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Autore: LexRiccardoShion    10/09/2003    0 recensioni
Siete delusi del finale di Family Compo?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FAMILY COMPO 2
CAPITOLO SECONDO




DAY 103: ME LO VUOI DIRE CHI SEI? (SECONDA PARTE)




Masahiko sedeva a terra un po' in disparte osservando con rassegnazione la danza delle Assi. Sollevò una gamba intorpidita e la piegò al petto, poggiandovi un gomito e lasciando dondolare stancamente la mano in cui teneva una lattina di birra ancora mezza piena.
Sora e Kaoru erano una forza della natura. Si domandò dove mai potessero trovare tanta straordinaria energia.
Si voltò verso la nonna e Yukari e vide Tatsumi che le si era seduto vicino. Si sarebbe mai rassegnato?
Il nonno, intanto, stava affrontando la serata più impegnativa della sua vita. Le Assi, Kaoru, lo Yakuza, lo spogliarello di Sora. Se la rise sotto i baffi e sperò sinceramente che sopravvivesse allo shock.
Portò la lattina alla bocca e bevve un altro breve sorso.
Spiò con la coda dell'occhio Shion, seduta a terra non distante da lui. Aveva piegato le gambe di lato e si teneva in equilibrio poggiando il peso del corpo su un braccio picchettato a terra sul lato opposto. In mano un bicchiere quasi vuoto.
La sua attenzione sembrava esser stata catturata dalla performance delle Assi, che incitava sporadicamente con qualche superfluo e quanto mai inopportuno incoraggiamento. Il suo sguardo era sereno e sincerante divertito.
Sorrise e bevve un altro sorso finché non si ritrovò tra le mani la lattina vuota. Si alzò cautamente guardandosi intorno e cercando invano dove gettarla, quindi si risolse a buttarla nel mucchio delle altre carcasse.
Aprì la porta scorrevole ed uscì sul portico cercando di non farsi notare. L'aria era così fresca e limpida che gli regalò una piacevole sensazione sulla pelle.
Scese i due scalini di legno che lo separavano dal terreno e poggiò i piedi sull'erba avanzando di pochi passi nel giardino. Che bella sensazione di freschezza.
Sentì qualcuno far scorrere nuovamente la porta ed il canto sguaiato delle Assi si propagò inesorabilmente all'esterno violando quell'insolita quiete notturna. Si voltò aspettandosi il peggio ma vide la nonna che si preoccupava di cambiare l'aria della stanza satura dell'odore di liquori e profumi da donna di cui le Assi abusavano abitualmente. La donna lo guardò e gli sorrise brevemente.
Osservandola rientrare, intravide la figura delle danzatrici del ventre che si agitavano vorticosamente e subito si nascose alla loro visuale.
Si mise seduto nell'angolo del portico, le gambe penzoloni, stendendo le braccia dietro la schiena e sostenendovi tutto il peso del busto. Chiuse gli occhi e restò per un momento nel buio.
Che giornata.
Un addio, una nuovo arrivo in famiglia e una dichiarazione d'amore. Sorrise appena, tenendo gli occhi chiusi, quasi vergognandosi con se stesso per tanta sdolcinatezza.
La sua prima dichiarazione d'amore, quanto coraggio gli ci era voluto.
Anche se la parte più difficile era stata ammetterlo con sé stesso. Non ci avrebbe mai creduto prima, ma davanti a lei le parole gli erano scivolate via da sole con straordinaria facilità.
Davanti a lei. O a lui, certo.
Riaprì gli occhi e spostò in avanti il peso del corpo, poggiando le mani inerti sulle ginocchia. Dopo un attimo una risata gli risalì inaspettatamente petto e spalle uscendogli lievemente soffocata dalle labbra. Se la godette appieno cercando di rilassarsi.
" Che fai, sei forse impazzito o è solo colpa dell'alcool? ".
Si girò di scatto e la vide in piedi dietro di sé. Aveva messo una giacca sulle spalle e teneva ancora in mano una lattina di birra. L'espressione che le disegnava il viso era di consueta strafottenza.
" Che ti importa? Non ti fai mai gli affari tuoi? ".
Si voltò nella direzione opposta abbozzando un grugnito sottovoce ma la vide comunque sederglisi accanto calando dal portico le gambe ed i piedi nudi.
Si sentì strano. L'aveva rincorsa per tutto il giorno ed ora che avrebbe finalmente potuto rivolgerle la fatidica domanda provava quasi una sensazione di disagio.
La spiò tentando, con poche reali speranze, di non farsi notare. Il suo sguardo era lontano, apparentemente in contemplazione del cielo notturno, la sua espressione era serena e rilassata. Aveva le guance arrossate e gli occhi lucidi.
Chissà quanto aveva bevuto...
Rabbrividì al solo pensiero. Sapeva fin troppo bene di cosa fosse capace dopo aver alzato un po' troppo il gomito.
Girò d'improvviso gli occhi su di lui cogliendolo inesorabilmente sul fatto e lo mise subito alle corde.
" Che c'è? ".
Masahiko quasi sobbalzò per la sorpresa e distolse subito lo sguardo mettendosi sulla difensiva.
" Niente, cosa vuoi che ci sia? ".
Non cercò neppure di nascondere il sorriso sotto i baffi e si portò di nuovo la lattina alla bocca bevendo lentamente un altro sorso e lasciando che un'imbarazzante silenzio calasse tra loro.
Imbarazzante per Masahiko, chiaro.
Istintivamente la divertì vederlo crogiolare nell'indecisione, ma poi la colse un inusuale senso di colpa nel ricordare quanto era successo solo qualche ora prima. Si sentì sollevata vedendolo finalmente chiamare a raccolta per l'ennesima volta le sue energie e cercò il suo sguardo quando percepì che era finalmente in procinto di parlarle.
Li distrasse un improvviso e fragoroso rumore alle loro spalle. Si voltarono e poterono ammirare le danzatrici del ventre accatastate l'una sull'altra, presumibilmente precipitate sul portico in modo del tutto casuale.
Kaoru dondolò sopra di loro facendo sfoggio di una risata satanica e tentò di risollevarle una ad una riuscendovi però solo dopo diversi tentativi. Le grida disperate di Hiromi, rimasta schiacciata dalla mole di Kazu, incorniciarono l'intera pietosa scena.
Shion si risparmiò lo spettacolo e si dedicò alla sua lattina di birra. Masahiko invece, incredulo dello straordinario tempismo della combriccola restò voltato fino a quando Kaoru riuscì a trascinare nuovamente in casa le danzatrici e non si accorse minimamente di quanto nel frattempo gli occhi di Shion avessero indugiato sul suo profilo.
No, non aveva scordato quanto le aveva detto. Le sue parole erano ben presenti nella sua mente. Anche se, forse, sarebbe stato più corretto dire che in quel momento galleggiavano in tutto l'alcool che aveva trangugiato.
Masahiko si stupì vedendo le Assi e soprattutto Kaoru rientrare così innocue e disinteressate alle sue faccende. Evidentemente la festa le attraeva più di torturare la solita malcapitata vittima. D'altro canto, con lui, si erano già sfogate più che a sufficienza.
Si voltò si nuovo. Shion sembrava ancora intenta a contemplare il cielo e ad occuparsi della sua lattina. Restò un attimo in silenzio risolvendosi inconsciamente a rinunciare, almeno per quella sera, a scoprire l'arcano. Ma la sua voce lo distolse con prepotenza da quei pensieri.
" Beh, allora? ".
Il suo viso era inespressivo, il suo tono di voce piatto. Attese per un attimo che proseguisse ma, non facendolo, fu lui ad incalzarla.
" Allora cosa? ".
Ma lei non sembrò cogliere la provocazione, le sue reazioni gli parvero palesemente allentate. Era ubriaca, ora lo sapeva per certo.
La vide osservarlo con la coda dell'occhio, senza voltarsi.
" Non me lo chiedi? ".
La sua voce era più lieve, stavolta. Il sorriso che apparve sul suo volto era malizioso ed irriverente.
" Non vuoi sapere la verità? ".
Restò in silenzio, indeciso su cosa risponderle. Era una nuova provocazione?
Studiò con attenzione il suo viso sperando di capire se stesse facendo sul serio. Vide la sua espressione addolcirsi, il suo sorriso farsi più lieve. Gli occhi le si persero oltre le colline, là dove si piegavano pigramente verso il mare.
Lo colse un senso di inevitabilità e paura. Si voltò lentamente, poggiò entrambi i gomiti sulle gambe e fissò lo sguardo sulle mani che aveva chiuso l'una nell'altra.
" E' tutto il giorno che ti faccio la stessa domanda, Shion. Sei tu che non mi hai ancora risposto ".
I pochi secondi che lo separarono dal sentire di nuovo la sua voce gli sembrarono i più lunghi che avesse mai trascorso. Socchiuse inconsapevolmente gli occhi che divennero due sottili fessure scure e diminuì il ritmo della respirazione che interruppe del tutto nel momento in cui la sentì prendere fiato.
" Non lo so ".
Masahiko rimase immobile, perplesso e al tempo stesso sollevato. Ricominciò a respirare e, quando la sentì ridacchiare, fu colto improvvisamente da un moto di rabbia e si voltò deciso a rimproverarla. Ma le parole gli morirono in gola non appena vide il suo viso.
L'espressione che lo dipingeva lo disarmò. I suoi occhi erano fermi e limpidi come quelli di una bambina. Il suo sorriso doloroso ed appena accennato. La sua voce gli sembrò lieve e rassegnata.
" Non lo so. Davvero Masahiko, non lo so".
Soffrì nel vederla distogliere gli occhi dai propri solo dopo pochi istanti e soprattutto nel vedere quel sorriso amaro tingerle il volto.
" Ti invidio, sai? ".
Quella frase lo sorprese ancora di più distraendolo per un attimo dalla sua risposta inattesa.
" E invidio papà, e invidio mamma, Kaoru e, pensa, perfino le Assi. Invidiare le Assi, sono proprio messa male, eh? ".
Incrociò per un attimo il suo sguardo prima che lo riabbassasse sulla lattina.
" Tutti voi sapete chi siete. Qualcuno l'ha sempre saputo, qualcuno l'ha scoperto strada facendo, ma lo avete fatto tutti, chi prima, chi dopo. E vi siete presi la responsabilità delle vostre decisioni ".
Socchiuse gli occhi fermandoli sulla lattina stretta tra le mani. La voce le si fece più incerta.
" Anche tu l'hai fatto, Masahiko. Anche se non dev'essere stato facile. Io, invece, cosa ho fatto per tutti questi anni? Tutto quel che ho voluto, senza preoccuparmi mai delle conseguenze, dei sentimenti degli altri. E cosa ho ottenuto? Che oggi non so ancora una cosa così importante di me stessa. Nonostante lo desideri più di ogni altra cosa ".
Sorrise amaramente e indurì lo sguardo.
" E mi sono perfino permessa di criticare te ".
Masahiko aveva ascoltato in silenzio, avidamente, ma quelle ultime parole lo spinsero con prepotenza verso di lei. La prese per le spalle e la strinse a sé. La lattina vuota rotolò stancamente lungo il portico e infine cadde inerte sul prato umido.
Le parlò stretto da una morsa di colpa e preoccupazione.
" Avevi ragione a criticare me ".
Strinse gli occhi con forza e proseguì incrociando le braccia dietro la sua schiena.
" Stavo mentendo a me stesso. L'ho fatto per così tanto tempo. E lo farei anche ora se tu non mi avessi strappato da quel comodo torpore ".
Tacque per un momento e quando riprese non riuscì ad impedire alla sua voce di farsi più lieve.
" E purtroppo devo ammettere che non è stato facile. Ho avuto paura e, a dire la verità, ne ho tuttora. Per di più ho fatto anche soffrire un'altra persona. Se fossi stato più forte, se avessi avuto il coraggio di essere onesto fino in fondo non sarebbe mai successo. E non ho alcuna scusa per giustificarmi ".
Un sorriso amaro piegò lentamente le sue labbra, ma cercò di riacquistare un tono meno grave.
" Però, il fatto che ci sia riuscito un "coglione" come me la dice lunga, non ti pare? Anche se ho avuto bisogno di aiuto ".
Percepì un attimo di perplessità e la incalzò ancora.
" Era così che mi avevi chiamato quella sera, non è vero? ".
La sentì finalmente ridere contro la sua spalla e si sentì sollevato.
" Già. Vedo che te la sei proprio legata al dito, eh? ".
" Oh no, che vai a pensare, per così poco. Ci sono state occasioni in cui mi hai trattato ancora peggio ".
" Quindi volevi dire che se ci sei riuscito tu c'è speranza per tutti? ".
" Beh, io, Kaoru, le Assi? si, direi proprio che c'è speranza per tutti ".
Sorrise contro di lui e poi rise a cuor leggero ripensando ad Hiromi schiacciata da Kazu sul pavimento del portico.
" Senti.. ".
" Mhh.. ".
" Sono sicura che Hako non nutre alcun risentimento nei tuoi confronti, Masahiko ".
Gli piaceva sentirle pronunciare il suo nome con tanta confidenza.
" Lo spero, Shion ".
La cullò tra le sue braccia e sentì il suo corpo rilassarsi progressivamente. Dopo qualche minuto il suo respiro si fece più profondo e regolare, l'espressione del suo viso serena.
Non si preoccupò che qualcuno potesse vederli e rimase lì, in quell'angolo del portico, proteggendola dal vento fresco della sera.


Masahiko si alzò piuttosto presto ed uscì in giardino per godersi quel sole caldo ed invitante. Una volta tornato a Tokyo avrebbe dovuto aspettare almeno un altro mesetto l'arrivo della vera stagione estiva.
Passeggiò a piedi nudi nell'erba stirandosi le braccia e la schiena. La nonna era in cucina intenta a preparare le colazioni, mentre Yukari era impegnata nell'improbo tentativo di svegliare le Assi. Sorrise sotto i baffi immaginandosi la scena.
Kaoru e suo padre dovevano essere già svegli. Gli sembrava di aver sentito le loro voci alterate dall'altra parte del giardino, ma quando si affacciò oltre l'angolo non riuscì a vederli.
Tornò sui suoi passi e nell'avvicinarsi alla cucina sentì la voce di Shion provenire dall'interno. Si fermò cercando di decidere in che modo comportarsi dopo quanto accaduto il giorno precedente, ma non gliene dette tempo. Uscì improvvisamente e lo salutò come se fosse una mattina qualunque.
" Ciao Masahiko, buongiorno ".
" Ah, buongiorno ".
" La nonna dice che la colazione è pronta, hai fame? ".
" Ehm.. si, certo, ma.. ".
" Bene, andiamo ".
La vide voltarsi per entrare in cucina e la richiamò istintivamente.
" Che c'è? ".
La sua espressione stranita finì per metterlo in imbarazzo.
" Ecco.. ".
" Si? ".
" Io vorrei parlarti un attimo di ieri sera ".
" A proposito di cosa? ".
Lo guardò ancora con aria sinceramente interrogativa e Masahiko si sentì crollare il mondo addosso.
" Non è possibile.. vuoi dire che tu... ".
" Che tu cosa? ".
La vide piegare leggermente la testa di lato come se stesse sforzandosi di ricordare. Un moto di rabbia e rassegnazione lo colse improvvisamente e non riuscì a trattenere un tono stizzito.
" Ho capito, ho capito. Sempre la stessa storia con te ".
La superò agitando le braccia ed entrò in cucina sbuffando tra sé. Non vide il suo sorriso mentre le passava vicino e non la sentì quando lo ringraziò sottovoce.
Lo seguì e si sedette al suo fianco. Kaoru era già riuscita a guadagnarsi una ciotola di riso e Tatsumi si era imbambolato osservando Yukari intenta a servire le Assi che si erano presentate a tavola mezze svestite. Il nonno, al solito, imprecava con Sora colpevole di avergli portato in casa quel branco di maniaci depravati.
Masahiko li osservò uno dopo l'altro e sentì la rabbia scomparire lentamente lasciando spazio ad una piacevole sensazione di calore. La sua famiglia. Si, quella era la sua famiglia.
Si voltò verso Shion e la osservò porgere la propria ciotola alla nonna. E rispondere ad una provocazione di Kaoru. Ed accingersi a mangiare sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Com'era bella.
E ancora di più fu lo sguardo ed il sorriso che gli regalò un attimo dopo.
" Ehi, non sei più arrabbiato con me? ".
Masahiko si godette quella sua espressione infantile e finse di riflettere sulla sua domanda. Infine le rispose guardandola come se nessun altro fosse seduto a quel tavolo.
" No, non sono più arrabbiato con te ".
Dopodiché si concentrò sulla sua ciotola e fece colazione con la sua famiglia.

  
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