Poche nuvole in cielo. Una giornata un po’ nuvolosa, ma niente di preoccupante. A novembre ce ne sono tante di giornate così. Un po’ malinconiche, nuvolose, grigie, ma senza pioggia. Un po’ come il suo stato d’animo. Si potrebbe dire che erano molto simili: anche lei era malinconica, triste, grigia. Ma non lo faceva vedere. Non faceva niente che facesse capire come stava. Non una lacrima.
Erano passati due mesi. Due mesi da quella partenza. Ma Sakura non ci pensava, non voleva. Si era ripromessa di stare tranquilla durante l’assenza di Shaoran.
Esattamente era il 24 novembre. Sakura correva sui suoi pattini velocemente, tornando a casa. Era di buon umore, sorridente. Nonostante il cielo nuvoloso di quei giorni, si sentiva tranquilla. Era veloce, sentiva il vento graffiarle dolcemente il viso. Si svincolava per le strada con la sua spontanea agilità e intrepidezza. Rilassata, si lasciava guidare da quella corrente d’aria così travolgente, che l’aveva sempre guidata. Correva davanti a quelle vetrine piene di gente, senza badarci, con l’intento di arrivare presto a casa. E finalmente arrivò.
“Sono a casa” gridò. Si tolse i pattini e mise le ciabatte. Andò in cucina, sfilandosi lo zaino e togliendosi il cappello. “Ciao papà, non immaginavo che ci fossi anche tu” disse, lieta di quella piacevole sorpresa. “Sono riuscito a liberarmi. Come è andata oggi?” chiese dolcemente Fujitaka. “Bene, bene… Salgo in camera mia così metto a posto” e sparì dalla vista del padre. Lui la guardò correre per le scale. Appena fu scomparsa, il sorriso sparì e tornò serio. Ormai aveva più volte notato che Sakura passava la maggior parte del tempo nella sua stanza. Isolata, nel suo mondo. Era chiaro ormai in casa Kinomoto che Sakura amasse Shaoran e che se soffriva era solo per lui. Ma era brutto vederla così: Fujitaka sentiva la sua sofferenza anche se, ai suoi occhi, Sakura era sempre sorridente. Proprio per non fargli pesare nulla. Ma sia lui che Toy, sapevano che gli mancava e non potevano fare nulla per aiutarla.
Fujitaka era immerso nei suoi pensieri quando entrò in casa anche lo stesso Toy. Passò in cucina e si salutarono. “Sakura?” chiese il fratello premuroso. “Dove vuoi che sia” rispose il padre quasi un po’ innervosito. Quella situazione gli dava sui nervi. Dalla risposta Toy capì tutto. Rivolse il suo sguardo verso le scale, un po’ pensieroso. Lasciò perdere e si andò a cambiare. “Inutile combattere con questa storia”, pensò: “sono passati due mesi e ancora non è tornato. Prima o poi dovrà aprire gli occhi”.
***
“Ciao Kero” disse Sakura sorridente. Nonostante le preoccupazioni che si faceva la sua famiglia, lei si sentiva tranquilla, di buon umore. “Si, si… ciao”, fu questo il misero saluto che il nostro kerochan seppe riservarle, data la sua attenzione nel videogioco. Sakura lasciò perdere, tanto ormai c’era abituata. Non cambiava più nulla. Tutto era uguale, come al solito.
Si avvicinò alla scrivania e uscì i libri dallo zaino, per poi riporli nel loro posto. Faceva attenzione ad allinearli precisamente, dal più grande al più piccolo. Stranamente sorrideva. Non c’era un motivo. Era stranamente allegra. Canticchiava anche. Non fingeva per niente. Era veramente così allegra, anche se tutti ci aspettavamo pianti strappa capelli, mi dispiace deludervi. Per quei due mesi era sempre stata giù, di cattivo umore, ma quel giorno in particolare si sentiva sprizzare di allegria, parte integrante della sua personalità. Non voleva pensare a niente, sapeva che se ci avesse provato, si sarebbe concentrata solo sul suo ricordo. E non voleva, doveva dimostrare a se stessa che sarebbe riuscita a sorridere quando le si parlava di Shaoran, anche se non era vicino a lei. E pensandolo si sarebbe solo messa a piangere, perciò meglio non pensarci e vivere serenamente quella lontananza. Così decise che doveva almeno provare a stare tranquilla e non pensare più a niente.
Dopo aver posato i libri, si cambiò per stare casa. Si mise un comodo vestitino blu e si buttò stanca sul suo letto. Lentamente appoggiò la mano sopra la fronte.
Il suo sorriso era sparito.
‘Basta fingere’.
Il pensiero di Shaoran era ricorrente, ogni giorno sentiva su di sé il peso più grande di lei di tutto questo. Quando era sola, o perlomeno quando non c’era nessuno che badava a lei, stava in silenzio. Non pensava a nulla in particolare, era un insieme aggrovigliato di ricordi delle sue esperienze, delle sue giornate,. Non piangeva più da molto tempo, ormai sapeva lei stessa che era inutile. Perciò stava immobile nel suo letto.
Non voleva più aspettare. Si alzò nuovamente e si mise a correre per andare di sotto, nella libreria. Il momento del giorno che preferiva.
Si posizionò davanti al computer e lo accese. ‘Perché è così lento questo coso???’ pensava nervosamente, battendo il dito sul mouse a ritmo discutibile. Finalmente fu accessibile. Si connetté alla sua posta elettronica. Prima di aprirla, però, fece un lungo sospiro. Riprese il mouse e cliccò.
Non ci sono nuovi messaggi.
Sakura rimase un po’ stordita. Poi abbassò la testa. La appoggiò lentamente allo schermo del computer, davanti a quel vuoto bianco di fronte a lei.
Meiling, attraverso Tomoyo, era riuscita dare a Sakura il modo per contattare Shaoran, dandole il suo indirizzo di posta elettronica. Così per i primi tempi era riuscita a stare in contatto con Shaoran. All’inizio si mandavano continue e-mail. Ma negli ultimi tempi, Shaoran non si faceva più sentire. Sakura iniziava veramente a preoccuparsi. Il fatto che non la cercava più, la sua assenza senza fine. Erano tutte cose che le facevano pensare di non essere più nei suoi pensieri. Ed era quasi tentata di odiarlo, se la trattava così male, come se non valesse nulla. Sakura cominciò a prendere in considerazione queste riflessioni. Alzò la testa, in modo quasi meccanico. Poi la scosse con ferocia. ‘No, io so che Shaoran mi ama, me lo ha dimostrato in tante occasioni. Qui l’unica egoista sono io, che pretendo di avere tutto e subito. Shaoran mi ha fatto una promessa e sono sicura che la manterrà. Devo solo avere pazienza. Lui mi ama come io amo lui ’. E con questo pensiero spense il computer e si avviò nella sua camera e cominciò a fare i compiti, anche se era difficile concentrarsi.
***
Cominciò a piovere. Le gocce si infrangevano sulla sua finestra. ‘Che brutta giornata’ pensava Sakura fra se, nel pieno della sua distrazione. I suoi occhi erano fissi su quella finestra che le mostrava le nuvole sul cielo grigio e quella pioggia ricoprire la città. Teneva la testa pesantemente sorretta dalle sue mani, con i gomiti appoggiati alla scrivania. Il piccolo Kerochan era accovacciato vicino alla finestra, intento a guardare anche lui quella brutta giornata. Aveva piovuto per tutto il pomeriggio, e sembrava che non dovesse più smettere. “Domani sarà difficile pattinare, per terra sarà tutto fango” disse. Sakura annuì, senza troppa attenzione. “Quasi quasi utilizzerei la carta della luce per far tornare il sole” disse sogghignando maleficamente. “Non ci pensare nemmeno!” intervenne rapidamente Kerochan “Sai bene che non puoi utilizzare le carte per modificare eventi naturali!”
“Uff, si lo so…” rispose Sakura seccata da quel rimprovero. Tornò a concentrarsi su quei maledetti compiti. ‘Quanto è odiosa la matematica!’ pensava fra se. Non riusciva a far risultare nemmeno un problema. In un momento di disperazione, disse: “Uffa ma perché non ci riesco?! Se solo Shaoran fosse qui!...”. A questa esclamazione, il piccolo guardiano si girò verso Sakura, quasi come se avesse detto una bestemmia. Sakura si accorse di aver pensato a voce alta e incontrò lo sguardo preoccupato di Kerochan. Cercò di rasserenarlo con un ‘va tutto bene’, ma lui non era per niente tranquillo. Tuttavia si rigirò verso la finestra e guardando quelle gocce così piccole abbattersi sul vetro, si mise a pensare. “Poverina. Quanto dovrà aspettare ancora?”.
Sakura rinunciò alla matematica e pensò di fare gli altri compiti. ‘Inutile provare: ma di sicuro lui riuscirebbe a fare questi problemi. Lui si che era bravo’ pensò. ‘In effetti sapeva fare bene solo la matematica’ e sul viso le si disegnò un piccolo sorriso.
***
La giornata continuò come sempre. Sakura stava risalendo per le scale per andarsi a coricare. Arrivata alla soglia della porta della sua camera, l’aprì ed entrò. Trovò Kerochan che guardava un film d’azione alla televisione. Tanto ne era attratto, che incitava a voce alta i protagonisti nelle loro azioni eroiche: “Forza Goku!!! Fai vedere a quel mostro chi comanda!” . Sakura non ci fece caso più di tanto. Semplicemente si cambiò e indossò il pigiama. Ordinò le ultime cose e si avvicinò alla televisione, spegnendola. “ Ehi ma che fai…”, “basta per oggi: è ora di andare a letto”. Kerochan, rassegnato, non protestò e volò verso il suo adorato lettino. Si rintanò tra le coperte e mugugnò un piccolo “buonanotte”, dato che la stanchezza gli appesantì le palpebre. Sakura sorrise e gli augurò altrettanto. Quindi, dopo aver spento la luce, si coricò anche lei. Già sotto le coperte, allungò un braccio per prendere la sveglia. La regolò per l’ora in cui si sarebbe dovuta svegliare e poi la riposò. Ritirò il braccio tra le calde coperte, aspettando che Morfeo la irretisse nel suo incantesimo. Ma fu interrotta: suo padre entrò e con lui anche la luce del corridoio. “Sakura, già ti sei messa a letto?” chiese sorpreso. “Be’ si … oggi ero un po’ stanca e volevo coricarmi presto …” “Ma sono solo le 9!! Com’è possibile che tu già sia stanca?!”.Ci fu un attimo di silenzio. Dopo un po’, Fujitaka rinunciò e disse: “ Va bene, Sakura. Come vuoi. Buona notte” e richiuse la porta. Ritornò il silenzio. Sakura si rigirò nel letto, cercando di addormentarsi. Le venne in mente solo una frase: “Non ti preoccupare, papà. Prima o poi tornerà, e vedrai che tutto tornerà come prima”. Si addormentò.
***
Cadde una foglia. Sakura la intravedeva dalla finestra vicino al suo banco. La vide adagiarsi lentamente, sull’abisso infinito sul quale cadde. Sakura la seguiva con lo sguardo. Dopo averla vista cadere a terra, alzò gli occhi verso il cielo. Il sole era tornato, c’erano solo poche nuvole in cielo. Sakura non sembrò notare la differenza. Quella mattina si sentiva abbacchiata, stanca, priva di emozioni, distratta. A un certo punto, il suo viaggio mentale verso il cielo fu interrotto. Qualcuno la strattonava. Si girò: era Tomoyo, con lo sguardo allarmato. “Che c’è?” le disse; “Lo vorremmo sapere anche noi, Sakura: cosa c’è di così interessante da far passare in secondo piano la tua attenzione a scuola?” aggiunse inacidita più che mai la professoressa di geografia. Sakura arrossì, abbassò il capo, imbarazzata. La classe la fissava, qualcuno un po’ divertito, attendendo una sua risposta. E dopo Sakura si decise a rispondere: “Niente … Mi scusi”. La prof , dopo un paio di minuti, lasciò perdere e continuò a spiegare. Sakura fece un sospirò di sollievo, ma venne strattonata di nuovo, e sempre dalla stessa persona. “Cerca di stare attenta Sakura, ti prego!” le bisbigliò preoccupata Tomoyo. Sakura annuì, le sorrise e fissò lo sguardo alla professoressa, con l’intento di non distrarsi più. Ma ovviamente, mentre gli occhi rimanevano fermi, la mente volava. La situazione della prima ora si dilungò per tutte le altre.
***
Ormai aveva rinunciato a stare attenta, inutile provarci. Era distesa sul banco, più distratta che mai…
Scese
a terra, finalmente …
non vedeva l’ora…
Ebbe un sussulto. Si
alzò immediatamente. I suoi occhi verdi erano
spalancati. Avvertiva un’ aura magica, ma che non
riconosceva. L’avvertiva a
tratti, perciò non capiva se era buona o cattiva. Non
sembrava molto potente,
ma comunque non era da sottovalutare. Sakura era in piedi, con la
sguardo fisso
nel vuoto. “Buongiorno, Sakura” le disse Terada
sorridendole. Sakura si svegliò
da quel torpore improvviso e si accorse di essere in piedi, mentre il
resto
della classe rideva a crepapelle. Sakura, nuovamente sotto
l’attenzione di
tutti, si risedette, e più imbarazzata di prima, si
scusò. Anche Terada la
prese a ridere, e dopo aver calmato il tumulto che si era venuto a
creare,
ritornò alla sua lezione. “Sakura, che ti
prende?” chiese l’amica preoccupata.
“ Scusa Tomoyo, ma oggi sono proprio senza testa. Non ti
preoccupare” e si girò di nuovo verso
il professore. Tomoyo, un po’ titubante, preferì
non farle altre domande, e
ritornò anche lei alla spiegazione. Anche se non sembrava,
Sakura era
nuovamente immersa nei suoi pensieri. Pensava all’aura che
aveva avvertito. In
quel momento non la sentiva più, ma c’era stato un
attimo in cui si era
chiaramente messa in risalto. In quel frangente Sakura aveva intuito
qualcosa,
che l’aveva messa in agitazione, qualcosa di strano.
Pensò che non essendosi più
fatta sentire, probabilmente se l’era immaginata. Si, forse
era così. Forse
doveva solo stare attenta.
***
“Sakura, si
può sapere che ti prende? Non sei stata un solo minuto
attenta, oggi!”
“Lo so, scusami. Il
fatto è che, mentre Terada spiegava….
ecco… io…”
“Cosa?”
“Lascia perdere.
Giuro che domani sarò attentissima” forse non era
il
caso di allarmarla inutilmente, perciò non le disse nulla
dell’aura che aveva
avvertito.
Tomoyo e Sakura stavano uscendo
da scuola, dirigendosi verso il cancello.
Sorridevano fra loro parlando della distrazione di Sakura. Tomoyo le si
parò
davanti.
“Sakura io lo dico
per te di stare atten…”
Un groppo in gola.
Tomoyo, con gli occhi sgranati
verso un punto, rimase a bocca aperta, non
trovando la forza per continuare la sua frase. Sakura la guardava,
aspettando
che completasse il discorso. “Tomoyo… stai
bene?”. Immobile, l’altra continuava
a tenere la bocca aperta. Dal suo sguardo, Sakura intuì che
stava fissando un
punto. C’era qualcosa dietro di loro. Allora si
girò e guardò.
Vicino la rete, sotto un albero
di ciliegio, se ne stava seduto su di una
panca. Aveva l’aria impaziente, con lo sguardo rivolto verso
la strada.
Indossava una maglia gialla, con sopra un giubbotto sportivo scuro, e
dei jeans
neri. Teneva i gomiti sulle ginocchia, con le dita intrecciate.
Sembrava
nervoso. Tamburellava incessantemente il tallone sinistro e sbuffava.
Le cadde una lacrima. Che poi
fu seguita da altre. Altre ancora. Una
cascata. Ma sorrideva: le si disegno un grande sorriso in viso. E dopo
qualche
attimo di esitazione, gridò il suo nome:
“SHAORAAAAAAAAAAAAAAAAAN!”
Lui si girò in
direzione del mittente. La vide, avvolta nel suo solito e
inspiegabile imbarazzo, fra le lacrime e la gioia. Come se non la
riconoscesse,
si alzò meccanicamente, con gli occhi spalancati. E
finalmente le sorrise.
Si guardarono, esitanti.
Insicuri, imbarazzati, felici. Davanti a lei
c’era finalmente lui, Shaoran. ‘Lo sapevo, lo
sapevo! Ne ero sicura! Sapevo che
sarebbe tornato!’ e
gli corse incontro.
Lui l’attendeva con le braccia aperte, pronto a prenderla.
L’accolse fra le sue
braccia forti. Lei si aggrappò completamente a lui,
attaccandosi con le braccia
ma anche con le gambe. Immerse il viso nel collo di lui, e
cominciò a piangere
disperatamente. Shaoran le teneva la testa fra le mani, cercando di
tranquillizzarla. Lei piangeva, piangeva e urlava, sempre
più forte. Stava
sfogando tutto quello che aveva sopportato in quei due mesi lontana da
lui.
Tutto quello che non aveva confessato nemmeno a Tomoyo, che era sempre
stata lo
scrigno dei suoi segreti, ora lo stava liberando in quel pianto
assurdo, fra le
braccia del suo adorato Shaoran. E lui, come aveva sempre fatto, le
stava
vicino, sorridendole.
Shaoran la teneva ancora su di
se. Sembrava che non si volesse più
staccare da lui. Nel frattempo Tomoyo (che non aveva perso tempo con la
sua
telecamera), si avvicinò alla coppia. Li osservava: Sakura
singhiozzava
nervosamente, immersa nel collo del suo amato, che intanto era
diventato rosso
come un pomodoro. Tomoyo li guardava, ben distante da non disturbarli,
e
sorrideva lietamente di quel ricongiungimento. Shaoran la vide e
accennò un
saluto forzato, dato che non riusciva a divincolarsi da
quell’abbraccio. Lei
ricambiò. Sakura invece era come un parassita attaccato a
Shaoran, che non
sembrava volersi togliere, per nessuna ragione al mondo. Se avesse
realmente
potuto, ci sarebbe rimasta. I suoi occhi, più luminosi che
mai, si
concentrarono su di lui, che le sorrideva alquanto imbarazzato. Era
come se
stessero insieme da un’infinità di tempo e quindi
erano abituati ad abbracci
così affettuosi. Ma Shaoran avvertiva ancora quei brividi
tipici del primo e
ancora innocente amore, e la sua timidezza di certo non lo aiutava.
Sakura
invece non riusciva a trattenersi. Finalmente Shaoran era tornato e lo
teneva
fra le sue braccia. Aveva stampato sul viso un sorriso enorme, ma lo
stesso
piangeva come una fontana. Sentiva la sua testa che scoppiava, date le
due
azioni contraddittorie. Dopo averlo guardato ancora un po’
negli occhi abbassò
la testa e l’appoggiò al suo petto. Shaoran, non
sapendo che fare, la strinse a
se. Tenendo la sua testa fra le mani e sussurrandole
all’orecchio frasi
consolatrici: “Non piangere Sakura, sono qui, sono con te.
Non devi piangere”.
Da un angolo Tomoyo riprendeva la scena, intenerita dalle lacrime
dell’amica.
Il vento soffiava forte. La
fronde dell’albero di ciliegio che li
sovrastava si muoveva, come a ballare. Come se dovesse far capire a chi
la
guardava che, a muoverla, non era un semplice vento. Era aria di
cambiamento.
Passarono alcuni minuti, prima
che Sakura capisse di essere diventata
molto simile a una piovra, così si allontanò (di
pochi millimetri) da Shaoran
che, non ancora abituato a tutto quell’affetto, era diventato
rosso
dall’imbarazzo. Sakura si asciugò le lacrime e
posò gli occhi su di lui, che la
guardava un po’ stralunato. I suoi occhi scuri si
intenerirono appena vide
quelli di lei colorarsi di un verde intenso che rispecchiava la
felicità della
ragazza. Il cuore batteva forte ad entrambi, come se uno avesse
finalmente
capito di non poter vivere senza l’altro. Sakura si
accovacciò nuovamente nel
suo collo, stavolta senza piangere. Aveva un piccolo sorriso nascosto.
“Ops…
Quasi dimenticavo!” e si
scostò immediatamente da lei. Si girò e prese
qualcosa che teneva con se sulla
panchina. Glielo mostrò: Sakura rimase a bocca aperta. Non
riusciva a crederci.
Se ne era ricordato. Lo guardava immobile, fra le mani di Shaoran,
protese
verso di lei.
“Io mantengo sempre
le mie promesse” disse timidamente lui. Sakura lo
prese: si era proprio lui, un vecchio peluche scuro. Era fatto un
po’ male ed era pure
sproporzionato, ma era il simbolo materiale del loro amore. Lei lo
prese con
movimenti rallentati, come se avesse paura di romperlo. Dopo averlo un
po’
revisionato da tutte le parti, lo strinse forte al cuore. Shaoran fece
un
sorriso, lui che di sorrisi ne regalava pochi. Sakura alzò
lo sguardo verso di
lui, e si aggrappò nuovamente alle sue spalle.
“Grazie. Ero sicura che me lo
avresti riportato”, gli sussurrò
all’orecchio. Shaoran arrossì lievemente,
sentendosi quasi sopravvalutato. Sakura avvicinò le mani al
suo collo,
carezzandoglielo dolcemente, e suscitandogli numerosi brividi alla
schiena.
Chiuse gli occhi per immergersi totalmente su di lui, sul quel suo
strano odore
che avrebbe riconosciuto fra mille. Lo sentiva forte, come la prima
volta che
lo aveva incontrato, anche ora lo avvertiva. Si concentrò su
quello. Poi riaprì
gli occhi, lentamente, posandoli sul ciliegio che li sovrastava. Li
abbassò
lentamente , ed ebbe un sussulto. Shaoran, nonostante
avesse la stessa cognizione dello spazio di
un uomo in coma, se ne accorse e prendendole le spalle, le chiese:
“Ehi…. C’è
qualcosa che non va?”
“Cos’è
quello?” domandò spaventata. Lui si
girò, e anche Tomoyo volse lo sguardo:
appoggiata, sulla panchina, c’era una stampella. Shaoran la
vide, e quasi se ne
vergognò. Sakura invece l’adocchiava come se
potesse prendere vita da un
momento all’altro. Shaoran tornò a guardare la sua
amata e, nella speranza che
si calmasse, le disse : “Non ti preoccupare, una sciocchezza.
Sono caduto dalle
scale e mi sono preso una storta. Niente di preoccupante” e
le rivolse uno di
quei sorrisi che riservava solo a lei. Sakura sembrò essersi
tranquillizzata e
gli accennò un piccolo sorriso. Ma dentro di se, sapeva che
era una bugia. Una
vocina le diceva che probabilmente quella stampella era legata
all’incidente di
cui le aveva parlato Meiling, poco prima che partissero. ‘Che
sia successo
qualcosa? Magari di irreparabile?’. Riuscendo a pensare solo
al peggio, decise
che era meglio non dire niente, fingendo di non sapere nulla di quello
spiacevole episodio. Sapeva che, se Shaoran non gliene avrebbe parlato,
era
solo perché non voleva farla soffrire più di
quanto aveva già fatto. Così
non proferì parola e silenziosamente
celò le
sue preoccupazioni.
Shaoran
gli prese le mani, fissando i suoi occhi scuri, su quelli di Sakura. Ma
non
dimentichiamoci che a sorvegliare la situazione (con la sua
inseparabile
telecamera) c’era
Tomoyo. Aveva osservato
per tutto il tempo il ricongiungimento dei suoi amici, ma dopo un
po’ capì di
essere di troppo.
“Bè ragazzi, io devo proprio
andare … so che sarà
difficile senza di me, ma ho troppi impegni da sbrigare!”
disse ironicamente.
Sakura e Shaoran volsero lo sguardo verso di lei, ridendo. Rise anche
Tomoyo:
“Sono contenta che tua sia tornato, Shaoran. Mi fa molto
piacere! Ci vediamo” e
si allontanò. I due la guardarono allontanarsi, in silenzio.
Shaoran allora
propose:
“Ti
va
di fare una passeggiata?”
“Volentieri!”
rispose sorridendo. Posò il suo orsacchiotto nello zaino e
gli prese la
stampella.
Lui
la
ringraziò, un po’ imbarazzato. “Andiamo
al parco?”, “ Va bene”e fu li che si
diressero.
***
Si
sedettero sotto un albero, sull’erba. Ormai era tardo
pomeriggio, e l’aria si
era fatta più fredda. Shaoran piegò la gamba
sinistra, mentre tenne distesa
quella destra. Sakura invece rimase affascinata dal tramonto. Stettero
un po’
in silenzio a fissare l’orizzonte. Poi cominciarono a parlare:
“Allora,
come va qui in Giappone?” chiese Shaoran
“Be’…
tutto come al solito, niente di particolare. La signorina Mitsuki si è trasferita
a tutti gli effetti nella
nostra scuola, e insegna matematica. Con lei sto lievemente migliorando!”
“
Sono
contento. Da quanto so, la matematica non è proprio la tua
materia preferita”
“Già”
“E
i
nostri compagni? Rika, Chiharu, Yamazaki…”
“Bè
è
successo qualcosa” lo interruppe lei, con uno sguardo
malizioso.
“Cioè?”
chiese incuriosito lui.
“Ecco…
Chiharu e Yamazaki si sono ufficialmente messi insieme!”
“Alleluja!”
esclamò ridendo Shaoran.
Entrambi
risero. Non si erano mai messi a parlare così
tranquillamente, da soli.
Finalmente stavano insieme felicemente, come era giusto che fosse.
Ma
dopo
un po’ calò il silenzio. Sakura osservò
di soppiatto la gamba di Shaoran, un
po’ intimorita.
“Allora”
cominciò, dato che voleva vederci chiaro e sapere la
verità: “Mi spiegheresti
come ti sei fatto male alla gamba?”
Shaoran,
leggermente arrossito, rispose: “Bè…
niente di che, sono scivolato dalle scale
e ho preso una storta…”
“Tutto
qui?”
“…Si,
tutto qui…”
“Tutto
qui”.
“
Si…
tutto… tutto qui, si”
“Tutto
qui, ok”
“Già”,
Shaoran
cominciava ad avere il sospetto che la domanda di Sakura avesse uno
scopo ben
preciso, perciò cominciò a temere.
Nel
frattempo, Sakura aveva volto lo sguardo da un'altra parte, facendo
finta di
crederci. Shaoran preferì mettere da parte le sue
preoccupazioni e rilassarsi
davanti a quella piacevole compagnia.
“Non
è
che il fatto che porti la stampella ha un nesso con
l’incidente che hai avuto a
luglio?”
‘Oh
cavolo!’pensò.
Non
rispose, non disse nulla. Smise anche di respirare. Sakura,
più tranquilla che
mai, con gli occhi verso di lui, aspettava senza alcuna fretta una
risposta.
Shaoran, il perfetto contrario: si girò meccanicamente verso
di lei, stupito e
con il respiro trattenuto. Stettero in silenzio per qualche minuto.
“Ma
no…
che dici… incidente io?eheh..!” cercò
disperatamente di rimediare, ma invano.
“
So la
verità, Shaoran. Ormai è inutile che
fingi” disse schietta lei.
Vedendosi
ormai con le spalle
al muro, Shaoran
capì di non poter tornare indietro e si fece serio, anzi
arrabbiato.
“
E’
stata Meiling, vero? Le avevo detto di non dirti
niente…”
“
Meiling ha fatto la cosa giusta, non prendertela con lei. Ha capito che
fosse
giusto che io dovessi sapere la verità, buona o brutta.
Quello che non hai
fatto tu”.
“ Lo so, e hai ragione
Sakura. Ma non mi sembrava
il caso di allarmarti rivelandoti una cosa del genere e dopo andarmene
e
lasciarti sola con tutte le tue preoccupazioni. Ti conosco e so che ti
saresti
fatta un sacco di problemi inutili in questi mesi pensando al peggio,
per una
cosa che ormai faceva parte del passato”.
“
A
quanto pare no” puntualizzò Sakura.
Non
riuscì a ribattere niente. Aveva centrato in pieno.
Abbassò
semplicemente lo sguardo. Sakura allora gli si avvicinò e
gli prese la mano.
“Ascoltami
Shaoran. Ho capito quello che vuoi dire, e ti ammiro, perché
sei nel giusto. Ma
io… io voglio sapere tutto di te”.
Lui
volse lo sguardo verso di lei, sorpreso. Lei arrossì
lievemente, ma riuscì a
riprendere il discorso. “Vorrei che tu mi dicessi tutto,
anche si tratta di
cose passate, o future, belle o brutte. Io… è
vero, probabilmente mi
preoccuperò, ma… sarò contenta di
preoccuparmi per te, Shaoran”
Era
partito. Rosso d’imbarazzo, la guardava fisso negli occhi.
Mentre lei parlava,
lui: ‘Ti amo, ti amo, ti amo, TI AMO! Anche per questo,
perché oltre ad essere
bella, quando parli hai il potere di farmi cadere in uno stato di
trance
assurdo. Sei sincera, e mi capisci…’. Queste cose
Shaoran, le pensava soltanto,
ma sperava che gli si leggesse negli occhi la sua emozione.
Sakura
sentiva di essersi completamente aperta e arrossì, calando
il volto. Poi lo
alzò di nuovo e regalò al peperone che aveva
davanti un dolce sorriso. Lui ricambiò,
e capì che ormai doveva raccontargli la verità.
Si allontanò dal suo viso e
cominciò:
“Ecco…
Allora, la cosa non è grave come può sembrare.
E’ vero che è il fatto che tengo
la stampella è legato a quell’incidente, ma
significa che sto guarendo. I
medici mi hanno detto che ci vuole un po’ perché i
legamenti naturali del
ginocchio si riuniscano dopo l’operazione, ed è
per questo che mi fa un po’
male. Devo solo aspettare una settimana e finalmente potrò
buttare questa
schifezza di stampella” concluse Shaoran.
“
Ma
perché quando sei tornato la prima volta non
l’avevi?”
“Perché
allora avevo ancora i legamenti artificiali che mi avevano
messo”.
“
Oh,
capisco.” Sakura sembrò dispiaciuta: le faceva un
po’ impressione sentir
parlare di operazioni, legamenti articificiali… La
spaventavano quelle parole.
“Credimi,
Sakura. Sono sulla via della guarigione” le disse sorridendo.
“
Ma ti
fa molto male?”
“
No,
perché prende degli antidolorifici. Tranquilla”.
Vedendo
il suo sorriso, Sakura si rassicurò e gli sorrise anche lei.
Appoggiò la sua
testa sulla spalla di Shaoran, sicura di sapere la verità.
Anche Shaoran
sembrava rasserenato: sentiva di essersi tolto un peso dal cuore.
Appoggiò la
testa sopra quella di Sakura, e guardò il tramonto. Sakura
lo sentì sopra di
lei e si sentì quasi mancare. Chiuse gli occhi. Poi gli
confessò:
“Mi
sei
mancato, Shaoran”. Lui si girò di scatto
versò di lei, sorpreso. Eppure lei
sembrava tranquilla. Sorrideva beatamente e lo guardava con gli occhi
dolci che
lo avevano fatto innamorare. Gli sorrise lievemente e rispose.
“Anche
tu mi sei mancata. Credimi, se avessi potuto non sarei mai
partito.”
“Non
importa che tu sia partito, l’importante è che sei
tornato”. Sorrise di nuovo.
“Sei
troppo buona, Sakura. Ma la verità è che ho perso
un sacco di tempo solo per
procurarmi i certificati, il visto, farmi la carta di
identità, e quindi…”
“Hai
la
carta d’identità??” lo interruppe Sakura.
“Bè
si…
adesso che ho 13 anni la posso fare”
“Ti
prego me la fai vedere? Dai…” lo
scongiurò.
Lui
arrossì, imbarazzato: “No, per favore: so che vuoi
vedere la foto! E sono venuto
con una faccia che sembro un coniglio!”
“Ti
preeeeeeego….!” E colpì con le migliori
armi delle donne: gli occhi lucidi e il
labbro tremolo. Davanti a una faccia sbrilluccicosa come quella che
aveva assunto
Sakura, non seppe proferir parola. Uscì dalla tasca quel
maledettissimo
foglietto e lo porse sulle mani frementi di Sakura, la quale dopo
averlo preso,
lo aprì e guardò: un tipetto alquanto imbronciato
e seccato la guardava con i
suoi occhi castani e i capelli arruffati più che mai,
però nonostante avesse
l’aria arrabbiata, si potevano
scorgere due denti fuori dalle labbra che avrebbero dovuto
rappresentare il
sorriso di Shaoran. Lui pregava affinché non cominciasse a
ridere come aveva
fatto Meiling la prima volta che aveva visto quella foto (vi lascio
immaginare), ma Sakura non si mise a ridere. Fece solo un piccolo
sorriso. Lo
trovava bellissimo: si sarebbe tenuta molto volentieri quel documento,
perché
lo trovava dolcissimo. Shaoran se ne accorse e sorrise anche lui.
“Non
è
vero che sembri un coniglio! Sei venuto benissimo!” disse
contenta.
“Lo
dici
solo per non farmi vergognare!”
“No,
anzi credo che tu sia venuto molto bene!” e glielo
restituì.
Lui
lo
riposò in tasca. Volse il viso e la guardò. Anche
lei lo guardava. Entrambi
erano seri, l’atmosfera era perfetta, nonostante ci fosse un
po’ freddo. Ma non
erano i colpi di vento a dettare i brividi che Shaoran avvertiva.
Sakura gli si
avvicinò al viso e gli schioccò un piccolo bacio
sulla bocca. Lui un po’
stranito, si avvicinò a lei e ricambio con un altro. E poi
altri. E altri
ancora. Fino ad arrivare ad un bacio lungo, goduto. Si carezzarono fra
loro i
visi, mentre quel bacio si appassionava sempre di più.
Shaoran si staccò per un
secondo e le confessò. “Non sai da quanto tempo
aspettavo questo momento”.
Sakura gli sorrise e ripartirono da dove si erano fermati. Con
l’imbarazzo che
caratterizzava il loro amore, più uniti che mai.
***
Erano ormai le
20:00 passate e Shaoran stava
accompagnando Sakura a casa. Sulla soglia di
casa, Sakura si parò davanti al cancello:
“
Domani verrai a scuola?” gli chiese.
“Be’
certo… E’ ovvio!” disse lui sorridendo.
“Allora…
ci vediamo domani”e andò verso la porta di
casa sua.
“ A
domani” disse lui, aspettando di vederla
entrare.
Ma Sakura,
davanti alla porta che stava per aprire,
si fermò. Si volse verso
Shaoran, che
l’adocchiava sorridendo. Sakura ricambiò, ma dopo
un attimo di esitazione, si
allontanò dalla porta e corse fino davanti al cancello, di
fronte a lui. Gli
diede un piccolo bacio e gli sussurrò:
“Buonanotte, Shaoran” e corse subito
dentro casa. Shaoran, pietrificato, rimase impassibile, ma dopo aver
ripreso
conoscenza, chiuse gli occhi e sorrise beatamente. Era felicissimo e
alzò le
mani al cielo in segno di vittoria, anche la stampella
perché no. Così, con
l’aria di chi aveva appena fieramente scalato
l’Everest, si allontanò, mentre
Sakura, che sbirciò dalla finestra per vedere il suo amato
manifestare la sua
gioia, rideva divertita.
Non riusciva
ancora a crederci. Shaoran era tornato.
Ed erano stati insieme tutto il pomeriggio! Avevano parlato tutto il
tempo,
interrompendo alcuni discorsi con teneri baci. Era tornato, anche se
non tutto
intero; ma meglio di niente! Pregò che guarisse presto. Ma
almeno era tornato, e
lo avrebbe rivisto l’indomani stesso, a scuola…
Scuola…Scuola?
“I
COMPITI!” gridò Sakura, allarmata e in piedi.
“Mostriciattolo
che ti prende, hai gli incubi mentre
mangi??” chiese Toy, simpatico come sempre.
In effetti,
Sakura si alzò alquanto impetuosamente da
tavola durante la cena, sotto gli occhi increduli del padre, del
fratello e di
Yuki. Dopo essersene accorta, arrossì e si risedette subito.
“Scu-scusate…”
“Hai
dimenticato di farli, Sakura?” chiese
dolcemente Yuki.
“Ehm,
si… oggi pomeriggio sono stata fuori. Per
fortuna non sono molti, li farò dopo cena” rispose
sollevata.
“Ma
dove sei stato tutto il tempo, oggi?” chiese
incuriosito il padre.
Lei
arrossì non aspettandosi quella domanda, ma alla
fine confessò: “Be’…
ecco… Oggi è tornato Shaoran”
“
COSA?? IL CINESINO ANTIPATICO??”
gridò Toy, alzandosi stavolta lui
“
Davvero? Stamattina?” chiese invece Fujitaka.
“All’ora
di pranzo o giù di lì”
“Perciò
sei stata tutto il tempo con lui?” chiese
Yuki, sorridendo maliziosamente.
“
Be’… diciamo di si” e arrossì
Yuki e Fujitaka
sorrisero fra di loro. Sapevano che
Sakura aveva sofferto molto per la lontananza di Shaoran , e
perciò gli
sembrava più che giusto che passasse del tempo con lui. Ma
dello stesso parere
non era di certo Toy:
“ E
quindi siete stati tutti il tempo insieme, eh??
E che avete fatto?! Eravate da soli?? Avanti sputa il rospo! Giuro che
appena
lo incontro, gli sparo a quel cinesino del malaugurio!”
“
Avanti smettila, Toy! Non Sono affari tuoi” corse
in aiuto Yuki.
“Certo
che sono affari miei! Si tratta di mia
sorella e non voglio che a girarle intorno sia un stupido moccioso
impertinente!E poi…” si sedette, come se non
riuscisse a completare quel
discorso.
“E
poi?” chiese il suo amico,
“E
poi… non voglio che faccia soffrire il mio
mostriciattolo”.
Sakura si
intenerì. Sapeva che infondo suo fratello
le voleva molto bene.
“ Non
ti preoccupare, Toy. Vedrai che le cose
miglioreranno d’ora in poi”
Gli altri tre,
che in quei due mesi si erano tanto
preoccupati per la nostra Sakura, vollero crederle, anche se Shaoran,
ai loro
occhi, aveva ancora molto da dimostrare.
***
“COSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA?
IL MOCCIOSO CINESE E’
TORNATO???”
A Sakura
sembrò di rivivere un deja vu. Prese lo
zaino e sfilò dall’interno il suo adorato peluche.
Da quella prova
schiacciante, Kerochan capì che Sakura diceva la
verità. All’inizio sembrò
arrabbiato, ma poi:
“Immagino
che sarai contenta…”
“Si
molto” rispose sorridendo, mentre sistemava il
suo animaletto sul solito comodino.
“E…
sai quanto rimarrà?”
“Non
gliel’ho voluto chiedere. Non volevo rovinare
quel momento”
“Capisco”
e si accovacciò nel suo
cassetto-stanzetta.
Sakura si accorse
della sua preoccupazione. Anche
Kerochan, come la sua famiglia, sapeva che Sakura meritava di
più e non era
giusto che soffrisse a quel modo, ancora così piccola.
Sakura avrebbe voluto
spiegare a tutti che il suo amore per Shaoran era vero, e che sarebbe
stata veramente
disposta a tutto pur di non perderlo, seppure potesse sembrare precoce.
Perciò
si avvicinò al cassetto dell’amico e grattandogli
la testa con le dita gli
disse:
“ So
che il nostro inizio non è stato dei migliori,
ma so anche che Shaoran mi ama almeno quanto lo amo io. Non ha scelto
lui di
stare lontano, ma finalmente è tornato. Sono
felicissima!” disse avvicinandosi
al letto per coricarsi. Continuò:
“Non
pretendo che tu prova lo stesso, Kero, ma mi
farebbe piacere se fossi contento almeno per me…”
Kerochan, allora
intenerito dal discorso della sua
giovane amica, rispose: “Sono contento di vederti felice dopo
tanto tempo,
Sakura”
“Grazie.
Buonanotte Kerochan”
“Buonanotte,
piccola Sakura”
Ed entrambi si
lasciarono andare ad un sonno
profondo, senza pensare più alle lacrime del passato, ne ai
dubbi sul futuro.
Soltanto sorridendo per il presente.
***
Entrando in
classe, il primo obbiettivo di Tomoyo,
fu scagliarsi su Sakura, tappezzandola di domande (alquanto
inopportune!)
“
Allora com’è andata? Che ti ha detto? Come stava?
Ti ha detto che ti ama? Vi siete baciati? Quanto siete stati
insieme?”
“
Calmati Tomoyo…ecco no… non abbiamo fatto
niente…”
“Forza
tutti a sedere!”
“NOOOOOOOOOOOOOOOOO!!
Non ho ancora avuto le
informazioni che volevo!”
Ma
l’ordine era stato dettato. Terada era un
professore buono d’animo, ma non ammetteva per nessun motivo
perdite di tempo.
Così Tomoyo, nonostante non avesse scoperto niente di
succoso sulla Love Story
di Sakura e Shaoran, si andò a sedere. Sakura sorrise un
po’ imbarazzata, ma
pensò che avrebbe dovuto cominciare a temere la
curiosità della sua amica,
anche se le voleva molto bene: ‘e queste domande sono solo
per il primo
giorno’, rifletté. Ma in ogni caso, sapeva che
molte cose sarebbero cambiate.
Anche se non sapeva quanto dovesse rimanere esattamente Shaoran, aveva
intenzione di stare con lui il più possibile con lui. E di
certo avrebbe dovuto
cambiare orari e abitudini per uscirci insieme. Ma era contenta che
tutto
cambiasse, anzi non vedeva l’ora. Il ritorno di Shaoran era
il segno che tutto
stava andando per il meglio e si stava indirizzando per la retta via.
‘Si, da
oggi si cambia atteggiamento!’ si ripromise. Così
decise di seguire ogni minima
cosa, parola e anche starnuto del professore, che nel frattempo si era
messo a
fare l’appello. Tutti presenti. Dopo un attimo di esitazione,
rivolse lo
sguardo ai suoi alunni, che come tutti i normali mortali erano annoiati
a morte
e non vedevano l’ora di scappare.
“Allora
ragazzi, prima di cominciare il normale
svolgimento della lezione, ho una notizia da darvi”
Il 50% della
classe si risvegliò, ma di questa
percentuale non fece parte Sakura.
“Sono
sicuro che vi farà piacere sapere che avrete
un nuovo compagno di classe… anche se… non so se
si possa definire proprio
così” sorrise maliziosamente.
L’ 80%,
e Sakura ancora dormiva.
Leggendo la
perplessità nelle facce dei propri
alunni, il professore si girò verso la porta.
“Coraggio,
avvicinati”.
Ed
entrò
Il 100%
Sakura si
svegliò col rumore della porta che si
apriva. E lo vide.
Shaoran
entrò in classe, zoppicando un po’ a causa
della stampella. Non seppe fare a meno di sorridere, dato che appena
aveva
messo dentro l’aula il piede, tutti i suoi compagni lo
guardarono sorpresi e
lieti di rivederlo.
Un'altra
caratteristica di Terada era l’ordine: non
sopportava schiamazzi urla o cose del genere.
Ebbene i suoi
alunni se ne fregarono altamente e
raggiunsero a corse lo sventurato cinese, un po’ in
difficoltà e molto
imbarazzato. I compagni cominciarono a fargli un sacco di domande.
Shaoran era
davanti a loro, e anche davanti Sakura.
Sakura però non gli si avvicinò: rimase in piedi
davanti al suo banco,
immobile. Anche se sapeva che Shaoran sarebbe venuto a scuola quel
giorno,
rimase sorpresa. Sarebbe dovuta scoppiare dalla felicità, ma
era troppo stupita
per muovere qualsiasi parte del corpo per manifestare la sua gioia.
Niente. Lo
vide, immerso negli schiamazzi e nelle urla.
Per i suoi
compagni la sorpresa era vederlo a
scuola.
Per Sakura la
sorpresa era che indossava la divisa
scolastica e sulla spalla la cartella.
Shaoran, non
capiva più niente. Tutti i compagni gli
facevano tante domande ma lui riusciva a rispondere a pochi. Qualcuno
lo
abbracciava anche ma lui non ci badava: cercava Sakura con gli occhi,
ma non la
trovava. Cominciò a preoccuparsi, ma guardandosi un
po’ intorno la vide. Si era
avvicinata alla calca silenziosamente. Appena la vide, sorrise
imbarazzato, ma
dopo aver visto che lei non ricambiava, si fece serio. Temette di aver
sbagliato qualcosa.
Sakura si fece
spazio fra i suoi compagni e gli si
parò davanti. Shaoran si rivolse a lei, ma senza dire nulla.
Sembrava
dispiaciuto o semplicemente spaventato dal fatto che Sakura non
mostrasse
alcuna emozione. Era lì, immobile davanti ai suoi occhi. I
compagni si erano
fatti da parte zittiti, notando il gelo che si era venuto a creare fra
i due
ragazzi. Calò un silenzio inquietante, di cui rimase stupito
anche Terada.
Tutto si era fermato. Sakura non riusciva a spicciare parola e nemmeno
Shaoran
dimostrò molta loquacità.
Silenzio. Solo
quello.
No. Non solo
quello. Anche una lacrima, più lacrime.
Tante lacrime, troppe.
Sakura
scoppiò a piangere in modo quasi capriccioso,
senza alcun ritegno. Shaoran
sorpreso
rimase a bocca aperta, e divenne rosso come un pomodoro, appena Sakura
lo
abbracciò forte a se, davanti ai compagni increduli.
Pianse, pianse e
ancora pianse. Sembrava che nulla
potesse consolare quel pianto. Lui ricambiò
l’abbraccio fortemente, in modo da
fargli sentire che anche il suo cuore batteva forte. Chiuse gli occhi e
sorrise
dolcemente, consolandola con carezze delicate. Ma Sakura si era
completamente
dimenticata che si trovava a scuola e i compagni sorpresi,
bisbigliavano fra
loro e confessavano di non capire perché Sakura piangesse a
quel modo
disperato.
Dopo un paio di
secondi, Sakura si staccò da
Shaoran, e tra un singhiozzo e un altro, disse:
“ N-non
sapevo… c-come potevo immaginare che… che tu
volessi… Insomma.. q-quanto hai intenzione di stare qui,
Shaoran?”
“Io…
io mi sono trasferito qua a tutti gli effetti,
Sakura. Che c’è, non sei contenta?”.
“E
perché non dovrei esserlo?”
Dopo quelle
parole, gli occhi di Sakura si
spalancarono irradiando uno splendido verde luminoso, che affascinarono
Shaoran
tanto da farlo arrossire (lo so, sempre che arrossisce èJ). I compagni
urlarono e applaudirono (avete presente quelle urla fastidiose che vi
fanno gli
amici quando, per esempio ci provate con qualcuno o vi baciate
pubblicamente
per la prima volta? Ecco quello). Ma nonostante loro, Sakura lo
abbracciò
ancora più forte, mentre Shaoran si sentì mancare
il fiato. Ricominciò a
piangere.
“
E’ solo che… NON ME LO AVEVI DETTO QUESTO,
SHAORAN!!”
“
Be’ volevo farti una sorpresa. Ma stai certa che
se avessi saputo che avresti avuto questa reazione, te lo avrei
detto!” cercò
di rimediare lui. I compagni si misero a ridere, anche Sakura.
Colpo di tosse.
Tutti si girarono, mentre Terada che
era al culmine della pazienza, cercava inutilmente di attirare
l’attenzione da
una buona decina di minuti.
“Forza
tutti a posto! Dobbiamo cominciare a
spiegare!”
E tutti
obbedirono.
Tomoyo e Sakura
tornarono dal bagno. La nostra
eroina si era finalmente calmata ed era tornata serena. Tomoyo
tenendole la
mano, cercava di tranquillizzarla ripetendole che tutto era andato per
il
meglio. Sakura si rasserenò grazie all’aiuto
dell’amica e insieme a lei rientrò
in classe. L’impressione che ebbe fu stranissima: le
sembrò di essere tornata
al passato. Terada scriveva alla lavagna i nuovi appunti di italiano e
i suoi
compagni, disinteressati, copiavano senza capire bene quello che
scrivevano. Si
diresse verso il suo banco, il solito. Il penultimo vicino alla
finestra. Ma
nell’avvicinarsi scorse dietro la sua sedia Shaoran, seduto
nel banco dietro al
suo, intento a copiare attentamente gli appunti del professore. Non si
era
accorto che Davanti a lui, Sakura aveva l’aria spaesata. In
realtà nessuno se
ne accorse. Era veramente come essere tornati indietro nel tempo. Dopo
essersi
guardata un po’ intorno Sakura si sedette. Osservò
la lavagna, poi si voltò
verso Tomoyo, che si era messa a scrivere gli appunti. Tutti erano come
annoiati, come se quella routine abitudinaria seccasse a tutti. Ma
l’unica che
non riusciva riconoscerla era Sakura. Capì che in quei mesi
era stata assente
più di quanto pensasse, e forse era per quello che ora che
tutto si era
aggiustato, riconosceva gli ambienti e i compagni.
“Sakura”
la richiamò Shaoran.
Lei che era
completamente immersa nei suoi pensieri,
quasi si spaventò. Poi si girò. Shaoran la
guardava preoccupato.
“Va
tutto bene, Sakura?” le chiese. Dopo un po’ di
esitazione.
“Si,
Shaoran, Va tutto bene. Scusa per la mia
stupida reazione. No hai idea di quanto sia contenta rivederti fra i
banchi”
gli sorrise.
Lui
ricambiò e le accarezzò la mano discretamente,
in modo da non farsi vedere dai compagni. Lei gliela strinse, e alla
fine si
girò.
Guardò
fuori dalla finestra. Il cielo era finalmente
limpido, come non era da molti giorni.
E ho finito il
secondo capitolo!!!!!!!!!!!!!!!Alèèè mi scuso per
averci messo così tanto a scriverlo, ma di tempo ne ho avuto
poco, con l’inizio
della scuola… In ogni caso volevo puntualizzare alcune
cose…
1)
Intanto vi
avverto che la storia
non è assolutamente finita: ho in mente delle ideuzze
alquanto diaboliche. Non
avete idea di cosa ho intenzione di combinare a sti poveracci XDXD
2)
Io non capisco
assolutamente
niente di medicina, quindi è molto probabile che
inventerò cose (tipo i
legamenti artificiali che gli ho fatto mettere a quel povero
disgraziato: pura
invenzione). Perciò non ci badate se quello che ho scritto a
vostra sapere, non
ha assolutamente senso.
3)
Per le materie,
dato che di
Recente non mi sono aggirata per le scuole giapponesi, ho pensato di
mettere le
materie che si studiano qui in Italia, visto che non so quali si
studiano li
(anche perché mi sembra piuttosto problematico che in
Giappone studino l’italiano
-.-“)…
Non ho altro da
aggiungere. Mi dispiace per il miele
che ho sparso in questi capitoli, non siete obbligati a leggere il
seguito… Se
lo fate, però, mi fa piacereJ
Cercherò di essere più veloce, in futuro!
Ciao a tutti
P.S. RecensiteJ