Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Anime fanatic    02/11/2010    1 recensioni
Allora: tanto per cominciare, vi informo, che è la mia prima fan fiction, e non so se vi piacerà...io spero di si:-) la storia è una continuazione di quello ke già abbiamo visto (le 2 serie e gli OAV)... infatti comincia proprio con quel famoso salto con cui si conclude la storia di Sakura e Shaoran (XDXD)... Buona letturaXDXD
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In effetti tante cose erano cambiate, da quando Shaoran era tornato in Giappone. Sakura era tornata ad essere la ragazza allegra e spensierata di sempre, che odiava la matematica e che amava lo sport e la musica. La ragazza che aveva il terrore dei fantasmi, ma che adorava gli orsacchiotti. Dopo molto tempo. Si, era proprio tornata. E Shaoran era cambiato. Dopo essere tornato una seconda volta ad Hong Kong, infatti, aveva capito che la sua vita ormai non doveva più basarsi su di una ricerca continua di modi per incrementare i suoi poteri magici. Fin da piccolo aveva cercato di diventare sempre più potente e dopo la delusione delle carte di Clow, era chiaro che il suo potere magico aveva raggiunto il  limite. A dispetto di due anni prima, Shaoran ora tornava per studiare il Giappone, cioè portava a compimento “la scusa” che aveva usato per venire la prima volta a Tomoeda. Voleva interessarsi di più alla cultura e al Paese che lo ospitava. Ma Ovviamente, il motivo principale era Sakura.
 
Erano passati pochi giorni dal suo ritorno, e Wei, che lo aveva accompagnato ancora,  andava a prendere Shaoran a scuola con la macchina, dato che non poteva stancare la gamba. Ma quel giorno, il cinese  decise di tornare a casa con Sakura.
“Sei sicuro di volertene tornare a piedi? Casa tua è distante dalla mia…” chiese Sakura preoccupata
“Tranquilla. Il dottore ha detto che non devo sforzarmi, ma comunque posso camminare” rispose lui.
Era tardo pomeriggio e i due tenevano un passo lungo per attenersi al ritmo del ragazzo, il quale zoppicava. Shaoran odiava con tutto se stesso quella stampella, e non vedeva l’ora di potersene liberare, mentre Sakura invece pregava affinché quella lo aiutasse a guarire.
“Comunque oggi mi hai fatto ridere tantissimo” disse lui
“Uh? Quando?”
“ Quando ti sei distratta. Il  signor Terada ti ha chiesto chi fosse Machiavelli e tu hai risposto che la teoria della relatività era di Einstein!”
“Ah già” ricordò malvolentieri lei. “Mi capita spesso di distrarmi, che ci posso fare” e gli sorrise. I suoi sorrisi. Sentiva di adorarli, i suoi sorrisi. Quando stava con lei aveva la sensazione di conoscerla fin da quando era piccolo, come se per lui rappresentasse un amica di infanzia diventata qualcosa di più. E adesso non si imbarazzava più a parlarle (almeno non come prima), anzi sentiva il bisogno di dirle tutto quello che gli passava per la testa, anche le stupidaggini. E a Sakura non dispiaceva. Nonostante fosse cambiato, quando lo guardava aveva la sensazione che fosse lo stesso ragazzo che l’aveva aiutata sempre, prima in un’ avventura che a volte si era rivelata anche pericolosa, e poi a superare momenti difficili come il rifiuto di Yuki. C’era sempre stato, ed era ancora lì, ad accogliere i suoi sorrisi.
“Comunque non ti devi preoccupare per me… So che non ti devi sforzare, quindi domani torna a casa con Wei” insistette.
“Ma io ti voglio accompagnare a casa! O forse… ti da fastidio?”
“Scherzi?? Non è quello… Solo abbiamo tempo. E non c’è bisogno di sforzi inutili”
“Tranquilla. Sto benone” .
“Menomale” gli sorrise.
Imbarazzato girò il capo verso la strada. Arrivati a casa di lei, i due si salutarono, e Sakura rientrò. Era la prima volta che Shaoran l’accompagnava a casa dopo la scuola e si sentiva un po’ elettrizzata, soprattutto per l’insistenza che il ragazzo le aveva dimostrato nel poterla scortare.
 Entrata in cucina trovò Yuki e Toy che stavano preparando la cena. Suo padre aveva degli impegni di lavoro, quindi sarebbero stati solo loro tre.
“Yuki! Resti da noi a cena?”
“Ciao Sakura! Si, oggi mi ha invitato Toy e ho deciso di accettare. Sono di troppo?”
“No, affatto! Cosa dici?? E poi tu, fratellone perché lo fai cucinare? Anche se è di famiglia è pur sempre un ospite!”
“Mi sono offerto, io tranquilla” fece il ragazzo
“Invece di recriminare, pensa ad apparecchiare mostriciattolo!”  aggiunse Toy.
“Grrr… Non sono un mostriciattolo!” e si allontanò alquanto infastidita.
Mentre Sakura saliva le scale per andare nella sua camera a cambiarsi, Yuki disse.
“ E’ proprio tornata se stessa…”
“Già” annuì Toy
“ Tutto da quando è tornato Shaoran…”
“GIA’!”  ripetè in modo più seccato.
“…Sakura deve volergli molto bene, e a quanto ho capito anche lui sembra ricambiare…”
“PIANTALA YUKI!” Scattò Toy, puntandogli alquanto minacciosamente il coltello.
“Eheheh… Non sarai ancora geloso! Quei due fanno tutto alla luce del sole, non vedo di cosa ti dovresti preoccupare” rispose lui, per niente intimidito.
“ Non è che non mi fido di Sakura”, disse ritornando ad affettare le verdure, “ è di quella peste che non mi fido! Non ti ricordi come si è comportato la prima volta che l’abbiamo incontrato? Chi cerca grane si riconosce da subito, a mio parere!”
“E invece ti sbagli! Shaoran è un ragazzo molto dolce e timido che vuol bene a tua sorella. All’inizio non andavano d’accordo, ma che io sappia lui c’è sempre stato per lei, quando ne aveva bisogno. In questo modo fra loro si è creato il rapporto che tu stesso vedi con tuoi occhi!”
“Non è tanto quello, Yuki”…e fermò le mani. “Non voglio vedere Sakura ridotta a uno straccio come in questi mesi…”
Yuki sorrise.
“Shaoran le vuole bene, ci tiene alla sua felicità, e vedrai che farà di tutto per non scontentarla”.
“Mah”
“Eccomi!”  disse  grintosa Sakura dopo essere tornata.
“Alla buon’ora, mostriciattolo!”
“Toy smettila!”
Il ragazzo sorrise, e le fece una smorfia. Sakura invece gli tenne il broncio.
 Come era sempre stato, Toy voleva bene alla sorella, e sperava che ciò che diceva Yuki fosse vero.
***
Finalmente dopo una settimana, arrivò il giorno in cui Shaoran arrivò in classe senza stampella. Sakura, entusiasta, appena lo vide alla porta dell’aula, corse da lui, per chiedergli informazioni.
“Te lo avevo detto che ero sulla via della guarigione!” fece lui sicuro di sé.
“Non è che hai agito di testa tua?” chiese Tomoyo, che li aveva raggiunti.
“No, il dottore che mi seguiva ad Hong Kong mi ha detto che avrei potuto camminare senza aiuti dopo un settimana. Adesso devo solo prendere le medicine”.
“Sarà…” fece Sakura, la quale sembrava essere diventata dubbiosa, dopo l’intervento di Tomoyo.
Shaoran, che rimase deluso dalla poca eccitazione che le due gli avevano dimostrato, si seccò e si diresse al suo posto. “Vedo che la cosa vi rende fin troppo felici” fece ironicamente.
“Non fare così. E’ più che normale che siamo preoccupate per te, perciò non vogliamo che tu faccia stupidaggini. Sappiamo quanto desideri liberarti di quella stampella, e con quanta facilità la liquideresti”, disse Sakura.
Mentre Tomoyo annuiva, Shaoran fissava le due ragazze come a studiarle, poi abbassò lo sguardo. Dopo un po’ Si rivolse a Sakura:
“Sto bene” gli disse con tono deciso.
“Va bene” le disse lei, e gli schioccò un bacio in fronte.
Lui arrossì e la seguì con lo sguardo mentre si metteva al  posto.
***
“Sono a casa”  urlò Shaoran, appena rientrato nel suo appartamento. Era lo stesso che aveva occupato quando era venuto in cerca delle carte di Clow, e non era cambiato molto.
“Signorino, come mai è tornato così tardi?” chiese Wei.
“Ho accompagnato… Sakura” fece lui imbarazzato.
Il maggiordomo lo guardò con aria di rimprovero: “Signorino, le avevo chiesto di tornare subito a casa…”
“Ma Sakura era sola… e poi era buio, non potevo lasciarla sola!”
“Dubito che fosse buio alle 4 del pomeriggio”.
“Oggi era buio!” tentò invano.
Il maggiordomo lo guardò per un po’, sperando che negli occhi gli si leggesse la disapprovazione. Shaoran l’avvertì.
“Va bene ho sbagliato, ma sai anche tu che dopo tanto tempo… Insomma, ho voglia di stare con Sakura il più possibile” disse imbarazzato.
“Lo so, signorino, e non sa quanto la cosa mi faccia piacere. Ma sa che deve evitare il più possibile di camminare, per ora. Già da stamattina ero contrario al fatto che non si fosse portato la stampella!”
‘E basta co ‘sta stampella!’ pensò il ragazzo, seccato che quel sostegno costretto ad appiopparsi fosse sempre al centro di ogni discussione. “Lo dico per il vostro bene signorino. Il medico le ha detto di non fare sforzi, e se eseguirà tutto ciò che vi dirà alla lettera, vedrà che guarirà prima di quanto creda”.
“Si, si” fece Shaoran, che si diresse nella sua stanza.
Wei si accorse che in realtà non lo ascoltava più di tanto, e lo guardò allontanarsi con aria preoccupata.
 
 Shaoran si buttò nel suo letto sfinito. Aveva evitato di farlo capire sia a Sakura che a Wei, ma in realtà avvertiva un dolore fortissimo alla gamba. Si strinse la gamba, sperando che il dolore si alleviasse, ma non ci riusciva. Si accartocciò in sé, e pressò il ginocchio. ‘Non ce la faccio più… Mi fa troppo male… Ma quando guarirò??’ Pensava. E intanto agonizzava.
***
Dopo aver cenato, Shaoran si mise in pigiama e si coricò. Non aveva fatto i compiti, ma non gli importava: sentiva che la gamba gli stava facendo male e non riusciva a concentrarsi. Si mise sotto le coperte, aspettando di addormentarsi. Stava troppo male: e il dolore lo teneva sveglio. Si rigirò tante volte nel letto, ma non riuscì mai a trovare una posizione che gli rendesse possibile un sonno decente. Si sentiva agonizzare, il dolore gli arrivava ai fianchi; se stava fermo il dolore era forte, ma se si muoveva il ginocchio gli faceva ancora più male. ‘Ma perché fa così male! Ho solo camminato un po’, accidenti!’ Pensava fra se, ma nonostante fosse sicuro di non aver fatto sforzi, il male che sentiva gli dimostrava che era stato troppo avventato a decidere di abbandonare la stampella.
Il tempo passava, ma lui non riusciva a stare tranquillo. Si contorceva nel letto, quasi piangeva dal dolore. Avrebbe urlato se non fosse stato troppo tardi. ‘Ma che ora sarà…’ e guardò la sveglia sul comodino, ‘le 12 e mezza…. Sembra sia passata un eternità, e invece solo un’ora… Come ci devo arrivare a domani mattina??” e si rigirò di nuovo. Ancora , e ancora, e  non trovava pace. ‘Non mi ha mai fatto così male!’ e già che c’era tirò un pugno al cuscino, dove sprofondò la sua testa. Un attimo di calmo. Poi una fitta.
 
“Ahi!”
 
Urlò senza rendersene conto, e si accorse di essersi involontariamente seduto sul letto. Appoggiò la fronte alla mano. Cominciava a sentire che anche la testa gli stava bollendo. ‘Basta!’ si alzò e si diresse in cucina, un po’ barcollando.
In un cassetto Wei aveva messo tutte le medicine che Shaoran doveva prendere, a fra queste c’erano degli antidolorifici. Cercando sostegno, si appoggiò a tutto quello che gli capitava lungo la strada, pur di evitare di muovere il ginocchio. Finalmente arrivò al santo cassetto e trovò due  tubetti immacolati. ‘Almeno attenuo un po’ il dolore’: aprì uno dei tubetti e si mise in bocca un pugno di pillole. Dopo averle ingerite si senti un po’ stordito e subito seguì un forte mal di testa. Si sedette per terra, aspettando che il dolore passasse. Dopo un po’ si  alleviò sia il mal di testa che il dolore alla gamba. Ma Shaoran continuava a sentirsi una pezza. Si rialzò, a fatica, e raggiunse il divanetto li vicino. Si ci coricò. La stanchezza gli appesantì le palpebre e finalmente riuscì ad addormentarsi. Ma la pace non durò molto: dopo un po’ si risvegliò sempre per colpa di una fitta particolarmente forte. ‘Dio che notte!’ e si tenne forte la testa. La gamba aveva ricominciato a fargli male, e la testa si faceva sempre più pesante. Non sapendo che fare ritornò al cassetto e prese un altro pugno di pillole, finendo il primo tubetto. Si prese un po’ d’acqua e si risedette di nuovo  a terra. Barcollava, sembrava ubriaco. A un certo punto la testa sembro scoppiargli.
Una cosa che molti non sanno è che Shaoran aveva la capacità di fa levitare le cose: si tratta di un potere innocuo, ma che in situazioni del genere diventa difficile da controllare. La sua famiglia, infatti, si era accorta dei suoi poteri magici dal fatto che da neonato, ogni volta che piangeva, gli oggetti intorno a lui levitavano. E così fu anche allora. Le medicine, i giornali, gli utensili da cucina, oggetti vari insomma, cominciarono ad alzarsi in volo. Shaoran, quando succedeva, non se ne rendeva conto subito, ma in quel momento non se ne rese conto completamente. La testa scoppiava e il dolore era così forte che sembrava superare quello che poc’anzi attanagliava la gamba. Ma anche questa volta fu passeggero. Si ristabilì, e tutte le cose che avevano preso il volo caddero improvvisamente giù. Non fecero però un gran rumore, perciò Wei, che dormiva tranquillamente, non si accorse di nulla.
 
Shaoran si riaddormentò di nuovo, stavolta per terra, e dopo una decina di minuti si risvegliò, più stordito di prima. Ora, oltre al dolore alla gamba incessante e il rimbombare nella testa si aggiunse anche il mal di stomaco. Aveva preso troppe pillole, avendo mangiato pochissimo.  Era ormai stordito, non capiva più niente. ‘Sakura…. Sakura…. Ti prego aiutami….’, la chiamava senza motivo, come se in quel momento, se le fosse apparsa davanti, tutto sarebbe migliorato. Senza capire tanto, si alzò di nuovo, anche se non si reggeva bene in piedi. Prese un altro tubetto e lo aprì. Prese un altro pugno di pillole ancora più sostanzioso, sperando che servisse a calmare la sofferenza che provava in quel momento. E ricominciò a dolergli la testa. Si strinse di nuovo la testa, appoggiando le mani al mobile della cucina. A un certo punto si sentì la nausea. Trattenne a mala pena il rigetto. Allora corse in bagno e li vomitò tutto, anche se mancò un bel po’ il water. Dopo essersi rialzato, si sentì girare la testa. Poi più niente.
***
“Buongiorno Sakura”
“Buongiorno Tomoyo”
In cielo spiccava un sole luminoso.  Nonostante fosse novembre, in cielo non si vedeva un nuvola. Sakura ne era contenta: finalmente dopo tanta pioggia era tornato il sole. In più era di ottimo umore, perché tutti i problemi di algebra le erano risultati. Tomoyo aveva notato il suo buon umore e ne era contenta. Subito dopo l’arrivo di Sakura, entrò il signor Terada. ‘Per fortuna: un minuto di ritardo e già mi prendevo una nota!’ pensò. Si girò dietro il banco, verso il posto di Shaoran e si accorse che non era ancora arrivato; ‘mi sa che invece lui passerà dei guai’ pensò. Tornò all’attenzione del professore che nel frattempo aveva cominciato a fare l’appello:
“… Katsumotto Chen” “presente!”,
“Kagawa Daishiro” “ Presente!”,
“Kinomoto Sakura” “Presente”,
“Li Shaor….ah no”esitò un attimo. Poi “oggi Shaoran non verrà. Il suo tutore mi ha avvertito della sua assenza”. E riprese l’appello.
‘Cosa? Perché è assente?’ cominciò a chiedersi Sakura. Non capiva perché si fosse assentato quel giorno. Cominciò a rifletterci su. Tomoyo se ne accorse e la richiamò.
“ Sono sicura che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ieri stava meglio, no? Avrà avuto qualche impegno imprevisto!” le bisbigliò. Sakura le fece cenno di aver capito e le sorrise. In fondo era vero: Shaoran, il giorno prima sembrava più attivo del solito, quindi escluse a priori che si fosse sentito male. Ma allora cosa?
***
Quinta ora: economia domestica
 
La classe si diresse verso l’aula apposita, ma nel corridoio Sakura intravide il signor Terada. Prima di entrare in aula, lo raggiunse.
“Signor Terada!” , e quello si girò.
“Sakura… Ma non dovresti fare economia domestica ora?”
“Si ma… c’è una cosa che… che vorrei chiederle…”
“Uh? Cosa?”
“ Ecco…” pomodoro… “ecco io… insomma… Volevo sapere, se lei sapeva perché oggi Shaoran non è venuto…”
“Shaoran? Poverino… Mi hanno detto che stanotte è stato male e perciò è rimasto a casa”
“Sta male??? E cos’ha??” chiese Sakura allarmata.
“Non saprei… non mi hanno detto nulla… Ma non credo sia qualcosa di grave, altrimenti me lo avrebbero fatto presente”.
‘Giusto’pensò speranzosa. E dopo aver ringraziato il professore, raggiunse i suoi compagni.
 
Durante la lezione, Sakura confidò le sue preoccupazioni a Tomoyo:
“Davvero? E non sei riuscita a sapere cos’ha?” chiese,
“No… Il Signor Terada non sa nulla. Io però non sono per niente tranquilla”.
“Immagino, amica mia. E ora cosa farai?”.
“Tomoyo… secondo te è sconveniente che io lo vada a trovare?”
“Vuoi andare a casa sua? A me sembra un’ottima idea”  fece Tomoyo.
“Non so… magari disturbo”, “Ma che disturbo!” intervenne Tomoyo: “Sono sicura che a Shaoran Farebbe piacere averti con se!”
“Tu non mi accompagneresti?”
“Oggi non posso ho un impegno… Ho un idea: perché adesso non gli fai un dolcino e glielo porti appena esci da scuola?”
“Ma io non sono brava a cucinare..”
“Ti aiuterò io! Sono sicura che gli farà piacere gustare una leccornia preparata da te!”
A sentire quelle parole, il cuore di Sakura si rianimò:
“E sia! Gli prepareremo qualcosa che lo faccia stare meglio!”
“Brava Sakura! Se solo avessi la mia telecamera, con me. «Sakura in cucina»! Sarebbe un film meraviglioso!”
“Eheheh…” rise imbarazzata.
La decisione era presa: avrebbe preparato un dolcino per Shaoran, e dopo scuola sarebbe passata da lui a vedere come stava. Nel cucinare mise molto impegno e cura, e nella scelta degli ingredienti si fece consigliare dalla fidata Tomoyo. Per Shaoran questo e altro.
***
La scuola era terminata, e come si era ripromessa, si diresse da Shaoran. Chiamò Kerochan per avvertirlo e così imboccò la strada che l’avrebbe portata all’amato. Ricordava ancora dove si trovava il suo appartamento. Salì le scale e arrivò alla porta d’ingresso. Quindi suonò il campanello. Alla porta venne Wei:
“Oh… Signorina Sakura! Che piacere rivederla dopo tanto tempo!” . Infatti il maggiordomo non vedeva la ragazza da quasi un anno.
“Anche per me è un piacere! Anche se in realtà… Sono venuta per sapere come sta Shaoran. Ho saputo che ha passato una nottataccia”.
“Si è vero, ma prego si accomodi: le offro una tazza di te”.
La ragazza accolse l’offerta e seguì l’uomo. Mentre attraversavano il corridoio, Sakura si guardava intorno cercando la stanza dove era Shaoran. Ma non conosceva quella casa, perciò non la individuò. Nel frattempo, Wei l’accompagnò nella sala da pranzo e le offrì un tazza di tè.
“Squisito! La ringrazio!”
“Di nulla, signorina” sorrise lui.
“Ma… Shaoran?”
“Come sa anche lei, il signorino questa notte non ha riposato molto, perciò ora è nella sua camera a riprendere le forze”,
“Ma cosa è successo?”
“In realtà non l’ho capito molto bene, non ho ancora avuto occasione di parlargli” esitò, “Posso provare  a ricostruire quel che è successo da quello che ho trovato in giro” disse.
“Cioè?” chiese Sakura.
“ Stamattina, appena alzatomi, mi sono diretto in cucina e ho visto gli antidolorifici del signorino fuori dall’apposito cassetto. E ho visto che aveva svuotato in una sola volta un tubetto e mezzo: troppe pillole!”
“Ma.. perché??”
“La gamba, immagino…  Forse non riusciva a calmare il dolore”
Sakura rimase paralizzata.
“ Sono andato a vedere come stava, ma nella sua stanza non c’era. Alla fine l’ho trovato nel bagno svenuto. Ha pure un bernoccolo, ha sbattuto la fronte col water”
‘Shaoran!’
“Ammetto di essermi spaventato… Ma il dottore ha detto che non è nulla, che deve riposare un paio di giorni e poi tornerà a scuola”
“Capisco…Io… ecco…”
“Mi dica signorina?”
“Io… ho portato un dolce che ho fatto a scuola… Magari quando Shaoran sta meglio, glielo fa assaggiare…”
E uscì dallo zaino un piatto con un torta di pasta sfoglia e cioccolato, dall’aspetto alquanto invitante.
“Ovviamente anche lei può prenderne una fetta”.
“Grazie mille, signorina. Sono sicuro che apprezzerà il suo gesto”
“Bè…” Fece Sakura alzandosi, “A questo punto torno a casa”. Wei, incuriosito le chiese: “ Come mai? Non era venuta per vedere il signorino?”
“Si, ma magari ora sta dormendo…e io…”
“Non si preoccupi, venga con me” E le indicò la strada per la stanza di Shaoran.
 
Sakura, tutta rossa tentò di convincere Wei a non svegliare il ragazzo, ma l’uomo insistette e la condusse da Shaoran. Wei aprì lentamente la porta della sua stanza, e si accorse che effettivamente stava dormendo. Allora fece segno alla ragazza di entrare silenziosamente. Lei fece così. Con passo felpato si addentrò nella stanza e si avvicinò al letto del ragazzo. Allungò il collo e lo vide: Shaoran dormiva, respirando forte e agitatamente. La coperta tirata fino al collo riscaldava il ragazzo, che sembrava tremasse comunque. Si vedeva che stava male; era pallido, ma alla stesso tempo sembrava sudasse. Sakura rimase impietosita da quell’immagine. Il suo Shaoran era irrequieto persino nel sonno. Dopo averlo aspettato tanto, ora gli toccava pure di vederlo così. Ma oltre alla pietà, la ragazza provava anche curiosità. Era la prima volta che stava così con un ragazzo, e soprattutto con Shaoran. Anche una cosa banale come dormire, a Sakura sembrò quasi una cosa rara da vedersi. Perciò osservava il petto del ragazzo alzarsi e calarsi meccanicamente per respirare con ammirazione. Guidata da questo senso di curiosità, si avvicinò ancora di più al letto, fino a sedergli accanto. Vide il ragazzo che continuava a gemere, a respirare affannosamente, e tentando di ammansirlo, gli fece una carezza. Più di una a dire la verità. E gli sorrise, anche se lui dormiva. Sakura sperava che avvertisse quegli atti di dolcezza;  lentamente, con premura e delicatezza, passava le dita fra i capelli scompigliati, sul bernoccolo fresco, sulla fronte accaldata…
‘Ha la febbre!’ si accorse, e quando si girò per chiedere a Wei, si accorse che era uscito dalla stanza e aveva richiuso la porta. Sakura morì di imbarazzo: adesso era completamente sola nella stanza del suo ragazzo. ‘Oh mamma… E ora che faccio??’ pensò spaventata. Ma sentì che accanto a lui, il ragazzo mugugnava qualcosa. E alla fine, lentamente, aprì gli occhi: erano rossi, gonfi di lacrime, ma socchiusi. ‘Dolcissimo’, pensò la ragazza. Shaoran, immerso nel cespuglio dei suoi capelli e nel pesante piumone, non si rese bene conto della situazione, e neanche della presenza di Sakura. Uscì le mani da sotto le coperte e si sfregò gli occhi. Dopo tentò di fare mente locale cercando di alzarsi.
“Ahi” gli scappò: era ancora pieno di dolori, la testa, lo stomaco… e purtroppo peggio di tutto, la gamba.
“Shaoran!” fece Sakura allarmata.
Shaoran capì che quella voce apparteneva a un ragazza alla quale teneva molto. Dopo essersi sdraiato di nuovo, riaprì gli occhi e finalmente la vide: Sakura era accanto a lui che gli premeva il petto e che lo guardava con occhi dolci e compassionevoli. Shaoran la fissò e si rese conto che non era un sogno, come spesso era stato.
“…Sakura…” riuscì a dire con voce flebile. “Tu.. che cosa…”
“Come ti senti?” chiese lei.
“Io…  sto bene. Tu che fai qui?” e arrossì.
“Ho saputo che stavi male e sono passata a trovarti…” confessò lei arrossendo.
Shaoran continuò a fissarla, spalancando gli occhi più che poteva. Era imbarazzato, e allo stesso tempo felice che Sakura gli fosse accanto.
“Non… Non ti dovevi disturbare”.
“Nessun disturbo!” gli sorrise…
“… Ti adoro…”
“Che hai detto?”
“Niente tranquilla.. Comunque… Sono contento. Mi fa piacere che tu sia passata”
“Anche Tomoyo era preoccupata. Per essere mancato stamattina così, all’improvviso!”.
“AHI!” urlò Shaoran. Un'altra fitta dolorosa.
“Ehi va tutto bene??”
“Si… Ogni tanto ho una fitta dolorosa… Ma non è nulla”
“ Oh, Shaoran….” , rammaricata Sakura gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla bocca.
Shaoran si svegliò completamente e arrossì ancora di più. Quando Sakura si staccò, gli passò una mano sulla fronte. Pressò sul bernoccolo.
“Ahia” stavolta per la fronte.
“Hai preso un bernoccolo, sai? Wei dice di averti trovato in bagno svenuto”
Lui si tastò la fronte e lo cercò, e alla fine purtroppo lo trovò.
“Questa notte, soffrivi molto, vero?” chiese rammaricata.
Lui stette zitto. Pensò al dolore che provava, e nel frattempo tutti i ricordi di quella nottataccia passati a barcollare per la casa in cerca pace gli tornarono alla mente.
“Un po’… Ma sto bene, ora che ti ho visto” e gli sorrise.
Lei allora si rincuorò e gli prese la mano. “Sapessi che brutto vederti così pallido Shaoran, così agitato nel sonno..” disse. “Ti verrò a trovare ogni giorno, fin quando non starai meglio!”
“Ma non è necessario…io…”
“Insisto!” fece Sakura con tono deciso.
Allora Shaoran rispose con un ‘grazie’ sentito dal cuore.
Dopo un po’ Sakura si alzò per fare un giro della stanza. “E’ molto bella la tua stanza, Shaoran!”disse.
Era una stanza normalissima, ma Sakura la trovava meravigliosa proprio perché era del suo amato. E allo stesso a Shaoran faceva un po’ senso che Sakura la ispezionasse. La sua camera era il suo mondo, un mondo dove era lentamente cresciuto l’affetto che provava per lei. Adesso Sakura guardava attraverso il vetro della porta che dava sul balcone, e ripensò che era proprio in quel punto della stanza che aveva ammesso a se stesso, tempo prima, di amare Sakura.
 
Sakura continuava a girare, curiosissima. Guardava sopra gli scaffali, la scrivania, sul comodino… E proprio li si accorse della presenza di una foto incorniciata. La prese tra le sue mani. Shaoran non se ne era accorto.
Sakura guardò quella foto e ne rimase folgorata. “Shaoran…”
“Dimmi..” fece lui, quasi risvegliato.
“Chi è questo nella foto con te?”
“Quale foto?”
“Questa” e gliela mostrò. La foto ritraeva un bimbo sorridente con dei grandi occhi scuri con in mano una macchinina, nelle braccia di un uomo, che sembrava essere la versione adulta del bimbo. Erano due gocce d’acqua, se non per l’unica differenza che l’uomo avesse degli splendidi occhi azzurri. Questi sembrava molto giovane e anche lui sorrideva. Teneva i capelli in modo più ordinato,  rispetto al bambino, ed era vestito con tipici abiti cinesi. Alle loro spalle, un immenso campo di grano.
Shaoran la squadrò, e riconobbe la persona accanto a lui.
“Questo… è mio padre” fece con tono serio.
Sakura ebbe un sussulto. Ritrasse le mani con la foto e per guardarla meglio la portò sotto i suoi occhi. Si, erano proprio uguali. Ma invece di addolcirsi per l’immagini di bimbo di pochi anni di Shaoran si concentrò sulla figura che lo portava in braccia.
“Tuo padre?...Ti somiglia tantissimo, sai?” disse infine.
“Lo so… Eravamo identici” aggiunse
‘Eravamo? Ah già …’ ricordò che Wei, tempo prima le aveva detto che il padre di Shaoran era scomparso da molto tempo. Solo però fu colpita da quella estrema somiglianza che accomunava i due individui nella foto. Shaoran sembrava un bimbo vispo e allegro, di quelli che si potrebbe dire essere delle pesti. ‘Il tipico sguardo di un birbante’. Ma poi il suo sguardo si posava sul suo amato accanto a lui. Un ragazzo infinitamente dolce, ma serio, timido. E a quanto le aveva raccontato Meiling, il bambino della foto era completamente diverso da come lo aveva conosciuto la stessa cinese. Aveva un espressione totalmente differente dallo Shaoran che aveva accanto. E quella somiglianza col padre… Sembrava essere uno Shaoran adulto. Sembrava un uomo felice, sorrideva con pacata serenità.
“Posso chiederti com’è morto?”
“Come fai a non sapere che non c’è più?” Chiese sorpreso Shaoran, sicuro di non averne mai parlato con nessuno di lui.
“Ce lo ha detto Wei, la prima volta che siamo venute in questa casa… A me e a Tomoyo, intendo…”
“Ah capisco…”si sistemò in una posizione più comoda, poi continuò. “Comunque, mio padre è morto in battaglia”.
“Era un soldato?”.
“No, tutt’altro. Aveva frequentato l’accademia militare, ma in seguito era diventato il proprietario di un’azienda molto importante ad Hong Kong. Solo che… Fu richiamato alla guerra. In Cina, il governo non si fa scrupoli a togliere padri alle famiglie, con la scusa di mancanza di soldati. Sempre per quell’odiosa guerra civile fra Cinesi e Tibetani, un lotta d’indipendenza. Mio padre… Mio padre è stato colpito da una granata”disse. Il suo tono era scorrevole, con una voce se pur bassa a causa della stanchezza, calma. Non sembrava soffrire molto per la mancanza. Forse il cambiamento da bimbo nella foto a ragazzo serio era dovuto ai cambiamenti che la sua vita aveva dovuta sopportare, conseguentemente alla mancanza del padre.
“E… quanti anni avevi?”
“Cinque”.
Caspita. Sakura si rese conto che Shaoran non era poi così diverso da lei come aveva sempre creduto.
“Non so se lo sai, ma anche io ho perso mia madre… Da piccola”
“Si, me lo ha accennato Tomoyo”, rispose lui
“…Abbiamo in comune la sofferenza per un caro scomparso” notò Sakura, “Anche se ne farei volentieri a meno”.
“Ti manca tua madre?”
“Non troppo. So che mia madre mi guarda sempre, perché spesso, anche se forse sono solo sensazioni, la sento vicino a me. A te manca tuo padre?”
“Un po’… Mia madre ha sempre fatto di tutto per non farmene soffrire la mancanza, senza perciò farmene dimenticare, e Wei mi vuol bene come si vuol bene a un figlio. Ma non mi dispiacerebbe… Passarci del tempo insieme”.
“Già, è la stessa cosa che provo io”. Sakura abbassò lo sguardo. Posò la foto sul comodino; si fece malinconica, e Shaoran se ne accorse.
“Basta con questi argomenti tristi! Già che sto male… Mi vuoi far pure intristire??” scherzò Shaoran.
“Si… Hai ragione scusa!” sorrise Sakura, stringendogli la mano. Ma guardandolo notò un quadro sopra il letto su cui stava Shaoran.  Vide che c’era un disegnato un lupo.
“Strano quadro per una cameretta” pensò a voce alta.
Shaoran alzò lo sguardo per vedere quale indicasse Sakura.
“Me lo ha regalato mio nonno materno, quando sono nato” disse.
“E’ bello però” aggiunse Sakura.
“E’ legaro alla scelta del mio nome. Devi sapere che ‘Shaoran’ è la forma giapponese del mio nome. In realtà Si dovrebbe pronunciare Xiao Lang”
“Xiao Lang??” disse Sakura, ripetendola per provare come risuonasse quella parola.
“Si, e significa appunto ‘giovane lupo’ ” aggiunse.
“Carino” disse Sakura.
“Già… D’altro canto, all’unico maschio del clan Li non puoi che mettere un nome virile!” scherzò Shaoran.
In effetti, oltre che ultimo erede di una potente famiglia di Hong Kong, l’ultimo mago di una stirpe di stregone che comprendeva anche il maestro Clow Reed, di certo non poteva avere un nome qualunque!
 
Continuò così il pomeriggio a casa di Shaoran, tra una risata e un tenero bacio. I due trascorsero il tempo a parlare del più e del meno. Nel soggiorno Wei, che nel tempo libero adorava leggere e acculturarsi, era appunto intento nella lettura di un libro, e da li sentiva le risate dei due ragazzi. Era molto contento che Shaoran si fosse risvegliato e avesse ripreso le forze: distingueva chiaramente la sua risata. Fino a quando non sentì la porta della sua stanza aprirsi. Sakura stava uscendo, e dietro di lei c’era Shaoran che l’accompagnava alla porta sostenuto dalla stampella. Wei se ne stupì: ‘Pensavo sarebbe passato del tempo prima che il signorino si potesse rialzare’. Ma Shaoran non sembrava sforzarsi, anzi. Aveva ripreso colorito e continuava a ridere con Sakura mentre l’accompagnava alla porta.
“Già se ne va, signorina?” li raggiunse Wei.
“Si, non vorrei si facesse troppo tardi”.
“Capisco… buon ritorno allora, signorina!”
“Grazie Wei”.
Il maggiordomo tornò in soggiorno, mentre Shaoran accompagnava Sakura alla porta. All’ingresso, prima di rimettersi le scarpe, Sakura salutò Shaoran:
“Ci vediamo… Passerò anche domani!”
“Grazie Sakura”
“Di niente, lupetto!” e gli diede un bacio sulla guancia.
Lui arrossì. “Grazie, ‘fiore di ciliegio’ ”. aggiunse lui.
‘Che dolce, sa cosa significa il mio nome!!!’ pensò Sakura.
Ed uscì. Shaoran, ancora un po’ stordito da quell’ultimo bacio, ritornò nella sua camera, ma durante il tragitto Wei lo richiamò:
“E’ vero, quando dicono che l’amore è la migliore medicina” disse, e gli sorrise. In un primo momento Shaoran non si rese conto del significato di quella frase, mi poi capì: era in piedi se pur con l’ausilio della stampella, e non avvertiva più dolore da nessuna parte, se non un fastidio più che comprensibile alla gamba. Allora sorrise e ritornò nella sua stanza, dove si coricò, pensando a un dolce fiore di ciliegio di sua conoscenza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SONO TORNATA!!!! DOPO FORSE ANCHE UN ANNO,  MI SONO RIMESSA A SCRIVERE IL 3 CAPITOLO!!
Finalmente…. Mi scuso con i quattro gatti che hanno letto la mia storia e l’hanno trovata interessante, e che io ho crudelmente tenuto col fiato sospeso. Purtroppo non ho avuto tempo, ma adesso sono decisa a continuare la storia, anche se forse in futuro non sarà poi granchè!
 
Le ideuzze diaboliche, nonostante il tempo sia passato, non le ho dimenticate, anzi spero di sbrigarmi a scrivere il seguito di questi primi capitoli, che (se tutto va bene!) sono solo l’inizio di ciò che voglio fare della storia della coppia che mi è rimasta nel cuoreJ
 
Mi metto subito a  scrivere il prossimo capitolo, perciò… buona letturaJ
 
p.s. perdonate gli errori, ma ho scritto tutto d’un fiato e pure in fretta-.-…..
 
  
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