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Autore: Albusseverus1996    31/10/2022    0 recensioni
Cosa fareste se doveste scoprire che il vostro romanzo fantasy preferito si rivelasse essere, in realtà, "TRATTO DA UNA STORIA VERA (O QUASI)? In questa FF "il protagonista", per così dire, sarò io. Amante dei libri di Harry Potter da quando ho memoria, dopo aver vinto un viaggio a Londra per visitare gli Harry Potter studios, ad aspettarmi e, farmi da guida, ci sarà qualcuno che mai avevo aspettato di vedere
-Scusi- faccio io sperando di non avere un tono sconvolto nella voce -Ma lei chi è?- lui posa il giornale sul tavolino, si aggiusta gli occhiali che gli erano caduti sul naso e fa, con un tono di voce di un uomo che si sta chiaramente divertendo un mondo
-Oh che sbadato, non mi sono nemmeno presentato. Io sono Harry. Harry Potter
Genere: Comico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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  PROLOGO 


La mia è una vita schifosamente ordinaria. Per intenderci, non molto diversa da quella della famiglia Dursley  raccontata dalla fantastica J.K. Rowling nel mio libro preferito. Nato nel nord dell’Italia, cresciuto nel sud e trasferitomi nel sud della Spagna prima di rimanere bloccato per sempre in una piccola città monotona, non fosse stato per le amicizie, importanti o meno, strette durante l’infanzia sarei impazzito probabilmente prima. Non mi è mai mancato nulla, ne sotto il piano economico, ne sotto il piano affettivo. Un ragazzo normale insomma in tutto e per tutto. In 26 anni d’esistenza ho avute molte passioni diverse, mai, comunque, durate più di qualche mese. Ero un piccolo bambino lunatico. Capace di passare da voler fare il musicista, al calciatore, al detective della omicidi in solo un giorno e a distanza di un quarto d’ora. Nonostante non riuscissi che qualcosa mi piacesse e mi appassionasse per più di 15 secondi, una cosa sola, nonostante siano passati anni e anni, continua ad essere una parte importante della mia vita, a parte il calcio s’intende. Questo è il mondo di Harry Potter. Ho sognato per anni che mi arrivasse quella stramaledettissima lettera con la ceralacca raffigurante il serpente, il leone, il corvo e il tasso. Che, nel pieno della notte, un mezzogigante staccasse la porta dai cardini di casa mia per portarmi via in sella ad una moto volante con tanto di sidecar in un mondo fatto di scope, folletti e magia. Non perché la mia vita allora facesse schifo, ero io bambino più contento del mondo, niente a che vedere con un sottoscala impolverato e pieno di ragni. Vedevo quel mondo mentre scorrevo le pagine dei libri che mio nonno comprava per me come qualcosa di tangibile e, per questo, raggiungibile. Ero ancora un bambino chiaramente, e con un ottima immaginazione tra le altre cose. Adesso 26 anni dopo sto per realizzare uno dei miei sogni. Vedere quel mondo, nonostante sia chiaro che quello rimanga un mondo di fantasia. Visitare Londra, gli studios, compiere lo stesso viaggio in treno per raggiungere il castello e tutto quello che c’è dietro il mondo del ragazzo che è sopravvissuto, mi fa venire la pelle d’oca e, finalmente, potrò vedere tutto questo da lì a un giorno. Ora però Silvio svegliati perché il lavoro ti chiama. Mi sveglio nella mia stanza piena di poster, bacchette, libri, giochi di console ormai vecchi e, con uno degli esseri viventi, più importanti della mia vita che ancora dorme beata e spaparanzata su di un cuscino. Luna, la mia fedele american stanford che, accortasi del mio risveglio, inizia a scodinzolare e leccare tutto quello che riesce a raggiungere. Poco importa che sia il mio viso, le mie mani o le mie gambe. Mi vesto in un lampo, porto a far fare i bisogni alla regina della casa e, in meno di mezz’ora sono già in ascensore per raggiungere il mio ristorante per un altra giornata di lavoro. Con il pensiero fisso che, il giorno dopo, sarò nei meandri magici della mia infanzia. Così assorto nei miei pensieri, non noto nemmeno la spessa lettera che sporge per più della metà, fuori dalla buca contrassegnata con il numero del mio appartamento. Una tranquilla domenica lavorativa, passata a servire sia  gente educata sia, purtroppo per me e per la umanità, gente che farebbe meglio a non uscire di casa o famiglie con bambini urlanti che correvano su e giù cercando di distruggere più cosi possibili. Una volta finito questo strazio, mi avvio verso la mia umile dimora a preparare il tutto, nonostante abbia ancora un giorno intero per farlo. Una volta aperta la porta di casa, Luna impazzisce come suo solito, correndo all’impazzata per venire a salutarmi e leccarmi il viso. Mi avvio nella mia camera quando, dalla cucina, sento la voce di mio padre chiamarmi per dirmi che mi era stata recapitata una lettera che aveva tutta l’aria di essere urgente. Non essendo un tipo a cui arrivano spesso, o a dirla tutta mai, questo genere di cose, con molta curiosità, vado a vedere di cosa si tratta. Era lì, appoggiata sul tavolo della cucina. Una busta giallognola, sembrava fosse quasi come una pergamena egizia. Vedo impresso su di essa, il nome della agenzia di viaggi con la quale avevo prenotato la visita a Londra perciò, leggermente preoccupato per una possibile cancellazione o cambio di date, la scarto in fretta e furia




Caro signor Latella. Siamo lieti d’informarla che, il viaggio da lei prenotato per Londra con scopo di visitare i luoghi del mondo magico britannico sarà gentilmente e, completamente, offerto da noi. Lei è stato scelto, tra un migliaio di altre persone con un estrazione puramente casuale e, per di più, avrà il piacere di essere accompagnato da una guida molto speciale e, per di più, uno dei massimi esperti nel mondo di Harry Potter. Tutti i dettagli li potrà trovare nel retro di questa pergamena con orari e luoghi nella quale incontrerà la guida. I soldi da lei spesi le sono già stati rimborsati. Congratulazioni ancora e speriamo tutti che faccia una meravigliosa e magica esperienza   



                                                                                                                   Cordiali saluti
                                                                                                                     Lavanda Brown

                                                                                                                                                                                                                                                                                     


"Lavanda Brown" mi ritrovo a pensare sorridendo. Si che la prendono seriamente la questione in questa agenzia. Devo rileggere il suo contenuto un paio di volte per riuscire a comprenderla a pieno. Arrivo alla conclusione che sia un tentativo di truffa ma, non chiedendo alcun dato bancario o roba simile, questa idea muore sul nascere anche perché, dopo qualche minuto, mi accorgo che davvero i soldi spesi per il tour mi erano stati rimborsati. “Che culo” mi ritrovo a pensare mentre continuo a sistemare le mie cose con un enorme sorriso stampato in volto. Le lancette dell’orologio iniziano a rallentare pericolosamente. Sembra che il tempo, solo per prendersi gioco di me, volesse rallentare e fermarsi per non permettermi di compiere il mio sogno. Mi ritrovo ad iniziare a guardare il telefono ogni 3 minuti circa. Di dormire non se ne parla proprio troppa ansia accumulata in mesi di attesa perché arrivi sto benedetto giorno. Mi ritrovo allora a accarezzare la mia cagnolina che dorme beata e sdraiata praticamente su di me facendo in modo che la parte sinistra del mio corpo si addormenti, e, con la mano che mi resta libera, sfoglio il depliant del viaggio mentre, con la coda dell’occhio, fisso la lettera con i vari orari e indirizzi che, tra l’altro, sembrano scritti a mano. Quando le mie palpebre iniziano a pesare come se gli fossero state attaccati due lastre di cemento, mi addormento con un grande sorriso stampato in volto e, con tutti i documenti riguardanti il volo, ancora stretti tra le mani come se avessi paura che sparissero se non li avessi tenuti stretti a me. 4 ore dopo sono già in piedi. Nonostante la mia sveglia fosse programmata per le 9:00, sono le 7:00 e già sono pronto. Luna mi fissa come per maledirmi con lo sguardo per l’orario indecente nel quale mi sono permesso di svegliarla. Si stiracchia e, con un passo molto più lento del normale e sbuffando la sua indignazione, mi segue verso la cucina dove io, dopo aver preso il rigoroso e immancabile caffè, mi accendo una sigaretta mentre lei si avventa contro i suoi croccantini. Il tempo passa lento esattamente come la notte prima e mi trovo, seduto nel letto, a guardare continuamente il telefono come se, questo gesto, aiutasse il tempo a scorrere più velocemente. Finalmente, dopo quelli che sembrano essere stati anni e non poche ore, il momento di uscire di casa è arrivato. Zaino in spalla e, ovviamente, cuffie nelle orecchie e sigaretta in bocca, mi avvio verso la metropolitana per raggiungere l’aeroporto, come di consueto, piena zeppa di pendolari e turisti. Dopo 20 minuti ho già raggiunto la mia destinazione e superato i controlli di sicurezza. L’emozione e l’ansia continuano a salire quando raggiungo il gates del mio volo sperando che, per una volta nella vita, questi non faccia ritardo. Stranamente è così e, mentre mi trovo seduto vicino al finestrino, l’ansia sparisce completamente per lasciare spazio alla felicità. Come mio solito, dopo il decollo, nonostante io lo abbia letto decine di volte, estraggo dallo zaino l’ultimo libro di Harry Potter (I doni della morte) e inizio a leggere spensierato, poco importa che quasi riesca a leggerlo ad occhi chiusi. Un attimo dopo mi ritrovo a vagare per il mondo magico in sella ad un drago che sputa fuoco dalle fauci estraniandomi completamente dal mondo reale. Non mi accorgo nemmeno del tempo che scorre fino a quando, il pilota del boing 737, dichiara tramite megafonia, che tra qualche minuto saremmo atterrati a Gatwick richiedendo a tutti i passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza. “Saranno molto utili se ci schiantassimo contro la pista” frase che si riformula nella mia mente ogni qualvolta sono su un aereo. Ripongo la mia personale Bibbia nello zaino, allaccio la cintura e, come dichiarato dal pilota, 5 minuti dopo siamo atterrati in terra britannica. Automaticamente, mentre respiro l’aria fresca di Londra, un sorriso enorme mi spunta sul volto. Con la consapevolezza di dover incontrare, da lì a mezz’ora, la mia personale guida che mi porterà in un magico mondo che sento appartenermi almeno un po’, volo verso l’uscita a passo spedito. Dopo aver dato l’indirizzo della mia destinazione ad un tassista un po’ bizzarro che indossava un enorme copricapo di origine indiana suppongo, mi ritrovo a camminare per le strane londinesi piene zeppe di persone che correvano verso il lavoro o appuntamenti vari, o di turisti che ammiravano la bellezza mozzafiato della capitale. “Allora il locale dell’incontro dovrebbe essere qui da qualche parte 34 park st” penso tenendo stretta in mano la lettera che mi è stata inviata. Mi ritrovo davanti ad un insegna di un locale con scritto “The Anchor” con gli occhi sgranati dallo stupore, non posso evitare di sorridere estasiato. Il locale rustico sembra essere lì da secoli. Non ho nemmeno iniziato il tour e già mi sento come se mi avessero scaraventato dentro uno dei mie libri preferiti. Le pareti in mattoni, gli infissi rosso fuoco. Impiego un po’ di tempo prima di riuscire a pensare qualcosa che sia vagamente comprensibile. Prima che potessi anche solo pensarlo, mi ritrovo con il telefono in mano a fare migliaia di foto come se fosse di vitale importanza cercare di immortalare ogni centimetro del locale. Una volta soddisfatto degli scatti mi decido ad entrare in perfetto orario con le direttive della lettera. Se pensavo che la parte migliore del locale fosse la facciata, una volta entrato mi si apre un mondo nuovo e fantastico. Devo recuperare la mandibola che, dallo stupore, mi era caduta da qualche parte sulla moquette rossa immacolata del pub. Era come andare indietro nel tempo di qualche secolo e trovarsi insieme alla famiglia reale per prendere il tè delle 17:00. Scale a chiocciola di legno, sedie imbottite perfettamente abbinate al colore della moquette, un enorme bancone pieno zeppo di birre alla spina, un corrimano rigorosamente in legno che portava alle scale, dietro di esso, con un dislivello di un paio di gradini vi era una sala rettangolare che ospitava parecchi tavoli rotondi di un meraviglioso legno scuro con sedie dello stesso materiale, una luce rossastra e soffusa, insieme agli odori di alcolici e piatti tipici locali, mi fa sentire come se fossi in un altro mondo. Cerco di guardare e scorgere tutti i piccoli dettagli che, ad un primo impatto, mi erano sfuggiti ancora fermo impalato come se fossi stato stregato. Faccio per prendere il telefono perché mi sembra un peccato mortale non immortalare la meraviglia a cui sto assistendo quando, un signore alquanto anziano con capelli e barba bianchissimi ma con ancora delle sporadiche sfumature rosse, sbuca fuori dal lungo bancone e mi si avvicina a passo lento ma sicuro. Più basso di me, e questo è tutto dire dall’alto (o dal basso per meglio dire) del mio metro e settanta risicato, l’uomo portava un lungo grembiule bianco immacolato da cui spuntava un prominente pancione. Mi fissa con un enorme sorriso sdentato sul volto e, nei piccoli occhi azzurri, vi è un calore che poche volte nella mia vita ho avuto il piacere di vedere. Mi sorride e apre le braccia come a volermi stringere a se nonostante io non abbia minimamente idea di chi sia. Allergico ai contatti umani faccio qualche passo indietro. Se lui se ne accorge non me lo fa pesare poiché il suo grande sorriso rimane immutato
-Signor Latella- dice con voce roca ma dolce allo stesso tempo. -La sua guida personale la sta aspettando nei tavolini fuori- mi rivolge un occhiolino. Leggermente confuso, dopo aver biascicato a bassa voce un grazie non udibile da qualsiasi essere vivente che non fosse un pipistrello, lo seguo un po’ imbarazzato. A dirla in parole povere, non sono la persona più socievole del mondo. Dopo pochi passi, ed aver attraversato la sala piena di tavoli e di gente sorridente che sorseggiava bevande varie, mi trovo fuori in uno spiazzale enorme circolare circondato da una ringhiera di ferro battuto di color nero, grandi ombrelloni rossi sparsi fra di loro a coprire i pochi e timidi raggi di sole che riuscivano a penetrare le nuvole bianche, molti tavolini di color nero circondati da sedie verdi coprivano la maggior parte della superficie dello spiazzale. Nonostante la maggior parte dei tavoli fosse già occupata da una quantità spropositata di gente allegra, i miei occhi, studiando ogni volto cercando di tirare ad indovinare chi fosse l’uomo, o la donna, che mi avrebbe accompagnato nel mio fantastico tour. Dopo una rapida occhiata, il mio cervello s’inceppa. Seduto a uno dei tavoli, il più appartato dal resto, vi era un uomo che, da dov’ero io impalato e con il volto sognante ancora sulla porta che dava allo spiazzale, stranamente familiare nonostante non potessi vederlo in volto. “Come potrei dimenticare quei capelli nerissimi che sembravano avere vita propria” penso io con l’emozione che iniziava a salire. Mi volto verso l’uomo anziano che, nonostante io fossi fermo imbambolato da circa 10 minuti, ancora mi fiancheggiava senza smettere di sorridere
-Quell’uomo è la mia guida?- faccio io con la bocca impastata con un filo di voce. Lui annuisce e, senza abbandonare il suo sorriso, con un gesto della mano, mi invita ad avvicinarmi. Faccio solo un paio di passi per avviarmi verso il tavolo. Mi volto per chiedere informazioni sull’uomo seduto al tavolo ma, l’anziano, era già scomparso come se si fosse smaterializzato. Strabuzzò gli occhi confuso e mi sporgo nuovamente dentro per vedere se fosse rientrato senza che io me ne accorgessi ma era semplicemente sparito. “Stai definitivamente impazzendo” dice una vocina fastidiosa nella mia testa. Finalmente deciso di raggiungere il tavolo pensando nuovamente all’acconciatura così familiare dell’uomo di fronte a me. “Ha senso” penso tra me e me “Ho vinto un viaggio da sogno e sarà proprio un uomo simile all’eroe della mia infanzia a farmi da guida” ha tutto senso, nella mia testa almeno. Come se mi avesse sentito, l’uomo si volta e, non credevo potesse succedere, il mio stupore aumenta a livelli esponenziali. Il viso della mia guida turistica è rilassato e sorridente. Un sorriso dolce nella quale erano appena visibili i suoi denti bianchi, portava gli occhiali, rigorosamente con una montatura rotonda per immedesimarsi nel personaggio penso io, che facevano risaltare ancora di più i suoi occhi verdi. Portava una giacca nera dall’aria costosa sopra una camicia bianca immacolata e con dettagli color oro nelle asole dei bottoni, una cravatta rossa sistemata in maniera grossolana e che pendeva sul lato sinistro del suo petto e un paio di jeans abbastanza sobri di un colore scuro. Mi avvicino ancora di più verso di lui con un grande sorriso, divertito per la scelta dell’agenzia di affiancarmi praticamente il sosia del mio eroe di infanzia per andare a visitare quello che dovrebbe essere il suo mondo. L’uomo si volta e, cercando di non farsi vedere da nessuno, estrae qualcosa dalla tasca interna della giacca. Cerco di vedere cosa fosse ma non riesco a scorgere nulla. Tuttavia lo sento sussurrare qualcosa di incomprensibile. L’aria intorno a me inizia a farsi pesante ma non ci faccio troppo caso perché, ormai raggiunta la mia destinazione, mi trovavo di fronte a lui, che, sentendomi arrivare si era alzato e mi sorrideva. Dopo qualche secondo di silenzio, lui mi porge la mano non abbandonando il suo sorriso
-Signor Latella è un piacere per me conoscerla- io sorrido di rimando e ricambio la stretta 
-Riferisca alla sua agenzia che riceveranno un ottima recensione. Lei è praticamente il sosia di Harry Potter, giusto la scopa e la bacchetta le mancano- lui ride nervosamente passandosi la mano tra i capelli. Io scoppio a ridere ma prima di potergli fare i complimenti anche per la sua gestualità, lui mi invita a sedermi. Ordiniamo due birre e io mi imbambolo un po’ nel guardare il panorama con pochi raggi di sole che lo illuminavano.
-Come è andato il viaggio?- dice lui ad un certo punto con voce imbarazzata. Lo fisso confuso
-Benissimo grazie. Non ho mai visto una guida turistica così timida comunque- lui ride di gusto prima di accorgersi del cameriere che portava le nostre ordinazioni. L’uomo, di cui ancora non so il nome, fa per pagare estranendo dalla tasca alcune monete d’oro. Il mio sguardo. alla velocità della luce, passa da fissare le monete a fissare lui che, per tutta risposta, da una manciata di monete al cameriere che non pareva confuso quanto me. 
-Tieni anche il resto Dylan- fa lui. Il giovane cameriere ringrazia e ci da le spalle. Prima che potessi anche solo chiedere qualcosa, sento un fruscio di ali passarmi troppo vicino. Spiccò un balzo spaventato mentre un piccolo pennuto si appollaia sul tavolo. L’uomo di fronte a me lo accarezza gentilmente e, prima di rivolgersi di nuovo a me, lo vedo sfilare un minuscolo pezzo di pergamena dalla sua zampa. Incomprensibilmente, quest ultimo, un istante prima di pochi centimetri si trasforma davanti ai miei occhi in un giornale enorme con immagini di streghe che viaggiavano da una parte all’altra del quotidiano in sella a delle scope, una manifestazione di folletti intenti a rivendicare non si sa che cosa, l’immagine di una bellissima donna con i capelli ricci e castani, anche lei mi è molto familiare, davanti ad una specie di microfono che saluta tutti con un enorme sorriso e poi, giusto al di sopra di queste immagini, leggo chiaramente quello che dovrebbe essere il nome del giornale

 
  “LA GAZZETTA DEL PROFETA”

 
Scuoto la testa così forte che non mi spiego come sia possibile che non mi sia scappata dalle orecchie metà della materia grigia presente nel mio cervello. Mi schiarisco la voce per avere la sua attenzione e, quando lui abbassa il giornale per guardarmi, nel suo sguardo c’è molto divertimento
-Scusi- faccio io sperando di non avere un tono sconvolto nella voce -Ma lei chi è?- lui posa il giornale sul tavolino, si aggiusta gli occhiali che gli erano caduti sul naso e fa, con un tono di un uomo che si sta chiaramente divertendo un mondo 
-Oh che sbadato non mi sono presentato. Io sono Harry. Harry Potter-
   
 
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