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Autore: Fiore di Giada    17/10/2022    1 recensioni
Scritta per gli "esercizi letterari" del gruppo Facebook "Fondi di caffé: il tuo scrittoio multifandom". Prompt: muro.
Non credo di essere riuscita a esprimere al meglio la traccia, ma ci ho provato. (anche perché questo è un periodo di magra per me)
Comunque, è una scena tra Enji e Rei, in cui lui decide di parlarle.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Endeavor, Rei Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Con passo lento, ma deciso, Enji percorreva i corridoi dell'ospedale psichiatrico.
Nella mano destra, stringeva un mazzo di iris blu, mentre la sua sinistra aveva un volume di classici francesi.
Di tanto in tanto, si fermava per alcuni secondi, poi riprendeva a camminare.
Sono un completo idiota., si diceva. A causa delle sue pretese crudeli, sua moglie era impazzita e lui l'aveva costretta al ricovero in quella clinica.
Come osava sentire disagio in quel luogo?
Lui, con la sua violenza ossessiva, quasi perversa, aveva spinto sua moglie in un abisso di rabbia e dolore.
Ne era sicuro, Rei, lontana dai suoi figli, soffriva molto più di lui.
Sospirò e si passò una mano tra i capelli rossi. L'immensità dei suoi errori si stagliava nella sua mente, come un'erta montagna.
La sua espiazione era dolorosa, ma non poteva tirarsi indietro.
Doveva sopportare il peso dei suoi errori e trasformare se stesso in una degna figura di riferimento.
E in tale suo cammino le lacrime non erano ammesse.
Un uomo non piangeva per le conseguenze dei suoi errori.

Si fermò a poca distanza dalla porta della camera di Rei.
Il gelo invase il suo corpo e le sue gambe rimasero ferme, quasi inchiodate al pavimento. Oltre quell'uscio, sua moglie proseguiva il suo cammino di cura.
Forse, si colpevolizzava ancora per lo sfregio sul viso di suo figlio.
No, Rei. Tu non sei colpevole. Sono io., pensò. Sua moglie avrebbe dato la vita per i suoi figli.
Lui, con i suoi maltrattamenti, aveva avvelenato il suo cuore d'odio e ira.
Tali sentimenti avevano annebbiato la sua razionalità e lei li aveva riversati sull'incolpevole Shoto.
Lui aveva armato la mano di lei.
Dopo tanto, troppo tempo aveva compreso la mostruosità delle sue azioni.
Rei meritava di essere liberata da un simile rimorso, ne era ben cosciente.
Ma le sue parole, per quanto sentite, non sarebbero apparse false o tardive?
Sfiorò con una mano l'uscio e carezzò la maniglia. La sua forza avrebbe potuto abbattere quella fragile barriera.
Ma tra lui e sua moglie si innalzava un muro d'incomunicabilità, rabbia e vergogna.
Sarebbe riuscito ad abbattere quella forte e invisibile parete?

Con gesti rigidi, meccanici l'uomo bussò.
Chi è? – domandò una voce femminile calma.
Enji, sentendo quella domanda, sussultò e le sue mani tremarono. Era giunto il momento della verità.
Sono io. Posso entrare? – chiese poi, la voce arrochita dal timore. Gli pare quasi di violare, con la sua presenza, uno spazio sacro.
Rei, lontana da lui, sta rimettendo al loro posto i cocci della sua psiche frantumata.
In quelle poche, scontate parole ha riconosciuto la donna riservata, ma gentile, da lui sposata anni prima.
Come può entrare nei suoi spazi?
Lei non ha bisogno di un uomo come lui, che non ha saputo sublimare la propria sete di rivalsa.
S... Sì. mormorò la voce di Rei, dietro la porta.

A passo rapido, deciso, attraversò la soglia.
Il martellio del suo cuore risuonava nelle sue stesse orecchie, mentre il tremito delle sue mani aumentava.
A fatica, concentrò lo sguardo sull'esile figura di Rei. Non si era sbagliato, era rifiorita.
E tale consapevolezza aumentava il peso dei suoi rimpianti.
Quella donna, che lui aveva incatenato ad un matrimonio d'interesse, gli era diventata cara.
Avrebbe desiderato ricreare un nuovo matrimonio, basato sulla stima e sul rispetto.
Ma doveva andare oltre le miserabili ragioni del suo cuore e comportarsi come un vero uomo.

Mi hanno detto che volevi parlarmi. esordì Rei, rompendo il silenzio.
Lui, per alcuni istanti, resta silenzioso. La bocca gli sembrava impastata di calce dura.
Ma doveva andare oltre la sua vergogna.
Posò il libro e il mazzo di fiori sulla scrivania.
Di sottecchi, la donna lanciò un'occhiata al libro e rimase sorpresa. Erano autori classici francesi, da lei amati.
Si era ricordato di questo suo interesse.
A cosa ti serve quel libro? domandò. Aveva intuito l'imbarazzo del marito e, per questo, gli aveva posto una domanda neutra.
Forse, la gradualità avrebbe permesso loro di essere sinceri e limpidi.

Non è per me. E' per te. Il mio francese non è perfetto, al contrario del tuo. dichiarò lui.
Rei alzò un sopracciglio.
Enji sospirò. La domanda di Rei, ad un orecchio inesperto, poteva apparire quasi stupida, ma lui aveva compreso.
A suo modo, lei cercava di aiutarlo.
Vedi, io ho domandato ai medici che cosa sarebbe successo, se ti avessi regalato un libro... Mi hanno detto che era una idea valida, perché la lettura avrebbe stimolato la tua mente. E mi sono ricordato del tuo interesse per la cultura francese. spiegò, il tono chiaro.
Rei spostò lo sguardo ora sull'uomo, ora sul libro. Un tempo, lui avrebbe preteso una adesione bovina ai suoi ordini deliranti.
Aveva punito la sua disperata e inutile ribellione con una violenza insensata.
In quel momento, cercava di aiutarla a guarire e a elevarsi mentalmente.
Non hai paura? chiese ancora lei.
Con un gesto fermo, deciso, lui scosse la testa. Aveva capito i dubbi celati dietro quella semplice domanda.
Doveva rassicurarla.
No, non ho paura. Io... Io ho promesso a Shoto che sarei diventato un uomo migliore e desidero mantenere la parola. E non sarei tale se temessi la tua voglia di libertà... Hai tutto il diritto di vivere la tua vita come meglio credi. Anche lontano da me. mormorò lui.
Si interruppe e strinse il pugno. Di nuovo, avvertiva quel doloroso groppo stringergli la gola.
Ma non poteva cedere alle lacrime.
Rei non aveva bisogno di uno spettacolo tanto indecoroso.
La donna accennò ad un sorriso. Non si era sbagliata.
Il suo sposo, con ardente sincerità, cercava la redenzione e, senza alcuna costrizione, le aveva ridato la libertà.
Una traccia del suo orgoglio, però, era rimasta.
La vergogna delle sue azioni lo induceva a celare le sue emozioni dietro la maschera di condottiero.
Capisco e apprezzo la tua onestà... sussurrò Rei. In quel momento, lui aveva mostrato una notevole lucidità.
E le stava donando la possibilità di ricominciare.
Forse, da un matrimonio forzato e triste, poteva rinascere un legame di stima e rispetto.
Rei, hai bisogno di altro? chiese l'Eroe. Era stata per lui una prova dolorosa, ma si sentiva libero.
Non aveva ceduto ai richiami della codardia.
Lei scrutò il suo volto e l'uomo, a fatica, sostenne il suo sguardo.
Sì... Ho bisogno che tu non molli. Mai. Per i nostri figli. Nonostante tutto, siamo ancora genitori e lo saremo sempre. scandì lei, ferma, pacata.
Lui, con un deciso cenno della testa, annuì.
Sì. Hai ragione. Non mollerò. Mai.







   
 
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