Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Red Owl    14/10/2022    1 recensioni
Si dice che ci sia un tesoro inestimabile, sotto alle colline di Yevàn. Nessuno ne conosce la natura: c'è chi parla di un tesoro sepolto da più di mille anni, c'è chi parla dell'oro degli Elfi, c'è chi parla di sapienza, chi di potere. Nessuno l'ha mai visto, ma tutti lo cercano.
C'è una mappa che vale oro e c'è un ladro senza scrupoli, c'è un'ereditiera più furba di quel che sembra e un mercenario venuto dal mare. C'è, soprattutto, una voce nella notte che in pochi sentono e che chiede di viaggiare lontano, lontano, oltre le porte della città e oltre la campagna, su fino alla collina del tesoro e giù tra le radici degli alberi.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono tre notti che Lyra non dorme. Non riesce nemmeno più ad addormentarsi perché sa che quando le stelle avranno compiuto un quarto del loro giro, la voce la chiamerà.

L'attesa è troppo grande per scivolare tra le braccia del sonno, fosse anche solo per qualche ora.

La sua salute, quella cosina fragile che si trascina dietro fin da quando è nata, ne sta già risentendo. Si sente spossata, priva di forza, e occhiaie profonde segnano il suo volto magro, pallido anche quando è in perfetta forma.

Sua madre si preoccupa, le lancia occhiate colme d'angoscia e ogni occasione è buona per chiederle se va tutto bene, se c'è qualcosa che le fa male.

Lyra sospira e scuote il capo, perché la verità è che non c'è nulla che non vada in lei: l'unico problema è quella voce.

Non osa parlarne con nessuno, perché nessun altro sembra sentirla. È piuttosto sicura che la prenderebbero per matta: sentire le voci non è mai un bel segnale; e Lyra conosce fin troppe storie di povere ragazze con la mente fragile e delicata condannate a finire la loro vita in un manicomio.

E sì, se l'è chiesto se la voce che sente c'è davvero o se è solo dentro alla sua testa, ed è giunta alla conclusione che è reale. Se si tappa le orecchie viene soffocata dal battito del suo cuore, se infila la testa sotto il cuscino risulta attutita. Quindi c'è davvero qualcuno che la chiama, da qualche parte tra i prati dell'est: resta da capire chi è.

Con gli occhi spalancati nel buio della sua camera da letto, la ragazza stringe tra i pugni l'orlo del lenzuolo e aspetta che la voce si faccia sentire.

... ah...

Eccola. Sulle prime è solo una sillaba, un sospiro che si confonde con il verso di un uccello notturno.

... ira...

Sì, sono io, risponde silenziosamente la ragazza. Cosa vuoi?

Lyra.

Dopo un po' il richiamo si fa perentorio. È difficile dare un'identità a una voce priva di timbro, ma lei è convinta che sia una donna a chiamarla. O, se non proprio una donna, almeno una femmina di qualche tipo.

Per le ultime tre notti Lyra se n'è rimasta inchiodata nel letto, troppo intimorita per alzarsi e provare quantomeno a capire da che direzione giungeva esattamente quel richiamo, ma quella notte decide che ne ha abbastanza. È stanca morta, ha mal di testa e quel mistero inizia a irritarla. È il momento di provare a vederci chiaro.

Lyra calcia via le coperte e infila la vestaglia di lana sopra alla camicia da notte che un tempo era appartenuta a sua madre, poi pesca dalla sedia posta da parte al letto un paio di pesanti calzettoni di lana grezza che le arrivano fino al ginocchio. Una volta indossati, afferra anche gli stivali di pelle che usa per andare a cavallo, ma aspetta a calzarli: se vuole raggiungere la porta, deve scendere le scale e, se vuole scendere le scale senza fare rumore, deve restare scalza. 

Muovendosi in punta di piedi, la ragazza si avvia giù per i gradini e tira un sospiro di sollievo quando vede che dalla camera dei suoi genitori non giunge alcun suono. Bene, pensa. Stanno dormendo.

Chi ha il sonno più leggero è invece Mia, che occupa una minuscola stanzetta al pianterreno. Spesso la notte la sente rigirarsi nel letto, ogni tanto la sente persino camminare tra la cucina e la sala da pranzo. Le passeggiate notturne della domestica non sono un mistero: dice che lo fa per prendere sonno, perché a volte la casa è troppo silenziosa per lei, nata e cresciuta in una famiglia numerosa nelle steppe a occidente.

Lyra si acquatta sull'ultimo gradino e resta in ascolto, nascosta nell'ombra del corrimano di legno massiccio. Non sarà così sfortunata da incontrare Mia proprio quella notte. La ragazza tende le orecchie.

Bene. Sembra tutto silenzioso.

Stringendo in mano gli stivali, scivola via dalla scala e raggiunge la porta d'ingresso. Da quando Jens Lowal è venuto a far loro visita, di notte viene chiusa a chiave. La serratura è sicura, ma ha un grosso difetto: è tremendamente rumorosa.

Lyra appoggia una mano sul pannello di legno e con l'altra impugna la chiave e, con estrema attenzione, la gira.

Lo schiocco del metallo sembra un colpo di moschetto. Gli fa eco il cuore della ragazza, che dal petto le balza in gola.

Maledizione! Pensa Lyra chiudendo gli occhi e aspettandosi di venire sorpresa da un momento all'altro. La casa rimane però silenziosa e dopo qualche istante la fanciulla si permette di esalare un sospiro di sollievo.

Adesso dev'essere veloce. Si infila rapidamente gli stivali di cuoio ed esce sul patio, ma, quando sta per chiudersi la porta alle spalle, una voce ben nota la fa sobbalzare.

"Chi va là?"

Per un istante Lyra ha l'istinto di scaraventarsi in avanti e scappare a rotta di collo verso il cancello di ferro battuto che separa il giardino dal mondo esterno, ma sa bene che, all'occorrenza, Mia corre più velocemente di lei.

"Sono io" sospira allora facendo un passo indietro e permettendo alla domestica di vederla.

È chiaramente appena scesa dal letto: i capelli scarmigliati sono raccolti in una spessa treccia corvina e la camicia da notte le è scivolata lungo un braccio, mettendo in mostra una spalla liscia e dalla pelle ambrata. In mano tiene una candela mezza consumata.

"Lyra!" esclama sorpresa. "Cosa ci fai in piedi a quest'ora? E perché sei... Stavi uscendo?"

Mia sembra scandalizzata dalla prospettiva di una scampagnata notturna.

La ragazza sospira e abbassa lo sguardo a terra. "Volevo solo prendere un po' d'aria in giardino. Non riesco a dormire."

Sulla fronte liscia della donna si formano due rughe profonde. "Con questo freddo? Non se ne parla nemmeno! Torna a letto: se tua madre lo venisse a sapere, mi farebbe passare dei guai!"

Lyra sgrana gli occhi e assume l'espressione più innocente che le riesce. "Ma non lo saprà mai: vado solo in giardino. Torno subito, lo giuro! Lo dici sempre anche tu, che quando non riesci a prendere sonno ti fa bene camminare un po'."

È difficile essere convincenti quando non si può alzare la voce, e infatti la domestica è inamovibile. "Sì, ma in casa. Al caldo."

Non c'è molto che Lyra possa dire per convincerla a lasciarla uscire. A meno di raccontarle della voce che la tiene sveglia di notte, ovviamente. La ragazza lancia uno sguardo carico di rimpianto al giardino: se si concentra, sente ancora l'eco del richiamo che le chiede di lasciare la sicurezza della sua casa e di dirigersi verso est.

"Hai fatto un brutto sogno?" le chiede premurosa Mia; e all'improvviso Lyra intravede la possibilità di liberarsi di parte del peso che la opprime ormai da giorni.

"Sì" improvvisa, preparandosi a creare una bugia che però non è troppo lontana dalla realtà. "È un sogno ricorrente, in effetti."

La domestica la guarda incoraggiante.

"Sogno di essere in campagna", continua la ragazza, facendo un vago gesto verso levante, "da qualche parte là a est, tra le colline. C'è una donna che mi chiama, ma io non riesco a vederla in faccia, né a raggiungerla. È angosciante, e quando mi risveglio faccio fatica ad addormentarmi di nuovo."

"Hm-hm" annuisce Mia, come se quello che le ha raccontato avesse perfettamente senso.

Lyra deglutisce e poi continua. "Mi sembra quasi che mi manchi il fiato: è per questo che volevo uscire un po' in giardino."

Mia le passa un braccio attorno alle spalle. Malgrado la familiarità con cui la tratta, la domestica è solitamente attenta a mantenere le distanze e quel gesto così intimo quasi commuove Lyra: sa che la giovane era solita a badare a una moltitudine di fratelli minori e si chiede se in quel momento Mia non la veda come una sorta di sorellina da proteggere.

"Sai cosa penso?" le chiede la giovane dopo un po'.

"Uh?"

"Credo che il fattaccio con quel bandito, l'altra notte, ti abbia scombussolata più di quanto credi."

Lyra dubita che sia quello il problema, ma abbozza comunque un sorriso. "Può essere."

"È normale che tu sia spaventata e faccia fatica a dormire" insiste Mia. "Ti ha buttato giù dal letto nel cuore della notte!"

La ragazza si passa una mano sugli occhi, sentendo che la stanchezza sta tornando a farsi sentire con prepotenza. "Probabilmente hai ragione."

"Sei poi ci aggiungi tutto il parlare che si fa in questi giorni di tesori nascosti sottoterra, non mi stupisce nemmeno che tu abbia sognato di trovarti tra le colline."

Lyra la guarda senza capire. "Di cosa stai parlando?"

Un'espressione sorpresa si disegna sul volto della domestica. "L'articolo che è uscito un paio di settimane fa sul Corriere di Yevàn. Le tesi di quel professore che crede che sotto le colline a est ci sia un antico tesoro. Quello che dice di aver trovato dei testi che lo provano..."

La ragazza scrolla lentamente il capo, mentre una strana inquietudine le fiorisce nel petto. "Non ne ho mai sentito parlare..."

Mia alza gli occhi al cielo e con una mano chiude la porta d'ingresso, mettendo definitivamente fine alle velleità di fuga di Lyra. "Ma com'è possibile? La cosa è sulla bocca di tutti! Basta andare al mercato per sentire almeno dieci teorie diverse su cosa sia di preciso questo tesoro."

"Io non ci vado mai, al mercato" pigola Lyra.

L'altra giovane sbatte lentamente gli occhi. "Oh, è vero. Ma qualche voce ti sarà arrivata sicuramente, anche se non te lo ricordi. C'è questo tizio che dice di aver studiato diversi testi risalenti a qualche secolo fa e di essere giunto alla conclusione che la leggenda del Tesoro degli Elfi sia vera almeno in parte."

In un certo senso si può proprio dire che qualche voce mi sia arrivata, pensa Lyra con una smorfia. Forse Mia ha ragione, forse si sta lasciando suggestionare da qualche chiacchiera che ha sentito e poi dimenticato, ma nel suo animo sa che non è così.

C'è un dubbio che la assilla. "Secondo te ha ragione?"

Mia sventola una mano come per scacciare un insetto molesto. "Sono solo chiacchiere buone per intrattenere la gente che non ha niente da fare. A chi non piace fantasticare su un mucchio d'oro senza padrone?"

Lyra annuisce, ma la sua mente sta girando vorticosamente. Quando, pochi minuti prima, si è inventata un sogno da raccontare a Mia, le è venuto istintivo parlare delle colline. Non c'è una ragione precisa per cui l'ha fatto, ma ora è certa che è lì che deve andare, se vuole trovare l'origine della voce che la tormenta tutte le notti.

Lo smarrimento che prova glielo si deve leggere in faccia, perché Mia la sospinge verso le scale. "Coraggio", le dice, "torna in camera. Ti porto un bicchiere di latte caldo: fa miracoli per l'insonnia."

Non avendo alternative, la fanciulla obbedisce e poco dopo la domestica la raggiunge tenendo tra le mani un bicchiere fumante. "Piano, che scotta" le raccomanda nel porgerglielo.

Mentre Lyra sorseggia il latte, Mia si siede sul bordo del letto. "Sai, stavo pensando che una volta anche a me è successa una cosa del genere."

La ragazza solleva lo sguardo dal copriletto e lo sposta sull'altra giovane. Ha le mani in grembo e gli occhi persi in un ricordo lontano.

"Sì?" chiede, incuriosita dall'espressione sul volto di Mia.

Quella fa un cenno d'assenso e aggrotta appena le sopracciglia. "Sì. Me l'ero dimenticato, ma me l'hai fatto tornare in mente. Ero ancora a casa mia ed ero molto piccola. Avevo tre o quattro anni al massimo, credo. Nelle steppe abbiamo questa leggenda, una sorta di spauracchio per i bambini capricciosi. È una specie di demone che si nasconde nelle ombre e che si mostra solo quando il sole sta per tramontare. Credo che serva per convincere i bambini a tornare a casa prima che faccia buio."

Lyra annuisce, vedendo la logica in una leggenda del genere.

"Ne ero ovviamente terrorizzata e portavo sempre al collo un amuleto che aveva creato mio nonno con pelle di daino e... Beh, un amuleto che serviva come protezione contro questo demone" continua Mia. "Era una specie di ossessione e una notte me lo sono sognata e, credimi, era un sogno talmente vivido che per parecchio tempo ho pensato che fosse reale. Se ci ripenso mi vengono ancora i brividi. Mi ricordo ancora la luce del crepuscolo, la neve, gli artigli di un'enorme creatura nera che cercava di afferrarmi... Un incubo, nel vero senso della parola."

Mia si azzittisce con un brivido e Lyra la guarda con gli occhi sbarrati. Era un sogno? Vorrebbe chiedere. Era davvero soltanto un sogno?

La domestica si riscuote come per scrollarsi di dosso il ricordo e balza in piedi. "Be', e adesso ti auguro una buona notte; e mi raccomando: non preoccuparti troppo dei sogni. A volte fanno paura, ma la mattina dopo non hanno più alcuna importanza."

La fanciulla annuisce e si tira la coperta fin sotto il mento, sperando che il latte caldo la aiuti davvero a prendere sonno.

Il suo tentativo di addormentarsi ha però vita breve.

Lyra!

La giovane sobbalza. Non se l'è sognato, quel grido, non se l'è immaginato, e se nessun altro lo sente, un motivo deve esserci.

Mossa da una sicurezza che viene da una parte di sé che sente di non conoscere fino in fondo, indossa nuovamente gli abiti che si è levata poco prima e scende di nuovo le scale. Adesso sa che nessuno la sentirà, sa che Mia non ha chiuso a chiave la porta d'ingresso, sa che nessuno la fermerà mentre apre il pesante cancello di ferro battuto.

Ha solo un attimo di incertezza quando muove i primi passi sulla strada che porta verso la campagna, ma è questione di poco: un respiro profondo e poi via.

Non fino alle colline, ma almeno alla ricerca di qualche risposta.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Red Owl