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Autore: Oscar_is_here    04/11/2022    1 recensioni
Una raccolta di one-shot ritraenti momenti slice of life di eventi della squadra del Meiwa. I principali personaggi sono Wakashimazu e Hyuga.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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09/04/19xx

 

Gli allenamenti pomeridiani erano finalmente finiti e la squadra si sarebbe potuta godere un meritato riposo.

 

Sfiniti, i ragazzi si buttarono senza contegno sull’erba, all’ombra della pensilina della panchina dove riposava bellamente indisturbato – o sarebbero stati guai – il loro allenatore, che aveva finito l’ennesima bottiglia di sakè Akashi-Tai.

 

 

 

“Sono sfinito!”

 

Si lamentò un bambino, strofinandosi gli occhi, per poi rivolgere uno sguardo d’approvazione dei suoi compagni, che annuirono anch’essi stanchi.

 

“Oggi ci abbiamo dato dentro!”

 

Un altro rise, prendendo poi la borraccia e finendo quel poco d’acqua rimasta in essa.

 

E andarono avanti a parlare dell’allenamento appena svolto per un paio di minuti, il giusto per riposarsi prima di andare a casa.

 

 

 

“Un’altra volta capitano!”

 

Wakashimazu si mise in posizione pronto a parare l’ennesimo tiro che sfrecciava ad altra velocità.

 

“Arriva!!”

 

Hyuga calciò il pallone con forza, ma il portiere l’agguantò come un’agile pantera.

 

“Perfetto!”

 

Il capitano si avvicinò al ragazzo e gli porse la mano, tirandolo su da terra.

 

“Wakashimazu. Che ne dici di venire qui domani mattina presto?”

 

Il portiere sorrise in modo lieve, quasi invisibile mentre si riaggiustò il cappellino caduto e annuendo alla proposta.

 

“Va bene. Ma ora devo andare capitano. Ho gli allenamenti di karate tra non molto.”

 

Il piccolo sorriso sparì, ma l’altro lo guardò comprensivo.

 

“Anche io ora devo andare. Ci si vede domani! Ti voglio alle sei in punto!”

 

E detto ciò, prese le sue cose e scappò di corsa a lavorare per portare qualche soldo a casa.

 

Wakashimazu lo guardò andarsene, e anche lui dopo aver preso il borsone ed essersi cambiato, se ne andò a casa. Una lunga sessione di allenamento al dojo di famiglia lo aspettava.

 

 

 

_____________________________________________________

 

 

 

10/04/19xx

 

 

 

Come accordato, Ken si presentò alle sei in punto in campo, aspettando il capitano.

 

Aveva le gambe un po' doloranti dagli allenamenti di karate, e non volendo stare troppo in piedi, decise di saltare sul palo per andare a sedersi su quello orizzontale. C’era una bella vista del campo, in effetti.

 

A distrarlo dai suoi pensieri fu una voce dal tono divertito.

 

“Che cosa ci fai lassù, Ken-chan?”

 

Kojiro rise andando sotto la porta per guardare l’amico.

 

“Perchè non mi raggiungi capitano?”

 

“Cosa?!”

 

“Eddai salta!”

 

Il numero dieci sbuffò, ma poi rise decidendo di accontentarlo.

 

Ora entrambi erano seduti, l’uno accanto all’altro. Erano così vicini che le loro spalle si sfioravano.

 

Ken si girò verso Kojiro e gli sorrise. Kojiro ricambiò.

 

“C'è una certa pace. Non trovi?”

 

“Mhmh”

 

Non bastavano parole, bastava stare così. Entrambi non parlavano molto.

 

Il primo a rompere quel silenzio fu stranamente Kojiro.

 

“Come sta andando karate?”

 

“Non sta andando molto male in verità, ma ieri ci sono andato giù pesante.”

 

“Mh…”

 

Kojiro ammirava gli sforzi del ragazzo accanto a sé, che faceva il possibile per arrivare in orario agli allenamenti.

 

“Vorrei vederti in allenamento sai?”

 

Ken alzò un sopracciglio, confuso.

 

“Non mi avevi già visto allenarmi?”

 

“Non mi interessa. Invitami a casa una volta. Non sarebbe male vederti uccidere qualcuno a calci in gola.”

 

“Guarda che non si fa questo!”

 

Ken rise di gusto in verità. Non pensava che Kojiro lo immaginasse a picchiare ragazzi più forti di lui nel dojo.

 

“Ti ho visto stendere quel ragazzone per un povero bambino.”

 

“Lo stava terrorizzando!”

 

“Appunto!”

 

Si guardarono, poi scoppiarono a ridere di nuovo.

 

Bastava poco per ridere tra di loro. Immaginare l’altro fare un qualcosa che non farebbe mai (mai dire mai).

 

“Voglio seriamente vederti in allenamento”

 

“Oggi se sei libero puoi venire a casa, non mi dispiacerebbe”

 

“Nessun problema… Karate kid.”

 

“Considerati morto.”

 

E di nuovo risero per l’ennesima stronzata.

 

“Dio, che amici strani che siamo.”

 

“Volevi dire… Migliori amici”

 

“Sì. Migliori amici”

 

Kojiro sorrise a essere considerato davvero un migliore amico per Ken.

 

Il sentimento era reciproco.

 

 

   
 
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