Challenge: #writeptember2022 #Giorno25 #fuorichallenge del gruppo “Facebook Hurt/Comfort Italia, Fanart e
Fanfiction Gruppo Nuovo”
Prompt: 1 “Qualcuno, lassù” - 2 “Non mi aspetto che tu
capisca”
Titolo: Calore
Autore: Bombay
Fandom: Yuri on
ice
Genere: romantico, Hurt/Comfort
Tipo: one shot
Coppia: yaoi
Personaggi: Yuuri Katsuki, Victor Nikiforov
Rating: PG-13, verde
Disclaimers: i personaggi non sono
miei, ma del rispettivo autore. I personaggi e gli eventi in questo racconto
sono utilizzati senza scopo di lucro.
Calore
Faceva freddo in quel
pomeriggio di fine dicembre, nonostante fosse appena passata l’ora di pranzo.
Victor lo guardava
divertito mentre volteggiava sul lago ghiacciato: è felice Yuuri felice
sorridente e rilassato. Quella di prendersi una vacanza solo per loro era stata
un’ottima idea.
Quello chalet
sperduto nei monti Svizzeri era stato un rifugio sicuro durante gli anni
turbolenti dell’adolescenza di Victor. Era tanto che non ci tornava e quale
occasione migliore se non andarci insieme al suo compagno; avevano davvero
bisogno di staccare entrambi dalle gare, dagli allenamenti da tutto e da tutti.
Yuuri compì un triplo
Axel e atterrò perfettamente.
“Questo posto è
bellissimo” disse frenando a pochi passi da lui “Sembra il luogo delle favole,
ti aspetti che da un momento all’altro esca un elfo o un unicorno” aggiunse
trasognato.
Victor rise di gusto
a quelle parole abbracciandolo stretto, posando la bocca sulla sua.
“L’unica cosa
favolosa, qui, sei tu” gli disse accarezzandogli la guancia fredda.
“Pattina ancora per
me”
Yuuri sorrise andando
indietro sinuoso ed elegante tenendo lo sguardo su Victor che non lo
abbandonava mai.
Non si sentiva così
bene e così felice da tanto tempo, fece una trottola bassa e poi riprese a
schettinare indietro per prepararsi ad un quadruplo Salchow saltò e atterrò:
perfetto.
Il rumore dei pattini
sul ghiaccio coprì quello più sinistro di uno schioccò, Victor corrugò la
fronte.
“Yuuri torna qui,
subito!” ordinò allarmato.
Il giovane giapponese
si fermò spostando gli occhi dal viso dell’uomo alla crepa sul ghiaccio sotto
le sue lame, non fece in tempo a darsi la spinta in avanti che il ghiaccio si
ruppe sotto le sue lame e lo inghiottì. Un abisso buio e gelido.
Annaspò cercando di
tornare in superficie, ma il peso dei pattini lo trascinava verso il basso e il
gelo gli intorpidiva le membra, l’acqua lo soffocava sollevò le mani,
incontrando solo ghiaccio. Era in trappola. Era finita.
Victor sentì lo
schioccò quando Yuuri atterrò dal salto. Il ghiaccio non avrebbe retto ad un
altro impatto del genere non era abbastanza spesso.
“Yuuri torna qui,
subito!” aveva gridato rendendosi conto, troppo tardi, del pericolo.
Il giapponese si
fermò nel momento stesso in cui il ghiaccio si crepava. Victor si tese in
avanti allungando il braccio, ma erano troppo distanti lo vide sparire,
inghiottito dal ghiaccio in uno sciabordio sinistro, in mezzo agli spruzzi e
pezzi di ghiaccio.
D’istinto fece un
passo in avanti, ma la lastra scricchiolò pericolosamente. Doveva fare in
fretta prima che annegasse, prima che sopraggiungesse l’ipotermia.
Si stese su ghiaccio
e troppo lentamente raggiunse il buco, doveva muoversi con cautela se fosse
finito in acqua sarebbero morti entrambi.
Raggiunse il foro ed
immerse le braccia alla cieca, sfiorò qualcosa si protese ancora il ghiaccio
scricchiolò una protesta. Chiuse il pugno su qualcosa, la giacca di Yuuri,
tirò. Era pesantissimo gli abiti fradici di acqua, i pattini, tutto portava
verso il basso, tirò sentendo le braccia fargli male riuscì a trascinarlo fuori
per metà, era pallidissimo, le labbra blu. Si impedì di farsi cogliere dal
panico, lo issò facendosi indietro portando con sé l’altro uomo.
Un reticolato di
crepe feriva il ghiaccio, non avrebbe retto a lungo doveva sbrigarsi i polmoni
gli bruciavano per lo sforzo e per il freddo.
Tirò retrocedendo,
ancora pochi metri e sarebbe stato a riva, un ultimo sforzo; il ghiaccio si
ruppe di lato bagnandogli i pantaloni poteva farcela, un ultimo strattone e il
ghiaccio si spaccò del tutto, ma loro erano in salvo sulla terraferma.
Victor ansimava per
lo sforzo. Non era ancora finita. Si volse verso Yuuri non respirava. Non
respirava.
Senza pensarci gli
praticò il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.
“Ti prego, no. Ti
pregò, no”
Le mani gli facevano
male, il gelo gli attanagliava la carne dove i vestiti erano bagnati.
Yuuri tossì e vomitò
acqua. Ricadde inerte sulla neve.
Gli tolse i pattini e
se lo caricò in spalla il breve tragitto verso lo chalet gli parve immenso.
Il calore dell’ambiente
lo travolse. Depositò Yuuri sul divano e prese a spogliarlo, gettò altra legna
nel fuoco del camino, sistemò delle coperte e dei cuscini in prossimità del
camino sollevò il corpo nudo e gelido del compagno e lo depositò con cura in
quel giaciglio improvvisato.
Si tolse i vestiti
prese un asciugamano e si stese accanto a Yuuri, approssimandosi a lui cercando
di trasmettere il suo calore al corpo dell’altro. Gli asciugò con cura i
capelli baciandogli il viso gelido e le labbra bluastre.
Continuava a ripetere
il suo nome come una preghiera lo strinse forte affondando il naso nei capelli
umidi di Yuuri.
Aveva proposto lui di
andare al laghetto ghiacciato e con l’entusiasmo di un bambino aveva voluto
pattinare sopra.
Era colpa sua.
Il tempo scorreva
lento, mentre Victor massaggiava piano le membra gelide di Yuuri che respirava
appena.
Gli prese una mano
tra le proprie e la baciò, per la prima volta in vita sua Victor pregò “Non mi
aspetto che tu capisca” sussurrò al silenzio intorno a sé “Non sono nessuno…
sono solo io… un uomo innamorato…” proseguì mentre calde lacrime gli rigavano
le guance “Un peccatore… ma ti prego… ti scongiuro… non portarmelo via…”
singhiozzò stringendolo a sé.
Lentamente, molto
lentamente il corpo di Yuuri riprese calore, si mosse contro di lui ed un
lamento gli uscì dalle labbra.
Con una fatica
immensa mise a fuoco il viso di Victor, l’ultima cosa che ricordava era il buio
e il gelo.
“Ehi”
Yuuri sbatté le palpebre
“Mi fa male ovunque” si lamentò.
“È normale piano
piano il tuo corpo sta tornando alla sua temperatura”
Il giovane giapponese
chiuse gli occhi e quando li riaprì Victor gli porgeva una tisana fumante, si
mise a sedere sorbendone qualche sorso.
Il russo lo fissava
come se fosse la prima volta che lo vedeva.
“Sto bene” tentò di
rassicuralo, ma quelle parole fece riempire gli occhi di Victor di lacrime. Yuuri
posò la tazza e lo abbracciò tirandolo nuovamente nel nido di coperte, premendo
il corpo nudo su quello dell’altro.
“Ho temuto il peggio”
bisbigliò “Qualcuno, lassù, ha ascoltato le mie preghiere” aggiunse stringendolo
forte, strappandogli un gemito.
“Scusa”
“Non fa niente. Stringimi.
Scaldami” chiese chiudendo nuovamente gli occhi. Non voleva ripensare a quella
brutta avventura, voleva solo bearsi della vicinanza e dell’amore di Victor.