Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Anime fanatic    08/09/2009    4 recensioni
Allora: tanto per cominciare, vi informo, che è la mia prima fan fiction, e non so se vi piacerà...io spero di si:-) la storia è una continuazione di quello ke già abbiamo visto (le 2 serie e gli OAV)... infatti comincia proprio con quel famoso salto con cui si conclude la storia di Sakura e Shaoran (XDXD)... Buona letturaXDXD
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si era buttata. Non era riuscita a vedere niente, non si rendeva neanche conto di quello che stava facendo. Sapeva solo di averlo aspettato per tanto tempo. Troppo. E adesso che finalmente se lo ritrovava d’ avanti, con un piccolo sorriso d’assenso sulle labbra, sentì il cuore aumentare i battiti, accelerati senza ritegno. Le sue lacrime asciugarsi con quella poca luce di alba nuova, sorta alle loro spalle. Le sue gambe indietreggiare, per prendere la rincorsa. Non aveva neanche capito quello che Shaoran le diceva: “Ti prego, non farlo Sakura! Hai appena recuperato i tuoi poteri!”.No, per lei era solo un leggero brusio, al quale aveva risposto con un urlo di gioia: “ Aspettami! Sto arrivando!”. Si era buttata così, tenuta su dalle ali del suo amore per Shaoran. E lui allora, non potendo fare di più, allargò le braccia, aspettandola arrivare, un po’ preoccupato, ma felice anche lui di ritrovarsela così caduta dal cielo, come un angelo.

 

Lo raggiunse, anche se è meglio dire si schiantò. Infatti Sakura arrivò poco più in su delle spalle di Shaoran, in modo da arrivare a fare anche una capriola, tirandosi il povero cinese e facendo cadere anche lui. Dopo un po’ di trambusto, cercarono di fare mente locale. Sakura cominciò a guardarsi un po’ intorno e si rese conto di essere sopra Shaoran, con la testa appoggiata al suo cuore, che sentiva chiaramente battere velocemente. Lui infatti ancora stordito, si massaggiava la testa, dolorante per la caduta. Sakura si spostò immediatamente da lui, imbarazzata, ma non si alzò. Rimase rannicchiata accanto a lui, addolorata.

 

“Shaoran, stai bene?”. Allora riaprì gli occhi. La vide, davanti a se con i suoi grandi occhi verdi ancora gonfi del pianto precedente. Non le rispose. Non sapeva cosa dirle. Seppe solo sorriderle. Un piccolo sorriso, che subito dopo venne ricambiato. Erano faccia a faccia, finalmente. Imbarazzati, si fissarono per un pezzo, I loro sguardi erano concentrati. Non c’erano parole da dire.

Avevano gli occhi seri, non sorridevano più, ma perché erano emozionati. Shaoran, ovviamente era rosso come un pomodoro. Non le era mai stato così vicino. Lo stesso valeva per Sakura. Sentiva il suo cuore scoppiare, il respiro affannato di lui, ancora sdraiato per terra. Chiuse gli occhi, e si lasciò guidare dalle sue emozioni. Si avvicinò al suo viso, lentamente. Lui capì cosa stava per succedere, e si sentì bollire il viso. Allora chiuse anche lui gli occhi. Chiuse la bocca, per non farle sentire il suo respiro agitato, e per non farle capire di essere nervoso. E l’impatto arrivò. Si baciarono. Un bacio dolce, arrangiato. Uno di quelli che fanno parte della categoria ‘per la prima volta’ e perciò si è inesperti. Come sulla bicicletta. La prima volta si cade sempre. La differenza era che su quella bicicletta, erano in due che correvano in piena discesa, verso una meta ancora indecisa. Una meta  che però avrebbero raggiunto insieme. Pieni d’amore.

Perciò non era un bacio complicato, agitato, Assolutamente no. Era calmo, goduto fino in fondo, come a far pensare ‘noi ci baciamo perché ci amiamo, non abbiamo bisogno di grandi movimenti per farlo capire!’. O forse era così semplice solo perché per entrambi era il primo, e quindi non sapevano bene come muoversi.

 

Shaoran cercava di mettersi in una posizione più comoda, ma era difficile. Sentiva la stanchezza di prima appesantirgli la schiena, fino a sentire la gamba soffrirne. Ma non disse nulla, ne fece qualcosa che facesse intuire il suo dolore fisico. Il suo universo era concentrato, ora, su di una piccola stella dagli occhi verdi, con cui aveva avuto un piacevolissimo impatto. Sudava, respirava affannosamente, era agitato, nervoso. Ma più rimanevano stretti fra loro, più l’esperienza si faceva avanti, più entrambi si lasciavano trasportare dal cuore, dall’istinto umano, senza bisogno di un qualche intervento magico. E sapevano come destreggiarsi, come far sentire l’altro a suo agio, più sicuro fra di sé. Sakura era diventata più intraprendente. Gli accarezzava le gocce di sudore sulle guancie arrossate, sfiorandolo appena. Per lunghi istanti, senza mai fermarsi. Accanto a lui. Come aveva sognato più volte. Le loro mani erano intrecciate, come un nodo da marinaio. Gli odori e i respiri erano mescolati. I cuori ormai avevano perso il controllo, ma ormai non ci facevano più caso…

***

Si guardarono in giro spaesate. Capirono di aver perso i sensi, ma non ricordavano come. “Stai bene Meiling?”, “Si, credo di si… Ma cosa diavolo è successo?”. Tomoyo non le seppe rispondere. Vedeva attorno altre persone che riprendevano i sensi, spaesate come loro.

“Sakura!” e le tornò tutto in mente: la carta, la gente che scompariva, il completino rosa di Sakura (ovviamente!), Yue e Kerochan… Si girò e vide alle sue spalle il sole risplendere. Sorrise. Senza una spiegazione vera e propria, sentì le labbra prendere la forma di un leggero sorriso. In qualche modo sentiva che era andato tutto per il meglio. Quella luce improvvisa e fuori orario, le dava sicurezza, intuendo che l’amica fosse al sicuro e che il pericolo fosse scampato. “Tomoyo… Sei ancora qui?” la richiamò Meiling. “ Si, si…” le rispose lei. “ Dobbiamo cercare Sakura e gli altri: la gente comincia a chiedersi perché è giorno!”. In effetti, le persone che avevano ripreso conoscenza e non, si guardavano intorno e si chiedevano perché ci fosse il sole, se poco prima era sera.

“ Hai ragione, ma dove possono essere?”

“Sono nel Parco dei Divertimenti!” disse una vocina.

“ Kerochan stai bene? Dove Yue?” chiese preoccupata Tomoyo.

“Sta bene, è tornato ad essere Yuki” disse il guardiano ritornato alle dimensioni abituali; “ L’unica cosa che ricordo, è che ci eravamo diretti lì perché avevamo sentito la presenza della carta di Clow”

“E dopo? Cosa è successo?” lo interruppe Meiling.

“ Non lo so, non ricordo…” fece dispiaciuto lui.

Abbassarono lo sguardo, temendo il peggio. Meiling scosse la testa: “ Andiamoli a cercare, cosa aspettiamo?” e gli altri due annuirono. Si misero a correre verso il parco.

Arrivati ai piedi dell’orologio che lo sovrastava, Kerochan sentì chiaramente una grande energia, probabilmente di una carta di Clow. “Saliamo in cima” disse. E così fecero.

***

Erano ancora immersi nel loro amore appena sbocciato. Quel bacio sembrava non finire mai, e forse sarebbe stato meglio così. Si, nutrirsi di amore per tutta la vita, vivere solo di un bacio, per la gioia del cuore. Poetico, ma poco realistico. Meglio continuare fin quando è possibile. E Sakura di tempo non ne perdeva di certo. Stringeva forte a se Shaoran, ancora scosso e abbastanza agitato. L’impatto diventava sempre più forte, quasi da fargli male. Ma era un dolore piacevole, che difficilmente si rifiuta. E chi si staccava più: i brividi alla schiena si accentuavano, ormai il cuore lo aveva lasciato perdere, tanto non lo sentiva più. Sakura era più a suo agio, più sicura di se. E ne aveva ben motivo. Ricordava quelle piovose giornate venute a maggio: lei con la testa appoggiata al muro, seduta sopra il letto, guardando la pioggia infrangersi contro il vetro, per poi lasciarsi trascinare verso il basso. E fra le sue braccia il piccolo Shaoran, lo aveva chiamato così il peluche che le aveva regalato. Per non dimenticarlo mai. Per sentirlo, in qualche modo, accanto a se. Per non soffrirne la lontananza. Per non pensare al dolore che gli aveva causato non dicendogli subito quello che provava per lui. Per non pensare che se avesse fatto chiarezza sui suoi sentimenti fin da subito, non sarebbe stata lì ad attenderlo. Ma non più. Non ora. Era li, lo stava baciando. E anche se il destino sembrava contro, loro avevano dimostrato che l’amore era più forte di qualsiasi altro potere sovrannaturale.

 

Shaoran ormai non si sentiva più. Era silenzioso e prendeva quello che Sakura gli donava. Ma a un certo punto si sentiva mancare qualcosa. Le labbra… più leggere. Sakura che fai… Non la sentiva più. Aprì gli occhi e la vide girata, a guardare sorpresa al suo fianco. Automaticamente si girò anche lui, un po’ stordito. E li vide: Meiling, Tomoyo e Kerochan. Le prime due con un sorriso di complicità dipinto sul viso, l’altro piuttosto perplesso, se non imbarazzato.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! MA DA QUANTO TEMPO SIETE QUI??” fece Shaoran, dopo essersi allontanato da Sakura.

“Abbastanza da capire cosa succede!” disse Meiling facendo l’occhiolino a Tomoyo, che nel frattempo scoppiò a ridere.

I due innamorati si guardarono in faccia, imbarazzatissimi. Stettero in silenzio, poi Sakura chiese:

“C-come facevate a sapere che eravamo qui?”

“Abbiamo sentito l’energia della carta… Racconta:cosa è successo?”

“Bè…” si rivolse con un sorriso verso Shaoran, ricambiato “è andato tutto bene! Abbiamo preso la carta!” e la mostrò ai compagni. Tomoyo, Meiling e Kerochan si congratularono con Sakura per l’ottima cattura. Sakura sorrideva, felice che il pericolo fosse scampato. Ma dietro di lei, lo sentiva. Shaoran appoggiato alla parete la osservava immersa nei complimenti, sorridendole. Non si sentiva più imbarazzata: si girò verso di lui e ricambiò il sorriso. Dopo che la vide tornare all’attenzione degli altri, Shaoran tornò serio. Penso alla brutta notizia che le avrebbe dovuto dare. Dopo un po’ esitò, pensando che non era giusto rovinare quel momento con quei pensieri e si unì agli altri. Avrebbe cercato un altro momento per parlarle.

***

Come già anticipato prima, era tornata l’alba. La gente era piuttosto sorpresa e aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Sakura allora utilizzò la carta del sonno, per far addormentare tutti di nuovo e poter agire indisturbata.

“E adesso? Come farai a far scendere la notte?” chiese Meiling

“Be… non so. Non ho mai avuto bisogno di far scendere la sera” rispose Sakura.

In effetti Sakura non ne aveva mai avuto l’urgenza, anche perché durante la cattura delle carte, le creazioni del signor Clow Reed si erano sempre rivelate a Sakura di notte. Neanche per soddisfare i desideri ‘cinematografici’ di Tomoyo le era capitato. Sembra un problema da niente, ma il dilemma in realtà attanagliava la comitiva.

“Be’…” disse Shaoran interrompendo il silenzio che si era venuto a creare, “ forse potresti utilizzare la carta del buio”.

“Be’, è un idea… Ma può essere utilizzata anche in questo modo?” chiese Sakura rivolta a kerochan.”Si, potrebbe essere un idea. C’è da dire che questo non è il suo solito utilizzo, ma dovrebbe funzionare!”

“Va bene allora!” rispose convinta Sakura.

Rievocò il suo scettro. Ancora una volta. Nel momento, in cui lo prendeva in mano, ricordò un pomeriggio di due anni prima, apparentemente banale, che le cambiò la vita e che le consegnò la chiave del sigillo per catturare le carte. Ricordò che la prima volta si spaventò ed era piuttosto scettica nel cominciare quella missione, di cui non sapeva niente. Ma con il tempo si abituò e divenne l’ottima maga che ora appariva agli occhi dei suoi amici. Ringraziò il destino che le fosse capitato questo “imprevisto” che le aveva permesso di conoscere Kerochan, Yue, Il signor Clow Reed, Eriol, la signorina Mitsuki, Spinel, Nakaru, Meiling. E soprattutto lui: Shaoran. Che era diventato molto importante per lei. Perciò, si sentì in dovere di evocare lo scettro quella volta con più enfasi del solito. Come se lo dovesse ringraziare per il suo arrivo. Lo prese in mano e utilizzò la carta del buio, gridando il suo nome con tutto il sentimento che il suo cuore le permetteva. Al suo comando, la carta si animò e eseguì ciò che Sakura le aveva ordinato. La notte scese e tutto sembrò essere tornato normale. Tutto ciò che la carta del nulla aveva fatto sparire o danneggiato, era tornato a funzionare regolarmente. Sakura dopo aver ripreso la carta, la guardò. Sorrise fra sé, e penso che quella normalità, quel silenzio comune che li circondava, stavolta sarebbe durato. Stavolta era sicuro.

 

In seguito all’utilizzo della carta, Sakura e Shaoran si cambiarono di nuovo con gli abiti della recita. Si sistemarono sul palco, come poco prima dell’intervento della carta. Tomoyo, Meiling e Kerochan si nascosero nelle quinte, aspettando di vedere la fine dello spettacolo. Sakura si concentrò di nuovo e ruppe il suo incantesimo di sonno. La gente si risvegliò. Tutti ripresero conoscenza e, notando le luci accese puntate sul palco, pensarono che probabilmente si erano addormentati, e come se non fosse successo niente, tornarono a guardare lo spettacolo. Sakura e Shaoran fecero finta di niente e  finsero di recitare da ore. Così lo spettacolo continuò tranquillamente. Fino alla fine.

 

La principessa e il principe si dichiarano amore sincero e reciproco.

 

Dopo il lieto finale, cominciarono applausi infiniti che sembravano non dovessero finire più. Vennero fatte le presentazioni. Shaoran e Sakura furono quelli che ottennero maggior successo. C’è da dire che questo non era dovuto al fatto che questi erano i protagonisti della storia narrata, bensì alle loro interpretazioni, che rendevano la storia ancora più realistica e che commosse molti. In particolare Sakura ottenne il maggior numero di applausi. La sua interpretazione durante la scena in cui il principe dichiarava il suo amore aveva profondamente toccato la gente presente allo spettacolo. Ma Shaoran non fu da meno.

***

Quando scesero dal palco, Sakura e Shaoran furono sommersi dai compagni che si complimentarono con loro. Ma fra questi si fecero spazio Sonomi e Fujitaca (più la prima che il secondo!).

“Bravissima Sakura! Sei stata meravigliosa!” urlò pazza di gioia Sonomi.

“Concordo, tesoro! Complimenti veramente!” Aggiunse Fujitaca, dopo essersi infiltrato in mezzo alla folla.

“Grazie a entrambi!” rispose sorridendo. Shaoran la strattonò e la tirò verso di lui. Sakura si lasciò trascinare. Lui la portò al sicuro, fuori dalla folla. Furono raggiunti dal padre della ragazza e da Sonomi.

“Hai riscosso un ottimo successo!”  disse Shaoran sorridendole…

“Già!” rispose lei felice.

Era riuscita a superare le principali difficoltà che la attanagliavano in quei giorni: la sua dichiarazione, la recita, la carta...Tutto si era risolto nel migliore nei modi. La carta che in quei giorni le aveva procurato tante ansie adesso era al sicuro nascosta nella tasca del suo abito. Poco più in là c’era un folla che la acclamava con insistenza. E accanto aveva il ragazzo che aveva tanto atteso fino ad allora. Era molto felice.

 

“Non penserete che la serata finisca così, vero?” disse Sonomi.

Nel frattempo a loro si erano aggiunti Tomoyo, Meiling, Yuki, Toy e di nascosto anche Kerochan.

“Cosa vuoi dire?” chiese incuriosita Sakura. Sonomi e Tomoyo si guardarono con un sorriso complice. Allora la donna si rivolse nuovamente a Sakura e confessò: “Eravamo certi del successo dello spettacolo, così Tomoyo mi ha consigliato di organizzare nella nostra villa una festa in onore di tutti i partecipanti. Siete invitati tutti, ovviamente!”.

“ Ma è stupendo! Grazie mille!” esclamò Sakura. In effetti bisognava festeggiare l’avvenimento.

In fretta e furia, la loro classe e i nostri si recarono nella villa di Tomoyo. Furono così precipitosi, che non permisero neanche che Shaoran e Sakura si cambiassero. ‘State meglio così!’ seppe dire Tomoyo.

***

Arrivati nella favolosa villa, i nostri notarono che era già partita una musica travolgente all’interno. Subito, gli invitati corsero nella sala da ballo da cui si sentiva chiaramente provenire la musica, e si diede inizio alle danze. Sakura, Shaoran, Tomoyo e Meiling (che teneva nascosto sotto una frangia del suo abito Kerochan) rimasero indietro e preferirono avanzare tranquillamente. La storia della carta li aveva un po’ stancati. Erano felici, ma allo stesso tempo erano stanchi. Meiling chiese: “Senti, Shaoran… Hai avuto problemi?”. Lui non si aspettava quella domanda. Sakura e Tomoyo si guardarono perplesse, poi rivolsero lo sguardo al cinese, che rispose un po’ imbarazzato: “No, no… Non ti preoccupare”. Meiling sembrò sollevata. Anche se adesso non era più innamorata di Shaoran, gli voleva lo stesso bene. In fondo per lei era ancora il bambino con cui era cresciuta e si sentiva in dovere di continuare a preoccuparsi  per lui. Dopo la sua risposta, allora Meling si parò davanti agli altri e li invitò: “allora forza, andiamo a ballare e a divertirci. Ce lo meritiamo!”. Gli altri annuirono. Allora lei si mise a correre e i tre la seguirono. Ancora insieme.

***

 La festa era cominciata. Tutti si erano già scatenati. Si divertivano come matti. Ma Kerochan non ce la fece. Preferì restare nella stanza di Tomoyo insieme alla dolcissima compagnia di numerosi pasticcini unicamente per lui. Fujitaca preferì tornare a casa: in mezzo a quei dodicenni scatenati si sentiva un po’ fuori luogo, e in ogni caso non voleva rovinare il momento di gloria di Sakura. Perciò abbandonò il campo. Anche Toy e Yuki tornarono alle rispettive case. A dire il vero Toy non era molto contento di questa scelta, ma si fece convincere da Yuki a lasciare Sakura in pace. Infatti aveva capito, un po’ dal suo sorriso più brillate del solito, un po’ per le continue occhiatine che scambiava con il cinese, che era successo qualcosa con Shaoran e aveva intuito che il ragazzo di cui gli aveva parlato era proprio lui. Quella sera era radiosa, e questo gli fece intuire che quindi era qualcosa di positivo. Ne era sollevato. Significava che era accertato al 100% che Sakura non lo amava più. E sapendo come era fatto Toy, non li avrebbe lasciati in pace neanche un secondo. Perciò meglio lasciarli tranquilli e ritirarsi, possibilmente con Toy. Sonomi invece controllava insieme alle sue guardie del corpo le registrazioni per la recita, selezionando le migliori da dare Fujitaca. Fingeva di essere arrabbiata perché per lei era una seccatura, ma in realtà celava un ammirazione per quel professore e gli volle dare le migliori. Nel frattempo, Meiling ballava come una matta, era scatenata: faceva vedere alle sue compagne come era brava a ballare e le altre si congratulavano con lei per la sua immensa bravura. Lei raccoglieva i loro elogi, non proprio umilmente e continuò così per tutta la serata. Ovviamente Tomoyo da un angolo riprendeva la serata con la sua leggendaria telecamera, con l’intento prefissato di non perdersi nessuna scena. In un altro angolo, Yamazaki spiegava a Chiharu, Naoko e Rika chi aveva inventato la danza (per chi non lo sapesse, un pinguino zoppo che voleva imitare una foca). Nel frattempo i nostri protagonisti, erano presi a ballare insieme. Le musiche erano allegre e travolgenti e Sakura scoprì un lato di Shaoran che conosceva poco. Non lo aveva mai visto divertirsi così tanto. Anche lui era felice come lei, e lo dimostrava scatenandosi nel ballo. Lo vedeva a volte fare il buffone, atteggiandosi alle musiche e cercava di imitarne i cantanti, e questo divertiva molto Sakura. Anche lei cercava di accompagnarlo facendo finta che il suo pugno fosse un microfono. Entrambi stavano dando sfogo alle ansie di quei giorni. E si ritrovarono più uniti che mai.

***

La musica finalmente si interruppe. E i partecipanti alla festa poterono quindi fare una pausa. Tutti si recarono al tavolo del buffet. “Senti, io un attimo mi vado a sedere lì. Non ce la faccio più!” disse Shaoran a Sakura, indicando una panca attaccata al muro. “Ok. Vuoi qualcosa da mangiare?” fece lei. “No, no. Non voglio niente grazie” e si andò a sedere. In effetti anche lei aveva notato che era esageratamente sudato. Così non gli disse niente. Piuttosto sentiva un vuoto allo stomaco e si diresse verso il buffet. Prese uno stuzzichino con olive proprio per non rimanere senza cena e tornò da Shaoran, ma non lo trovò. Si guardò un po’ intorno, e alla fine lo vide: stava salendo una scala che portava sopra. Volle seguirlo. Posò la sua misera cena e gli corse dietro. Salì le scale. Nel frattempo, sentì la musica ripartire. Si trattava di un lento. Ma non ci fece caso più di tanto; continuò a salire le scale. Arrivò su di un piccolo piazzale, che non aveva mai notato. Era molto bello: era pieno di piante e l’unica luce che si vedeva era quella della luna, che illuminava il suo viso. Li ritrovò Shaoran. Era seduto per terra, con la terra appoggiata al muro, le gambe ripiegate davanti al petto, trattenute dalle sue braccia. Il suo sguardo era perso nella luna. Sembrava quasi rapito da quella luce opaca. Assorto nei suoi pensieri, non si era accorto della presenza di Sakura, che nel frattempo gli si era avvicinata. “Posso?” gli fece dolcemente. Lui, come risvegliato, le fece cenno di si. Allora lei si accomodò vicino a lui. Entrambi si misero a guardare in alto. La luna sembrava più luminosa del solito. Sentivano chiaramente una canzone lenta provenire da sotto. Era un atmosfera bellissima. Sakura sentiva il suo cuore battere forte. Non tanto perché era vicino a Shaoran, ma per il romantico ambiente in cui si trovava. Si sentiva ancora più felice. Sospirò lievemente e appoggiò la sua testa alla spalla di Shaoran, che non disse nulla. Ma lei non voleva che dicesse qualcosa. Era a suo agio così, anzi preferiva il silenzio. Tuttavia sentiva qualcosa, come una vocina che le diceva che c’era qualcosa che non andava. Aggrottò la fronte, e subito si volse a guardare Shaoran. Al contrario di lei, le parve serio, preoccupato. Capì che qualcosa non andava bene. Alzò la testa dalla sua spalla, e lo guardò più attentamente. Come se fosse preso da altro, a lui non sembrava interessasse la pace che lei invece aveva scoperto in quel piccolo terrazzo. “Shaoran” lo richiamò. Lui si girò verso di lei, addolcì il suo sguardo. “Dimmi” la incitò. Lei continuò a fissarlo: si concentrò in particolare in quei suoi occhi scuri, tanto profondi. Sembrava quasi imbarazzata da quello sguardo. “Va’ tutto bene? Mi sembri strano… C’è qualcosa che ti preoccupa?” riuscì a dire. Shaoran sembrò sorpreso. Ma dopo un attimo di sorpresa, si voltò nuovamente nella direzione della luna. Alzò gli occhi, rivolgendoli al cielo. Sakura notò che era tornato serio, ma stavolta gli sembrava in qualche modo affranto. “Be’… In effetti, c’è qualcosa di cui ti devo parlare, Sakura. Si tratta di una cosa seria”.

Spalancò gli occhi. Di cosa le voleva parlare? Cosa lo affliggeva? Quel ‘Si tratta di una cosa seria’ l’aveva messa non poco in agitazione. Ma si fece coraggio, si mise  più comoda per ascoltarlo meglio e lo incitò a cominciare. Shaoran, dopo il segnale di Sakura, fece un pausa. Dopo un po’ si rivolse a lei e la guardò fissa. Non poteva più aspettare. “Sakura, mi dispiace dovertelo dire solo ora. Non era previsto. Il fatto è che… domani… io e Meiling… torniamo ad Hong Kong”.

 

Il ghiaccio.

 

Il suo viso impallidì.

Non può essere. Non di nuovo. Perché? Perché questo? Sono già stata male, ho imparato la lezione. Perché? Come può essere? Ci siamo appena ritrovati. Ci siamo dichiarati subito dopo la cattura dell’ennesima carta, fra un difficoltà e un'altra. E adesso che siamo vicini, io e lui… Perché? Perché ci vogliono dividere?

 

Dal suo viso immobile, cominciarono a scendere lentamente delle lacrime. Ma lei era impassibile. Non fece alcuna smorfia di pianto, ne niente. Era immobile davanti a lui. Shaoran era inquietato da quella scena. Si sentì male. Stava facendo piangere la sua amata. Ma non poteva far altro. La verità era quella e nonostante non avesse scelto lui, non poteva ribellarsi. L’unica cosa che poteva fare era dispiacersi con Sakura e  cercare di farle capire che non ripartiva perché non l’amava, bensì perché forze maggiori glielo impedivano. Era certo che Sakura ne avrebbe sofferto molto. Il brutto delle cose che non ci piacciono è che non possiamo fare niente per cambiarle. Impotente. Così si sentiva Shaoran: avrebbe voluto fare qualcosa per lei. Aiutarla, consolarla, restare con lei. Ma non poteva. Ne soffriva anche lui.

 

In quei quattro mesi ad Hong Kong, gli era sembrato di aver perso tutto. Usciva raramente di casa. Anche Meiling si era accorta che era cambiato. Aveva notato che stando in Giappone aveva imparato a sorridere, ma lo stesso vedeva che la fonte di quel suo cambiamento era altrove, e che gli mancava. Gli mancava tantissimo. A volte Shaoran si confidava con lei, in momenti particolari in cui non poteva fare a meno di parlare di ciò che sentiva. E lei stessa si rendeva conto della stupidata che era stata a diventare la sua promessa. Fino ad allora non aveva mai parlato così con lei. Di argomenti così delicati, poi. Proprio lui, che di ragazze non aveva mai capito niente, e neanche gli interessavano probabilmente. Aveva cominciato a farsi domande che sembravano prese dal copione di qualche soap  opera dozzinale e scontata. La differenza era che lui era sincero. Lui, che aveva avuto a che fare con il sesso femminile solo perché la sua famiglia appartiene prevalentemente alla categoria. Questo significava solo una cosa: Shaoran doveva essere veramente innamorato. E anche in quel momento, in cui aveva dato alla povera Sakura quel terribile annuncio, si sentiva come una pezza. Avrebbe voluto illuderla, raccontarle una frottola, qualsiasi cosa, pur di non vederla piangere. Ma non poteva mentirle. Avrebbe dovuto ammettere la verità, per quanto fosse spiacevole.

 

“Perché?” chiese Sakura, con una voce flebile. Shaoran  rimase a bocca aperta. E adesso? Che dirle? La verità, pezzo di cretino. Puoi dirle solo la verità. “ Il fatto è che… mia madre vuole che torni…. Ci sono alcune cose che vuole che veda… In più noi avevamo previsto di stare qui almeno un'altra settimana. Ma in Cina le cose non vanno bene. Sai degli scontri fra tibetani e cinesi, no?” .Fece cenno di si, ne aveva sentito parlare anche se non ne sapeva molto. “Ebbene” continuò Shaoran, sperando che la voce smettesse di tremare, “le cose sono peggiorate, soprattutto per chi viaggia. Mia madre preferisce che torni ora perché vuole evitare che ci succeda qualcosa. Noi qui siamo venuti in vacanza, perciò non possiamo rimanere molto, perché rischieremmo di far insospettire la polizia di Hong Kong. Ormai il governo cinese è convinto di trovare tibetani anche sotto i sassi, e non potrebbero perdonarsi l’errore di lasciarli andare fuori a cercare aiuti esterni. Sarebbero capaci di sospettare persino di noi. Ecco perché”. Sperava di essere stato il più esauriente possibile. Per fortuna, Sakura aveva smesso di piangere. Questo lo sollevava. Ma sapeva che non avrebbe potuto tirarla su di morale come avrebbe voluto. Ci fu un attimo di silenzio. I due si guardavano negli occhi. Sorpresi, spaventati. I loro respiri immobili. Una brutta notizia era riuscita a rovinare l’atmosfera che aveva incantato la nostra Sakura. Dopo un po’, ella abbassò lo sguardo. Pensava. Non so a cosa. Vi posso solo dire che aveva uno sguardo concentrato verso la terra. Sembrava dispiaciuta. Shaoran non sapeva assolutamente cosa dire. Era senza parole. Ma ad essere sinceri, sarebbe stato inappropriato utilizzarne. Sakura aveva bisogno di stare sola con i suoi pensieri. Per cercare di fare un po’ mente locale. Preferì stare zitto. Aspettò in silenzio che le dicesse qualcosa. Perché in fondo non aspettava altro: una sua risposta, un urlo, uno schiaffo, un imprecazione, una risata. Qualsiasi cosa. Basta che servisse a spezzare quell’orrendo silenzio. Sakura abbassò ancora di più lo sguardo. Shaoran non riusciva più a vederla in viso. ‘Adesso si rimette a piangere’ pensava tra se. Stettero ancora in silenzio. “Tornerò” aggiunse. Non seppe come gli era uscito dalla bocca. Ma era uscito e sperava in qualche modo di essere riuscito a evitare che tornasse a piangere. Sakura rimase ferma. Non alzò lo sguardo. Shaoran era seriamente preoccupato. Non sapeva più che pesci pigliare. Tornò di nuovo il silenzio inquietante che stava caratterizzando quella discussione. Poi, Sakura alzò la testa. Rifissò gli occhi su Shaoran, che nel frattempo la guardava immobile. Vide che le sue labbra si stavano aprendo in un piccolo sorriso. I suoi occhi lucidi lo intenerirono: “Ok” disse lei. “Come vuoi. Io ti aspetterò. Promettimi che tornerai”. Sorrise anche Shaoran. “Te lo prometto” e si mise una mano sul petto. Sakura sembrò sollevata. “Bene, allora facciamo un  patto:  in queste ore che ci rimangono, non dovremo assolutamente parlare della tua partenza. Ce le godremo fino in fondo!” disse raggiante. La Sakura di sempre. Shaoran accettò questo accordo. Gli prese la mano. Sakura allargò ulteriormente il suo sorriso, poi tornò a guardare la luna. Shaoran la imitò. Tornarono a guardare la fioca luce che illuminava quella piccola terrazza. Stettero nuovamente in silenzio. Stavolta però erano tranquilli, entrambi con un piccolo sorriso sulle labbra. Insieme. Mano nella mano. “A che ora parti?” chiese seria Sakura. Shaoran la fissò  stranito. Si guardarono per un po’. Scoppiarono a ridere. Sia Sakura che Shaoran non seppero trattenersi e scoppiarono in una risata sguainata. Sakura in particolare, notò la risata di Shaoran. Era la prima volta che lo vedeva ridere di gusto. Notò che aveva quasi le lacrime agli occhi. Ma quando vide che quegli stessi occhi erano rivolti verso di lei, arrossì. Smisero di ridere. Appoggiarono le loro teste al muro alle loro spalle. Continuavano a fissarsi. Si avvicinarono i loro visi. La musica di sottofondo continuava imperterrita. E loro non poterono far altro che seguire le sue note. Fino ad arrivare all’impatto desiderato. Si baciarono di nuovo. Con più enfasi. Rimase sempre un bacio semplice, lungo. Ma comunque era più sentito da entrambe le parti. Le mani attaccate. I respiri affannati, i cuori fuori controllo. Apparentemente come prima. In verità era completamente opposto. Erano più a loro agio. Sapevano di meritarlo quel bacio. Che in qualche modo era d’obbligo. Quando si sarebbero potuto baciare di nuovo così, con quell’atmosfera, la luna, un sottofondo musicale lento e romantico…La tristezza del annuncio ormai era svanita. E Sakura riusciva ad essere felice lo stesso. In cuor suo sapeva che la partenza l’avrebbe fatta stare molto male. Le bastava ricordare i mesi prima. E ora, la situazione peggiorava: avrebbe sentito la mancanza di quei baci, del respiro di lui sul viso, il battito incontrollato. Sentiva che tutto questo, che aveva appena scoperto, le sarebbe comunque mancato. Per questo in quel bacio, metteva se stessa. Voleva dirgli in quel modo, che in qualunque posto sarebbe andato, lei lo avrebbe amato e lo pensava. E Shaoran lo avvertiva.

***

Dopo essere tornati al piano sottostante, Shaoran e Sakura si rimisero a ballare. Come promesso, non parlarono più della partenza dell’indomani. E Shaoran ne era sollevato: vedeva Sakura più scatenata di prima. Sembrava divertirsi ancora di più. Sorrideva. E sapeva che quei sorrisi gli appartenevano, ora. Così, lui si lasciava trascinare, un po’ dalla musica, un po’ dal suo cuore.

 

Ore 01:07. La festa finisce. Gli invitati tornano a casa. Anche per Sakura è ora di tornare. In particolar modo per lei, dopo la sua giornata. “Le mie guardie ti accompagneranno a casa” le assicurò Sonomi. Lei annuì. Tomoyo filmava i resti della festa. Shaoran e Meiling erano esausti. In particolare, la cinesina, che aveva ballato senza freni per tutta la sera facendo capriole e spaccate a mezz’aria. Il suo esibizionismo l’aveva ridotta ad addormentarsi sulla panca. Shaoran era invece sudato e si stava riprendendo bevendo un po’ di coca. Sakura andò a salutarli. “Buonanotte Sakura” disse imbarazzato Shaoran. Lei ricambiò con un sorriso.

“Posso chiederti una cosa?” chiese Tomoyo, prendendola per il braccio per parlarle in privato. Le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò :“ Se domani alle 8:30 passano le mie guardie da te e ti portano qui per fare colazione qui, accetti? Shaoran parte alle 11:00… Almeno così lo accompagni all’aereoporto! Che te ne pare?”. Sakura rimase sbalordita. Rimase quasi commossa dal  modo in cui la sua amica si prendesse sempre tanta cura e disturbo per tirarle su il morale. Tomoyo le sorrideva pacificamente. E lei accettò la sua proposta. “Perfetto!” esclamò la mora, “allora fatti trovare pronta, mi raccomando!”.

“Ok… e grazie mille, Tomoyo”, le disse.

Lei le rispose con un sorriso dolce. “Allora Shaoran, andiamo a ad accompagnare Sakura alla porta?”

“Oh? A si… certo” disse lui un po’ distratto.

 

Così Sakura, accompagnata dal meglio dell’esercito di casa Daidouji, tornò a casa. Kerochan era crollato dal sonno e Sakura preferì lasciarlo a casa di Tomoyo. Tanto sarebbe tornata presto a riprenderlo.

 

Sotto le coperte, non sapeva cosa sarebbe stato giusto fare. Si sentiva triste: Shaoran sarebbe partito l’indomani e non sarebbe tornato molto presto. Ma allo stesso tempo era felice, perché l’indomani lo avrebbe rivisto. Era una situazione un po’ contraddittoria. Sapeva che avrebbe dovuto dormire: dopo la sua giornata pesante, l’enorme sforzo che aveva fatto, usando molte carte si ripercosse sul suo fisico. In più le emozioni erano state tante. E l’indomani si sarebbe dovuta svegliare presto. Ma era ben felice lo stesso perché sapeva che era per Shaoran, e questo bastava a non farle pesare la sua stanchezza. Infatti, temendo l’indomani di non riuscire a svegliarsi, si era fatta prestare la sveglia da suo padre e da suo fratello (non si sa mai!).

Si rigirò nel letto. Il suo sguardo era puntato verso il libro, appoggiato sulla scrivania. Quel libro, che le aveva sconvolto la vita. Adesso lo guardava distrattamente. Abbassò lo sguardo. Cercava di non pensare il più possibile all’ indomani, ma era difficile. Sentiva il cuore gravare sul petto. Era agitata. Non riusciva a dormire. Le tornò in mente il viso di Shaoran. Bello come il sole: i suoi capelli scuri, schiariti in un colore dorato dal sole, perennemente scompigliati e senza forma; i suoi occhi, piccoli da cinesino doc, così profondi, scuri; aveva notato che cambiavano a seconda del trattamento che le riservava. Si ricordò che durante il loro primo incontro, nella classe, i suoi occhi erano più chiari, le pupille dilatate, con lo sguardo circospetto di chi non si fida di nessuno. Ma quando la consolava, quando le era stato accanto, dopo il rifiuto di Yuki, erano più scuri, il suo sguardo era più dolce. Per non parlare del suo fisico: adatto ad ogni sport, a ogni difficoltà. Le spalle erano ben allargate, alto e slanciato. Certo, non come mister muscolo, ma anche lui aveva il suo ben da dire. Quasi si mise a ridere: si era accorta di questi particolari solo dopo il suo ritorno ad Hong Kong. Anche se lui non c’era stato, lei aveva fatto caso a queste piccole peculiarità. Aveva imparato a conoscere bene il suo Shaoran. Alzò lo sguardo, rivolgendolo alla finestra. La notte era buia, ma la luna continuava a risplendere. Scorse vicino alla finestra un vecchio peluche scuro. Era fatto un po’ male ed era pure sproporzionato. Ma a Sakura non importava: allungò un braccio e lo prese. Lo abbracciò e lo mise sotto le coperte insieme a lei. Dopo un po’, finalmente, si addormentò.

 

Guardava in alto. Il suo sguardo era perso. In quel momento non pensava a niente di specifico. Era stanco. Non era stato facile reggere la situazione. Tuttavia non riusciva a prendere sonno. Voltò il suo sguardo. Nel letto accanto lui, Meiling dormiva tranquillamente. Si potrebbe dire anche che un po’ russava. Il problema di ripartire l’indomani, attanagliava solo lui. Lui e Sakura. Ormai la partenza era stabilita. Non poteva più rimandarla. Ricordò il giorno prima, quando litigò al telefono con sua madre. Lui voleva restare un po’ di più. Ma lei non ne volle sapere: era a conoscenza del suo innamoramento per Sakura, e la cosa le aveva fatto tenerezza, conoscendo il carattere del figlio. Tuttavia era preoccupata. In Cina la situazione era insostenibile, soprattutto per chi andava all’estero. Sarebbe stata ben felice di mandarlo in Giappone, ma voleva che tutto fosse in regola, così non avrebbe avuto problemi in seguito. E sapeva che sarebbero venuti fuori altri problemi se Shaoran e Meiling non fossero tornati prima della scadenza del loro biglietto. Shaoran non poté più dire niente a riguardo. Sapeva che sua madre aveva ragione. Perciò non andò oltre e accettò a malincuore la scelta. Ma sentiva il cuore pesargli. Più che altro si sentiva in colpa nei confronti di Sakura: prima le aveva dichiarato il suo amore, mentre lei era abituata ancora a vederlo come un amico con cui confidarsi. Di punto in bianco l’aveva lasciata ed era ripartito, senza nemmeno lasciarle il tempo di fare chiarezza. Poi, fra una difficoltà e un'altra, ritornava, con la pretesa di sapere se Sakura avesse scelto. E adesso che finalmente anche lei si era dichiarata, la doveva nuovamente lasciare. Questo tira e molla lo fece snervare. Adesso sapeva che anche lei lo amava, e questo lo rese molto felice. Ma comunque avrebbe preferito rimanere con lei. Gli sarebbe bastato qualche giorno in più, almeno per godere di quell’amore appena sbocciato. Ma sapeva che era impossibile. In più non sapeva quando sarebbe tornato. Il futuro era incerto. Il suo amore sbocciato si, lo aveva reso felice, ma sapeva che sarebbe stata la causa di altri problemi. Scosse la testa: ‘Perché sono così pessimista! Ancora sono all’inizio e già mi faccio tutti questi problemi!’. Così si rigirò nel letto. E finalmente anche lui si addormentò.

***

“Ciao papà, tornerò per pranzo!” disse Sakura, che si era appostata vicino all’auto delle guardie di Tomoyo.

“Va bene, tesoro. Mi raccomando, non tardare!” fu la risposta di suo padre.

“ Non preoccuparti. Ciao!” gridò alla fine e si ritrasse nella macchina. Fece segno all’autista di partire. Si sentiva stranamente allegra quella mattina. Sapeva bene che quella felicità sarebbe durata poco, ma come aveva promesso a Shaoran, non pensò alla partenza (o perlomeno ci provò!) . Desiderava solo mostrarsi sorridente a lui, per non fargli pesare la situazione. Si affaccio al finestrino. La giornata era limpida. Tutto era veramente tornato alla normalità. Si sentiva rinfrancata. Anche se era settembre, i ciliegi appostati ordinatamente sul viale erano in fiore, rigogliosi e coloriti. Nonostante tutto, era una bella giornata.

 

“Vieni, Sakura!” la incitò Tomoyo. Sakura si lasciò trasportare. La stava facendo salire su per le scale, ma non sapeva fino a dove. “Ma dove mi porti?”  chiese. “Da Sahoran, ovvio!” disse lei sorridendo. Subito arrossì. “COSA?? Ma no, perché??... Non possiamo aspettarlo sotto??” fece lei. Si sentiva in imbarazzo ad entrare nella sua stanza. “Ma di che ti vergogni? Su avanti dai!”. Così alla fine entrarono. Shaoran era seduto sopra una valigia e cercava di chiuderla, ma invano. Non si era accorto della presenza delle due ragazze, così infuriato continuava a imprecare. “Io ti odio, Meiling! Mi vuoi spiegare perché diavolo ti sei voluta portare tutti questi vestiti?! Io con te non viaggio più!”. Sakura si mise a ridere. Ma il cinesino ancora non l’aveva notata. “Ma cosa vuoi?! Voi maschi, credete di sapere tutto, invece nella testa avete i girini che ballano! Cosa ne vuoi sapere di moda!” Disse Meiling, uscendo dal bagno. “Lascia faccio io!” scostò Shaoran e immediatamente chiuse con un colpo ben assestato di karate la valigia. Sahoran ci rimase basito: “Cioè… Io ci combatto da una mattinata… “ balbettò. Sakura rise più forte, insieme a Tomoyo. Stavolta i cinesi se ne accorsero e si voltarono. Scorsero le due ragazze scompisciarsi dalle risate. “Sakura!” esclamò felice Meiling, “allora vieni ad accompagnarci! Che bello!” e l’abbracciò. “Be’ si…” fece lei. Dalle spalle di Meiling scorse il dolce sorriso di Shaoran. Non disse nulla, ma le fece capire con il suo silenzio, che aveva apprezzato molto che fosse venuta. E lei non poté far altro che ricambiare timidamente. “Allora, avete finito con le valigie?” interruppe Tomoyo. “ Io ancora devo fare la mia. Volevo fare il galantuomo e aiutare prima Meiling” e si voltò verso la valigia appena chiusa “ma a quanto pare ho fatto una cavolata”. Sakura sorrise.  Gli faceva tenerezza. “Ok. Allora noi ti aspettiamo di sotto” fece Meiling. Così le ragazze lasciarono la stanza. Scesero giù per le scale e si diressero nella stanza da pranzo, dove la colazione era ordinatamente servita. Tuttavia le ragazze preferirono aspettare il Shaoran. Così si accomodarono e iniziarono a parlare. A un certo punto, però le interruppe la cameriera: “Mi scusi se la interrompo, signorina. Ma sua madre la chiama urgentemente”.

“Si arrivo” disse Tomoyo. “Un attimo vado ragazze, tornò subito” le lasciò. Sakura e Meiling la guardarono andare via. Rimasero in silenzio. La quiete di quella stanza le metteva un po’ soggezione. Meiling guardò di soppiatto la sua amica. Ci aveva riflettuto sopra ed arrivata ad una conclusione: era giusto parlargliene. Adesso che fra Sakura e Shaoran si era venuto a creare questo rapporto, lei aveva il diritto di sapere questo genere di cose. Così la richiamò:

“Sakura…”

“Si?” rispose lei distrattamente. Ma dallo sguardo cupo dell’amica, capì che c’era qualcosa. “Dimmi…”

Allora Meiling cominciò il suo discorso: “ Vedi, Sakura… Io… ecco… mi sembrava giusto parlartene. So che già per te è tanto dover sopportare questa partenza, ma vorrei che tu sapessi la verità. Te lo meriti. Shaoran non te lo direbbe mai. Ma so che tu non sei stupida, e sai che non posso tenere la bocca chiusa a riguardo”. Sakura cominciò a preoccuparsi. Cosa le doveva dire? Cos’altro c’era da sopportare?

“Vedi, Sakura… A luglio…. Shaoran ha avuto un incidente”.

“Cosa? Che tipo di incidente?” chiese Sakura allarmata.

“ Una macchina lo ha investito… Non ti preoccupare, adesso sta bene. Però è stato in ospedale per molto tempo. Ci siamo presi un bello spavento!” fece Meiling.

Un attimo di pausa.

Riprese:

“Però…”,

“Però?”

“Però non è guarito completamente. Ha rischiato la paralisi della gamba destra. Ha fatto terapia. Tuttora ha ancora problemi”. Improvvisamente venne un flash a Sakura: Senti, Shaoran… Hai avuto problemi?’. ‘No, no… Non ti preoccupare’. Ecco a cosa si riferiva Meiling, la scorsa sera. Le balenarono in mente tutti i salti e gli sforzi fisici che aveva fatto Shaoran la sera prima. Si sentì raggelare. ‘Adesso gli farà malissimo la gamba, ne sono sicura’ pensò fra se Sakura. Alzò la sguardo verso Meiling, che nel frattempo aspettava seria qualche cenno, una risposta. Ma Sakura non sapeva che dire. Era senza parole. Conoscendo Shaoran, anche lei capì che da lui non si sarebbe potuta aspettare la verità, a riguardo. Meiling non era più certa di aver fatto bene. Ma scorgendo un piccolo sorriso sul viso dell’amica, capì invece di aver fatto la scelta giusta.

“Grazie, per essere stata sincera… L’ho apprezzato molto, davvero…” fece lievemente.

“Non ti preoccupare… L’ho fatto perché mi sembrava giusto nei tuoi confronti…” e ricambiò il sorriso. Nonostante l’ennesima batosta, si sentì rinfrancata: le aveva fatto piacere che Meiling le avesse detto la verità. Stettero un po’ silenzio. Tornò Tomoyo.

“Scusate se ci ho messo tanto!”

“Non ti preoccupare, è tutto a posto” e le ragazze si fecero l’occhiolino. Tomoyo non capì molto.

“Oh, quasi dimenticavo… Tieni Sakura: sono i filmati della recita che ha fatto ieri la troupe di mia madre. Ci teneva a regalarteli” e le passò una torre di video cassette alta quasi quanto lei. Sakura un po’ stupita la prese, nella speranza che non cascasse, e l’appoggiò in un angolo. Nel frattempo Tomoyo si accomodò e aggiunse: “Mia madre si scusa di non poter fare colazione insieme a noi, ma ha molto lavoro da fare.”

“Capisco, non ti preoccupare”.

In quel momento arrivò anche Shaoran, un po’ sfinito. Aveva combattuto con un'altra valigia. Sakura  si sentì a disagio. Ripensò a ciò che le aveva appena detto Meiling. Ma subito quest’ultima le diede un pizzicotto le fece cenno di avvicinare l’orecchio. Le bisbigliò: “Mi raccomando, non fargli capire che te l’ho detto. Se lo viene a sapere è la volta buona che mi uccide!”. Sakura annuì e le promise il silenzio.

“Hai combattuto con un'altra valigia?” domandò ironicamente Tomoyo. Sakura e Meiling si misero a ridere.

“Uf, ridete pure!... E comunque sono riuscito a chiuderla senza problemi! Quasi…”

“Già, immagino come li hai piegati i vestiti” disse Meiling e cercò di imitarlo mostrando che arrotolava i vestiti come cartacce e poi li buttava alla rinfusa, mimando i  suoi gesti. Le ragazze risero più forte. Shaoran, invece, sembrava infastidito e le diede un pizzicotto.

“Ahi! Antipatico, non accetti lo scherzo!”

“Capita…”  fece lui ironico. E si andò a sedere vicino Sakura, la quale gli sorrise, ricevendo un veloce ricambio.

 

Ci fu un attimo di silenzio. E in quel momento i ragazzi si accorsero di un rumore, simile un ronzio. Era strano, sospetto. “Ma cos’è questo rumore” chiese Meiling. “Boh… sarà qualche zanzara, la stagione è quella…” rispose svogliato Shaoran. “No… è diverso” aggiunse Sakura. In effetti sembrava qualcosa di più famelico di una semplice zanzara. “Forse è qualche insetto più grosso… Vado a chiamare la cameriera” disse Tomoyo e fece per andarsene, ma fu fermata da Sakura che le rispose: “Non ti preoccupare, non c’è bisogno che la chiami. So già di che si tratta!”. Alzò la tovaglia e si piegò per vedere sotto. Vide un piccolo essere giallo di sua conoscenza che si pappava i biscotti che fino a due minuti prima erano sul tavolo e di cui Sakura aveva notato la scomparsa.

“Complimenti, Kerochan… Guarda che non c’è bisogno di mangiare sotto il tavolo!”

Il guardiano se ne accorse: era stato colto in fragrante con due biscotti smisurati nella bocca. Immediatamente li ingoiò e cercò di fare un sorriso innocente, per discolparsi.

“Ehm… be’… ecco… io…. Si insomma…” balbettò, cercando una scusa.

“Lascia perdere ed esci allo scoperto!”lo interruppe bruscamente Sakura, che ormai lo conosceva bene, e che aveva fatto l’abitudine alla sua testa-stomaco. Il povero kerochan uscì da sotto il tavolo e fu colpito dallo sguardo severo dei ragazzi. “Vergogna, sei proprio un ingordo!” fece Meiling.

“Tu stai zitta, che qui ti mangeresti anche il tavolo!” fece Shaoran per sdrammatizzare. Gli altri si misero a ridere, mentre Meiling ammise di essere una buona forchetta anche lei. Così i ragazzi passarono tranquillamente la mattinata, fra una risata e l’altra. La malinconia per la partenza dei cinesi era rimandata. E loro riuscirono a godersi quei momenti tranquilli.

***

Ore 10:30. Shaoran e Meiling  caricarono le loro valigie sulla macchina che li avrebbe accompagnati all’aeroporto. Quindi salirono: con loro andarono Tomoyo, Sakura, Kerochan (ovviamente nascosto!), e Sonomi. Arrivati scesero dall’auto ed entrarono. Sbrigarono tutte le faccende che bisognava fare prima del volo. Aspettarono una decina di minuti prima che fosse chiamato il loro volo. Shaoran e Sakura erano molto nervosi. Gli altri lo notarono. Ma non dissero nulla. Nessuno riuscì a spiccicare parola.

 

“Attenzione, prego. Il volo per Hong Kong delle 11:00 è pronto. I passeggeri sono pregati di recarsi all’imbarco.” I due ragazzi sentirono i brividi alla schiena. Il momento era arrivato.

 

Meiling e Shaoran andarono a imbarcare i bagagli. Prima di passare il metal detector, però, si fecero i saluti. Cominciò Meiling, che ringraziò Sonomi per la sua disponibilità e ospitalità. “Figurati, cara. Sei sempre la benvenuta!”. Passò a Tomoyo, al quale diede un forte abbraccio, ricambiato. “ Mi mancherete ragazze!” fece ad entrambe, e al loro abbraccio si unì anche Sakura, che stava già per piangere. Shaoran era tornato serio. Non diceva nulla. Aspettava, ma in verità non avrebbe voluto il confronto diretto con Sakura. Sapeva che sarebbe stato il ricordo più vivo, quello prima della partenza. E voleva che fosse perfetto. Gli sembrò di tornare indietro nel tempo. Lui aveva ricordato sempre il momento prima della partenza, quando Sakura corse fino all’aeroporto per salutarlo. Forse era il ricordo più forte che aveva conservato di tutta la sua avventura in Giappone. Per questo aveva paura. Perché, come al solito, non sapeva cosa dire.

 

Salutò Sonomi per prima, ringraziandola anche lui. Poi andò da Tomoyo. Si era accorto che anche con lei aveva stretto uno splendido rapporto. L’abbraccio e le sussurrò: “Grazie… Per tutto quello che hai fatto. Non lo dimenticherò mai”. Tomoyo si intenerì e ricambiò l’abbraccio. Fu molto sentito, da entrambe le parti. Sakura sentiva il cuore battergli forte, quando vide che la stretta del loro abbraccio si era allentata e che, dopo un attimo di esitazione, lui aveva posato gli occhi su di lei. Le si avvicinò. Tomoyo trascinò Meiling e Sonomi indietro, in modo da lasciargli un po’ di intimità.

 

Shaoran era serio. Non sapeva che dire. Era difficile. Non era imbarazzo, ma si trovava lo stesso ad arrossire. Sakura lo guardò affliggersi. Non sapeva dire niente neanche lei. Rimasero in silenzio per un po’. Non si dissero nulla. Sentivano solo la confusione tipica degli aeroporti. Ma nel loro cuore, albergava il silenzio.

“Aspetta…” si decise finalmente Sakura. Scavò un po’ nella sua borsetta, cercando di prendere qualcosa. Shaoran rimase sorpreso. Cosa stava cercando? Alla fine la risposta apparve materialmente davanti ai suoi occhi. Sakura teneva in mano un vecchio peluche scuro. Era fatto un po’ male ed era pure sproporzionato. Lo teneva in mano come se fosse di cristallo. Shaoran lo guardò quasi impaurito. Non sapeva che rispondere. Lo fissava ininterrottamente.

“Voglio che adesso lo tenga tu… Quando tornerai, sarai tu a ridarmelo! Ti va?” propose lei sorridendo. Lui era commosso. Sentiva il cuore a pezzi, che da un momento all’altro sarebbe scoppiato. La guardò negli occhi. Sakura continuava sorridergli. Sembrava tranquilla, anche se tratteneva goffamente le lacrime. Shaoran abbassò le sguardo. Non disse nulla. Stette in silenzio. Sembrava quasi tremare. Sakura cominciò a preoccuparsi. Temeva di averlo offeso, riportandogli il regalo che le aveva fatto lui tempo prima. Ma a un tratto, Shaoran gli saltò al collo e l’abbracciò fortemente. Le faceva quasi male quell’abbraccio. Ma era piacevole. Sakura sorrise, ma non poté fare a meno di piangere al contempo. Le lacrime scesero involontariamente. Immerse la sua testa nel collo della ragazzo, che nel frattempo la stringeva forte a sé. “Mi mancherai, Sakura… Tantissimo…” riuscì a dire. Sakura rimase in silenzio e si godette fino in fondo quell’abbraccio.

 

Rimasero un po’ così, sotto gli occhi inteneriti delle presenti. Sonomi sentiva quasi che le stessero per scendere le lacrime. Tomoyo e Meiling si guardarono complici come a dire ‘abbiamo fatto un buon lavoro’.

 

Shaoran la teneva ancora stretta a sé, quasi non volesse più lasciarla andare. E Sakura si lasciava trattenere. Non gli importava quello che avrebbero pensato le persone che la vedevano così stretta a lui, in mente le veniva solo il pensiero che non avrebbe avuto presto un abbraccio del genere. Che di certo, gli sarebbe mancato. “Attenzione, prego. Il volo per Hong Kong delle 11:00 è pronto. I passeggeri sono pregati di recarsi all’imbarco.” L’avviso si ripeté.  Così Shaoran si dovette scostare dalla sua amata e cercare di fare mente locale, o perlomeno di mantenere un po’ di dignità. Meiling fu costretta a interromperli. “Shaoran, mi dispiace… Ma dobbiamo andare…” fece addolorata. “ Si, tu vai avanti, adesso vengo anche io” le rispose. Così fece. L’attenzione di Shaoran si rivolse nuovamente su Sakura, che era tornata a sorridergli. Lui finalmente ricambiò. Le prese dolcemente la testa fra le mani e le disse serio: “Tornerò. Hai capito bene?! Tornerò! Non ti libererai di me tanto facilmente!” lei si mise a ridere dato il tono tremante del ragazzo, che le avrebbe dovuto dare l’impressione di essere sicuro di se e impavido, ma che appariva alle sue orecchie timido e impacciato. Shaoran se ne accorse e continuò a sorriderle. La fissò ancora un po’. Poi non poté più trattenersi. Le diede un grande bacio sulle labbra. Sakura sembrava sorpresa. Non se lo aspettava minimamente. Ma cercò di goderselo fin quando poteva. Non fu lungo. Quasi a stampo. Ma ci voleva, per suggellare quella promessa. Dopo essersi allontanato dal suo viso, prese l’orsacchiotto e lo appoggiò al petto. Dopo un attimo di esitazione, finalmente si decise a prendere quel maledetto aereo. Si allontanò completamente da lei. La salutò da lontano ancora una volta. Lei ricambiava, continuava a sorridergli.

 

I due cinesi oltrepassarono il metal detector. Ormai erano andati troppo lontano. Non si vedevano più. Sonomi e Tomoyo vollero aspettare un po’, prima di accompagnarla a casa. Il tempo che si riprendesse. Il piccolo kerochan, dalla borsa di Tomoyo piangeva, e finalmente aprì gli occhi sulla situazione: aveva capito solo in quel momento quanto era innamorata Sakura e adesso la vedeva li, con le mani congiunte la petto, con gli occhi persi nell’orizzonte.

 

“Sakura…” le si avvicinò Tomoyo. “Forse è meglio tornare a casa”.

Sakura fece segno di si. “Adesso vengo… Voi salite pure in macchina, io vi raggiungo” disse sorridendo, cercando di nascondere la sua tristezza. Lei annuì e insieme alla madre si diresse verso la macchina, posteggiata fuori.

 

Sakura tornò a guardare il vuoto. Fece un piccolo sorriso. “E io ti aspetterò, Shaoran”. I suoi occhi si illuminarono di gioia. E subito si mise a correre verso l’uscita. Con un dolce sorriso stampato sulle labbra. Lo avrebbe aspettato. Perché il cuore glielo imponeva. E lei felicemente, lo ascoltava.

Vedo ke è andata beneXDXD almeno a qualcuno è piaciuto:-) E sn felicissima xk.... SN RIUSCITA A METTERE L'HTML!!!!!XDXD Cmq Sto lavorando al prossimo capitolo,... preparate i fazzolettiXDXD
  
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