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Autore: sissi149    18/09/2022    4 recensioni
Cinque anni prima dei fatti della Ballata, Tsubasa e Jun si trovano ad affrontare la prima grande prova che li conduce a divenire pienamente uomini, la più terribile che un figlio possa affrontare.
[Prequel de La Ballata di Yomiuri Land - Lettura non strettamente necessaria per comprendere la one shot]
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Anno 2734 dal Trionfo della Dea
 
La Fortezza era avvolta da un’atmosfera irreale di sospensione, come se tutta la corte stesse simultaneamente trattenendo il fiato. Dove solitamente c’erano chiacchiere, musica, leggiadri corteggiamenti, affari di stato e grandi banchetti, si camminava in punta di piedi e si sussurrava a bassa voce per timore di disturbare il raccoglimento della Famiglia Reale. Perfino i garzoni nelle stalle svolgevano il loro lavoro sottotono e dalle cucine salivano cibi semplici e veloci.
Tutti erano in attesa che accadesse qualcosa e allo stesso tempo pregavano la Dea che quell’ora non giungesse.
Il Sacerdote Matsuyama aprì discretamente la porta di una delle stanze attigue alla camera reale e vi trovò il Principe Jun raggomitolato sulla panca nell’incavo di una finestra aperta, gli occhi gonfi.
“Siete qui, Altezza.” Esordì, inchinandosi.
Il Principe voltò leggermente la testa, piegando il collo.
“Non ce la facevo a restare ancora là dentro, avevo bisogno d’aria. Sono un figlio degenere.”
Matsuyama avanzò nella stanza, la veste frusciante, ed appoggiò una mano sulla spalla di Jun.
“Altezza, nessuno vi può biasimare per non riuscire a vedere vostro padre soffrire.”
Jun sospirò.
“Tsubasa è così impassibile e composto al suo capezzale, io mi sento schiacciare.”
“Vedrete che ad un certo punto crollerà anche lui, perdere un genitore è quanto di più terribile un figlio possa affrontare.”
“E come si affronta?” Domandò a bruciapelo.
Il Sacerdote si accomodò di fronte al giovane Principe. Era inutile rendere meno amara la verità.
“Non lo so.”
Jun alzò gli occhi e lo fissò, si era aspettato di ricevere parole di conforto che suonavano sempre uguali e un po’ vuote. Poi ricordò.
“Mi dispiace Sacerdote Matsuyama, non volevo essere inopportuno: voi avete perso i vostri genitori quattro anni fa.”
Hikaru annuì:
“Avevo più o meno la vostra età, fu una cosa inaspettata.”
“La tempesta di fulmini.” Sussurrò il Principe, cambiando posizione sulla panca.
“Per me è stata la fede la via per andare avanti, dovrete trovare la vostra. Ho un solo rimpianto: non aver saputo, quando sono partito per l’Hokkaido, che quella era l’ultima volta che avrei visto i miei genitori. Non li ho potuti salutare nel modo giusto.”
Jun chinò il capo, lui quella possibilità l’aveva, tuttavia la stava fuggendo. Si sentiva un codardo.
“Papà è anziano, non è mai stato un mistero che ci avrebbe lasciato. Credevo solo che la Dea ci concedesse più tempo.”
Le lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance e i singhiozzi a scuoterlo. Dimenticandosi del suo ruolo, si gettò sul petto di Matsuyama e pianse copiosamente.
Il Sacerdote lo strinse tra le braccia.
“Sfogatevi, Altezza. Sfogatevi ora e quando avrete finito, tornerete da vostro padre.”
Dopo qualche minuto, Jun si staccò e con le mani tentò di asciugare gli occhi e le guance.
“Mi sono lasciato andare. – Tentò di giustificarsi – Non accadrà più.”
“Non dovete scusarvi, sono qui proprio per questo.” Rispose imperturbabile Matsuyama.
Il Principe si alzò e sistemò il farsetto, prima di prendere un profondo respiro:
“È ora di rivedere papà.”
 



Jun entrò nella stanza del Principe Legittimo e trovò che tutto fosse quasi uguale a come l’aveva lasciato più di mezz’ora prima: le tende tirate e la penombra dell’ambiente, suo padre disteso a letto, leggermente sollevato da un paio di cuscini dietro la schiena, la Principessa inginocchiata alla sua sinistra, teneva la sua mano tra le proprie e mormorava una litania di preghiere, Tsubasa in piedi accanto a lui alla sua destra, impassibile a quanto stava accadendo.
In disparte c’erano un paio dei nobili più vicini al Principe, tra cui Lord Fujisawa, e il Capitano della Guardia Reale.
Il Principe Legittimo parlava sottovoce, a impartire le sue ultime volontà al figlio maggiore. Spostò lo sguardo attirato del rumore della porta che si muoveva sui cardini.
“Figliolo, ti stavo aspettando.” Lo chiamò a sé.
Jun accorse e cadde in ginocchio proprio davanti a dove si trovava Tsubasa.
“Perdonatemi padre, per non essere stato qui.”
“Figliolo, avrei voluto risparmiare ad entrambi di vedermi così. Tuttavia non me ne sarei mai andato senza averti potuto dare la mia ultima benedizione.”
L’uomo appoggiò la mano destra tremante sul capo del figlio.
Jun sentì il tocco leggero, ormai privo del consueto vigore che aveva contraddistinto in passato ogni gesto del padre. Chiuse gli occhi per imprimere al meglio le parole che stava per ricevere.
“Jun, non dubitare mai, anche nell’ora più buia, della grazia e della benevolenza della Dea. Affronta a testa alta ogni prova che ti troverai dinnanzi e diventa l’uomo che sei destinato ad essere.”
La mano ricadde a peso morto sul materasso.
Il Principe Legittimo voltò faticosamente il viso verso la moglie:
“È stato un onore averti al mio fianco per la vita.”
Chiuse gli occhi e non si mosse più.
“Kodai! Kodai!” La Principessa lo chiamò disperata.
Dall’ombra uscì un Priore, rimasto in attesa in silenzio fino a quel momento, raggiunse il Principe Legittimo ed appoggiò l’orecchio sul suo petto.
“È spirato.” Annunciò.
La Principessa lo allontanò con un gesto brusco e si gettò sul marito, senza più trattenere le lacrime.
“Kodai, perché mi hai lasciato da sola?” La sua voce risuonava straziante.
Jun sentì gli occhi farsi di nuovo umidi, ma cercò di trattenersi, mentre il Sacerdote Matsuyama pronunciava la prima delle formule funebri.
“Possa la Divina Machiko preservare l’anima di questo suo figlio fino al momento della cerimonia che la ricondurrà a lei.”
Il Contabile Reale si fece avanti per proseguire il cerimoniale, come era prescritto dalle leggi più antiche del Principato. Con voce rotta proclamò:
“Il Principe Legittimo ha trovato la pace. Possa un nuovo sole sorgere sul Regno del nuovo Principe Legittimo.”
I Presenti nella stanza si inchinarono a Tsubasa, eccettuata la Principessa che rimaneva raggomitolata sul giaciglio del marito, preda di un dolore troppo intenso.
Jun si rese conto in quel momento della portata dell’evento e di tutte le sue implicazioni: ora il fratello non era più il Principe Ereditario, ma era appena diventato il Principe Legittimo e Regnante, a cui tutti dovevano prestare fedeltà, a cominciare da lui stesso. I suoi pensieri cominciarono a vorticare veloce, mentre lentamente si alzava dal capezzale del padre e si volgeva a Tsubasa, inchinandosi a lui per la prima volta in vita sua.
“Fratello, possa il tuo Regno essere lungo e prospero.”
Si sollevò e vide lo sguardo del nuovo Principe Legittimo completamente perso, piombato improvvisamente in una nuova realtà che non aveva calcolato.
Avrebbe voluto abbracciarlo come facevano sempre da piccoli, ma temeva non fosse il momento, c’erano ancora questioni da affrontare.
Si allontanarono tutti da Tsubasa, lasciando spazio al Capitano Mikami.
Quest’ultimo estrasse la spada dal fodero, si inginocchiò davanti al sovrano con la lama parallela al terreno, appoggiata alle mani protese in avanti.
“Giuro di servire fedelmente il Principato di Yomiuri Land e Sua Altezza Reale. Solo la morte potrà far sì che venga meno all’adempimento dei miei doveri. La Dea mi è testimone.”
Il Capitano attese con la testa chinata la risposta del suo signore per alcuni minuti di silenzio.
Jun si avvicinò discretamente al fratello, in modo da potergli sussurrare all’orecchio.
“Tsubasa, devi accettare il giuramento.”
Meccanicamente il Principe Legittimo rispose:
“Accetto la vostra fedeltà.”
Mikami si rialzò e ripose la spada, facendosi da parte.
“Se permettete, invierò la mia aquila al Tempio per convocare il Sacerdote Sasaki, in modo che sia lui a benedire il corpo del nostro amato Principe.”
Lord Fujisawa annuì.
“Certamente, nipote. Ti chiedo solo di attendere che il Principe proceda con l’annuncio pubblico, nel momento in cui lo riterrà opportuno.”
Tutti si voltarono verso il Principe Tsubasa, in attesa delle sue disposizioni, ma questo sembrava incapace di profferire una parola.
Il Principe Jun scambiò uno sguardo con Matsuyama, rendendosi conto che il fratello era sul punto di crollare, incapace di gestire la perdita del padre quando si era concretizzata. Senza badare troppo a cerimonie e protocollo, afferrò le sue mani e le strinse per infondergli coraggio.
“Tsubasa, resta qui con mamma e papà, mi occuperò io di queste faccende. Ci sarà tempo perché tu ti mostri al popolo.”
Come liberato da un incantesimo, Tsubasa si accasciò su un sedile.
“Grazie fratello.”
“Sono qui per te.”
Jun si allontanò e cominciò ad ordinare:
“Fate portare dal mio Attendente un mantello scuro e i miei guanti di pelle. Lord Fujisawa, per cortesia, seguitemi nello studio di mio padre.”
Se suo fratello al momento non era in grado di seguire il cerimoniale, avrebbe fatto lui in modo che tutto si svolgesse come doveva essere fatto.
 
 
 
 
 
Jun sistemò meglio i guanti sulle mani, ripassando mentalmente il breve discorso che avrebbe dovuto tenere: aveva fatto salire sulle mura i trombettieri reali affinché adunassero gli abitanti della Cittadella ai cancelli della Fortezza Musashi.
“Siete sicuro di volerlo fare voi, Altezza?”
“Al momento mio fratello non è in grado di apparire in pubblico, non vedo chi altri dovrebbe farlo, Lord Fujisawa.”
Il Contabile Reale annuì senza riuscire a celare la propria perplessità:
“Non è esattamente ciò che ci si aspetterebbe, ma…”
“So cosa è previsto dal cerimoniale. – il Principe lo fermò subito – La gente si aspetta che sia il nuovo Principe Legittimo e Regnante a dare l’annuncio, farò in modo che non ci siano dubbi sulla successione. Non è mia intenzione usurpare mio fratello di nessuno dei suo diritti.”
Il Lord chinò la testa.
“Credete sia trascorso un tempo sufficiente dall’adunata dei trombettieri?” Il Principe ammorbidì il tono.
“Sono certo che è arrivata abbastanza gente.”
Jun strinse e riaprì entrambi i pugni, poi cominciò a salire i gradini di pietra che portavano al camminamento sopra il portone principale della Fortezza. Giunto in cima e al centro, sollevò il braccio destro, a richiamare l’attenzione della folla.
Alle sue spalle, sulla cima della Torre Principale, il vessillo degli Ozora venne abbassato a mezz’asta.
“Popolo di Yomiuri Land, il vostro Principe Kodai II è ora nella gloria della Divina Machiko. Che la notizia del cordoglio e del lutto viaggi veloce fino ai confini del Regno. Da questo momento Regna sul Principato Sua Altezza Reale il Principe Tsubasa, primo del suo nome.”
Il portone della Fortezza si aprì, due servitori posizionarono una scala, un terzo si arrampicò per apporre una striscia nera di lutto sullo stemma della Famiglia Reale.
La gente accorsa ad udire la notizia era preda di emozioni contrastanti: il dolore per la perdita dell’amato sovrano e la gioia per l’ascesa del giovane Principe, le lacrime si mescolavano agli incitamenti.
Jun lasciò silenziosamente e discretamente le mura, scendendo di nuovo nel cortile. Non era il suo giorno, aveva fatto solo da tramite, era giusto che la gente si scordasse di lui.
Accanto alle stalle, i messaggeri che avrebbero portato l’annuncio nelle altre città erano pronti a partire.
Un nuovo Regno era iniziato.




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La Trenodia è un lamento funebre, che può essere anche cantato.
Pur raccontando il momento della morte del Principe, ho deciso di non mostare il funerale, poiché all'interno di questa serie ho già narrato di un funerale della Famiglia Reale.
Questa shot non era pianificata nella serie, ma l'attualità è entrata a gamba tesa nella mia ispirazione.
  
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