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Autore: moira78    12/08/2022    5 recensioni
Una raccolta di missing moments in ordine cronologico, che ripercorrono momenti del manga e del romanzo appena accennati dall'autrice o mai approfonditi. Una mia personale interpretazione dei capitoli più belli e significativi incentrati sull'evoluzione del rapporto tra Candy e Albert e non solo.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing Moments'
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Il matrimonio di Annie

Candy sistemò il velo con attenzione spiando l'immagine di Annie riflessa nello specchio. Scoccò un'occhiata preoccupata a Patty alla sua sinistra e fece un sospiro.
"Annie, abbiamo richiamato indietro la truccatrice tre volte. Pensi di farcela ad arrivare almeno all'altare senza piangere di nuovo?", le chiese con un tono dolce che stava diventando sempre più impaziente.

"Io... io...". A ogni 'io', gli occhi appena truccati di Annie con un accenno di matita nera si inumidivano di più e Candy cominciò a disperare. Il solletico non andava bene perché l'avrebbe comunque fatta lacrimare. Le barzellette non la facevano ridere perché era talmente tesa che non le capiva.

Che fare, dunque?

"Chi ha da fare non ha tempo per le lacrime!", esclamò d'improvviso Patty, in tono urgente e stentoreo. Sembrava così accorata che Annie spalancò gli occhi per guardarla dal riflesso nello specchio.

Candy cercò di recuperare, nei recessi della propria memoria, dove avesse udito quella citazione, ma per quanti libri le facesse leggere la zia Elroy, proprio non riusciva a ricordarlo.

"Lord Byron, giusto?", disse Annie con un sorriso, le lacrime ormai dimenticate.

"Esatto, brava! Se vuoi ne ho a decine da proporti e tu potrai indovinarle tutte!", si propose Patty.

"Non c'è un altro metodo? Così mi metterete in imbarazzo... io ho a malapena memorizzato l'albero genealogico degli Ardlay dal secolo scorso fino a oggi!", si lamentò Candy con un gemito di disappunto.

"Beh, Candy, sarà un buon metodo per ripassare e anche tu arriverai al gran giorno ben preparata! La zia sarà orgogliosa di te", le rispose Patty facendole l'occhiolino.

"No so se lo sarà mai...", mormorò con voce triste.

Ma che diavolo sto facendo?! Concentrati, Candy! Non è ancora il giorno del tuo matrimonio, pensa ad Annie!

"Mi dispiace, ti sta mettendo sotto torchio perché sarai la nuova matriarca, vero?", domandò Annie.

"Sì, e ha ragione! Devo essere impeccabile per stare al fianco di Albert durante gli eventi pubblici", si riprese dandosi un piccolo colpo al petto come per farsi coraggio.
"Ti ci vedo, sai? Impeccabile ai balli di gala ma pronta a saltare sul primo albero non appena la serata finisce!", rise Annie sollevandole il morale.

Perlomeno per un po' non piangerà più...

Un leggero bussare alla porta le fece voltare tutte e tre nello stesso momento, interrompendo la risata.

Quando entrò una cameriera con il bouquet, Patty si affrettò a prenderlo fra le mani e, mentre la porta si richiudeva sull'inchino della donna, lo porse ad Annie, che si era alzata.

Candy l'ammirò: era davvero bellissima con quell'abito sontuoso che le scendeva in uno strascico lungo, sotto al corpetto finemente decorato con motivi floreali e le trasparenze nei punti giusti. E il velo! Patty la stava giusto aiutando a metterlo davanti al viso, perché Archie potesse scoprirlo una volta al suo fianco...

Il mio vestito sarà più semplice... e non voglio nascondere il volto, anche se l'effetto è suggestivo. Voglio che Albert mi veda. Che veda quanto sono raggiante mentre cammino verso di lui per unire la mia vita alla sua...

"Candy...? Sei molto gentile, ma non c'è bisogno che tu pianga al posto mio", disse Annie in un sussurro tremolante.

"Eh?!". Accidenti! Si era commossa nel vedere la sua amica a un passo dall'altare e a immaginare il proprio giorno più bello! "Scusa, sai... è che mi sembra ieri che correvi strillando nel mio letto della Casa di Pony perché fuori c'era il temporale e avevi fatto un brutto sogno!".

"Oh, Candy...".

Mentre Annie si stringeva a lei in un abbraccio fraterno colmo di emozioni, udì a malapena la voce di Patty che, in un gemito, diceva: "E ora mi tocca richiamare la truccatrice per tutte e due!".

 
- § -
 
 
Albert era nervoso come se il matrimonio fosse il suo e non quello di Archie e Annie: si sentiva un po' come se fossero le prove generali. La chiesa, i fiori, gli invitati e persino l'emozione. Non mancava proprio niente.

Scoccò un'occhiata ad Archie che, di certo mille volte più nervoso di lui, si stava allentando la cravatta come se lo stesse soffocando, neanche fosse un cappio. Poco prima, nella stanza dove si stava preparando assieme al sarto c'era stato tempo per la gioia, per le battute e anche per la malinconia.

"Darei dieci anni della mia vita perché oggi mio fratello fosse qui. Ma sono felice di avere il mio zio e amico al fianco: non sai quanto significhi per me e Annie che tu e Candy siate i nostri testimoni". Così gli aveva detto suo nipote mentre si controllava la giacca allo specchio.

Aveva scorto l'inconfondibile luccichio delle lacrime nei suoi occhi e, inghiottendo un groppo in gola, aveva cercato di sviare il discorso su toni più leggeri: "Zio William e futura consorte al vostro servizio!", aveva detto con un leggero inchino.

Archie aveva ridacchiato: "Un onore senza precedenti!".

Albert si era avvicinato e aveva stretto il ragazzo in un abbraccio fraterno, mormorandogli vicino all'orecchio: "Sono certo che lui vi guarda ed è felice come tutti noi. Veglierà su questa unione perché sia doppiamente benedetta".

Archie aveva annuito tirando un po' su col naso: "Lo so".

"Bene", si era schiarito la voce, "ora che ne dici di andare a sposare la tua fidanzata?", aveva concluso facendogli l'occhiolino.

Allungò un poco il collo per vedere finalmente Candy che entrava e prendeva posto accanto a loro, in attesa della sposa. Con il suo abito rosa antico che le cadeva in balze asimmetriche sul corpo, sembrava l'immagine stessa dell'amore. Se Archie sembrava teso come una corda di violino pronta a spezzarsi in due, a lui accelerarono non poco i battiti cardiaci: entro pochi mesi, quei posti sarebbero stati ribaltati.

La sposa entrò al braccio di suo padre con il viso coperto dal velo, ma Albert poté vedere il suo sorriso luminoso riflesso in quello di Archie.

E in quello della sua Candy, che si portò una mano davanti alle labbra come se non avesse visto la sua amica solo pochi minuti prima.

L'incontro fra i due sposi fu toccante e Albert pensò che non aveva mai visto Archie guardare Annie con tanta dolcezza e devozione. Il suo sguardo era totalmente concentrato su di lei, mentre le alzava il velo e le sorrideva sfiorandole una guancia. Una lacrima cadde sulle gote di Annie e lui la carezzò con due dita, prima di indurla a voltarsi per ascoltare finalmente le parole del sacerdote.

Albert tentò di concentrarsi sulla cerimonia e sull'emozione che vibrava nei voti degli sposi, ma non poté fare a meno di lanciare occhiate piene d'amore a Candy scoprendo, con dolce sorpresa, che lei faceva proprio lo stesso.

Quando vide le lacrime brillare nei suoi occhi, nel momento in cui ci fu lo scambio degli anelli, capì che stavano pensando la stessa cosa: quel giorno era di sicuro uno dei più belli che avessero mai vissuto da fidanzati, ma il loro giorno... oh, quello sarebbe stato memorabile!

Gli sposi si baciarono e le note della "Marcia nuziale" riecheggiarono ancora una volta, prima del tripudio di congratulazioni, dei baci, degli abbracci, del lancio del riso fuori della chiesa.

E, finalmente, poté abbracciare Candy attirandola un poco a sé, incontrando solo per un istante lo sguardo di rimprovero della zia Elroy. Ricambiò inarcando le sopracciglia in un gesto innocente e lei volse il capo altrove, chiudendo gli occhi con una leggera stizza.

Sapeva che non apprezzava le manifestazioni in pubblico, ma sentire di nuovo la pelle calda di Candy contro di sé non aveva prezzo.

"È stato così emozionante, non è vero?", chiese Candy alzando il viso per guardarlo.

Lui ricambiò con dolcezza: "Sì, lo è stato".

Il ricevimento fu sontuoso. Troppo sontuoso. Nonostante Albert comprendesse le motivazioni delle famiglie Cornwell e Brighton per rendere unico quell'evento, non riusciva a togliersi dalla testa che lui e Candy non sarebbero mai arrivati a quei livelli.

Perché non era ciò che desideravano.

Il loro sogno era quello di una cerimonia con il numero più limitato possibile di invitati, lontana dal centro della città e magari con un'ostentazione molto meno marcata delle ricchezze degli Ardlay.

Non biasimava suo nipote o la moglie per la loro scelta, ma temeva che la zia Elroy volesse, per il patriarca, una cerimonia che superasse quella che stava avvenendo nella villa in quel momento. Aveva affidato a lei i preparativi maggiori, perché il lavoro non gli consentiva di intervenire troppo, ma sperava che Candy riuscisse a farla avvicinare il più possibile alla loro idea di matrimonio.

L'auto li stava riportando alla villa e Candy sembrava felice come se la gioia degli sposi che salutavano gli ospiti l'avesse invasa fin dentro l'anima: Albert la capiva benissimo, era come vedere loro due proiettati nell'immediato futuro.

Forse era arrivato il momento di farle quella domanda che da tempo si rigirava nella mente. Ora, che il passato era definitivamente esorcizzato e parlare di lui per Candy equivaleva a nominare un vecchio amico dell'adolescenza, poteva ben chiederle se voleva invitarlo al loro matrimonio.

 
- § -

 
Quando Albert le chiese se desiderava mandare un invito a Terence, Candy si rese conto di quanto la sua stessa felicità l'avesse offuscata a tal punto da farle dimenticare quasi del tutto di lui.

Terence, che aveva amato con tutto il cuore; Terence, la sua bruciante passione di gioventù; Terence, che aveva rincorso e sognato per anni prima di rendersi conto di essere stata cieca e sorda all'amore vero che aveva davanti, votandosi a un sogno che ormai era terminato da tempo; Terence, che le aveva scritto e la cui lettera l'aveva lasciata muta e perplessa in una giornata di pioggia, alla Casa di Pony.

Il signor Marshall si stava allontanando con il suo ombrello nero e la fedele borsa a tracolla, un braccio alzato a mo' di saluto e la schiena un po' china per gli anni che cominciavano a pesargli sulle spalle. E, tra le sue mani, quella busta di semplice carta bianca bruciava come se fosse un tizzone del camino.

Quando Susanna era morta, più di due anni prima, le cose tra lei e Albert non erano ancora arrivate così lontano, ma era chiaro che in loro stavano maturando i sentimenti che li avrebbero portati a unirsi. Era stato con la solita complicità che li univa che Candy aveva pianto fra le sue braccia quella morte ingiusta e lui l'aveva accolta come suo solito.
Solo alla fine, in un mormorio costernato, aveva menzionato la sua preoccupazione per Terry. Le mani di Albert, che erano sulle proprie spalle, si erano strette in maniera impercettibile ma anche lui aveva espresso il dolore per l'amico di un tempo.

"Vuoi che gli scriviamo insieme una lettera? Oppure... magari potremmo farlo separatamente...". E l'aveva colto il conflitto interiore di Albert, oh, sì! In quella domanda c'era tutto un mondo. Le stava chiedendo se voleva che fossero insieme o divisi. Se Terence dovesse avere il sentore che loro stessero diventando qualcosa di più che amici o meno. Se quel ragazzo ribelle per cui un giorno aveva pianto fino a perdere i sensi era ormai nel suo passato o le bruciava ancora nel cuore.

Ora capiva che la sua risposta non aveva fatto altro che aumentare il dubbio in Albert, anche se poi avevano avuto modo di oltrepassare la linea di confine fra l'amicizia e l'amore senza quasi accorgersene.

"Io... io preferirei non fare nulla, per ora. Vorrei aspettare".

E aveva aspettato tanto che era stato Terence a scriverle. Poche parole, vergate su un foglio a stento come se lui avesse esitato e strappato la lettera più volte prima di decidersi. Aveva atteso un tempo che gli era parso sufficiente dalla morte della sua fidanzata e voleva farle sapere che per lui non era cambiato nulla, era sempre lo stesso.

Che vuol dire, Terry? Significa che continuerai per la tua strada come hai promesso, calcando le scene? O significa... che mi ami ancora?

Persa in quel dilemma, non aveva avuto il coraggio di parlarne con Albert, visto che ormai era chiaro come la luce del sole quanto le cose fossero avanzate fra loro.

"Perché non me l'hai detto?", le chiese Albert riportandola di colpo al presente, come se seguisse il filo dei suoi stessi pensieri mentre gli raccontava tutto in poche parole. "Temevi che fraintendessi?".

Candy scosse la testa: "Un po' sì, lo ammetto. Ma non era utile a nessuno che tu sapessi di quella lettera. Ho avuto il sospetto che lo stesso Terence si sia pentito di averla spedita. Ancora oggi non so cosa volesse comunicarmi davvero. Forse non sa nemmeno che mi è arrivata, magari pensava di non trovarmi più alla Casa di Pony. Oh, Albert, spero che tu mi capisca!".

Con suo grande sollievo, Albert stirò i lineamenti in uno di quei sorrisi che avevano il potere di disarmarla: "Ma certo che ti comprendo, amore mio. Però se ne fossi stato a conoscenza non ti avrei neanche chiesto se volevi invitare Terence alla cerimonia".

Candy abbassò gli occhi sulle sue mani intrecciate con quelle del fidanzato, il movimento dell'auto che li stava riportando a casa che la cullava dolcemente.

"A differenza di me, che ho chiarito cosa c'era nel mio cuore molto, molto tempo fa, Terence deve aver mantenuto... non so, forse una flebile speranza o quella che presumo sia una nostalgia del passato. Sospetto che abbia visto le nostre foto sui giornali e sia stato frenato anche un po' da quelle. Forse ha capito... Ma sono certa che lo supererà, grazie al suo lavoro. Più avanti gli manderemo una lettera, magari, per fargli sapere che siamo sempre suoi amici e lo pensiamo, che ne dici? E la scriveremo insieme". Calcò su quel termine, a ribadire quanto il concetto fosse indissolubile.

Albert la guardò con un'intensità che le fece solo venire il desiderio ardente di baciarlo, ma si trattenne perché capì che stava cercando le parole adeguate per esprimersi: "Nonostante io abbia superato i miei dubbi, mi colpisce molto sentirti parlare di Terence in questi termini: si vede che gli vuoi bene ma sei affezionata a lui in modo diverso da un tempo. E sai una cosa? Anche io voglio che sia felice, proprio come se fosse parte della famiglia. D'altronde, in qualche modo è stato anche mio amico. Sì, gli scriveremo quella lettera. Insieme!", acconsentì baciandole la punta delle dita. 

 
- § -
 
 
Albert si lasciò cadere sul letto di schiena, con un sospiro stanco.

Candy dormiva a qualche stanza dalla sua e il pensiero lo fece sorridere da un orecchio all'altro. Era incredibile come, nonostante fosse sfinito, potesse gioire con tanta intensità ed energia solo sapendola accanto a lui.

E sua, soprattutto sua.

Non lo avrebbe mai confessato a nessuno, nemmeno a Candy, ma ogni volta che si parlava di Terence in lui si accendeva un campanello di allarme che metteva in moto tutte le sue insicurezze. Col tempo, questa sensazione si era affievolita quasi del tutto, fino al momento in cui era stata spazzata via dal suo "sì" alla richiesta di matrimonio.
Se per Candy parlare di Terence era diventato naturale e non era più fonte di sofferenza, lui ci aveva messo un po' di più per convincere il suo cuore che doveva lasciar andare quello che, ora lo capiva, era unicamente un suo problema.

E, infatti, Candy aveva continuato a essere felice accanto a lui nonostante quella strana lettera, anzi, se n'era quasi dimenticata finché non ne avevano parlato!
Voltò un poco la testa verso la finestra, mettendosi una mano sotto la nuca per scrutare l'ultimo quarto di luna che usciva dalle nubi.

Il ricordo delle giornate alla Casa della Magnolia lo colpì mentre i suoi occhi si fissavano sulla falce bianca appesa in cielo: allora lui era senza memoria e Terence era sempre presente fra loro, pur non essendoci fisicamente.

Era nei pensieri e nei discorsi di Candy, nelle sue risate, nelle sue speranze... e poi nelle sue lacrime, nella sua sofferenza, nei suoi ricordi dolorosi. La mente tornò al giorno in cui l'aveva trovata svenuta sulla pila di giornali che aveva nascosto sotto al letto ripromettendosi di gettarli via alla prima occasione.

Allora, Albert aveva creduto che sarebbe morto di dolore insieme a lei. Aveva recuperato la memoria e compreso che non poteva rimanerle accanto ancora a lungo, ma quel dilemma lo straziava. Inoltre, non sopportava di vederla così triste e disperata, era qualcosa che lo lacerava dentro ancor più di non poterla avere.

La sua gioia più grande sarebbe stata sempre vederla felice, anche a costo del proprio benessere.

E glielo aveva mormorato, mentre la adagiava con tutto il suo amore nel letto che di solito occupava lui e le asciugava il viso con carezze delicate.

Ora, non gli pareva vero che il cuore di quella ragazza straordinaria gli appartenesse, era come se la vita lo volesse riscattare mille volte di tutte le perdite che aveva subito da giovane. Dio aveva guidato i suoi passi fino a Chicago quando aveva rischiato di morire a miglia di distanza, in un altro continente addirittura. E l'aveva guidato da lei: si erano sostenuti e protetti in momenti diversi e adesso si sarebbero sposati.

Una parte di sé era dispiaciuta per Terence, poteva solo immaginare quanto potesse stare male se davvero era ancora innamorato di lei. Gli augurava di tutto cuore di trovare la sua pace e la sua serenità, fosse anche solo nel proprio lavoro. Neanche per lui doveva essere stato facile perdere due donne nel giro di pochi anni.

Nonostante quei pensieri, Albert non poté fare a meno di sentirsi al settimo cielo come di rado lo era stato.

Fece un respiro profondo, affondando un braccio sotto al cuscino e spegnendo la lampada sul comodino con l'altra mano. Era stanco, ma non vedeva l'ora di addormentarsi per sognarla e di risvegliarsi per vederla, baciarla, toccarla.

Candy era innamorata di lui e di lui solo, e si sentiva l'uomo più fortunato della Terra.
 
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Vorrei comunicare che mancano solo due missing moments alla conclusione. Arriveranno martedì 23 Agosto e li pubblicherò entrambi, perché successivamente non avrò accesso al PC per alcuni giorni.
 
   
 
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