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Autore: lo_strano_libraio    04/10/2022    1 recensioni
Cosa successe nei mesi tra la morte di Billy e l’attacco di Vecna, nella vita di Maxine Mayfield? Scopritelo in questa storia angst, ricca di emozioni forti, misteri e colpi di scena!
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dustin Henderson, Lucas Sinclair, Maxine Mayfield, Mike Wheeler, Undici/Jane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo 5: Quando L’a notte ci aggredisce, insieme resistiamo

 

Stava avendo un allucinazione? Lei non poteva essere lì, era andata via da Hawkins! Stava veramente impazzendo? 

“S-sei veramente tu? Sei reale?” La sua voce sussurrante e incerta, per non farsi sentire dai presenti, in caso di risposta negativa.

Undi si fece preoccupata: “Ma che dici? Certo che sono io! Sono venuta a trovare insieme a Will, Mike! Ci ospita a casa sua. Sono venuta per comprare le nocciole per cucinare insieme a Mike, Nancy e Will, la torta preferita del signor Wheeler; per fargli una sorpresa e ringraziarlo dell’ospitalità. Inoltre, ho grandi notizie: torneremo tutti a Hawkins! Papà è vivo! Lo hanno trovato in un gulag siberiano e verrà estradato qui grazie a uno scambio di prigionieri.”

Poi le diede un occhiata da capo a piedi.

“Tu piuttosto, non mi hai più scritto, ero preoccupata da cosa mi raccontavano via posta gli altri; e ora che ti vedo sembri messa male, che ti è capitato? Sei così magra, e cos’è quel livido? Qualcuno ti ha fatto del male?”

Max era però ancora ferma a fissarla: era tutto troppo bello, per realizzarsi effettivamente in comparazione con quello che era avvenuto nei giorni e mesi precedenti. La sua mente non era capace di concepire, che le cose potessero finalmente girare per il verso giusto: troppe volte era stata ferita. Per confermare quindi che quella che stava vedendo fosse veramente la sua amica, e non un frutto di un principio di schizofrenia; fece il salto dello squalo: avvicinò la sua mano al viso di Undi, e provó a toccarlo. La mano ruvida, rovinata dal freddo e segnata dalla psiorasi; si mosse incerta e tremante, spaventando un pochino l’amica, per il suo strano comportamento. Ma quando atterrò sulla superficie della sua guancia, la morbidezza e il calore umano dell’amica venne subito riconosciuta da Max: era vera! Il contatto sembrò trasmetterne un po’ dalla mano al suo corpo indebolito, che tanto ne aveva bisogno. Incominciava a piangere e singhiozzare; in quel momento Undi capí che qualsiasi cosa fosse capitato a Max, era il momento di un abbraccio. La strinse forte, tirandola a sé, le mani che la coccolavano sulla schiena per consolarla, e la testa sulla sua spalla. 

“Graz...grazie...” non si ricordava neanche quando fu l’ultima volta in cui sentì questo calore e contatto umano; ma ne aveva un bisogno fisiologico. 

“Max, sei così leggera! Parlami, cosa ti è capitato?” 

La voce di Jane era cadenzata e patetica, anche lei era sul punto di piangere: mai avrebbe creduto di poter incontrare la gioiosa e vivace amica, che le aveva fatto conoscere il mondo, le gioie dell’amicizia; in questo stato pietoso. 

Max si separò dall’abbraccio, e guardò l’amica dritta negli occhi:

“U-Undi...m-mi sono rotta...”

Tremava come una foglia, e i clienti iniziarono a guardarle incuriositi; Jane comprese che fosse il momento di sottrarla al pubblico ludibrio. Paghó alla cassa quello che aveva nel sacchetto e la accompagnò fuori, tenendola per mano. 

Si sedettero su una panchina: Undi la paró davanti a se, con mani e occhi, senza permetterle di scappare o divagare. La morsa non era però ostile; la mano sulla spalla, lo sguardo posato su di lei, triste ma affettuoso, servivano a rincuorare Max che non avrebbe potuto evitare le sue attenzioni e quell’aiuto. Con voce tremula, sinceramente preoccupata, ma anche spaventata all’idea di quello che avrebbe sentito; Undi fu la prima a parlare: “Adesso...mi dici cosa ti è successo; perché non posso ritrovarti in questo stato. E non ti azzardare a mentirmi, perché gli amici..”

“...non mentono.” Finí la frase lei. 

L’amica annuí seria, facendole capire che si fidava di quello che le avrebbe confessato.

“M-mia madre...si è trovata a dovermi mantenere da sola: il padre di Billy ci ha abbandonate senza dire nulla, neanche un biglietto...e da lì è andato tutto in malora! Oh, tu non ti immagini neanche cosa ho passato Undi!”

Soffocò un pianto, sforzandosi per trovare le forze per andare avanti. L’amica le pose la mano sulla guancia, accarezzandola, per darle coraggio.

“Lei è andata in depressione nera: beveva alcol di continuo, la trovavo buttata in ogni angolo della casa, ciuca come un mulo. Poi, qualche giorno fa parte dicendomi che tornerà con dei soldi, ma non quando. Io lì sono crollata del tutto: i topi si sono mangiati gli spiccioli che mi aveva lasciato, e ho dovuto fare cose assurde per mettere qualcosa sotto i denti! Oggi ho anche frugato in un cassonetto...OOOOH!”

La vergogna era troppa: il suo viso si nascose tra le gelide mani, che vennero scaldate dalla calda cascata di lacrime furiose. Undi rimase sbigottita, e indignata; questa volta dovette interromperla.

“E gli altri non ti hanno aiutata?! Non me ne hanno neanche parlato nelle lettere!”

Max si destò ed ebbe l’urgenza di correre in soccorso dei suoi amici, per questa incomprensione. 

“No! No! Ti giuro Jane che loro mi hanno aiutata molto nei mesi scorsi; praticamente ero ospite fissa metà settimana a casa di Lucas; quando andavamo in sala giochi mi offrivano di tutto: dai gettoni per i videogiochi alla pizza che c’è dentro. A scuola poi, mi chiedevano sempre come stavo, e se mi servisse qualcosa.” Tirò un sospiro, sapendo di stare arrivando al punto doloroso, in cui avrebbe dovuto svuotare il sacco e ammettere le sue colpe. “Ma...arrivate le vacanze di Natale...mi vergognavo così tanto di continuare a farlo, quando tutti sono felici con le loro famiglie...Oh Undi, non ti immagini neanche quanta fame ho.!”

Jane le sollevò la faccia che stava affondando ancora una volta. “Ma è proprio questo il periodo in cui gli amici si aiutano: Sai che quando Mike mi trovò nei boschi, era proprio sotto a Natale? E mi nascose nella stanza dove ci vediamo sempre, per quasi un mese...e credo che adesso non si rifiuterà di certo di accogliere te in casa sua!”

“C-come?! Vorresti chiedere a Mike e ai suoi di ospitarmi?! Ma non so se i genitori accetteranno, cioè intendo: un conto è farmi le condoglianze al funerale; ma non abbiamo la stessa confidenza che ho con quelli di Lucas...”

“Ma non dire sciocchezze! Se si aiuta una persona, si va fino in fondo! E poi a Natale siamo tutti più buoni, no?”

Presa da un ondata di energico altruismo, Undi afferrò per mano l’amica, obbligandola a seguirla. Sembrava che la sua vitalità stesse contagiandola, e nonostante la testa le dicesse che mostrarsi così snaturata, a mendicare alla porta dei Wheeler, sarebbe stata soltanto l’ennesima umiliazione; ma il cuore, il cuore prese a pompargli sangue in corpo come le accadde poche volte in vita sua. Il sangue che gli fece arrivare ai piedi, le diede la forza di ignorare la tristezza, il freddo, la stanchezza, la fame, il dolore e tutto quello che l’aveva fatta soffrire nei giorni precedenti. Sentiva profondamente che cosa stava per succedere le serviva, e che la fine delle sue sofferenze era vicina. Salirono in bicicletta, Max si stringeva forte con le braccia al basso addome di Undi, e respirava affannosamente. “Coraggio, reggiti ci siamo quasi!” 

Giunti alla porta di casa, l’amica telepate fece strada e suonò il campanello; lei intanto, stava al suo fianco, e ormai si sorreggeva al suo braccio, anche solo per stare in piedi. Tremava di paura ma anche eccitazione, sentiva che quella soglia, se superata sarebbe stato l’inizio di un nuovo capitolo della sua vita. Finalmente la porta si aprì dopo un minuto, che per lei fu un attesa interminabile; il volto gioviale di Nancy comparve, circondato dalla gialla e accogliente luce gialla del camino, accompagnata dal calore e profumo di legna bruciata, che tanto sapeva di Natale. 

“Jane, eccoti qui! Grazie mille per essere andata a prendere le nocciole con questo freddo; purtroppo me le sono scordate uscendo dalla redazione, perché ho sempre la testa per aria! Che vuoi farci? Eheh. Devi vedere Mike e Will: sono di lá a fare l’impasto; sono ormai dei pasticcieri provetti...” improvvisamente la sua testa si girò leggermente di lato, interrompendosi: aveva notato la presenza di un altra persona oltre all’ospite di casa. “Jane...Capisco che sei una ragazzina buona e altruista, e lo apprezzo; ma non so se i miei vorrebbero che facessimo entrare una senzatetto in casa...oh cielo, è così giovane; ma quanti anni hai?” Disse chinandosi, per guardare meglio la “senzatetto”. 

“Santo cielo, Nancy! Ma non la riconosci?!” Disse lei, portando l’amica un po’ più avanti, sollevandola dall’ascella, e permettendo alla luce di illuminarle meglio il viso. Nancy peró pareva più confusa di prima: prese ad esaminare da vicino il volto segnato della ragazzina, ma senza progressi. La situazione tragicomica strappò un sorriso alla diretta interessata. 

“Eheh...ciao Nancy! Sono io, Max...”

La costernazione e la sorpresa picchiarono sul volto di lei, corrugandolo in un istante, mentre si portava le mani sulla bocca dallo shock, e gli occhi si inumidivano. 

“Oddio! Tesoro, ma cosa ti è successo?!” 

“Non so neanche da dove iniziare, anzi sì: ho molta fame...”

“Presto, portala dentro Jane!”

La accomodarono su una sedia della cucina, sorreggendola da entrambe le braccia. Tremava così tanto, che oltre al cappello e i guanti non si sentirono di farle toglierle altro. Il calore della casa la investí dandole una sensazione di sicurezza, che le risvegliò le sinapsi indolenzite. Mentre Undi le sedeva accanto, tenendola per mano e ripetendole che tutto andava bene, e che ora era al sicuro; Nancy stava cucinandole una bistecca con spinaci al formaggio in una padella, sul fornello a gas. 

“Ehi! Mamma, papà siete già tornati?!” La squillante voce di Mike provenne dalla stanza accanto. 

“Eh...non venite ancora qui; stiamo preparando una sorpresa...ma ci vorrà un po’!” Si aggiunse quella titubante di Will. 

“Scemi! Non sono loro, venite qui!” Li rimproverò Nancy con fare da mamma, puntando anche il dito in basso, come se potessero vedere l’ordine mimato.

I due fecero capolino; e a Max venne da ridere nel vederli sbucare indossando grembiuli e cappelli da chef. “Ci stai distraendo dalla nostra opera d’arte...” disse teatralmente Will, mimando la parlantina francese. “Spero che sia qualcosa di importante Nancy; perché se ci hai chiamati soltanto per prenderti qualcosa dal ripiano, perché sei una tappa, e nel frattempo, si brucia l’impasto, ditó personalmente a mamma che hai rovinato la torta.” 

“Cretinetti! Guardate chi c’è!” Li rimproverò Undi, indicando col dito l’amica sedutale accanto. I due rimasero interdetti: evidentemente era talmente cambiata, che solo Undi (che d’altronde considerava la sua migliore amica), i suoi genitori e forse Lucas, l’avrebbero riconosciuta al primo sguardo. 

“Cavolo, tontoloni eravate e tontoloni

siete rimasti eh, stalker?” 

Mike e Will si guardarono l’un l’altro, sorpresi e scioccati. “Max?! Sei tu?! Sembra che tu sia uscita da un gulag!”.

“Veramente! Nelle foto di Hopper che ci hanno mandato dalla Siberia, era messo meglio!”

Nancy li fulminó con lo sguardo, girandosi dai fornelli, sbottando con la padella in mano.

“Ma vi sembrano cose da dirle?! Sedetevi piuttosto!”

“Tranquilla Nancy...hanno ragione...lo so, il mio aspetto non è dei migliori.”

La ragazza arrivò a posare il contenuto della padella nel piatto, che Max aveva di fronte. 

“Dai mangia: le proteine del manzo e il ferro degli spinaci ti daranno energia; e non dire così: nessuno ha il diritto di dirti che sei brutta. Sei solo stravolta per quello che hai passato, qualsiasi cosa sia stata; ma quando starai meglio, sarai ancora più bella di prima!” Le accarezzava affettuosamente la testa, mentre la rincuorava con tono materno. 

“Grazie Nancy...sei la migliore sorella maggiore che non ho mai avuto.” Max arrosí. Dalle sue labbra spaccate dal freddo si aprì un sorriso, e nei suoi occhi si leggeva sincero affetto. Lei ricambiò e si sedette alla sua destra.

“Comunque...non volevo dirti che sei brutta; é solo che...a primo impatto...ci hai fatto un certo impatto...” Mike gesticolava comicamente con le mani aperte, per cercare di avvalorare la sua giustificazione, annegando nel frattempo nell’imbarazzo.

“Mike...se smetti di parlare forse è meglio...” lo fulminò Undi.

“Beh, se faccio paura solo a vedermi, non è poi così un male; c’è tanta gente che non vorrei mi girasse intorno, ma tranquilli, voi due nerd non siete tra loro.” Disse Max tirando una frecciatina a Mike e Will.

Nancy le aveva anche tagliato in piccoli pezzi la bistecca, vedendo quanto fosse esausta. Max inforchettó una manciata di spinaci su un pezzo di carne, e la addentò con foga vorace. I suoi occhi si socchiusero e inclinarono al primo morso, trapelando il piacere del morbido del manzo cotto a puntino, affondato dai denti. Quando la pietanza scivoló sulle papille gustative, stimolandole I ricettori del gusto ormai assopiti; e poi scese ancora più giù, iniziando a dare finalmente nutrimento al suo stomaco implorante. I suoi occhi si chiusero del tutto, e il suo volto si distese in una leggiadra goduria. La dopamina condì il tutto, propagando un ondata di gusto e soddisfazione a tutto il corpo; era decisamente meglio di quella barretta pescata nella spazzatura.

“Oh...non credo di essere mai stata così felice di mangiare qualcosa in vita mia.” Tutti la stavano a guardare in silenzio mentre masticava; trovava comicamente imbarazzante essere al centro dell’attenzione, soltanto per stare mangiando. “Hmm...il mio modo di masticare dev’essere davvero interessante. 

Ahah non fissatemi così, vi prego, mi imbarazza!” 

A tutti venne da ridere; rifocillatosi la pancia, aveva riempito anche il suo senso dell’umorismo. 

“Ahah hai ragione, scusaci; è questa la Max che ci ricordavamo...” Le ammiccava con un occhiolino Will.

Undi le sorrideva con malinconia: i ricordi delle avventure dell’estate precedente si stavano riflettendo sulla sua retina, come il telo di un cinema illuminato dal proiettore. Sentiva senso di colpa per aver trovato la sua migliore amica affamata, infreddolita e ferita, come se la sua partenza fosse stata la causa scatenante della sua rovina. E pensare che quando l’ha vista per la prima volta, voleva farle del male...

“Ci stiamo scordando di chiamare Dustin, ma soprattutto Lucas!” Esclamò Will, colpendosi sul palmo della mano in fronte.

“No! No! Lucas no!” Tutti la guardarono interrogativi.

“Non voglio che mi veda in questo stato; vi prego, non ora!” 

“Va bene, tranquilla ti capiamo; neanch’io vorrei che Johnathan mi vedesse In certe situazioni; è comprensibilissimo.” 

Dalle scale al piano superiore, stava scendendo una bimba bionda in pigiama, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando. 

“Mi avete svegliata...sono tornati mamma e papà?”

Era Molly, la sorellina minore; il trambusto delle voci aveva interrotto il suo pisolino. 

“Molly, vieni qui!” Nancy la mise a sedere sulle sue gambe. “E stanotte non trovare scuse: se non fai la nanna, Babbo Natale non viene.” Lei annuí ancora assonnata.

Finiti di stropicciare gli occhi, la bambina guardò in direzione dell’ospite.

“Ciao Max!”

“Ciao Molly!” Contraccambiò lei, con il sorriso più grande che potesse fare.

“Ehi! Aspetta, non vale! Come hai fatto a riconoscerla al primo colpo, quando praticamente tutti gli altri non ci sono riusciti?” Chiese Mike stupefatto.

“Perché lei ha gli occhi azzurri, e la maestra dice sempre che quando ti ricordi qualcosa di una persona, non te lo scordi mai.”

“Aww, Molly...” Max si sporse per arruffarle i capelli, e lei si mise a ridacchiare.

“Max...ma hai fatto a botte?!” Nancy le stava esaminando il livido che andava sbiadendo sull’angolo dello zigomo destro.

“Eh...più o meno...però devo dire che sono stata io a iniziare; all’incirca...”

“In che senso? Cos’è successo? Chi è stato a colpirti?” Chiese Jane, corrucciata all’idea che qualcuno potesse averle fatto del male, vedendola già ridotta così. 

“É stata Cassidy Lane: mi ha sputato addosso dopo avermi vista fare qualcosa di cui non vado fiera, e non ho reagito bene”.

“Lo sapevo, quella oca!” Esordí Jane.

“Ha una faccia da schiaffi...che se ne meriterebbe di prenderne finché campa...” Aggiunse Nancy.

“Una volta mi ha buttato lo zaino nella spazzatura, soltanto perché l’avevo posato sul tavolo della mensa dove voleva sedersi!” Testimoniò Will.

“Ma chi è Cassidy Kane?” Mike come suo solito, era un po’ più lento degli altri.

“Ma lo ha fatto perché stavi cercando di rubare qualcosa in un altro supermercato, e ti ha visto?” Chiese Undi.

“No...stavo cercando da mangiare in un cassonetto...eheh”.

“E non gli è neanche venuto in mente di chiederti se stessi bene?! Che razza di pu...”

Molly guardava interrogativa Nancy, cercando di capire quale fosse la parola.

“Pu...zzona, si, Molly sappí che chi si comporta così la di chiama Puzzona! Questa e nessun’altra parola!”

“Puzzona! Puzzona!” La bimba prese a gridare ridendo e agitando le manine.

“Poi dovrei anche chiedere scusa a Bob del negozio di fumetti. Gli devo un cartonato...”

“In che senso?” Chiese Will.

“Ho anche schivato i servizi sociali, nascondendomi in casa mia. Sono state giornate piuttosto turbolente, ve la racconto domani ok?”

Mentre finiva di mangiare, si guardò intorno: era circondata dai suoi migliori amici, ed era finalmente felice. Incredibile come la sua situazione fosse cambiata radicalmente da un momento all’altro; e se non avesse incontrato Undi al supermercato? Cosa ne sarebbe stato di lei? Avrebbe veramente passato il Natale tutta sola, in quel rudere che chiamava casa, mangiando patatine rubate dal supermercato, con la compagnia dei ratti?

“Ragazzi, vi voglio bene; siete una famiglia per me.” Tutti esplosero in un sorriso collettivo, e io rossore li colorò con varie gradazioni. 

Mentre Max passava alla frutta,con una macedonia che aveva preparato insieme a Undi e Nancy; I due uomini di casa finirono la torta, aiutati dall’apprendista pasticciera Molly. Un’ora e mezza dopo i signori Wheeler tornarono dalla visita ai nonni, e anche le poche paure rimaste a Max sparirono: quando la videro e sentirono cosa le fosse successo, la trattarono come se fosse loro figlia; anche il signor Wheeler, solitamente scontroso e con la testa per aria, divenne un agnellino con lei. 

“Ovviamente dormirai qui non solo stasera, ma fino a quando tua madre non sarà tornata: non puoi stare tutta sola in quel posto malfamato e al freddo. Festeggerai con noi il Natale, e questa faccenda sarà per te soltanto un brutto ricordo.” La rassicurò la madre di Mike. 

“Non so che dirle...grazie mille!”

“Credo ti serva una doccia calda per riscaldarti, hai ancora addosso segni di un principio di congelamento.” Le spiegò Nancy, toccandole la pelle delle mani; d’altronde lei era l’acculturata della famiglia.

“Oh grazie davvero! Mi serve solo un passaggio a casa per prendere un pigiama e dei vestiti-“

“Ma stai scherzando?! Te lo presto io il pigiama! Joyce mi fa sempre riempire la valigia come se stessi andando in guerra!” Saltò nella conversazione Jane.

“E io ho tanti di quei vestiti di quand’ero piú piccola che non mi vanno più, che te li posso anche regalare, così faccio spazio nell’armadio!” Aggiunse Nancy.

Max annuí sorridente, gratificata da quelle premure.

“Però mamma, non perché non la voglia qui, ci mancherebbe solo; ma credo che il 26 la dovremmo portare in ospedale.” Max la guardò preoccupata: c’era qualcosa che aveva notato della sua salute che non aveva avuto il coraggio di dirle?

“Addirittura in ospedale?! Ma soltanto perché aveva un po’ di fame e ha sofferto un po’ di freddo, non significa che stia morendo! E quel livido le è praticamente già andato via!” Protestò il padrone di casa. 

“Non sto dicendo che stia male ora, già adesso che si è rifocillata ed é stata al caldo per un po’ sta visibilmente meglio; ma c’è il rischio che sviluppi la sindrome da rialimentazione: quando una persona sta per un lungo periodo senza mangiare regolarmente e manca di vitamine, nel momento in cui ricomincia a nutrirsi bene, alle sue cellule possono mancare alcune sostanze che servono al loro corretto funzionamento, perché ingranano una marcia superiore a cui non erano più abituati. Per capirci, è un po’ come se a un auto abituata a viaggiare a basse velocità con sempre poco benzina, e senza cambiare gomme, o un adeguata manutenzione; venisse montato da un giorno all’altro un motore più potente e pretendere che viaggi a 120 all’ora. Ora, tu non hai sofferto di forme gravi di fame come l’inedia, grazie a dio; ma anche se è meno probabile, e in forme minori; potrebbero cederti i reni, avere problemi respiratori o venirti un infarto improvvisamente.”

Max si allarmó visivamente; anche Karen aveva un fare apprensivo, e per l’ansia che le aveva trasmesso quella storia, prese a rigirare la collanina che aveva al collo.  Solo il signor Wheeler non sembrava impressionato, ma aveva un espressione confusa e corrucciata, non avendo capito nulla del discorso della figlia. Comunque, alla fine furono tutti d’accordo che sarebbe andata il 26 a fare dei controlli; d’altronde non si può passare il Natale in ospedale, e ora stava già meglio. 

Dopo essersi riscaldata con una doccia calda; ricevette da Undi un adorabile pigiama rosa, che Joyce nella sua frivolezza aveva regalato a lei. A prima vista era proprio un regalo che esprimeva la dolcezza materna, quel tipo di regali che una madre fa ai figli perché li trovano pucciosi, ma non si rendono conto che quando hanno più di 6 anni iniziano a diventare imbarazzanti per loro. Era di un rosa vivido e acceso, lungo tutta la maglia erano sparse fatine che spargevano volando polvere magica, su un unicorno in posa su due zampe; un pugno in un occhio praticamente. È la dissonanza si faceva ancora più vivida su Max, che pur essendosi riscaldata, portava  ancora segni del freddo, dandole un pallore cadaverico; sembrava una goth a un pigiama party di fan di my little pony. 

Guardava Undi con ironia.

“Veramente?...”

“Ma dai sei carinissima!” Rispose vivacemente, incrociando i palmi delle mani.

“Me l’hai dato perché non volevi che Mike ti vedesse con questo addosso, vero?” Le sorrise canzonatoria.

“Si, ma anche perché credo ti stia sinceramente bene: il rosa ti dona!”

Max rise in sottecchi socchiudendo gli occhi e scuotendo la testa; poi sospirò brevemente.

“Ok...ma Lucas non deve categoricamente vedermi così; piuttosto preferirei che lo facesse con gli stracci di prima.”

“Ah ma domani ti presto la salopette con gli orsetti che mi ha regalato Joyce per il mio compleanno, cascherà ai tuoi pie-“

Non finí la frase, che Max le diede un amichevole pungerti sulla spalla. Jane scoppiò a ridere, e poi anche lei.

Will fu messo nel divano-letto in sala; mentre loro due avrebbero dormito nella camera degli ospiti insieme, un po’ come fecero quella estate a casa di Max.

Jane aveva ancora una sorpresa per l’amica: aveva portato con sé il numero di Wonder Woman che le aveva regalato il giorno della partenza, e le raccontò che era addirittura diventata una fan, iniziando a leggerli per conto suo. L’amica si sentí orgogliosa come un maestro di letteratura, quando scopre che uno dei suoi alunni ha letto Guerra e pace senza che fosse per compito. Lo rilesserò insieme, facendo una alla volta le voci dei personaggi; per la prima volta dopo molto tempo Max sentí il piacere di gustarsi un fumetto, senza preoccuparsi su cosa avrebbe mangiato il giorno dopo, o su cosa avrebbe dovuto indossare per ripararsi dal freddo. 

Jane spense la luce sul comodino; prima di addormentarsi, si girò a guardarla nel buio:

“Undi sei sveglia?”

“Si, perché?”

“Ti voglio un mondo di bene.”

“Anch’io.”

Si addormentò e fu uno dei sonni più belli della sua vita.

   
 
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