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Autore: MaxB    15/11/2022    7 recensioni
Questa è una storia che ho iniziato a scrivere dopo aver finito di leggere il secondo volume, quando ancora doveva uscire il terzo.
La considero una prosecuzione della storia originale come se il terzo libro non esistesse, e narra quindi delle vicende familiari che si sono succedute dopo la fine de Gli scomparsi di Chiardiluna, con leggere modifiche alla trama.
Sostanzialmente, Thorn e Ofelia saranno alle prese con la vita quotidiana da coppia sposata, cercando di capirsi, vivere insieme e prendere confidenza l'uno con l'altra.
E con un inaspettato desiderio di Ofelia...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ci posso credere che questo è l'ultimo capitolo. Alle ultime battute stavo per mettermi a piangere, non mi è mai successo con qualcosa che ho scritto io.
Solo che questa storia ha significato così tanto per me. In primis, per la storia di Ofelia e Thorn che ho amato e amo tuttora alla follia. Scriverla mi ha permesso di dare loro quel lieto fine che non hanno proprio avuto del tutto. E poi, mi ha dimostrato che posso farcela a concludere qualcosa, che se voglio posso trovare la determinazione, il tempo e la voglia per terminare una storia. Ne ho iniziate così tante senza mai concluderle...
Ma soprattutto, un ringraziamento speciale di cuore a tutti voi che mi avete seguita fino a qui, a voi 68 che avete messo questa storia nelle preferite e a voi 56!!! (non può essere una coincidenza xD) che l'avete messa nelle seguite. Senza di voi avrei anche mollato, ma i vostri commenti e la vostra presenza mi ricordavano sempre che Ingranaggi non era solo per me. Era per chiunque amasse Ofelia e Thorn e il meraviglioso universo della Dabos. In particolare, grazie a SaphiraLupin, consulente anche Bridgertoniana che è la mia lettrice di più lunga data. Ad Alchimia96 con cui ho amato chiacchierare, alla quale dobbiamo il soprannome di Terribile per Tyr e alla quale io devo un sacco in quanto a supporto. Le tue parole sono state spesso quelle che mi hanno spinta a scrivere una parola in più, una riga in più. E grazie a JeNihal che non è da tanto che si è aggiunta al gruppo delle assidue recensitrici ma lo ha fatto con un entusiasmo impareggiabile *-* A voi un grazie più speciale ancora.
Ma grazie anche a tutti quelli che hanno letto anche solo un capitolo.
Questo capitolo è per tutti voi, spero che possa farvi ridere, un pochino anche piangere, ma soprattutto che vi lasci con un dolce gusto in bocca e un bel ricordo.
Vostra, MaxB.


Capitolo 79 - Epilogo

Qualche anno più tardi... anche un po' di più...


- Altro che sette bambini - borbottò Balder, esasperato.
Vittoria passò di lì, sorridendogli angelicamente come se non fosse stata lei ad illuderlo che ci sarebbero stati solo sette bambini. Sì, perché prima Balder aveva temuto quel gran numero di prole in giro per casa. Poi l'aveva agognata, quando da sette erano diventati otto, poi dieci, e in un battito di ciglia stavano per diventare quindici.
- Le tette dei carlini?! - esclamò la zia Roseline, sgomenta.
Il tempo non era stato molto clemente con lei, che con la vecchiaia era diventata canuta, curva e pure sorda. L'artrite la perseguitava e ormai passava le giornate in poltrona a ricucire le pagine di vecchi libri che non avevano bisogno, in realtà, di essere aggiustati. Era diventata magra come un uccellino, anche se sulla poltrona sembrava una palla di lana: per sopperire al freddo, si infagottava in grossi maglioni che un tempo avrebbe vietato ad Ofelia, tanto erano brutti. E il numero di capi che indossava aumentava in maniera spropositata. Ofelia era preoccupata, ma non si poteva fare granché contro il freddo, specialmente quando sembrava sgorgare direttamente dalle ossa.
- State tranquilla - la rassicurava sempre Berenilde, che invece era invecchiata più che bene. - Vostra zia, figliola, è l'erba più cattiva che io conosca. E si sa che l'erba cattiva non muore mai.
Ofelia avrebbe voluto offendersi quando glielo sentiva dire, ma ogni volta che la guardava vedeva un affetto innegabile negli occhi sorridenti di Berenilde, e sorrideva persino lei. L'amicizia tra quelle due donne era strana, ma di sicuro era sincera. E profonda. Erano come il giorno e la notte, agli opposti eppure imprescindibili l'una dall'altra.
I boccoli di Berenilde erano diventati bianchi con l'età, ma la sua figura rimaneva elegante e non si vedeva traccia di rughe. Ofelia aveva sempre pensato che il trucco facesse miracoli, ma Vittoria le aveva rivelato che in realtà aveva chiesto un aiutino ad un Miraggio. Motivo per cui, ogni volta che entrava in una stanza, Ilda aggrottava la fronte, quasi fosse confusa.
A parte il leggero ritocchino, Berenilde era bella, felice, e somigliante al sire Faruk e alla figlia, con quei colori ancora più chiari del solito. E come poteva non essere felice, quando Vittoria le aveva regalato due splendidi nipotini? A Bernadette si era aggiunto Farid, un nome decisamente non comune di quell'arca, ma Vittoria aveva voluto dare un tributo anche al padre, oltre alla madre. In più era stata irremovibile, Tom non aveva potuto fare granché per proporre le sue, di scelte. Tutto sommato, lui sembrava soddisfatto. Stare dietro a Vittoria e ai figli gli prendeva quasi tutto il tempo, ma si vedeva con chiarezza quanto li amasse. E alla fine Berenilde aveva ceduto: i bambini la chiamavano nonna, non zia... ma solo quando erano in privato. Per la corte, lei sarebbe sempre stata la zia.
Un'altra persona decisamente in visibilio all'idea di essere circondata da nipoti urlanti era Renard. A distanza di cinque anni, Ilda e Balder gli avevano sfornato prima un maschietto, poi una femminuccia e poi un altro maschio. E poi avevano detto basta.
- Tre è il numero perfetto - aveva risposto Ilda quando Gaela le aveva chiesto quanti ancora avrebbe voluto farne. - Non sono mica una mucca.
Balder non aveva capito il paragone con le mucche, ma era più che d'accordo con la moglie. Soprattutto perché tre bambini piccoli davano un sacco da fare. Però aveva aggiunto, come giustificazione, rivolto al fratello: - Tre come noi. Il Terribile Trio.
Tyr si era quasi commosso.
Quanto a lui, dopo aver dato a Gabriella quattro maschietti pestiferi, pareva che finalmente stesse per diventare padre di una bimba. Gabriella si era messa a piangere quando Vittoria le aveva sorriso confermandole che, sì, era incinta di una femmina. In caso contrario avrebbe strozzato Tyr. E aveva dichiarato che dopo il quinto avrebbe chiuso i battenti, con sommo dispiacere del marito, che in realtà si divertiva ad essere padre. Forse perché, in fondo, si sentiva ancora un bambino anche lui, nonostante il folto baffo biondo che si era fatto crescere e che secondo lui gli dava un'aria incredibilmente virile. Non si poteva biasimare Gabriella per essere sempre stanca, insomma, specialmente dopo l'ultimo parto: due gemelli. Nonostante fosse provata e i bambini le risucchiassero tutte le energie, però, era assodato che fosse nata per fare la madre. Aveva una pazienza e una dolcezza infinite, i bambini pendevano dalle sue labbra... come suo marito. Se all'inizio era stata lei ad amare ciecamente Tyr, quasi irrazionalmente, ormai non c'erano più dubbi circa il fatto che Tyr non avrebbe più potuto vivere senza di lei. E alla fine Gabriella trovava davvero virili i suoi baffi, se ci aveva fatto cinque figli...
In dolce attesa era anche Mira, per la terza volta. Per lei niente gemelli, solo due femminucce e ora, a quanto diceva Vittoria, in arrivo un maschio. Anche lei aveva intenzione di fermarsi, nonostante il marito insistesse per averne almeno quattro. Ofelia sapeva che avrebbe dovuto preoccuparsi se Mira avesse improvvisamente cambiato idea... erano gli svantaggi di essere sposata con un Persuasivo. Ma Berthold era una persona corretta, persino la sciarpa di Tyr ci andava più o meno d'accordo. E se era riuscito a passare il vaglio del cipiglio di Tyr, Balder e persino di Thorn, tutti estremamente protettivi nei confronti delle gemelle dopo lo spiacevole incidente accaduto con i cugini di Berthold e Milena, non c'erano incertezze circa la sua buona volontà. Ma bastava solo guardarlo per capire che non era lui ad esercitare il suo potere su Mira, bensì il contrario, e da molto prima che Mira ereditasse il potere dei Persuasivi. Lei ci aveva messo un po' di tempo per innamorarsi, rimasta scottata com'era dalla sua falsa amicizia con i Persuasivi. Le buone intenzioni di Berthold però erano evidenti, e quando aveva deciso di dargli una possibilità gli aveva fatto il regalo più bello del mondo. Le era bastato veder sorridere di quell'uomo così timido e serio quasi quanto Thorn per capire che dentro era bello tanto quanto lo era fuori. Per lo meno, a lei piaceva. Belle era di un altro avviso, ma i gusti non si discutevano.
A proposito di Belle, era praticamente l'unica a non essersi ancora sistemata... proprio come Randolf. Sia Ofelia che Mira sospiravano complici quando li vedevano andare al lavoro insieme, più vicini di quanto non fossero con chiunque altro, ma allo stesso tempo distanti, una distanza piccola che però sembrava incolmabile. Ofelia aveva provato più volte a parlarle, senza risultati. Belle si chiudeva a riccio quando sentiva pronunciare il nome di Randolf, e il ragazzo era così ermetico che sarebbe stato impossibile cavargli di bocca una frase che non riguardasse il suo lavoro. Non sapeva nemmeno quando si fossero innamorati, sempre che loro si fossero resi conto di esserlo. Ofelia non riusciva a capire se fosse un bene o un male che passassero così tanto tempo insieme, ma non ci si poteva far nulla.
Era così orgogliosa di ciò che stavano facendo che non voleva in alcun modo incrinare quel sottile equilibrio che si era creato tra loro. Diventato maggiorenne, Randolf aveva espresso al padre il desiderio di diventare un insegnante, come lui. Ma anziché essere un istitutore dell'alta società, uno schiavo dei ricchi come un tempo era stato suo padre, aveva voluto fondare una sua scuola. Una scuola per senza-poteri, per garantire, almeno in parte, pari opportunità a tutti. Prendeva uno stipendio misero, ma grazie alle anonime donazioni di Thorn e Archibald per sostenere le spese del progetto riusciva in qualche modo a far funzionare tutto quanto. Belle aveva abbandonato i sogni di gloria sulla corte dopo l'immane delusione subita, e si era concentrata sullo studio per cercare di redimersi ai suoi stessi occhi. Non era strano che si fosse avvicinata ancora di più a Randolf, che difficilmente tollerava le esuberanze di Mira. Chiudendosi in se stessa dopo essersi sentita in colpa per quello che aveva fatto, era stato quasi naturale per Belle avvicinarsi a Randolf. O meglio, essere avvicinata da lui, che non era abituato a vederla così abbacchiata. Avevano iniziato a passare più tempo insieme, solo per studiare, come un tempo avevano fatto Tyr e Gabriella. A differenza di loro, però, non erano mai andati oltre uno sfioramente di mano che faceva partire al galoppo il cuore di Belle... salvo poi farla risprofondare nell'incertezza. Randolf era solo gentile? Quando i suoi bellissimi occhi eterocromi, nero e verde, la guardavano, cosa vedevano? E quando si sistemava i capelli fulvi e indomabili al mattino, si chiedeva come sarebbe stato farseli accarezzare da lei?
Non era nulla, si diceva Belle. Solo amicizia. Così come un tempo Ofelia non aveva saputo riconoscere il suo amore per Thorn. In ogni caso, finché Belle stava bene con se stessa e con ciò che faceva, a detta sua, Ofelia sarebbe stata contenta per lei. A ben vedere, era esattamente quello che lei, in prima persona, aveva voluto una volta: la tranquillità del suo lavoro e l'appagamento derivante dal fare ciò che voleva, da sola.
In ogni caso, di sicuro a Belle il suo lavoro piaceva. E le veniva piuttosto facile, data la sua innata bontà e la mente assorbente come una spugna. Renard, lei e Randolf, che aveva preso la licenza con le sue sole forze, erano un trio di insegnanti che rivaleggiavano con le competenze dei rampolli più altolocati del Polo. E offrivano i loro servigi a dei senza-poteri! Il Nibelungen era stato impietoso nel commentare la loro "sovversiva e ripugnante opera di alfabetizzazione dell'inutilità", come aveva definito il progetto di Randolf. La miglior risposta che i tre insegnanti diedero a quel giornale fazioso fu l'apertura delle porte della scuola il giorno dopo, cui si presentarono tutti i bambini iscritti. Nemmeno uno era mancato all'appello, mai, tanto che una volta Randolf era stato costretto a rimandare a casa un giovanotto con la febbre che si era presentato malato a costo di non perdere la lezione.
Per Ofelia era stato un duro colpo perdere Renard, ma era stato anche il regalo più bello che sentiva di avergli mai fatto. Salvarlo dalla reclusione costringendolo a fare il valletto non era stato esattamente un regalo, quanto un recupero dalla prigione con cambio lavoro. Lei e Renard stavano bene insieme, ma Ofelia aveva capito che la vera vocazione dell'amico era l'insegnamento quando aveva assistito a qualche lezione tenuta ai loro figli. Renard era paziente, capace, sapeva farsi benvolere e, con tutti gli anni passati al servizio di dame capricciose, aveva l'abilità di adattarsi ad ogni studente tirandone fuori il meglio. Gli era sembrato quasi spaesato quando era tornato ad aiutarla nel suo studio, come se non sapesse più come fare quel lavoro. E per quanto le fosse utile e prezioso, nonché competente, gli era sembrato anche che fosse sprecato come segretario, o consigliere, o comunque la si volesse vedere.
Sapeva che era la decisione giusta lasciarlo andare, glielo avevano detto i suoi occhi verdi luminosi e il modo in cui si torturava le mani quando le aveva chiesto, scusandosi profusamente, se poteva dare le dimissioni. Tecnicamente era in pensione, data l'età, ma era ancora pieno di energie. Ofelia era felice di vederlo realizzato, con suo figlio, e si vedevano tanto quanto prima. In fondo, abitavano praticamente nella stessa casa.
A Renard era subentrata Mira. Non aveva il dono di leggere gli oggetti come lei e Balder, ma era un'ottima segretaria, organizzata quanto Thorn. Ofelia avrebbe teorizzato che forse la mania compulsiva per l'ordine e il controllo derivava dalla memoria degli Storiografi, ma ogni volta ci pensavano Tyr e il suo incurabile disordine a smentirla. In ogni caso, Mira era un'eccellente aiutante, sia per lei che per Balder. E per Tyr.
Pochi mesi dopo il matrimonio di Balder, il suo giro di clienti per l'uso dei ponti era raddoppiato. La sua occupazione principale era diventata quella di fisioterapista, a volte non riusciva nemmeno ad aiutare sua madre mezza giornata. In più, girare per il tutto il Polo per recarsi a casa altrui era una grossa perdita di tempo, oltre che un pericolo. Se n'erano resi conto quando Balder era tornato a casa con un dito mozzato chiuso in un fazzoletto e l'espressione disgustata.
- Non è mio - si era giustificato, cercando di non guardare mentre Thorn apriva il fazzoletto per studiare atarassicamente il dito, come se si trattasse di un bigliettino e non di una falange morta e insanguinata. - Legittima difesa. Il cliente che mi ha richiesto il servigio non era un Persuasivo, né tantomeno aveva bisogno di un massaggio.
- Me ne occupo io - aveva borbottato Thorn. - Tu stai bene?
Stoicamente, Balder aveva annuito e si era raddrizzato gli occhiali. - Anche un po' di più.
Thorn gli aveva lanciato una strana occhiata, tornando poi alle sue carte.
Ofelia aveva provato un disturbante senso di dejù-vu, ma soprattutto una sensazione inquietante che le strisciava sotto pelle. Ogni volta che vedeva Balder uscire dallo studio per recarsi da qualche paziente, si chiedeva se lo avrebbe rivisto, o come lo avrebbe rivisto.
La soluzione gliel’aveva presentata Mira una sera, prima di cena. Ofelia si stava mordendo le cuciture del guanto, alla ricerca di una sistemazione per il numero di clienti che da sola non riusciva più a gestire... e per i pazienti di Balder, in aumento e potenzialmente in cattiva fede.
- Perché non assumiamo Tyr?
Il diretto interessato aveva aperto un occhio, facendo ridere il figlioletto che pensava fosse addormentato. Ofelia invece aveva smesso di mordersi il guanto mentre la sua sciarpa si stiracchiava, sorniona.
Mira si era stretta nelle spalle, impacciata, quando si era ritrovata gli occhi di tutti puntati addosso, persino quelli di Tyr.
- Be'... l'altro giorno, passando per andare dalla modista, ho visto un locale in affitto più grande di quello che abbiamo noi ora. E non tanto distante. Siamo molto in attivo con le entrate, potremmo permetterci di vendere lo studio che abbiamo ora e comprare l'altro, espandendoci in modo da sfruttarlo congiuntamente come studio di lettura e fisioterapia. In questo modo Balder non dovrebbe andare in giro per tutto il Polo a casa di clienti, avrebbe lo spazio per riceverli comodamente. E tra un appuntamento e l'altro potrebbe darvi una mano con le perizie. Inoltre, assumendo Tyr ci sarebbe una gran mole di lavoro in meno sia per voi, mamma, che per Balder. Lui potrebbe essere... come dire...
Balder si era massaggiato il mento ispido, meditando ad alta voce. - Una spola. Un jolly. La mamma può solo leggere e Tyr può solo usare i ponti. Io potrei aiutare chi ne ha più bisogno.
Mira si era illuminata, grata che non avessero bocciato subito la sua idea. - Esatto! E io sarei in grado di gestire entrambe le contabilità.
- Io invece sarei il deterrente contro malintenzionati. Se prima provavano ad incastrarti, Bal, con me e te a lavorare insieme desisteranno tutti dal provare qualche colpo di testa.
Ofelia aveva guardato la figlia con ammirazione, sentendosi sciocca a non averci pensato lei stessa. - È davvero una buona idea Mira, grazie per averla proposta.
- Anche un po' di più - aveva commentato Thorn, talmente immobile, come al solito, da passare quasi inosservato. - Potrei cercare i dati catastali del locale in affitto domani, e occuparmi del resto delle carte.
Ad Ofelia era sembrato che le cose andassero troppo in fretta, ma quando Tyr aveva detto: - Ci sto! Sono stufo di fare il papà a tempo pieno mentre Gabriella lavora come vice mabasciatrice -, si era convinta.
Nel giro di pochi giorni avevano inaugurato il nuovo Studio di lettura e Dragopatia, con una velocità e una precisione che a volte la spaventavano. Avevano cambiato il nome del campo medico di Balder perché, be’, la medicina naturale poteva studiarla e applicarla chiunque. Solo i Draghi invece potevano esercitare i ponti. Tyr ci aveva subito preso la mano con la gestione dei clienti, anche se all'inizio erano stati un po' in soggezione. Nonostante fosse Balder quello più alto e con tanto di cicatrici di guerra sparse per il corpo, tra cui in viso, era la stazza di Tyr ad incutere più timore. C'era troppa somiglianza con Godefroy per non farci caso, ma Tyr era stato bravo a conquistarseli con la battuta pronta e l'atteggiamento leggero.
Dopo una settimana, sembrava che madre e figli lavorassero insieme da sempre anziché da pochi giorni. Balder passava in un attimo dal camice bianco alle mani nude per la perizia di qualche oggetto, Ofelia accoglieva i clienti e leggeva gli oggetti, Tyr distendeva i nervi dei pazienti e Mira fatturava mentre stilava i referti medici e le perizie e batteva cassa. E spesso faceva due o tre cose contemporaneamente.
Mira e Thorn insieme erano temibili quanto lui e Serena nei panni di intendenti. E a proposito di intendenza, qualche anno dopo la nascita di Anja e Agnes, che rimasero le uniche figlie di Serena e Archibald, Serena diventò intendente...
E Thorn andò in pensione.
Tutti gli dicevano che se l'era meritato, che era ora che smettesse di lavorare, che anche Ofelia si sarebbe finalmente dovuta riposare, con i figli grandi e i nipoti che crescevano. Ma Thorn era incapce di stare fermo. Quando Serena lo mandava gentilmente via dall'intendenza affinché lasciasse lavorare lei da sola, dato che la presenza di estranei non era giustificata se non per appuntamenti, Thorn andava ad aiutare Tyr permettendo a Balder di aiutare Ofelia. Quando veniva cacciato anche da lì, soprattutto da Mira che odiava che qualcuno ficcasse il naso nei suoi conti impeccabili, andava a tenere qualche lezione di economia alla scuola di Randolf. Economia o qualunque altra cosa servisse insegnare. Non c'era una singola materia su cui non avesse delle conoscenze approfondite. Belle e Randolf non avevano cuore di mandarlo via (Randolf più che altro non ne aveva il coraggio), in più spaventava gli alunni, ma nessuno lo fece mai sentire sgradito. A quanto pareva lo stakanovismo era radicato in lui quanto i suoi ricordi.
Ofelia si riprometteva sempre di organizzare una vacanza solo per loro due quando avesse anche lei smesso di lavorare. Un'avventura in giro per le arche, magari a Babel, dove pareva che ci fosse la più grande biblioteca di tutte, chiamata Memoriale. Poi però Ofelia guardava i nipoti, i figli, il suo lavoro, e la voglia di andarsene da sola con Thorn si affievoliva. Ormai era da tempo, da tanto tempo, che non erano più solo loro due. E la cosa andava bene ad entrambi, per quanto fossero indispensabili uno per l'altra.
Gaela, invece, di lavorare non ne voleva più sapere, dopo una vita passata chinata sotto i motori di macchine e marchingegni. Aveva venduto l'officina ad un ottimo prezzo grazie al giro clienti che aveva. Non avrebbe potuto passarla a nessun successore, dal momento che Ilda era più interessata alla costruzione meccanica che alla riparazione e Renard e Randolf erano letterati. Anche Gaela però non era il tipo da starsene con le mani in mano. Ci aveva provato, al contrario di Thorn; un tentativo di prendere la vita con leggerezza. Era durata due giorni, poi se n'era andata in giro borbottando che se non le avessero dato qualcosa da fare avrebbe dato di matto. Era finita così a lavorare con Ilda e... con i nipoti. Ilda era un'inventrice molto dotata e dalle mani abili anche per la costruzione, mentre Gaela aveva le conoscenze tecniche necessarie per far funzionare i meccanismi. Grazie al matrimonio con Balder, inoltre, Ilda aveva ereditato l'animismo che le serviva per dare vita agli oggetti, unica cosa che ancora le mancava per rendere le sue creazioni uniche e autonome. C'era anche da dire che non sempre, ovviamente, quello che costruiva funzionava al primo colpo. In quel caso, il retaggio da Nichilista le tornava più che utile. Era come se in parte spegnesse il suo stesso animismo, in modo che lei potesse usarlo solo a piacimento, e non in modo involontario. Con lei, per quanto fosse arrabbiata o felice, i mobili non davano mai di matto. Si agitavano solo se era lei a volere che lo facessero.
Gaela se la prendeva comoda, ora che non aveva più orari fissi e appuntamenti, considerando l'aiuto che dava alla figlia più un hobby che un lavoro. Quando si stancava andava dietro ai nipoti, che adorava anche se non lo avrebbe mai ammesso, e quando si stancava anche di loro... be', tornava a lavorare.
In effetti non la si poteva biasimare... se i ragazzi di per sé davano già abbastanza da fare, quelli con poteri multipli erano una vera impresa da gestire. Tra nichilismo, animismo, artigli, attraversaspecchi, lettori, persuasione e memoria ce n'era già abbastanza per far impazzire i genitori. Come se non bastasse, quando le bambine di Serena e Archibald e i figli di Tyr e Gabriella erano cresciuti, si erano accorti di un fatto alquanto insolito. Serena e Archibald avevano una connessione mentale, una Rete tutta loro, e lo stesso valeva per Tyr e la moglie. Ovviamente, i genitori erano connessi ai rispettivi figli... se non che i figli stessi erano connessi mentalmente ai cugini! Thorn aveva meditato a lungo sulla questione, giungendo alla conclusione che probabilmente il collegamento alla Rete aveva a che fare con il sangue. Solo tra consanguinei poteva essere tramandato, e solo i consanguinei facevano parte della stessa Rete. A meno che, ovviamente, non ci si sposasse con un membro che già era collegato ad una Rete. Nel caso specifico, Archibald e Gabriella erano stati estromessi dalla Rete, il loro legame era stato reciso... ma non significava che il potere familiare fosse sparito. Infatti, loro lo avevano condiviso con i coniugi, e poi con i figli... quei figli che avevano un legame telepatico già in atto con i genitori al momento della nascita, senza recisioni, e che avevano trovato un collegameno automatico con i cugini. Un vincolo rafforzato dal sangue in comune, congiunto, di Archibal e Gabriella e di Serena e Tyr. Quel connubio di fattori aveva fatto sì che i genitori fossero mentalmente legati ai figli, e che i figli fossero legati ai genitori e ai cugini.
Era come se una nuova, piccola Rete fosse nata.
La questione dei poteri multipli era ben presto diventata un problema per una società inflessibile e radicata nelle tradizioni come il Polo. I tatuaggi dei clan non erano solo un simbolo di lustro o un ornamento, erano una protezione. Dovevano sempre essere in bella mostra, così che le persone potessero capire a cosa andavano incontro parlando con una determinata persona. Sapendo che di fronte a sé c'era un Drago, qualcuno di sicuro avrebbe usato maggior cautela nel discutere, per non suscitare una violenza in cui non rischiava di incorrere parlando, per esempio, con un Narcotico o un Nichilista. O uno Storiografo.
La discendenza di Thorn, varia e multipotere, aveva iniziato a creare davvero scompiglio quando aveva contratto matrimonio con membri di altri clan, seminando ancora più confusione. Partendo dal presupposto che tutti erano capaci di influenzare gli oggetti, c'erano ora Draghi Nichilisti, o Draghi Attraversaspecchi collegati alla Rete, o lettori Persuasivi Storiografi, così come Attraversaspecchi Draghi Persuasivi Storiografi (la seconda figlia di Mira e Berthold aveva davvero vinto il jackpot dei poteri familiari, se si includeva anche l'animismo)! Un tale guazzabuglio che talvolta nemmeno i genitori ricordavano più quale potere avessero i figli.
Così Serena aveva proposto, in seno alla corte, una modifica da apportare ad una legge vecchia di trecentoquaruntuno anni. Si era battuta con anima e corpo, sostenuta dalla nuova ambasciatrice Gabriella, quando non era impegnata a stare dietro ai maschietti teppisti che aveva messo al mondo, e dal marito che sapeva ancora quali tasti toccare con i vari membri della corte del Polo. Alla fine l’avevano spuntata con il minimo di consensi necessari per modificare la legge, ma era stata comunque una vittoria. Una vittoria che permetteva ai membri della nobiltà di avere dei tatuaggi multipli. In quel modo, Tyr dovette tatuarsi il braccio come i Draghi, la spirale degli Storiografi e la fronte in quanto appartenente alla Rete; anche se il simbolo che avevano Archibald e Gabriella venne leggermente modificato nella forma, in modo tale da non confondere tra loro la Rete originale con quella che era nata in seguito alla recisione dei due ambasciatori. Mira lo seguì a ruota, aggiungendo però al suo corpo il tatuaggio da Persuasiva. Serena invece si era ritrovata solo con la spirale da Storiografa e il simbolo della Rete, Balder aveva solo il braccio tatuato e Belle aveva la spirale e il braccio ds Drago. Ilda aveva dovuto farsi tatuare il braccio perché aveva ereditato gli artigli dei Draghi, come Gabriella, e lei e Randolf erano stati ufficialmente riconsciuti come Nichilisti. Ofelia era sicura che prima o poi avrebbero imposto anche a lei dei tatuaggi, magari per il dono di attraversaspecchi, per l'animismo oppure per la capacità di leggere, ma per il momento nessuno aveva detto nulla e lei taceva. Non c’era nessun tatuaggio legato ai poteri animisti che lei aveva trasmesso a figli e nipoti.
Se prima la corte aveva sempre guardato con altezzosità quel nuovo sangue dai molteplici poteri, come se i figli dell'intendente non fossero degni di stare a contatto con gli atavici discendenti dei primi figli di Faruk, dopo la legge sui tatuaggi divennero gelosi. Anzi, invidiosi. Si erano resi conto che era impossibile, per la progenie di Thorn e i relativi coniugi, essere banditi dalla corte o vedere il proprio casato cadere in disgrazia. Se la Rete avesse perso il favore di Faruk, o magari fosse successo ai Persuasivi, loro sarebbero rimasti a galla grazie al potere dei Draghi. Viceversa, se per ipotesi i Draghi fossero stati disconosciuti, alcuni sarebbero sopravvissuti nella corte grazie al retaggio da Persuasivi, o Nichilisti.
Anche se era impossibile che i Draghi perdessero importanza, soprattutto visto il numero di membri che ormai ne facevano parte. All'iniziale gruppo preposto per la caccia si erano aggiunte Gabriella e Ilda, la prima con ansia e la seconda con trepidazione, e poi tutti i figli di Gabriella e Tyr, la figlia e il figlio minore di Balder e Ilda, e la primogenita di Mira e Berthold. Anche se Ofelia temeva ancora le loro partenze annuali, soprattutto per i nipoti che sembravano prendere troppo alla leggera quel compito pericoloso, era allo stesso tempo sollevata di vedere un così folto numero di persone. Se l'unione faceva la forza, quello era decisamente il gruppo di Draghi più forte che il Polo avesse mai visto. Addirittura a volte i più piccoli erano scoraggiati quando tornavano a casa, perché erano in così tanti da non poter uccidere più di tante Bestie a testa.
Erano appunto appena tornati da una caccia quando Balder si lamentò dei sette bambini. Da quando avevano visto realizzarsi la premonizione di Vittoria, erano praticamente raddoppiati. I due figli di Balder stavano rincorrendo i quattro teppisti loro cugini, i figli di Tyr. Gabriella fece capolino nel soggiorno con il pancione prominente, ormai prossima al termine, intimando a Tyr di fermare la sua progenie se non voleva che lei partorisse nel soggiorno. La figlia di Balder, quella che saggiamente non seguiva fratelli e cugini, si avvicinò alla zia incinta insieme alle gemelle di Serena, per sentire la cuginetta scalciare nel pancione. Vittoria invece teneva per mano suo figlio e sua figlia, più loquaci di lei ma al tempo stesso sempre un po' sulle loro, come la madre. Le due ragazzine di Mira corsero invece incontro al nonno, aggrappandosi alle sue gambe come a suo tempo aveva fatto la loro mamma, sempre pronta ad abbracciare e donare affetto. Mira, con la pancia che iniziava a intravedersi, e Belle si guardarono sorridendo, pensando la stessa cosa senza bisogno di essere parte dello stesso clan mentalmente collegato. Ilda invece diede di gomito a Balder, indicando i sei ragazzi ormai grandicelli che avevano iniziato a ruzzolarsi sul pavimento come se avessero cinque anni. Ilda scoppiò a ridere dopo aver sussurrato qualcosa all'orecchio del marito, che era sbiancato e si era messo a scuotere la testa freneticamente, facendo volare persino gli occhiali. Probabilmente gli aveva chiesto se volesse un altro figlio, che per Balder era più un incubo che un desiderio.
La zia Roseline invece urlava per i quattro angoli del salotto: - Chi?! Cosa?! -, cercando di seguire più conversazioni contemporaneamente e non riuscendo a capire mezza parola di nessuna.
Bernadette e Farid si staccarono dalla mano della madre quando Porchetta saltò sul divano, evidentemente terrorizzato da tutto quel caos.
Salame era ormai morto da diversi anni, con enorme dispiacere di tutti. Thorn aveva fatto ricerche approfondite per capire quanto potesse essere longevo un gatto e quale fosse il record di vita esistente. Aveva lavorato diversi giorni dal momento che, com'era prevedibile, le date di nascita e di morte degli animali domestici non venivano registrate. Si vedeva che Thorn ormai era in pensione... In ogni caso, dopo accurate ricerche, Thorn aveva scoperto che non era mai esistito un gatto che fosse vissuto quanto Salame. Il suo voleva essere un tentativo di consolazione, dato che tutti, persino la zia Roseline, piansero la sua dipartita. Era anche immaginabile, dal momento che quel gatto aveva fatto parte delle loro vite come un familiare, da prima del matrimonio di Ofelia e Thorn e Gaela e Renard e per tutta la nascita e la crescita dei loro figli. Ofelia dubitava che gli altri avessero capito l'intenzione dietro la ricerca di Thorn, quindi si era commossa quando aveva visto Renard, il vero proprietario di Salame, alla fin fine, stringere brevemente la spalla di Thorn in segno di riconoscenza. Un gesto azzardato, un gesto che di sicuro Thorn non avrebbe apprezzato, restio com'era al contatto fisico con chiunque non facesse parte della sua famiglia. Invece aveva annuito, riconoscendo il dolore di Renard e rispettandolo, accettando il suo ringraziamento. Ofelia aveva sentito pizzicarle gli occhi vedendo quello scambio silenzioso. Porchetta era arrivato con Archibald, che un mese dopo la morte di Salame aveva raccattato per strada un cucciolo di gatto dal pelo grigiastro mezzo morto di fame. In effetti, il colore del pelo ricordava la porchetta. E in onore a Salame, anche lui aveva adottato il nome di un salume.
E anche la sua vitalità, dal momento che era vispo quanto i giovani maschi di casa.
Ofelia guardò ridendo Farid che prendeva il braccio Porchetta, mentre il gatto soffiava con astio verso i figli di Tyr, memore di quanto fossero dispettosi. Tyr si accarezzò i baffi con un sorriso da bambino dipinto sul volto... un sorriso da bambino furbo, lo stesso che avevano i suoi figli. E infatti, andò a bisbigliare loro qualcosa adocchiando maliziosamente sia Bernadette e Farid che i cugini dalla parte di Balder. Che infatti, intuendo la mal parata, andò verso da lui con cipiglio minaccioso. Tyr si mise a ridere e sussultò, pizzicato da un colpo d'artigli probabilmente, mentre padri e figli si mettevano a bisticciare.
La zia Roseline li sgridò agitando un pesante vocabolario.
Vittoria sorrise con aria pacifica a tutti, come se fosse una diva di teatro intenta ad ammaliare un pubblico e non una madre nell'occhio del ciclone.
Ilda, Serena e Gabriella scuotevano la testa e Archibald se la rideva.
Renard tentava di sedare le rivolte tra i nipoti e gli altri ragazzi.
Randolf impallidì, e solo una distrazione da parte di Belle poté trattenerlo dallo scappare.
Mira si mise a sgridare le sue figlie che stavano disturbando Berenilde.
In quel marasma, Thorn cercò gli occhi di Ofelia. Per essere un uomo imperturbabile, un maestro nel nascondere le proprie emozioni, da quando erano nati i nipoti era diventato particolarmente bravo a lasciar trapelare la sua esasperazione. E non a torto, dato che tre tra i bambini più piccoli ne approfittarono per placcarlo come dei cacciatori con una Bestia. Thorn li fissò con la fronte aggrottata, come se si stesse domandando da dove fossero sbucati tutti quei bambini urlanti e pestiferi. Guardò l'orologio da taschino come se potesse contenere la risposta a quel quesito, poi fissò di nuovo la moglie.
Ofelia finse di essere impegnatissima a farsi una treccia, pettinandosi con le dita i lunghi capelli ormai più candidi che scuri. Nascose un sorriso nella sciarpa senza smettere di guardare Thorn, vacillando quando i bambini decisero di andare ad abbracciare anche lei, oltre al nonno.
E tra il vociare e i richiami di papà, mamma, nonno e nonna, ai quali si giravano almeno tre persone prima di capire quale ragazzo avesse chiamato chi, Thorn e Ofelia rimasero a fissarsi.
Come se fossero i soli nel grande salone.
Come se la scena che si svolgeva sotto i loro occhi fosse stata merito loro.
E lo era, si rese conto Ofelia. Avevano dato loro vita a quella confusione vitale, a quell'amore.
Si avvicinò a Thorn, mentre i nipoti andavano ad importunare qualcun altro.
Gli tirò la manica, come faceva quando era giovane. Giovane e ignara. E incompleta.
- Non avevi detto di non volere marmocchi? - lo prese in giro a bassa voce, così bassa che Thorn dovette chinarsi verso di lei.
- Ho una moglie propensa al catastrofismo - rimarcò lui, imperturbabile.
Ofelia ridacchiò. - A me piace questa catastrofe - ammise guardandosi attorno. - E a te?
Thorn intrecciò le dita con le sue, un gesto che poche volte si era concesso di fare. Nonostante ormai Ofelia si considerasse vecchia, nonostante fosse una nonna, nonostante avesse da tempo passato il periodo dei batticuori e del formicolio della pelle quando Thorn la toccava, sentì un piacevole calore pervaderle il petto.
Rispose alla stretta di Thorn, chiudendo le sue piccole dita attorno alla grande mano del marito.
E Thorn rispose a lei: - Anche un po' di più.











*Piccola nota*
Scusate se aggiungo altro a quello che ho scritto sopra, ma volevo lasciarvi concentrare sul capitolo e scrivere qui sotto questa piccola aggiunta.
Ho deciso infine di inserire un 80° capitolo, molto breve, che so già che non piacerà a tutti. Per questo motivo ho già messo il flag di Completo alla storia. La storia finisce qui.
Ma se siete in vena di angst, o di farvi male, o di vedere che idea malsana ho avuto, sappiate che pubblicherò anche un piccolo capitolo triste. Non so dirvi quando, forse ci vorranno più di consueti dieci giorni e ci vedremo a dicembre, però ci sarà.
Solo a titolo informativo.
Grazie ancora per aver finito di leggere Ingranaggi ed essere arrivati fin qui con me.
  
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