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Autore: KairiDN    09/09/2009    3 recensioni
"Mi girai ancora una volta dietro e fissai il punto dove avevo visto Near poco prima. Era esattamente davanti alla sua stanza. Mi venne improvvisamente un attacco di curiosità, e mi diressi verso quel punto. Guardai prima a terra, poi verso la porta, notando che era socchiusa. Ora ero totalmente preso dalla curiosità, e non feci altro che agire d’impulso. E quando sentii un rumore sordo provenire dall’interno, nulla potè fermarmi. Spinsi la porta ed entrai nella stanza."
Ho scritto di getto questa storia yaoi, perchè era da un po' che non scrivevo qualche yaoiata! Maggiori dettagli all'interno.
Genere: Malinconico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con un'altra ministoria, intanto che finisco l'altra xD In realtà tutto ciò è stato scritto di getto in una sera che non avevo nulla da fare. Per il titolo e anche per la trama mi sono ispirata a una puntata di dowson's creek. La storia è di 4 capitoli, e i primi 3 sono raccontati da 3 punti di vista diversi, quelli di Matt, Mello e Near u.u  Ovviamente è yaoi, poi vedrete su quale coppia (che è la mia preferita tra tutte le coppie yaoi *-*) Chi mi conosce sa. Buona lettura, lasciate qualche commento, sono ben accette critiche e pomodori in faccia! *_*

Una giornata da dimenticare.

 

 

“Chi sa la risposta può alzare la mano.”

Il professore scrutava i volti degli alunni li presenti, indagando. Chi si voltava, chi guardava in aria, chi cercava di concentrarsi, e anche chi fingeva di prendere qualcosa dal pavimento.
E c’era anche chi, grazie al cielo, alzava la mano. E chi non la alzava, ma si dava per scontato che sapesse la risposta. Non c’era nemmeno da chiedere chi fosse.
Il primo era il più orgoglioso della Wammy’s House Mello. Il secondo il più intelligente dell’istituto, Near.
E infine c’ero io. Ero all’ultima fila, con i piedi sul banco, e tenevo mio malgrado la mano in alto ben in vista. Purtroppo quando sei terzo nella graduatoria in un’istituto di piccoli geni, contano anche queste cose. 

“Vediamo..Mail!”

“Lo sapevo..” sussurrai. Guardai prima Mello, poi Near.

Il biondo mi guardava stringendo i denti, Near invece era rimasto chino sul suo tavolo, intento a scrivere qualcosa. Ebbi un’attimo di esitazione. Li guardavo fissi, passando lo sguardo prima su uno, poi sull’altro.

“..Mail?”

“Si..scusi..Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio, il 15 Agosto 1769, e morì sull’isola di sant’Elena il..5 maggio..1821.”

“Benissimo Mail, ora passiamo a qualcun’altro..”

Tornai a guardare i due. Nessuno dei due guardava l’altro, solo io dal fondo li potevo osservare entrambi. Scrutavo ogni loro mossa.
A dire il vero ormai era gia da un po di settimane che andava avanti così. Avevo l’impressione che qualcosa non andasse.
Rimasi per un’altra mezz’ora a scrutare loro Mihael e Nate, incurante della lezione di storia.
Il suono insistente della campana mi fece sobbalzare, decisi comunque di rimanere qualche altro secondo a contemplare.
Mello uscì per primo, e dopo qualche ragazzo uscì anche Near. Mi affrettai a uscire dopo di lui, ma quello stupido di Jhonathan cadde a terra come un allocco.

“Ma che diavolo..” feci, mentre mi appoggiai al tavolo per non cadere sopra di lui.

“Ops..” fece, mentre era ancora a terra stordito.

“E alzati, almeno!”

“Si..scusa..”

Quell’allocco mi guardava con gli occhi colmi di lacrime. Sapeva solo frignare..

“..Non fa niente” Cercai di stare calmo.

Uscii fuori dalla porta, mi guardai intorno, ma non c’era un’anima viva. Mi affacciai nelle sale lungo il corridoio, guardai anche in giardino, ma di Mello e Near nemmeno l’ombra.
Mi appoggiai al muro qualche secondo, ripercorrendo mentalmente gli ultimi giorni.
Pur condividendo la camera con Mello, lo vedevo pochissimo, solo alle lezioni.
E sotto sotto..avrei voluto vederlo di più. E per di più, percepivo una strana intesa tra lui e Near. O forse era solo una mia impressione..Fatto sta che volevo verificare di persona, per questo osservavo in silenzio.
Tornai in camera mia per vedere se Mello era lì. Bussai 2 volte, come era solito fare, ma non ottenni risposta. Bussai addirittura una terza volta, più forte. Se fosse stata una porta di legno più leggera si sarebbe sicuramente spaccata. Uno studente che passava di lì mi guardò storto e istintivamente si allontanò correndo. Gli feci un sorriso di rassicurazione, ma quello si voltò di scatto e sparì dietro un angolo.
Aprii la porta ed entrai furtivamente per poi richiuderla, e guardai all’interno squadrando la stanza da destra a sinistra, dall’alto in basso, trovandola ovviamente vuota.

Non mi sentivo affatto bene. Non stavo capendo nulla su cosa ci fosse dietro a quella storia. Sapevo solo che Mello e Near sparivano decisamente troppo spesso, e la situazione mi sfuggiva di mano. E sentivo qualcosa per Mello che non avevo mai sentito prima. Forse era invidia? O forse gelosia? Più probabilmente la seconda. Mi chiedevo come avevo fatto ad innamorarmi proprio di Mello, il mio miglior amico. Forse era proprio questa nostra amicizia così profonda ad avermelo fatto notare, ed ancora di più il fatto che da un po di giorni spariva con Near chissà dove. Rifiutavo l’idea che tra di loro ci fosse qualcosa, e mi convincevo che fosse solo la mia immaginazione, e che tra quei due non ci fosse un bel niente.

“No, non c’è un bel niente. Tra poco Mello entrerà allegramente da questa porta e mi racconterà di qualche strano scherzo architettato in questi giorni giustificando la sua assenza, e di Near neanche la traccia.”

Mentre ripetevo queste parole ad alta voce, mi sedetti a terra davanti la porta. Sapevo che non sarebbe andata così. Alzai la testa e la mia attenzione venne attirata da una foto sopra il comodino accanto al mio letto. Era stata scattata qualche anno prima. Tenevo un braccio attorno al collo di Mello e l’altra mano davanti a me in modo che si creasse una V con l’indice e il medio, e Mello era nella mia stessa posizione. I nostri volti erano sorridenti, e soprattutto nella foto non c’era la presenza di Near..

Quelli si che erano bei tempi, quando Mello e io eravamo buoni, anzi buonissimi amici. Ne combinavamo tante insieme, e ci divertivamo come matti. Ma quando si cresce le cose purtroppo cambiano, e cambiano anche i sentimenti.

Uff.

Decisi di giocare un po’ alla playstation per scacciare via quei pensieri assurdi dalla mente, e fu quello che feci per tutto il pomeriggio. Ma ogni volta mi tornava alla mente tutto quello, e cercavo di pensare che fosse solamente frutto della mia immaginazione.

 

 
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Alle 6 precise riuscii a terminare il nuovo videogame. Ero un gran patito di questo genere di giochi, e se non fosse bastato il tempo avrei passato anche tutta la notte a finirlo. Ma quando spensi la play avevo gli occhi fuori dalle orbite, e mi buttai sul letto chiudendoli. Sapevo già che probabilmente erano tutti arrossati, e facevo meglio a riposare qualche minuto. Se Roger avesse scoperto che invece di studiare me ne stavo qui a poltrire e giocare tutto il santo giorno mi avrebbe cacciato dall’istituto. Ma con quelle ore di svago ero sicuramente riuscito nel mio intento di dimenticare tutto. Quando gioco al gameboy o a qualunque altro apparecchio elettronico mi dimentico della vita reale ed è come se venissi catapultato in un’altra dimensione.

Mentre rimasi sul letto però, mi accorsi di tutto ciò che avevo trascurato in quelle ore. Sbuffai rumorosamente mentre mi alzai. E a ben pensarci, Mello non era nemmeno tornato in camera..Però pensandoci, avrei avuto tutte le motivazione per arrabbiarmi con lui. Era sparito per una giornata senza dire nulla a me, che sono il suo migliore amico! Mi alzai furiosamente dal letto e mi vestii, deciso a cercarlo e a fargli una bella ramanzina.
Camminavo sul corridoio sbattendo violentemente i piedi a terra, e con lo sguardo piegato in una smorfia di rabbia. Agli occhi di altri sarei sembrato addirittura buffo, ma interiormente quella rabbia esisteva davvero.

Stavo per raggiungere le scale, quando sentii un tonfo alle mie spalle. Mi girai istintivamente un millesimo dopo, ma tutto quello che vidi fu la figura bianca di Near che si trovava davanti alla porta.

“Near! Finalmente riesco a parlare con qualcuno, sai dov’è Mello?”domandai fingendo di fare il finto arrabbiato, quando invece lo ero per davvero.

Ma nel mio inconscio sapevo che non si trattava di semplice rabbia scaturita da qualche roba da poco..

“No, non ne ho idea.” Fece lui, rigirando fra le dita una ciocca di capelli bianca. Avanzò qualche passo verso di me, poi cominciò a scendere cautamente le scale.

“Com’è possibile che sia sparito così?” Insistetti.

“Ti ho gia detto che non lo so.” Mi rispose senza nemmeno voltarsi.

“E va bene, va bene..” lo guardai allontanarsi tenendo un sopracciglio alzato, poi scuotei la testa rimanendo fermo ad osservarlo mentre spariva nella sala comune. A quanto pare era impossibile carpire qualche informazione da lui.

Rimasi a pensare con le braccia conserte. Se Near non ne sapeva nulla, Mello dove poteva essere sparito per così tanto tempo e senza avvertire? Le cose erano due. O Near non ne sapeva veramente nulla, o stava mentendo. Ma non poteva essere che Near avesse detto una bugia così grossa. Il primo della Wammy’s House non poteva mentire così spudoratamente..

Mi girai ancora una volta dietro e fissai il punto dove avevo visto Near poco prima. Era esattamente davanti alla sua stanza. Mi venne improvvisamente un attacco di curiosità, e mi diressi verso quel punto. Guardai prima a terra, poi verso la porta, notando che era socchiusa. Ora ero totalmente preso dalla curiosità, e non feci altro che agire d’impulso. E quando sentii un rumore sordo provenire dall’interno, nulla potè fermarmi. Spinsi la porta ed entrai nella stanza.

 

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La stanza di Near in realtà era decisamente prevedibile. Era quasi come me la ero immaginata. In parte spoglia, con le pareti verniciate di bianco, così come i mobili. Il piccolo letto attaccato al muro di fronte a me era ricoperto da morbide lenzuola color panna con appena visibili nuvole celeste chiaro.Sulla scrivania, bianca anch’essa, c’erano solamente una piccola lampada a corrente, una pila di libri sull’angolo sinistro e il grande computer fisso, spento. Ma a rendere più movimentato quell’apparente ambiente così calmo c’era tutta la numerosa collezzione di giocattoli e peluche di Near, che a differenza del resto erano colorati con colori molto diversi dal suo stile. C’erano peluche viola, celesti, verdi chiari o addirittura blu. Poi, sparsi sul pavimento a moquette color panna, come il letto, c’erano molti giochi di tutti i tipi. Mi guardai intorno ammirando tutte quelle insolite cose, ma solo una di esse aveva attirato la mia attenzione. Un piccolo orso di peluche nero era seduto sulla sedia davanti la scrivania, e pareva che i suoi occhi guardassero in direzione della porta d’ingresso. Nonostante non fosse molto grande, c’era qualcosa in quell’oggetto che mi metteva una certa inquietudine. E soprattutto la cosa che mi chiedevo, era cosa ci facesse un peluche NERO nella stanza di Near. Stonava decisamente molto ed era diverso dal resto dell’arredo, eppure tutto quello aveva un’aria familiare. Sentivo che qualcosa mi stava sfuggendo..

Mentre mi avvicinavo all’oggetto sentii un rumore proveniente dall’interno dell’armadio alla mia sinistra, e mi girai sicuro di non essere stato io. Deglutii e mi diressi lentamente verso la fonte del rumore. Ad ogni passo sentii il cuore che aumentava il ritmo dei battiti, involontariamente. Nemmeno io sapevo cosa era ad agitarmi tanto. Ero quasi arrivato alle ante dell’armadio, e il cuore stava per saltarmi dal petto..

 

“Cerchi qualcosa?”

Quella voce mi fece sobbalzare del tutto. Inciampai su un trenino giocattolo e rovinai a terra, battendo la testa su un mobile.

“Ahi..”

Mormorai massaggiandomi sul punto dove avevo sbattuto. Quando mi resi conto della situazione alzai lo sguardo verso la porta.

Mi trovai a fronteggiare lo sguardo severo di Near che mi fissava con gli occhi socchiusi e le braccia stranamente conserte.

“Io..si..mi chiedevo..ehm ho perso il mio..nuovo gioco..sai quello di guerra..è divertente! Ma purtroppo non l’ho finito, e mi chiedevo davvero dove fosse..” Dissi impacciatamente alzandomi, e sorridendo come un’ebete.

“Cosa ti fa pensare che io abbia preso il tuo..gioco?” Mi rispose lui serio.

“Ehm..non lo so! Ma sai, nella vita tutto è possibile, ahah!”

Non ottenni risposta, Near era ancora lì fermo ad osservarmi.

“Ok..credo che qua non ci sia..bene! andrò a chiedere a Jhon se per caso lui lo ha visto..eheh..” dissi uscendo dalla stanza.

Continuai a farneticare qualche altra cosa prima di salutare Near.

Prima di lasciare definitivamente quel posto detti un’ultima occhiata all’armadio, e potevo giurare di aver visto una delle ante tremare.

  
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