Anime & Manga > Card Captor Sakura
Segui la storia  |       
Autore: Anime fanatic    13/10/2009    3 recensioni
Allora: tanto per cominciare, vi informo, che è la mia prima fan fiction, e non so se vi piacerà...io spero di si:-) la storia è una continuazione di quello ke già abbiamo visto (le 2 serie e gli OAV)... infatti comincia proprio con quel famoso salto con cui si conclude la storia di Sakura e Shaoran (XDXD)... Buona letturaXDXD
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Poche nuvole in cielo. Una giornata un po’ nuvolosa, ma niente di preoccupante. A novembre ce ne sono tante di giornate così. Un po’ malinconiche, nuvolose, grigie, ma senza pioggia. Un po’ come il suo stato d’animo. Si potrebbe dire che erano molto simili: anche lei era malinconica, triste, grigia. Ma non lo faceva vedere. Non faceva niente che facesse capire come stava. Non una lacrima.

 

Erano passati due mesi. Due mesi da quella partenza. Ma Sakura non ci pensava, non voleva. Si era ripromessa di stare tranquilla durante l’assenza di Shaoran.

Esattamente era il 24 novembre. Sakura correva sui suoi pattini velocemente, tornando a casa. Era di buon umore, sorridente. Nonostante il cielo nuvoloso di quei giorni, si sentiva tranquilla. Era veloce, sentiva il vento graffiarle dolcemente il viso. Si svincolava per le strada con la sua spontanea agilità e intrepidezza. Rilassata, si lasciava guidare da quella corrente d’aria così travolgente, che l’aveva sempre guidata. Correva davanti a quelle vetrine piene di gente, senza badarci, con l’intento di arrivare presto a casa. E finalmente arrivò.

 

“Sono a casa” gridò. Si tolse i pattini e mise le ciabatte. Andò in cucina, sfilandosi lo zaino e togliendosi il cappello. “Ciao papà, non immaginavo che ci fossi anche tu” disse, lieta di quella piacevole sorpresa. “Sono riuscito a liberarmi. Come è andata oggi?” chiese dolcemente Fujitaka. “Bene, bene… Salgo in camera mia così metto a posto” e sparì dalla vista del padre. Lui la guardò correre per le scale. Appena fu scomparsa, il sorriso sparì e tornò serio. Ormai aveva più volte notato che Sakura passava la maggior parte del tempo nella sua stanza. Isolata, nel suo mondo. Era chiaro ormai in casa Kinomoto che Sakura amasse Shaoran e che se soffriva era solo per lui. Ma era brutto vederla così: Fujitaka sentiva la sua sofferenza anche se, ai suoi occhi, Sakura era sempre sorridente. Proprio per non fargli pesare nulla. Ma sia lui che Toy, sapevano che gli mancava  e non potevano fare nulla per aiutarla.

Fujitaka era immerso nei suoi pensieri quando entrò in casa anche lo stesso Toy. Passò in cucina e si salutarono. “Sakura?” chiese il fratello premuroso. “Dove vuoi che sia” rispose il padre quasi un po’ innervosito. Quella situazione gli dava sui nervi. Dalla risposta Toy capì tutto. Rivolse il suo sguardo verso le scale, un po’ pensieroso. Lasciò perdere e si andò a cambiare. “Inutile combattere con questa storia”, pensò: “sono passati due mesi e ancora non è tornato. Prima o poi dovrà aprire gli occhi”.

***

“Ciao Kero” disse Sakura sorridente. Nonostante le preoccupazioni che si faceva la sua famiglia, lei si sentiva tranquilla, di buon umore. “Si, si… ciao”, fu questo il misero saluto che il nostro kerochan seppe riservarle, data la sua attenzione nel videogioco. Sakura lasciò perdere, tanto ormai c’era abituata. Non cambiava più nulla. Tutto era uguale, come al solito.

 Si avvicinò alla scrivania e uscì i libri dallo zaino, per poi riporli nel loro posto. Faceva attenzione ad allinearli precisamente, dal più grande al più piccolo. Stranamente sorrideva. Non c’era un motivo. Era stranamente allegra. Canticchiava anche. Non fingeva per niente. Era veramente così allegra, anche se tutti ci aspettavamo pianti strappa capelli, mi dispiace deludervi. Per quei due mesi era sempre stata giù, di cattivo umore, ma quel giorno in particolare si sentiva sprizzare di allegria, parte integrante della sua personalità. Non voleva pensare a niente, sapeva che se ci avesse provato, si sarebbe concentrata solo sul suo ricordo. E non voleva, doveva dimostrare a se stessa che sarebbe riuscita a sorridere quando le si parlava di Shaoran, anche se non era vicino a lei. E pensandolo si sarebbe solo messa a piangere, perciò meglio non pensarci e vivere serenamente quella lontananza. Così decise che doveva almeno provare a stare tranquilla e non pensare più a niente.

Dopo aver posato i libri, si cambiò per stare casa. Si mise un comodo vestitino blu e si buttò stanca sul suo letto. Lentamente appoggiò la mano sopra la fronte.

Il suo sorriso era sparito.

 

‘Basta fingere’.

 Il pensiero di Shaoran era ricorrente, ogni giorno sentiva su di sé il peso più grande di lei di tutto questo. Quando era sola, o perlomeno quando non c’era nessuno che badava a lei, stava in silenzio. Non pensava a nulla in particolare, era un insieme aggrovigliato di ricordi delle sue esperienze, delle sue giornate,. Non piangeva più da molto tempo, ormai sapeva lei stessa che era inutile. Perciò stava immobile nel suo letto.

 

Non voleva più aspettare. Si alzò nuovamente e si mise a correre per andare di sotto, nella libreria. Il momento del giorno che preferiva.

Si posizionò davanti al computer e lo accese. ‘Perché è così lento questo coso???’ pensava nervosamente, battendo il dito sul mouse a ritmo discutibile. Finalmente fu accessibile. Si connetté alla sua posta elettronica. Prima di aprirla, però, fece un lungo sospiro. Riprese il mouse e cliccò.

 

Non ci sono nuovi messaggi.

 

Sakura rimase un po’ stordita. Poi abbassò la testa.  La appoggiò lentamente allo schermo del computer, davanti a quel vuoto bianco di fronte a lei.

Meiling, attraverso Tomoyo, era riuscita dare a Sakura il modo per contattare Shaoran, dandole il suo indirizzo di posta elettronica. Così per i primi tempi era riuscita a stare in contatto con Shaoran. All’inizio si mandavano continue e-mail. Ma negli ultimi tempi, Shaoran non si faceva più sentire. Sakura iniziava veramente a preoccuparsi. Il fatto che non la cercava più, la sua assenza senza fine. Erano tutte cose che le facevano pensare di non essere più nei suoi pensieri. Ed era quasi tentata di odiarlo, se la trattava così male, come se non valesse nulla. Sakura cominciò a prendere in considerazione queste riflessioni. Alzò la testa, in modo quasi meccanico. Poi la scosse con ferocia. ‘No, io so che Shaoran mi ama, me lo ha dimostrato in tante occasioni. Qui l’unica egoista sono io, che pretendo di avere tutto e subito. Shaoran mi ha fatto una promessa e sono sicura che la manterrà. Devo solo avere pazienza. Lui mi ama come io amo lui ’. E con questo pensiero spense il computer e si avviò nella sua camera e cominciò a fare i compiti, anche se era difficile concentrarsi.

***

Cominciò a piovere. Le gocce si infrangevano sulla sua finestra. ‘Che brutta giornata’ pensava Sakura fra se, nel pieno della sua distrazione. I suoi occhi erano fissi su quella finestra che le mostrava le nuvole sul cielo grigio e quella pioggia  ricoprire la città. Teneva la testa pesantemente sorretta dalle sue mani, con i gomiti appoggiati alla scrivania. Il piccolo Kerochan era accovacciato vicino alla finestra, intento a guardare anche lui quella brutta giornata. Aveva piovuto per tutto il pomeriggio, e sembrava che non  dovesse più smettere. “Domani sarà difficile pattinare, per terra sarà tutto fango” disse. Sakura annuì, senza troppa attenzione. “Quasi quasi utilizzerei la carta della luce per far tornare il sole” disse sogghignando maleficamente. “Non ci pensare nemmeno!” intervenne rapidamente Kerochan “Sai bene che non puoi utilizzare le carte per modificare eventi naturali!”

“Uff, si lo so…” rispose Sakura seccata da quel rimprovero. Tornò a concentrarsi su quei maledetti compiti. ‘Quanto è odiosa la matematica!’ pensava fra se. Non riusciva a far risultare nemmeno un problema. In un momento di disperazione, disse: “Uffa ma perché non ci riesco?! Se solo Shaoran fosse qui!...”. A questa esclamazione, il piccolo guardiano si girò verso Sakura, quasi come se avesse detto una bestemmia. Sakura si accorse di aver pensato a voce alta e incontrò lo sguardo preoccupato di Kerochan. Cercò  di rasserenarlo con un ‘va tutto bene’, ma lui non era per niente tranquillo. Tuttavia si rigirò verso la finestra e guardando quelle gocce così piccole abbattersi sul vetro, si mise a pensare. “Poverina. Quanto dovrà aspettare ancora?”.

Sakura rinunciò alla matematica e pensò di fare gli altri compiti. ‘Inutile provare: ma di sicuro lui  riuscirebbe a fare questi problemi. Lui si che era bravo’ pensò. ‘In effetti sapeva fare bene solo la matematica’ e sul viso le si disegnò un piccolo sorriso.

***

La giornata continuò come sempre. Sakura stava risalendo per le scale per andarsi a coricare. Arrivata alla soglia della porta della sua camera, l’aprì ed entrò. Trovò Kerochan che guardava un film d’azione alla televisione. Tanto ne era attratto, che incitava a voce alta i protagonisti nelle loro azioni eroiche: “Forza Goku!!! Fai vedere a quel mostro chi comanda!” . Sakura non ci fece caso più di tanto. Semplicemente si cambiò e indossò il pigiama.  Ordinò le ultime cose e si avvicinò alla televisione, spegnendola. “ Ehi ma che fai…”, “basta per oggi: è ora di andare a letto”. Kerochan, rassegnato,  non protestò e volò verso il suo adorato lettino. Si rintanò tra le coperte e mugugnò un piccolo “buonanotte”, dato che la stanchezza gli appesantì le palpebre. Sakura sorrise e gli augurò altrettanto. Quindi, dopo aver spento la luce, si coricò anche lei. Già sotto le coperte, allungò un braccio per prendere la sveglia. La regolò per l’ora in cui si sarebbe dovuta svegliare e poi la riposò. Ritirò il braccio tra le calde coperte, aspettando che Morfeo la irretisse nel suo incantesimo. Ma fu interrotta: suo padre entrò e con lui anche la luce del corridoio. “Sakura, già ti sei messa a letto?” chiese sorpreso. “Be’ si … oggi ero un po’ stanca e volevo coricarmi presto …” “Ma sono solo le 9!! Com’è possibile che tu già sia stanca?!”.Ci fu un attimo di silenzio. Dopo un po’, Fujitaka rinunciò  e disse: “ Va bene, Sakura. Come vuoi. Buona notte” e richiuse la porta. Ritornò il silenzio. Sakura si rigirò nel letto, cercando di addormentarsi. Le venne in mente solo una frase: “Non ti preoccupare, papà. Prima o poi tornerà, e vedrai che tutto tornerà come prima”. Si addormentò.

***

Cadde una foglia. Sakura la intravedeva dalla finestra vicino al suo banco. La vide adagiarsi lentamente, sull’abisso infinito sul quale cadde. Sakura la seguiva con lo sguardo. Dopo averla vista cadere a terra, alzò gli occhi verso il cielo. Il sole era tornato, c’erano solo poche nuvole in cielo. Sakura non sembrò notare la differenza. Quella mattina si sentiva abbacchiata, stanca, priva di emozioni, distratta.  A un certo punto, il suo viaggio mentale verso il cielo fu interrotto. Qualcuno la strattonava. Si girò: era Tomoyo, con lo sguardo allarmato. “Che c’è?” le disse; “Lo vorremmo sapere anche noi, Sakura: cosa c’è di così interessante  da far passare in secondo piano la tua attenzione a scuola?” aggiunse inacidita più che mai la professoressa di geografia. Sakura arrossì, abbassò il capo, imbarazzata. La classe la fissava, qualcuno un po’ divertito, attendendo una sua risposta. E dopo Sakura si decise a rispondere: “Niente … Mi scusi”. La prof , dopo un paio di minuti, lasciò perdere e continuò a spiegare. Sakura fece un sospirò di sollievo, ma venne strattonata di nuovo, e sempre dalla stessa persona. “Cerca di stare attenta Sakura, ti prego!” le bisbigliò preoccupata Tomoyo. Sakura annuì, le sorrise e fissò lo sguardo alla professoressa, con l’intento di non distrarsi più. Ma ovviamente, mentre gli occhi rimanevano fermi, la mente volava. La situazione della prima ora si dilungò per tutte le altre.

***

Ormai aveva  rinunciato a stare attenta, inutile provarci. Era distesa sul banco, più distratta che mai…

 

Scese a terra, finalmente … non vedeva l’ora…

 

Ebbe un sussulto. Si alzò immediatamente. I suoi occhi verdi erano spalancati. Avvertiva un’ aura magica, ma che non riconosceva. L’avvertiva a tratti, perciò non capiva se era buona o cattiva. Non sembrava molto potente, ma comunque non era da sottovalutare. Sakura era in piedi, con la sguardo fisso nel vuoto. “Buongiorno, Sakura” le disse Terada sorridendole. Sakura si svegliò da quel torpore improvviso e si accorse di essere in piedi, mentre il resto della classe rideva a crepapelle. Sakura, nuovamente sotto l’attenzione di tutti, si risedette, e più imbarazzata di prima, si scusò. Anche Terada la prese a ridere, e dopo aver calmato il tumulto che si era venuto a creare, ritornò alla sua lezione. “Sakura, che ti prende?” chiese l’amica preoccupata. “ Scusa Tomoyo, ma oggi sono proprio senza testa.  Non ti preoccupare” e si girò di nuovo verso il professore. Tomoyo, un po’ titubante, preferì non farle altre domande, e ritornò anche lei alla spiegazione. Anche se non sembrava, Sakura era nuovamente immersa nei suoi pensieri. Pensava all’aura che aveva avvertito. In quel momento non la sentiva più, ma c’era stato un attimo in cui si era chiaramente messa in risalto. In quel frangente Sakura aveva intuito qualcosa, che l’aveva messa in agitazione, qualcosa di strano. Pensò che non essendosi più fatta sentire, probabilmente se l’era immaginata. Si, forse era così. Forse doveva solo stare attenta.

***

“Sakura, si può sapere che ti prende? Non sei stata un solo minuto attenta, oggi!”

“Lo so, scusami. Il fatto è che, mentre Terada spiegava…. ecco… io…”

“Cosa?”

“Lascia perdere. Giuro che domani sarò attentissima” forse non era il caso di allarmarla inutilmente, perciò non le disse nulla dell’aura che aveva avvertito.

Tomoyo e Sakura stavano uscendo da scuola, dirigendosi verso il cancello. Sorridevano fra loro parlando della distrazione di Sakura. Tomoyo le si parò davanti.

“Sakura io lo dico per te di stare atten…”

 

Un groppo in gola.

 

Tomoyo, con gli occhi sgranati verso un punto, rimase a bocca aperta, non trovando la forza per continuare la sua frase. Sakura la guardava, aspettando che completasse il discorso. “Tomoyo… stai bene?”. Immobile, l’altra continuava a tenere la bocca aperta. Dal suo sguardo, Sakura intuì che stava fissando un punto. C’era qualcosa dietro di loro. Allora si girò e guardò.

 

Vicino la rete, sotto un albero di ciliegio, se ne stava seduto su di una panca. Aveva l’aria impaziente, con lo sguardo rivolto verso la strada. Indossava una maglia gialla, con sopra un giubbotto sportivo scuro, e dei jeans neri. Teneva i gomiti sulle ginocchia, con le dita intrecciate. Sembrava nervoso. Tamburellava incessantemente il tallone sinistro e sbuffava.

 

Le cadde una lacrima. Che poi fu seguita da altre. Altre ancora. Una cascata. Ma sorrideva: le si disegno un grande sorriso in viso. E dopo qualche attimo di esitazione, gridò il suo nome:

 

“SHAORAAAAAAAAAAAAAAAAAN!”

 

Lui si girò in direzione del mittente. La vide, avvolta nel suo solito e inspiegabile imbarazzo, fra le lacrime e la gioia. Come se non la riconoscesse, si alzò meccanicamente, con gli occhi spalancati. E finalmente le sorrise.

 

Si guardarono, esitanti. Insicuri, imbarazzati, felici. Davanti a lei c’era finalmente lui, Shaoran. ‘Lo sapevo, lo sapevo! Ne ero sicura! Sapevo che sarebbe tornato!’  e gli corse incontro. Lui l’attendeva con le braccia aperte, pronto a prenderla. L’accolse fra le sue braccia forti. Lei si aggrappò completamente a lui, attaccandosi con le braccia ma anche con le gambe. Immerse il viso nel collo di lui, e cominciò a piangere disperatamente. Shaoran le teneva la testa fra le mani, cercando di tranquillizzarla. Lei piangeva, piangeva e urlava, sempre più forte. Stava sfogando tutto quello che aveva sopportato in quei due mesi lontana da lui. Tutto quello che non aveva confessato nemmeno a Tomoyo, che era sempre stata lo scrigno dei suoi segreti, ora lo stava liberando in quel pianto assurdo, fra le braccia del suo adorato Shaoran. E lui, come aveva sempre fatto, le stava vicino, sorridendole.

 

Shaoran la teneva ancora su di se. Sembrava che non si volesse più staccare da lui. Nel frattempo Tomoyo (che non aveva perso tempo con la sua telecamera), si avvicinò alla coppia. Li osservava: Sakura singhiozzava nervosamente, immersa nel collo del suo amato, che intanto era diventato rosso come un pomodoro. Tomoyo li guardava, ben distante da non disturbarli, e sorrideva lietamente di quel ricongiungimento. Shaoran la vide e accennò un saluto forzato, dato che non riusciva a divincolarsi da quell’abbraccio. Lei ricambiò. Sakura invece era come un parassita attaccato a Shaoran, che non sembrava volersi togliere, per nessuna ragione al mondo. Se avesse realmente potuto, ci sarebbe rimasta. I suoi occhi, più luminosi che mai, si concentrarono su di lui, che le sorrideva alquanto imbarazzato. Era come se stessero insieme da un’infinità di tempo e quindi erano abituati ad abbracci così affettuosi. Ma Shaoran avvertiva ancora quei brividi tipici del primo e ancora innocente amore, e la sua timidezza di certo non lo aiutava. Sakura invece non riusciva a trattenersi. Finalmente Shaoran era tornato e lo teneva fra le sue braccia. Aveva stampato sul viso un sorriso enorme, ma lo stesso piangeva come una fontana. Sentiva la sua testa che scoppiava, date le due azioni contraddittorie. Dopo averlo guardato ancora un po’ negli occhi abbassò la testa e l’appoggiò al suo petto. Shaoran, non sapendo che fare, la strinse a se. Tenendo la sua testa fra le mani e sussurrandole all’orecchio frasi consolatrici: “Non piangere Sakura, sono qui, sono con te. Non devi piangere”. Da un angolo Tomoyo riprendeva la scena, intenerita dalle lacrime dell’amica.

Il vento soffiava forte. La fronde dell’albero di ciliegio che li sovrastava si muoveva, come a ballare. Come se dovesse far capire a chi la guardava che, a muoverla, non era un semplice vento. Era aria di cambiamento.

 

Passarono alcuni minuti, prima che Sakura capisse di essere diventata molto simile a una piovra, così si allontanò (di pochi millimetri) da Shaoran che, non ancora abituato a tutto quell’affetto, era diventato rosso dall’imbarazzo. Sakura si asciugò le lacrime e posò gli occhi su di lui, che la guardava un po’ stralunato. I suoi occhi scuri si intenerirono appena vide quelli di lei colorarsi di un verde intenso che rispecchiava la felicità della ragazza. Il cuore batteva forte ad entrambi, come se uno avesse finalmente capito di non poter vivere senza l’altro. Sakura si accovacciò nuovamente nel suo collo, stavolta senza piangere. Aveva un piccolo sorriso nascosto.

 

 “Ops… Quasi dimenticavo!” e si scostò immediatamente da lei. Si girò e prese qualcosa che teneva con se sulla panchina. Glielo mostrò: Sakura rimase a bocca aperta. Non riusciva a crederci. Se ne era ricordato. Lo guardava immobile, fra le mani di Shaoran, protese verso di lei.

“Io mantengo sempre le mie promesse” disse timidamente lui. Sakura lo prese: si era proprio lui, un vecchio peluche scuro. Era fatto un po’ male ed era pure sproporzionato, ma era il simbolo materiale del loro amore. Lei lo prese con movimenti rallentati, come se avesse paura di romperlo. Dopo averlo un po’ revisionato da tutte le parti, lo strinse forte al cuore. Shaoran fece un sorriso, lui che di sorrisi ne regalava pochi. Sakura alzò lo sguardo verso di lui, e si aggrappò nuovamente alle sue spalle. “Grazie. Ero sicura che me lo avresti riportato”, gli sussurrò all’orecchio. Shaoran arrossì lievemente, sentendosi quasi sopravvalutato. Sakura avvicinò le mani al suo collo, carezzandoglielo dolcemente, e suscitandogli numerosi brividi alla schiena. Chiuse gli occhi per immergersi totalmente su di lui, sul quel suo strano odore che avrebbe riconosciuto fra mille. Lo sentiva forte, come la prima volta che lo aveva incontrato, anche ora lo avvertiva. Si concentrò su quello. Poi riaprì gli occhi, lentamente, posandoli sul ciliegio che li sovrastava. Li abbassò lentamente , ed ebbe un sussulto. Shaoran, nonostante  avesse la stessa cognizione dello spazio di un uomo in coma, se ne accorse e prendendole le spalle, le chiese: “Ehi…. C’è qualcosa che non va?”

“Cos’è quello?” domandò spaventata. Lui si girò, e anche Tomoyo volse lo sguardo: appoggiata, sulla panchina, c’era una stampella. Shaoran la vide, e quasi se ne vergognò. Sakura invece l’adocchiava come se potesse prendere vita da un momento all’altro. Shaoran tornò a guardare la sua amata e, nella speranza che si calmasse, le disse : “Non ti preoccupare, una sciocchezza. Sono caduto dalle scale e mi sono preso una storta. Niente di preoccupante” e le rivolse uno di quei sorrisi che riservava solo a lei. Sakura sembrò essersi tranquillizzata e gli accennò un piccolo sorriso. Ma dentro di se, sapeva che era una bugia. Una vocina le diceva che probabilmente quella stampella era legata all’incidente di cui le aveva parlato Meiling, poco prima che partissero. ‘Che sia successo qualcosa? Magari di irreparabile?’. Riuscendo a pensare solo al peggio, decise che era meglio non dire niente, fingendo di non sapere nulla di quello spiacevole episodio. Sapeva che, se Shaoran non gliene avrebbe parlato, era solo perché non voleva farla soffrire più di quanto aveva già fatto. Così  non proferì parola e silenziosamente celò le sue preoccupazioni.

 

Shaoran gli prese le mani, fissando i suoi occhi scuri, su quelli di Sakura. Ma non dimentichiamoci che a sorvegliare la situazione (con la sua inseparabile telecamera)  c’era Tomoyo. Aveva osservato per tutto il tempo il ricongiungimento dei suoi amici, ma dopo un po’ capì di essere di troppo.

“Bè  ragazzi, io devo proprio andare … so che sarà difficile senza di me, ma ho troppi impegni da sbrigare!” disse ironicamente. Sakura e Shaoran volsero lo sguardo verso di lei, ridendo. Rise anche Tomoyo: “Sono contenta che tua sia tornato, Shaoran. Mi fa molto piacere! Ci vediamo” e si allontanò. I due la guardarono allontanarsi, in silenzio. Shaoran allora propose:

“Ti va di fare una passeggiata?”

“Volentieri!” rispose sorridendo. Posò il suo orsacchiotto nello zaino e gli prese la stampella.

Lui la ringraziò, un po’ imbarazzato. “Andiamo al parco?”, “ Va bene”e fu li che si diressero.

***

Si sedettero sotto un albero, sull’erba. Ormai era tardo pomeriggio, e l’aria si era fatta più fredda. Shaoran piegò la gamba sinistra, mentre tenne distesa quella destra. Sakura invece rimase affascinata dal tramonto. Stettero un po’ in silenzio a fissare l’orizzonte. Poi cominciarono a parlare:

“Allora, come va qui in Giappone?” chiese Shaoran

“Be’… tutto come al solito, niente di particolare. La signorina Mitsuki  si è trasferita a tutti gli effetti nella nostra scuola, e insegna matematica. Con lei sto lievemente migliorando!”

“ Sono contento. Da quanto so, la matematica non è proprio la tua materia preferita”

“Già”

“E i nostri compagni? Rika, Chiharu, Yamazaki…”

“Bè è successo qualcosa” lo interruppe lei, con uno sguardo malizioso.

“Cioè?” chiese incuriosito lui.

“Ecco… Chiharu e Yamazaki si sono ufficialmente messi insieme!”

“Alleluja!” esclamò ridendo Shaoran.

Entrambi risero. Non si erano mai messi a parlare così tranquillamente, da soli. Finalmente stavano insieme felicemente, come era giusto che fosse.

Ma dopo un po’ calò il silenzio. Sakura osservò di soppiatto la gamba di Shaoran, un po’ intimorita.

“Allora” cominciò, dato che voleva vederci chiaro e sapere la verità: “Mi spiegheresti come ti sei fatto male alla gamba?”

Shaoran, leggermente arrossito, rispose: “Bè… niente di che, sono scivolato dalle scale e ho preso una storta…”

“Tutto qui?”

“…Si, tutto qui…”

“Tutto qui”.

“ Si… tutto… tutto qui, si”

“Tutto qui, ok”

“Già”,

Shaoran cominciava ad avere il sospetto che la domanda di Sakura avesse uno scopo ben preciso, perciò cominciò a temere.

Nel frattempo, Sakura aveva volto lo sguardo da un'altra parte, facendo finta di crederci. Shaoran preferì mettere da parte le sue preoccupazioni e rilassarsi davanti a quella piacevole compagnia.

“Non è che il fatto che porti la stampella ha un nesso con l’incidente che hai avuto a luglio?”

 

‘Oh cavolo!’pensò.

 

Non rispose, non disse nulla. Smise anche di respirare. Sakura, più tranquilla che mai, con gli occhi verso di lui, aspettava senza alcuna fretta una risposta. Shaoran, il perfetto contrario: si girò meccanicamente verso di lei, stupito e con il respiro trattenuto. Stettero in silenzio per qualche minuto.

“Ma no… che dici… incidente io?eheh..!” cercò disperatamente di rimediare, ma invano.

“ So la verità, Shaoran. Ormai è inutile che fingi” disse schietta lei.

Vedendosi ormai  con le spalle al muro, Shaoran capì di non poter tornare indietro e si fece serio, anzi arrabbiato.

“ E’ stata Meiling, vero? Le avevo detto di non dirti niente…”

“ Meiling ha fatto la cosa giusta, non prendertela con lei. Ha capito che fosse giusto che io dovessi sapere la verità, buona o brutta. Quello che non hai fatto tu”.

  Lo so, e hai ragione Sakura. Ma non mi sembrava il caso di allarmarti rivelandoti una cosa del genere e dopo andarmene e lasciarti sola con tutte le tue preoccupazioni. Ti conosco e so che ti saresti fatta un sacco di problemi inutili in questi mesi pensando al peggio, per una cosa che ormai faceva parte del passato”.

“ A quanto pare no” puntualizzò Sakura.

Non riuscì a ribattere niente. Aveva centrato in pieno.

Abbassò semplicemente lo sguardo. Sakura allora gli si avvicinò e gli prese la mano.

“Ascoltami Shaoran. Ho capito quello che vuoi dire, e ti ammiro, perché sei nel giusto. Ma io… io voglio sapere tutto di te”.

Lui volse lo sguardo verso di lei, sorpreso. Lei arrossì lievemente, ma riuscì a riprendere il discorso. “Vorrei che tu mi dicessi tutto, anche si tratta di cose passate, o future, belle o brutte. Io… è vero, probabilmente mi preoccuperò, ma… sarò contenta di preoccuparmi per te, Shaoran”

Era partito. Rosso d’imbarazzo, la guardava fisso negli occhi. Mentre lei parlava, lui: ‘Ti amo, ti amo, ti amo, TI AMO! Anche per questo, perché oltre ad essere bella, quando parli hai il potere di farmi cadere in uno stato di trance assurdo. Sei sincera, e mi capisci…’. Queste cose Shaoran, le pensava soltanto, ma sperava che gli si leggesse negli occhi la sua emozione.

Sakura sentiva di essersi completamente aperta e arrossì, calando il volto. Poi lo alzò di nuovo e regalò al peperone che aveva davanti un dolce sorriso. Lui ricambiò, e capì che ormai doveva raccontargli la verità. Si allontanò dal suo viso e cominciò:

“Ecco… Allora, la cosa non è grave come può sembrare. E’ vero che è il fatto che tengo la stampella è legato a quell’incidente, ma significa che sto guarendo. I medici mi hanno detto che ci vuole un po’ perché i legamenti naturali del ginocchio si riuniscano dopo l’operazione, ed è per questo che mi fa un po’ male. Devo solo aspettare una settimana e finalmente potrò buttare questa schifezza di stampella” concluse Shaoran.

“ Ma perché quando sei tornato la prima volta non l’avevi?”

“Perché allora avevo ancora i legamenti artificiali che mi avevano messo”.

“ Oh, capisco.” Sakura sembrò dispiaciuta: le faceva un po’ impressione sentir parlare di operazioni, legamenti articificiali… La spaventavano quelle parole.

“Credimi, Sakura. Sono sulla via della guarigione” le disse sorridendo.

“ Ma ti fa molto male?”

“ No, perché prende degli antidolorifici. Tranquilla”.

Vedendo il suo sorriso, Sakura si rassicurò e gli sorrise anche lei. Appoggiò la sua testa sulla spalla di Shaoran, sicura di sapere la verità. Anche Shaoran sembrava rasserenato: sentiva di essersi tolto un peso dal cuore. Appoggiò la testa sopra quella di Sakura, e guardò il tramonto. Sakura lo sentì sopra di lei e si sentì quasi mancare. Chiuse gli occhi. Poi gli confessò:

“Mi sei mancato, Shaoran”. Lui si girò di scatto versò di lei, sorpreso. Eppure lei sembrava tranquilla. Sorrideva beatamente e lo guardava con gli occhi dolci che lo avevano fatto innamorare. Gli sorrise lievemente e rispose.

“Anche tu mi sei mancata. Credimi, se avessi potuto non sarei mai partito.”

“Non importa che tu sia partito, l’importante è che sei tornato”. Sorrise di nuovo.

“Sei troppo buona, Sakura. Ma la verità è che ho perso un sacco di tempo solo per procurarmi i certificati, il visto, farmi la carta di identità, e quindi…”

“Hai la carta d’identità??” lo interruppe Sakura.

“Bè si… adesso che ho 13 anni la posso fare”

“Ti prego me la fai vedere? Dai…” lo scongiurò.

Lui arrossì, imbarazzato: “No, per favore: so che vuoi vedere la foto! E sono venuto con una faccia che sembro un coniglio!”

“Ti preeeeeeego….!” E colpì con le migliori armi delle donne: gli occhi lucidi e il labbro tremolo. Davanti a una faccia sbrilluccicosa come quella che aveva assunto Sakura, non seppe proferir parola. Uscì dalla tasca quel maledettissimo foglietto e lo porse sulle mani frementi di Sakura, la quale dopo averlo preso, lo aprì e guardò: un tipetto alquanto imbronciato e seccato la guardava con i suoi occhi castani e i capelli arruffati più che mai, però nonostante  avesse l’aria arrabbiata, si potevano scorgere due denti fuori dalle labbra che avrebbero dovuto rappresentare il sorriso di Shaoran. Lui pregava affinché non cominciasse a ridere come aveva fatto Meiling la prima volta che aveva visto quella foto (vi lascio immaginare), ma Sakura non si mise a ridere. Fece solo un piccolo sorriso. Lo trovava bellissimo: si sarebbe tenuta molto volentieri quel documento, perché lo trovava dolcissimo. Shaoran se ne accorse e sorrise anche lui.

“Non è vero che sembri un coniglio! Sei venuto benissimo!” disse contenta.

“Lo dici solo per non farmi vergognare!”

“No, anzi credo che tu sia venuto molto bene!” e glielo restituì.

Lui lo riposò in tasca. Volse il viso e la guardò. Anche lei lo guardava. Entrambi erano seri, l’atmosfera era perfetta, nonostante ci fosse un po’ freddo. Ma non erano i colpi di vento a dettare i brividi che Shaoran avvertiva. Sakura gli si avvicinò al viso e gli schioccò un piccolo bacio sulla bocca. Lui un po’ stranito, si avvicinò a lei e ricambio con un altro. E poi altri. E altri ancora. Fino ad arrivare ad un bacio lungo, goduto. Si carezzarono fra loro i visi, mentre quel bacio si appassionava sempre di più. Shaoran si staccò per un secondo e le confessò. “Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento”. Sakura gli sorrise e ripartirono da dove si erano fermati. Con l’imbarazzo che caratterizzava il loro amore, più uniti che mai.

***

Erano ormai le 20:00 passate e Shaoran stava accompagnando Sakura a casa. Sulla soglia di  casa, Sakura si parò davanti al cancello:

“ Domani verrai a scuola?” gli chiese.

“Be’ certo… E’ ovvio!” disse lui sorridendo.

“Allora… ci vediamo domani”e andò verso la porta di casa sua.

“ A domani” disse lui, aspettando di vederla entrare.

Ma Sakura, davanti alla porta che stava per aprire, si fermò. Si volse verso  Shaoran, che l’adocchiava sorridendo. Sakura ricambiò, ma dopo un attimo di esitazione, si allontanò dalla porta e corse fino davanti al cancello, di fronte a lui. Gli diede un piccolo bacio e gli sussurrò: “Buonanotte, Shaoran” e corse subito dentro casa. Shaoran, pietrificato, rimase impassibile, ma dopo aver ripreso conoscenza, chiuse gli occhi e sorrise beatamente. Era felicissimo e alzò le mani al cielo in segno di vittoria, anche la stampella perché no. Così, con l’aria di chi aveva appena fieramente scalato l’Everest, si allontanò, mentre Sakura, che sbirciò dalla finestra per vedere il suo amato manifestare la sua gioia, rideva divertita.

 

Non riusciva ancora a crederci. Shaoran era tornato. Ed erano stati insieme tutto il pomeriggio! Avevano parlato tutto il tempo, interrompendo alcuni discorsi con teneri baci. Era tornato, anche se non tutto intero; ma meglio di niente! Pregò che guarisse presto. Ma almeno era tornato, e lo avrebbe rivisto l’indomani stesso, a scuola… Scuola…Scuola?

“I COMPITI!” gridò Sakura, allarmata e in piedi.

“Mostriciattolo che ti prende, hai gli incubi mentre mangi??” chiese Toy, simpatico come sempre.

In effetti, Sakura si alzò alquanto impetuosamente da tavola durante la cena, sotto gli occhi increduli del padre, del fratello e di Yuki. Dopo essersene accorta, arrossì e si risedette subito.

“Scu-scusate…”

“Hai dimenticato di farli, Sakura?” chiese dolcemente Yuki.

“Ehm, si… oggi pomeriggio sono stata fuori. Per fortuna non sono molti, li farò dopo cena” rispose sollevata.

“Ma dove sei stato tutto il tempo, oggi?” chiese incuriosito il padre.

Lei arrossì non aspettandosi quella domanda, ma alla fine confessò: “Be’… ecco… Oggi è tornato Shaoran”

“ COSA?? IL CINESINO ANTIPATICO??”  gridò Toy, alzandosi stavolta lui

“ Davvero? Stamattina?” chiese invece Fujitaka.

“All’ora di pranzo o giù di lì”

“Perciò sei stata tutto il tempo con lui?” chiese Yuki, sorridendo maliziosamente.

“ Be’… diciamo di si” e arrossì

Yuki e Fujitaka sorrisero fra di loro. Sapevano che Sakura aveva sofferto molto per la lontananza di Shaoran , e perciò gli sembrava più che giusto che passasse del tempo con lui. Ma dello stesso parere non era di certo Toy:

“ E quindi siete stati tutti il tempo insieme, eh?? E che avete fatto?! Eravate da soli?? Avanti sputa il rospo! Giuro che appena lo incontro, gli sparo a quel cinesino del malaugurio!”

“ Avanti smettila, Toy! Non Sono affari tuoi” corse in aiuto Yuki.

“Certo che sono affari miei! Si tratta di mia sorella e non voglio che a girarle intorno sia un stupido moccioso impertinente!E poi…” si sedette, come se non riuscisse a completare quel discorso.

“E poi?” chiese il suo amico,

“E poi… non voglio che faccia soffrire il mio mostriciattolo”.

Sakura si intenerì. Sapeva che infondo suo fratello le voleva molto bene.

“ Non ti preoccupare, Toy. Vedrai che le cose miglioreranno d’ora in poi”

Gli altri tre, che in quei due mesi si erano tanto preoccupati per la nostra Sakura, vollero crederle, anche se Shaoran, ai loro occhi, aveva ancora molto da dimostrare.

***

“COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA? IL MOCCIOSO CINESE E’ TORNATO???”

A Sakura sembrò di rivivere un deja vu. Prese lo zaino e sfilò dall’interno il suo adorato peluche. Da quella prova schiacciante, Kerochan capì che Sakura diceva la verità. All’inizio sembrò arrabbiato, ma poi:

“Immagino che sarai contenta…”

“Si molto” rispose sorridendo, mentre sistemava il suo animaletto sul solito comodino.

“E… sai quanto rimarrà?”

“Non gliel’ho voluto chiedere. Non volevo rovinare quel momento”

“Capisco” e si accovacciò nel suo cassetto-stanzetta.

Sakura si accorse della sua preoccupazione. Anche Kerochan, come la sua famiglia, sapeva che Sakura meritava di più e non era giusto che soffrisse a quel modo, ancora così piccola. Sakura avrebbe voluto spiegare a tutti che il suo amore per Shaoran era vero, e che sarebbe stata veramente disposta a tutto pur di non perderlo, seppure potesse sembrare precoce. Perciò si avvicinò al cassetto dell’amico e grattandogli la testa con le dita gli disse:

“ So che il nostro inizio non è stato dei migliori, ma so anche che Shaoran mi ama almeno quanto lo amo io. Non ha scelto lui di stare lontano, ma finalmente è tornato. Sono felicissima!” disse avvicinandosi al letto per coricarsi. Continuò:

“Non pretendo che tu prova lo stesso, Kero, ma mi farebbe piacere se fossi contento almeno per me…”

Kerochan, allora intenerito dal discorso della sua giovane amica, rispose: “Sono contento di vederti felice dopo tanto tempo, Sakura”

“Grazie. Buonanotte Kerochan”

“Buonanotte, piccola Sakura”

Ed entrambi si lasciarono andare ad un sonno profondo, senza pensare più alle lacrime del passato, ne ai dubbi sul futuro. Soltanto sorridendo per il presente.

***

Entrando in classe, il primo obbiettivo di Tomoyo, fu scagliarsi su Sakura, tappezzandola di domande (alquanto inopportune!)

“ Allora com’è andata? Che ti ha detto? Come stava? Ti ha detto che ti ama? Vi siete baciati? Quanto siete stati insieme?”

“ Calmati Tomoyo…ecco no… non abbiamo fatto niente…”

“Forza tutti a sedere!”

“NOOOOOOOOOOOOOOOOO!! Non ho ancora avuto le informazioni che volevo!”

Ma l’ordine era stato dettato. Terada era un professore buono d’animo, ma non ammetteva per nessun motivo perdite di tempo. Così Tomoyo, nonostante non avesse scoperto niente di succoso sulla Love Story di Sakura e Shaoran, si andò a sedere. Sakura sorrise un po’ imbarazzata, ma pensò che avrebbe dovuto cominciare a temere la curiosità della sua amica, anche se le voleva molto bene: ‘e queste domande sono solo per il primo giorno’, rifletté. Ma in ogni caso, sapeva che molte cose sarebbero cambiate. Anche se non sapeva quanto dovesse rimanere esattamente Shaoran, aveva intenzione di stare con lui il più possibile con lui. E di certo avrebbe dovuto cambiare orari e abitudini per uscirci insieme. Ma era contenta che tutto cambiasse, anzi non vedeva l’ora. Il ritorno di Shaoran era il segno che tutto stava andando per il meglio e si stava indirizzando per la retta via. ‘Si, da oggi si cambia atteggiamento!’ si ripromise. Così decise di seguire ogni minima cosa, parola e anche starnuto del professore, che nel frattempo si era messo a fare l’appello. Tutti presenti. Dopo un attimo di esitazione, rivolse lo sguardo ai suoi alunni, che come tutti i normali mortali erano annoiati a morte e non vedevano l’ora di scappare.

“Allora ragazzi, prima di cominciare il normale svolgimento della lezione, ho una notizia da darvi”

Il 50% della classe si risvegliò, ma di questa percentuale non fece parte Sakura.

“Sono sicuro che vi farà piacere sapere che avrete un nuovo compagno di classe… anche se… non so se si possa definire proprio così” sorrise maliziosamente.

L’ 80%, e Sakura ancora dormiva.

Leggendo la perplessità nelle facce dei propri alunni, il professore si girò verso la porta.

“Coraggio, avvicinati”.

Ed entrò

 

Il 100%

 

Sakura si svegliò col rumore della porta che si apriva. E lo vide.

 

Shaoran entrò in classe, zoppicando un po’ a causa della stampella. Non seppe fare a meno di sorridere, dato che appena aveva messo dentro l’aula il piede, tutti i suoi compagni lo guardarono sorpresi e lieti di rivederlo.

Un'altra caratteristica di Terada era l’ordine: non sopportava schiamazzi urla o cose del genere.

Ebbene i suoi alunni se ne fregarono altamente e raggiunsero a corse lo sventurato cinese, un po’ in difficoltà e molto imbarazzato. I compagni cominciarono a fargli un sacco di domande.

Shaoran era davanti a loro, e anche davanti Sakura. Sakura però non gli si avvicinò: rimase in piedi davanti al suo banco, immobile. Anche se sapeva che Shaoran sarebbe venuto a scuola quel giorno, rimase sorpresa. Sarebbe dovuta scoppiare dalla felicità, ma era troppo stupita per muovere qualsiasi parte del corpo per manifestare la sua gioia. Niente. Lo vide, immerso negli schiamazzi e nelle urla.

Per i suoi compagni la sorpresa era vederlo a scuola.

Per Sakura la sorpresa era che indossava la divisa scolastica e sulla spalla la cartella.

 

Shaoran, non capiva più niente. Tutti i compagni gli facevano tante domande ma lui riusciva a rispondere a pochi. Qualcuno lo abbracciava anche ma lui non ci badava: cercava Sakura con gli occhi, ma non la trovava. Cominciò a preoccuparsi, ma guardandosi un po’ intorno la vide. Si era avvicinata alla calca silenziosamente. Appena la vide, sorrise imbarazzato, ma dopo aver visto che lei non ricambiava, si fece serio. Temette di aver sbagliato qualcosa.

Sakura si fece spazio fra i suoi compagni e gli si parò davanti. Shaoran si rivolse a lei, ma senza dire nulla. Sembrava dispiaciuto o semplicemente spaventato dal fatto che Sakura non mostrasse alcuna emozione. Era lì, immobile davanti ai suoi occhi. I compagni si erano fatti da parte zittiti, notando il gelo che si era venuto a creare fra i due ragazzi. Calò un silenzio inquietante, di cui rimase stupito anche Terada. Tutto si era fermato. Sakura non riusciva a spicciare parola e nemmeno Shaoran dimostrò molta loquacità.

 

Silenzio. Solo quello.

 

No. Non solo quello. Anche una lacrima, più lacrime. Tante lacrime, troppe.

 

Sakura scoppiò a piangere in modo quasi capriccioso, senza alcun ritegno.  Shaoran sorpreso rimase a bocca aperta, e divenne rosso come un pomodoro, appena Sakura lo abbracciò forte a se, davanti ai compagni increduli.

Pianse, pianse e ancora pianse. Sembrava che nulla potesse consolare quel pianto. Lui ricambiò l’abbraccio fortemente, in modo da fargli sentire che anche il suo cuore batteva forte. Chiuse gli occhi e sorrise dolcemente, consolandola con carezze delicate. Ma Sakura si era completamente dimenticata che si trovava a scuola e i compagni sorpresi, bisbigliavano fra loro e confessavano di non capire perché Sakura piangesse a quel modo disperato.

Dopo un paio di secondi, Sakura si staccò da Shaoran, e tra un singhiozzo e un altro, disse:

“ N-non sapevo… c-come potevo immaginare che… che tu volessi… Insomma.. q-quanto hai intenzione di stare qui, Shaoran?”

“Io… io mi sono trasferito qua a tutti gli effetti, Sakura. Che c’è, non sei contenta?”.

“E perché non dovrei esserlo?”

Dopo quelle parole, gli occhi di Sakura si spalancarono irradiando uno splendido verde luminoso, che affascinarono Shaoran tanto da farlo arrossire (lo so, sempre che arrossisce èJ). I compagni urlarono e applaudirono (avete presente quelle urla fastidiose che vi fanno gli amici quando, per esempio ci provate con qualcuno o vi baciate pubblicamente per la prima volta? Ecco quello). Ma nonostante loro, Sakura lo abbracciò ancora più forte, mentre Shaoran si sentì mancare il fiato. Ricominciò a piangere.

“ E’ solo che… NON ME LO AVEVI DETTO QUESTO, SHAORAN!!”

“ Be’ volevo farti una sorpresa. Ma stai certa che se avessi saputo che avresti avuto questa reazione, te lo avrei detto!” cercò di rimediare lui. I compagni si misero a ridere, anche Sakura.

Colpo di tosse. Tutti si girarono, mentre Terada che era al culmine della pazienza, cercava inutilmente di attirare l’attenzione da una buona decina di minuti.

“Forza tutti a posto! Dobbiamo cominciare a spiegare!”

E tutti obbedirono.

 

Tomoyo e Sakura tornarono dal bagno. La nostra eroina si era finalmente calmata ed era tornata serena. Tomoyo tenendole la mano, cercava di tranquillizzarla ripetendole che tutto era andato per il meglio. Sakura si rasserenò grazie all’aiuto dell’amica e insieme a lei rientrò in classe. L’impressione che ebbe fu stranissima: le sembrò di essere tornata al passato. Terada scriveva alla lavagna i nuovi appunti di italiano e i suoi compagni, disinteressati, copiavano senza capire bene quello che scrivevano. Si diresse verso il suo banco, il solito. Il penultimo vicino alla finestra. Ma nell’avvicinarsi scorse dietro la sua sedia Shaoran, seduto nel banco dietro al suo, intento a copiare attentamente gli appunti del professore. Non si era accorto che Davanti a lui, Sakura aveva l’aria spaesata. In realtà nessuno se ne accorse. Era veramente come essere tornati indietro nel tempo. Dopo essersi guardata un po’ intorno Sakura si sedette. Osservò la lavagna, poi si voltò verso Tomoyo, che si era messa a scrivere gli appunti. Tutti erano come annoiati, come se quella routine abitudinaria seccasse a tutti. Ma l’unica che non riusciva riconoscerla era Sakura. Capì che in quei mesi era stata assente più di quanto pensasse, e forse era per quello che ora che tutto si era aggiustato, riconosceva gli ambienti e i compagni.

“Sakura” la richiamò Shaoran.

Lei che era completamente immersa nei suoi pensieri, quasi si spaventò. Poi si girò. Shaoran la guardava preoccupato.

“Va tutto bene, Sakura?” le chiese. Dopo un po’ di esitazione.

“Si, Shaoran, Va tutto bene. Scusa per la mia stupida reazione. No hai idea di quanto sia contenta rivederti fra i banchi” gli sorrise.

Lui ricambiò e le accarezzò la mano discretamente, in modo da non farsi vedere dai compagni. Lei gliela strinse, e alla fine si girò.

 

Guardò fuori dalla finestra. Il cielo era finalmente limpido, come non era da molti giorni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E ho finito il secondo capitolo!!!!!!!!!!!!!!!Alèèè mi scuso per averci messo così tanto a scriverlo, ma di tempo ne ho avuto poco, con l’inizio della scuola… In ogni caso volevo puntualizzare alcune cose…

1)      Intanto vi avverto che la storia non è assolutamente finita: ho in mente delle ideuzze alquanto diaboliche. Non avete idea di cosa ho intenzione di combinare a sti poveracci XDXD

2)      Io non capisco assolutamente niente di medicina, quindi è molto probabile che inventerò cose (tipo i legamenti artificiali che gli ho fatto mettere a quel povero disgraziato: pura invenzione). Perciò non ci badate se quello che ho scritto a vostra sapere, non ha assolutamente senso.

3)      Per le materie, dato che di Recente non mi sono aggirata per le scuole giapponesi, ho pensato di mettere le materie che si studiano qui in Italia, visto che non so quali si studiano li (anche perché mi sembra piuttosto problematico che in Giappone studino l’italiano -.-“)…

Non ho altro da aggiungere. Mi dispiace per il miele che ho sparso in questi capitoli, non siete obbligati a leggere il seguito… Se lo fate, però, mi fa piacereJ Cercherò di essere più veloce, in futuro!

Ciao a tutti

 

P.S. RecensiteJ

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Card Captor Sakura / Vai alla pagina dell'autore: Anime fanatic