Quella
noiosa giornata stava per finire, il tramonto era in bella vista nel
cielo, ma nonostante ciò Nami continuò con la
matita a
scarabocchiare e disegnare linee sul foglio bianco. C'erano una
sfilza di fogli bianchi pacciugati sul tavolo e libri che la
aiutarono a completare la mappa dell'isola che avevano appena finito
di visitare.
Guardò soddisfatta la sua opera prendere vita e un
moto di orgoglio e gioia le riempì il petto: non riusciva
davvero a
spiegare quello che provava ogni volta.
Respirò profondamente,
si tolse gli occhiali da vista massaggiandosi la fronte. Amava quello
che faceva ma era molto impegnativo a livello mentale. Robin, in
stanza con lei, era comodamente seduta su una sedia, silenziosa come
sempre, un lato del suo carattere che era in netto contrasto con con
il solito chiasso che regnava nella nave.
La gatta ladra fece
scorrere la mano sulla mappa ammirando le linee ben
disegnate, le righe misurate correttamente ringraziando ogni
divinità
esistente per essere libera di fare quello che più le
piaceva.
Spesso si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se non avesse
mai incontrato Rufy. Dove sarebbe adesso? Sarebbe schiava di Arlong?
Chiusa in una stanza e costretta con ricatti a disegnare mappe e
rischiare la vita?
Tutti i suoi pensieri furono interrotti da un
bussare frenetico alla porta e dalla voce allegra del suo capitano,
«Nami, sei qui? Posso entrare?»
Robin ridacchiò divertita
alzandosi dalla sedia, camminò in direzione della porta per
fare
entrare quel vulcano che avevano come capitano. Aprì la
porte con un
sorriso, dicendo con la sua solita voce calma e gentile,
«Buongiorno
capitano. Hai bisogno di qualcosa?»
«Robin, non sapevo fossi
qui. Posso stare con voi?» chiese con la sua allegria tipica
dei
bambini.
«Ma certo. Io me ne stavo andando. Nami invece
resterà
ancora un po', se vuoi puoi farle compagnia.» disse
l'archeologa
guardando l'amica con la coda nell'occhio facendole l'occhiolino.
Dio. Ma
perchè Robin capiva sempre tutto così velocemente?
pensò Nami esasperata.
Rufy, che non si era accorto degli
sguardi che si erano lanciate le sue due compagne, aggiunse contento,
«Sicuro! A dopo Robin!»
La donna gli scompigliò i capelli e
salutandoli, uscì dalla stanza. Dopo che la porta si chiuse,
Nami
sentì il rumore delle sue infradito e il respiro di Rufy sul
suo
collo. Non riuscì a trattenere il brivido che le percorse la
schiena
e il cuore che iniziò a battere furiosamente nel petto.
«Nami,
posso vedere le tue mappe?»
Lei caratterialmente era molto
diversa da lui, non era raggiante e certe cose non riusciva a
prenderle in maniera ironica, soprattutto dopo lo scherzo che le
aveva fatto il giorno prima, quindi grugnì,
«No.»
«Dai Nami,
ti prego!» piagnucolò lui come un bambino viziato,
attorcigliando
braccia e gambe attorno al suo corpo. Lei sospirò e
incrociò le
braccia al petto, combattendo l'impulso di voltarsi e baciarlo, ma
non prima di aver almeno provato a stabilizzare il suo battito
cardiaco.
Proprio di questo
cretino dovevo innamorarmi.
«Cosa
vuoi Rufy? Non hai niente di meglio da fare?»
«Uff! Sei cattiva
Nami! Se la mia presenza di infastidisce dimmelo e basta.»
Respirò
profondamente ignorando la sua faccia imbronciata non badando al
fatto che Rufy la stava ancora abbracciando. «Ero solamente
preoccupato. Sei sparita tutto il giorno.
«Secondo te perchè?
Hai dimenticato quello che hai fatto ieri? Hai quasi distrutto le mie
mappe, ci ho messo due settimane per finirle!»
ringhiò furibonda.
Si arrabbiava con lui anche per le cose più stupide, ma a
volte
trovava insopportabile questo suo comportarsi da bambino.
«Lo so,
ti chiedo scusa! Scusa!» le stretta attornò a lei
aumentò
leggermente stando comunque ben attento a non farle male. Poteva
essere infantile e avere mille difetti, ma ammirò come
riuscì a
controllare la sua forza. «Mi dispiace davvero. Ti prometto
che...Ti
prometto che mangerò verdure per una settimana senza
lamentarmi!»
Era una sfida che avrebbe fatto, ma l'idea di rinunciare alla sua
amata carne per mangiare quella "roba diversa" che non
aveva mai mangiato lo sconcertava. Di tutta risposta, sentì
uno
sbuffo. Poi un altro. Un altro ancora finchè poi non si
trasformò
in una risata divertita.
Nami era scoppiata a ridere.
Lui,
dopo un attimo di tentennamento, la seguì. Risero fino alle
lacrime.
L'infantilità di Rufy le provocava sempre due reazioni:
rabbia e
divertimento. A volte accadeva tutte e due le cose.
«Va bene
stupido. Scuse accettate.» Nami gli diede un buffetto sul
naso,
trovando finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Adesso
staccati. Devi essere scomodo attaccato a me in questo modo.»
in
effetti, l'unica cosa che li divideva era la sedia.
Rufy si
staccò immediatamente e sfruttando il suo essere fatto di
gomma,
allungò un braccio per afferrare un'altra sedia e sedersi.
Nami
tornò a dedicarsi alla mappa che stava disegnando, la rabbia
ormai
scemata, era complicato portare a termine un lavoro con il capitano
vicino, sentire i suoi chicchierii , lamentarsi che aveva fame. Ma
ora il ragazzo che era vicino era maturato, apprezzava i momenti
tranquilli, lo vedeva spesso a guardare il tramonto, seduto sulla
polena.
A volte lo vedeva perso nei suoi pensieri con
un'espressione malinconica.
Senza neanche pensarci, appoggiò la
testa sulla sua spalla, guardando la matita scivolare dalla sua mano
sul foglio bianco. Il silenzio che si era formato nella stanza e il
respiro di Rufy la fecero rilassare.
«Cosa vuoi fare dopo che
hai raggiunto il tuo obiettivo?» il suo capitano interruppe
quel
silenzio tornando a parlare dopo qualche minuto. La sua voce era
roca, qualcosa che raramente lei sentiva da lui.
La ragazza fece
un rspiro profondo, prendendo la matita e iniziando a giocherellarci.
«Io... Non lo so.»
«Hai intenzione di tornare al tuo
villaggio?» chiese lui, abbassò leggermente lo
sguardo sul viso di
lei ancora appoggiata alla sua spalla. «Non ci ho ancora
pensato.
Abbiamo ancora molta strada da fare prima che i nostri obiettivi
siano raggiunti del tutto.»
Rufy annuì e entrambi rimasero
ancora in silenzio. Fuori era completamente buio, le luci della
camera erano accese, la navigatrice stanca del silenzio che si era
formato alzò lo sguardo notando che il suo capitano si era
effettivamente addormentato.
Sorrise leggermente, mise via la
mappa con le altre, mise a posto tutto il materiale da disegno e li
ripose in un cassetto. Appoggiò la mano sulla sua scrivania
tamburellando con le dita a ritmo delle canzoni che Brook stava
suonando nella camera accanto, pensando allo stesso tempo che cosa
avrebbe dovuto fare con l'idiota accanto a lei.
Guardare il suo
volto sereno era tutto ciò di cui aveva bisogno per farle
dimenticare le suepreoccupazioni e i suoi timori. Era il volto di
qualcuno che era ancora un ragazzino, sì, ma era anche
diventato un
uomo. Un uomo che aveva il potere di entrare in empatia con chiunque
e farsi alleati.
Il suoi migliore amico, il ragazzo che amava e
che avrebbe dato qualunque cosa, il massimo , per il suo equipaggio,
per gli altri.
Nami lo prese tra le braccia, facendo in modo che
il suo braccio si avvolgesse attorno alla sua spalla, e lo
sistemò
sul divano vicino alla finestra. Quel movimento lo svegliò
bruscamente, ma poi si rannicchiò comodamente.
«E tu cosa vuoi
fare dopo che sarai diventato il Re dei Pirati, Rufy?»
mormorò
accarezzandogli pianoi capelli.
«Voglio continuare a
viaggiare.»
Sapeva che avrebbe risposto così, lui era l'uomo
più
libero del mondo, era ovvio che avrebbe continuato a viaggiare,
scoprire cose nuove. Lei si limitò ad annuire mentre lui
iniziò a
giocherellare con una ciocca dei suoi lunghi capelli.
«Nami,
pensi di finire la mappa del mondo prima che io diventi il Re dei
Pirati?»
«Non credo. Il mondo è enorme, il mare
è vasto. Mi ci
vorrà un sacco di tempo.»
Non aveva tutti i torti, Nami
probabilmente era una delle ultime a realizzare il suo sogno. Non che
gli dispiacesse, no. Se il Re dei Pirati avesse voluto continuare a
viaggiare, lei avrebbe continuato a essere la sua navigatrice.
«Bene.
Questo vuol dire che rimarrai.» rispose piano Rufy.
Lei
ridacchiò divertita guardando lui avvolgere una ciocca dei
suoi
capelli attorno alle sue dita.
«Non dirmi che sei ancora
dipendente da me, Capitano. Se vuoi posso farti una copia delle mie
mappe.»
«Non è quello!» Rify alzò di
scatto, i loro volti
erano più vicini di prima. Voleva dirgliene quattro. Ma il
modo in
cui la guardava, con occhi imploranti e in cerca di risposte, la
costrinsero a stare zitta.
Aveva paura di stare solo? Pensava
davvero che si sarebbero separati di
nuovo?
Eccolo ancora una
volta. Quel senso di confusione che la attanagliava quando, spesso,
capitava che affrontavano questa discussione. Il calore che la
avvolgeva quando lui le stava così vicino.
Non era un mistero
per lei, sapeva benissimo come si chiamava questa sensazone.
Non
era stato difficile innamorarsi di quello stupido e non c'era stato
un momento in cui lei non abbia combattuto l'impulso di fare la prima
mossa.
La cosa difficile era stato ammetterlo a se stessa.
«Allora, dimmi, Capitano.» si avvicinò,
le sue labbra quasi
sfiorarono quelle di Rufy sperando che non la respingesse. Lui
fissò
le labbra della rossa, i suoi occhi, e poi di nuovo le sue labbra.
Si
chiese se lui avesse mai baciato qualcuna. E se fosse così,
chissà
come sarebbe stato.
Forse sarebbe come
baciare una gomma. Pensò.
Perchè tutto a un tratto non riusciva a muoversi? Paura.
Paura.
Hai paura che questo
rovinerebbe tutto, la vostra amicizia. Il vostro
rapporto.
Perdere Rufy sarebbe un incubo. Sarebbe soffocante come
sentirsi quando veniva costretta da Arlong a disegnare mappe, in
quella stanza buia e solitaria.
Ma Rufy aveva qualcos'altro in
mente. Per lui era tutto semplice e prese una decisione per lei.
Sembravano di gomma, erano morbide e questo soddisfò la sua
curiosità. Era un semplice bacio, non affamato, non rude, ma
gentile
e casto.
Forse davvero non aveva mai baciato nessuno e sentì
come un peso andarsene pensando di poter essere la prima.
Rufy si
allontanò leggermente, la fissò intensamente come
se volesse
leggerle dentro, studiando la sua reazione. Era stato tutto
così
improvviso, avrebbe voluto che durasse di più.
Era un'abile
ladra, ma questo era molto più serio del denaro. Vide Rufy
riappropriarsi delle sue labbra, un suo braccio andò a
circondargli
lavita strngendola di più contro di lui mentre mano
andò a posarsi
sul suo viso. Era dolce e passionale e nonpoteva fare a meno di
pensare a quanto considerasse Rufy il suo tesoro quanto le sue mappe
e il denaro.
La mano posata dietro la sua nuca e il mugolio che
emise diedero la conferma a Rufy che il bacio era ben apprezzato e
voluto. Le lingue continuarono a giocherellare e incontrarsi, quando
Nami interruppe il bacio lo guardò intensamente cercando di
fargli
capire che aveva bisogno di sapere la risposta alla sua domanda.
Il
sorriso sghembo di Rufy le fece capire che andava tutto bene, quando
c'era lui andava sempre tutto bene, anche quando faceva cose
stupide,anche quando aveva distrutto quasi due settimane di intenso
lavoro.
«Sciocca. Non riguarda le mappe, io non voglio navigare
senza di te.»
***
ANGOLO AUTRICE: Ah! Mi mancava un sacco scrivere su questi due. Sono la
mia OTP di questa opera di Oda ed ero particolarmente ispirata-. Spero
vi possa piacere almeno un po'... A presto con altre RuNami sperando
che Oda mi dia qualche soddisfazione nel manga. :')