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Autore: Johnee    16/11/2022    1 recensioni
Una storia parallela alla trama principale di Inquisition che concerne: due nevrotici, i traumi™, gufi appollaiati su trespoli impossibili e la ricerca della reciprocità.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Hawke, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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23 - Make it Make Sense

 

Al centro di un cortile d'erba rada e ingiallita, a diverse centinaia di metri di distanza dai cancelli di Skyhold, c'era un'impalcatura di tre metri, nascosta da teli bianchi gonfiati dal vento.
Dal di sotto di essa fuoriuscivano regolarmente suoni di lavori in corso. Martellate di diversa qualità e intensità si alternavano alle profanità di chi non riusciva a far funzionare le cose; ogni tanto, si poteva udire uno scoppio che metteva a tacere gli altri rumori momentaneamente, prima che i lavori proseguissero come se non fosse successo niente.
Dopo che l'Inquisizione era tornata dal Palazzo d'Inverno, i lavori per ultimare ciò che era sotto i teli erano ricominciati, scatenando la curiosità degli inquilini di Skyhold, che la mattina si vedevano privare, per una manciata d'ore, di tre quarti dei loro leader e di una pericolosissima Dagna, che trasportava dalla fucina al cortile acidi ed esplosivi come se fossero bottiglie di coda di gallo.
Lavellan sosteneva che si trattasse di un esperimento ingegneristico, mentre Cullen riportava che stessero lavorando per riparare una semplice macchina d'assedio. Fortunatamente, Leliana non correva rischi di essere consultata sulla questione, perché chiunque aveva paura ad avvicinarla.
La mattina successiva al ritorno del seguito dell'Inquisitrice, Rylen raggiunse il cortile a grandi falcate, con un fascicolo sottobraccio, una mela verde in mano e un drago barbuto che sonnecchiava sulle sue spalle.
Leliana, in maniche di camicia per praticità, sollevò lo sguardo dal dedalo di progetti che stava consultando e lo posò sul nuovo arrivato, a cui rivolse un breve sorriso. -Capitano, lasci che glielo dica: così abbronzato è una gioia per gli occhi!-
Rylen reagì a quel complimento con una risata sommessa. -Cosa non fanno due mesi di sole, dieta discontinua e deprivazione d'acqua!- commentò, portandosi di fronte al tavolo su cui stava lavorando la sua interlocutrice. -Ser Cullen?-
Leliana gli indicò l'impalcatura con un cenno del capo. -Segua le profanità. Lo troverà tra un “mannaggia al Creatore” e una “benedetta Andraste”. Oggi il Monsignore ha deciso di fare i capricci.- rispose. Si soffermò a osservare il musetto triangolare del drago barbuto, con aria interessata. -Ancora niente?-
Rylen si voltò verso l'animaletto, passandogli gentilmente l'indice tra gli occhi. -Ne verrà fuori.- disse, per poi dirigersi verso l'impalcatura.
Cullen era effettivamente dove Leliana aveva detto che fosse e batteva insistentemente un martello su una trave di metallo, per raddrizzare un chiodo piegato a elle. Quando vide Rylen, gli gettò un'occhiata veloce, senza smettere di lavorare. -Hai portato quello che ti ho chiesto?-
Il suo secondo sollevò la mela per mostrargliela. -Verde come il Varco.- annunciò, guardandosi attorno con aria curiosa. -Siete a buon punto, vedo.-
Cullen diede un'ultima martellata veemente, portando finalmente il chiodo in posizione. -A buon punto, dici?- gli fece eco, con una nota di scetticismo nel tono di voce. -Due ore fa lo abbiamo testato e per poco il rinculo non lo restituiva alle mura di Skyhold.-
-Esagerato!-
Rylen alzò lo sguardo, riconoscendo la voce di Lavellan. -Effettivamente, ha fatto un rumoraccio.- disse, in direzione di una sagoma che si muoveva nei piani superiori dell'impalcatura. -Per poco Belinda non si soffocava con il porridge.-
Lavellan ridacchiò. -Porridge.- ripeté.
Cullen diresse un sorriso su di lei, lanciò il martello dentro a una cassetta degli attrezzi, poi si mosse in coda a Rylen, per allontanarsi dal cantiere.
-Eri così di fretta che non hai fatto colazione?- domandò l'ultimo, lanciandogli la mela.
Cullen la prese al volo, facendo un giro su se stesso alla ricerca di qualcosa. -Non è per me.- replicò, appoggiando una mano sul braccio al suo secondo per indicargli di fermarsi. -Cornelia!- chiamò, a gran voce.
Il drago barbuto sobbalzò, rischiando di perdere la presa sulle spalle di Rylen. Quest'ultimo si affrettò a chinarsi in avanti, per aiutarlo a ritrovare la stabilità. -Oggi è la giornata dei coccoloni.- commentò, piccato, mentre l'halla rosso di Lavellan faceva capolino dal limitare del bosco, con le orecchie in allerta e gli occhi carichi di curiosità.
Cullen la invitò a raggiungerli con un ampio cenno del braccio, esibendo la mela. -Gli stallieri del Palazzo d'Inverno ci avevano assicurato di essere esperti a trattare animali esotici, ma le hanno dato da mangiare solo biada di pessima qualità.- spiegò, mentre l'animale trottava verso di loro con entusiasmo. -Guarda com'è deperita!-
Rylen passò uno sguardo dubbioso sull'halla, che a occhio sembrava perfettamente in forma. -Non è che è semplicemente viziata?- domandò.
Cullen aprì la mano, facendo in modo che Cornelia mangiasse il frutto senza staccargli un dito nel processo. Quando ebbe finito, le passò una mano sul muso, amorevolmente. -Non è viziata, ha una dieta variegata, com'è giusto che sia.- rispose, lisciandole la pelliccia sul collo, per privarla delle foglie e dei rametti che si erano incastrati su di essa. -Vorrei vedere te se fossi costretto a inghiottire foglie d'insalata tutto il giorno.-
Rylen lo guardò di sottecchi. -Ti prego, non dire che “è una bestia intelligente”.-
-Lo è.-
-Per voi fereldiani qualsiasi bestia è intelligente, Ser Cullen. Persino i sorci.-
Cullen evitò di commentare, limitandosi a gettargli un'occhiata di rimprovero. -Piuttosto, ho riletto i tuoi rapporti, durante la colazione e ho trovato un'incongruenza.- disse, dopo un po'. -Hai riferito che nell'Accesso c'era la presenza dei Custodi, ma allo stesso tempo che i Prole Oscura erano in forze. Di solito, la presenza del primo dovrebbe prevenire quella del secondo.-
Rylen si prese i suoi tempi per rispondere. Sulla sua fronte si formò una fila di rughe di apprensione. -Lo pensavo anch'io, prima di vederli ignorare palesemente un gruppetto di Genlock che razziavano un carro di provviste.- disse, abbassando il tono di voce.
-Evidentemente, non erano preparati ad affrontarli.- li giustificò Cullen, soffermandosi a grattare Cornelia tra i palchi e le orecchie.
-Erano armati fino ai denti.- precisò Rylen, accigliato. -I miei hanno riportato eventi analoghi lungo tutto il territorio. Ho dovuto inviare delle squadre di pulizia, per impedire che i Prole Oscura attaccassero i villaggi.-
Cullen studiò il suo viso a lungo, poi strinse appena le palpebre. -Ci avevo visto giusto, allora. Sei davvero preoccupato.-
-Dico solo che dobbiamo affrettarci a intervenire, Comandante. Non possiamo continuare a compensare alle mancanze dei Custodi. Gestire i Prole Oscura è compito loro, noi non siamo altrettanto preparati.-
Cullen annuì. -Concordo. L'Inquisitrice li ha scacciati dalla Costa, ma non può essere onnipresente.-
Leliana, che aveva sentito stralci del discorso, si avvicinò ai due, altrettanto allarmata. -Siamo tutti a conoscenza del motivo del loro comportamento erratico.- intervenne. -Ma da lì a ignorare palesemente l'ethos dell'Ordine...- fece una pausa. -Non sono i Custodi che conosco. Dev'esserci in atto qualcosa di più, che mette in crisi le fondamenta delle loro convinzioni.-
-Sono mal direzionati.- spiegò Lavellan, atterrando graziosamente ai piedi dell'impalcatura. -Ne ho discusso ampiamente con Alistair l'altra notte e mi ha supplicato di considerare il contesto in cui si trovano, prima di giudicare le loro azioni.- spiegò, avvicinandosi al gruppo. -Si tratta pur sempre di un Ordine, con una gerarchia di comando e informazioni disposte in compartimenti. Molti di quei Custodi che hai visto all'Accesso, probabilmente sono stati obbligati a voltare la testa dall'altra parte.-
-Vuoi davvero scusare questo atteggiamento, Eminenza?- domandò Rylen, con aria scettica. -Ti ricordo che se non fossi intervenuta a Valammar, o sulla Costa, i problemi che i Prole Oscura avrebbero causato avrebbero avuto ripercussioni gravissime sugli abitanti del posto. Per non parlare dei danni ambientali.-
Lavellan si portò tra Cullen e Leliana. -Non li sto scusando, Capitano. Sto cercando di mettermi nei loro panni.- elaborò. -Se io vi ordinassi di ignorare gli Squarci senza darvi una motivazione pratica, voi lo fareste.-
-Emine', andiamo! Non c'è paragone.-
-Non peccare di ingenuità, Rylen.- disse Leliana, in tono di rimprovero. -Anche l'Inquisitrice ha dovuto compiere scelte terribili, nel suo percorso. Lungimiranti, ma pur sempre terribili.-
Lavellan la sfiorò con lo sguardo. -Considerato che noi siamo in numero massiccio e i Custodi contano meno della metà della metà dei nostri agenti, è ovvio che la loro catena di comando abbia molte meno opzioni su cui contare, rispetto a noi.-
-Non è comunque giustificabile, Lav.- intervenne Cullen. -Bisognerà tenere conto delle loro azioni, una volta che questa storia sarà finita.-
Lavellan contrasse il viso in una smorfia di perplessità. -Eravamo insieme quando abbiamo visto in che condizioni erano le campagne attorno a Honnleath. Senza i Custodi, quella desolazione coprirebbe tutto il Ferelden meridionale. Se c'è un modo per toglierli dagli impicci e, allo stesso tempo, permettere che si riorganizzino, farò di tutto per trovarlo.-
-Anche se dovesse costarti in credibilità?-
-Non lo sto facendo per la credibilità, lo sto facendo perché non possiamo gestire una minaccia del genere da soli, né ora né mai.-
Leliana annuì. -Potremmo contrastare i Prole Oscura per dei mesi, forse anni, ma senza i Custodi sarebbe impossibile mettere fine a un Flagello. E se è vero che Corypheus ha risvegliato un Arcidemone, è vitale averli dalla nostra parte.-
Cullen esalò un sospiro nervoso, incrociando le braccia sul petto. -Ser Rylen ha ragione, dobbiamo risolvere questa situazione in fretta.- dichiarò, evitando all'ultimo secondo che Cornelia appoggiasse il muso sulla sua spalla, avida di attenzioni.
-Lo faremo presto. Giusto il tempo di dare modo ad Harritt di temprare l'equipaggiamento per il deserto.- disse Lavellan. -A quanto pare, sarà una continua caccia al varghest.-
-Non dimentichi le fenici e i dorsopiumato.- aggiunse Rylen, con una nota di evidente stanchezza nel tono di voce. -E i Venatori, i briganti, gli sciacalli...-
-Faremo un bel repulisti, Capitano. Non preoccuparti.- lo rassicurò Lavellan, rivolgendogli un'occhiata divertita. -Perché non rompete la magia, piuttosto che lasciarlo in quello stato?- domandò, alludendo al drago barbuto che in quel momento si stava arrampicando goffamente sulla testa di Rylen, con un sorriso ebete tatuato sul musetto.
-Me lo sono chiesta anch'io.- si aggiunse Leliana, seguendo con attenzione i suoi movimenti.
Ricevettero due occhiate allibite. -State scherzando, spero! Sarebbe come buttarlo giù dal letto a spintoni per farlo atterrare su una vasca piena di acqua gelata.- rispose Cullen.
-Sarebbe più umano gettarlo in pasto ai gatti, a quel punto.- si aggiunse Rylen, incurvandosi per evitare che il rettile cadesse a terra. -Diamine, signore, abbiate un po' d'empatia!-
Lavellan alzò subito le mani in segno di resa. -D'accordo, d'accordo!- gemette. -Non ho idea di come funzionino queste cose.-
-In realtà, è una novità anche per me.- ammise Leliana, aiutando Rylen a riposizionare il drago in modo che non gli ferisse il capo. -Di solito i Mutaforma riprendono il loro aspetto originale facilmente.-
Cullen e Rylen fecero squadra nel dimostrare tutto il disappunto possibile nei riguardi di quell'affermazione. -Lui ha bisogno di prendersi i suoi tempi, invece. C'è qualche problema?- chiese Rylen.
-No, sia mai!- si affrettò a dire Leliana. -Solo che è un ufficiale. Dovrebbe... essere reattivo.-
-Lo è!- sbottò Cullen, indicandolo con enfasi. -Ha fatto fuori un sacco di ragni.-
-Però quando lo faccio io non va bene, eh.- borbottò Lavellan. -Torniamo a lavoro, coraggio. Devo risolvere la questione della stabilità, prima di partire, o non riusciremo a correggere la gittata in tempo per le prove generali.-
Leliana batté un paio di volte le mani, poi si mosse per tornare al tavolo di lavoro.
Cullen la osservò allontanarsi, poi si rivolse a Lavellan. -Verrò a dargli un occhio nel pomeriggio.- annunciò.
Lei gli rivolse un bel sorriso, appoggiandosi una mano sulla fronte nell’abbozzare un saluto militare. -Te lo farò trovare operativo.-
-Lo era già, finché non hai deciso di metterci mano.- protestò lui, congedandosi da Cornelia con una carezza sul suo capo. Lei, recepito il messaggio, spinse il muso sul suo petto in segno di saluto, poi tornò da dov'era venuta, trotterellando amabilmente.
-Fereldiano.- commentò Rylen, con un sorrisetto.
-Nemmeno con me fa così.- si aggiunse Lavellan, appoggiando le mani sui fianchi. Esalò un sospiro rassegnato, poi sollevò lo sguardo su Cullen, che si accingeva ad avviarsi. Notando che se ne stava andando in coda a Rylen, come se niente fosse, attirò la sua attenzione con un colpo di tosse fasullo. -Non ti stai dimenticando niente?- gli suggerì.
Lui batté le palpebre sopra un'espressione dubbiosa, poi tornò sui suoi passi. Si chinò su di lei, avvolgendo il suo viso tra le dita per coinvolgerla in un bacio.
-Intendevo dire che hai lasciato il mantello.- mormorò lei, una volta che si furono distanziati.
Lui le rivolse un sorriso sghembo. -Lo so.- rispose.
Recuperò il mantello, se lo infilò sottobraccio, poi si affiancò al suo secondo, per dirigersi finalmente verso Skyhold assieme a lui.
Rylen, che fino a quel momento aveva finto di farsi gli affari suoi, non riuscì a trattenere adeguatamente un sorriso, quindi lo esibì direttamente in faccia a Cullen, che in risposta alzò gli occhi al cielo.
-Non posso nemmeno essere felice per un amico, adesso?- si lamentò il primo, appoggiando una mano sul dorso del drago, per reggerlo.
-Siilo a qualche metro di distanza, per favore.- replicò Cullen, precedendolo attraverso una strada sterrata.
Rylen rispettò quella richiesta e rimase tranquillamente in silenzio, mentre camminavano, mantenendo comunque un'espressione allegra. Il ciò insospettì il suo interlocutore, che si dovette voltare nella sua direzione, con un accenno di perplessità nello sguardo.
-Di solito a questo punto tutti insistono di volere i dettagli.- ammise Cullen.
Rylen arricciò il naso, aggrottando la fronte su una smorfia di fastidio.
Cullen esalò un sospiro di sollievo, prendendo poi a sorridere a sua volta. -Come ho fatto a stare tutti questi mesi senza di te, Ser Rylen?-
Quello gli gettò un'occhiata veloce. -Guarda che sei tu che mi hai mandato via.- precisò, afferrando il drago al volo prima che si tuffasse in un cespuglio. -Quando ti ho parlato di un luogo assolato, intendevo un luogo turistico, non una distesa di sabbia dimenticata dal Creatore e piena di animali feroci.- protestò.
-Se ti mandassi in un luogo turistico, ti lamenteresti che ci sono i turisti.-
-Probabilmente, ma almeno quelli non hanno le zanne grandi quanto una mia tibia.-
Cullen lo osservò a lungo. La sua espressione facciale era pervasa da una profonda rassegnazione e avrebbe potuto benissimo essere paragonabile a quella di una domestica che si ritrova a osservare una fila di impronte fangose sul pavimento che ha appena pulito e incerato.
-Ser Rylen?-
-Comandi.-
-Mi rimangio quello che ho appena detto. Non mi sei mancato neanche un po'.-
Rylen rise, poi lo anticipò nell'attraversare il ponte che conduceva ai cancelli di Skyhold.
A metà percorso li aspettava il tenente Burrows. Dapprima, li accolse con aria allegra, poi, dopo aver notato il drago barbuto in collo a Rylen, la sua faccia si contorse in una maschera di profondo disappunto. -Le avevo chiesto di smetterla di dire in giro che sono diventato una lucertola.- disse, in tono di rimprovero.
-E io ti avevo detto di nasconderti da qualche parte per evitare di rovinare lo scherzo.- replicò Rylen, sorpassandolo con nonchalance.
Il tenente si affiancò immediatamente a Cullen, alla ricerca di un alleato. -Signore, gli dica qualcosa lei, la prego!- disse, con enfasi.
Cullen lo squadrò da capo a piedi. -Non hai nient’altro da fare, Burrows?-
Quello rimase a bocca aperta, formulando un balbettio di acuti, scosso da una profonda frustrazione.
Rylen e Cullen si scambiarono un'occhiata d'intesa, poi un mezzo sorriso, infine si mossero verso Skyhold con tutte le intenzioni di ignorare le proteste del loro sottoposto.

 

*


Era tarda notte quando Hawke spinse Alistair a entrare nell'ufficio di Cullen.
Quest'ultimo, che stava riferendo una serie di ordini importanti al suo secondo, prima di coricarsi, li accolse con un'espressione severa.
Rylen guardò il suo superiore in comando, poi i suoi nuovi ospiti, infine si congedò con un -Buona fortuna.- sbrigativo, prendendo la via dell'uscita di rincorsa.
Sentendosi tradito da quell’abbandono, Cullen decise di affrontare la situazione di petto e si rivolse al duo, che nel frattempo aveva preso a litigare di fronte alla sua porta. -Signori, posso esservi d'aiuto?- domandò, rassegnandosi all'idea di dover rimandare una dormita necessaria.
Hawke prese un Alistair particolarmente teso per un braccio e lo spinse a sedersi su una poltroncina posta di fronte alla libreria, quindi si arrampicò tra le mensole della suddetta, spostando libri e manuali con perizia finché non riuscì a trovare ciò che stava cercando. -A-ah!- esclamò, brandendo un fiasco intonso di West Hill.
Cullen lo guardò di sottecchi, poi indicò la scrivania con un cenno del capo. -Bastava chiedere.- commentò, alludendo a un fiasco identico, già aperto.
Hawke lo ignorò, rifilando la bottiglia ad Alistair. -Ti starai chiedendo perché siamo qui.- disse, appoggiando una mano sullo schienale della poltroncina.
-No.- dichiarò Cullen.
-Non essere così fastidioso, o ti verranno i capelli bianchi prima del tempo. Siamo qui perché- Hawke indicò Alistair, che stava armeggiando con il sigillo di chiusura del fiasco -questo gentiluomo è depresso da che abbiamo messo piede a Skyhold. Dato che tu sei il fereldiano più serio che conosco e lui preferisce ribollire nell'autocommiserazione piuttosto che stare in mezzo a persone concretamente divertenti, ho pensato che forse avresti potuto usare il tuo atteggiamento miserabile in maniera costruttiva, per una volta.-
-Lusingato.- borbottò Cullen, incrociando le braccia sul petto con aria irritata.
-Almeno non ti ho detto che sei rigido come un’asse di legno.-
-L’hai appena fatto.-
-Per le chiappe di Maferath, come sei insistente!- sbottò Alistair, che si accaniva sulla bottiglia senza successo. -Se uno ti chiede di essere lasciato in pace, forse è perché vuole effettivamente essere lasciato in pace.-
-Nella mia lingua significa: "ho bisogno di sfogarmi con un amico davanti a un drink".- replicò Hawke, con convinzione, poi indicò Cullen con un cenno eloquente del braccio. -Se ti tieni tutto dentro, poi mi diventi come questo qui che ha fatto della repressione un tratto caratteriale e, ti dirò, non è per niente affascinante.-
Cullen passò uno sguardo scettico sul suo viso. -Se sei venuto fin qui, immagino che ti debba bruciare proprio un sacco non riuscire a essere d’aiuto a qualcuno.- commentò.
Hawke allontanò quell'intervento con un cenno, come se stesse scacciando una zanzara particolarmente fastidiosa. -Io sono sempre d’aiuto!- affermò, sicuro.
Attirò immediatamente su di sé un paio d'occhiate madide di rassegnazione.
-Patetico.-
-Fa quasi tenerezza.-
Hawke aprì le braccia, con enfasi. -Vedi come fate comunella? Sta funzionando!- affermò. Si mosse verso la scrivania, appoggiandosi a sedere sul bordo. -Ora cerchiamo un attimo di fare le persone serie. Che cosa ti prende?-
-Mi prende che questi tappi nuovi sono più duri della testa di un Hurlock!- bofonchiò Alistair, fulminando con lo sguardo il sigillo di chiusura del brandy che, nonostante avesse affrontato in mille modi, continuava a restare perfettamente integro.
Cullen esalò un sospiro stanco, slacciando le braccia per raggiungerlo e risolvere il problema personalmente. Gli tolse il fiasco dalle mani per rimetterlo al suo posto, approfittandone per sostituirlo con tre bicchieri che appoggiò sulla scrivania, di fronte al contenitore già aperto.
Dopo aver servito i suoi ospiti con un dito di liquore a testa, si abbandonò a sedere sulla sua poltrona. -Salute.- disse, prendendo un sorso di brandy senza aspettare che gli altri ricambiassero il brindisi.
Rimasero a bere per un po', immersi nel silenzio, poi Alistair diede un sospiro secco, passandosi una mano dietro al collo, nervosamente. -Ho visto mio figlio.- rivelò.
Hawke inclinò appena la testa, sollevando le sopracciglia su un'espressione sorpresa. -Non sapevo aveste un figlio.-
-I Custodi possono avere figli?- intervenne Cullen, voltandosi nella sua direzione.
Alistair si umettò le labbra, poi si curvò in avanti, appoggiando gli avambracci sulle ginocchia. -Possiamo, però non è consigliabile, dato che la nostra aspettativa di vita è irrisoria e potremmo trasmettere la corruzione al bambino.- spiegò. -La maggior parte delle volte, muoiono prima di venire al mondo e, nel caso peggiore, il processo di decadimento inizia a manifestarsi precocemente, costringendoci a optare per l'unica soluzione umana attuabile.-
-E voi, sapendo tutto questo, lo avete fatto comunque?- domandò Hawke, con un accenno di preoccupazione nel tono di voce.
Alistair guardò entrambi i suoi interlocutori a lungo, poi prese un respiro profondo. -Ho detto che ho visto mio figlio, non nostro figlio.- precisò.
Hawke e Cullen si scambiarono un'occhiata veloce.
-Per la cronaca, lei lo sa.- aggiunse immediatamente Alistair, senza metterci troppo entusiasmo. -Era presente al concepimento.-
-A ognuno il suo, immagino.- borbottò Cullen, alzandosi per riempirgli nuovamente il bicchiere, ormai vuoto da diversi minuti. Una volta che ebbe finito, fece lo stesso per Hawke, evitando di lesinare sul rabbocco. Ricevette un'occhiata madida di gratitudine in tutta risposta.
Alistair deglutì una sorsata un po’ troppo abbondante. -Ora capisci perché preferirei farmi pestare un piede da un Ogre, piuttosto che parlarne?- fece.
-Conoscendoti, probabilmente è successo nell'impeto del momento.- lo giustificò Hawke. -Se fossi stato a conoscenza delle conseguenze, saresti stato più attento.-
Alistair lo guardò dritto negli occhi, dando l'idea che il rospo che avesse in gola fosse delle dimensioni di un Bronto. -E se invece l'avessi fatto apposta?-
Cullen prese posto al fianco di Hawke, appoggiandogli una mano sul braccio per impedirgli di intervenire. -Com'è successo?- domandò.
-Quando due persone si vogliono molto bene...-
Hawke recuperò un segnalino dalla scrivania e glielo lanciò, colpendolo su una spalla.
-Va bene, vado al punto.- borbottò Alistair, massaggiandosi la parte lesa. -Vi siete mai chiesti come sia possibile che servano per forza i Custodi per sconfiggere con successo un Arcidemone? Si tratta di un drago un po' più grosso del normale, d'altronde. Anche voi due potreste esserne capaci.-
-E questo cosa c'entra con tuo figlio?- domandò Cullen.
-Sto facendo una premessa. Sai cos'è una premessa, no? Serve a introdurre un concetto specifico per evitare che la gente si confonda quando...-
-Ser Alistair!-
Quello sbuffò, spostando la testa altrove. -Ci stavo arrivando.- si lamentò. -Non c'è modo di sconfiggere in via definitiva un Arcidemone. Se venisse abbattuto da una persona comune, la sua essenza si trasferirebbe nel Prole Oscura più vicino, permettendogli di rigenerarsi e riprendere così la sua forma originale.-
Cullen inarcò un sopracciglio, con aria interessata. -E in che modo i Custodi riescono a fermare il processo?-
Hawke si voltò verso di lui, in difficoltà. -Perché hanno anche loro la corruzione.- mormorò.
-L'Arcidemone viene attratto dalla nostra corruzione e noi lo intrappoliamo, impedendogli così di riprendere forma.- proseguì Alistair, con un tono di voce stranamente asciutto. -La morte dell'Arcidemone coincide con quella del Custode che l'ha sconfitto.-
Nella stanza scese un silenzio pesantissimo. La paura naturale di essere venuti a conoscenza di una notizia che avrebbe scatenato il caos, se resa pubblica, conviveva con un forte sentimento di compassione nei riguardi di Alistair, costretto a convivere con un fardello del genere.
-I conti non quadrano.- intervenne Cullen, dopo un po'. -Se siete stati voi a uccidere l'Arcidemone, com'è che siete entrambi ancora vivi?-
Hawke, che stava evitando di porre quella stessa domanda da che Alistair aveva iniziato a provvedere spiegazioni, si passò una mano sul viso, pesantemente. -Perché non mi faccio mai i cazzi miei?- mormorò, realmente preoccupato per ciò che sarebbe venuto dopo.
Alistair si prese i suoi tempi, prima di rispondere. -Ci sei arrivato, immagino.- disse.
Hawke non rispose, limitandosi a fissarlo con aria truce. Cullen spostò lo sguardo dall'uno all'altro, soffermandosi infine su Alistair. -Insomma?-
-Morrigan conosceva un modo per permetterci di sopravvivere entrambi.-
-Morrigan? L'arcanista della defunta Imperatrice?-
-Morrigan. La figlia della Strega delle Selve.- lo corresse Alistair.
Hawke scattò in piedi. -Mi stai prendendo in giro!?- sbottò, con il viso sconvolto dalla sorpresa.
-Se avessi voluto prenderti in giro, mi sarei messo un boa di piume.- borbottò Alistair, finendo il secondo bicchiere in un sorso. -Ha viaggiato con noi, finché non ha ottenuto quello che voleva, poi è scomparsa.-
-Qual era il modo?- tornò alla carica Cullen, dando un buffetto dietro alla nuca ad Hawke per impedirgli di interrompere di nuovo la conversazione.
Alistair rimase in silenzio a lungo, a testa china, poi chiuse gli occhi. -Creare un'altra esca per l'Arcidemone.- rispose, una volta che ebbe trovato il coraggio di guardarlo negli occhi.
L'unico dei due a capire istantaneamente le implicazioni di quella domanda fu Hawke, che aveva sperato fino all'ultimo che la sua perspicacia facesse cilecca. Impallidì, mentre il suo viso assumeva una smorfia di dolore, come se qualcuno gli avesse appena aperto lo stomaco con un coltello smussato. -Non so se mi fa più schifo l'idea che abbiate usato un innocente per salvarvi il culo, o il fatto che quest'idea abominevole abbia funzionato.- si voltò verso Cullen. -Ha passato la corruzione a suo figlio, in modo che l'essenza dell'Arcidemone si trasferisse su di lui, anziché su di loro.- elaborò.
Cullen ci mise un po' a processare quella rivelazione. Prima, sollevò le sopracciglia su uno sguardo sorpreso, poi il suo viso divenne una maschera di disgusto. -Non è soltanto schifoso, è vigliacco!- lo corresse, raddrizzandosi a sua volta.
Alistair roteò un polso con enfasi, incitandoli a proseguire. -Coraggio! Ditemi qualcosa che possa competere degnamente con ciò che io ed Elanor ci stiamo ripetendo da dieci anni a questa parte.-
-Non è divertente.-
-Sai cos'altro non è divertente? Decidere a tavolino con la persona che ami di più al mondo chi dei due valga la pena di essere sacrificato. Una roba da grasse risate, per davvero, perché nessuno di noi riusciva a sopportare l'idea di sopravvivere all'altro.- Alistair fece una pausa, per alzarsi a sua volta. -Il rituale che ha eseguito Morrigan prevedeva che l'essenza dell'Arcidemone venisse ripulita dalla corruzione al momento del trasferimento, riportandola al suo stato ancestrale. Avrebbe portato in grembo un bambino perfettamente sano, ma con l'essenza pura di un Antico Dio, che è ciò che sono gli Arcidemoni nell'effettivo, prima che vengano risvegliati dalla corruzione dei Prole Oscura.-
-E in che modo questo dovrebbe giustificare ciò che avete fatto?- ribatté Cullen, seriamente sconvolto.
-Non lo giustifica nel modo più assoluto.- concordò Hawke. -Lo peggiora, semmai.-
-Ti rendi conto che stai parlando di una possessione in piena regola? Tu più di tutti dovresti sapere cosa comporta forzare un'entità nel corpo di qualcuno che non ha il potere di scegliere.- tornò alla carica Cullen. -Preferirei sacrificarmi mille, centomila volte, piuttosto che usare mio figlio come un... come un dannato ricettacolo per demoni!-
Alistair annuì. -Ho usato le stesse identiche parole quando Elanor mi ha spiegato il piano.- ammise. -State ripetendo le stesse cose che ho detto a lei, prima che mi convincesse a partecipare al rituale.-
-Ma chi cazzo sei, un burattino senza volontà propria?- sbottò Hawke, indicandolo con la mano tesa. -Se le opzioni sono morire da eroe, o condannare alla dannazione eterna un bambino, mi pare ovvio quale sia tra le due la soluzione da evitare a tutti i costi.-
-Morrigan ci ha assicurato che lo avrebbe cresciuto con tutte le precauzioni del caso ed Elanor mi ha supplicato di crederle.- replicò Alistair, spostando uno sguardo accigliato verso l'uscita. -A quanto pare, l'ho colpevolizzata per anni senza ragione, dato che Kieran è un bambino normalissimo.-
-Non è quello il punto!-
-Lo so, ma quando la persona in cui hai riposto la tua fiducia incondizionata ti chiede di fare un atto di fede, tu lo fai e basta.- mormorò Alistair -Quante volte vi siete trovati ad affidarvi al giudizio dei vostri compagni per disperazione? Hawke, tu hai affidato tuo fratello ai Custodi perché Anders ti ha promesso che in quel modo la sua vita sarebbe stata salva. Hai rischiato, per egoismo, nonostante sapessi che lo avresti condannato a una vita come la nostra. Non sarebbe stato meglio se avessi messo fine al suo dolore in quel momento, piuttosto che sottoporlo a sofferenze ben peggiori?-
Hawke prese un respiro profondo, imponendosi di calmarsi. -Non mettere sullo stesso piano la mia scelta di salvarlo, senza ferire nessuno, e la vostra, che ha coinvolto una persona innocente.-
Alistair lo squadrò da capo a piedi, poi sbuffò una risata arida di divertimento. -Dopo tutto quello che sai sui Custodi, pensi ancora di averlo salvato? E poi, in che modo sarebbe diverso? Abbiamo entrambi fatto una scelta a spese di qualcun altro.- sollevò l'indice in direzione di Cullen, che stava per intervenire -E tu dimmi: quanti Maghi adolescenti avete sottoposto al Rito della Calma a Kirkwall con la scusa che potessero ferire la gente comune con la magia del sangue? Voglio che entrambi mi guardiate negli occhi e che mi diciate che nella vostra vita non vi siete trovati nella posizione di sacrificare i vostri principi per risolvere una situazione disperata.- fece una pausa. -Ho come l'impressione che qualsiasi risposta mi darete, sarà seguita da una giustificazione talmente patetica che se non fossi già privo del riflesso faringeo mi farebbe salire il vomito.-
Cullen spostò lo sguardo su Hawke, istintivamente, trovandosi a riconoscere il suo stesso dubbio nei suoi lineamenti contratti. Alistair aveva colpito entrambi su una ferita che non si sarebbe mai cicatrizzata, così come avevano fatto loro nei suoi riguardi. In qualche modo, tutti e tre avevano in comune la colpa di aver imposto le loro decisioni, più o meno egoistiche, a delle persone innocenti. E non c’erano giustificazioni.
In quel momento, Cullen si ritrovò a invidiare le capacità analitiche di Lavellan, che avrebbe saputo navigare in quella distesa stagnante di incoerenza senza farsi prendere dall'emozione, che era quello che stava succedendo a lui.
-Ne è rimasto ancora?- domandò Hawke, a mezza voce, mostrandogli il bicchiere vuoto.
-Ce n'è una bottiglia piena.- gli indicò Alistair, tornando a sedere. -Se non vi fa troppo schifo l'idea, possiamo finirla insieme.- propose.
Cullen sospirò. -Giusto perché è di tua proprietà.- commentò, acido, occupandosi di rabboccare i tre bicchieri fino a metà. Sollevò il suo brevemente, poi lo svuotò, tutto d'un fiato. Gli altri fecero lo stesso.
-Ti pareva se la progenie di un Antico Dio non era a zonzo su Skyhold!- commentò Cullen, con la voce arrochita dall'alcol. -Leliana ne è al corrente?-
Alistair si rigirò il bicchiere tra le mani, poi scosse la testa. -Leliana pensa che sia stato l'intervento del Creatore a farci sopravvivere.- rispose.
-Possiamo fidarci di questa Morrigan?-
-No. Se è qui, significa che lo fa per suo tornaconto personale. Suppongo che vi stia aiutando perché avete un obiettivo in comune, qualcosa su cui non può mettere le mani senza un intervento esterno.-
Lo sguardo di Cullen assunse una sfumatura di nervosismo. -Quindi condividi le preoccupazioni di Leliana. La sua presenza potrebbe essere un pericolo per l'Inquisitrice.-
Alistair rilassò i lineamenti del viso. -È molto brava a persuadere le persone suscettibili alla conoscenza fine a se stessa. Conoscendo la Quisi, però, penso che quando arriverà il momento, sarà in grado di sventare il suo piano agilmente.-
-Con voi due non è successo, però.- intervenne Hawke, scettico.
-Noi due eravamo molto inesperti, senza nessuno che ci guidasse e ci proponesse delle alternative. Avevamo le spalle al muro e lei ne ha approfittato.- replicò Alistair, che stava facendo le veci di Cullen nel riempire nuovamente i bicchieri. -La Quisi ha voi, Leliana e un gruppo intero di persone pronte a parare la stoccata che la colpirebbe alla schiena. Considerato che lei è veloce di testa così com'è veloce sul campo, penso che abbia già intuito che non sta ospitando un agnellino desideroso di aiutare, ma una serpe pronta a morderla quando smetterà la sua utilità.- fece una pausa. -Ah, è una Mutaforma. Fossi in te starei attento ai corvi, ai ragni giganti e agli orsi.-
-Ah, pure!- gemette Hawke, sgranando gli occhi. -E te ci sei pure andato a letto!-
-Te l'ho detto, eravamo disperati.-
Cullen lo guardò con aria scettica. -Disperato un corno! Non penso che si sia dovuta trasformare in qualcosa di troppo fantasioso per convincere te e l'Eroe del Ferelden a giacere con lei.- commentò.
Alistair appoggiò la bottiglia vuota sul tavolo, rigirandola un paio di volte sulla superficie, prima di schiarirsi la voce eloquentemente.
Hawke contrasse il viso in una smorfia schifata, spostando uno sguardo carico di disapprovazione su di lui. -Nemmeno io svenderei la mia anima per una cosa a tre.-
-Neanche se fosse una questione di vita o di morte?- lo punzecchiò Cullen, stappando con facilità la seconda bottiglia.
-Soprattutto se è una questione di vita o di morte.- puntualizzò Hawke, passando un braccio attorno alle spalle di Alistair. Gli spinse l'indice sul petto, con aria di rimprovero, al che Alistair gli rivolse un mezzo sorriso, tinto di sollievo. -La carne è debole.- si giustificò.
-La carne avrebbe potuto resistere un altro quarto d'ora, se proprio vogliamo sfatare queste scuse vecchie come il Creatore.- disse Cullen, dopo aver riempito nuovamente i bicchieri.
-Se lo dice lui che è un esperto...- scherzò Hawke.
Cullen trattenne a fatica un sorrisetto, che Hawke riuscì a cogliere al volo mentre si voltava nella sua direzione. Gli pizzicò una guancia, con aria divertita. -"La carne avrebbe potuto resistere un altro quarto d'ora"- lo scimmiottò, mentre lui si divincolava per prendere le distanze. -Ecco perché hai quell'aria tronfia!-
Alistair prese a ridacchiare. -Più tronfia del solito?-
-Non ti ci mettere pure tu!- lo rimproverò Cullen, cercando di sfuggire alla presa di Hawke, che aveva trovato un nuovo pretesto per tormentarlo.
-Sei finalmente entrato nel mondo degli adulti, bisogna festeggiare!-  proseguì Hawke, inseguendolo per la stanza con tutte le intenzioni di rovinargli gli zigomi a suon di pizzicotti. -Con tutto il tempo che l’hai fatta penare, mi fa strano che tu riesca ancora a camminare in linea retta! Scommetto che hai pianto.-
Cullen allora prese per le spalle Alistair, usandolo come scudo e impedendo così ad Hawke di raggiungerlo. -Giuro che se continui con queste volgarità, ti butto giù dalla torre!-
-Occhio che lo fa davvero.- intervenne Alistair, che cercava di tenere dritto il bicchiere per evitare di spandere il brandy in giro.
Hawke alzò le mani, siglando così la resa, poi si diresse verso la scrivania, ridendo tra sé e sé.
Cullen appoggiò una mano sulla spalla di Alistair, in segno di ringraziamento, quindi si rimise a sedere al suo posto.
Hawke fece altrettanto, osservandolo con aria divertita. -Non mi dai mai neanche mezza soddisfazione!- lo rimproverò, scherzosamente.
Cullen scorse un'occhiata scettica su di lui. -Ah, no? A me sembra che passi più tempo a guardarmi il culo che a offendermi.- dichiarò, bagnandosi le labbra sul bordo del bicchiere con aria divertita.
-È facile confondersi con la tua faccia.- rispose Hawke, che nel frattempo stava provvedendo a rabboccare il bicchiere ad Alistair.
-Hai un modo davvero insolito di flirtare, lo sai?- lo punzecchiò quest'ultimo.
-Non sto flirtando, sennò a quest'ora avremmo un occhio nero a testa.- puntualizzò Hawke.
-Povero Fenris.- commentò Cullen.
-Già, povero Fenris.- gli fece eco Hawke, con una nota d'ironia nel tono di voce. -L'ultima volta che abbiamo combattuto fianco a fianco mi ha dato per sbaglio una gomitata sullo stomaco talmente forte che mi ha messo fuori combattimento per mezzora.- fece una pausa, per posare uno sguardo sognante altrove. -Se fossimo stati in prossimità di una gioielleria, gli avrei fatto la proposta seduta stante.-
Alistair e Cullen gli gettarono addosso un'occhiata incerta. -Lasciatelo dire da uno che condivide la paternità di suo figlio con una Strega delle Selve e un Antico Dio: tu non sei normale.- commentò il primo.
-Sarà normale questo qui, che nonostante sappia che mi rifaccio lo sguardo ogni volta che si gira, continua a recuperarmi i libri dagli scaffali più alti ogni volta che glielo chiedo.- intervenne Hawke, dando un breve cenno con il capo in direzione del padrone di casa.
Cullen ridacchiò. -Se vuoi che smetta, anche tu dovresti smettere di chiedermelo.- disse, rivolgendogli un sorrisetto.
Hawke si sporse verso di lui per spingere l'indice contro la sua fronte. -Mai e poi mai.-
Alistair sbuffò una risata. -Trovatevi una camera e fatela finita!-
I due si scambiarono un'occhiata d'intesa, poi Hawke simulò un conato di vomito orribilmente realistico. -Esattamente.- concordò Cullen, indicandolo con il bicchiere.

Parlottarono di qualsiasi argomento per gran parte del tempo che trascorsero insieme, alternando momenti di profonda serietà a parentesi scherzose che avrebbero fatto alzare gli occhi al cielo persino a un sasso. In qualche modo, le loro differenze caratteriali riuscirono a incastrarsi armoniosamente, dando a tutti la possibilità di rilassarsi in vista di ciò che sarebbe accaduto nei giorni successivi.
Arrivò un momento di pace, a metà della terza bottiglia, che spinse Alistair a espellere completamente il senso di tristezza e frustrazione che gravava su di lui dal suo arrivo a Skyhold. Si era spostato a sedere al fianco del padrone di casa e teneva le caviglie incrociate sul bordo della scrivania, dov’era appollaiato Hawke.
-Meritiamo davvero di essere salvati?- domandò, appoggiando la nuca sullo schienale della poltroncina, nel rivolgere lo sguardo verso il grande gufo che vigilava sull'ufficio.
Hawke, che stava riempiendo la scrivania di Cullen con animali di carta, piegati grossolanamente, gli rivolse un'occhiata dubbiosa. -Noi tre?- chiese.
-In generale.- precisò Alistair. -Ma è anche vero che noi siamo l'esempio lampante del motivo per cui il Creatore stia allungando il suo anno sabbatico, piuttosto che venire a darci una mano.-
Cullen sbuffò una risata, attirando l'attenzione degli altri.
-Cosa c'è di divertente nella dannazione eterna?- gli chiese Hawke, lanciando fiaccamente un mabari di carta nella sua direzione.
-Niente. Proprio per quello è esilarante. Più cerchiamo di rimediare, più facciamo errori e più facciamo errori, più cerchiamo di rimediare. Come direbbe Lav, in fin dei conti la morte non è il risultato della somma delle cose che facciamo in vita, ma una necessità della natura di rinnovarsi.- Cullen recuperò l'oggetto dal suo grembo, per rigirarselo tra le mani. -L'unica differenza tra la natura e noi creature dotate di ingegno sta nell'egocentrismo. La natura è un ciclo che cresce adattandosi alle esigenze fisiche, per il beneficio del tutto. Noi, pur essendo parte di quel tutto, crediamo che i nostri problemi, anzi, la nostra stessa vita sia talmente importante da determinare il destino di qualcosa che non ha problemi a funzionare anche senza la nostra influenza.-
-In qualche modo, è confortante sapere che, alla fine della fiera, non contiamo un cazzo.- ammise Hawke.
-Parla per te.- intervenne Alistair, dubbioso. -Non pretendo di essere chissà quale martire della patria, ma ho il diritto di sapere se tutto quello che sto facendo ha un senso.-
-Per te ha un senso?- gli domandò Hawke.
-Ovvio, sennò non sarei rimasto tra i Custodi. Non che abbia tutta questa rosa d'opzioni, eh. Penso che l'unico sbocco professionale per uno come me sia un ruolo che sta tra il fermaporta e l'assaggiatore di formaggi.-
-Allora ha un senso.- decretò Cullen, precedendo Hawke di un millesimo di secondo. -Così come ha senso mettere da parte l'orgoglio quando scivoliamo sulla scia dei nostri sbagli e rimboccarsi le maniche per fare di meglio.-
-Quindi l'assoluzione è una truffa.- riassunse Alistair, ridendo nervosamente. -A saperlo prima, sarei diventato davvero un assaggiatore di formaggi.-
Hawke sospirò sommessamente. -Certo che è proprio tipico di noi fereldiani cercare il senso della vita sul fondo di una bottiglia di West Hill.- chiosò.
-Quando lo trovi, digli di fare un salto nella mia celletta.- disse Alistair, facendo ridere Cullen. -Non ridere, è vero! Ogni santissima volta sembra sempre che tutti tranne me abbiano una comprensione accuratissima di ciò che succede, poi scopro che in realtà non c'è niente di concreto nelle risposte che mi danno. Possibile che non ci sia una chiave di lettura universale e che l'unica opzione sia “fa' la cosa giusta”? Qual è la cosa giusta? Il porridge va consumato freddo, o a temperatura ambiente?-
-Va mangiato caldo, mannaggia alle palle raggrinzite di Maferath!- sbottò Hawke, scagliandogli addosso un cigno di carta.
Alistair si sporse per raccoglierlo da terra maldestramente, dato che era atterrato sotto la poltroncina. -Non è colpa mia se le pinguine ce lo servivano tiepido.- borbottò.
-A proposito di generi di conforto, sai cosa ci vorrebbe ora?- domandò Hawke, voltandosi in direzione di Cullen.
Quello inarcò un sopracciglio, in attesa della risposta.
-La pensione.- affermò il suo interlocutore, con risolutezza.
Cullen rimase a fissarlo lungamente, con una stanchezza atavica dipinta negli occhi che sopprimeva persino il senso di profonda disapprovazione che provava in quel momento. Quando sentì che la sua opinione era stata registrata, esalò un rantolo di fastidio.
-Dato che non mi merito di essere salvato, come minimo pretendo di vivere il resto dei miei giorni a non fare un accidente dalla mattina alla sera.- dichiarò Hawke, battendo una mano sulla superficie della scrivania, per rinforzare il concetto. -E sai una cosa? Auguro a voialtri lo stesso!-
-E appendere il tuo complesso dell'eroe nell'armadio?- replicò Cullen, scettico.
-Ti paio uno da armadi?-
-Mi pari uno che non è fisicamente capace di girare la testa dall'altra parte. Che sia qualcuno in difficoltà, o un bel fondoschiena.-
-Ha ragione.- ammise Alistair. -Ma è un ragionamento applicabile a tutti noi, quindi è un po' stupido rinfacciarglielo.-
-Non glielo sto rinfacciando, gli stavo solo dicendo che ha espresso un concetto stupido evitando di dargli dello stupido.- precisò Cullen, ritornando ad Hawke il mabari di carta. -Ma se proprio vuoi mollare tutto, trova una ragione valida per farlo. La stanchezza non è una scusante per impedirsi di fare del bene.- aggiunse, addolcendo il tono di voce.
Hawke gli gettò un'occhiata analoga a quella che gli aveva rivolto lui poco prima, intrisa di rassegnazione. -Madre mia, quanto sei prolisso!- commentò.
-Non sono prolisso, sono un bravo comandante e, di solito, quando un soldato fa certi discorsi significa che è al limite.- elaborò Cullen, alzandosi per rabboccare i bicchieri vuoti. Assunse un'espressione pensosa, nell'appoggiare la bottiglia sul tavolo a lavoro finito, poi smezzò uno sguardo di rimprovero su entrambi i suoi ospiti. -Non osate abbassare la guardia. Tutti e due.- fece una lunga pausa, per far assorbire bene il concetto. -Perché anche se adesso credete che le vostre azioni non abbiano una direzione, o che il vostro destino non sarà diverso da quello delle persone che avete dovuto uccidere per arrivare fin qui, sappiate che la vostra vita ha un peso. Per chi avete lasciato sull'uscio e per chi avete incontrato per strada, ma soprattutto per voi stessi.-
La stanza rimase immersa in un silenzio tombale per minuti interi, perché era ovvio che il senso di stanchezza che provavano tutti e tre fosse palpabile, così come il desiderio di smettere di sbattere la testa su tutto ciò che l'aveva causato.
Ciò che Cullen aveva imparato dalla sua esperienza al fianco di Lavellan era che il dolore si ciba della solitudine. Però, la condivisione di esso genera simpatia e conforto, che di conseguenza danno adito a una reciprocità forte quanto un legame di sangue.
Hawke l'aveva aiutato a uscire dalla sua testa, Alistair invece lo aveva aiutato a processare fisicamente uno degli eventi più traumatici della sua esistenza, facendo sì che lo guardasse da una prospettiva diversa. Per lui era imperativo dare asilo a quelle persone, plasmate da una sofferenza analoga alla sua, perché nel farlo avrebbe potuto immettere nei loro spiriti un po' della speranza che loro avevano immesso nel suo.
-C'è un'altra bottiglia nella libreria.- suggerì ad Hawke, che osservava il pavimento con aria assorta. Quello si prese qualche secondo per incanalare l'informazione, poi gli rivolse un sorriso tirato. -Vado.- disse, prima di dirigersi verso il punto indicato. Nell'alzarsi, gli appoggiò una mano sulla spalla, stringendo brevemente la presa.
Alistair lo seguì con lo sguardo, poi si schiarì la voce, per spezzare la tensione. -Siete brava gente.- disse, semplicemente.
-Ti accontenti di poco.- commentò Hawke, prendendo la palla al balzo per sdrammatizzare. -Almeno noi il porridge lo mangiamo caldo.-
Cullen assunse immediatamente un'espressione divertita. -Ustionante.- lo corresse. -Ma farebbe schifo in ogni maniera.-
Hawke gli scoccò un'occhiata che sconvolta era un eufemismo, stringendosi la bottiglia al petto come se le dovesse proteggere le orecchie da un'affermazione blasfema. -Vi dovrebbero togliere la cittadinanza fereldiana.- affermò, con una convinzione ferrea. -Questa è roba da scomunica!-
-Disse il nobile di Kirkwall che di fereldiano ha solo il cognome.- lo punzecchiò Alistair, allungando un braccio per rubargli la bottiglia. Hawke la sollevò sopra la testa, per impedirgli di acchiapparla. -Non ti meriti neanche una goccia di West Hill! Ti darò solo il tappo, ecco!-
-Giusto perché è di tua proprietà.- ripeté Cullen, ignorando un'improvvisa sensazione di déjà-vu. -Ce la fate a stapparla, almeno?-
I due lo guardarono con aria incerta, poi Hawke si decise a rimangiarsi l'orgoglio e gliela porse, con l'espressione tipica di un bambino costretto a chiedere aiuto alla mamma per allacciarsi le scarpe di fronte ai suoi coetanei.
Cullen stappò la bottiglia facilmente, poi gli versò da bere. -Pensi ancora che sia rigido come un'asse di legno?-
Hawke sbuffò una risata. -Sì, ma c'è margine di miglioramento.- ammise.
Cullen si fece bastare quella risposta, perché nelle sue orecchie risuonò come il complimento migliore che avrebbe potuto fargli.



 

-Nota-

Hawke: https://media.tenor.com/C9SHTXdsaaEAAAAC/skeletor-jokes-on-you.gif
Spero davvero che questo capitolo sia venuto come volevo, perché nasce dall’esigenza fisica di avere quei tre in una stanza a parlare del più e del meno, ma anche del senso della vita. Soprattutto del senso della vita.
Ah, la cosa della trasmissibilità della corruzione a ‘sto punto è una teoria, perché c’è un conflitto di informazioni assurdo. Mentre cercavo conferma, durante la stesura, ho visto che nei libri viene sfatato ciò che si dice nel gioco, nel codex viene sfatato ciò che viene detto nei libri e viceversa… https://c.tenor.com/Jld2bwL4OBIAAAAC/um-keeping.gif
Facciamo che oggi va così e amen lol 
Rylen, nel frattempo: https://i.chzbgr.com/full/7101662720/hE0DEC024/stretching-out-bearded-dragon
<3

   
 
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