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Autore: Johnee    14/09/2022    1 recensioni
Una storia parallela alla trama principale di Inquisition che concerne: due nevrotici, i traumi™, gufi appollaiati su trespoli impossibili e la ricerca della reciprocità.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Hawke, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Lavellan frenò la sua corsa sulla riva di ciottoli che accompagnava il ruscello, rischiando di finire in acqua. Fece lo slalom tra l'equipaggiamento dei suoi compagni, sottraendosi in tempo a uno scontro frontale con il Toro e abbassandosi per evitare di venire colpita da un gomito di Blackwall, i quali si stavano dirigendo verso il punto di lavaggio.
-Ci vediamo tra una settimana!- gridò, agitando una mano in aria sommariamente, mentre riprendeva la corsa verso il sentiero in discesa che portava all'accampamento di Pietraferoce.
I due si scambiarono un'occhiata incerta, poi il Toro fece spallucce, tornando a camminare come se non fosse successo niente.
Lavellan scese lungo il sentiero, cercando con lo sguardo le sue armi. Quando intravide Dorian, attirò la sua attenzione con un fischio. Quasi lo travolse, nel raggiungerlo. -L'arco! Mio arco! Dove?- gli chiese.
Dorian fece un giro su se stesso, con l'indice rivolto verso il cielo e un'espressione attenta, poi fece una corsetta verso il tavolo degli approvvigionamenti per recuperare ciò che gli era stato chiesto. -Ho detto a Fairbanks di trattenerlo al Rifugio di Argon, ma devi correre.- le suggerì, consegnandole il suo zaino, assieme ad arco e faretra. -Quell'uomo ha la parlantina di uno spirito del silenzio.-
Lavellan si assicurò le armi sulla schiena, poi gli mandò un bacio al volo. -Cosa farei senza di te?- disse, prima di rimettersi a correre.
Dorian ridacchiò. -Non fare niente che io non farei!- le gridò dietro. Varric, che lucidava Bianca poco distante, gli rivolse un'occhiata eloquente. -Impegnarsi emotivamente con qualcuno e saldare i tuoi debiti di gioco?- suggerì.
Dorian lo ignorò, sorridendo compiaciuto in direzione di Lavellan, che correva scompostamente attraverso la foresta.
Lei evitò direttamente di prendere in considerazione il sentiero, preferendo seguire le stesse scorciatoie che aveva usato nei giorni precedenti per cacciare, dato che ormai conosceva il bosco di querce a menadito. Sentiva ogni muscolo, persino quelli che non aveva, risentire della fiacchezza derivata dallo scontro con Miss, ma si sforzò di non rallentare, arrivando al Rifugio di Argon senza fiato.
Vide che il gruppo di scorta stava montando a cavallo, al di là del ponte d'accesso al forte, ed ebbe un tuffo al cuore.
Fortunatamente, Fairbanks la notò in tempo per evitare che partissero. Afferrò le briglie del cavallo di Cullen, attirandosi addosso un'occhiata confusa. -Un moment, Commandant!- esclamò, indicandogli Lavellan con un'espressione di completo sollievo dipinta in viso.
Cullen voltò uno sguardo sorpreso in direzione della nuova arrivata, che si era dovuta fermare per riprendere fiato, a una ventina di passi dalla scorta. Preoccupato, smontò da cavallo e le andò incontro, facendo cenno ai suoi uomini di attenderlo. -Che succede?- domandò, una volta che l'ebbe raggiunta.
Lavellan,  che respirava a fatica, sollevò una mano tra loro, chiedendogli così di attendere mentre riprendeva l'uso della parola. -Hai dimenticato...- sbuffò, drizzando la schiena. -Una cosa.- concluse, indicandosi.
Cullen rimase interdetto a fissarla, poi le rivolse un sorriso incerto. -Non serviva che corressi. Bastava che mi raggiungessi in un secondo momento, a cavallo.-
Lavellan gli scoccò un'occhiataccia. -Non sarebbe stato altrettanto teatrale.- spiegò. -Diamine, Cullen, le basi!-
-Più che teatrale, mi sembra una mossa un tantino disperata.- intervenne l'esploratrice Harding, che li aveva raggiunti con uno dei cavalli di riserva. Scambiò un cenno di saluto con l'Inquisitrice e le consegnò le briglie del destriero, prima di ritornare nel gruppo di scorta con aria divertita.
Lavellan passò una mano sul muso del cavallo, soffermandosi a grattarlo dietro le orecchie. -Sarei comunque dovuta partire, che lo faccia prima o dopo non fa poi così tanta differenza.- borbottò.
Cullen inclinò appena il capo, mentre si avvicinava a lei di un passo. -Pensavo che avessi delle questioni da sistemare.-
-Se ne è presa carico Cassandra.-
-Ne sei proprio sicura? Non vorrei mai che...-
Lavellan lo zittì con un cenno. -Voglio tornare a casa e voglio farlo assieme a te.- dichiarò.
Cullen le rivolse un sorriso rassicurante. -Non sai quanto mi faccia piacere sentirlo.- sussurrò, con la voce rotta da un impeto di dolcezza.
Si scambiarono uno sguardo languido che parve durare minuti interi, poi Lavellan sospirò. -Lo so che non ti senti a tuo agio con le dimostrazioni d'affetto in pubblico, ma volevo farti sapere che questo sarebbe un momento davvero ideale per baciarmi.- suggerì, con tutta l'impressione di aver appena avuto un déjà-vu.
-Ah, si?- Cullen accorciò le distanze, per raccogliere la sua mano e portarsela alle labbra, appoggiandoci un bacio lieve.
Lavellan sollevò le sopracciglia su uno sguardo sorpreso, quindi gli rivolse un sorriso intrigato. -Ma Comandante! Diamo spettacolo?- finse di rimproverarlo, ritraendo la mano per portarsela al petto teatralmente.
Cullen alzò gli occhi al cielo. -Sei incontentabile!- protestò, mentre entrambi si muovevano per raggiungere la scorta e lasciare quel posto il più rapidamente possibile.

 

17 - Hospitalité Orlésienne

 

Dal tetto della tenuta invernale della comtesse De Fourier si poteva vedere un'ampia frazione del cielo notturno, incorniciata in maniera raffinata dalle sottili colonne di un pergolato avvinto da pampini di vite rossa.
Lavellan si era rifugiata lassù, con l'aiuto della servitù della padrona di casa, perché esausta di dover intrattenere conversazione con il seguito di una donna che possedeva esattamente tre argomenti di conversazione, di cui uno aveva sfumature marcatamente razziste. Era riuscita a gestire l'aperitivo, la cena e il dolce a fatica, distribuendo equamente ciò di cui era allergica in ogni pianta in vaso che trovava sul suo cammino, poi se l'era svignata con la scusa di dover controllare che il suo arco fosse stato nutrito abbastanza.
-Lav, sei qui?-
Lavellan, che era distesa sulla schiena a spiluccare un grappolo d'uva, si mise a sedere di scatto, rischiando di scivolare sulle tegole. -Muoviti, prima che quella pazza sguinzagli i cani!- sussurrò concitata, sporgendosi per aiutare Cullen ad arrampicarsi.
-Cani?! Quelli erano cani?- domandò lui, sconvolto, dopo essersi sistemato a sedere al suo fianco. Per una volta, indossava un’uniforme. Questa era blu notte, con dettagli dorati e aderente sul torso; sul cuore c'era ricamato il simbolo araldico dell'Inquisizione, assieme a quelli relativi alle sue qualifiche.
A eccezione di Ser Darrow, costretta a indossare l’armatura da Templare, tutti i membri di spicco della compagnia indossavano qualcosa di diverso dalla solita divisa, Harding compresa. A ogni modo, Lavellan era di sicuro la più elegante, vestendo un raffinatissimo cappotto lungo in velluto prugna con inserti d’argento, il quale si apriva in grembo su un paio di pantaloni ricamati con un motivo di foglie di alloro, tempestate di gemme dipinte.
-Ecco perché si muovevano!- mormorò sommessamente Cullen, osservando un punto indefinito di fronte a sé con aria sconvolta. -Pensavo che fossero cuscini e ho temuto di essere preda di un'allucinazione.-
Lavellan si strinse nelle spalle, poi ricevette un'occhiataccia.
-Questa comunque me la segno.- borbottò Cullen, con aria di rimprovero.
-Perdonami, ma non ce la facevo più, vhenas.- esalò lei, stancamente. -Se avessi dovuto sorbirmi un altro minuto di quella discussione sulle ceramiche antivane, avreste dovuto raccogliere i resti del mio cervello dal pavimento con un cucchiaino.-
-A te è andata anche bene! Io ho dovuto sorridere e annuire mentre il primogenito mi stordiva a suon di resoconti bellici.- le rivolse un'occhiata eloquente, staccando un acino d'uva dal grappolo per rigirarselo nervosamente tra le dita. -Quel moccioso ne sa di guerra così come io mi intendo di etichetta.-
Lavellan scorse uno sguardo divertito su di lui. -Ammettilo, è stato davvero soddisfacente vedere il modo in cui Harding l'ha messo in riga. Giuro che appena torniamo a Skyhold le do un aumento.-
-Sarebbe stato divertente, si, se non fosse che dopo mi è toccato fargli un resoconto completo della battaglia di ieri notte. E l'unica cosa eccitante in quella schermaglia è stato quando Burrows è inciampato su quel carretto di cocomeri.-
-Non pensavo facessero così tanti danni. Dovremmo investire su quelli, anziché sui proiettili per i trabucchi.-
Cullen liberò una risata istintiva.
Lavellan osservò con un certo sollievo il suo viso perdere gradualmente la tensione che aveva assunto da che era iniziata quella strana ambasceria, quindi chinò uno sguardo sognante sulla giacca a doppiopetto che indossava. -Ti ho già detto che stasera sei davvero affascinante?- fece, raddrizzando l’orlo dei suoi guanti con cura.
Cullen aspettò che avesse finito, poi si lisciò il completo sullo stomaco, osservandosi con aria accigliata. -Leliana sostiene che gli eventi ufficiosi, o mondani, richiedano un'uniforme.-
-E tu hai ceduto così facilmente?- lo punzecchiò lei.
-Oh, non c'è pericolo! Avevo tutte le intenzioni di venire in armatura, se non fosse che è reduce dall'imboscata di stamattina.-
-E dal drago.-
-Ah, no, per quello ho risolto.-
Lavellan gli scoccò un'occhiata dubbiosa. -Il sangue di drago non si smacchia.-
-Certo che si smacchia! Un po' di sputo e viene via.-
Lei sollevò le sopracciglia su un'espressione sorpresa, mentre lui si rendeva conto all'ultimo istante di ciò che aveva appena detto.
-No, non ho... cioè, non ci ho sputato io, sia mai! Insomma, beh...- balbettò, facendola ridere di gusto.
-Cos'è, un altra cosa che vi insegnano al Circolo?- domandò lei, appoggiando il mento sulla sua spalla con aria divertita.
-Mia sorella.- la corresse lui, con un sorriso tinto d'imbarazzo. -Non ci crederai, ma quando ero piccolo così- pizzicò l'aria, di fronte al suo naso -ero un sacco imbranato. Dopo aver rovinato l'ennesima camicia, mi ha costretto a farmi il bucato da solo e mi ha insegnato tutti i trucchi del mestiere.-
-Tu? Imbranato? Chi l'avrebbe mai detto!- Lavellan assunse un'espressione forzatamente sorpresa, ricevendo un'occhiataccia in tutta risposta.
-Solo perché certe cose non mi vengono naturali, non vuol dire che...- Cullen bloccò la frase a metà, schioccando la lingua sul palato. -Così mi ferisci, amore mio.-
Lavellan si allungò verso di lui, appoggiando le labbra sulla sua guancia. -Bacino sulla bua.- mormorò, suadente.
Cullen sollevò un sopracciglio. -Mi hai ferito proprio nell'orgoglio.- disse, enfatizzando le parole nel voltare un sorriso malizioso in direzione della sua compagna. -Gravemente.-
-Accidenti, corro a chiamare un guaritore!- scherzò lei, facendo finta di alzarsi.
Cullen la trattenne, attirandola a sé per coinvolgerla in un bacio. Era il primo che si scambiavano in tre giorni e nessuno dei due si era reso conto di quanto gli fosse mancato quel genere di contatto finché le loro labbra non si erano incrociate.
Lavellan si sedette a cavalcioni su di lui, infilandogli le mani tra i capelli, Cullen invece risalì i suoi fianchi con le dita, stringendola a sé affinché i loro corpi aderissero.
Dopo un tempo interminabile, si distanziarono appena per guardarsi negli occhi, senza fiato. Si sorrisero, appoggiando le fronti l’una sull’altra, e ricominciarono.
Ad un tratto, però, Cullen costrinse entrambi a fermarsi, scostandosi per spostare la testa altrove. -Ti suonerà molto stupido, ma...- mormorò, accigliato. -Non è una delusione, vero?-
Lavellan cercò il suo sguardo, confusa. -Una delusione?- domandò, ritraendo il capo. -No, ma vhenas. Siamo a questo punto perché lo vogliamo entrambi.-
Cullen annuì piano, poi appoggiò la testa nell'incavo tra il suo collo e la spalla, con aria delusa. -Scusami.-
-Di cosa?-
-Lo so che vorresti di più.-
Lei si affrettò a stringerlo tra le braccia, passandogli una mano sulla schiena. -Non desidero niente che tu non voglia darmi.- lo rassicurò.
Lui si sforzò di sorridere. -Grazie, cuore mio.- mormorò, rilassando i muscoli del corpo mentre lei accentuava brevemente la stretta.
-Di niente, vhenas.- disse Lavellan. -Non mi allontanerei mai da te per qualcosa del genere.-
Cullen strofinò il viso su di lei, posandole un bacio sul collo. Si riposò tra le sue braccia, godendosi ogni istante di quell'abbraccio finché nel suo sguardo non affiorò una scintilla di curiosità che lo costrinse ad aprire bocca. -Ho chiesto a Burrows cosa significasse e non è andata benissimo. Dice che mi sto confondendo con vhenan, ma io sono sicuro che tu dica vhenas.-
Lavellan gemette un sospiro. -Burrows è un Elfo di città, Cullen. Le poche parole che conosce sono influenzate pesantemente dal dialetto di Cumberland.- spiegò. -E poi, non mi sembra la persona più adatta a rispondere a domande di questo tipo. Quando l'ho salutato per la prima volta, mi ha risposto “salute”.-
Cullen sollevò il capo, per guardarla dritta negli occhi. -L'ho chiesto a lui perché è uno che non fa troppe domande e perché so quanto sei difensiva nei confronti della tua cultura. Non volevo sembrare inappropriato.- fece una pausa. -Però la curiosità rimane: in che modo mi stai appellando?-
Lavellan gli sorrise dolcemente. -Vhenan è cuore, vhenas è casa.- rispose. -Ma vhenas. La mia casa.-
Cullen aggrottò la fronte, osservandola come se il suo cuore gli fosse appena precipitato nello stomaco. -Sono davvero questo, per te? Casa?-
Lei ampliò il sorriso, poi annuì. -Se ti mette in difficoltà, posso smettere.-
Lui si sporse per baciarla sulle labbra. -No.- disse, ricambiando il sorriso. -Sono solo incredulo. Non ho idea del perché Andraste abbia scelto me per stare al tuo fianco.-
Lavellan si strinse nelle spalle. -Se credessi nella sua divinità, direi che l'ha fatto per lo stesso motivo per cui ha scelto me per stare al tuo fianco.- disse, sfiorandogli il capo con una carezza.
Si scambiarono un'occhiata che trasudava affetto, poi Lavellan si scostò per mettersi a sedere al suo fianco e lasciargli i suoi spazi. Recuperò un paio d'acini d'uva e per un po' si concentrò a osservare il cielo, masticando tranquillamente. Cullen fece lo stesso, cercando il suo sguardo di tanto in tanto, per rivolgerle dei brevi sorrisi.
Rimasero a farsi compagnia a lungo, spiluccando uva in silenzio, finché lui non si decise a riprendere di nuovo la parola. -A proposito, Harding mi ha chiesto di dirti che se vuoi puoi- alzò una mano, agitando l'indice il medio nel mimare delle virgolette -“cambiarti da lei”. C'è un problema con la tua sistemazione, presumo.-
Lavellan gemette un sospiro macchiato di frustrazione. -No, nessuno. La stanza è stupenda, ma...- si passò la lingua tra i denti, spostando lo sguardo altrove. -Diciamo che il materasso è un po' duro.-
Cullen inarcò un sopracciglio, osservandola con aria dubbiosa. -Il materasso.- ripeté. -Invece qual è il vero problema?- la incalzò.
Lavellan si rigirò il raspo tra le dita, spezzettandolo con aria nervosa. -Il Velo è molto sottile nell'ala est, soprattutto nella stanza che mi è stata assegnata. L'Ancora ha reagito in modo strano quando sono entrata; probabilmente, in passato ci è morto qualcuno.-
Cullen drizzò la schiena. -Ti hanno dato la camera di un morto?!-
-Non è un problema. Il problema è che l'Ancora non chiude solo gli squarci nel Velo, è una connessione diretta tra me e l'Oblio. Se sono in zone dove il Velo è molto sottile, mi ritrovo inevitabilmente ad attrarre dei frammenti di Spirito, condannandoli a restare da questa parte.-
-Passare da frammenti a Spiriti veri e propri ci vuole poco. E da Spiriti a Demoni ancora meno.- suggerì Cullen, aggrottando la fronte, realmente preoccupato.
-Esattamente. Non vorrei mai invitare una presenza indesiderata in casa di una nostra liaison, per quanto non la sopporti.-
-Sarà il caso di comunicarglielo.-
-Ser Darrow si sta già organizzando con il capo della sicurezza dei De Fourier. Domani mattina farà un sopralluogo, prima di ripartire.- spiegò Lavellan. -La comtesse però ha reagito in maniera molto strana, quando le ho esposto il problema. A quanto pare, la stanza in questione è la più bella della tenuta e se mi rifiutassi di dormirci, la considererebbe come un'offesa personale.-
Cullen era basito. -Orlesiani.- commentò, soltanto.
-Già.- esalò Lavellan. -Di quelli importanti per la causa, purtroppo.-
-Insomma, qual è il piano?-
-Passare la notte con Harding, Hall e Ser Darrow, poi sgattaiolare via una volta che fa giorno, così da salvare un minimo le apparenze.- rispose lei, passandosi una mano tra i capelli. -Non sarà una sistemazione ideale per dormire, ma lo è per lavorare, dato che intendevo comunque passare la notte in bianco a smaltire le note e i rapporti che mi ha inviato Leliana nei giorni scorsi.-
-Tanto vale che tu venga da me, allora.- le propose Cullen, tranquillamente. -La mia stanza è più vicina e con tutta la roba che ho da fare, il letto non lo toccherò nemmeno.- si bloccò, rendendosi conto delle implicazioni di quel suggerimento. -Non ho strane intenzioni, sia chiaro.- si affrettò ad aggiungere, con lo sguardo tinto d'imbarazzo.
Lei gli rivolse un sorriso incerto. -Non pensi che i ragazzi si faranno strane idee, nel vedermi dormire nel tuo letto?-
-Mi inventerò qualcosa.- replicò Cullen, appoggiandole una mano sulla schiena. -Belinda è una professionista, per niente l'ho incaricata di accompagnarmi, ma sarei più tranquillo se fossi io a occuparmi della tua sicurezza, piuttosto che delegarlo a lei.-
Lavellan raggiunse il cielo notturno con uno sguardo pensoso, mentre raccoglieva le idee. Cullen la osservò con una nota di aspettativa nello sguardo, trattenendo il respiro ogni volta che lei sembrava sul punto di parlare.
-Non è una cattiva idea, anzi!- disse Lavellan, dopo un po'. -Potremmo approfittarne per discutere del Monsignore e fare il punto della situazione su ciò che ha scoperto Dagna su Samson mentre ero via, dato che le prossime settimane saranno dedicate unicamente al Ballo.- fece una pausa. -Se nessuno dei due ha intenzione di dormire, tanto vale stare svegli insieme.-
Cullen trattenne a fatica un sospiro di sollievo, mascherandolo con un colpo di tosse. -Perfetto!- fece, con finta nonchalance. -Torniamo al banchetto, ci congediamo ufficialmente e...-
-Lascia che gestisca io la comtesse.- lo interruppe lei, con tutta l'intenzione di abbandonare il tetto per prima. -Se la fila di messaggeri e soldati che hai qui è lunga anche solo un terzo di quella che c'è fuori dal tuo ufficio a Skyhold, è il caso che ti rimetta in pari prima che venga a subissarti di domande tecniche.- aggiunse, facendogli l'occhiolino.
Cullen le rivolse uno sguardo madido di gratitudine. -Se a lavoro finito non ti danno la santità, te la consegnerò io in ginocchio.- affermò, facendola ridere.

Cullen aveva appena finito di cambiarsi quando Ser Darrow si era affacciata alla sua porta con un fascicolo talmente spesso che doveva reggerlo con due mani.
-Il resoconto su Emprise, suppongo.- disse lui, raggiungendola per recuperarlo lui stesso. Scorse uno sguardo preoccupato sulla sua sottoposta, che indossava sul viso la stanchezza del viaggio e dell'ambasceria, nonostante il suo aspetto e l'armatura da Templare fossero in condizioni impeccabili.
Difatti, mentre lui riponeva il fascicolo sulla scrivania della sua stanza, Ser Darrow sbadigliò sonoramente, portando entrambe le mani a coprirsi la bocca. -Harding sostiene che sia una lettura un po' troppo pesante, per qualcuno che è intenzionato a coricarsi.- biascicò lei. -È sicuro di non voler aspettare domani mattina prima di leggerlo, signore?-
Cullen sfogliò le prime tre pagine, poi la raggiunse all'ingresso. -Ho garantito all'Inquisitrice che avremmo sgomberato la strada entro la fine della primavera e intendo rispettare la parola data.- affermò. -Tu però è il caso che ti faccia almeno un paio d'ore di sonno.-
Lei esalò un sospiro, poi drizzò la schiena. -C'è ancora molto da fare, signore.- disse.
-Quando hai intenzione di fare quel sopralluogo nelle stanze dell'Inquisitrice?-
-Mi è stato caldamente consigliato di attendere che la signora lasci la stanza, prima di procedere.- replicò Ser Darrow, rivolgendogli un'occhiata eloquente. -Per cortesia nei confronti dei padroni di casa.- aggiunse, con un accenno di seccatura nel tono di voce.
Cullen la guardò dritta negli occhi. -Cos'hai trovato?- le domandò, sapendo perfettamente di avere a che fare con una persona che odiava perdere tempo con certi capricci, analogamente al suo mentore.
Lei si guardò brevemente intorno, poi si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, tenendo la mano in quella posizione per impedire che qualcuno leggesse le sue labbra. -C'è molta attività. Il rischio è reale. È necessario che l'Inquisitrice stia alla larga dall'ala est il più possibile, anche se il mio suggerimento sarebbe quello di non farle mettere proprio piede in quella zona.- mormorò, per poi giungere le mani dietro la schiena nell'assumere una posa marziale.
-Hai trovato tracce di demoni, o di magia del sangue?-
-No, ma pensavo di fare una passeggiata con il figlio della comtesse prima che si ritiri, per scucirgli qualche informazione in più.-
-Ottima idea! Durante la cena si è dimostrato un simpatizzante dell'Ordine, sono sicuro che avrai successo.-
Ser Darrow si soffermò a fissare il suo superiore, inarcando gradualmente un sopracciglio. -A dire il vero, credo che il suo interesse gravitasse più verso di me, che verso l'Ordine, ma penso che sarà comunque una chiacchierata proficua.- ammise.
Cullen accennò un sorriso. -Non rientrare troppo tardi, rubacuori. Prima ce ne andiamo da questo posto, meglio è.-
-Mi trova completamente d'accordo.- affermò lei, per poi battere i tacchi e chinare la testa in segno di rispetto. -Signore.- lo salutò. -Signora.- aggiunse, rivolgendo un cenno in direzione della scrivania.
-Ser Darrow.- le venne risposto, dall'interno.
Perplesso, Cullen si voltò di scatto e vide Lavellan, la quale stava leggendo un documento sul tavolo, con aria assorta. Batté un paio di volte le palpebre, notando che le uniche due finestre della stanza erano chiuse, così come le aveva lasciate, poi aspettò che la sua sottoposta si allontanasse per chiudersi la porta alle spalle. Come fosse entrata senza farsi notare sarebbe rimasto un mistero, ma lui decise di non preoccuparsene troppo.
-La comtesse era talmente ubriaca che hanno dovuto trascinarla nelle sue stanze in braccio.- disse Lavellan, sollevando lo sguardo luminoso dal foglio.
Cullen la raggiunse, rivolgendole un sorrisetto. -Sei entrata prima o dopo che mi sono tolto la camicia?- le domandò, prendendo posto al suo fianco.
-Non sono così disperata.- si lamentò lei, spostando una pila di documenti.
Cullen la guardò con attenzione, esplorando il suo viso alla ricerca di indizi. Quando ebbe trovato quello che stava cercando prese a ridere sommessamente. -Se proprio vuoi saperlo, quella me la sono fatta cadendo da cavallo.- affermò.
Lavellan trattenne a stento un sorriso, ma continuò a fingere noncuranza. -Non ho idea di cosa tu stia parlando.- disse, con aria stranamente soddisfatta.

Cullen sollevò la testa dal documento sul quale si era appisolato, guardandosi attorno spaesato. Assunse subito un'espressione accigliata, dipinta su un viso macchiato di sonno e impronte di inchiostro.
-Bentornato nel mondo dei vivi.- lo salutò Lavellan, con la voce arrochita dalla stanchezza. Sedeva dall'altro capo della scrivania, avvolta in un maglione preso in prestito dal bagaglio del padrone di casa e scriveva appunti su un resoconto del capitano Rylen sull'Accesso Occidentale.
Cullen ignorò le sue parole, perché intento a osservare la porta della stanza con un accenno di preoccupazione nello sguardo.
Lavellan, non sentendo risposta, sollevò la testa dal foglio. Guardò Cullen, poi la porta, infine appoggiò carta e calamaio sulla scrivania. -Che succede?- domandò, corrugando la fronte su un'espressione tesa.
Cullen strinse appena le palpebre, poi si sollevò in piedi con calma, facendole cenno di restare al suo posto. Lavellan però si alzò a sua volta, recuperando il coltello da caccia da sotto il tavolo, mentre procedeva ad affiancarlo. Lo osservò appoggiare le dita sulla maniglia della porta, indugiando diversi istanti prima di affacciarsi all'esterno.
Dopo che ebbe dato un'occhiata approfondita al corridoio, Cullen si chiuse la porta alle spalle e prese a osservare il pavimento, scorrendo lo sguardo su di esso come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Lavellan rimase in attesa di un verdetto, pazientemente, finché lui non prese un respiro profondo, guardandola dritta negli occhi. -Anche se non assumo più il lyrium, riesco a percepire chiaramente le conseguenze di un'evocazione.- spiegò. -È una reazione fisica, come quando si percepisce il cambio d'atmosfera quando sta per nevicare.-
Lavellan si strinse nel maglione, avvicinandosi di un passo. Sollevò la mano sinistra e gli permise di sfilare il guanto che la proteggeva. Entrambi studiarono l'Ancora con attenzione, poi si scambiarono un'occhiata dubbiosa.
-Non ci sono fratture nel Velo.- disse lei, flettendo le dita. -Se qualcosa fosse passato attraverso, l'Ancora avrebbe reagito.-
-Non se lo spirito, o peggio, il demone era già qui.-
Lavellan scorse uno sguardo attento sui suoi lineamenti, poi si mosse verso il letto con passo deciso, chinandosi per recuperare arco e frecce da sotto di esso. -Ser Darrow ha detto di aver percepito dell'attività spiritica nell'ala est.- fece, sfilandosi il maglione per gettarlo dove capitava. -Però ha anche affermato di non aver trovato traccia di demoni, o di magia del sangue.- si rimboccò le maniche della camicia sugli avambracci con un gesto nervoso, si legò i capelli sulla nuca, poi si infilò la faretra a tracolla e afferrò l'impugnatura dell'arco con fermezza.
-So cos'ho sentito.- protestò Cullen, assicurandosi le cinghie della spada alla cintura.
Una volta finito di prepararsi, lei accorse al suo fianco. -Stavo solo facendo il punto della situazione.- precisò. -Se Ser Darrow non ha trovato niente, forse è perché ha cercato nel luogo sbagliato.- disse.
-Allora mi credi.-
Lavellan indicò se stessa e l'equipaggiamento che indossava con un gesto comprensivo. -Pensavo fosse palese, ma se vuoi posso salire su una sedia e comporre un sonetto al volo.-
Cullen le rivolse un sorriso sfumato di gratitudine, poi la precedette verso l'esterno.

Il corridoio del primo piano dell'ala sud era deserto e l'atmosfera era tranquilla, quasi rassicurante. Dalle stanze, poste sul lato destro, proveniva infatti il quieto russare degli ospiti. Dal lato sinistro, invece, delle finestre alte irradiavano un raffinato pavimento di piastrelle di pietra lucida con rettangoli di luce, i quali evidenziavano busti di signora in marmo bianco e quadri firmati da artisti celebri, dallo stile inconsistente e dipinti con colori difficili da ottenere, segno che la scelta dell'acquirente fosse più legata al valore commerciale dell'opera che al suo gusto personale.
Sembrava che tutto fosse al suo posto. Fin troppo.
Lavellan fece dapprima un giro su se stessa, poi incoccò una freccia nell'arco, mentre Cullen si muoveva con cautela in direzione dell'uscita orientale, facendo scattare lo sguardo laddove percepisse del movimento.
Entrambi si fermarono di colpo, notando una porta socchiudersi. Istintivamente, Lavellan puntò l'arma e Cullen avvolse l'impugnatura della spada tra le dita, ma quando scorsero il profilo delicato di Ser Darrow si resero conto che il nervosismo che provavano li aveva stupidamente suggestionati. Lei li squadrò per un minuto buono, poi annuì, si richiuse la porta alle spalle con cautela e sguainò direttamente la spada per aprire la strada al trio.
Lavellan rimase leggermente indietro, mantenendo le distanze per poter gestire adeguatamente sia le retrovie che la strada di fronte ai due guerrieri, che in quel genere di situazione avevano molta più esperienza di lei.
Una volta arrivati al terminare del corridoio, Ser Darrow arricciò il naso, rivolgendo a Cullen un'occhiata stranita nel fermarsi. -Il demone non dev'essere lontano. L'aria puzza di elettricità.-
Lui però non sembrava convinto. -Non è un demone. È un abominio.- precisò, affacciandosi per osservare la situazione. Il corridoio terminava con una drastica svolta a elle. Al di là di essa, Cullen descrisse con lo sguardo una galleria d'arte in piena regola, tempestata di sculture che, accarezzate dalla luce lunare, proiettavano in terra e sui muri ombre deformi e globulose.
Lavellan, la cui vista era decisamente migliore di quella dei suoi compagni, si ritrovò a stringere le palpebre, notando che una di quelle ombre aveva tutta l'aria di essere fin troppo compatta per essere solo una proiezione.
-Un abominio? Ne è sicuro?- mormorò Ser Darrow, con una lingua d'incertezza nello sguardo.
Cullen ritornò sui suoi passi, poi annuì. -I segni di possessione ci sono tutti. L'odore di elettricità, le presenze che hai percepito nell'ala est, l'Ombra che ci sta tendendo un'imboscata dietro la statua della Divina Galatea...- fece un cenno a Lavellan. -Dopo di te, Inquisitrice.-
Lei, che era già pronta, scoccò una freccia, rivelando la posizione del nemico. Fu un combattimento rapido e abbastanza silenzioso, ma un vaso dall'aria molto costosa venne distrutto nel processo. -Accidenti!- esclamò Lavellan, fingendo un'imbranataggine che non le apparteneva nel calpestarne i pezzi più e più volte. -Penso che per questo non basterà la colla. La comtesse sarà de-va-sta-ta.-
Cullen le scoccò un'occhiata di rimprovero non troppo convincente, poi si voltò di nuovo verso Ser Darrow. -Sono sicuro che si tratta di un Mago consenziente alla possessione, che ha intuito al volo chi fossimo e il genere di minaccia che costituiamo. Per questo finora ci è rimasto lontano il più possibile.- proseguì. -Il problema è che non è mai il Mago che ha il controllo dell'ospite.-
-E l'Ancora è un po' come una torta di cioccolato in un buffet a base di pane raffermo.- intervenne Lavellan, recuperando le frecce dal terreno per rimetterle nella faretra.
Ser Darrow sospirò stancamente. -Almeno adesso abbiamo la conferma che quel concentrato di presenze spiritiche nella sua stanza non era lì per caso.- disse, tornando ad aprire la pista.
-Uh! Dite che ci saranno dei non-morti?- domandò Lavellan, con una nota di eccitazione nel tono di voce.
-Perché vuole i non-morti, signora? Non le basta l'abominio?-
-Preferirei interagire con qualcosa che cammina goffamente, piuttosto che con un essere vivente che ospita volontariamente un demone dentro di sé. Lo sapevi che la ragione primaria per cui la Chiesa del sud brucia i corpi durante i funerali non è per rendere onore ad Andraste, ma per evitare le possessioni?-
Ser Darrow voltò un'occhiata perplessa in direzione di Cullen, che ricambiò annuendo. -C'è un editto che lo conferma. Non hai studiato la storia della Chiesa, durante l'addestramento?-
-Mi addestravo durante l'addestramento, signore.- replicò Ser Darrow.
-A Nevarra invece trattano i corpi con dei preservanti, per favorire le possessioni.- proseguì Lavellan, concitata. -Pensano che quando un morto entra nell'Oblio, prende il posto di uno spirito, forzandolo a entrare nel piano terreno. Dato che è un evento traumatico per lo spirito, i Mortalitasi gli permettono di possedere il corpo del defunto, così può vivere un'esistenza pacifica assieme ad altri spiriti. Dovresti vedere i disegni delle tombe della Grande Necropoli, sono di una raffinatezza unica!-
Cullen le appoggiò una mano sulla spalla, suggerendole così di non proseguire. Il viso di Ser Darrow infatti era contratto in una maschera di fastidio.
Lavellan strinse le labbra, chinando la testa con aria colpevole. -Cerchiamo questo simpaticone in silenzio, 'via.- borbottò.
Ser Darrow esalò un sospiro di sollievo. -Sia benedetta Andraste.-

Batterono a tappeto il primo piano, visitando corridoi, un deposito di chincaglierie e tutte le stanze vuote che incontrarono nel loro cammino, senza successo.
Allora, Lavellan seguì Cullen e Ser Darrow giù per le scale che portavano al piano terra.
-Dove mi nasconderei, se fossi un abominio?- domandò, a mezza voce. -Se non volessi farmi trovare, a Skyhold, mi nasconderei nell'ala della servitù. C'è un costante afflusso di gente con cui mimetizzarmi, odori che maschererebbero la mia presenza al naso di qualsiasi segugio e vitto e alloggio garantiti.-
-Peccato che questo posto non sia grande come Skyhold.- replicò Cullen, voltandosi appena nella sua direzione.
-Meglio.- lo corresse Ser Darrow, precedendoli per controllare che il salone su cui si affacciava la scalinata fosse sgombero. -Almeno possiamo battere l'intera tenuta in poco tempo.-
Lavellan rimase immobile, sul penultimo gradino, a osservare con aria attenta il soffitto a cassettoni della stanza. Le era parso di scorgere un movimento, ma diede immediatamente colpa alla suggestione provocata dalla sua permanenza in una tenuta completamente deserta in piena notte. Non era la Ville d'Onterre, ma l'atmosfera era cambiata radicalmente durante la discesa. Faceva più freddo, poiché il pian terreno non era stato riscaldato per la notte, inoltre gli alberi e i cespugli fitti del giardino impedivano alla luce lunare di filtrare correttamente dalle finestre.
Lavellan si sfilò il guanto sinistro, tenendolo tra i denti mentre estraeva una fiala da un borsello che teneva legato alla cintura. La agitò con decisione, finché non assunse bioluminescenza, poi attirò l'attenzione di Cullen schioccando più volte la lingua sul palato, così come avrebbe chiamato un gatto.
-Finché non trovate una lanterna.- mormorò, porgendogliela. Purtroppo, la fiala emanava abbastanza luce da coprire pochi metri, così come l'Ancora, ma era pur sempre meglio di brancolare nel buio.
Lavellan sorpassò gli altri, poiché la sua vista era migliore, quindi si diresse verso l'ala della servitù. Era una zona spoglia, con corridoi scarni della bellezza che caratterizzava il resto dell'edificio, ma era tenuta bene, segno che saltuariamente fosse frequentata anche dai padroni di casa.
Una volta che furono nei pressi delle cucine, la luce verde che proveniva dall'Ancora si fece per un attimo molto intensa, poi prese a pulsare, costringendo il trio a fermarsi.
Si trovavano in una strada chiusa, con tre porte. Una a destra, una di fronte e una alla loro sinistra.
-Se qualcuno dice “dividiamoci”, lo licenzio.- mormorò Lavellan, muovendosi verso la porta di sinistra. Provò ad aprirla, senza successo, allora si chinò sul lucchetto, osservandolo bene prima di provare a scassinarlo.
Gli altri nel frattempo si guardavano intorno, alla ricerca di indizi. -A occhio, quella dovrebbe essere la cucina.- sussurrò Ser Darrow, indicando la porta di destra. -C'è ancora l'odore del soffritto con cui hanno cucinato l'arrosto.-
La serratura della porta che stava scassinando Lavellan scattò, distraendola. I presenti si affacciarono su una rampa di scale buia di cui non si vedeva la fine. O almeno, di cui gli Umani del gruppo non vedevano la fine. -Dovremmo regalare un po' dei nostri gatti alla comtesse.- mormorò Lavellan, con un'espressione contrita. -I suoi topi da compagnia sono particolarmente grassi.-
Ser Darrow sobbalzò nell'udire uno squittio che sembrava più lo stridio di un rapace, poi si fece coraggio e seguì Lavellan giù per le scale, con aria schifata.
-Stiamo andando nella direzione giusta.- mormorò Cullen, passando la fiala luminosa alla sua sottoposta. -Lo senti anche tu?-
-Intende la puzza di bruciato, o quella di verdura andata a male?- disse lei, recuperando l'oggetto. Portò quindi l'avambraccio libero di fronte a sé, per schermare l'odore intenso che pervadeva quel posto. -Come diavolo fa l'Inquisitrice a sopportarlo?-
-Ho dormito per settimane nella stessa tenda di Sera e Blackwall.- rispose lei, nonostante non fosse a portata d'orecchio. -Questo in confronto è un giardino fiorito.-
Giunsero in quella che sembrava una dispensa a tutti gli effetti. Si trattava di un ambiente molto spazioso che, se non fosse stato per le decine di casse impilate alla rinfusa al suo centro e le rastrelliere che ingombravano le pareti, sarebbe stato grande quanto la fucina di Skyhold.
Lavellan si prese il suo tempo per guardarsi intorno, alla ricerca di un movimento che non fosse connesso alla presenza di insetti o roditori. Tutto d'un tratto, incoccò e scoccò una freccia, poi un'altra, precedendo di un istante Cullen, che sguainò la spada.
Ser Darrow sollevò l'arma per impedire a un'Ombra di graffiarla, il suo superiore invece assestò una gomitata tra le costole di un non-morto, allontanandolo abbastanza per poter gestire liberamente l'assalto di una seconda Ombra.
Lavellan strappò da terra le frecce che aveva scagliato sul non-morto che l'aveva assalita, poi salì su una cassa, abbastanza in alto per poter controllare la situazione senza rischiare di venire accerchiata. Contò sette ombre e almeno cinque non-morti, tra cui un arciere.
Fece fuori subito quelli che costituivano una minaccia per Cullen, consentendogli di affrontare un combattimento dietro l'altro senza distrazioni. Una volta tranquilla, si concentrò a coprire le spalle di Ser Darrow che, nonostante stesse usando i suoi talenti da Templare con maestria, si sarebbe trovata ben presto circondata. Nel discendere dal suo trespolo, atterrò a piè pari sul cranio di un non-morto, schiacciandolo come un frutto maturo, poi prese a tempestare di frecce l'ultima Ombra, dissuadendola dall'avventarsi sul punto cieco di Ser Darrow ed esponendola all'azione rapida di Cullen, che la finì con un affondo preciso.
Una volta confermato che la minaccia era stata debellata, i tre si ritrovarono a fissare in silenzio i resti dei loro nemici, con aria accigliata. Diversi non-morti sembravano essere recenti.
-Immagino sia contenta, adesso.- commentò Ser Darrow, accucciandosi su uno di essi per illuminarlo con la fiala.
Lavellan però nel viso non aveva un briciolo di soddisfazione. -Va sempre a finire che questi stronzi si accaniscono sulla servitù.- mormorò. -E a me questo non va proprio bene.-
Cullen ripose la spada con un gesto secco, poi si mosse verso la scala, per risalirla per primo. -Allora è il caso che facciamo presto.- disse.

Una volta che furono tornati nel corridoio, di fronte alle altre porte chiuse, Lavellan appoggiò una mano sulla schiena di Cullen, invitandolo a voltarsi verso di lei. -Sappiamo benissimo entrambi che c'è un modo per scindere una possessione senza uccidere il Mago.- iniziò. -Ho incontrato il figlio di Arle Eamon, a Redcliffe presente e futura. Era un ragazzino, quando è successo. Da adulto, ha preferito morire piuttosto che cedere alla possessione.-
Cullen chinò uno sguardo preoccupato su di lei. -Se vuoi seguire questa strada, sappi che non è un rituale semplice. Dovremmo prima catturare l'abominio e non è detto che si lascerà prendere senza combattere. Potrebbe addirittura fuggire e fare più danni di quanti non ne abbia combinati qui, ora.-
-State davvero pensando di risparmiarlo?- intervenne Ser Darrow, allibita.
-Non è mai il Mago che ha il controllo dell'ospite, in una possessione.- replicò Lavellan, senza distogliere lo sguardo dal viso di Cullen. -Potrebbe essere stata volontaria all'inizio, ma in questo momento potrebbe essersene pentito e incapace di uscirne. Se questo è il caso, voglio un'alternativa.-
-Con tutto il rispetto, signora, lei non ha idea di quello che sta proponendo.-
-Ser Darrow, è proprio perché ne sono consapevole che è il caso di valutare altre opzioni, prima che prenda qualsiasi decisione in merito al caso.- affermò Lavellan, con sicurezza. -Ci sono troppe variabili e persino la soluzione più diretta comporterebbe dei rischi considerevoli. Visto com'è ragionevole la comtesse, se andassimo a uccidere una persona della sua cerchia, sotto al suo tetto, potrebbe arrivare a privarci dei fondi che servono per aiutare le vittime della Guerra Civile.-
-Anche se questa persona le ha decimato la servitù e attaccato i suoi ospiti?- tornò alla carica Ser Darrow.
Cullen prese immediatamente la parola, dopo aver rivolto alla sua sottoposta un'occhiata severa. -Un esorcismo di quel tipo ha bisogno di molte risorse per essere eseguito e bisognerebbe scegliere un Mago molto abile e molto astuto che entri nell'Oblio.- spiegò. -È necessaria la presenza di Maghi potenti, molto lyrium e Templari addestrati a proteggere gli incantatori nel caso venissero attaccati durante il processo. Ci potrebbero volere giorni, se non settimane per gestire la situazione.- fece una pausa. -C'eravamo anch'io e Leliana, a Redcliffe. Il Grande Incantatore Irving ci ha messo giorni per studiare il rituale, ed era uno dei Maghi più dotti che abbia mai conosciuto. Senza contare che la Maga che è entrata nell'Oblio a esorcizzare il demone faceva parte della cerchia ristretta dell'Eroe del Ferelden.-
Lavellan ci rifletté per qualche istante. -Siamo in possesso di ogni risorsa necessaria, ma la questione delle tempistiche mi inquieta.-
-C'è un altro problema da considerare: il Mago potrebbe non sopravvivere alla cattura.-
-Pensi che il demone arriverebbe a uccidere la sua fonte di nutrimento, pur di sfuggirci?-
Cullen annuì. -Se il Mago si dimostra in grado di resistere al controllo mentale, perde di utilità per il demone che ospita.- fece una breve pausa. -Ricordati che è un rapporto di simbiosi.-
Lavellan si passò una mano sullo stomaco, spostando lo sguardo altrove. -Quindi, se lo provocassimo...-
-Uccidere il demone assieme alla sua vittima potrebbe essere l'unica opzione.- concluse Cullen.
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Lavellan si rivolse a Ser Darrow. -Riferisci la situazione ad Harding. Io e il Comandante cercheremo di individuare l'abominio e prenderemo tempo, mentre lei avviserà il capo della sicurezza del problema. Una volta che avremo scoperto la sua identità...- si bloccò istantaneamente, puntando l'arco verso il salone, allertata da un rumore sospetto.
Cullen sguainò la spada, mentre Ser Darrow si portava a protezione dei suoi superiori.
-Que se passe-t-il ici?- domandò il capo della sicurezza della comtesse, avvicinandosi a loro con cautela.
Era un essere umano sui venticinque anni, protetto da un farsetto d'arme imbottito che portava i colori della casata che il militare serviva.
-Non l'ho sentito arrivare.- mormorò Lavellan, con aria confusa, poi abbassò l'arco per annunciarsi. -Sono l'Inquisitrice, monsieur. Non corre alcun pericolo.-
Il capo si fermò a qualche metro da loro, poi si sporse per recuperare una lampada a olio dalla parete. Quando il corridoio fu illuminato, rivolse agli ospiti un sorriso tinto di perplessità. -E cosa ci fa l'Inquisitrice nelle cucine in piena notte, armata fino ai denti?- domandò, dando l'idea di essere più curioso che preoccupato.
-Cacciavo prosciutti.- scherzò lei, pur restando guardinga. -Ho le prove per affermare con sicurezza che questo posto è infestato.- si corresse. Cullen passò un'occhiata attenta su di lei, poi tornò a fissare il nuovo arrivato, che reagì alla notizia con uno sguardo sorpreso.
-Per il Creatore!- esclamò quello, sfilando la lampada dal suo supporto. -Ser Darrow mi aveva avvisato che c'era un problema con le vostre stanze, ma non pensavo fosse così grave.-
-Gliel'ho detto, a dire il vero.- puntualizzò Ser Darrow, rinfoderando la spada. -La sua risposta è stata...-
Cullen sollevò la mano libera, impedendole di continuare, mentre Lavellan si avvicinava di un passo al capo della sicurezza. -Abbiamo trovato ed eliminato otto Ombre e sette non-morti, monsieur. Il Comandante Cullen è sicuro che nella tenuta si nasconda un abominio.- riferì l'ultima.
L'uomo assunse immediatamente un'espressione allibita. -Un abominio?! Se la vita della comtesse è in pericolo, bisogna agire subito!- disse, facendo cenno ai tre di seguirlo verso il salone.
Ser Darrow voltò un'occhiata tinta di seccatura verso Cullen. -Signore, giuro sulla santa Andraste e sulle urne dei miei nonni che ho cercato di persuaderlo a prendere provvedimenti, ma non mi ha ascoltato.- si difese.
Lui annuì, mentre appoggiava una mano sulla spalla di Lavellan, per impedirle di muoversi per prima. -Lo so. Ne parleremo più tardi.- tagliò corto, prendendo la testa della fila. Nel notare che né lui né Lavellan avevano rinfoderato le armi, Ser Darrow assunse un'espressione dubbiosa, poi si affrettò a seguirli.
-Ombre, non-morti, abomini...- borbottò il capo della sorveglianza, buttando un'occhiata dietro di sé. -Meno male che siete già qui, mi avete risparmiato di mandare un messaggero a Skyhold.-
-Possibile che non abbiate notato niente prima del nostro arrivo?- domandò Lavellan, guardandosi attorno con circospezione.
Il capo si strinse nelle spalle. -Ouf, non ho idea di come sia fatto un demone. La minaccia più grande che abbiamo dovuto combattere nei paraggi è stata una carovana di accattoni che volevano accamparsi nei vigneti della comtesse.-
-Un gran bel fastidio, considerato che probabilmente erano braccati a sud dagli Uomini Liberi e a nord dai Templari Rossi.- commentò Lavellan, non riuscendo a trattenere il sarcasmo. -L'uva sta bene, almeno?-
-Il raccolto è salvo, fortunatamente.- replicò il capo, imboccando per primo l'uscita.
-Meno male!- esclamò lei, senza metterci troppo entusiasmo.
Il viso di Cullen si contrasse in una smorfia di profondo fastidio e una volta che furono al centro esatto del salone, si fermò, mettendosi a protezione di Lavellan. -Capo, mi tolga una curiosità...- iniziò.
La loro guida si voltò verso di lui, con aria curiosa.
-Creatore, assolvici. Andraste, graziaci. Creatore che ci hai abbandonato, abbi pietà di noi.- recitò lui, alzando la voce mano a mano che proseguiva a recitare la litania. -Santa Andraste, in nome della Divina Clemenza Prima, abbi pietà di noi.-
Il capo lasciò andare la lanterna che cadde a terra con un tonfo, rotolando per diversi metri mentre lui si piegava in due come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco.
-Creatore, assolvici. Andraste graziaci.-
Il capo gridò, portandosi le mani a coprirsi le orecchie e piantando le unghie sul cuoio capelluto.
-Creatore che ci hai abbandonato, abbi pietà di noi.- proseguì Cullen, mettendosi in posizione di guardia mentre Lavellan scoccava una freccia dietro di sé, abbattendo un non-morto.
-Santa Andraste, in nome della Divina Clemenza Prima, abbi pietà di noi.-
L’influsso della magia del sangue scivolò via dal corpo del capo tramite serpentine di fumo nero, accompagnate dal classico rumore frizzante prodotto dalla carne fritta sulla brace. L'uomo emise un lungo gemito di dolore.
-Creatore, assolvici. Andraste, graziaci.- ripeterono in coro Cullen e Ser Darrow, mentre le Ombre discendevano dal soffitto, strisciando sulle pareti e sulle colonne per accerchiarli. -Creatore che ci hai abbandonato, abbi pietà di noi.-
Lavellan continuava a tirare con l'arco, infaticabile, tenendo i non-morti a distanza.
-Santa Andraste, in nome della Divina Clemenza Prima, abbi pietà di noi.-
-No!-
Il pavimento del salone vibrò, mentre le Ombre cadevano a terra stordite attorno a loro, come un'oscena pioggia di fango.
Harding apparve improvvisamente in cima alla scalinata, assieme ad Hall e Burrows. I tre osservarono la scena con tanto d'occhi, poi accorsero a dare man forte al gruppo nel salone, senza esitazioni.
-Un abominio?!- gemette Burrows, una volta che Lavellan ebbe spiegato la situazione ai nuovi arrivati. -Come abbiamo fatto a non notarlo?- roteò il bastone da mago, fulminando un non-morto intento a gettarsi su Harding.
Cullen ripeté la litania una quarta volta, in modo che Ser Darrow la imparasse a modo, poi appoggiò una pacca sulla spalla a Lavellan, indicandole di seguirlo. -Perché sono bravi a nascondersi.- gli rispose.
-Noi andiamo avanti. Raggiungeteci nell'ala est, quando avrete finito.- aggiunse quella, percorrendo le scale di corsa.
-Non è una buona idea andarci da soli!- la rimproverò Harding. Fu un richiamo inutile, dato che i due erano già scomparsi. Allora lei scoccò una freccia su un'Ombra stordita, che si dissolse di fronte a lei come una folata di cenere al vento. -Mai una volta che mi ascolti!- commentò, scuotendo la testa con rassegnazione.
Nel frattempo, Cullen aveva intrapreso la via per l'ala est, camminando con decisione attraverso il corridoio.
-Era la Litania di Adralla?- domandò Lavellan, che gli correva appresso, scoccando frecce laddove notava del movimento.
-Sì.- rispose lui, chinandosi appena in tempo per evitare che un'Ombra lo graffiasse sul viso, mentre Lavellan si occupava dei nemici che erano apparsi dall'uscita del corridoio. -Rescinde il vincolo di controllo della magia del sangue.-
-Puoi insegnarmela?-
-Dovresti essere una donna di fede, per eseguirla efficacemente.-
Seccata, Lavellan sbuffò sonoramente, affiancandolo per parare con il pugnale da caccia l'assalto di un non-morto. -Ma io sono una donna di fede!- precisò, mentre Cullen finiva lo stesso nemico con una stoccata precisa.
-Non penso che i tuoi Numi apprezzerebbero, se pregassi il Creatore. O si?-
-L'hai detto tu che la presenza di uno non esclude l'esistenza dell'altro.-
Si scambiarono un'occhiata d'intesa, supportata da un mezzo sorriso, poi si affrettarono a proseguire.
L'ala est strabordava di non-morti. I due si chiesero più volte, durante il combattimento, da dove provenissero, ma non dovettero aspettare troppo per avere una risposta, dato che di fronte alla stanza che era stata assegnata all’Inquisitrice c’era un circolo d’evocazione che macchiava di sangue il pavimento.
-Ecco cosa succede quando accetti l'ospitalità degli orlesiani.- commentò Cullen, impedendo con una parata che un non-morto si avventasse su Lavellan. -La prossima volta che Josephine mi chiede un favore, giuro che...- non terminò la frase, preferendo assumere un'espressione madida di irritazione.
-Ammettilo, con me non ci si annoia mai.- disse Lavellan, assestando un calcio sullo stomaco in decomposizione di un nemico per allontanarlo abbastanza da poterlo finire con una freccia.
Cullen sbuffò una risata, finendo il non-morto di cui si stava occupando per passare al successivo. -In effetti, ho visto più azione con te in tre giorni, che nei due mesi in cui siamo stati separati. Cassandra ha ragione, sei una calamita per i guai.-
-Lo dici come se la cosa ti creasse problemi.-
Tutto d'un tratto, la luce dell'Ancora avvolse la mano intera di Lavellan, illuminando di verde l'intero corridoio. Lei imprecò, indietreggiando per affiancare Cullen, che stava eliminando l'ultimo nemico. -Tutta questa attività ha squarciato il Velo.- riferì, con aria preoccupata. -Possibile che i problemi arrivino sempre tutti insieme e mai uno alla volta, a distanza di mesi?-
Cullen le rivolse un'occhiata eloquente. -Sfondi una porta aperta.- rispose. -Allora, come procediamo?-
Lavellan gli fece cenno di seguirla, recuperò più frecce possibili dai cadaveri, assicurandosi che fossero integre, poi si posizionò davanti alla porta della sua camera da letto per aprirla. Cullen le appoggiò una mano sulla spalla, chiedendole di farsi da parte, poi assestò una pedata decisa sulla serratura.
La porta si spalancò, girando velocemente sui cardini per sbattere violentemente sulla parete. All'interno della stanza c'era una fenditura sottile e luminosa, sospesa in aria e circondata da frammenti di spirito. Lavellan esalò un sospiro di sollievo. -Questo posso richiuderlo facilmente.- disse, sollevando la sinistra, su cui l'Ancora vibrava sonoramente in risposta al proto-squarcio. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, fece fuoriuscire un laccio di energia che si mosse rumorosamente lungo l'apertura, facendo in modo che i lembi della ferita aderissero. Una volta che fu adeguatamente richiusa, Lavellan tirò il laccio con un gesto secco e la stanza tornò a immergersi nel buio.
I due entrarono con circospezione, attenti a cercare con lo sguardo una qualsiasi presenza che potesse identificare l'abominio. I suoni del combattimento con i demoni, che si propagavano per tutta la tenuta, arrivavano fiochi alle loro orecchie, mentre esploravano la stanza con perizia.
Ad un certo punto, Lavellan alzò la testa di scatto, sollevò l’arco e scoccò una freccia. Di conseguenza, una figura antropomorfa e ferita cadde sul pavimento, giusto alle spalle di Cullen, che si girò velocemente per puntare la spada al suo collo.
Si trattava di un individuo che non avevano mai visto prima. Il suo viso era smunto, rovinato da una lunga esposizione al sole e al tempo. Il suo sguardo, scavato e appesantito da profonde occhiaie scure, era pervaso da una paura atavica.
-Non fatemi del male!- li supplicò, reggendosi la spalla ferita, attorno alla freccia.
Lavellan mantenne le distanze, per osservare l'individuo con attenzione. -Non fai parte del seguito della comtesse.- disse, soffermandosi a guardare i suoi occhi velati.
-Sono solo un contadino.-
-Un contadino che pratica magia del sangue?- domandò Cullen, scettico.
-Non sono stato io, è stato lui!- si affrettò a rispondere l'uomo, terrorizzato. -Io volevo solo proteggere la mia famiglia. Lui mi ha promesso che mi avrebbe aiutato a salvarli dagli Uomini Liberi!-
-Hai evocato tu le Ombre?- lo incalzò Cullen.
L'uomo voltò lo sguardo verso Lavellan. -Madame, la prego, mi deve credere! Non sono stato io!- balbettò.
-Rispondi alle domande e andrà tutto bene.- lo rassicurò lei, scorrendo lo sguardo sul suo corpo. Era chiaramente chi diceva di essere. Le sue mani erano ruvide e callose e i suoi vestiti umili odoravano di terra e di mosto. C'era comunque qualcosa che non andava, perché Lavellan percepiva un altro odore, ma non riusciva a definire con precisione cosa fosse, perché ben nascosto dall'intensità degli altri che lo caratterizzavano.
Il contadino esitò, poi annuì nervosamente. -Dev'essere stato lui. Io non ricordo assolutamente niente, lo giuro!-
Cullen assunse immediatamente un'espressione delusa. -Ti ricordi cosa ti ho detto poco prima che arrivasse il capo della sorveglianza?- mormorò, rivolgendosi a Lavellan.
Lei si allontanò di un passo, poi annuì, per niente contenta. -Ecco cos'era quella puzza.- chiosò.
L'uomo spostò uno sguardo atterrito dall'una all'altro. -Ve lo giuro, io...!-
-Tieniti pronta.- disse Cullen, poi, all’improvviso, affondò la spada sulla carne, con un movimento deciso.
Lavellan si portò alle sue spalle, mentre il corpo del contadino si trasformava in una figura alta e scheletrica che si eresse su di loro come una colonna di carne marcescente.
-Almeno non è un Revenant!- commentò Lavellan, spingendo Cullen a uscire dalla stanza.
L'Orrore Arcano li seguì all'esterno con una grazia terrificante, muovendo le mani in circolo per richiamare abbastanza magia da formare una collana di sfere di energia. Le lanciò in direzione di Lavellan, che fece appena in tempo a ripararsi dietro a un busto dell’Imperatrice. Quello esplose in mille frammenti che vennero scagliati in ogni direzione, ferendo Cullen al viso e strappandogli una manica della camicia mentre menava un fendente e colpiva il braccio scheletrico del demone.
Provocato, l'Orrore emise uno stridio acuto, aprendo le mani che si colorarono immediatamente di luce verde. Ogni non morto precedentemente abbattuto nel corridoio si rialzò, mentre i vetri delle finestre si crepavano, per poi scivolare rovinosamente a terra.
-Lav, vattene!- gridò Cullen, notando che entrambi sarebbero stati presto sopraffatti dai nemici.
Lei schivò ogni presa dei non-morti con destrezza, facendo lo slalom tra di essi per raggiungere il compagno e spingerlo lontano dallo scontro. Cullen si ritrovò proiettato al di fuori della marea di scheletri e corpi putrescenti, atterrando tra le braccia di Harding, al terminare del corridoio. Osservò atterrito i non-morti chiudersi su Lavellan come una marea oscena.
-Lav, no!- gridò, rimettendosi in piedi per raggiungerla.
Lei però aveva un piano. Sollevò la mano sinistra verso l'Orrore Arcano, tendendo le dita in maniera così violenta che presero a tremarle. Un globo di luce verde si aprì nel costato del nemico, rilasciando fasci di energia che illuminarono a giorno l'ambiente e polverizzarono ogni non-morto che si trovava nelle immediate vicinanze.
Harding si coprì il viso con l'avambraccio per evitare di venire accecata, lo stesso fecero Ser Darrow e il resto della scorta del Comandante, appena giunti per dare man forte ai loro superiori.
Lavellan rimase dritta in piedi, digrignando i denti per gestire l'energia del Marchio che aveva imposto di fronte a sé. Guardò l'Orrore Arcano venire sbriciolato dalla forza sprigionata dalla magia del Velo, sentendo ogni millimetro quadro della sua pelle reagire con un tremito all'energia che fluiva dalla sua mano.
Era la seconda volta che usava il Marchio dello Squarcio in quella maniera e se fosse stata un'occasione diversa lo avrebbe evitato, dato che consumava una quantità tale di energia da indebolire i suoi muscoli. Semplicemente, non aveva avuto altra scelta.
Chiuse il pugno, scindendo così il legame tra l'Ancora e il globo, quindi prese un respiro profondo, cercando di scrollarsi di dosso la fiacchezza che provava, mentre i corpi dei non-morti, svuotati dai loro ospiti, appassivano attorno a lei come fiori a cui era stata risucchiata la linfa.
Attraversò il corridoio con calma, in direzione dei suoi alleati, mentre il Marchio andava via via esaurendosi alle sue spalle, risucchiando l'energia dei nemici per riportarla a forza al di là del Velo.
Cullen rinfoderò la spada e le corse incontro, racchiudendo il suo viso tra le mani con aria incredula. Lei gli rivolse un sorriso stanco, poi rilasciò un sospiro. -Come guardia del corpo fai un po' pena.- lo punzecchiò, liberandosi gentilmente dalle sue attenzioni per dirigersi da Harding e consegnarle la sua faretra.
Cullen, dopo essersi ripreso, si voltò subito verso Ser Darrow, che guardava il corridoio svuotato dai nemici con tanto d'occhi. -Prendi Burrows e Hall e controllate che non ci siano altri circoli di evocazione.- le ordinò. -Io andrò a fare quattro chiacchiere con la comtesse.-
Aspettò che se ne fosse andata, poi indicò al resto della scorta di coordinarsi con la sorveglianza per gestire la situazione al meglio. Una volta finito, raggiunse Lavellan, che stava aiutando Harding a scrivere una nota da spedire a Leliana il prima possibile.
-Stai bene?- le domandò, appoggiando una mano sulla sua schiena.
Lei annuì piano, mentre poneva la sua firma sul documento. Harding ci soffiò sopra per fare asciugare bene l'inchiostro, poi si allontanò dai due per raggiungere il piano terra di gran carriera.
Cullen osservò l’esploratrice allontanarsi, con aria preoccupata. -Josephine sarà furiosa.- disse, accarezzando la schiena di Lavellan con un gesto circolare.
Lei accorciò le distanze, per appoggiarsi a lui, alla ricerca di un po' di conforto. -L'importante è che tutto si sia risolto.-
Cullen le posò un lieve bacio sul capo. -Mi dispiace.- mormorò.
Lei sollevò uno sguardo deluso su di lui. -Questo tipo di avventura è destinato a finire male la stragrande maggioranza delle volte.- ammise. -Voglio essere presente, quando parlerai con la comtesse. Ho un paio di appunti da farle sull'ospitalità che ci ha riservato.-
Cullen le rivolse un sorriso sghembo, circondandole le spalle con il braccio. -Non avevo dubbi.- disse, conducendola altrove. -Ah, per inciso, questo non è il mare.-
Lavellan esalò una risata liberatoria, davvero grata per quell'intervento.

 

-Nota-

Harding @ orlesiani: https://c.tenor.com/5kPkCmxgUFgAAAAC/the-lady-devo-metterti-in-riga.gif
Intanto, grazie per essere arrivati fin qui. Lo apprezzo assai <3 così come apprezzo che siate sopravvissuti allo scorso capitolo che madonnasantissima era ‘na mattonata!
Sarò via per tutta la settimana successiva, di conseguenza niente aggiornamento mercoledì prossimo. Riprenderemo il 28 settembre, spero con qualche grado in meno!
Abrasci https://c.tenor.com/bF-5McgfKigAAAAC/baci-natalia-bush.gif

   
 
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