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Autore: NightWatcher96    21/08/2022    1 recensioni
In un mondo dove esistono i Quirk perché non potrebbe esserci anche la magia?
Shota e Hizashi hanno tre cuccioli, Eijiro, Katsuki e Shoto. In un giorno di pioggia, però, il loro più profondo desiderio diventa semplicemente la realtà, in cambio di un po' di amore.
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Shota continuava a dormire beatamente nel letto quando qualcosa decise che sarebbe stato sufficiente. Per un po' ignorò quei colpetti continui alla sua guancia, poi, con un fastidio evidente, dischiuse gli occhi.

Filtrava una luce biancastra dal balcone provvisto di tende. Un'altra giornata di pioggia a quanto pare.

Al suo fianco Hizashi ancora riposava, dandogli le spalle. I segni di succhiotti e graffi capeggiavano in bella vista sulla schiena e Shota provò un senso di orgoglio. Aveva amato il suo compagno di vita senza risparmiarsi.

Quando i suoi occhi scuri ormai abituati alla nitidezza della piena consapevolezza dopo il torpore del sonno caddero sul centro del letto gli si fermò quasi il cuore.

No, non poteva crederci. Stava sognando, vero?

Vero?

Shota sbatté più e più volte le palpebre ma l'immagine rimase sempre la medesima: al centro del letto c'erano circa tre bambini di circa tre-quattro anni che giocavano con le loro code.

Code? L'uomo si schiaffò due mani in volto così sonoramente che i bambini sussultarono e Hizashi si svegliò con un gemito di malumore.

«Shota... ma che combini...?».

«Hizashi, devi guardare immediatamente! E non sto scherzando!».

«E quando mai scherzi tu?» sbadigliò l'altro, tirandosi a sedere.

Quando anche l'altro vide i tre bimbi la sua reazione fu ben diversa. I sui occhi si riempirono di lacrime di gioia e tese le braccia. Shota rimase stupito; i tre si gettarono con foga e felicità contro il petto nudo del marito.

«Ma... ma?» disse quello con i capelli rossi e gli occhi scarlatti.

Shota vide che i tre misteriosi ospiti avevano orecchie e code.

«Non è possibile!» gemette all'improvviso Shota.

Balzò dal letto con foga, scese rapidamente le scale rischiando quasi di inciampare e si fiondò immediatamente verso la cuccia nel salotto.

«Non ci sono» disse, secco.

Controllò tra i cuscini, le coperte, ancora sul divano, in cucina, sotto al tavolo, dappertutto! Eijiro, Katsuki e Shoto non c'erano! Come diavolo era possibile? Come?!

Gli sarebbe venuto sicuramente un mal di testa terribile; era solo grato che fosse domenica e che quindi non c'era in programma il lavoro alla U.A.

Tornò lentamente al piano superiore dove i tre bambini continuavano a chiedere attenzioni ad Hizashi.

«Perché sei scappato così- e che cavolo, Shota! Mettiti almeno qualcosa dinanzi ai bambini, maleducato!» tuonò l'altro.

Shota afferrò immediatamente una tuta dal pavimento e se la infilò mentre Hizashi teneva i bambini stretti al petto in modo da non far loro guardare l'osceno spettacolo.

«Non ci sono i cuccioli...» gemette poco dopo.

Si sedette sul letto pesantemente. Afferrò la sua testa incapace di calmarsi o di capire cosa fosse accaduto.

All'improvviso Hizashi gli tirò con una tale forza l'elastico della tuta che quando lo fece schioccare Shota balzò in piedi con sguardo furioso. Eppure non riuscì a rimproverarlo nel seguire l'indice puntato all'armadio.

Hizashi era sconcertato.

Un bambino più piccolo rispetto agli altri era seduto sull'armadio e li guardava con i suoi grandi occhi smeraldini. Agitò le sue nove piccole code, tese un solo orecchio.

«Non è possibile...» squittì Hizashi in un fil di voce. «Vuoi dire che quel piccolino lassù è Izuku? La piccola volpe che abbiamo salvato ieri?».

Shota deglutì. Quindi i tre bambini erano i cuccioli? Questo, improvvisamente, spiegava il perché di orecchie e coda con colori tanto familiari.

«Mamma!» disse felice il rosso crinito. «Io Eijiro!» esclamò, puntandosi contro un ditino.

Hizashi si premette una mano contro la bocca, ancor più basito di prima.

Shota, intanto, pensava a come poter prendere Izuku dall'alto armadio e senza spaventarlo.

«Prova a tendergli le braccia, magari funziona».

Shota non obiettò e lo fece. Izuku, in un primo momento, lo guardò incuriosito. I suoi occhi si spostarono sugli altri cuccioli tra le braccia di Hizashi. Forse poteva anche lui ricevere un po' di amore?

Saltò verso Shota e in poco tempo fu portato a letto.

A guardarli bene i cuccioli erano diventati degli ibridi umani. Izuku doveva avere più o meno due anni, Eijiro e Shoto quattro, Katsuki cinque.

«Non stiamo sognando» espirò Shota.

Izuku gli si stava strofinando contro il petto alla ricerca di coccole. Il bruno gli sorrise amorevolmente per poi affondargli le dita in quei morbidi capelli verdi ed arruffati.

«Alla fine eri davvero una piccola volpe magica».

Il bambino nudo, come gli altri cuccioli, si infilò sotto la coperta rannicchiando le code su di lui.

«Può realizzare i desideri, allora? Ci avrà ascoltati ieri sera?» si chiese Hisashi.

«Mamma... fame» aggiunse forte Katsuki.

Il broncio era adorabile, le orecchie ritte e la coda da lupo che frusciava fecero ridacchiare Hizashi.

«Perché mi chiamate mamma?».

«Perché mamma ci tiene in braccio e ci coccola» spiegò Eijiro.

«Quindi sapete anche parlare?» domandò curioso Shoto.

Shoto indicò Izuku. «Lui è un cucciolo magico. E' l'ultimo della sua specie. E' venuto qui per realizzare il vostro desiderio e il nostro».

«Quale desiderio, bambini miei?» domandò addolcito Hizashi.

«Diventare i vostri figli!» esclamò forte Eijiro, le braccine in aria.

Shota portò tutti e tre sotto le coperte, almeno per coprirli. I bambini si rannicchiarono vicini come facevano da cuccioli, le loro code s'intrecciarono dolcemente insieme.

«Però se non vorrete Izuku, lui morirà» riprese Shoto.

Shota e Hizashi ebbero un sussulto.

«Anche voi siete cuccioli magici?» fu la domanda un po' traballante di Hizashi.

«No. Siamo stati trasformati in umani grazie al vostro desiderio e al nostro. Possiamo anche parlare!» riprese festoso Eijiro. «Quando ieri sono uscito fuori e ho visto Izuku ho capito che era magico. Poi quando abbiamo mangiato insieme ci ha raccontato di lui!».

Shota era esterrefatto.

«Izuku è l'ultima creatura magica, è una volpe a nove code smeraldo, molto rara. La sua famiglia è stata sterminata dall'avidità degli uomini. Essendo solo un cucciolo, arrivare qui dal suo mondo l'aveva provato molto» raccontò Katsuki, rannicchiato accanto ad Hizashi.

«L'albero nel nostro giardino è un portale».

Shota sinceramente non stava capendo più nulla. Era d'accordo che i Quirk potevano essere sottilmente paragonati a poteri magici ma non riusciva ad accettare completamente il racconto dei bambini.

Era davvero surreale e fantastico. Troppo da credere.

«Che cosa vuol dire che se non verrà amato Izuku morirà?» chiese improvvisamente Hizashi.

«Poteva realizzare solo due desideri e lo ha fatto. L'unica cosa che chiede è un po' di amore, in fondo è solo un cucciolo» riprese Katsuki.

«Noi non abbiamo la magia» mormorò tristemente Eijiro. «Ci vorrete meno bene?».

«Non dirlo neanche per scherzo, Eiji! Vi ameremo incondizionatamente e come abbiamo sempre fatto!» esclamò forte Hizashi. «Ameremo anche Izuku, vero Shota?».

Il bruno annuì, con la gola molto secca.

La volpe lo stava guardando con la stessa espressione preoccupata di chi aspettava una sentenza. Gli sorrise mentre lo spostava tra le sue braccia.

«Tu ci hai fatto un dono speciale, piccolo Izuku. Per questo ora te ne faremo uno noi a te».

La volpe spalancò ancor di più gli occhi.

«Sei il nostro piccolo bambino» aggiunse commosso Hizashi.

Le codine si agitarono in un guizzo di felicità.

«Ma come mai non parla?» domandò, perplesso, ancora Hizashi.

«Perché è troppo piccolo» sbuffò Katsuki, con la sua vocetta fanciulla.

Hizashi ridacchiò. Shota era completamente perso ed innamorato di Izuku tra le sue braccia che ora stava perfino sorridendo un po'. Era tutto davvero perfetto e non poteva non sperare che tutto quello sarebbe continuato per sempre...

 

  
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