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Autore: miss_D24    26/08/2022    2 recensioni
Destiel AU
Letteralmente un universo alternativo dove non esiste il soprannaturale, ma questo riuscirà comunque a filtrare attraverso i sogni di Dean Winchester.
Le sensazioni di gioia e di dolore si fanno più reali di quello che dovrebbero ogni volta che Dean posa la testa sul cuscino e tutto questo è stato scatenato solamente da un unico fatto, o meglio, da un'unica persona.
È pura pazzia o sono forse i ricordi di una vita passata?
❌Attenzione: Questa storia può contenere piccoli spoiler riguardanti tutte le stagioni di supernatural, quindi, se non avete nulla da temere...Enjoy!
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jack Kline, Sam Winchester
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Dean si svegliò di malumore. Aveva fatto un sogno assurdo quella notte.
Non lo ricordava precisamente nello specifico, gli tornavano in mente solo dei piccoli flash di lui rinchiuso in una specie di cassa e il rumore di vetri infranti seguito da un fischio agghiacciante.
Immaginò che fosse stata l'ansia per il giorno seguente.
Era sabato mattina e tutta la settimana l'aveva passata ad evitare Castiel, infatti, il giorno precedente aveva declinato il pranzo settimanale alla Roadhouse con l'amico inventandosi una frettolosa scusa.
Sam gli aveva continuato a dire che doveva smettere di rimandare l'inevitabile e che era ora di darsi una mossa.
La sera prima, subito dopo cena, aveva preso Dean da parte e con dei minacciosi rimproveri, l'aveva convinto ad andare a parlare con Castiel o l'avrebbe trascinato lui tirandolo per i capelli, sue testuali parole. E quando il fratello maggiore aveva alzato gli occhi al cielo, Sam aveva tirato in ballo l'impala, con la minaccia che avrebbe rotto il parabrezza con una mazza da golf.
Quindi, per il bene della sua amata auto, Dean decise di seguire le direttive del fratello minore, anche se dubitò seriamente che nel garage di Bobby ci potesse essere una mazza da golf, al massimo una mazza da baseball.

Si vestì in fretta e furia, giunse al piano di sotto e data la sua fame inesistente che lo perseguitava nei momenti d'ansia, bevette solo un caffè.
Mentre sorseggiava la sua bevanda parecchio annacquata, suo fratello scese le scale fischiettando, vestito apparentemente bene, ciò voleva dire senza le sue solite camicie di flanella, e salutò allegramente il maggiore che lo guardava stranito.
"Di solito il sabato non vai a correre e sicuramente non vestito in quel modo." Dean gli andò vicino e annusò l'aria attorno a lui.
"Ti sei rasato e ti sei messo il profumo. Devi uscire con qualcuno?"

"Si, esco con una persona che ho incontrato alla Roadhouse questa settimana, quando tu eri troppo occupato a restare in casa per evitare Castiel."

"Oh, stupendo! Sammy, non cercare di rigirare il discorso. Avanti, come si chiama?"

"Eileen."

Dean alzò le sopracciglia e sorrise ammiccando.
"Scommetto che è carina tanto quanto nerd come te. Aspetta... Non sarà un'altra eroinomane? È pulita vero?"

Sam indurì la mascella e sospirò esasperato "Dean!"

"Che c'è? Mi preoccupo per te, Sammy! Non vorrei mai che finisse come l'ultima volta, quando dovevo aprire gli occhi e preoccuparmi di te."

"Ne abbiamo già parlato mille volte. Sai benissimo che quello che è successo non è stato per colpa tua. È stato unicamente un mio errore e devi smetterla di occuparti di me. Sono un adulto e sono a posto con me stesso, il discorso è chiuso."
Dean addolcì lo sguardo e mise una mano sul braccio di Sam, per tranquillizzarlo.
"Sappiamo entrambi che non potrò mai smettere di occuparmi di te, fratellino."
L'altro annuì a testa bassa, consapevole del fatto che suo fratello si era preso cura di lui per tutta la vita e di certo non aveva intenzione di smettere in quel momento.
"Comunque... Oggi andrai da lui?"

"Si, ho riflettuto fin troppo, è ora di agire. Te lo giuro: non avrai nemmeno bisogno di spaccarmi il parabrezza, sono già pronto per salire in macchina e andare."

"Bene, sono fiero di te fratello. Solo...Avrei davvero bisogno della macchina per uscire. Tu potresti andare a piedi, non è molto lontano."
A quegli occhioni da cucciolo bastonato, Dean non aveva mai saputo resistere, di conseguenza si rassegnò come aveva sempre fatto.
"Cristo santo, ma dove devi portare questa ragazza a fare colazione? In un bar di lusso?"
Tra le risate Sam rispose: "No, sono io che mi sono offerto di andare a prenderla, abita in un paese poco lontano da Lawrence. Non mi sorprende il fatto che tu non capisca; tu non sai nemmeno cos'è la galanteria."
L'altro gli mise in mano le chiavi e lo guardò storto.
"Spero che almeno ne valga la pena; sparisci prima che cambi idea. Mi raccomando: tratta bene la mia Baby!"
E non riuscì a trattenere un sorriso quando osservò Sam che usciva tutto contento dalla porta d'ingresso.

***


In ogni caso Dean fu costretto ad incamminarsi. Probabilmente avrebbe dovuto camminare per mezz'ora o giù di li e il freddo pungente di fine ottobre gli penetrava nelle ossa ad ogni passo che faceva, soprattutto se lui in quel momento indossava solo una giacca in jeans.
Comunque, ci fu un lato positivo in tutto questo: il tempo che passò mettendo un piede davanti all'altro gli permise di riflettere e di pensare ad un discorso da fare a Castiel, o meglio, una dichiarazione, ma andava in panico al solo pensiero di chiamarla così nella sua testa.
Era arrivato a metà strada e più di un paio di volte aveva pensato di tornare indietro. Ovviamente non lo fece per la sua auto, ovviamente non c'erano altre ragioni.
In quel momento stava attraversando il parco, questa volta vuoto, in cui incontrò Castiel per la prima volta. Mille ricordi di quel giorno riaffiorano nella sua mente. Sembrava passata un'eternità invece era solo passato un mese e mezzo e rimase lì, in piedi a fissare le due panchine consumate dagli anni.
Non si accorse nemmeno delle due persone che si stavano avvicinando a lui, a passo spedito. Stavano apparentemente discutendo e una delle due gli finì addosso urtandolo.
"Ehi! Levati dal cazzo, stronzo!"

Dean non ebbe neanche tempo di ribattere che la persona si stava già allontanando da lui, quindi alzò gli occhi verso i due individui: erano due ragazzi che avranno avuto la sua stessa età o poco meno. Quello che gli era finito addosso aveva i capelli scuri e gli occhi azzurri come il ghiaccio, molto diversi da quelli blu oceano di Castiel.
L'altro invece, aveva una carnagione chiarissima, quasi bianca, dove spiccavano subito all'occhio le lentiggini che aveva su gran parte del viso. E aveva i capelli rossi, molto difficili da non notare.
"Mick! Maledizione, torna qui!" Disse quest'ultimo che rimase un po' più indietro rispetto all'altro. Si fermò al fianco di Dean con aria colpevole.
"Scusalo, non ce l'ha con te, è sempre così."
Dean spostò lo sguardo dal rosso al moro che nel frattempo si era appostato ad una ventina di metri da loro con le braccia incrociate.
"Simpatico il tuo amico. Digli di darsi una calmata."

"È mio marito in realtà."

"Ah! Ehm, scusa, io..."
Disse non senza una punta di imbarazzo per aver "insultato" il suo compagno. Quando abbassò lo sguardo si chiese come aveva fatto a non notare la grossa fede argentea che spiccava sull'anulare sinistro del ragazzo.
Questo rise sinceramente e fece segno al suo compagno di aspettare quando quello alzò le braccia con fare esasperato.
"'Fa niente, non ti preoccupare."
Dean non si rese nemmeno conto di quanto stesse intensamente fissando le panchine prima che i due ragazzi arrivassero.

"Ehi, amico tutto bene? Non mi voglio intromettere nei tuoi affari ma sembra che tu sia sconvolto."

"Si, si tutto...Bene, credo. Devo solo..." si schiarì la gola e si ricompose "...Va tutto alla grande." Rise amaramente.
Evidentemente l'altro non gli credette, data l'espressione poco convinta sul suo volto.
Nel frattempo il ragazzo con gli occhi color ghiaccio si avvicinò e guardò Dean con un sopracciglio alzato.
"Ascolta, amico: Qualsiasi cosa tu sia nascondendo, e non sono assolutamente cazzi nostri; arriverà quel momento in cui butterai tutto fuori e fidati: sarà una fottuta liberazione, ho una certa esperienza." Disse guardando il rosso sorridendo.

Poi, senza guardare Dean, si rivolse al compagno, prendendolo per mano e trascinandolo via.
"Muoviti Gallagher, non voglio stare qui a farmi ghiacciare il culo!"
L'altro si voltò un'ultima volta verso Dean facendogli un cenno di saluto e subito il moro lo fece girare verso di lui e lo tirò in un veloce ma intenso bacio.
Il Winchester quindi si girò, pensando di apparire inquietante se fosse rimasto li a fissarli, e continuò a camminare verso l'uscita del parco, questa volta molto più sicuro di sé, pensando che non si sarebbe più tirato indietro.

***


Quando arrivò a casa Novak sperò con tutto il cuore che Gabriel non fosse in casa, non voleva di certo subire frecciatine di ogni tipo.
Suonò il campanello cercando di rallentare il suo battito cardiaco, che pareva impazzito, con la forza del pensiero.


Quando fu davanti alla porta gli aprì Castiel con una nota di confusione in volto.
"Ciao, Dean."
Castiel sembrava riposato, a differenza di Dean che quella mattina si era svegliato con due profonde occhiaie. Era vestito con una tuta blu che fasciava perfettamente il suo corpo e aveva i capelli leggermente spettinati, tanto che a quella visione, Dean dovette distogliere lo sguardo per non far accelerare ancora di più il battito del suo cuore.
Si schiarì la gola "Hey Cas."

"Hai un aspetto terribile." Disse questo con una voce piacevolmente profonda.

Dean sbuffò "Mentire non ti uccide, sai?"

"No, non mi ucciderebbe, lo so, è che tu..."

"Lascia stare. Al contrario tu... Stai bene."¹

Castiel guardò in basso, non sapendo cosa dire.
"Ti apro il garage così puoi-"

"Non sono qui per la Cadillac."
Fece un profondo respiro e si decise ad entrare in casa.
Si chiuse la porta dietro le spalle e si tolse la giacca. Faceva decisamente troppo caldo lì dentro, così tanto che poteva sentire una goccia di sudore scorrergli lungo la nuca per poi sparire dentro la maglietta e corrergli lungo la schiena.
"Sono qui per la... La camicia! Si, l'avevo lasciata qui la scorsa settimana."
Castiel lo guardò riducendo gli occhi a due fessure. Sembrava deluso, quasi come se si aspettasse che dicesse altro. Insomma, aveva fatto tutta quella strada solo per una camicia? In effetti, Dean al posto dell'amico non ci avrebbe creduto.
"Te l'ho lavata. È al piano di sopra, te la vado a prendere."
Prima che potesse muoversi lo fermò. "Aspetta!"
Castiel spalancò gli occhi. Ora sembrava speranzoso e un po' agitato. Rimase fermo sul posto aspettando che Dean parlasse.
"Non sono venuto qui solo per la camicia, anzi mi sono ricordato che era qui solo due minuti fa. Sono venuto qui per te..."
Si guardò intorno, aveva le mani sudate e sentiva il suono del suo cuore rimbombargli nelle orecchie. "Gabriel non è in casa, vero?"

"Mh... no." Disse con tono incerto.

"Okay, allora... Cazzo, non so come iniziare."

"Dall'inizio?"

"Si, cioè no! Volevo dire... Dammi un secondo."
Castiel si avvicinò a lui, addolcendo gli occhi, tanto che anche le sopracciglia scure presero una piega più morbida. Era preoccupato.
"Ti senti bene?"
Dean ignorò la domanda e appoggiò una mano sul muro freddo e la tolse un attimo dopo per ricomporsi. "Sai, all'inizio sono venuto qui perché Sam aveva minacciato di rompermi il parabrezza dell'impala, quindi per tutta la strada che ho fatto a piedi ero tentato di tornare indietro e poi-"

"Sei arrivato fin qui a piedi?"

"Si, perché Sam doveva andare ad un appuntamento e voleva fare bella figura con la mia auto. Comunque, al parco dove ci siamo conosciuti mi sono letteralmente scontrato con due ragazzi, una coppia, e quello che aveva tatuato la scritta 'fottiti'² sulle nocche mi ha convinto a non tirarmi indietro."
Castiel pareva più confuso di prima, lo si poteva capire dalla sua tipica espressione con le sopracciglia aggrottate e la testa inclinata.
"Ti ha convinto prendendoti a pugni?"

"No, mi ha parlato! Poi ho visto lui e suo marito, che aveva i capelli rossi, allontanarsi e sembravano così felici. Quindi ho pensato a quella volta che mi hai detto che meritavo di essere felice ed eccomi qui."

"Non capisco: sei qui perché un tizio con la mano tatuata-"

"No, tutte e due le mani erano tatuate, una lettera per ogni nocca."

"Okay," disse Castiel ancora più confuso. "sei qui perché questi ragazzi ti hanno detto che meritavi di essere felice?"

"No, dannazione! Non ho detto questo!"

"Come faccio a capire quello che vuoi dirmi, se tu parli come se ti stesse per venire un attacco isterico?!"

"SONO QUI PERCHÉ TU MI PIACI!"
Le parole urlate da Dean si sentirono in tutta la casa, dopodiché silenzio. Ci mancava poco che Castiel spalancasse la bocca dallo stupore.
"I-io ti...Piaccio?"
Dean fece un passo avanti.
"È quello che ho detto."
Castiel sorrise. Dean non l'aveva mai visto così: gli occhi blu sembravano aver assunto una sfumatura più viva, più brillante e le guance avevano assunto un colore più roseo. Non rosso dall'imbarazzo, un colore più tenue che si distingueva a malapena dalla carnagione.
"Sei uno stupido, Dean Winchester" disse ridendo.
Dean non ci pensò due volte: spense completamente il cervello e annullò quei pochi metri di distanza che li tenevano separati. Prima gli prese il volto con le mani e poi abbassò lo sguardo sulle sue labbra, rosa e leggermente screpolate. Chiuse gli occhi e mormorò flebilmente:
"Fidati, lo so." E poi Dean lo baciò.
Immediatamente, Castiel fu sopraffatto dal profumo della sua pelle e dalla pressione delle mani di Dean, ancora sul suo volto. Doveva ammettere che se lo aspettava ma non avrebbe mai immaginato che fosse stato così improvviso ed intenso.
Non si avvicinava lontanamente all'esclusivo scontro tra labbra e lingua, era molto di più. Sentiva lo stomaco bruciare, altro che farfalle.
Non durò molto. Entrambi sorrisero l'uno sulle labbra dell'altro e furono costretti a separarsi per la mancanza d'aria a causa dell'agitazione.
Dean però non staccò le mani dal viso di Castiel, anzi, le spostò più in alto e si mise ad accarezzare i suoi capelli scuri e morbidi, mentre veniva sorretto dalle sue braccia che gli avevano circondato la vita durante il bacio. Probabilmente, se Castiel non l'avesse fatto, sarebbe caduto sul pavimento come se fosse stato fatto di gelatina.
"Allora... Ti piaccio anche io, Cas?"

"Mh, direi di no. Da cosa lo dedurresti?" Disse l'altro con un sorriso beffardo.

"Mi sa che ti ho influenzato troppo sul fare il sarcastico."
Prima che Castiel potesse rispondere, Dean gli stampò un altro bacio a fior di labbra. Poi un altro, e un altro ancora, finché, non si sa come abbiano fatto a spostarsi, finirono a pomiciare sul divano del salotto per quelle che sembrarono ore.
"Rimettetelo nei pantaloni, vi prego!"
Al suono di quella voce, entrambi si staccarono immediatamente, cercando di mettere più distanza possibile tra i loro corpi.
Un Gabriel dall'espressione malefica li stava guardando appoggiato alla ringhiera delle scale. Dean non provò neanche ad immaginare da quanto tempo era appostato lì senza che loro se ne accorgessero. "Avevi detto che non era in casa!" Disse rivolto verso Castiel.

"Si, beh, non pensavo che si fosse svegliato prima di mezzogiorno."

"Sai Cassie: è difficile continuare a dormire se il tuo ragazzo si mette ad urlare come una checca isterica nel bel mezzo della cucina."

"Io non urlo come una checca isterica!" Esclamò il diretto interessato ancora rosso in viso per l'imbarazzo.

"Suvvia Dean-o, tutti abbiamo i propri difetti. Quello di Cassie ad esempio è che non ha ancora capito che c'è momento e momento per scopare sul divano con le sue conquiste. Penso di averlo beccato almeno un paio di volte."

"Gabe! Non stavamo-"

"Scopando? Beh, non mi interessa. Qualsiasi cosa facciate, fatelo silenziosamente e non sul mio divano."

Castiel si rassegnò e si alzò dal divano lanciando un'occhiata di rimprovero al fratello.
"Dean aspettami in garage, vado a prendere la tua camicia."
Detto ciò scomparì al piano di sopra.
Dean fece come gli era stato detto, ma mentre stava per varcare la soglia della porta, Gabriel gli si avvicinò, e questa volta gli parlò in modo calmo, senza accenni di malizia.
"Sono contento che entrambi vi siate dati una svegliata, sul serio: era imbarazzante vedervi sbavare l'uno dietro l'altro senza fare nulla. Ma ti avviso Dean-o: se osi solo ferire i suoi sentimenti-"

"Si, lo so: mi ucciderai facendomi passare atroci sofferenze."

"No, ti sbagli: ti investirò con la mia Porche e poi ti lascerò morire sulla strada tra atroci sofferenze."

Dean si chiese cosa avesse fatto di male per essere stato minacciato più volte in un solo giorno e mentre stava ancora metabolizzando le parole che aveva appena udito, fu spinto definitivamente fuori casa.
"Ciao Ciao" gli disse Gabriel sbattendogli la porta in faccia.

***


Quando raggiunse Castiel in garage lo trovò accanto all'auto, ancora non sistemata del tutto, con in mano un malloppo a quadri rossi e neri ben piegato.
"Quindi..." fece Dean tirandosi su le maniche della maglietta.
Si guardò intorno e poi si avvicinò anche lui all'auto. Si fermò ad un palmo di distanza dal viso di Castiel.
"Quindi?" Sussurrò l'altro.

"Noi due... Stiamo uscendo insieme?"

"Non me l'hai mai chiesto."

Lui abbassò il viso sorridendo, per poi rialzarlo e inumidirsi le labbra secche con la lingua.
"Cas, vuoi essere il mio ragazzo?"

"Non dovevi chiedermi di uscire e basta?"
Le guance di Dean, che erano già arrossate, diventarono ancora più rosse, anzi, tutto il viso lo diventò. Si sentiva così vulnerabile quando era vicino a Castiel.
"Si beh, possiamo stare insieme e uscire contemporaneamente."
L'altro allungò una mano e gli accarezzò il viso con il pollice.
"Ma guardati: sembri un piccolo peperone."

"Oh, ma sta' zitto! Ti preferivo quando eri tutto frasi poetiche e monosillabi".

Castiel rise di gusto.
"Ma certo che lo voglio, Dean."

***


Sabato, ore: 03.15 am

"Smettetela! Vi prego, mi state facendo venire il diabete." Disse il ragazzo interrompendo il racconto.

"Senti un po' ragazzino, come pensi di essere nato?"

"Non c'entra niente quello! E vi prego: non voglio sapere di quei dettagli quando arriveranno, perché so che arriveranno. Ho avuto un'infanzia parecchio traumatica a causa vostra."

"Tu hai comunque avuto un'infanzia traumatica- AHIA! Ma che ti dice il cervello?" Disse massaggiandosi la nuca proprio dove la mano del terzo arrivato lo aveva colpito.

"Sei fortunato che io stia dormendo in piedi. Smettetela di discutere. Sai, a volte sei più infantile di quando lui faceva i capricci da bambino!" disse accennando al ragazzo.

L'altro alzò gli occhi al cielo, ma gli diede segretamente ragione.
Poi si raddrizzò sulla sedia e disse rivolto verso il ragazzo:
"Adesso arriva il bello della storia, preparati."

***


N/A: Il caso vuole che io stia facendo il rewatch di Shameless e quando mi è balenata l'idea di inserire i gallavich all'interno di questo capitolo mi sono sentita realizzata. Non ho la minima idea di cosa potrebbero fare in Kansas quei due ma volevo solo inserire nella storia un cameo della mia seconda ship preferita.
Ovviamente il titolo del capitolo è sempre ispirato ai gallavich.

¹Citazione della 10×03 (Soul Survivor)

²'Fuck u-up' (il tatuaggio di Mickey) tradotto in italiano è 'fottiti'.

   
 
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