Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Johnee    22/08/2022    1 recensioni
Una storia parallela alla trama principale di Inquisition che concerne: due nevrotici, i traumi™, gufi appollaiati su trespoli impossibili e la ricerca della reciprocità.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Hawke, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'aria attorno all'Ancora vibrò, mentre Lavellan fletteva le dita.

Un rumore stropicciato rimbombò nello studio di Solas, mentre gli oggetti venivano bagnati da un'intensa luce verde e gli arazzi si trasformavano in opere monocromatiche.

Come conseguenza, il padrone di casa si massaggiò le palpebre, dimostrando un'espressione infastidita quando Lavellan chiuse il palmo della sinistra.

-Vorrei poterla controllare meglio.- ammise lei, corrucciata.

Solas ammiccò per riabituare gli occhi alla luce delle lanterne e, una volta ripresosi, recuperò uno dei guanti di Lavellan per porgerglielo. -Devi avere pazienza e continuare a esercitarti, lethallin.- disse, offrendole un sorriso rassicurante. -Questo è un terreno sconosciuto persino per i Maghi più esperti.-

Lei ricambiò il sorriso al meglio delle sue possibilità. -Dici che posso usarla come scusa la prossima volta che faccio esplodere qualcosa?-

-Se mi dai il tempo di riprogrammare i miei impegni, posso venire a testimoniare in tuo favore.- scherzò lui.

Lavellan esalò una risata istintiva. Si infilò il guanto, prendendosi i suoi tempi, mentre Solas finiva di scrivere un paragrafo di appunti sui suoi progressi. Nel compiere l’azione, indugiò con lo sguardo sulle sue dita affusolate, riconoscendo le imperfezioni tipiche di qualcuno che è abituato a esercitarsi nello studio pratico della magia con regolarità. Era palese che ci fosse una grande passione dietro ai suoi esercizi, quindi farsi male con le schegge di legno, procurandosi calli e vesciche, non sembrava un motivo per cui lamentarsi.

Si ricordò di aver tratto le stesse considerazioni in mattinata, sebbene fossero direzionate a Hawke. Al contrario di Solas, lui possedeva mani ruvide e tozze, percorse da vene in rilievo, macchie e bruciature, segno che oltre a non lamentarsi delle conseguenze dei suoi studi le accoglieva con orgoglio. Inoltre, aveva un approccio alla magia molto più impetuoso, nonostante fosse chiaro che avesse anni e anni di studi alle spalle.

Forse, pensò Lavellan, era per quel motivo che Cassandra sentiva di avere un'affinità con lui. In qualche modo, i loro caratteri si assomigliavano, nonostante lei apparisse più responsabile.

-Hawke è un individuo carismatico.- disse, dopo un po'.

Solas sollevò appena lo sguardo dai suoi appunti. -Molto.- riconobbe.

Lavellan ci rifletté diversi minuti, con lo sguardo perso nel vuoto, poi decise di sputare il rospo. -Cassandra pensava che sarebbe stato un'ottima guida per l'Inquisizione.- rivelò. -Lo pensa tutt'ora, in effetti.-

-Cassandra ha le sue convinzioni, e di solito una convinzione ti spinge a estrapolare ciò che ti conviene dal contesto, disdegnando il resto.-

-Devi ammettere però che quando Hawke entra in una stanza, l'atmosfera cambia in suo favore.-

-Perché, come hai detto tu, possiede un carisma naturale.- ribadì Solas, appoggiando con cura il pennino sul tavolo. -Ma il carisma non è tutto, quando devi guidare un'organizzazione così complessa. Ci vuole un impegno indissolubile, cuore, testa e astuzia. A me risulta che tu possieda tutte e quattro queste caratteristiche.-

-Tranne il carisma.-

Solas ridacchiò. -Non sei così insicura da dovermi ingannare pur di ricevere complimenti.- disse. -Per quello hai già la tua vittima sacrificale.-

Lei finse indignazione in maniera teatrale. -Hai un’opinione così bassa di me?- sbottò, sforzandosi di non ridere.

Solas le gettò un'occhiata divertita. -Sono nato prima di te. Questi espedienti per pescare rassicurazioni risalgono alla nascita del mondo.- disse. -E poi, mi sembra di averti già dato una frazione di quello che volevi, seppure per vie traverse.-

-Mica tanto traverse.-

-Ti preoccupa così tanto l'opinione di Cassandra?-

-Sarei una bugiarda se ammettessi il contrario.- disse Lavellan, stringendosi nelle spalle. -E, per la cronaca, non stavo cercando rassicurazioni. Per l’appunto, non ne ho bisogno. Mi ferisce il suo atteggiamento, ecco. Lei c’è sempre stata nei momenti in cui ho avuto difficoltà, lo sa che mi sono guadagnata ogni cosa che ho ottenuto. Eppure, la sua insicurezza è più forte dei fatti.- fece una pausa, per scrollarsi di dosso il divertimento. -Non ho il carisma istintivo di Hawke, ho sempre dovuto lavorare, lavorare, lavorare… e ogni volta che penso di non dover provare più niente a nessuno, c’è sempre una persona insicura che mette in ballo ciò che dovrebbe essere scontato.- scosse appena la testa. -È proprio vero che i dubbi che provengono da dentro sono molto più forti di quelli che provengono da fuori.-

-Una verità inconfutabile.-

Lavellan sbuffò. -Mi rendo conto che fosse in collera con se stessa, quando ci siamo confrontate e che non fosse sua intenzione delegittimare i miei sforzi. Diciamo che mi ha sorpresa, per non dire delusa.- spiegò.

-Dev'essere stata una conversazione interessante.-

-Se per interessante intendi umiliante, sei sulla strada giusta.-

-Addirittura?-

-Ah, ma vai tranquillo che io da qua non mi schiodo!- esclamò lei, riprendendo il sorriso. -Non sarò un eroe, o un campione, ma come faccio io gli ordini del giorno non li fa nessuno.-

Solas liberò una risata sincera. -La prossima volta che avrò una crisi esistenziale, verrò dritto da te a chiederti di minimizzare.-

Lavellan inclinò la testa nella sua direzione. -La mia parcella è molto salata.-

-Non quanto il palato di Cassandra quando si è resa conto di essere stata presa per i fondelli per mesi da un bugiardo di professione.-

Lavellan esalò un sospiro sommesso. -Meglio così. Almeno adesso mi sentirò ancora più legittimata a mettere il veto su decisioni che di logico hanno solo l'analisi del testo.- fece.

Rimasero in silenzio a lungo, assorti. Anche se erano riusciti a mettere una buona dose d'ironia nella loro conversazione, la partenza prevista per il giorno successivo gravava sulle loro teste come un ammasso di nuvole temporalesche.

-Non ti piacerà quello che vedremo, lethallin.- mormorò Solas, spezzando il silenzio.

Lavellan sfiorò il suo viso con lo sguardo, riconoscendo la gravità di quell'avvertimento. -Pensi che influirà sul mio giudizio?-

-Se non lo facesse, mi preoccuperei.- ammise lui. -Ma è inutile cercare di indorarti la pillola. Sarà un viaggio che ti cambierà nel profondo.-

Lavellan si morse un labbro, spostando la testa altrove. -Siamo lì per uno scopo, lethallan: stabilizzare l'area e guadagnare abbastanza influenza per evitare che Corypheus abbia successo. Non mi lascerò distrarre, a costo di perdere pezzi per strada.-

Solas la osservò a lungo, studiando il suo viso con uno sguardo enigmatico. -Anche se quei pezzi facessero parte della tua umanità?-

-Siamo gli ultimi Elvhen, lethallan. Noi ci pieghiamo, non ci spezziamo.- rispose Lavellan, tornando a guardarlo negli occhi.

Solas le rivolse l'accenno di un sorriso. -Tienilo bene a mente.-

Lei annuì. -Non serve che me lo dica.- disse, posandogli una mano sulla spalla prima di dirigersi verso l'uscita.

 

14 - Tollerarsi

 

L'Inquisitrice era assente da sei settimane.

Nonostante provvedesse rapporti a ogni fine giornata sull'andamento della situazione nella Sacra Pianura e alle Tombe di Smeraldo, facendo anche in modo di prendere decisioni importanti dalla distanza, la sua mancanza iniziava a provocare un vuoto importante in sede di consiglio. Vuoto che tutti, Josephine in primis, cercavano di colmare attivamente tramite un atteggiamento positivo, per quanto possibile, senza modificare i ritmi che avevano preso quando Lavellan era presente. Infatti, i tre consiglieri si radunavano sempre due volte al giorno di fronte al tavolo di guerra per fare il punto della situazione, senza mai mancare all’appuntamento.

Quella mattina in particolare, la riunione era cominciata presto, dato che Josephine aveva ricevuto notizie da Halamshiral poco dopo l'alba. Finalmente, avevano una data per il ballo, nonché un invito a parteciparvi, curato direttamente dalla segreteria del Granduca di Chalons, segno che lui stesso avesse approvato di ospitare l’Inquisizione nel suo seguito.

Nell'osservare l'invito, che giaceva sopra la corona dell'Orlais sulla mappa, Leliana aprì un sorriso soddisfatto. -Non sono sorpresa che tu ci sia riuscita con così poco preavviso, ma sono comunque molto colpita. Ottimo lavoro, Josie!-

Josephine, in piedi dalla parte opposta del tavolo a redigere una lista, chinò appena il capo in segno di ringraziamento. -Vorrei che Ankh fosse qui per aprire l’invito di persona. Era con me quando ho redatto le contrattazioni preliminari.- sorrise appena.

-Già. Purtroppo dobbiamo farlo senza di lei.- replicò Leliana, raccogliendo la busta per metterla in sicurezza.

Cullen, che stava scorrendo lo sguardo sugli ultimi aggiornamenti provenienti dalle Tombe di Smeraldo, interruppe quello scambio con un sospiro stanco.

-Stringata come al solito?- gli domandò Josephine, portandosi al suo fianco.

-Analitica, piuttosto.- rispose lui, con una punta di nervosismo nel tono di voce. -Ha incontrato degli esploratori dalish a Din'an Hanin. Sospetta che i Templari Rossi possano interferire con la loro missione.- recuperò un pezzo di carta per scrivere una nota da consegnare a un messo. -Ora che ha messo fine alla minaccia degli Uomini Liberi, le vie sono sgombre e possiamo iniziare a mandare più truppe nelle Valli senza preoccuparci delle imboscate. Garantire una piccola scorta per gli Elfi non sarà un problema.-

Affidò la nota nelle mani del messo, bruscamente, poi tornò a leggere il rapporto.

Josephine lo osservò con attenzione, rigirandosi un pennino tra le dita. -C'è qualcosa che non va?- gli domandò, perché le pareva strano quell'atteggiamento, in relazione a, tutto sommato, una notizia neutra.

-Al contrario, la regione è al sicuro. Dobbiamo solo organizzarci per raggiungere Emprise du Lion, ma con le gelate recenti, gli squarci e i Templari Rossi a piantonare l'area è necessario attrezzarsi più del dovuto.- rispose lui, massaggiandosi distrattamente una tempia.

Josephine, per niente convinta, si limitò ad annuire, poi scoccò un'occhiata eloquente a Leliana, che le rispose con un impercettibile cenno d'assenso, indicandole che avrebbero discusso dell’eccessiva professionalità del loro collega in separata sede.

Allora, Josephine decise di concentrarsi sulla riunione. -Dovremmo valutare di convocare uno stilista.- annunciò.

-Perché? Siamo pieni di sarti a Skyhold.- replicò Cullen, aggrottando la fronte su un'espressione confusa.

-Non penso che ci saranno di alcuna utilità, in previsione del ballo. Abbiamo bisogno che qualcuno ci disegni una divisa e pensi al guardaroba dell'Inquisitrice durante la sua permanenza al Palazzo d'Inverno.- spiegò Josephine.

Cullen inclinò la testa di lato, sempre più confuso. -I soldati hanno già una divisa.-

-Noi no.- intervenne Leliana, divertita da quell’interazione. -Non possiamo presentarci al ricevimento in abiti informali. Siamo un seguito, dobbiamo essere impeccabili.-

-Mi sono permessa di selezionare diversi atelier nell'Orlais.- ammise Josephine, davvero entusiasta. -Se più tardi vi andasse di visionare qualche portfolio, potrei convocare un paio di candidati in serata.-

Cullen si passò una mano sulla testa, osservando il tavolo con aria stanca. -Fai tu, io non ho tempo da perdere.- borbottò. -Anzi, se potessimo tornare a parlare di cose serie sarebbe l'ideale. Ho una fila di ufficiali in attesa davanti al mio ufficio.-

Josephine inspirò una buona quantità d'aria nei polmoni, per poi rilasciare il nervosismo con un bel respiro. -Nessuno di noi è qui per perdere tempo, Comandante.- puntualizzò.

-E allora perché stiamo parlando di vestiti?-

Leliana si schiarì la voce, attirando l'attenzione su di sé per tarpare un litigio sul nascere. -Ho notizie di Alistair.- annunciò.

 

Una volta chiusa la seduta, Leliana prese Josephine sottobraccio, usando la scusa di aiutarla a selezionare dei portfoli per discutere della situazione in privato. Cullen fece finta di niente, preferendo congedarsi con un cenno e augurare loro una buona giornata. Stilista o non stilista, aveva poca voglia di trattenersi più del dovuto fuori dalla caserma.

Aveva appena finito di delegare l'ultima mansione ai suoi ufficiali che la porta del suo ufficio si aprì.

-Non è giornata.- decretò Cullen, mentre Hawke prendeva posto scompostamente sul bordo della sua scrivania, a pochi centimetri dal suo gomito sinistro.

Il nuovo arrivato si sporse in direzione del padrone di casa, stringendo lo sguardo nell'osservarlo attentamente. -Con te non è mai giornata, ma oggi sembri particolarmente sulle spine.- commentò, toccandogli la punta del naso con l'indice. Cullen si ritrasse istintivamente, per scoccargli un'occhiataccia.

Hawke gli rivolse un sorrisetto, poi decise di prendere le distanze. -Potrei aiutarti ad alleviare il dolore per qualche ora, se me lo consentissi.- propose, passando distrattamente lo sguardo sulla libreria che ricopriva la parete orientale dell’ufficio.

Cullen, che si era alzato dalla sua poltrona per mettersi a riordinare i documenti sul tavolo, sbottò una risata tutto fuorché divertita. -Sottopormi a scherzi che divertono solo te non è un buon modo di aiutare qualcuno.-

-No, non sarebbe divertente. Non sei in vena.- affermò Hawke, tornando a guardarlo. -Intendevo dire che me la cavo negli incantesimi di guarigione. Non sono il mio forte, ma mi riescono piuttosto bene.-

Cullen serrò la mascella. -Non è qualcosa che si può guarire, Hawke.- affermò, abbassando drasticamente il tono di voce.

-Lo so.-

-Allora la tua proposta è un po' vana, non trovi?-

-Non ti ho detto che ti avrei guarito. Il tuo corpo sta smaltendo il lyrium che ti è rimasto nel sangue e, allo stesso tempo, ne richiede altro per portare a termine il compito.- replicò Hawke, tranquillamente. -Potrei ingannare quel lyrium momentaneamente con un incantesimo di ringiovanimento e attenuare la sensazione di disagio.- si strinse nelle spalle. -Non è detto che funzioni, ma mi sembrava giusto proportelo.-

-Vorresti usare la magia su di me?-

-Non senza il tuo consenso.-

Cullen era chiaramente innervosito da quell'idea, ma parve rifletterci. Il suo viso era

contratto, le labbra tese e la mascella serrata, mentre le sue braccia non riuscivano a trovare una posizione comoda nello spazio. Si passò una mano sul capo, poi tirò su con il naso, guardandosi attorno, in difficoltà.

-È solo un suggerimento.- disse Hawke, aprendo una mano verso di lui.

-L'hai già detto.-

-Mi sembrava giusto fartelo presente di nuovo.-

-Qual è il tuo scopo?-

-In che senso?-

-Lo fai perché provi pena per me, o vuoi semplicemente mettermi in difficoltà?-

Hawke scrollò le spalle, lasciando ricadere la testa di lato. -Se volessi metterti in difficoltà per farmi una risata, ti metterei delle erbe lassative nel tè, non userei il tuo trauma.- precisò. -E di certo non lo faccio perché provo pena per te. Lo faccio perché sei in difficoltà e mio padre mi diceva sempre che va data una mano a chi soffre.- strinse lo sguardo, puntandolo brevemente altrove. -In realtà... sono quasi certo che l'abbia detto lui, ma c’è una buona possibilità che l’abbia letto nei bagni della Rosa.- borbottò.

Cullen sospirò, appoggiandosi una mano sulla fronte. -Non penso di essere pronto a... questo.-

Hawke gli diede una pacca amichevole sul braccio, per poi stringere appena la presa su di esso. -Va bene così. Un passo alla volta.- lo rassicurò.

-Mi dispiace. So che sarebbe stato un buon modo per provarti che ci sto lavorando sopra seriamente.-

Hawke ritrasse il capo, inarcando un sopracciglio. -Non devi provarmi proprio niente, Culls. Anzi, non devi provare niente a nessuno. L'unica persona che può aiutarti è qui- gli appoggiò una mano sul petto -non qui.- indicò se stesso.

Cullen deglutì. -Quindi non pensi che quello che mi è successo me lo sia meritato?-

Hawke lo guardò dritto negli occhi. -Solo perché te la sei cercata, non vuol dire che ti meritassi quello che ti è successo. Se ho lasciato intendere questa cosa tramite il mio atteggiamento, ti devo le mie scuse.- disse, mostrandogli nient'altro che serietà.

Cullen ricambiò l'occhiata, poi chinò lo sguardo a terra. -In cosa consiste questo ringiovanimento?- mormorò.

-Posso dimostrartelo, così potrai descriverlo a un Mago di cui ti fidi nell'evenienza in cui cambiassi idea.- rispose Hawke, rimettendosi in piedi con un balzo. -Non ti muovere.-

Lo lasciò per la durata di un paio di minuti, ritornando con un fiore di loto nero reciso, dai petali raggrinziti. Lo appoggiò sulla scrivania e liberò il suo grimorio dalla custodia che lo ancorava alla sua cintura, sfogliandolo sotto lo sguardo attento di Cullen.

Quando ebbe finito di ripassare l'incantesimo, chiuse il libro e lo appoggiò sul tavolo. Con naturalezza, impose una mano sopra il fiore, accarezzando un paio di volte l'aria sopra di esso. Immediatamente, il palmo della sua mano si tinse di energia verde che ricoprì gradualmente l'organismo dal punto in cui era stato reciso fino ai pistilli. In una manciata di secondi, i petali e il gambo ripresero turgore, permettendo a Hawke di ritrarre appena le dita, concludendo l'incantesimo.

-Non serve che ti dica che è temporaneo.- disse, raddrizzando il fiore per mostrarglielo. -Durante la mia spedizione nelle Vie Profonde, ho visto un Custode eseguirlo su un ragazzo colpito dal Flagello e, nonostante i sintomi si fossero attenuati per diverse ore, la malattia ha continuato il suo corso il giorno successivo. Per funzionare, funziona, ma non è un rimedio definitivo.-

-Di solito, gli incantesimi di guarigione richiedono molta concentrazione e molto lyrium.- intervenne Cullen, che osservava gli effetti del ringiovanimento con aria tutto fuorché convinta.

Hawke infilò il fiore in un boccale vuoto, poi raccolse il suo grimorio dal tavolo, per riporlo. -Non necessariamente.- spiegò. -Il lyrium per un Mago serve come catalizzatore, o amplificatore. Non ci da energia, ci aiuta a sfruttarla.-

-Questo lo sapevo, ma più un corpo è grande, più un Mago consuma energia. È per quello che molti Maghi ricorrono alla magia del sangue quando sono alle strette.-

Hawke lo guardò di sottecchi. -La magia del sangue è potente, ma pone l'utilizzatore in uno stato di estrema vulnerabilità. Il sangue non è una fonte di energia affidabile.- fece una pausa. -A meno che tu non abbia il totale controllo di te stesso.-

-Quindi la chiave di tutto è il controllo.-

-La chiave della magia è il controllo. Non ci vuole un Mago abile per capire che nel sangue c'è una fonte inestimabile di energia, ma ci vuole un Mago eccezionale per riuscire a utilizzarlo senza perdere coscienza di sé.- sollevò l'indice, per evitare che Cullen intervenisse. -Usare la magia del sangue per anni garantisce una maggiore efficacia degli incantesimi, ma provoca un decadimento fisico e, soprattutto, mentale considerevole. Quando ti dico che non è affidabile, non mi riferisco solo alla magia, ma al soggetto che la utilizza.- aggrottò la fronte. -Non diventi necessariamente più suscettibile alla possessione, ma rischi sicuramente di perdere il cuore di ciò che ti definisce una persona. Per quello nessuno dovrebbe considerarla, soprattutto se si trova in una posizione di svantaggio.- raggiunse la scrivania, appoggiando le mani sui bordi per sporgersi verso il suo interlocutore. -Non è un concetto alieno, per te, che hai utilizzato il lyrium per anni affinché ti garantisse capacità fuori dal comune.-

-I Templari non usano il lyrium per controllare la mente.- lo contraddisse Cullen.

-Fortunatamente, non avete ancora imparato a farlo.- commentò Hawke. -Ma provoca lo stesso tipo di decadimento, se non peggiore, dato che non è una fonte di energia stabile. Inoltre, non protegge dalla possessione, se il soggetto che l'utilizza non ha il pieno controllo di sé e della fonte di energia alla quale attinge.-

-Mi stai davvero paragonando a un maleficarum?-

Hawke roteò lo sguardo. -No, ti stavo solo spiegando perché hai espresso un concetto stupido evitando di darti dello stupido.- sbottò. -Qualsiasi incantesimo ha bisogno di un catalizzatore, è vero, ma il lyrium ci viene in aiuto solo in casi eccezionali. Un Mago non ha bisogno di usare il lyrium regolarmente per compiere incantesimi che sfruttano l'energia e, notizia bomba, questa cosa varrebbe anche per i Templari, se gli venisse insegnato.-

Cullen sbuffò una risata arida di divertimento. -E gli asini volano!-

-Cassandra non assume lyrium, eppure sfrutta delle abilità di dissoluzione meglio di qualsiasi Templare che abbia mai conosciuto. Ti sei mai chiesto come faccia?-

Cullen si rimangiò una risposta brusca sul nascere, osservandolo con aria accigliata. -No, non me lo sono mai chiesto.- ammise.

-Non te lo sei mai chiesto perché ti costringerebbe ad ammettere che la Chiesa usa il lyrium con voi così come i Maghi disperati e inesperti usano la magia del sangue.- affermò Hawke.

Cullen rimase immobile a fissarlo. Istintivamente, gli venne di ribattere e se ne sorprese, perché era per quel motivo che si era voluto allontanare dall’Ordine. Probabilmente, pensò, concordare con Hawke su un’idea che per molti appariva controversa non gli veniva così naturale come si aspettava, o forse era un atto istintivo di proteggere quel poco che restava del rispetto che Cullen provava per un'istituzione che aveva messo lui e i suoi confratelli nella posizione di accettare un destino di miseria e decadimento cerebrale.

In ogni caso, doveva sforzarsi ad andargli incontro, così come stava facendo lui.

-Per mantenere il controllo.- rispose, affidando alla sua voce un senso di sicurezza che lui non possedeva appieno.

Hawke annuì, piano. -Per ritornare a ciò che ti ho corretto prima, gira tutto intorno a quello, che ci piaccia o meno.- ammise, per poi raddrizzare la schiena. -Torniamo all'argomento principale, adesso?- suggerì.

Cullen si passò una mano sulla barba, nervosamente. -Ricapitolando: la tua idea sarebbe quella di innescare il lyrium già presente in me per simulare l'euforia da assunzione.- fece, ritornando lentamente verso la sua poltrona per afferrarne lo schienale.

Hawke assunse un'espressione sorpresa. -In parole povere, sì.-

-Potrebbe generare l'effetto opposto, ci hai pensato?- domandò Cullen, con aria interessata. -Potrei approfittare di questa soluzione proprio per la sensazione che ne consegue, non per alleviare i dolori e le crisi. Rischierei di ritornare ad assumere il lyrium qualora il rimedio non facesse più effetto.-

-Ci ho pensato.- ammise Hawke, appoggiando le mani sui fianchi. -Ma ho anche pensato che tu non saresti il tipo da ricorrere alla magia regolarmente.-

-Stai dando troppo credito a un drogato. E sappiamo entrambi che le dipendenze superano i traumi.- affermò Cullen, con decisione, provocando in Hawke una reazione di sbigottimento. -Tu che conduci uno stile di vita edonistico, sai che l'euforia scaturita dall'eccesso ti spinge ad andare sempre più oltre il limite. Se da un momento all'altro ti ritrovassi a smettere di bere smodatamente, di abbuffarti, di provare piacere...- si interruppe, vittima di un lieve imbarazzo.

-Insomma, temi che se la magia ti venisse in aiuto, ritroveresti quella sensazione e di conseguenza perderesti definitivamente il controllo sulle tue azioni.- concluse Hawke, per lui.

-In quel caso, un aiuto di questo tipo potrebbe causarmi più dolore che benessere.-

-Però potrebbe trattarsi di una soluzione meno estrema al tuo problema. Introdurre un'astinenza graduale a un'interruzione totale potrebbe evitare al tuo corpo di reagire in maniera così drastica nelle situazioni di stress.- Hawke chiuse gli occhi e si pizzicò la punta del naso, esalando un sospiro d'insoddisfazione. -Siamo punto e a capo.-

Cullen diede un sorriso tirato. -La magia non è la soluzione a tutto, rassegnati.-

-Non lo è mai stata, o adesso mia sorella sarebbe qui a insultarmi perché sto aiutando un dannato Templare.- commentò Hawke, tornando a sfogliare il suo grimorio. -Mi sembrava una buona idea, Culls, o non te l'avrei mai proposta.- disse, dopo un po'.

Cullen annuì. -Va bene così.- disse.

-Ne discuterò con la Grande Incantatrice, più tardi. Magari potrebbe essere utile a qualcuno che sta affrontando il tuo stesso percorso.- disse Hawke, facendo un'orecchietta sull'angolo della pagina prescelta. Carezzò un fiore essiccato con aria riflessiva, poi chiuse il libro con un gesto secco. -Come sta la testa, a proposito?-

-Non ho ancora ricevuto lamentele al riguardo.- rispose Cullen, senza pensarci troppo.

Hawke gli rivolse un sorrisetto. -Notizie della Quisi?-

Cullen tornò a sedere, facendo aderire le spalle sullo schienale e scorrendo i polsi sui braccioli fino ad afferrarne il terminare. -Ne ha fatto fuori un altro.- rispose, avido di entusiasmo.

Hawke ridacchiò. -Siamo a tre alti draghi, adesso, no? Ancora sette e riceverà ufficialmente la cittadinanza nevarriana.-

-Così ha scritto nella sua ultima lettera.- riferì Cullen. -Tre settimane fa.- aggiunse, con una nota di fastidio nel tono di voce.

Hawke, che nel frattempo si era mosso verso la libreria per curiosare, gli rivolse un'occhiata incerta. -Ho sentito dire all'Usignolo che avete sue notizie giornalmente.- ammise.

-Riceviamo rapporti giornalieri, ma è da un po' che non è più lei a compilarli.- spiegò Cullen, per poi assumere un'espressione preoccupata. -Perché te ne sto parlando?-

Hawke si strinse nelle spalle, mentre scorreva l'indice sulle coste di una serie di libri sulla storia militare orlesiana. -Vuoi parlarne?-

-Sì, ma perché dovrei farlo con te?-

-Non saprei.- replicò Hawke, prendendo una smorfia schifata nel notare una copia di Spade e Scudi ancora incartata sullo scaffale. -Però è una cosa che mi succede spesso. La gente mi racconta gli affari suoi in maniera del tutto arbitraria, io mi impietosisco, li aiuto e se tutto va bene ci guadagno un bel soldino.-

-Non ho intenzione di pagarti per una cosa del genere!-

-Era per dire.- precisò Hawke, recuperando un'edizione vetusta della Vedova per sfogliarla distrattamente. -Ti sembrerà un concetto astruso, il fatto che io possa ascoltarti senza pretendere niente in cambio.-

-Puoi biasimarmi, dopo che ho passato settimane a guardarmi le spalle per prevenire i tuoi scherzi? Pensavo che provassi solo disprezzo nei miei confronti.-

-La vita è troppo breve per crogiolarsi nel rancore. Ti faccio tutti quegli scherzi perché fondamentalmente sei un represso antipatico e le tue reazioni sono stupidamente divertenti.-

Cullen gli scoccò un'occhiata torva. -Scommetto che da piccolo eri il classico bullo che tirava le trecce alle bambine che gli piacevano, anziché ammetterlo chiaramente.-

Hawke si voltò nella sua direzione, con aria divertita. -Sono gay, Culls. Io i bulli che tiravano le trecce alle bambine li baciavo dietro alla legnaia.-

Cullen liberò una risata stanca, passandosi una mano sul viso. -Non ha il minimo senso!- protestò.

-Lo avrebbe, se avessi un briciolo di fantasia. O meglio, se avessi i miei stessi gusti in fatto di uomini.- replicò Hawke, tornando a sedersi sul bordo della scrivania, stavolta sul lato destro. -Allora, queste disgrazie amorose?- domandò, invitandolo a parlare con un buffetto sul braccio.

Cullen lo fissò a lungo con aria incerta, poi, inevitabilmente, cedette. Recuperò una chiave da sotto un libro e la usò per aprire un cassetto. -Prima che Lav partisse, ci siamo promessi che ci saremmo scritti.- disse, estraendo un plico striminzito di fogli di pergamena dal cassetto. Erano pochi, macchiati di impronte di inchiostro e stropicciati, come se fossero stati spediti in fretta e di nascosto. -Se impossibilitati, abbiamo concordato di inserire nei rapporti ufficiali una nota, o una menzione che solo l'altro avrebbe capito.-

Hawke gli rivolse un sorrisetto, colpito da quell'idea. -Mi sorprendi! Non è una cosa che mi aspetterei da uno come te.-

Cullen lisciò le lettere, dandosi il tempo di riflettere, poi le ripose con cura al loro posto. -Perché non mi conosci bene quanto credi.- lo rimproverò, richiudendo a chiave il cassetto. -Purtroppo, da quando ha raggiunto le Tombe di Smeraldo, ha smesso di scrivermi e ha ignorato le mie note, preferendo delegare la stesura dei rapporti. Ha perfino smesso di chiedere aggiornamenti sul Monsignore, il che non è assolutamente da lei.-

-Il Monsignore?-

-Una cosa a cui stiamo lavorando insieme, ma non è rilevante.-

Hawke non dovette fare uno sforzo immane per evitare di insistere su quel dettaglio. Piuttosto, smise il sorriso, incrociando le braccia sul petto. -Le Tombe di Smeraldo, hai detto?- domandò, scorrendo uno sguardo indagatore sul suo viso.

Cullen annuì, ricambiandolo con un’occhiata perplessa.

Hawke sospirò. -"Noi siamo gli ultimi elvhen, mai più ci faremo soggiogare."- recitò, sommessamente.

Il suo interlocutore inarcò un sopracciglio.

-Non hai studiato la Sacra Marcia delle Valli?- chiese Hawke, inclinando la testa verso di lui. -Quella terra è impregnata del sangue della sua gente. È comprensibile che non sia dell'umore adatto per struggersi per te.-

-Lo capisco benissimo, Hawke. Però non riesco a non preoccuparmi.-

-Allora va' da lei, no?-

Cullen aprì una mano verso il tavolo, madido di scartoffie. -Il modo migliore di aiutarla è ricoprire il mio ruolo al meglio da qui e gestire la situazione fino al suo ritorno. Il suo lavoro è efficace proprio perché noi tre manteniamo il controllo in sua assenza.- spiegò. -Se partissi, non farei altro che indebolire la sua influenza.-

Hawke si passò una mano tra i capelli, per raccogliere le idee. -È anche vero che tu sei il capo dell'esercito.- disse. -Un esercito che non è stazionato solo a Skyhold. Avete truppe nelle Valli, in supporto alle vittime della guerra civile. Non è il compito del capo dell'esercito controllare la situazione di persona, di tanto in tanto?-

-Per quello esistono gli ufficiali. Io gestisco il quadro completo. A meno che non sia un’urgenza, devo essere sempre reperibile e il modo più efficace per far funzionare le cose è trovarmi in un posto dov'è semplice raggiungermi.-

-Vienimi incontro, Culls, sto cercando di aiutarti ad aiutarla!- sbottò Hawke, picchiettando una mano sulla scrivania. -Come puoi garantire la stessa cosa, pur essendo in movimento?-

-Non posso, sennò l'avrei già fatto.- protestò Cullen.

-Le tue colleghe non possono sfruttare i loro mezzi per venirti in aiuto?-

-Sarebbe egoistico chiedere una cosa del genere in un momento così delicato.-

-Eppure con la rete di spie ed esploratori che vi ritrovate, sarebbe possibile raggiungerti facilmente in ogni momento. E grazie alle risorse dei vostri contatti, puoi permetterti di stazionare abbastanza per garantire una reperibilità costante.-

Cullen scosse la testa. -Sarebbe troppo...- iniziò, per poi zittirsi, mentre il suo sguardo scorreva sulla scrivania, aiutando la sua testa a rincorrere un pensiero che gli stava sfuggendo. -No, non sarebbe rischioso, se mi aiutassero. Il problema rimane, però. Userei le nostre risorse per una questione privata.-

-La stabilità emotiva dell'Inquisitrice, dici?- gli suggerì Hawke, rivolgendogli un'occhiata eloquente. -Non mi sembra una questione privata, mi sembra un problema che riguarda tutti.-

Cullen lo guardò con tanto d'occhi. -Mi stai dicendo che dovrei sacrificare la mia integrità per lei?-

-Non per lei, per voi .- lo corresse Hawke. -E non sacrificheresti proprio niente, anzi! Ne guadagneresti in prestigio con i vostri alleati, beneficiando gli sforzi dell'ambasciatrice. In più, grazie alla tua presenza solleveresti il morale alle truppe, dimostrandogli che sei al loro fianco e che non hai paura di sporcarti la suola degli stivali.- lo guardò dritto negli occhi. -Potrei addirittura accompagnarti, dato che sto programmando di dirigermi a ovest.-

Cullen ci rifletté a lungo, poi si passò entrambe le mani sul capo, appoggiando i gomiti sulla scrivania nel curvarsi sopra di essa. -È una pazzia.- commentò.

-Di quelle innocue.- intervenne Hawke, sorridendogli.

-Santissima Andraste, come diavolo fai ad avere sempre una soluzione per tutto?-

-Mangio tante verdure.- rispose Hawke, appoggiando una mano sulla sua spalla.

Cullen sbuffò una risata. -Tu mangi tanto e basta!-

-Attento con le parole, o potrei accidentalmente darti fuoco all'uccello.-

-E sarebbe l'ultimo che vedresti per il resto dei tuoi giorni.-

Hawke assunse un'espressione colpita. -Chi sei tu e cosa ne hai fatto dell'imbranato cronico che si imbarazzava a dire "bordello"?-

-Te l'ho detto, non mi conosci e se ti impegnassi a farlo, non saresti troppo sorpreso.- replicò Cullen, raddrizzando la schiena per rivolgergli un'occhiataccia. -E smetteresti di dire alla ragazza di cui sono innamorato e a mezzo esercito che l'unica donna con cui ho parlato negli ultimi dieci anni è diventata un gargoyle di lyrium rosso per la vergogna.-

Hawke si strinse nelle spalle. -Non ho usato quelle esatte parole, ma... va bene. Allora racconterò di quella volta che ti ho sorretto la fronte ai bagni della Rosa per tutta la notte perché hai il braccino corto con le mance.- fece.

Cullen spalancò lo sguardo, arrossendo dalla radice dei capelli fino al pomo d'adamo. -Non ci provare nemmeno! Ero lì solo per bere.-

-Chiuso in una stanza per due ore con Katriela?-

-Ci ho parlato e basta.-

-Stranamente, a questo ci credo.-

-Non pensavo fosse così vendicativa.-

-Ha fatto arrestare un bambino, Culls.-

-Se l'avessi saputo, sarei rimasto in caserma a giocare a carte.-

-Ne valeva la pena, almeno?-

-Mi sono risvegliato nella cuccia del tuo mabari, Hawke. No che non ne valeva la pena.-

-Non potevo mica lasciarti per strada, ubriaco e delirante.-

-Almeno potevi mettermi una coperta addosso!-

-Fenris è freddoloso.-

-Ma se girava per tutta Kirkwall mezzo nudo e senza scarpe!-

Hawke esalò un lungo gemito di dolore. -Non mi ci far pensare.- rantolò. -Ieri ho intravisto uno scopettone e ho dovuto passare il resto del pomeriggio a rotolarmi nella neve per la disperazione.-

Cullen diede un’espressione schifata. -Ti manca così tanto?-

-Chiese quello che sospira ogni volta che vede un mazzo di frecce.- borbottò Hawke, spostando lo sguardo altrove. -Certo che mi manca.- aggiunse, in un sussurro.

Cullen sorrise appena, osservandolo con una vena di compassione nello sguardo. -Questi Elfi, eh?- commentò.

Hawke diede una risata sommessa, sollevando le sopracciglia su un'espressione sognante. -Tutto sommato, ci è andata fin troppo bene.- ammise.

-Così bene che a volte non riesco nemmeno a capire come sia possibile.-

-Potrei pizzicarti il braccio reiterate volte, così lo capiresti.-

Cullen lo spinse per gioco, facendolo ridere di gusto. -Una cosa, prima che te ne vada.- gli disse, mentre Hawke si muoveva verso l'uscita. Si alzò, raggiungendolo con una chiave che si era appena tolto di tasca. -Il tuo pagamento.- disse, in risposta a uno sguardo confuso del suo interlocutore.

-Che cosa apre?- domandò quest'ultimo, guardando l'oggetto in controluce.

Cullen si strinse nelle spalle. -Una cassa nella grande torre settentrionale. Magari potresti trovarci qualcosa di utile.-

Hawke strinse le palpebre a fessura, nel rivolgergli un'occhiata sospettosa. -L'ho esplorata da cima a fondo, quella torre. Non c'è nessuna cassa.-

-Solo perché non vedi qualcosa, non significa che non ci sia.- replicò Cullen, battendogli una mano sulla schiena nell'allontanarsi. -Ora vattene, che ho del lavoro da fare.-

Hawke uscì dalla stanza, continuando a osservare la chiave. Ciò gli impedì di registrare il sorrisetto compiaciuto che era apparso improvvisamente sul viso del suo interlocutore.

 

*

 

Era tarda serata a Skyhold e Hawke stava esplorando metodicamente la torre alla ricerca del suo premio. Purtroppo, le uniche casse presenti erano già state aperte, oppure spaccate e i loro resti erano disseminati in giro come i frammenti di un vaso rotto.

Ciò a cui stava riflettendo, una volta in cima, era che probabilmente si trattava di uno scherzo, oppure di un modo per tenerlo impegnato in previsione di uno scherzo più grande. Rispondendosi che Cullen aveva l'astuzia direttamente proporzionale alla sua fantasia inesistente, Hawke si sedette su un angolo del tetto, prendendo a evocare e dissolvere un globo di fuoco per perdere un po' di tempo prima di affrontare la discesa. Era un gioco utile, che suo padre gli aveva insegnato per permettergli di padroneggiare la magia mentre era concentrato su altro e che nel corso dell'età adulta lo aveva aiutato a ricordare tempi dove quella era la cosa più complessa che poteva affrontare.

-Se voi tre foste qui mi direste che è l'ennesima causa persa.- mormorò, sommessamente. -Ma come faccio a voltare le spalle a qualcuno che è disposto a farsi male pur di migliorarsi?-

Sollevò uno sguardo stranito verso la scaletta a pioli dalla quale era salito, perché aveva preso a vibrare, sicuramente sotto al peso di qualcuno che la stava utilizzando. -Occupato!- disse, lasciando che il globo evanescesse a mezz'aria mentre lui appoggiava le mani sulle ginocchia.

Una testa incappucciata fece capolino dalla botola, rivolgendo un paio di occhi brillanti nella sua direzione. Subito, venne seguita da una figura snella, che Hawke riconobbe immediatamente.

Dopo un attimo di esitazione, in cui il suo viso si trasformò dalla sorpresa, Hawke si alzò di scatto, rischiando di scivolare sulla patina di umidità che velava la roccia, quindi si affrettò ad abbracciare il nuovo arrivato, che ricambiò istantaneamente.

Senza parole, Hawke prese tra le mani il viso di Fenris, guardandolo bene negli occhi con incredulità prima di chinarsi a baciarlo. Fenris esalò una risata roca tra le sue labbra, stringendo a sé Hawke con decisione nel sollevarlo e rimetterlo a terra.

-Sei un cretino! È pericoloso stare qui.- lo rimproverò Hawke, nonostante continuasse a guardarlo con occhi carichi di sollievo.

Fenris appoggiò le mani sui suoi fianchi, rivolgendogli un sorriso malizioso. -La tua influenza ha totalmente debellato quel poco che restava del mio istinto di sopravvivenza.- scherzò. -Non preoccuparti, starò qui per poco. C'è un gruppo di Venatori che mi sta aspettando a sud.-

-Saranno impazienti di fare la tua conoscenza.-

-È una cosa reciproca.-

Hawke rise, lo baciò di nuovo, poi rise ancora. -E io che mi aspettavo solo una cassa.- disse.

Fenris ritrasse il capo, osservandolo con perplessità. -Sei già brillo? Così presto?-

Hawke scosse la testa, divertito. -Sono sempre brillo, però ora sono curioso di sapere perché diavolo il bisteccone mi abbia dato una chiave che non apre nulla.-

Fenris assunse immediatamente un'espressione che denotava consapevolezza. -Chi ti ha detto che non apre nulla?- domandò, ampliando il sorriso.

Hawke inclinò il capo, mentre Fenris recuperava un foglio spiegazzato da sotto al mantello. C'era disegnata una mappa sommaria di Skyhold, con una sezione della caserma segnata da un cerchio. -Mi sono affrettato a venire non appena mi ha raggiunto.- disse Fenris, rigirando il foglio. Hawke strinse lo sguardo su una postilla, con su scritto "Un dono di scusa per avervi rovinato l'anniversario" e firmata con una C.

-Ci di cretino.- borbottò Hawke.

Fenris ripose il messaggio, poi si sistemò bene il cappuccio sul capo. -Ci di è stato un gesto carino.- decretò.

-Glielo metto davvero il lassativo nel tè, lo giuro!-

Fenris gli passò una mano sulla parte posteriore del collo, afferrandola con decisione. -E io giuro che se non mi metti subito le mani addosso ti butto giù da questa torre.- gli suggerì, guardandolo con un'espressione che non ammetteva repliche. -Non so te, ma io sono stanco di fare bagni nel ghiaccio ogni volta che vedo un tronco d'albero.-

Hawke lo guardò con tanto d'occhi. -Che il Creatore mi fulmini... ti amo da impazzire!- mormorò, per poi caricarselo in spalla e scendere la scala di corsa.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Johnee