come ha fatto Ojizaki, porterebbe solo a un mucchio di problemi facilmente evitabili.»
Era maledettamente modesto, ma era anche a causa di quel suo modo di fare impacciato con cui deviava i complimenti che lo amava.
«E io devo chiederti scusa.»
Nana sussultò e tirò su lo sguardo, scostando la testa dalla spalla di Hachi. Lui le sorrideva con gentilezza, un po' dispiaciuto.
«Ti ho presa in giro dicendo che non potessi aspettare di conoscere i genitori di Kya e Ryo, ma siamo arrivati quasi alla fine dei colloqui e loro non sono ancora arrivati.» La guardò con dolcezza e fu tentato dal prenderle il viso tra le mani; alla fine si limitò a passarle una mano sulla guancia e quel gesto così inaspettato la fece avvampare come un'adolescente alla prima cotta. «Non avrei dovuto dubitare della tua professionalità.»
Imbarazzata, Nana abbassò lo sguardo ma non si tirò indietro da quel piacevole contatto. Provò a dare una risposta elusiva, stringere le spalle con poco interesse, ma non riuscì a fare nulla di tutto ciò; il cervello le si era totalmente spento nel momento in cui la mano di Hachi le aveva sfiorato la guancia. Alla fine anche lui notò la sua confusione e sorrise; poi allontanò la mano dal viso di Nana con rapidità, ma senza fretta per farle capire che avrebbe voluto restare in quella posizione ancora un po', e scorgendo un paio di figure alte fuoriuscire dal bosco si voltò per accoglierle.
Erano i signori Sakei, in perfetto orario per il proprio colloquio. Si poteva subito vedere come Momo prendesse il suo aspetto dalla madre Hiromi, che aveva i suoi stessi occhi grandi e curiosi, e anche gli stessi capelli che però lei portava più lunghi. Shigeru era mingherlino rispetto alla moglie e poco più basso di lei, portava un paio di occhiali dalla montatura sottile che ricordavano un po' quelli di Hoshi e generalmente, guardandoli sembrava di avere di fronte una imitazione del duo formato dai piloti dell'Aros, meno la distanza siderale in altezza.
Hachi si presentò cordialmente e strinse la mano a entrambi prima di accompagnarli all'ingresso di Mistilteinn, dove anche Nana li salutò; era riuscita a scuotersi da quello smarrimento causatole dalle parole di Hachi, ma per un momento aveva sentito un tuffo al cuore. Era diventata veramente così tenera da arrossire a quel modo di fronte a qualche parola dolce?
Entrarono in casa e li fecero accomodare come gli altri genitori nella sala comune. I signori Sakei si guardavano intorno curiosi e spaesati, non dissero quasi nulla finché non furono seduti, quando poi sembrarono cambiare completamente carattere.
«Signora Nana, signor Hachi: vi dobbiamo delle scuse a nome di nostra figlia, per tutti i problemi che ha causato!»
«Sì, tutte le sue incertezze e difficoltà sono nate da un problema che abbiamo creato noi, e non potremo mai perdonarci per questo!»
Sconvolti da quell'improvvisa ammissione di colpa, Nana e Hachi e rimasero senza parole, incerti su come rispondere.
«Vedete, nostra figlia è cresciuta in una condizione di poca agiatezza e sin da piccola si è fatta carico di compiti non suoi; nel tentativo di aiutare la nostra famiglia ad andare avanti, mentre noi lavoravamo lei cresceva i suoi fratelli e si occupava della casa… Col tempo però questa condizione è diventata la norma e noi due abbiamo finito per ignorare completamente il problema, che nonostante i sorrisi di Momo si è ingigantito tanto da farle desiderare di scappare dalla vita che si era costruita; è stato per questo che ha deciso di arruolarsi nel programma Parasite, nella speranza di ritrovare quella spensieratezza che aveva dimenticato vivendo nella sua stessa casa.
«Noi abbiamo accettato non conoscendo le vere motivazioni che l'avevano spinta a scegliere. Momo è sempre stata una bambina altruista, per noi era normale che volesse dare il proprio contributo in questa storia, per quanto piccolo… Ma quando poi è stata scelta e le speranze di andarsene sono diventate realtà, noi siamo stati colti impreparati; lei invece, che non aveva risolto il conflitto che aveva dentro di sé, ha finito per trasferire quel suo eccessivo altruismo alla sua nuova squadra, e i risultati sono stati disastrosi…
«Non avevamo pensato a cosa sarebbe potuto succedere se lei fosse stata scelta e Momo non aveva pensato a eventuali imprevisti che si sono poi presentati, e li ha affrontati nell'unico modo che sapeva: caricando tutto sulle proprie spalle. Quando poi è tornata a casa e ha visto che la situazione da cui voleva fuggire non era cambiata, ma che si era semplicemente trasferita alla sua sorellina minore perché noi abbiamo continuato a concentrarci solo sul lavoro, alla frustrazione che stava attraversando in quel periodo si sono aggiunti i sensi di colpa per aver abbandonato la sua famiglia e tutta questa assurda situazione è esplosa!»
Hiromi si perse in un discorso lunghissimo che doveva per forza aver preparato in anticipo, ma non mancarono segni di incertezza e dispiacere nel suo tono per la situazione difficile venutasi a creare; quei due sembravano essere perfettamente al corrente di tutto ciò che era successo dall'arrivo di Momo a Mistilteinn fino alla sua accesa discussione con Hoshi.
«E' stata sua nonna, mia madre, a raccontarci tutto.» Spiegò Shigeru un po' abbattuto. «Momo non ci avrebbe mai potuto dire tutte queste cose, ma con lei è sempre riuscita a confidarsi…»
«Però ci ha parlato degli incontri con la psicologa che le avete proposto.» Aggiunse sollevata la madre. «In realtà lo sapevamo già, siete stati voi a informarci e a chiederci il consenso… Ma è stato bello sapere che volesse parlarcene, e negli ultimi tempi ci è sembrata molto più rilassata e abbiamo immaginato che il merito andasse alla dottoressa.»
«Ma ciò non toglie che noi abbiamo fatto un grosso errore lasciando che affrontasse tutto questo da sola. E' per questo che vorremmo chiedervi perdono per i problemi che avete dovuto passare e ringraziarvi per aver aiutato nostra figlia.» Shigeru chinò la testa con costernazione, preceduto di un attimo da Hiromi.
Avevano fatto tutto da soli, Nana e Hachi non avevano detto una parola da quando si erano seduti eppure sembrava che avessero già parlato di tutti gli argomenti che volevano affrontare. Il fatto che fossero al corrente di tutte quelle cose mostrava quanto per loro fosse importante risolvere quella faccenda, nonostante fosse stata proprio la loro assenza a causarla; dovevano aver deciso di cambiare, se erano così risoluti.
«Avete ragione a dire che abbiamo avuto alcune difficoltà a causa di questo problema, ma se pensate che occuparcene sia stato un peso vi sbagliate.» Disse Nana con voce rassicurante.
«E per favore, alzate lo sguardo.» Intervenne Hachi. «Il fatto che le vostre azioni abbiano causato questo problema non deve essere motivo per vergognarvi ora; sono sicuro che anche Momo non vorrebbe vedervi così prostrati. Stavate agendo in buona fede, così come lei quando ha preferito tenersi tutto dentro. Piuttosto, ora che avete capito qual è il problema, dovreste fare del vostro meglio per cambiare le cose!»
Gli sguardi dei due coniugi cambiarono. C'era un immenso dispiacere dietro i loro occhi, ma le parole di Hachi sembrarono fargli bene; il pensiero che la figlia potesse perdonarli per tutte le cose per cui l'avevano costretta a rinunciare gli sembrava irraggiungibile, però proprio perché si trattava di Momo non era improbabile.
Hiromi e Shigeru sorrisero mestamente mentre i loro occhi si inumidivano. Nana gli porse una scatola di fazzoletti; quando l'aveva portata lì non credeva le sarebbe servita, ma fu molto contenta di sapere di essersi sbagliata.
Diedero il tempo ai signori Sakei di riprendersi; Hachi e Nana uscirono dalla stanza per un attimo e si guardarono in silenzio, contenti di essere riusciti ad aiutare una famiglia, ma intristiti dalla situazione raccontata dai genitori di Momo. Quando tornarono, Hiromi e Shigeru sembravano tornati come nuovi, ma i segni sotto agli occhi parlavano chiaro.
«Vogliamo essere migliori.» Disse a quel punto Hiromi. «Abbiamo visto quanto si è impegnata Momo e glielo dobbiamo. Non è una questione di ripagare il torto che le abbiamo fatto, semplicemente abbiamo capito quanto nostra figlia sia speciale e meriti solo cose belle nella sua vita, e che genitori saremmo se fossimo i primi a fargliele mancare?»
Si guardarono, adesso i due coniugi si tenevano per mano. Ancora una volta, quell'immagine ricordò ad Hachi e Nana il comportamento di Momo e Hoshi; quei due erano diventati molto legati nonostante le loro vicissitudini, e fu proprio da lì che vollero cominciare per cambiare l'argomento.
La questione era risolta ormai, così Hachi e Nana cercarono di distrarre i loro ospiti raccontandogli di quanto Momo fosse apprezzata dall'intera squadra e come avesse fatto enormi progressi con il suo partner. Anche se non era diventata caposquadra e non aveva nemmeno ricevuto voti per diventarlo, si prendeva cura dei suoi compagni con grande responsabilità ed era estremamente affidabile sia in battaglia che nelle situazioni di tutti i giorni. Pur essendo mirate a far sentire meglio i signori Sakei, videro che queste notizie non furono assolutamente nuove per loro: conoscevano Momo meglio di chiunque altro, sapevano quanto fosse speciale e qualunque cosa avrebbero detto i suoi supervisori, non avrebbe potuto che rafforzare l'opinione che avevano di lei.
 
*
 
Il colloquio si concluse nel migliore dei modi e i signori Sakei tornarono a casa sapendo che la loro bambina fosse in ottime mani, ma con la consapevolezza di non poter più lasciare che si prendesse cura di sé da sola; era stato un incontro illuminante per Hachi e Nana, che avevano capito quanto fosse complessa la situazione familiare della ragazza. A dire il vero, molte delle situazioni familiari dei loro ragazzi si erano rivelate più difficili e problematiche di quanto potessero aspettarsi: certo alcune non presentavano nessuna crepa ed era chiaro come fossero basate su principi solidi e salutari come il rispetto e la comunicazione tra i genitori e figli, ma adesso capivano l'importanza di quegli incontri richiesti da Nana. Poteva essere un mucchio di grattacapi in più per loro, che erano già pieni di impegni, ma per la felicità dei ragazzi era importante che esplorassero ogni possibilità e stabilissero un contatto solido con le loro famiglie.
E non era ancora finita. Adesso veniva la parte più difficile di tutte, quella che entrambi avevano atteso con trepidazione pur negandolo, la prova del nove: i genitori di Kya e Ryo stavano per entrare nella stanza.
Nana aveva organizzato il loro incontro in modo che fossero presenti tutti e quattro, in fondo si conoscevano già bene e pensava che incontrarli assieme li avrebbe aiutati a inquadrare meglio i loro due misteriosi studenti.
Perché anche se non lo ammettevano, Hachi e Nana stavano ancora cercando di svelare il mistero.
Mitsuha Nakamura e suo marito Matsu condividevano gli occhi verdi e felini della figlia, ma per il resto nessuno dei due sembrava aver donato gran parte delle proprie caratteristiche a Kya; gli zigomi sporgenti di lei e i suoi capelli biondi e ricci andavano chiaramente in contrasto con l'aspetto della ragazza, così come la sua figura bassa ed esile, mentre lui aveva le spalle larghe, la fossetta sul mento e una camminata troppo rigida per la figlia.
Anche Taki Sato e Tsuki, i genitori di Ryo, mostravano poco la loro somiglianza con il ragazzo. I loro volti non presentavano molte caratteristiche di spicco, avevano entrambi i capelli scuri ma lo stesso valeva per i loro occhi, la carnagione variava da una tonalità più pallida di Ryo per il padre e una più scura per la madre, però le movenze di entrambi combaciavano con i comportamenti del ragazzo, e la voce di Taki, quella sì, sembrava quasi la stessa di suo figlio.
Ciò non significava che quelli non potessero essere i genitori dei ragazzi. Nel complesso, Kya e Ryo avevano entrambi preso qualcosa dai loro genitori e guardandoli assieme era innegabile che fosse così: quegli adulti somigliavano assolutamente a Kya e Ryo, ma non somigliavano neanche un po' a Hiro e Zero Two, ed era proprio questa la cosa bizzarra.
«Grazie per essere venuti, sappiamo che è stata una richiesta un po' improvvisa…» Li accolse Nana recitando il solito copione; non riuscì a nascondere completamente il nervosismo che la colse. I signori Nakamura e Sato si mostrarono subito molto accomodanti, dicendo di essere contenti di essere lì.
«Abbiamo pensato di organizzare il vostro colloquio insieme, visto che i vostri ragazzi sono partner e vi conoscete già da tempo.» Intervenne Hachi facendo un piccolo cenno. A quelle parole, Taki annuì vigorosamente.
«Già, è stato un vero colpo scoprire che anche Kya aveva voluto arruolarsi nel programma Parasite, e poi è saltato fuori che Ryo avrebbe fatto coppia con lei…»
«Ad essere onesti, quello non è stato poi tanto sorprendente!» Ridacchiò sua moglie.
«Già, quei due sono inseparabili. Difficile immaginare che sarebbero potuti finire assieme a qualcun altro.» Intervenne Mitsuha con tono solare. Era ovvio come l'atmosfera tra quei quattro fosse delle più distese e questo avrebbe reso facile parlare per Hachi e Nana, ma non era detto che ciò non cambiasse.
«A dire il vero, abbiamo proprio una domanda a tal proposito da farvi.» Commentò Nana, inserendosi in quella dinamica che prometteva molto bene. Gli occhi dei genitori di Kya furono su di lei quando riprese a parlare. «Abbiamo sentito dire da Ryo diverse volte che non si sarebbe aspettato di incontrare vostra figlia qui, e ci chiedevamo come mai…»
Matsu e Mitsuha sembrarono sorpresi, ma poi annuirono entrambi. «Bé, non ha tutti i torti. Kya è sempre stata una ragazza un po' pigra, troppo per pensare che potesse decidere di entrare in una avventura così faticosa. Quando c'è stato l'annuncio del programma, lei era alla televisione: ha seguito l'intera trasmissione con gli occhi sgranati, e quando è finita ricordo di averla sentita dire "Ryo sarà lì."»
Nana e Hachi guardarono Mitsuha perplessi, senza però esternare i dubbi che avevano.
«Poi, ancora prima di sapere se Ryo si sarebbe presentato, ci ha convinti a iscriverla. E poi abbiamo scoperto che era come aveva detto lei…»
«Nostra figlia è sempre stata una ragazza solitaria, anche se molto estroversa. Ryo è il suo più grande amico e forse è stata la paura di perderlo che l'ha fatta arruolare…» Disse Matsu con aria costernata.
«E voi l'avete accontentata pur conoscendo i pericoli?» La domanda di Hachi sembrava volerli accusare di aver preso sotto gamba la questione, ma in realtà era solo curioso di come avesse fatto Kya a convincerli.
Matsu sorrise mestamente. «Credo che ormai la conosciate abbastanza da aver capito che è impossibile farle cambiare idea…» Mormorò. «Ma non è stato questo il motivo. Kya vuole davvero tanto bene a Ryo, non riuscirebbe a sopravvivere standogli lontano per tutto questo tempo. Avevamo paura che ne sarebbe rimasta pesantemente depressa, una volta perso il suo unico appoggio…»
Gli sguardi si fecero tristi. I genitori di Ryo sembravano d'accordo con quelli di Kya, come se fossero in grado di capire le loro preoccupazioni rivedendole nel loro figlio; era proprio vero che quei due avevano un rapporto simbiotico, se anche i loro genitori temevano una loro eventuale separazione. E quella situazione era accentuata dall'unicità del loro legame di Parasite, menzionata all'inizio della loro avventura: Hachi pensava che, molto probabilmente, se Kya non avesse avuto quella sensazione e non si fosse presentata all'arruolamento, neanche Ryo sarebbe stato selezionato per incompatibilità con gli altri candidati.
«Potete stare tranquilli a questo proposito.» Disse Nana avvicinandosi un poco. «I vostri ragazzi stanno alla grande, il loro rapporto è preso a esempio da tutti gli altri membri della squadra e sono una delle coppie più forti sul campo. Siamo orgogliosi di avere due ragazzi come loro sotto la nostra protezione e vi possiamo giurare che faremo sempre di tutto per coltivare la loro amicizia!»
I signori Nakamura e Sato furono contenti di sentire quelle parole. Era palese come il rapporto dei loro figli si rispecchiasse in loro e molto probabilmente sapere che potessero contare l'uno sull'altra a simili livelli li faceva stare meglio, perché nonostante tutto Kya e Ryo avrebbero potuto sostenersi a vicenda in quel difficile percorso che avevano intrapreso.
Nana avrebbe voluto fargli una domanda a quel punto, provare a svelare finalmente quel mistero che riguardava l'aspetto dei ragazzi… Ma non ne ebbe il coraggio. Qualunque cosa fosse successa, era chiaro che quelle fossero delle persone semplici, volevano solo il bene dei propri figli e strane domande sul perché del loro aspetto non avrebbero fatto altro che turbarli, e non poteva fargli questo torto dopo aver detto tutte quelle cose.
Passò invece a raccontargli qualche aneddoto sugli allenamenti con gli Stridiosauri, della abilità dei loro ragazzi in coppia, e il resto del colloquio passò in tranquillità. Hachi non capì il perché di quella scelta e quando furono rimasti da soli si confrontarono al riguardo, e Nana gli ricordò ciò su cui avevano concordato molto tempo fa.
Quei ragazzi erano Kya e Ryo, non i loro vecchi amici. Forse esisteva un collegamento tra loro o forse no, ma il loro obiettivo principale non era quello di scoprirne il motivo, bensì di aiutarli a crescere insieme. Magari non avrebbero mai scoperto il perché di quel loro aspetto e andava bene così.
Perché certe cose non erano fatte per essere portate alla luce.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga mecha/su robots / Vai alla pagina dell'autore: Altair13Sirio