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Autore: AnAngelFallenFromGrace    10/09/2009    4 recensioni
Si dice che a volte ritornano. E questa volta il proverbio è verità anche per Elisa e Ville. E' passato più di un anno da quando la nostra protagonista è fuggita dalle braccia di Ville, dalla Finlandia e dal suo sogno ormai in frantumi, con il cuore spezzato, lasciando dietro di sè lacrime e preghiere. Tutto sembra dimenticato, i loro sentieri appaiono definitivamente separati. Ma è davvero tutto come appare?
"Ho paura. Ho una paura tremenda di aver trovato l’unica persona giusta per me e di essermela lasciata sfuggire, come sabbia tra le dita. Voler cambiare il passato è un desiderio inutile, quanto doloroso. I rimpianti non servono a nulla, se non ha rovinare il presente."
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 4

 

Choices and mistakes (pt1)

 

Looking for the key to my heart-shaped lock

 

9 Luglio

 

Ogni persona ha il suo ‘posto segreto’.

Il luogo preferito, dove si sente perfettamente a suo agio, qualunque cosa accada, che sia al settimo cielo, o 666 metri sotto terra.

Una grotta, una baita sperduta tra i monti, una casetta sull’albero, o semplicemente la propria camera da letto. Una volta ho conosciuto una ragazza che, ogni volta che sentiva di non riuscire più a sopportare il mondo esterno, troppo duro e insensibile, si chiudeva per ore nella sua cabina armadio, al buio, e restava a pensare, con le braccia intorno alle ginocchia, avvolta dal profumo della naftalina.

Di solito è un luogo nascosto, a volte poco accessibile, dove restare lontano da tutto e da tutti.

 

Sin da ragazzo, ho sempre avuto il bisogno di distinguermi. C’è chi mi ha dato del pazzo, chi dell’alternativo, chi dell’attore: ma non è qualcosa che ho mai controllato veramente. Seguire il gregge non è nel mio DNA.

E così anche il mio posto segreto è un po’ bizzarro. Perché non è poi tanto segreto, visto che sono circondato da migliaia di persone. Non sono nemmeno sicuro che possa essere definito un posto, visto che raramente è lo stesso, ma cambia ogni volta, ciclicamente.

 

Ma non esiste un momento in cui mi senta così dannatamente me stesso, come quando sono su un palco, cantando le mie canzoni davanti a tutte quelle persone che sono lì per noi.

L’agitazione è sempre tanta, ma è parte del pacchetto.

Suonare la mia musica, il lavoro di una vita, accompagnato dalla voce di migliaia di sconosciuti, è un esperienza catartica. Mi fa dimenticare il mondo, o almeno lo trasforma in un luogo un po’ meno temibile.

 

Spesso, durante i lunghi tour in giro per l’Europa, o in qualche altro continente, salire su quel palco è qualcosa di davvero faticoso: un letto sarebbe molto più appetibile. Eppure, anche quando il corpo e la mente sono obliati dalla stanchezza o dal fastidio, un po’ di quella magia riesce sempre ad insinuarsi in me.

I festival estivi sono i miei preferiti: hai il tempo di riposarti per una settimana e poi il weekend fai quello che ti piace, senza particolare sforzo, soltanto per il gusto di farlo. Semplicemente perfetto.

Ho anche una particolare preferenza per i festival che hanno luogo in Finlandia: puoi visitare anche città meravigliose, capitali da sogno, ma, come Dorothy insegna, non c’è posto come casa.

 

Quest’anno, la nostra performance al Ruisrock, è volata proprio in un soffio. Senza quasi accorgermene, siamo già arrivati a The Funeral Of Hearts. Canto lentamente, a occhi chiusi, perdendomi in quella bolla di note e bassi. Una collina illuminata dalla luna si stende davanti alle mie pupille cieche, un vento leggero le scompiglia i capelli scuri, sparpagliandoli sul mio petto. Le sue dita tormentate dal freddo sono sul mio viso adesso, il suo tocco è leggero sulla mia pelle.

 

“The heretics seal beyond divine, a prayer to a God who’s deaf and blind,

 the last rites for souls on fire, three little words and a question, why?”

 

Faccio un respiro e poi do l’attacco: “Love’s the…”

Schiudo le palpebre e sbircio attentamente la folla che mi sta davanti: la mezzanotte è passata da tempo e il cielo è ancora chiaro, ma il palco è troppo illuminato e per contro il pubblico appare sfuocato davanti ai miei occhi. Colgo qualche volto nelle prime file, qualche sguardo perso, qualche sorriso. La loro voce giunge invece forte e chiara, mentre completano la frase della mia canzone.

“Funeral of Hearts!”

L’avrò sentito milioni di volte, ma ogni santa volta mi stupisco di quanto possa adorare tutto questo. Mi sento un dio. Okay, forse dovrei tenere a freno Mr Ego.

 

Termina il brano e, uno ad uno, torniamo nel backstage. Gas è l’ultimo: mi soffermo a sbirciarlo mentre lancia le bacchette e i fan si accapigliano per riuscire ad acchiappare il bastoncino di legno; come al solito non riesco a trattenermi dal ridere.

“A te tocca sempre la parte più divertente” mi lamento, non appena il batterista ci raggiunge dietro le quinte.

Lui sbuffa, recuperando un asciugamano per tamponare le perdite d’acqua. Dio, se suda quell’uomo.

“Non hai idea che male alle spalle” ribatte, facendo scrocchiare quella sinistra “Ti lascerei volentieri il testimone, se non avessi paura che ti si strappasse uno di quei tuoi braccini”

Lascio perdere, alzando gli occhi al cielo. Evidentemente lui si diverte un mondo.

 

Mi guardo in giro, alla ricerca di un Red Bull, mentre oltre le transenne la gente disperata ha iniziato a chiamare a gran voce un encore.

“Ma è finito tutto da bere?” domando spazientito ad uno dei tecnici, che mi passa davanti macchinando con un cellulare.

Il ragazzo non solleva nemmeno la testa per guardarmi in faccia; mantenendo l’attenzione fissa sul suo apparecchio elettronico, mi fa un cenno con la mano, indicando una direzione molto vaga: “Prova di là”

Mi volto verso il punto segnalato, immaginando che il tizio si riferisca a quello che sembra un piccolo magazzino.

 

Non ho fatto nemmeno un passo, che Migè mi si para davanti, con un’espressione sconvolta, e mi mette sotto al naso la sua birra già aperta.

“No Ville, prendi la mia!” mi ordina, agitando pericolosamente la bottiglia.

Alzo un sopracciglio, confuso: “Ehm, apprezzo il pensiero, Mikko, ma lo sai che non posso”

“Oh” borbotta, ricordandosi all’improvviso che sono in astinenza completa da alcol da mesi, e ritrae velocemente il braccio, imbarazzato “Scusa Ville, hai ragione”

“Non importa” ridacchio, divertito da quel suo strano comportamento.

“Hey tu!” blocca un altro povero impiegato gracilino del festival, prendendolo per un braccio “Andresti a prendere una coca al mio amico?”

“Ma veramente io…” balbetta il ragazzotto, ma non riesce nemmeno a finire la frase.

“Ho detto una coca” ribatte Migè, facendo una faccia davvero perfida che, unita al suo look non proprio raccomandabile, fa tremare di paura il malcapitato.

“V-va bene” assicura, sparendo rapidamente dalla circolazione, per poi ritornare pochi istanti più tardi con la mia bottiglia.

Assisto alla scena, grattandomi la testa: “Ma, cosa diavolo ti è preso? L’hai spaventato a morte poveraccio”

Conosco Migè da davvero tanto tempo e, nonostante la corporatura massiccia, lui non era mai stato un bullo…

Il bassista ride nervosamente, trangugiando la sua birra: “Eh, bisogna far capire a questi giovani chi comanda”

 

C’è qualcosa di strano, ma non posso soffermarmi su dubbi e speculazioni, perché è già ora di tornare sul palco.

Accompagnati dalle grida del pubblico, ci riposizioniamo al nostro posto e iniziamo a suonare Razorblade Kiss.

Eseguito il pezzo, faccio un segno con la mano agli spettatori, per frenare i loro applausi e le loro urla. Quando penso di aver ottenuto abbastanza attenzione, mi riavvicino al microfono per presentare la nuova canzone.

Ruissalo sembra aver apprezzato molto Dead Lovers’ Lane: sono curioso di conoscere la reazione davanti a Bleed Well.

Sto per aprire bocca, quando mi accorgo dell’ennesima stranezza: Linde e Migè si sono avvicinati un po’ troppo, sventolando animatamente i loro strumenti.

 

“Aspetta un momento Ville” mi dice Lily, sorridendo impercettibilmente.

Poso una mano sulla cima del microfono, allungando il collo verso di loro.

“Ma che diavolo avete stasera? Siete tutti ubriachi?” sbotto, spalancando le palpebre.

“Senti, so che avevamo deciso di suonare Bleed Well, e avevamo fatto le prove per quella” esordisce il rasta, soppesando ogni parola “Ma noi abbiamo preparato anche un altro pezzo, nel caso avessi cambiato idea”

 

Non mi sfugge l’espressione gongolante di Migè: “Volete suonare Sleepwalking?” tiro a indovinare, scuotendo la testa davanti alla loro testardaggine: ma in fondo sono molto fiero di quella canzone e i loro assoli sono sempre stupefacenti.

“No, no” mi smentisce il bassista “Veramente stavamo parlando di Venus Doom”

Sbatto le palpebre, due o tre volte: “Che cosa?” domando incredulo.

Linde mi batte una mano sulla spalla: “Sappiamo che in fondo è quello che volevi fare sin dall’inizio, anche se poi qualcosa ti ha bloccato. Ma è giusto così, senza quella canzone probabilmente non ci sarebbe tutto l’album”

 

Rimango a fissarli senza parlare, mentre gli ingranaggi del mio cervello si muovono sin troppo velocemente. Hanno ragione, hanno dannatamente ragione, ma io…

“Non so se posso farlo” biascico, facendo una strana smorfia.

“Certo che puoi Ville” mi incoraggia Migè “E se vuoi posso darti una botta in testa con il mio basso per darti una mano!”

Reclino l’offerta con un ghigno e poi annuisco, ancora un po’ incerto.

I miei compagni tornano tutti contenti ai miei due lati e aspettano fiduciosi che io presenti il brano.

La prossima volta che qualcuno mi accusa di essere strano, gliene dico quattro.

 

“Scusate l’interruzione” attacco a parlare, ma ancora una volta vengo interrotto dal vecchio bassista.

“No Ville, parla in inglese!” mi ammonisce, muovendo su e giù la testa con fare concitato.

“Perché?”

Quei ragazzi mi stanno mettendo un’ansia terribile addosso.

“Perché stai presentando il nuovo brano” mi spiega pazientemente “E’ giusto che capiscano tutti! E poi anche prima lo hai fatto”

Ah sì? Non riesco a ricordare esattamente. Ho rivolto al pubblico straniero sparso tra la folla qualche frase, ma non riesco a rammentare esattamente quando.

Comunque il suo discorso ha un senso, quindi ricomincio, cambiando idioma.

 

“Scusate per l’interruzione. Io e gli altri ragazzi abbiamo avuto bisogno di una piccola riunione dell’ultimo minuto. Siamo arrivati all’ultima canzone per questa sera e abbiamo deciso di proporvi un’altra anteprima del nuovo album”

Gli applausi si fanno più forti, l’adrenalina cresce.

“Questo è il brano che dà il titolo al nuovo album. Per la prima volta dopo tanto tempo, il testo e la melodia non sono tutta farina del mio sacco” mi blocco un istante, inspirando profondamente. Sento l’impulso di accendermi una sigaretta, ma poi cambio idea e riprendo a spiegare. Sto diventando logorroico “La canzone è stata creata in collaborazione con un’ottima poetessa” sorrido tra me e me, considerando quanto le stia bene quell’appellativo “La quale sfortunatamente non è qui stasera” Che non sarà mai qui “Il suo nome è Elisa Bonizzi e quest’ultimo brano lo dedico a lei”

 

Mentre Gas dà il via alle prime battute di introduzione, il sorriso si allarga ancora di più sulle mie labbra, questa volta con un po’ di malizia. Domani, il suo nome sarà di nuovo su tutti i giornali e presto la notizia girerà anche in rete. Chissà se la mia piccola uscita, forse poco felice, tornerà ancora a sfiorarla anche a casa sua, a chilometri di distanza.

Una fiammella di speranza si accende, incontrastata, nel mio cuore e questa volta non ho né la forza, né la voglia, di sopprimerla.

Ripongo la mia attenzione sulle note della canzone, socchiudendo le palpebre e stringendo con entrambe le mani il microfono.

 

“Leave all behind now to watch her crawl

Through our dark gardens of insanity…”

 

I ricordi sono come un mare in tempesta e restare concentrato è davvero difficile.

Tuttavia, cantare la nostra canzone è meno doloroso di quanto potessi pensare. E’ davvero come se fosse qui con me: se ascolto attentamente la burrasca, riesco anche a sentire la sua voce che ripete le medesime parole, nella mia testa.

 

She’ll be the---

 

She'll be the light to guide you back home”

E poi, accade qualcosa.

Qualcosa che non mi succedeva da davvero molto tempo, o che almeno non era più successo da quando avevo smesso definitivamente di bere: la gola si fa secca, le parole non riescono ad uscire.

 

Il ricordo diventa così potente da stordirmi, da lasciarmi completamente ko. La sua voce non sembra più solo nella mia testa, è nelle mie orecchie, mi sfiora la pelle come una brezza leggera. Ma non posso davvero credere che sia reale!

Forse non è stata affatto una buona idea lasciarmi persuadere ad eseguire quel pezzo. Avrei dovuto dar retta al mio primo istinto di sopravvivenza. Ora è tardi, ed io sto completamente perdendo il senno.

Chissà cosa starà pensando il pubblico, chissà cosa staranno pensando gli altri, mi domando scuotendo la testa: forse crederanno che mi sia dimenticato le parole e immagino quanto sia imbarazzante quel silenzio! Perché nella mia testa la voce continua a cantare, ma per tutte quelle persone sono solo note.

 

Mi volto indietro, verso Gas, pronto a chiedergli di ricominciare tutto daccapo.

E quando il sangue mi si gela nelle vene, comincio a domandarmi se quello non sia un sogno, o se la mia coca sia stata drogata. Perché ho iniziato ad avere anche delle allucinazioni visive.

Dalla sinistra di Gas, procedendo nella mia direzione, si fa avanti con passo leggero la mia Venere. La luce dei riflettori bagna la cascata di lunghi capelli corvini, che le ricadono morbidamente sulle spalle nude, tingendoli di un viola innaturale e ammaliante. Dietro alle sue mani avvolte intorno ad un microfono, si intravede un timido sorriso, le sue gote rosee sono accese dall’emozione e contrastano con la carnagione pallida del collo e dello sterno. I suoi occhi…i suoi occhi non possono essere descritti, perché non ho mai trovato nulla che potesse essere loro comparato, se non l’abisso. Il Nulla e il Tutto, uniti insieme in un improbabile e prodigioso legame.

 

Just give her a kiss worth dying for…”

 

Continua a cantare, continua ad avvicinarsi.

Impossibile, non smetto di ripetermi, le braccia abbandonate contro il busto, incapace di qualsiasi movimento.

Ormai è così vicina che posso distinguere ogni particolare del suo viso, posso perfino percepire il suo inconfondibile profumo: è quasi cannella, ma più pungente.

Bisognerà ammettere che la mia fantasia di certo non fa economia di dettagli. Terribilmente realistici, tra parentesi.

 

A dividerci è solo un passo.

Il sorriso si fa più sicuro sulle sue labbra, sebbene mi accorga anche che una lacrima è sfuggita ai suoi occhi. Allunga una mano, sfiorandomi delicatamente il volto.

Sussulto, chiudendo per un istante gli occhi, involontariamente.

Quello non può non essere reale.

 

“…and open your arms”

 

 

 

 

 

Eccomi di nuovo qui in tempi abbastanza ragionevoli, no? XD

Grazie mille per i commenti e anche a chi ha solo letto.

 

@ 00glo00: uhhh allora per fortuna che sei passata! Grazie mille per il commento, fammi sapere cosa ne pensi anche degli altri, se ne hai voglia ^:^ Ehh, si sa, a volte le persone sono stupide…ma chissà se Ville ha le allucinazioni oppure qualcuno ha deciso di non essere poi così stupido… Un bacio

 

@SomethingSpecial: noooo, non volevo assolutamente farti piangere. Evviva, allora tua madre può associarsi alla mia e ricoverarci insieme tra le pazze che piangono e ridono davanti al pc! Non ti preoccupare, ti capisco anche troppo bene. La differenza di età in effetti è sempre in apparenza un grande ostacolo, ma penso anche io che dipenda molto dalla personalità delle persone: capita a volte di non trovarsi per niente con i propri coetanei. Anche la storia dei punti di vista diversi mi piace un sacco, sai. Hai proprio ragione. Alla prossima e grazie per continuare a seguire la storia!

 

@Ladynotorious: quando ho aperto la mail quasi non ci credevo, pensavo di avere le allucinazioni. Sono davvero emozionata. Grazie mille, davvero, per avere inserito questa storia tra le scelte, spero non deluderà nessuno fino alla fine. Sono contenta che ti piaccia ^_^  Grazie ancora, è una cosa bellissima.

 

 

  
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