Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Nitrotori    14/07/2022    1 recensioni
Annualmente due regni un tempo in perenne guerra, si radunano per ingaggiare in uno scambio culturale per mantenere la ormai duratura pace. Nove talentuosi rappresentanti scelti da entrambi i regni salpano a bordo della nave Fraternity, tuttavia durante il viaggio le loro vite vengono messe in pericolo da un misterioso incidente.
ATTO 1 - Terminato
ATTO 2 - In corso...
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mentre Harris faceva ritorno al Santuario assieme ad Anglia e Alphonse, udirono un alterco che echeggiava dall’uscio dell’ingresso del Santuario.

“Adesso basta! Smettila!” La voce infastidita di Leah fu la prima cosa che udirono, e una volta all’interno la videro in piedi a debita distanza vicino ad uno dei focolari arcani, mentre si stringeva a sé, come se volesse proteggere se stessa.

“Okok, scusa...” La persona con cui stava litigando era Alic Moults: l’enigmatico menestrello di cui Harris e Alphonse stavano discutendo poc'anzi.

Quell’uomo non aveva mai volontariamente detto il suo nome, era stato il Principe a portare alla luce la sua identità. C’era però attorno a lui un velo di mistero, che fosse solo la sua personalità o no era altrettanto un’incognita, ma qualunque cosa si celasse dietro quello sguardo, c’era sicuramente un individuo potenzialmente pericoloso, furbo, in grado di rendere l’impossibile possibile. Alphonse non poteva fare a meno di non avere un po’ di rispetto nei suoi confronti, anche grazie al fatto che lo aveva tirato fuori dalla spirale senza fine di sospetti, ma invero era anche spaventato da lui, e dalle sue potenzialità.

“Che succede qui?” Chiese Harris avvicinandosi alla scena.

Leah di istinto si mise dietro il Principe, aveva uno sguardo spaventato e infastidito.

Alic sospirò, portandosi una mano sulla fronte “Non esageriamo su, ho solo fatto un’osservazione”.

“Sir Moults, può spiegarmi cosa succede?” Harris era abbastanza protettivo nei confronti di Leah, per questo motivo apparì piuttosto freddo nei riguardi del cantastorie di fronte a sé.

“Ah Sua Altezza! Mi dispiace che deve assistere a tutto questo, deve esserci stato un malinteso” Si grattò la nuca sorridendo appena per quella situazione imbarazzante “Vede io sono un galantuomo a cuore, volevo solo fare un complimento alla ragazza spaventata dietro di lei”.

Alphonse e Anglia restarono ad osservare in silenzio, mentre Leah puntò il suo dito accusatorio contro Alic, e lui sentendosi minacciato, alzò le mani in segno di resa spalancando gli occhi come un cane spaventato.

“Smettila di fissarmi! Non guardarmi proprio!” Leah era tutta rossa in volto, sia dall’imbarazzo che dalla rabbia.

“Oh andiamo! Cosa c’e di male nel dire di essere rimasto sbalordito dall’enormità del tuo seno?!” Esclamò a sua volta Alic convinto di essere nell’assoluto giusto “Voglio dire, Dea Misericordiosa! Avete mai visto in vita vostra delle mammelle così grosse in tutta Alabathia? Io no! Volevo solo complimentarmi!”.

“Mi scusi” Harris sembrò irritato, seppur si mantenne sempre composto “Potreste darci un taglio? Questi commenti sono fuori luogo, state causando profondo disagio in Leah”.

“Seriamente? Nessuno mi capisce qui?” Il menestrello si lamentò allargando le braccia depresso e demotivato "Ma a parte quello, cosa sono quei musi lunghi? Capisco bene che sia morta una persona, ma non possiamo rimanere così per sempre dico bene? Finiremo per impazzire! Ci vuole un po' di allegria qui! Soltanto vedere tutta questa serietà mi farà venire la depressione”.

“Sir Alic Moults” Harris scandì bene il suo nome, quasi volesse sottolineare la sua fama distorta oltre che richiamarlo all’ordine “Conosco bene la sua storia. Per quanto i suoi talenti siano riconosciuti per tutto il regno per la sua meravigliosa voce da usignolo e dal suo spiccato umorismo, so anche di tutte le sue malefatte, come ad esempio che è stato espulso dalla prestigiosa accademia dei Bardi di Alabathia per essere andato a letto con la moglie del Principale, durante il grande ballo per giunta”.

Alic si scompigliò i suoi già disordinati capelli ridacchiando “Ah sì quello. Le voci corrono in fretta eh?”.

“Ma che razza di villano!!” Esclamò Leah ancora più irritata di prima.

“Oh suvvia! Quella donzella mi ronzava attorno per tutto il tempo! Mi ha praticamente pregato di invitarla nella sua camera. Difficilmente si resiste al mio fascino!” Esclamò con vigore il cantastorie.

“Fascino?! Io vedo solo un pervertito e niente più!” Leah diventò furente, nessuno dei presenti l’aveva mai vista così alterata. Sembrava quasi buffo da vedere e Alphonse dovette soffocare una risata.

“Per quanto ancora dovrai restare offesa per il mio commento di prima?!”.

Harris gli lanciò un’occhiataccia e anche Anglia stava perdendo la pazienza.

Alic si accorse che la situazione diventava sempre più tesa, così si arrese sbuffando, incrociando le braccia e girando lo sguardo offeso a sua volta. 

“D’accordo, va bene, hai vinto ok? Ti chiedo scusa, mi sono lasciato un po’ troppo andare. E’ che proprio non ho potuto fare a meno di notarlo”

“Ho detto di smetterla razza di villano! Non continuare a sottolinearlo!” Esclamò Leah ormai livida di rabbia “O vuoi che accidentalmente ti finisca del lassativo nei pasti?!”.

Harris sospirò sconsolato “Volete darci un taglio? Cerchiamo di andare d’accordo ok?”.

Alla fine gli animi si calmarono e la questione sembrava al momento risolta. Per lo meno Leah sembrava aver ottenuto indietro un po’ di vigore rispetto al giorno prima. Alphonse voleva parlare con lei, cercare un po’ di chiarire la sua posizione, poiché si era accorto che il loro rapporto si era molto raffreddato dalla morte di Piper. Il giovane minatore, che mal sopportava inutili tensioni, voleva chiarire al più presto con lei e stringere di nuovo quello che prima sembrava un bel legame di amicizia.

Tuttavia, Alic intervenne di nuovo portando al secondo posto ogni altra cosa.

“Ehi, mi chiedevo una cosa” Disse lui rivolgendosi ai presenti “Abbiamo seriamente intenzione di lasciare il corpo di quella ragazza in quel vicolo? Odio dover essere indelicato ma… se resterà lì a lungo beh…”.

Harris sospirò “Sì hai ragione. Immagino che nessuno se la sia sentita”.

Improvvisamente calò il silenzio. Di nuovo tornò la tristezza e nei loro volti, fu però Anglia questa volta a parlare.

“Sua Altezza, lasciate che me ne occupi io”.

“Anglia? Ne sei certa?” Disse il Principe sorpreso.

“I cadaveri non mi impressionano. Posso occuparmene io”.

Harris annuì e si girò verso Alphonse “Ti di aiutarmi a scavare? Così possiamo seppellirla e renderle omaggio”.

Il ragazzo annuì a testa bassa “Sì certo, nessun problema…”.

Il principe era preoccupato per Leah, si voltò verso di lei ma la ragazza, seppur addolorata, sembrava decisa a reagire.

“Leah, stai bene…?”.

“Sì, non si preoccupi Sua Altezza” Lei fece un inchino e si sforzò di sorridere. Il suo volto era ancora scavato dalle lacrime, ma per fortuna le parole di Aoki avevano parzialmente cicatrizzato tutto il dolore che aveva dentro, permettendole di continuare a vivere e di farlo anche per Piper. Era questo il suo modo per ripagare il favore nei suoi confronti.

 

Mentre Anglia si occupava dei resti di Piper, Alphonse e Harris scavarono una fossa per poter seppellire quel che restava del suo cadavere. Alla fine del lavoro, Alphonse decise di restare fuori e prendere una boccata d’ossigeno. Nonostante il silenzio tombale inquietava il cuore del giovane minatore, per lo meno all’esterno si riusciva a respirare aria buona e fresca. 

Stava iniziando a stancarsi dell’umidità all’interno del Santuario e dell’odore onnipresente della terra bagnata mischiata a muffa.

Si mise a sedere su uno dei gradini all’esterno della Ziggurat, mentre osservava il cielo privo di nuvole.

La sua mente era occupata da diversi pensieri, sia nei riguardi del piano del principe Harris, ma maggiormente per Leah e del modo in cui la ragazza lo evitasse.

Alphonse sogghignò con amarezza, si sentì patetico, dopotutto non era di certo impossibile per lui ritagliarsi del tempo per parlare con lei e chiarire qualora ce ne fosse l’occasione. La verità era che anche lui stava cercando di evitarla. Dopo aver notato il suo bizzarro comportamento, dovuto evidentemente dal sospetto nato dopo la morte di Piper, Alphonse non aveva fatto nulla per chiarire la sua posizione, troppo spaventato dal giudizio della giovane ragazza.

Mentre immaginava i più orribili degli scenari, spaventato dall’indifferenza e dal possibile odio della ragazza, Alphonse ricordò le parole di Alic. Stava di nuovo accettando le circostanze senza reagire, senza impegnarsi o per lo meno provare a cambiarlo.

Il giovane minatore si sentì una feccia, un vero schifo, un patetico vile codardo. Se ne rendeva perfettamente conto, eppure era ancora lì immobile con il cuore e lo stomaco che tremavano di paura. Cosa avrebbe dovuto dirle? Anche se avesse provato a risolvere le cose, non sapeva quali parole usare.

“Non sono stato io! Sono innocente!” Si immaginò la scena nella sua mente, e scuotendo il capo si sentì doppiamente stupido. Ma dopotutto quello era solo un’altra scusa per scappare da ciò che il cuore realmente gli dettava. 

“Alphonse? Hai preso l’abitudine del vecchio vedo, sempre assorto nei pensieri” Orin con una risata sbucò dall’uscita del Santuario.

“Zio, cavolo mi hai spaventato” Sospirò Alphonse, preso alla sprovvista.

“Scusa figliolo, scusa” Con un grosso sorriso e una strana vitalità, l’uomo si avvicinò a lui. “Che c’è che non va? Qualcosa ti turba? Hai il viso torvo…”.

Alphonse trovò in parte quella domanda piuttosto strana e fuoriluogo.

“Beh per iniziare è morta una persona. Poi siamo bloccati qui, in questo posto. Mi chiedo se resteremo qui in eterno”.

Orin spense il sorriso e fece a sua volta un grosso sospirò “Lo so, sto cercando di sorridere e di prenderla sul leggero, ma non ho dimenticato. Però buttarsi giù non porta a nulla dico bene? Una soluzione la troveremo, sempre se hai la volontà di reagire!”.

Alphonse alzò il capo sorpreso. Quelle parole erano molto simili a quelle che suo padre gli aveva pronunciato tanti anni prima, durante il periodo più brutto e oscuro della sua vita: dopo la morte di sua madre..

“Sai Alphonse, immagino che anche tuo padre te l’abbia detto ma, ogni volta che ti guardo mi porti alla mente Lucia. Somigli veramente tanto a tua madre sai?Anche nei modi e nella gentilezza, che tanto la caratterizzavano. Sarebbe fiera nel vedere che tipo di persona sei diventato”.

Alphonse si alzò in piedi tenendo il capo chino, evitando di guardare negli occhi suo Zio. “Ah sì? Secondo me rimarrebbe delusa”.

Orin aggrottò la fronte “Perchè dici così?”.

“Tutte le volte che si è presentato un problema, tutto ciò che ho fatto nella mia vita è fuggire. Ho accettato ogni torto, ogni critica, ogni dispiacere, ho accettato persino colpe che non mi sono mai appartenute. A lavoro, nella vita privata e anche adesso in questo preciso istante, tutto ciò che ho fatto è stato accettare passivamente ogni cosa, ogni sguardo dubbioso, ogni sospetto. Anche quando è morta mamma, per fuggire dal dolore mi sono chiuso in me stesso, ho imbracciato il piccone e mi sono annullato per il lavoro, per il mio villaggio, per il regno di Alabathia. Ho passato la mia intera esistenza a mettere da parte me stesso, a non valutare me stesso, a non affrontare mai le mie paure”.

Orin restò in silenzio, ad ascoltare lo sfogo di suo nipote, che continuò a buttare fuori tutto il dolore che era rimasto sopito nel suo cuore.

“Vuoi sapere la verità Zio? L’unico motivo per cui passo giornate intere a battere la roccia è perché finché sono in una cava buia, lontana da tutti, continuamente a lavoro, ho la scusa perfetta per fuggire da ogni cosa. Io non dovrei essere qui… non meritavo questo privilegio, non merito la stima del Principe o del Regno”.

Alphonse fece fatica a trattenere le lacrime, sentì la gola annodarsi e gli occhi inumidirsi.

Orin comprendeva il dolore di suo nipote. Il suo problema lo sentiva estremamente vicino a se e per questi motivi riuscì ad empatizzare moltissimo con lui. 

L’uomo poggiò la sua grossa mano sulla spalla del nipote e gli fece un gran sorriso.

“Se c’è una cosa che ho capito è che tutti fuggiamo. Ci sono modi e modi per farlo, ma nel bene o nel male tutti quanti fuggono. Per quanto riguarda me, fuggire è la cosa che mi è sempre riuscita meglio, mi ha allontanato da persone alla quale volevo bene, da una vita che desideravo diversa. Non sei da solo figliolo, non sei l’unico che vive questo disagio. Ma questo non vuole essere un modo per te di giustificarti affinché tu possa girare le spalle nuovamente dai tuoi problemi, ma deve essere un modo per darti la forza di agire. Quando pensi che i tuoi problemi siano insormontabili pensa a tutte le persone che sono nelle tue stesse condizioni e invece di compatire, sfrutta quella consapevolezza. Non sei solo Alphonse, se riesci a prendere consapevolezza di questo allora potrai trovare la forza di cambiare le cose e donarla anche a chi come te è rimasto intrappolato”.

Alphonse rimase senza parole, incidendo a fuoco quelle parole nel suo cuore come null’altro. Orin girò le spalle del nipote verso di lui e gli mostrò un sorriso orgoglioso.

“Lascia perdere cose come stima o riconoscimento. Quello che conta davvero è ciò che vuoi tu. Non hai nulla da dimostrare a nessuno, non hai da vivere per le aspettative di nessuno. Se sei fuggito fino ad ora, non devi vergognartene. Puoi ricominciare, puoi farlo ora, puoi smetterla di battere Silderium solo per fuggire dai problemi, puoi farlo per ciò in cui credi, o puoi anche mollare tutto e fare altro. Chiediti che cos’è che vuoi, abbraccia l’idea che non sei da solo e usa quella forza per guidarti”.

Le parole di suo Zio, donarono ad Alphonse una nuova determinazione. Orin era in grado di toccare l’anima delle persone con le sue parole, forgiandole in persone migliori allo stesso modo di come forgiava il miglior acciaio del regno. Alphonse aveva dinanzi a sé un percorso arduo da superare, ma non era solo in quella impresa. 

“Zio Orin…grazie” Alphonse fece un inchino di cortesia e Orin scoppiò a ridere.

“Oh andiamo figliolo! Non serve che mi mostri così tanta riverenza, mi metti a disagio”.

Alphonse sorrise, alleggerito nel cuore e nell’anima dopo quella chiacchierata con suo Zio.

Orin gli diede una pacca sulla spalla mostrandogli il più grosso sorriso che aveva mai fatto. Per chi non lo conosceva davvero, Orin Armstrong appariva essere minaccioso, burbero e severo. Ma invero, sotto quell’aria austera, si celava un uomo buono, di incacolabile saggezza, dal cuore tenero ma forte.

Purtroppo però il momento di serenità tra i due terminò in fretta. Harris uscì dal Santuario con uno sguardo grave sul volto.

“Eccovi, presto venite, Anglia ha scoperto qualcosa”.

Orin e Alphonse si guardarono per un breve istante, poi tornarono dentro.

Al centro del Santuario c’erano tutti tranne Simon, che continuava a calibrare il suo Trapezoedro in un buio angolo di uno dei corridoi. C’era di nuovo un’aria pesante all’interno di quella cava ipogea, più del solito. Qualsiasi cosa Anglia avesse scoperto, non era niente di buono.

“Anglia, procedi pure” Harris si affiancò al suo braccio destro e la donna obbedì.

“Ho esaminato i resti di Piper. Il Rigor Mortis non si è ancora presentato”.

Tutto il gruppo restò senza parole.

“Ehi andiamo, non è possibile” Disse Alic “E’ morta da quasi due giorni”.

“Se non ci credi, puoi guardare tu stesso” Rispose schietta Anglia “Il sangue è ancora fresco, il suo corpo non mostra alcun segno di decomposizione”.

Leah era sconvolta. Oltre a provare un tremendo dolore nel riesumare l’argomento, non si spiegava come fosse possibile. Ma proprio in quel momento, sentì di avere un dovere nei confronti di tutti.

“Anglia, posso chiederti una cortesia?”

Tutto il gruppo si voltò verso Leah, anche Harris posò il suo sguardo preoccupato su di lei.

“Di cosa si tratta?”.

“Ho bisogno di un campione del suo sangue”.

“E di grazia, a cosa ti servirebbe?”.

Leah tolse dal suo viso quell’espressione abbattuta e diventò seria “Voglio fare dei test. Il sangue di Piper non si è ancora seccato dico bene? Vorrei mettere a confronto il suo sangue con il nostro e dal processo potrei trarne informazioni utili”.

Nessuno sembrò obiettare a quella richiesta.

“Capisco, quindi ti serve il nostro sangue dico bene?” Orin incrociò le sue grosse braccia. “Spero non stiamo parlando di una grande quantità. Il cibo scarseggia, privarci del nostro sangue equivarrebbe a indebolirci tutti quanti”.

“Oh no, solo una piccola fialetta è più che sufficiente" Sorrise Leah “Nulla di esagerato”.

“Urgh, devo proprio farlo per forza?” Alic diventò pallido. 

Aoki tirò dunque fuori il kunai dalla fondina “Ok, ci penso io. Tranquilli non vi ferirò in modo grave”

Le parole di Aoki non aiutarono, Alic voleva mettersi a piangere, ma Leah lo fulminò con lo sguardo. Ancora non lo aveva perdonato per il suo “complimento” indesiderato al suo seno.

“Siete crudeli vi dico. Crudeli!”.

 

Leah prelevò il sangue di tutti i presenti, lasciando momentaneamente fuori solo Simon, per osservare da vicino le proprietà e differenze tra il loro sangue e quello di Piper. Leah aveva numerose volte lavorato a stretto contatto con l’argomento durante lo sviluppo di Curie, quindi era la persona più esperta e adatta per trarre conclusioni concrete.

Intanto Anglia portò i resti di Piper avvolti da un grosso panno, nella buca scavata da Harris e Alphonse. 

Tutto il gruppo si radunò attorno a quella improvvisata tomba in totale silenzio, mentre Anglia la seppelliva. Leah pianse in silenzio davanti a quell’umile rito per darle gli ultimi saluti. Alphonse aveva i pugni stretti, ora più che mai non avrebbe mai perdonato chiunque avesse compiuto un simile disgustoso atto. Harris la pensava allo stesso modo, il suo sguardo era colmo di rabbia e dolore.

“Troveremo chi ti ha fatto questo” Disse il principe stringendo il pugno “E’ una promessa Piper”.

Nessuno disse altro. Restarono tutti lì in silenzio a lungo, rivolgendo una preghiera alla Dea Enneas, per poi uno alla volta congedarsi.

Gli unici a rimanere lì il più del dovuto furono Leah e Alphonse. L’ultima volta che erano rimasti da soli in quel modo era stato sulla Fraternity, con gli occhi puntati ad un brillante avvenire colmo di possibilità e successo. Ma in un batter d’occhio, tutta quella speranza si era tramutata in disperazione, desolazione, dolore e morte.

Leah però non aveva più lacrime da versare, doveva reagire e superare quell’immenso dolore, solo così poteva davvero rendere onore alla sua tragica morte.

C’era però una cosa che Leah non sapeva, qualcosa che Piper aveva rivelato solo ad Alphonse in un momento di debolezza. Era giusto che lei sapesse…

“Prima di morire, Piper mi ha detto una cosa…” Alphonse le parlò per la prima volta dopo quel che sembrava un’eternità. Leah sorpresa si voltò verso di lui, ma Alphonse non distolse lo sguardo, decise di affrontarla e di dirle tutto ciò che aveva dentro. “Mi ha detto che il motivo per cui ti trattava con freddezza, era perché non riusciva a perdonarsi per averti abbandonata quel giorno. Le tue azioni, ciò che è successo al tuo corpo, lei attribuiva la colpa solo a se stessa. Lei non sopportava il tuo perdono, non sopportava il fatto che tu nonostante tutto, al suo ritorno avessi deciso di tornare a parlarle. Non lo ha mai accettato, perché voleva che tu la odiassi…”.

Leah era sconvolta, non sapeva cosa dire. Alphonse però continuò a parlare, fissando quella triste tomba. Fu lui a piangere al posto suo, i suoi occhi si erano inumiditi e una lacrima scese lungo la sua guancia.

“Lei ti voleva bene. No… lei ti amava. E volevo davvero che questo ciclo di odio non voluto, di sensi di colpa mal riposti finisse per voi. Ma non avrei mai pensato che…” Alphonse si sentì le gambe molli, un dolore inimmaginabile lo travolse rompendogli la voce “Non avrei mai pensato che sarebbe successa una cosa così orribile! Perché?! Perché ora devo vivere con il ricordo di quel sorriso colmo di speranza, strappato in questo modo?!” Alphonse si portò le mani sul volto.

Piangendo, il giovane minatore lasciò scorrere tutto il dolore soppresso, mentre le sue lacrime bagnarono i suoi guanti. Leah si sentì disgustata da se stessa, si avvicinò a lui e lo abbracciò. Il calore della giovane fanciulla e il suo buon odore lo avvolse calmando il suo tormento.

“Non potevi fare nulla…” Disse Leah mordendosi il labbro. “Non potevi saperlo. La colpa è solo di quel mostro assassino, non tua”.

Alphonse rivolse il suo sguardo a lei e Leah gli poggiò una mano sulla guancia umida in una sottile carezza. “Non possiamo cambiare le cose. Ma possiamo trovare il responsabile e fermarlo” La ragazza aveva uno sguardo e una voce determinata. “So che assieme possiamo farcela”

“Quindi non sospetti di me…?” Chiese Alphonse sorpreso. “Ero convinto che credessi fossi io l’assassino”.

Leah scosse il capo “Sono stata una sciocca e una stupida. I miei sospetti sono nati dal mio cuore affranto e dalle mie insicurezze. Quella non ero io, mi dispiace Alphonse… non ci sono giustificazioni per la mia crudeltà”.

“Smettila” Sorrise Alphonse tirandosi su il naso e dandosi una sistemata “Sono io che devo chiederti scusa. Volevo parlarti prima, chiarire prima, ma ero troppo spaventato dal tuo giudizio. Devo proprio essere patetico ai tuoi occhi”.

“No sciocchino” Lei sorrise, per poi rendersi conto di essere molto vicino a lui. Lei diventò tutta rossa e tolse le mani dal suo volto. Tutta la seriosità di prima diventò ora timidezza. “Non esiste che una persona come te possa aver fatto una cosa così crudele. Alphonse io credo in te”.

Alphonse si sentì sollevato e annuì. Si tirò su il naso, cercò di riprendersi dal pianto asciugandosi le lacrime con l’avambraccio e mostrò a Leah uno sguardo di rinnovata determinazione: "Troviamolo assieme ok? Troviamo il mostro che ha fatto questo a Piper”.

Leah a sua volta assentì seria in volto “Per qualsiasi cosa, sarò sempre al tuo fianco”.

La giovane farmacista strinse i pugni davanti a sé.

Una nuova forza, una nuova speranza li avvolse. Alphonse si sentì come nuovo, rinnovato nel sapere che Leah fosse tornata ad essere una sua alleata. 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Nitrotori