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Autore: Jasmine54    17/10/2022    1 recensioni
Un ritratto che, con lievi pennellate colorate, descrive la vita in una cittadina italiana non bene identificata. Le diverse classi sociali che la abitano e i personaggi pittoreschi che compaiono sullo sfondo costituiscono, con tinte talvolta tragiche e talvolta comiche, l’anima della cittadina.
Nota: rating alzato ad arancione per un solo capitolo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Gli anni trascorrono veloci o lenti, secondo il sentire di ognuno.

Le generazioni si susseguono, ma rimane sempre lo stesso il modo di vivere la vita cittadina, tra abitudini collaudate e novità introdotte dai più giovani.

I più anziani, o meglio, quelle persone che si sono lasciate prendere dalla stanchezza o dal non voler più accettare i cambiamenti imposti dal tempo, si trascinano per le vie spenti, senza un briciolo di entusiasmo. Questi di solito sono i più diffidenti, i più pettegoli.

Gli altri, pur avendo la stessa età, si buttano invece decisi sulle nuove scoperte tecnologiche e, certe volte, pensano di dare lezione ai più giovani, esperti in materia. Altri ancora, magari, organizzano viaggi culturali in varie città, e talvolta si spostano anche fino alle coste africane per le vacanze estive.

È bello, comunque, vedere questi contrasti generazionali lungo le vie cittadine. Tra discorsi e risate, tutto sa di familiare.

Questo, del resto, era anche quello che stava accadendo nella ‘nostra’ cittadina.

 

La signora Virginia continuava a vivere la propria positività con gioia e felicità. Accanto a lei c’era sempre la signora Rosalia, ormai sua amica e complice inseparabile.

La signora Marietta, senza ascoltare il marito, aveva deciso di portare avanti il proprio assiduo lavoro dalla contessa Soleni Melzi. L’abitudine di una vita l’aveva cristallizzata, nonché resa indispensabile in quella casa dove tutto era possibile, e spesso dovuto.

 

Ilaria non era voluta andare all’università, dando retta a Christian, il suo ragazzo “che sa sempre tutto”, come diceva Agnese.

La ragazza aveva iniziato a lavorare in una libreria del centro, subito dopo aver terminato il liceo. Era felice di quel lavoro, e lo avrebbe messo sicuramente al primo posto nella sua vita, se non fosse stata sempre assillata da Christian, con la sua pretesa di attenzioni continue.

 

Sara, dopo aver appreso ben quattro lingue, stava terminando il suo master a Mosca. Ormai ci viveva da un po’ di tempo e lì aveva trovato anche un ragazzo, un giovane professore universitario. A volte Lorenzo la chiamava ancora, per sapere come stesse, o forse per cercare di riallacciare il loro rapporto. Sara era comunque piuttosto determinata, e aveva detto più volte al ragazzo di non volere essere contattata.

“Spero che capisca, altrimenti blocco il suo numero,” aveva confidato Sara alla sua amica di corso, Svetlana.

Pinuccia, dopo la partenza di Sara, aveva inizialmente vissuto momenti di infelicità, nonché un senso profondo di vuoto all’interno delle consuete dinamiche della vita familiare.

Poi, a distanza di tempo, era riuscita a colmare quel vuoto grazie al lavoro. Con l’impegno nell’insegnamento e nell’educazione dei suoi piccoli alunni aveva riempito in parte il desiderio della presenza di sua figlia.

Per fortuna, poi, Sara faceva ritorno a casa ogni tre o quattro mesi… E allora sì che mamma e figlia si scatenavano in chiacchiere, confidenze e passeggiate insieme!

Trascorsi anni dal suo esordio nell’istituto, Pinuccia aveva inoltre potuto individuare e conoscere meglio le insegnanti e le persone che ci lavoravano.

C’era sempre rispetto tra loro, ma come si sa, non sempre la sincerità e la capacità lavorativa esaltano le persone.

Pinuccia aveva comunque avuto modo di fare amicizia con diverse colleghe e di rendersele amiche: gli scambi di lavoro e le confidenze le avevano rese complici nelle scelte scolastiche e nel rapporto con i genitori.

Anche i bambini erano piuttosto legati a Pinuccia, perché lei li sapeva coinvolgere nelle varie attività, con attenzione ai loro bisogni, ma anche ai loro doveri.

Spesso poi, fuori dal lavoro, Pinuccia usciva con le colleghe per un caffè, per un tè o per una pizza la sera, nei vari pub che lei e Sara erano solite frequentare.

 

Dall’altro capo della città, intanto, un bambino, accompagnato dalla madre e da un cagnolino, stava andando a scuola.

“Lollo, stai buono, ritornerò a casa nel pomeriggio,” disse il bimbo al suo cane, abbracciandolo. La mamma fece l’occhiolino a Francesco, accompagnato da una carezza.

Come era cresciuto il piccolo trovato sotto un albero, ora felice nella famiglia del pediatra!

“La mamma biologica del bambino non si è mai presentata alla nostra porta, per fortuna…” pensò tra sé la donna. Con il cuore gonfio di emozione, sperò, in cuor suo, di non doverla mai incontrare.

 

Ognuno, con il proprio sentire, contribuiva a rendere sempre unica e viva la cittadina.

Questa, nelle varie stagioni, continuava a organizzare eventi, mercati, film d’essai all’arena, mostre e, naturalmente, sempre per Ferragosto, la famosa ‘tortellata’.

Come si poteva non amare quella cittadina, capace di renderti parte di sé, una volta deciso di vivere lì?

Il desiderio di libertà, durante la bella stagione, invogliava a uscire in bicicletta, attraversando le molteplici ciclabili divise dai campi limitrofi e dalle strade principali per mezzo di una staccionata di tronchi in legno, ben intagliati e incastrati tra loro.

La natura che circondava la cittadina, anche grazie ai parchi circostanti, ne esaltava la bellezza e quell’apparente raffinata semplicità.

I turisti, che ogni anno attraversavano le vie cittadine apprezzandone la storia, la bellezza e la cucina, avrebbero voluto anch’essi vivere in quello spazio, a metà tra il passato e il presente.

Poi, però, una volta tornati nelle loro case, ripensando con gioia a quei luoghi, sentivano che, forse, nonostante tutto, non avrebbero voluto cambiare.

 

Perché ogni cittadina è un luogo normale e, insieme, speciale.

   
 
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