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Autore: ilariamoon    16/11/2022    2 recensioni
Eccolo ancora una volta. Quel senso di confusione che la attanagliava quando, spesso, capitava che affrontavano questa discussione. Il calore che la avvolgeva quando lui le stava così vicino.
Non era un mistero per lei, sapeva benissimo come si chiamava questa sensazone.
Non era stato difficile innamorarsi di quello stupido e non c'era stato un momento in cui lei non abbia combattuto l'impulso di fare la prima mossa.
La cosa difficile era stato ammetterlo a se stessa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella noiosa giornata stava per finire, il tramonto era in bella vista nel cielo, ma nonostante ciò Nami continuò con la matita a scarabocchiare e disegnare linee sul foglio bianco. C'erano una sfilza di fogli bianchi pacciugati sul tavolo e libri che la aiutarono a completare la mappa dell'isola che avevano appena finito di visitare.
Guardò soddisfatta la sua opera prendere vita e un moto di orgoglio e gioia le riempì il petto: non riusciva davvero a spiegare quello che provava ogni volta.
Respirò profondamente, si tolse gli occhiali da vista massaggiandosi la fronte. Amava quello che faceva ma era molto impegnativo a livello mentale. Robin, in stanza con lei, era comodamente seduta su una sedia, silenziosa come sempre, un lato del suo carattere che era in netto contrasto con con il solito chiasso che regnava nella nave.
La gatta ladra fece scorrere la mano sulla mappa ammirando le linee ben disegnate, le righe misurate correttamente ringraziando ogni divinità esistente per essere libera di fare quello che più le piaceva.
Spesso si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se non avesse mai incontrato Rufy. Dove sarebbe adesso? Sarebbe schiava di Arlong? Chiusa in una stanza e costretta con ricatti a disegnare mappe e rischiare la vita?
Tutti i suoi pensieri furono interrotti da un bussare frenetico alla porta e dalla voce allegra del suo capitano, «Nami, sei qui? Posso entrare?»
Robin ridacchiò divertita alzandosi dalla sedia, camminò in direzione della porta per fare entrare quel vulcano che avevano come capitano. Aprì la porte con un sorriso, dicendo con la sua solita voce calma e gentile, «Buongiorno capitano. Hai bisogno di qualcosa?»
«Robin, non sapevo fossi qui. Posso stare con voi?» chiese con la sua allegria tipica dei bambini.
«Ma certo. Io me ne stavo andando. Nami invece resterà ancora un po', se vuoi puoi farle compagnia.» disse l'archeologa guardando l'amica con la coda nell'occhio facendole l'occhiolino.
Dio. Ma perchè Robin capiva sempre tutto così velocemente? pensò Nami esasperata.
Rufy, che non si era accorto degli sguardi che si erano lanciate le sue due compagne, aggiunse contento, «Sicuro! A dopo Robin!»
La donna gli scompigliò i capelli e salutandoli, uscì dalla stanza. Dopo che la porta si chiuse, Nami sentì il rumore delle sue infradito e il respiro di Rufy sul suo collo. Non riuscì a trattenere il brivido che le percorse la schiena e il cuore che iniziò a battere furiosamente nel petto.
«Nami, posso vedere le tue mappe?»
Lei caratterialmente era molto diversa da lui, non era raggiante e certe cose non riusciva a prenderle in maniera ironica, soprattutto dopo lo scherzo che le aveva fatto il giorno prima, quindi grugnì, «No.»
«Dai Nami, ti prego!» piagnucolò lui come un bambino viziato, attorcigliando braccia e gambe attorno al suo corpo. Lei sospirò e incrociò le braccia al petto, combattendo l'impulso di voltarsi e baciarlo, ma non prima di aver almeno provato a stabilizzare il suo battito cardiaco.
Proprio di questo cretino dovevo innamorarmi.
«Cosa vuoi Rufy? Non hai niente di meglio da fare?»
«Uff! Sei cattiva Nami! Se la mia presenza di infastidisce dimmelo e basta.»
Respirò profondamente ignorando la sua faccia imbronciata non badando al fatto che Rufy la stava ancora abbracciando. «Ero solamente preoccupato. Sei sparita tutto il giorno.
«Secondo te perchè? Hai dimenticato quello che hai fatto ieri? Hai quasi distrutto le mie mappe, ci ho messo due settimane per finirle!» ringhiò furibonda. Si arrabbiava con lui anche per le cose più stupide, ma a volte trovava insopportabile questo suo comportarsi da bambino.
«Lo so, ti chiedo scusa! Scusa!» le stretta attornò a lei aumentò leggermente stando comunque ben attento a non farle male. Poteva essere infantile e avere mille difetti, ma ammirò come riuscì a controllare la sua forza. «Mi dispiace davvero. Ti prometto che...Ti prometto che mangerò verdure per una settimana senza lamentarmi!»
Era una sfida che avrebbe fatto, ma l'idea di rinunciare alla sua amata carne per mangiare quella "roba diversa" che non aveva mai mangiato lo sconcertava. Di tutta risposta, sentì uno sbuffo. Poi un altro. Un altro ancora finchè poi non si trasformò in una risata divertita.
Nami era scoppiata a ridere.
Lui, dopo un attimo di tentennamento, la seguì. Risero fino alle lacrime. L'infantilità di Rufy le provocava sempre due reazioni: rabbia e divertimento. A volte accadeva tutte e due le cose.
«Va bene stupido. Scuse accettate.» Nami gli diede un buffetto sul naso, trovando finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi. «Adesso staccati. Devi essere scomodo attaccato a me in questo modo.» in effetti, l'unica cosa che li divideva era la sedia.
Rufy si staccò immediatamente e sfruttando il suo essere fatto di gomma, allungò un braccio per afferrare un'altra sedia e sedersi. Nami tornò a dedicarsi alla mappa che stava disegnando, la rabbia ormai scemata, era complicato portare a termine un lavoro con il capitano vicino, sentire i suoi chicchierii , lamentarsi che aveva fame. Ma ora il ragazzo che era vicino era maturato, apprezzava i momenti tranquilli, lo vedeva spesso a guardare il tramonto, seduto sulla polena.
A volte lo vedeva perso nei suoi pensieri con un'espressione malinconica.
Senza neanche pensarci, appoggiò la testa sulla sua spalla, guardando la matita scivolare dalla sua mano sul foglio bianco. Il silenzio che si era formato nella stanza e il respiro di Rufy la fecero rilassare.
«Cosa vuoi fare dopo che hai raggiunto il tuo obiettivo?» il suo capitano interruppe quel silenzio tornando a parlare dopo qualche minuto. La sua voce era roca, qualcosa che raramente lei sentiva da lui.
La ragazza fece un rspiro profondo, prendendo la matita e iniziando a giocherellarci.
«Io... Non lo so.»
«Hai intenzione di tornare al tuo villaggio?» chiese lui, abbassò leggermente lo sguardo sul viso di lei ancora appoggiata alla sua spalla. «Non ci ho ancora pensato. Abbiamo ancora molta strada da fare prima che i nostri obiettivi siano raggiunti del tutto.»
Rufy annuì e entrambi rimasero ancora in silenzio. Fuori era completamente buio, le luci della camera erano accese, la navigatrice stanca del silenzio che si era formato alzò lo sguardo notando che il suo capitano si era effettivamente addormentato.
Sorrise leggermente, mise via la mappa con le altre, mise a posto tutto il materiale da disegno e li ripose in un cassetto. Appoggiò la mano sulla sua scrivania tamburellando con le dita a ritmo delle canzoni che Brook stava suonando nella camera accanto, pensando allo stesso tempo che cosa avrebbe dovuto fare con l'idiota accanto a lei.
Guardare il suo volto sereno era tutto ciò di cui aveva bisogno per farle dimenticare le suepreoccupazioni e i suoi timori. Era il volto di qualcuno che era ancora un ragazzino, sì, ma era anche diventato un uomo. Un uomo che aveva il potere di entrare in empatia con chiunque e farsi alleati.
Il suoi migliore amico, il ragazzo che amava e che avrebbe dato qualunque cosa, il massimo , per il suo equipaggio, per gli altri.
Nami lo prese tra le braccia, facendo in modo che il suo braccio si avvolgesse attorno alla sua spalla, e lo sistemò sul divano vicino alla finestra. Quel movimento lo svegliò bruscamente, ma poi si rannicchiò comodamente.
«E tu cosa vuoi fare dopo che sarai diventato il Re dei Pirati, Rufy?» mormorò accarezzandogli pianoi capelli.
«Voglio continuare a viaggiare.»
Sapeva che avrebbe risposto così, lui era l'uomo più libero del mondo, era ovvio che avrebbe continuato a viaggiare, scoprire cose nuove. Lei si limitò ad annuire mentre lui iniziò a giocherellare con una ciocca dei suoi lunghi capelli.
«Nami, pensi di finire la mappa del mondo prima che io diventi il Re dei Pirati?»
«Non credo. Il mondo è enorme, il mare è vasto. Mi ci vorrà un sacco di tempo.»
Non aveva tutti i torti, Nami probabilmente era una delle ultime a realizzare il suo sogno. Non che gli dispiacesse, no. Se il Re dei Pirati avesse voluto continuare a viaggiare, lei avrebbe continuato a essere la sua navigatrice.
«Bene. Questo vuol dire che rimarrai.» rispose piano Rufy.
Lei ridacchiò divertita guardando lui avvolgere una ciocca dei suoi capelli attorno alle sue dita.
«Non dirmi che sei ancora dipendente da me, Capitano. Se vuoi posso farti una copia delle mie mappe.»
«Non è quello!» Rify alzò di scatto, i loro volti erano più vicini di prima. Voleva dirgliene quattro. Ma il modo in cui la guardava, con occhi imploranti e in cerca di risposte, la costrinsero a stare zitta.
Aveva paura di stare solo? Pensava davvero che si sarebbero separati di nuovo?
Eccolo ancora una volta. Quel senso di confusione che la attanagliava quando, spesso, capitava che affrontavano questa discussione. Il calore che la avvolgeva quando lui le stava così vicino.
Non era un mistero per lei, sapeva benissimo come si chiamava questa sensazone.
Non era stato difficile innamorarsi di quello stupido e non c'era stato un momento in cui lei non abbia combattuto l'impulso di fare la prima mossa.
La cosa difficile era stato ammetterlo a se stessa.
«Allora, dimmi, Capitano.» si avvicinò, le sue labbra quasi sfiorarono quelle di Rufy sperando che non la respingesse. Lui fissò le labbra della rossa, i suoi occhi, e poi di nuovo le sue labbra.
Si chiese se lui avesse mai baciato qualcuna. E se fosse così, chissà come sarebbe stato.
Forse sarebbe come baciare una gomma. Pensò.
Perchè tutto a un tratto non riusciva a muoversi? Paura.
Paura. Hai paura che questo rovinerebbe tutto, la vostra amicizia. Il vostro rapporto.
Perdere Rufy sarebbe un incubo. Sarebbe soffocante come sentirsi quando veniva costretta da Arlong a disegnare mappe, in quella stanza buia e solitaria.
Ma Rufy aveva qualcos'altro in mente. Per lui era tutto semplice e prese una decisione per lei.
Sembravano di gomma, erano morbide e questo soddisfò la sua curiosità. Era un semplice bacio, non affamato, non rude, ma gentile e casto.
Forse davvero non aveva mai baciato nessuno e sentì come un peso andarsene pensando di poter essere la prima.
Rufy si allontanò leggermente, la fissò intensamente come se volesse leggerle dentro, studiando la sua reazione. Era stato tutto così improvviso, avrebbe voluto che durasse di più.
Era un'abile ladra, ma questo era molto più serio del denaro. Vide Rufy riappropriarsi delle sue labbra, un suo braccio andò a circondargli lavita strngendola di più contro di lui mentre mano andò a posarsi sul suo viso. Era dolce e passionale e nonpoteva fare a meno di pensare a quanto considerasse Rufy il suo tesoro quanto le sue mappe e il denaro.
La mano posata dietro la sua nuca e il mugolio che emise diedero la conferma a Rufy che il bacio era ben apprezzato e voluto. Le lingue continuarono a giocherellare e incontrarsi, quando Nami interruppe il bacio lo guardò intensamente cercando di fargli capire che aveva bisogno di sapere la risposta alla sua domanda.
Il sorriso sghembo di Rufy le fece capire che andava tutto bene, quando c'era lui andava sempre tutto bene, anche quando faceva cose stupide,anche quando aveva distrutto quasi due settimane di intenso lavoro.
«Sciocca. Non riguarda le mappe, io non voglio navigare senza di te


***

ANGOLO AUTRICE: Ah! Mi mancava un sacco scrivere su questi due. Sono la mia OTP di questa opera di Oda ed ero particolarmente ispirata-. Spero vi possa piacere almeno un po'... A presto con altre RuNami sperando che Oda mi dia qualche soddisfazione nel manga. :')

   
 
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