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Autore: ValeDowney    26/10/2022    2 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XXVI: Storia di un altro Stephen...e Stephanie



 
Stephanie Strange era diventata la migliore neurochirurga della sua età e tutti la cercavano. Lei stessa voleva i casi più brillanti, proprio come faceva suo padre e nessuno doveva essere superiore a lei.
Suo padre aveva sempre voluto il meglio per lei, chiedendole di dare il massimo in ogni cosa ma, la sua vita non poteva, di certo, considerarsi delle migliori. La pressione paterna non le aveva mai permesso di potersi scegliere cosa fare, nemmeno la scuola da frequentare.
Ma Stephanie voleva solamente rendere orgoglioso il padre, cosa che però lui non le aveva mai detto apertamente. Le voleva bene, ma non era la stessa cosa.
Con il passare degli anni, però, suo padre era diventato cinico, arrogante e distaccato, soprattutto dopo il matrimonio di Christine con un altro uomo, conosciuto durante i cinque anni del “blip”.
Stephanie aveva cercato di stargli il più possibile accanto, ma lui l’aveva incoraggiata a proseguire per la sua strada e rimanere la migliore nel suo campo. Così, la ragazza si era allontanata dal Sanctum Sanctorum, trasferendosi in un loft per conto suo. 
Inizialmente, Stephen non voleva lasciarla andare via; poi, però, aveva cambiato improvvisamente idea, acconsentendo alla sua richiesta. Ciò non le passò inosservato, così un giorno, dopo aver finito il turno in ospedale, decise di recarsi al Sanctum Sanctorum.
Una volta arrivata, guardò quella che un tempo era anche casa sua. Ora sembrava una dimora dall’aria spettrale e, per un attimo, vide suo padre dall’enorme finestra in cima.
Entrò. La porta cigolò. Si guardò intorno, notando quasi un totale stato di abbandono. Un tempo, suo padre era sempre stato un tipo molto maniacale con l’ordine. Sempre preciso in tutto, sia nel lavoro, che in casa. Ciò, però, non lo si poteva dire in quel momento.
Camminò sulla scalinata e, una volta arrivata in cima, cercò suo padre, trovandolo nel salotto e davanti alla finestra. Si fermò, osservandolo. Sembrava che, ogni giorno che passasse, invecchiasse sempre di più.
“Finalmente sei venuta. Non ci speravo più” disse, con voce quasi roca.
“Non ci vediamo da un po' di tempo e, mi sembrava corretto, venirti a trovare” disse Stephanie.
“Pensavo che, anche tu, ti fossi dimenticata di me” disse Stephen.
“Come potrei: sei mio padre, dopotutto. Mi hai cresciuta fin da bambina e mi sei sempre stato accanto. Anche se negli ultimi anni…” disse Stephanie. A quel punto, Stephen la guardò: la ragazza vide in lui un’espressione cupa e quasi totalmente differente dal padre che conosceva.
“Anche se cosa?! Ora non venire anche tu a farmi la morale!” replicò Stephen e, voltandosi totalmente verso di lei – tenendo le braccia dietro la schiena – iniziò a camminare, continuando: “Nessuno è mai riuscito a capire il tormento che mi infligge, nemmeno tua madre. Quando sei nata, ho cercato fin da subito di essere un padre presente e protettivo. Non volevo perderti come era accaduto con mia sorella. Tutti dicevano che sbagliavo come ti stavo crescendo, ma sei diventata la migliore neurochirurga in circolazione e questo grazie a me. Poi c’è stato il “blip” e, in quei cinque anni nei quali non c’eravamo, tua madre ha pensato bene di rifarsi una vita, dimenticandoci”.
“Non si è dimenticata di noi” disse Stephanie.
“Perché una che va con un altro e poi lo sposa, non è dimenticarsi di noi, vero?” disse Stephen, guardandola. Stephanie non disse nulla; quindi Stephen, riprendendo a camminare, aggiunse: “Al matrimonio mi chiese: “Stephen, sei felice?” ed io risposi: “Certo che lo sono. Finché ci sarà Stephanie accanto a me”. Nessuno poteva separarci. Poi hai terminato gli studi ed hai voluto andartene da qua. All’inizio non volevo lasciarti andare, poi però mi sono detto: “Sei un maestro delle arti mistiche: per te nulla è impossibile e potrai avere tua figlia tutta per te” e guardò Stephanie con un sorriso maligno.
“Quindi mi hai lasciata andare volutamente?” gli domandò.
“Certo, anche perché sapevo che avrei potuto riaverti in qualsiasi momento” rispose. Stephanie lo guardò malamente, stringendo i pugni.
“Ma non temere, cucciola mia, perché ho trovato il rimedio a tutti i nostri problemi” disse Stephen e, mise le mani accanto ad un libro sul tavolino. Stephanie sgranò gli occhi: “E’ il Darkhold: il libro dei dannati”.
Stephen la guardò: “Lo conosci?”.
“Lo zio Wong me ne aveva accennato un giorno che andai a Kamar-Taj. È pericoloso: non dovresti possederlo. Può condurre alla pazzia” rispose Stephanie.
“Non accadrà: studierò ogni suo incantesimo, che mi permetterà di viaggiare per gli altri universi alla ricerca di Christine. Ritorneremo ad essere una famiglia” disse Stephen.
“Ti prego, non farlo. Non puoi manomettere il corso degli eventi” disse Stephanie.
“Sembri tanto esperta riguardo il multi universo. Chi ti ha dato lezioni: il caro defunto zio Wong?” disse Stephen.
“Aspetta…cosa intendi dire con…” disse incredula Stephanie.
“Hai proprio capito bene, cucciola mia: dovevo riprendermi di diritto il titolo di Stregone Supremo che mi era stato strappato senza motivo. Così, mi sono recato a Kamar-Taj alla ricerca del Darkhold, trovandolo nei meandri più oscuri e proibiti della biblioteca. Ma sono stato intercettato da Wong: continuava a ripetermi che ciò che stavo per compiere era sbagliato e che mi avrebbe condotto su una strada di non ritorno. Così l’ho ucciso, portando con me il Darkhold” spiegò Stephen.
“Lo zio Wong non può essere morto” disse Stephanie, con gli occhi lucidi.
“Puoi sempre andarlo a chiedere al suo cadavere se non ci credi. Apri gli occhi sulla realtà: è tempo di riprendermi ciò che è mio” disse Stephen e, dopo aver aperto il Darkhold, iniziò a sfogliarlo.
“Ritorna in te, ti prego: sei ancora in tempo” disse Stephanie.
“Il tempo è relativo: bisogna agire in fretta. Viaggerò per gli altri universi e, quando avrò trovato quello in cui sarò felice, andremo lì” disse Stephen.
“Ma così porterai via la vita allo Strange di quell’universo” disse Stephanie. Stephen la guardò: “E chi ha detto che gli porterò via la vita? Non possono esistere due Strange nello stesso universo” e sorrise malignamente.
“Non sei più il padre che conoscevo” disse Stephanie.
“Invece sono sempre io. Sei tu che fatichi ancora nel vedermi così. E poi non ho più niente da perdere” disse Stephen.
“Ti sbagli: hai me” disse Stephanie. Stephen la guardò e la figlia, voltandosi, se ne andò. Quindi Stephen gridò: “Non voltarmi le spalle, Stephanie! Sono tuo padre e farai ciò che ti dirò!”.
“Ho chiuso nel seguire le tue regole! Sono grande ed ho la mia vita! Non continuerai a dettarla tu!” ribatté Stephanie, continuando a camminare, per poi scendere dalla scalinata ma, prima che potesse uscire, si ritrovò il padre a sbarrarle la strada. Il suo sguardo era furente.
La ragazza si voltò, ma Stephen la bloccò per un polso, per poi replicare: “Stavolta non ci sarà una pietra per fermarmi, né tanto meno una stolta banda di ragazzini. Tu sarai mia per sempre, così come anche Christine. Mi seguirai dovunque e farai ciò che ti dirò. Se non ubbidirai non sarò il padre tanto amorevole che ero”.
“Puoi stanne certo: mio padre è morto da tempo. Tu sei solamente un uomo pieno di rabbia e rancore, che vuole tutto per sé ma che non si rende conto del male che causa agli altri. Solo perché hai sofferto tu, non è detto che debbano soffrire anche le altre persone” replicò Stephanie.
“Chi ha detto che devono soffrire? È tutto più semplice mettere subito fine alle loro vite” disse Stephen. Stephanie sgranò gli occhi; poi il padre aggiunse: “Vieni con me: abbiamo un sacco di altri universi da visitare. E poi, non sei curiosa di vedere cosa fanno le altre te?” e, dopo aver aperto un portale, ritornarono al piano superiore. Lì, si diresse verso il Darkhold e, dopo aver letto un incantesimo, si aprì un portale, nel quale vi entrò, trascinando con sé Stephanie e portandosi appresso anche il prezioso libro.
Passarono i giorni e le settimane. Padre e figlia visitarono ogni sorta di universo ma, più andavano avanti e più Stephen diventava cattivo. Inoltre, l’uso eccessivo del Darkhold, istigava in lui magia oscura e poteri al di sopra di uno stregone supremo, facendogli addirittura comparire un terzo occhio sulla fronte.
Stephen non aveva pietà per nessuno: aveva, infatti, già ucciso altre sue varianti, ma mai ottenuto l’amore di Christine, né quello di Stephanie. Le figlie degli altri Stephen erano diventate, perlopiù, rinomate neurochirurghe, lasciando la casa paterna da parecchio tempo. Sembrava che gli altri Stephen non fossero stati così protettivi nei loro confronti, permettendo di crearsi una propria vita, senza troppe regole da seguire.
Stephanie avrebbe tanto voluto ritornare nel loro universo, ma la rabbia del padre era infrenabile. Dovunque andasse, sterminava morte e distruzione e, ogni suo tentativo di fargli cambiare strada, era ormai andato in fumo.
Più volte aveva pensato ad un modo per impossessarsi del libro e distruggerlo, ma sembrava che il padre guardasse ogni suo singolo movimento. Se anche provava ad allontanarsi di un po', lui le era subito dietro come una seconda ombra, finché un giorno, mentre stavano visitando l’ennesimo universo, vennero bloccati da un gruppo di persone. Alla domanda di Stephen, su come si chiamassero, uno di loro rispose: “Noi siamo gli Illuminati”.
“Allora illuminatemi del perché ci avreste bloccato. Non stavamo facendo nulla di male. Siamo solamente padre e figlia che abbiamo deciso di concedersi una piccola vacanza” disse Stephen.
“E tu pensi che crediamo veramente alle tue parole? Sappiamo chi sei. Abbiamo già trattato con una tua variante” disse una donna con uno scudo in mano.
“Vi dovrei ringraziare per questo lodevole gesto: mi avete risparmiato il tempo che avrei impiegato per ucciderlo” disse Stephen.
“L’altro te era un nostro carissimo amico, ma ha voluto compiere una strada lontano da noi, agendo da solo ed usando la magia oscura. Abbiamo vinto, ma ha distrutto un intero universo” spiegò la donna di colore.
“Ha ritenuto ciò che era più giusto fare per il bene di tutti” disse Stephen.
“Ma con le vite degli altri. Così abbiamo preso una triste decisione: ucciderlo” disse la donna con lo scudo.
“Noto, però, che avete mascherato bene la faccenda: qua fuori ho visto una statua a lui dedicata” disse Stephen.
“Abbiamo dovuto: volevamo che agli occhi dei cittadini apparisse come l’eroe che aveva sconfitto Thanos” spiegò la donna di colore.
“Prima o poi la verità verrà a galla e sarà solo questione di attimi” disse Stephen.
“E, questa verità, dovrebbe arrivare da te?” chiese l’uomo vestito di blu e con la barba.
“Vi farei un grosso favore” rispose Stephen.
“Tu ed i tuoi favori: non hanno mai portato a nulla” disse, ad un certo punto, una voce e insieme al gruppo, arrivò un uomo di colore, insieme ad un uomo in carrozzina.
“Ma guarda chi si rivede: il caro vecchio Mordo. L’ultima volta ti ho staccato la testa, non prima però che mi imploravi di risparmiarti la vita” disse Stephen e Stephanie lo guardò impaurita. 
“Il Mordo del tuo universo aveva paura di te. Ma non io e, per questo, ti sfido!” replicò Mordo.
“Non vedo l’ora di batterti un’altra volta. Vediamo di divertirci” disse Stephen.
“Ti prego, non è necessario: andiamocene e basta” disse Stephanie.
“Ti sei già dimenticata del perché siamo venuti qua?! Non me ne andrò finché non avrò ottenuto ciò che vorrò” ribatté Stephen guardandola. 
“E cos’è che vorresti?” domandò la donna di colore.
 “Rivoglio la mia Christine e voi non mi impedirete di averla!” replicò Stephen, voltando lo sguardo verso di loro.
“Non possiamo permetterti di creare un’incursione: distruggeresti il nostro universo e anche il tuo” disse l’uomo in carrozzina.
“E’ un rischio che sono disposto a correre. Avrò Christine anche a costo di uccidervi tutti” ribatté Stephen e formò magia viola.
La donna gli lanciò lo scudo, ma lui lo evitò; lo scudo rimbalzò contro una parete, ritornando dalla proprietaria. La donna di colore volò verso di lui e Stephen le lanciò addosso fasci di energia viola.
Stephanie si spostò, cercando di non essere coinvolta nello scontro. Vedeva il padre combattere contro quelle persone, eccetto per l’uomo in carrozzina. Quindi decise di avvicinarsi a lui per parlargli: “Non c’è modo per fermare tutto questo?” gli chiese.
“Tu dovresti essere Stephanie Strange” disse l’uomo, guardandola.
“Mi conosce?” domandò Stephanie.
“Conosco la Stephanie Strange di questo universo. Brillante come il padre. È diventata molto brava nelle arti mistiche, ma dopo ciò da lui compiuto, ha preferito seguire la madre al centro di ricerca, mettendo a frutto anche le sue doti da neurochirurga, utilizzando le più efficaci tecniche all’avanguardia” spiegò l’uomo.
“A quanto pare, questa Stephanie è più completa di me ed ha potuto seguire il suo sogno. Lo Stephen di questo universo non deve averla tormentata con troppe regole” disse Stephanie.
“Stephen adorava sua figlia con tutto il suo cuore: avrebbe donato la sua vita pur di proteggerla e vederla sempre felice. Così non le ha mai negato nulla, ma non parlo di beni materiali. L’ha lasciata libera di scegliere il suo futuro, ma lei ha comunque deciso di rimanere al suo fianco, finché lui, cercando un modo per sconfiggere Thanos, non ha ricorso al Darkhold” spiegò l’uomo.
“Anche lui possedeva questo libro? Credevo ne esistesse solo uno in mano a mio padre” disse stupita Stephanie.
“Il Darkhold in possesso di tuo padre, non è l’unica copia in circolazione. Purtroppo ne esistono altre. Siamo riusciti a distruggere solamente questa. Dalle ricerche del nostro Stephen, risulta che per mettere veramente fine alla sua magia, bisogna recarsi dove è stato creato” spiegò l’uomo.
“Perché allora non siete andati prima in quel luogo?” chiese Stephanie.
“Ci abbiamo provato, ma Stephen in qualche modo, ce lo ha impedito. Voleva agire da solo e, così, ha fatto. Poi sai già cosa è accaduto. Ci ha rattristito molto doverlo uccidere. Era un carissimo amico, ma era anche diventato un pericolo per questo universo. Per questo motivo devi agire prima che tuo padre distrugga anche il vostro” spiegò l’uomo.
“E come? Non mi vuole ascoltare. È pieno di rabbia e pensa solo al suo obiettivo” domandò Stephanie.
“Parlandogli” rispose l’uomo.
“Come se fosse semplice: mio padre non mi ascolta mai” disse Stephanie.
“E’ tuo padre: se ti vuole veramente bene, ti ascolterà” disse l’uomo. Stephanie si voltò, per vedere Stephen a terra e gli altri davanti a lui.
“Cinque contro uno: non è leale” disse Stephen, guardandoli.
“Anche l’altro te, negli ultimi tempi, si è sempre comportato in modo sleale. Per lui i suoi amici non esistevano più, ma solamente l’obiettivo di uccidere Thanos, incorrendo nell’uso della magia oscura. Non era più lo Stephen che conoscevamo e, anche tu, sei diventato come lui. Per questo motivo non possiamo permetterci anche la distruzione del nostro universo” spiegò Mordo e, nella sua mano, formò una lancia di vetro. Stephen cercò di alzarsi, ma non vi riuscì.
“È finita, Strange: non farai più del male a nessuno” disse Mordo e, stava per attaccarlo, quando Stephanie si mise in mezzo a loro: la lancia la trafisse.
“No!” gridò Stephen, mentre la figlia cadeva accanto a lui. Gli tenne la mano, mentre disse: “Cucciola mia, non andartene: senza te, non ho più nessuno. Mi dispiace per tutto. Avrei dovuto ascoltarti prima”.
“Non far sì che il Darkhold si impossessi di te. Sei sempre stato il più forte” disse Stephanie, guardandolo.
“Ce ne ritorneremo nel nostro universo e cercherò di essere un buon padre” disse Stephen.
“Tu lo sei già stato. Ti vorrò sempre bene…papà” disse Stephanie ed una lacrima le rigò il viso. Poi spirò.
Stephen avvicinò il viso a quello di lei: “Mia piccola cucciola, il papà non ti dimenticherà mai ma…non posso adempiere al tuo volere. Devo vendicarti” ed il suo sguardo divenne furioso. Poi si alzò e, guardando Mordo, replicò: “Avete ucciso mia figlia!”.
“Si è messa in mezzo: non avrebbe dovuto” si giustificò Mordo.
“Non avreste neanche dovuto sfiorarla! Lei era tutto per me e voi me l’avete portata via per sempre! Ora non ci sarà più nessuno a fermarmi ed otterrò ciò che vorrò!” ribatté Stephen e, sulla fronte, gli comparve il terzo occhio.
“L’unica cosa che otterrai sarà la morte!” replicò Mordo e lo attaccò. Stephen lo attaccò a sua volta, prendendo energia dal Darkhold. Da lui usciva magia viola, scaraventando l’avversario a terra. Anche gli altri lo attaccarono, ma li sconfisse velocemente.
“Ora vi farò provare lo stesso dolore che ha provato mia figlia! Porterò con me Christine e distruggerò il vostro universo. Non volevate che nessuno sapesse la verità sul vostro Stephen? Be’, mettendo fine a tutto e tutti, nessuno la scoprirà mai. Siete contenti?” replicò Stephen e, formando un grosso fascio di energia viola, stava per colpirli, quando venne fermato da una forza invisibile.
L’uomo sulla carrozzina avanzò verso di lui, tenendo una mano davanti a sé, mentre l’altra sulla tempia. Poi ribatté: “Basta così! Hai portato troppo scompiglio nel nostro universo. È ora che ritorni nel tuo!” e, spostando la mano su quella di Stephen, controllandogliela, gliela alzò, facendogli aprire un portale. Poi, fece entrare lo stregone e la figlia in esso, richiudendolo. L’uomo, abbassò la mano in modo stremato.
“Professore, cosa accadrà ora?” domandò l’uomo, con la barba.
“Il nostro universo rimarrà intatto, ma il suo… “sospirò” Ora che sua figlia è morta, non c’è più nessuno che riesca a fermarlo. Andrà sempre peggio. Lui impazzirà e, nel suo cuore, non ci sarà più un briciolo d’umanità” spiegò l’uomo in carrozzina.
Stephen stava osservando il corpo senza vita della figlia. Ancora non voleva rendersi conto della sua grande perdita. Ora, il suo cuore, era del tutto vuoto. Non avrebbe più provato sentimento per nessuno. Chi si sarebbe messo sulla sua strada, avrebbe trovato solo morte.
“Non ti dimenticherò mai, cucciola mia. Avrei tanto voluto che le cose fossero andate in modo diverso. Forse sono stato troppo crudele nei tuoi confronti. Non dovevo starti troppo appiccicato. Mi dispiace per tutto” disse Stephen e le passò una mano sugli occhi, chiudendoglieli. Poi si diresse verso l’enorme vetrata, aggiungendo: “Christine sarà presto mia. Nessuno mi fermerà” e, voltandosi, sorrise malignamente e gli comparì il terzo occhio in fronte.

 
Stephanie si svegliò di soprassalto. Guardò la sveglia sul comodino: segnava le quattro di notte. Si portò le mani sul viso, rimettendo poi la testa sul cuscino. Non riuscì a riprendere subito sonno: ripensava al sogno appena fatto. Sembrava così reale.
Il mattino seguente, stava facendo colazione con suo padre. Stephen l’osservava, per poi dirle: “Se continuerai a mescolare quel latte, diventerà panna montata”.
Stephanie alzò lo sguardo e, depositando il cucchiaino accanto alla tazza, disse: “E’ che stanotte non ho chiuso occhio”.
“Hai fatto un brutto sogno?” le domandò, mentre prese la tazza, bevendo un sorso di caffè.
“Ho sognato te e me e l'altro te aveva un terzo occhio, mentre l’altra me era morta” rispose Stephanie. Stephen per poco non si affogò con il caffè. La figlia lo guardò: “Tutto bene?”.
“Mi è solo andato di traverso il caffè” disse Stephen e, dopo essersi un po' pulito la bocca con un tovagliolo, aggiunse: “E’ stato solo un brutto incubo, tesoro: niente di tutto questo è vero”.
“Nemmeno la mamma che si è sposata con Charlie?” chiese Stephanie.
“No, perché la mamma non ha mai parlato di nozze” rispose Stephen, facendo un piccolo sorriso. In quel momento, bussarono al portone. Stephanie andò ad aprire: si trattava del postino, che le consegnò una lettera. La ragazza richiuse il portone per poi raggiungere nuovamente il padre in cucina.
“Chi era?” domandò Stephen.
“Il postino ed aveva questa lettera indirizzata a noi” rispose Stephanie. Stephen si alzò e, dopo essersi affiancato alla figlia, la incitò ad aprirla.  Così fece e, dopo aver letto ciò che c’era scritto, entrambi sgranarono gli occhi. Sulla lettera era riportato:
 
“Alla cortese attenzione del Dottor Stephen Strange e sua figlia Stephanie Strange: siete entrambi invitati al matrimonio della Dottoressa Christine Palmer e di Charlie”
 
Stephen e Stephanie si guardarono e Stephanie gli disse: “Ora non dirmi che sono pazza”.






Note dell'autrice: Ed eccomi qua con un nuovo capitolo. Si inizia ad entrare nel Multiverso....della follia. Anche se quel poco, ho adorato il Sinister Strange (ed anche il dead strange) ed ho voluto descrivere un pò la sua storia (non del tutto ovviamente). La Stephanie di questo universo è già diventata una brillante neurochirurga ma, come la Stephanie del nostro universo, è sottomessa dalle tante regole paterne (anche se lui l'ha lasciata andare, perchè sapeva che avrebbe potuto farla ritornare a casa in qualsiasi momento). Quello che avevo accennato nel capitolo "Una piccola monella", qua si capisce chi ha ucciso Stephanie e con chi stesse combattendo Stephen (quando l'altro Stephen lo aveva visto in sogno). Comunque...
GRAZIE come sempre per le bellissime recensioni. Grazie davvero di cuore (siete fantastici). Grazie ai nuovi recensori ed anche ai veterani (che seguono la storia fin dal principio). Grazie a chi ha messo la storia tra le seguire; preferite o chi è semplicemente passato di qua. Grazie anche alla mia amica Lucia
Ci sentiamo al prossimo capitolo
Vi auguro una buona notte
Un forte abbraccio
Valentina
 
 
 


 
  
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