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Autore: Demy77    01/11/2022    2 recensioni
Sequel di “Finché morte non ci separi”. Una breve carrellata sulla vita di Ross, Demelza ed i loro figli quindici anni dopo la conclusione della storia precedente.
AVVERTIMENTI: per chi non avesse ancora letto “Finché morte non ci separi”, Valentine e Julia qui NON sono fratelli, in quanto Julia non è figlia di Ross. La cronologia inoltre, volutamente, non rispecchia fedelmente quella della saga di Graham.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era trascorsa meno di una settimana dall’arrivo di Ross e Demelza a Londra quando Dwight Enys bussò alla porta della pensione in cui Ross alloggiava nella capitale. Non ci fu bisogno di farsi annunciare, perché l’amico del capitano Poldark era ben noto alla padrona di casa. Non appena Ross aprì la porta, riavutosi dalla sorpresa abbracciò forte l’amico medico e gli espose per sommi capi quale fosse la condizione di Demelza, mentre l’altro gli spiegava che era stato a causa di una lettera di Valentine che si era messo subito in viaggio per raggiungerli. Udita la voce di Dwight, anche Demelza si unì a loro nel salottino dell’abitazione ed accolse con gratitudine la proposta di Dwight di accomodarsi in camera da letto ed indossare un abito più comodo, così che la potesse visitare. Demelza indossò la camicia da notte e si stese sul letto, mentre Ross, ansioso, osservava lo svolgimento della visita da un angolo. Dwight era calmo e concentrato; le toccò il ventre, si fece ripetere esattamente la diagnosi formulata dal collega e pose alcune domande: da quando tempo esattamente era scomparso il ciclo mensile e da quanto tempo Demelza aveva cominciato ad avvertire i primi disturbi.
La moglie di Ross tornò indietro nel tempo e con un certo sforzo riuscì a ricordare che l’ultima volta che aveva avuto il ciclo risaliva a circa quattro mesi e mezzo prima; in quel periodo infatti vi era stato un parto complicato per una delle loro vacche e lei ricordava di essersi molto stancata quel giorno, in cui tra l’altro Jud non c’era perché era andato a vendere degli animali alla tradizionale fiera di Redruth. Per quanto riguardava la seconda domanda, i disturbi si erano manifestati poco prima che Dwight partisse per l’Italia. Oltre al ciclo che tardava ad arrivare ormai da due mesi, Demelza aveva avvertito la presenza di uno strano rigonfiamento nella parte bassa dell’addome, non doloroso al tatto ma molto evidente, anche ad occhio nudo soprattutto quando si risvegliava al mattino ed era ancora distesa a letto. Dopo un primo consulto con Dwight ella si era quindi rivolta al dottor Evans di Londra, che aveva diagnosticato la presenza di una formazione all’utero che andava rimossa entro breve tempo. Nonostante tutto fosse stato organizzato, il medico aveva rimandato l’intervento ed aveva anche riscontrato un enorme aumento della massa da asportare, che rendeva l’intervento più rischioso. A questo punto fu Ross, impaziente come al solito, a sollecitare un parere di Dwight, soprattutto sulle cause per cui quel tumore era aumentato così all’improvviso, in quanto il dottor Evans non aveva dato spiegazioni in proposito, anzi era stato estremamente evasivo e quasi sgarbato, avendoli congedati in tutta fretta per recarsi a palazzo reale.
Dwight rispose che stava cercando di elaborare qualche teoria in proposito e pose un’altra domanda: se, da quell’ultima volta in cui Demelza ricordava di aver avuto le mestruazioni, la coppia aveva avuto momenti di intimità.
Sebbene fossero molto in confidenza con Dwight e lui stesse ponendo quelle domande in qualità di medico, Demelza arrossì. Dovette ammettere che sì, avevano avuto dei rapporti intimi; non c’erano mai stati problemi fra di loro sotto quel punto di vista e Ross era fatto in un “certo modo” che Dwight ben conosceva; da quando però erano andati a visita dal dottor Evans la prima volta, Ross non l’aveva più sfiorata. Data la natura del discorso entrambi i coniugi intuirono cosa Dwight stesse pensando e negarono risolutamente che quella teoria avesse fondamento. Demelza disse che aveva 39 anni e che negli ultimi cinque anni, dopo la nascita di Henry, aveva avuto un ciclo non molto regolare e non era più rimasta incinta. Ross invece espose razionalmente che era impossibile vi fosse una gravidanza in corso, in quanto un medico preparato come il dott. Evans lo avrebbe certamente capito e non avrebbe potuto confondere l’utero di una donna gravida con quello di una donna con una massa estranea da asportare.
“Calma, calma, tutti e due – li frenò l’amico – non sto negando che il tumore esista. Sto cercando semplicemente di spiegare per quale motivo Demelza si sia accorta della sua presenza solo negli ultimi tempi e per quale motivo esso sembra cresciuto in maniera notevole nell’ultimo periodo.”
Dwight ipotizzò che l’utero si fosse ingrossato rapidamente a causa della gravidanza, che contemporaneamente aveva spinto verso l’esterno la massa anomala, rendendola più percepibile e quindi dando l’impressione che fosse cresciuta a dismisura.
Demelza obiettò che aveva avuto altre quattro gravidanze e si sarebbe resa conto di essere incinta. Poi però riflettè che la sua attenzione negli ultimi mesi era stata calamitata da quella protuberanza nell’addome, aveva temuto che fosse giunta la menopausa, non aveva minimamente pensato ad una gravidanza, eppure non si poteva escludere che Dwight avesse ragione… cominciò a ricordare che nei primi tempi dopo l’ultimo ciclo non aveva avuto appetito e gli odori della cucina di Prudie l’avevano più volte disgustata, ma non ci aveva dato peso dato che la sua governante non era particolarmente dotata come cuoca; il seno era florido, i capelli setosi, la pelle distesa, inoltre nelle ultime settimane , a parte la stanchezza del viaggio, si era sentita piena di energia… se i calcoli di Dwight erano esatti doveva essere incinta da poco meno di quattro mesi. Mancava poco, un altro mese forse, per cominciare a sentire il bambino muoversi, il che le avrebbe dato la conferma di aspettare un figlio… mentre quasi accarezzava quell’idea, ricordò l’esistenza dell’altro problema di salute e domandò a Dwight cosa dovesse fare.
“Se è vero che sono incinta, quando sarò operata il bambino morirà…”- mormorò.
“E’ inevitabile” – rispose serio il medico.
“Se invece decidessi di non operarmi…”
“Non vi è alcuna certezza che la gravidanza giunga a buon fine. Il feto potrebbe non trovare spazio nell’utero, non crescere a sufficienza oppure morire nel tuo grembo; anche poi volendo sperare che la gravidanza giunga a termine con successo, potresti avere un parto con un sanguinamento eccessivo e rischiare la vita – spiegò il medico –vita che sarebbe comunque in pericolo perché non sappiamo sapere cosa succederà a quella massa tra cinque mesi, potrebbe essere cresciuta tanto da non essere più asportabile, aver invaso le tue cellule in maniera irrimediabile”.
“Mi stai quindi consigliando di operarmi ugualmente”- concluse triste Demelza.
“Come medico senza dubbio. Come amico, conoscendoti, so che non potresti perdonarti di aver pensato unicamente a te stessa, senza valutare altre possibilità”.
“Quali altre possibilità? – intervenne Ross, avvicinandosi al letto e frapponendosi fra sua moglie e Dwight – ti proibisco di farle venire strane idee! Non permetterò che metta in pericolo la sua vita! Abbiamo già sei figli che hanno bisogno di lei!”
Demelza rispose che i sei figli se la sarebbero cavata benissimo, avendo un padre, altri familiari e degli amici che avrebbero vegliato su di loro; il bambino nel suo grembo invece in quel momento non aveva nessuno che lo proteggesse, tranne sua madre stessa.
“Rischierei la vita comunque, operandomi immediatamente, questo lo sapevamo bene Ross; se c’è una sola possibilità di salvare sia me che il bambino, voglio conoscerla”- rispose fiera la donna.
“Demelza ha ragione – sentenziò Dwight – è giusto che siate informati di tutte le possibilità, poi prenderete la vostra decisione. Ovviamente i tempi per farlo sono piuttosto ristretti”.
Dwight spiegò dunque che si poteva tentare di attendere fino al settimo mese, così che il feto avesse maggiori possibilità di sopravvivenza; si sarebbe quindi tentato un parto cesareo, nel corso del quale il chirurgo avrebbe asportato anche la massa dall’utero. Non vi era alcuna garanzia di successo, ma poteva essere un tentativo. Una strada completamente priva di rischi sia per Demelza che per il bambino purtroppo non esisteva.
Dopo essere rimasti soli, Ross supplicò Demelza di non farsi assalire dai sensi di colpa e di scegliere la via più semplice, quella che anche Dwight come medico riteneva più percorribile. Disse che anche a lui dispiaceva condannare a morte una creatura innocente, ma ribadì che occorreva pensare alla loro famiglia già formata, a Bella ed Henry che erano ancora molto piccoli, e soprattutto a ciò che Demelza rappresentava per lui, per la comunità, a tutto il bene che poteva fare ancora per gli altri…
“Neanche io vorrei mai lasciarvi Ross, ma nessuno è così indispensabile su questa terra. Perché i nostri figli già nati dovrebbero avere più considerazione di questo in arrivo? Nel loro interesse l’altro dovrebbe essere sacrificato come se nulla fosse? Ascoltami bene: diciannove anni fa sono stata privata dell’innocenza nel modo più terribile, ero sola e senza mezzi, eppure ho scelto di non abortire, e mai un solo giorno della mia vita mi sono pentita di questa scelta: Quando guardo Julia non mi ricordo di Francis, del dolore e dell’umiliazione che ho provato, ma vedo una bellissima giovane donna, intelligente, buona, cresciuta con amore in una famiglia unita; vedo l’amore che tu sei stato capace di donarle, trattandola come figlia. Neppure questo bambino ha chiesto di venire al mondo, anzi per dirla tutta non era affatto nei nostri progetti; ma se Dwight ha ragione e sono davvero incinta, per quanto questa notizia ci abbia colto di sorpresa, non mi sentirei in pace con me stessa decidendo di non fare nemmeno un tentativo per salvarlo, o salvarla… sono stata capace di accogliere ed amare la figlia generata da un atto di violenza e dovrei far morire il figlio dell’uomo che amo?”
Ross obiettò che quando aveva scoperto di essere incinta di Julia Demelza era giovane e sana, mentre ora questa gravidanza era particolarmente rischiosa. Alla loro età di solito si diventava nonni, non genitori. Che cosa poi avrebbero pensato Valentine, Julia e gli altri? Che i loro genitori non erano neppure in grado di controllarsi, che si amavano irresponsabilmente come due fanciulli inesperti? Non sarebbero stati di buon esempio!
Demelza sgridò suo marito: i ragazzi non avrebbero dovuto osare pensare qualcosa di simile. Erano sposati, e nulla di ciò che accadeva nella loro camera da letto era affare dei loro figli. Tutti erano abituati a vivere in una famiglia numerosa, un fratellino o sorellina in più non avrebbe mutato i loro equilibri. Solo Henry, forse, avrebbe manifestato un po’ di perplessità, ma era un bambino di così buon carattere che presto si sarebbe abituato all’idea. Piuttosto, era preoccupante che vi fossero tante incognite e che il bambino rischiasse di non nascere in salute, per i motivi che aveva esposto Dwight.
“Se avessi la certezza che il mio sacrificio servisse a qualcosa, non esiterei ad aspettare il termine della gravidanza per metterlo al mondo: non mi interessa tanto salvare la vita, ma che lui o lei nasca sano”.
Ross la strinse forte tra le braccia: era la sua Demelza, capace di atti di generosità incredibili, ed era anche per questo che la amava così tanto. Sarebbe stato inutile insistere, lei non avrebbe mai messo a repentaglio la vita del bambino per salvare la sua. Decisero che avrebbero contattato subito il dottor Evans esponendogli la teoria di Dwight, insieme avrebbero valutato il da farsi, non scartando però la proposta di Dwight di portare avanti la gravidanza il più possibile senza mettere a rischio la salute di Demelza.
A Nampara, nel frattempo, le giornate si susseguivano in un clima teso, con Julia che trascorreva la maggior parte del tempo con le sorelle e con Henry, evitando di parlare sia con Jeremy che con  Valentine, mentre quest’ultimo, seguito come un’ombra dal fratello minore ed insofferente a questa forma di vigilanza, trascorreva sempre più tempo fuori casa, tendeva a pranzare o cenare fuori e nelle rare occasioni in cui era a Nampara teneva gli occhi bassi sul piatto limitandosi a poche frasi di circostanza. Se ci fossero stati Ross e Demelza si sarebbero senz’altro accorti che qualcosa non andava, ma Jud e Prudie non erano così perspicaci e quest’ultima in particolare nutriva nei confronti di Valentine il pregiudizio legato alla sua originaria antipatia per Elizabeth, così che, fin da quando era piccolo, attribuiva i suoi malumori alla genetica e lo lasciava da solo a sbollire la rabbia  o superare la malinconia.
Julia soffriva nel vedere Valentine comportarsi così; una volta Prudie le aveva raccontato che il nonno Joshua, quando era morta la moglie Grace, aveva affogato il dolore nell’alcol e che Ross stesso nei momenti di disperazione sembrava aver preso quella china, ma per fortuna aver incontrato Demelza era stata la sua salvezza. Era preoccupata quando il ragazzo rientrava tardi la sera ed era certa che trascorresse gran parte delle giornate al Red Lion o in altri pub a scolare gin e rum. Avrebbe voluto parlargli a quattr’occhi, ma certo Jeremy avrebbe frainteso, si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa ed in quel momento bisognava assolutamente evitare che la servitù scoprisse cosa era accaduto. Jud e Prudie avrebbero considerato il fatto come una tentazione diabolica e probabilmente avrebbero chiamato lo zio Sam a disinfestare la casa dagli spiriti maligni, come minimo. Oltre a queste preoccupazioni, la assaliva l’incertezza sulla salute di sua madre; ora più che mai sentiva che aveva bisogno di lei, di un suo consiglio, perché i sentimenti che provava per Valentine non si potevano più negare e Demelza avrebbe sicuramente trovato le parole giuste per confortarla.
Jeremy, intanto, aveva acquisito una discreta sicurezza sul fatto che, grazie alla sua vigilanza, i fratelli avessero posto fine a quella storia. Si sentiva però inquieto e preoccupato per essere l’unico depositario di quel segreto: come sarebbe stato bello se ci fosse Demelza lì con loro! La madre era la più comprensiva della famiglia, era attenta ai desideri di tutti e sarebbe stata in grado di discernere qual era la cosa giusta da fare. Ross era testardo ed impulsivo e probabilmente avrebbe reagito peggio di lui quando li aveva scoperti. Demelza no, Demelza avrebbe trovato le parole giuste per distogliere quei due testoni dalla loro malsana idea di amore, senza però umiliarli e senza trattarli male, nel rispetto dei loro sentimenti.
Anche Valentine fremeva per la lontananza di Ross: avrebbe voluto parlargli il prima possibile e chiedere il permesso di trasferirsi a Londra. Se doveva rinunciare a Julia, doveva frapporre fra di loro molte miglia, occupare la mente in nuove attività, e Londra rispetto alla zona di Truro offriva molte più possibilità commerciali. Nelle lunghe giornate trascorse lontano da casa e dalla sorella adottiva era giunto a questa determinazione.
Clowance, apparentemente vanitosa e frivola, era una ragazza molto sensibile ed intelligente e in virtù di quel particolare legame che unisce i gemelli aveva percepito che Jeremy non era tranquillo; non aveva capito per quale ragione egli fosse sempre alle calcagna di Valentine oppure, inspiegabilmente, non si muoveva dal salotto mentre Julia era lì da sola, intenta a ricamare. Anche la sera, prima di andarsi a coricare, lo vedeva aggirarsi per i corridoi con una candela in mano come se fosse una sentinella, tanto che lo aveva anche preso in giro. Il gemello sembrava anche aver perso un po’ della sua ironia e del suo spirito faceto, sembrava serio e preoccupato e non rideva più nemmeno con il piccolo Harry, il suo preferito.
Una sera, proprio mentre Jeremy perlustrava il corridoio nonostante fosse notte fonda, Clowance si decise a chiedere spiegazioni del suo strano comportamento. Vuoi per la insistenza della ragazza, vuoi perché non ne poteva più di essere il solo a sostenere il peso della notizia, Jeremy confidò alla sorella la scena di cui era stato testimone qualche sera prima. Clowance rimase esterrefatta e si domandò come aveva potuto non accorgersi di nulla. Certo Julia era una ragazza molto riservata, era stata brava a non far trapelare nulla neppure quando avevano parlato tra ragazze delle loro prime cotte, dei ragazzi più carini della zona con cui avrebbero voluto fidanzarsi… era ovvio che il nome di Valentine non fosse mai venuto fuori, ma Julia aveva espresso il suo gradimento per il figlio di Jinny Martin che fisicamente era molto diverso da Valentine; inoltre la sua amica Kelly Spencer le aveva riferito che Valentine aveva avuto una storia con sua sorella Jane e che li aveva anche sorpresi a baciarsi una volta. Jeremy obiettò che era normale per un maschio avere più storie contemporaneamente, non c’era niente di male, ma si stupì del fatto che Clowance non fosse disgustata al pari suo dalla notizia in sé, perché quei due erano fratelli!
“Beh, ma non sono proprio fratelli, se ci pensi – aveva risposto la biondina – hanno padri e madri diversi, hanno in comune solo il fatto che i loro genitori si sono innamorati, sposati ed hanno avuto altri figli”
“Ma papà ha adottato Julia, è sua figlia!” – aveva continuato Jeremy, guardando al vincolo giuridico, che era importante per la società al pari di quello di sangue.
Clowance concluse che da qualunque prospettiva la si guardava era una storia molto triste; era triste cioè che Julia e Valentine non fossero liberi di vivere il loro amore come tutti, perché in una maniera o nell’altra ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe sofferto.
“Chissà cosa gli direbbero mamma e papà se lo sapessero…” – pensò la ragazza prima di infilarsi sotto le coperte, mentre faticava a prendere sonno. Jeremy le aveva fatto giurare di non dire nulla, ma non sapeva come avrebbe fatto a comportarsi con indifferenza nei giorni a venire. Sentiva il bisogno di confidarsi a sua volta con qualcuno, ma con chi? Forse con Sophie Enys? No, era una brava ragazza ma lo avrebbe raccontato a sua sorella Sarah, era incapace di tenere un segreto per sé. Sarah a sua volta non avrebbe perso occasione per farsi notare da Jeremy, visto che ne era innamorata : quale migliore scusa di mostrarsi come amica fidata se non quella di riferirgli della violazione di un giuramento di segretezza da parte di Clowance? Inoltre non si poteva rischiare che gli Enys venissero a sapere la cosa prima di Ross e Demelza. Il segreto doveva restare in famiglia.
Per fortuna ai tormenti dei giovanissimi Poldark pose presto fine il ritorno anticipato dei genitori. Il dottor Evans dopo aver visitato nuovamente Demelza aveva concordato con la ipotesi formulata da Dwight e aveva preso atto che Ross e Demelza non intendevano procedere nell’immediato ad una operazione chirurgica. Dwight aveva deciso di non ripartire per l’Italia, così avrebbe potuto monitorare strettamente quella gravidanza così particolare, con l’intesa che, se non ci fossero stati altri disturbi, dopo tre mesi avrebbero valutato il parto cesareo.
Quando Ross e Demelza, con un certo imbarazzo, comunicarono la grande novità ci fu un attimo di silenzio cui seguirono grida e salti di gioia. La mamma stava bene e sarebbe arrivato un nuovo fratellino, o una sorellina! Bella osservò con un po’ di disappunto che al momento erano tre maschi e tre femmine, e questo nuovo arrivato avrebbe turbato l’equilibrio, a meno che non fossero due gemelli di sesso opposto come Jeremy e Clowance. Ross si lasciò scappare che sperava proprio di no! Superando l’ilarità generale Demelza volle che i ragazzi sapessero che la sua malattia non era improvvisamente scomparsa e che questo bambino rischiava di andare incontro a delle difficoltà per venire al mondo, per cui dovevano tutti pregare che potesse nascere sano e forte. Ross con una occhiataccia mise a freno la lingua di Prudie, che sotto voce mormorava con il marito che, quando si compivano prodezze sotto le lenzuola dopo aver passato i quaranta, il risultato era come minimo quello di dover stare nove mesi a letto per una gravidanza difficile, e chi ne avrebbe pagato le spese? Lei, come sempre!
Dopo la riunione di famiglia Ross si recò in miniera, raccomandando a Demelza di restare a letto e vietandole categoricamente di compiere alcun tipo di sforzo fino al settimo mese. Ross era ansioso come sempre e la sua imposizione era stata pronunciata davanti a tutta la famiglia e ai due servitori, perché di tutti pretendeva la collaborazione affinchè la moglie non si stancasse. Appena chiusa la porta però Demelza disobbedì, recandosi in giardino. Non aveva intenzione di trascorrere mesi a letto come una invalida, tanto più, pensò, se erano gli ultimi mesi della sua vita. A Ross non lo aveva confidato, ma aveva un brutto presentimento che la accompagnava, ciò nonostante si sentiva serena e fiduciosa.
Valentine aveva seguito Ross nel suo giro di ricognizione alle miniere, ognuno in groppa al suo cavallo. Avevano discusso delle estrazioni, della quantità di materiale raccolto, dei ricavi e degli investimenti fatti con Pascoe. Ross lodò l’impegno del figlio in quegli ultimi tempi e Valentine colse la palla al balzo per chiedere al padre l’autorizzazione a trasferirsi a Londra. Aveva dato dimostrazione di essere un ragazzo affidabile ed intendeva crearsi un proprio futuro in un settore che non fosse quello minerario, senza dipendere dalle fortune della famiglia. Ross tese le briglie e fermò il cavallo. Quel discorso lo sorprendeva moltissimo e cercò di comprendere quale motivazione ci fosse alla base di una decisione così drastica. Alla fine Valentine pensò che la cosa migliore era sgravarsi di quel peso, e così gli disse: “Papà, la verità è che voglio allontanarmi da Julia, perché mi sono innamorato di lei”. Ross restò sbalordito.
“Di Julia? Che cosa stai dicendo?” “Hai capito bene, papà. Di Julia, la figlia di Demelza”.
Ross, il viso contratto in una smorfia,  replicò che adesso comprendeva la ragione di tutte quelle domande che gli aveva fatto su Julia prima di partire per Londra. Valentine confermò che aveva fatto delle indagini per conto suo e aveva capito che Julia era figlia del cugino Francis, ma Ross non doveva temere: a Julia non aveva detto nulla di tutto ciò. Raccontò anche di come Jeremy li avesse sorpresi a baciarsi e che questa era la ragione per cui doveva andarsene. Ribadì tuttavia che Julia lo ricambiava.
Ross non sapeva che cosa rispondere. A differenza di quanto Valentine poteva aspettarsi non era sdegnato dalla notizia, ma solo meravigliato e molto preoccupato, per i due ragazzi ma anche per la loro famiglia in generale. Stavano già affrontando una prova difficile con la malattia e la gravidanza di Demelza, avrebbe preferito trovare tutti i figli uniti al loro fianco, mentre Valentine gli aveva appena mostrato una falla nella loro favola perfetta. Chiese al figlio di pazientare ancora qualche giorno prima di prendere una decisione definitiva, perché voleva parlarne con Demelza. Si sentì improvvisamente incapace ed impotente. Cosa avrebbe fatto senza di lei? Aveva dovuto assecondare quella sua folle scelta di portare avanti la gravidanza ed alla prima difficoltà non era in grado di dare un consiglio sensato senza ricorrere al suo aiuto. Per un attimo temette che tutto quello che aveva costruito con fatica negli anni crollasse e lui si ritrovasse solo e sperduto come si era sentito dopo il matrimonio con Elizabeth.

 
  
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