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Autore: Severa Crouch    18/11/2022    5 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge di scrittura “Torneo Tremaghi, Harry Potter edition” indetto dal gruppo Facebook “L’angolo di Madama Rosmerta”.
In un universo in cui Roland Lestrange e i suoi fratelli, Roddie e Rabastan, sono cresciuti in Francia con i cugini Philomène e Cyrille e hanno frequentato l'Académie de Magie de Beauxbâtons, l’arrivo del Torneo Tremaghi offre loro la possibilità di andare in Inghilterra e conoscere Hogwarts, la scuola di magia frequentata dai loro genitori. Come sarà il ritorno in Inghilterra dopo la caduta di Lord Voldemort?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Nuova generazione di streghe e maghi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1 - Esuli


 

Parigi, 31 agosto 2017

L’aria dolce di fine agosto rendeva difficile dover rinunciare al lento gironzolare per le strade del Marais insieme ai fratelli e ai cugini. A Parigi, la magia non era condensata in un solo luogo, come aveva spiegato zio Rabastan, ma era diffusa lungo tutta la città così che i maghi sorvegliassero i Babbani e non li lasciassero liberi di ordire trame alle loro spalle. Era stata un’idea di Grindelwald, aveva spiegato lo zio nel corso delle lezioni di storia, quella vera, quella che non era finita sulle cronache ufficiali ché la storia la scrivono sempre i vincitori.

Così, se il Ministero della Magia e il suo quartier generale era concentrato sulla collina di Montmartre, nei pressi di Rue des Trois Frères, altre zone magiche si trovavano dall’altra parte della Senna, nel Marais, o a Saint Germain e persino vicino la Bastille di cui non c’era più traccia, ma che ricordava a tutti i Purosangue che i maghi possono anche far decapitare i Re se questi oltrepassano il limite e favoriscono le persecuzioni dei maghi e, soprattutto, provano a mettere le mani sui loro tesori.

Parigi era così ricca di storia e di bellezza che ogni anno, la settimana prima della partenza per Beauxbâtons, i cugini Lestrange si ritagliavano del tempo per girare tra le vie della città insieme. 

In quei giorni, Orion, il loro fratello maggiore, chiedeva qualche giorno di ferie al Ministero della Magia francese per girare insieme a Roland e Cyrille. Orion era il figlio del primo marito della mamma, Barty Crouch jr., un Mangiamorte valoroso, morto in guerra, proprio come Bellatrix, la prima moglie di papà. Roland aveva solo vaghe idee di cosa fosse accaduto durante la guerra perché i suoi genitori non parlavano mai di quei tempi, e nemmeno Orion gli aveva raccontato molto, a parte la paura continua di rimanere senza la mamma e quanto fosse felice quando vedeva Rodolphus. Orion di quei tempi ricordava solo che aveva chiesto a Rodolphus se poteva essere il suo papà e se gli avesse trovato dei fratelli. Quando Roland era nato, poi, tra i due era nata un’intesa così forte che la seconda parola di Roland era stata proprio Orion, tanto cercava il suo fratello preferito. Nemmeno con Roddie e Rab era nata una simile intesa.

Così, se loro tre curiosavano tra i negozi di Quidditch alla ricerca degli ultimi modelli di scopa o di mazze (Roland giocava come Battitore nella squadra di Quidditch della scuola insieme a Cyrille e Rabastan), Rabastan si perdeva tra le librerie di Saint Germain e, a dispetto dei suoi quindici anni, quasi si mescolava tra gli universitari che affollavano i café, discutendo di letteratura e filosofia. Infine, Roddie girava tra gli antiquari, alla perenne ricerca di un regalo che potesse sorprendere la mamma.  Insieme a loro, la cugina Philoméne si alternava tra i negozietti che incuriosivano Roddie e le librerie che piacevano a Rab. 

Quello che stava per iniziare sarebbe stato l’ultimo anno per Roland e Philomène, entrambi incerti sul percorso da seguire dopo l'Académie de magie. L’ultima sera l’avrebbero trascorsa insieme nel grande appartamento dei Lestrange in Place de la Madeleine, in attesa di partire il giorno successivo dalla Gare du Nord alla volta della loro scuola. 

Appena superata la porta di casa, vennero accolti da Polly, la loro elfa domestica che corse a sistemare i loro soprabiti. 

“Vi siete divertiti, padroncini?” domandò loro facendo un inchino. 

“Moltissimo!” esclamò Rabastan.

“Dov’è la mamma?” domandò Roddie. 

“Madame Alexandra è con Madame Pucine in salotto, padroncino.”

Roddie e Philomène si scambiarono uno sguardo complice e sgusciarono in avanti, diretti in salotto quasi urlando: “Maman!” e travolgendo Roland e Cyrille al loro passaggio. “Se faccio loro lo sgambetto, dici che se lo sono meritati?” gli domandò Cyrille strappandogli una risata. 

“Io eviterei, tuo padre ci osserva,” intervenne Orion che aveva intravisto zio Rabastan affacciarsi in corridoio per controllare la situazione. 

 

***

 

La mamma era seduta composta sul divano del salotto, intenta a chiacchierare con zia Pucine. Roddie si soffermò ad osservare la figura elegante, i boccoli castani ordinati, il modo vivace con cui chiacchierava. 

Era così emozionato, sperava che il regalo che le aveva comprato le piacesse, voleva che la mamma avesse qualcosa di suo anche mentre lui era a scuola. Così, insieme a Philomène avevano acquistato per le loro madri dei foulard di seta dipinta a mano da un artigiano del Marais che aveva un negozietto pieno di meraviglie. 

“Siete tornati!” esclamò Pucine allegra. Le due mamme posarono le loro tazze di tè sul tavolino di fronte loro. Il sorriso di Roddie si allargò quando incontrò lo sguardo della mamma. Dietro la schiena teneva il pacchetto regalo e il cuore gli batteva per l’emozione.

Philomène lo anticipò e annunciò solennemente: “Vi abbiamo preso un cadeau!” Porse il suo pacchetto avvolto in una carta celeste come gli occhi di zia Pucine e la zia iniziò a sfilare il nastro con l’espressione sorpresa. Roddie imitò la cugina e porse il regalo alla mamma aggiungendo: “Così non sentirete la nostra mancanza quando saremo a scuola e ci penserete!” 

“È impossibile non sentire la vostra mancanza, la casa diventa così vuota!” La mamma aprì il pacchetto incuriosita e Roddie notò il modo in cui le sopracciglia si sollevarono e la bocca si spalancò in un sorriso incredulo: “Roddie, ma è bellissimo! Sono senza parole!” Philomène precisò: “Roddie ha scelto i colori e le fantasie. Ha detto che il celeste sarebbe stato benissimo alla mamma per via degli occhi e che zia Alex avrebbe adorato questi decori verdi e bianchi.”

“Sono dipinti a mano!” aggiunse Roddie prendendosi il bacio che la mamma insistette per dargli come ringraziamento per quel pensiero dolcissimo. “Mi penserai, mamma?”

“Sempre, pulcino mio!” La mamma alzò lo sguardo e osservò tutti loro. I suoi fratelli erano appena arrivati nel salone. “Mi mancherete tutti voi, persino Orion quando il fine settimana dice di non aver tempo per venire a pranzo a casa.”

“Mamma, ti prego…” 

Il resto della serata trascorse in modo caotico: zio Rabastan aveva deciso di lanciarsi nel racconto delle sue avventure giovanili in Costa Azzurra insieme a papà e a un tale Evan Rosier, un loro amico morto in guerra. Cyrille e Roland avevano deciso di mettere del loro in quello che era un racconto di per sé imbarazzante e continuavano a fare domande per avere maggiori dettagli. Orion si teneva la pancia per il troppo ridere insieme a Rabastan, mentre Philomène si ritirò in camera propria per finire di preparare le ultime cose in vista della partenza.

L’indomani sarebbero tornati a scuola: Roddie avrebbe iniziato il sesto anno, Philomène e Roland il settimo, mentre Rabastan e Cyrille il quinto anno. Avrebbero preso il diretto che alle 12.00 in punto partiva dalla Gare du Nord diretto all’Accademia di magia di Beauxbatons. Il treno attraversava la Francia in circa cinque ore ed era ironico dover arrivare a Parigi con una Passaporta per prendere un treno che li avrebbe portati a scuola sui Pirenei, a poche ore di treno da Bordeaux. Fortunatamente, Parigi valeva sempre una visita e il viaggio con i cugini, dopo tutto, era quanto di più divertente potesse esserci.

Cyrille entrò nello scompartimento dopo essersi fatto il giro del treno alla ricerca di nuovi pettegolezzi. “Se ti interessa, Roddie, Sophie Dupont si domandava se tu fossi aperto all’idea di una reazione.”

Roddie abbassò la sua copia de Le Cri de la Gargouille e osservò il sorriso obliquo del cugino che non prometteva nulla di buono. Sospirò: “Io sono apertissimo all’idea di una relazione con una strega Purosangue che non mi faccia vergognare. Purtroppo Sophie, con le sue maniere approssimative, non rientra nel mio genere.”

“Nemmeno una Veela rientra nel tuo genere,” notò Cyrille.

“Soprattutto una Veela, ho parlato di una strega Purosangue! Lo stato di sangue è il minimo da cui partire.”

“Nominami una strega che non sia tua madre che possa avvicinarsi.”

“Philomene,” lo disse senza pensarci troppo e sua cugina si sorprese tanto quanto Cyrille, al punto che Roddie si affrettò a precisare: “ Non che voglia sposarla, è solo la prima strega impeccabile che mi è venuta in mente.” Philomène gli sorrise lusingata e Roddie scrollò le spalle, come se avesse detto qualcosa di ovvio. 

Quando il sole iniziò a scendere, la linea dell’orizzonte iniziò ad frastagliarsi seguendo la sagoma dei Pirenei. L’ultimo tratto di treno, inerpicandosi tra i tornanti delle montagne, era sempre particolarmente impervio per gli studenti che soffrivano di stomaco, se non fosse stato per gli incantesimi anti-nausea che proteggevano i vagoni del treno. Scesero nella piccola stazione collegata alla scuola da uno stretto sentiero di ghiaia che attraversava i giardini dell’Accademia. Presto avrebbero visto l’ingresso. Si poteva sentire l’eccitazione dei primini, il chiacchiericcio allegro degli altri studenti che finalmente si ritrovavano dopo le vacanze estive. 

Lentamente, quasi a seguire un’abitudine, gli studenti si divisero in due gruppi: a destra le ragazze, a sinistra i ragazzi. Così ordinati, nelle loro uniformi di seta azzurra, si ritrovarono di fronte la grande fontana dorata che prometteva grazia ed eleganza, mentre di fronte il grande portone di legno intarsiato, la loro preside, Madame Maxime, li attendeva insieme ai professori.

“Benvenuti ai nuovi arrivati e bentornati a tutti voi!” 

Roddie tirò una gomitata a Rabastan che continuava a ignorare il mondo intorno a sé per leggere il suo stupido romanzo. “Stai attento!” lo rimproverò indicando il modo in cui Madame Colette Fournier, la professoressa di Difesa contro le Arti Oscure, lo stava osservando. Ricercò con lo sguardo Roland che, invece, era concentrato sulla figura della preside, proprio come Cyrille e, dall’altra parte del cortile, Philomène.

“Questo sarà un anno molto speciale per tutti voi,” esordì la preside. “Il Ministero della Magia e la Confederazione Internazionale dei Maghi hanno deciso di indire il Torneo Tremaghi!”

Un mormorio eccitato si diffuse tra gli studenti. Roland si scambiò uno sguardo con il suo compagno di dormitorio Didier. 

“La scuola di Hogwarts, come la volta scorsa, ospiterà l’evento che terminerà nell’anniversario dei venti anni dalla fine della guerra dei maghi.”

Roddie si scambiò uno sguardo con Rabastan ed entrambi notarono come gli occhi marroni di Roland si incupirono.

“Il Torneo Tremaghi è una tradizione magica che negli anni ha visto un elevato numero di partecipanti rimanere ferita. Quest’anno verrà celebrato in un’edizione tutta speciale: ogni scuola avrà tre campioni, scelti tra gli studenti maggiorenni, e ciascuno di essi porterà lustro e gloria alla propria scuola affrontando una prova. Avrete una sola chance per mostrare la vostra abilità di fronte al mondo magico, una sola occasione per brillare. Confido che saprete dare onore alla nostra prestigiosa accademia!”

Nel refettorio il chiacchiericcio aumentò di intensità. Roddie radunò i fratelli e venne raggiunto dai cugini. “Avete sentito?” domandò Cyrille “si va in Inghilterra!”

“Tra traditori e Sanguemarcio. Nel paese da cui i nostri genitori sono fuggiti, e noi dovremmo festeggiare? Cosa? Non c’è niente da festeggiare con persone che vogliono sbattere i nostri genitori in prigione,” si lasciò sfuggire. Roland sembrava nervoso. Si guardava intorno per essere certo che non li stessero ascoltando. “Roddie, sai che non possiamo parlare di queste cose.”

Philomène sospirò. Prima di congedarsi e tornare dalle sue amiche disse a Roland: “Rimane il fatto che tuo fratello ha ragione.”

 

***

 

30 ottobre 2017

 

C’erano stati scambi di lettere nei giorni seguenti. I gufi avevano fatto avanti e indietro tra l’accademia, casa sua nella Loira, casa di zia Alex in Borgogna. C’erano state anche riunioni e strategie messe a punto.

Secondo Nadine, la sua migliore amica, avrebbe dovuto godersi la vacanza in Inghilterra e smetterla di pensare agli inglesi. Secondo Madame Fournier, doveva partecipare, perché era una studentessa modello e se ambiva a diventare un’insegnante, un prestigioso torneo internazionale di magia era il luogo ideale per dare prova dei propri poteri. Cyrille proponeva di boicottare il Torneo, Roddie di presentare istanza per rimanere a scuola ché andare in Inghilterra avrebbe significato accettare la sconfitta dei loro genitori. Roland, infine, aveva guardato tutti con gli occhi scintillanti di ambizione ed esclamato: “Io partecipo, che non si dica che i Lestrange sono vigliacchi.”

Così, spinti dalla determinazione di Roland, avevano fatto un patto: ciascuno di loro si sarebbe iscritto, ad eccezione di Rab e Cyrille che non avevano raggiunto l’età per partecipare.

Fuori dalle carrozze il cielo grigio della Scozia li attendeva minacciando pioggia. L’enorme carrozza volante dell’Accademia volteggiava in tondo seguendo le manovre per atterrare. “Speriamo che non sia troppo duro come atterraggio!” esclamò Nadine.

Philomène sorrise nervosa. Stava per mettere piede in un posto pieno di storia. Su quei prati, suo padre, proprio nell’anniversario che il mondo magico intendeva celebrare, aveva giurato che con quel paese avrebbe chiuso.

La prima cosa che la colpì fu il freddo pungente e il vento che agitava la sua bella uniforme. Gli studenti inglesi, avvolti nei loro spessi mantelli di lana, li osservavano incuriositi mentre le nubi si addensavano e un tuono annunciava che di lì a breve avrebbe iniziato a piovere.

“Benvenuti!” esclamò la Preside della scuola inglese. “Io sono Minerva McGonagall, la preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts! Prego, seguitemi nella Sala Grande dove potremo ripararci dalla pioggia e stare al caldo.”

Un vento tiepido si sollevò dalla bacchetta della preside e avvolse tutti loro come una sciarpa calda in grado di ripararli dal vento gelido finché non furono entrati nella scuola dove un piacevole tepore li accolse. Intorno a Philomène, pareti di pietra, armature e torce appese alle pareti sembravano riportarla all’epoca medievale. Oltrepassato un grande portone, sotto una volta che riproduceva il cielo esterno, vi era la Sala Grande, dove quattro lunghe tavolate ospitavano gli studenti di Hogwarts. Philomène cercò istintivamente il tavolo di Serpeverde, la Casa che era stata di suo papà, e non si sorprese nel constatare che anche i suoi cugini la osservavano dandosi delle gomitate perplessi, incerti su dove sedersi.

“Io non mi siedo con i Grifondoro!” esclamò Roddie sottovoce.

“Venite, andiamo a prendere posto tra i Serpeverde,” li guidò Roland che si avvicinò a un ragazzo moro dagli occhi azzurri come il cielo di primavera e domandò: “Vi dispiace se ci sediamo qui? I nostri genitori hanno frequentato Hogwarts ed erano in questa casa.”

“Prego.” Il ragazzo moro porse la mano a Roland e sembrò fare gli onori di casa: “Benvenuti in Serpeverde, io sono Lance Rosier.”

“Roland Lestrange, e questi sono i miei fratelli, Rodolphus e Rabastan, e i miei cugini Philomène e Cyrille.”

Il volto del ragazzo sembrò illuminarsi come se una sorpresa inattesa gli fosse capitata sotto gli occhi: “Lestrange? Come…” abbassò la voce, “Bellatrix Lestrange?”

Roddie alzò gli occhi al cielo e sospirò annoiato: “Non era una Lestrange, era una Black, e sì, è stata la prima moglie di nostro padre.”

Philomène fu incuriosita dal cognome del loro nuovo amico, lo aveva già sentito nei racconti di suo padre. “Rosier come… Evan Rosier?” gli domandò. Lance annuì orgoglioso: “Sono un suo discendente ed è veramente un piacere conoscervi! Bentornati a casa.”

“Siamo solo di passaggio,” si affretta a precisare Roddie, “questa non è la nostra casa.” Philomène nota la sorpresa di Rosier, le sue sopracciglia si alzano incuriosite. “Sapevo che i Lestrange fossero fuggiti come vigliacchi, ma addirittura ripudiare il nostro paese…” I cugini e suo fratello si alzano in piedi in sincrono e se Cyrille e Roddie estraggono la bacchetta, Roland e Rabastan cercano di riportare la calma. 

“Piano con le parole,” gli intima Roland. “Non accettare i compromessi e la decadenza non significa essere vigliacchi, ma mantenere l’onore.”

Lance si lascia andare a una smorfia sarcastica e Philomène tira il braccio di Roddie e gli dice: “Andiamo a sederci da un’altra parte.” Indica un tavolo di ragazzi dalle uniformi con i profili blu, un’aquila è il loro animale simbolo e forse possono essere più ospitali di quella che fu la Casa dei loro genitori. Zia Alexandra, dopo tutto, non si è mai lasciata andare a ricordi nostalgici sui tempi di Hogwarts.

Dal tavolo dei professori, Madame Maxime ha seguito tutta la scena e Philomène non vuole iniziare l’anno con il piede sbagliato. Sarà un’edizione speciale del Torneo Tremaghi, tre campioni per scuola, perché i tornei e le battaglie non si vincono da soli, spiega Kingsley Shacklebolt, il Ministro della Magia inglese prima di tracciare una linea dell’età ed esporre il Calice di Fuoco, l’artefatto magico che sceglierà i campioni per ciascuna scuola tra gli studenti che hanno inserito il proprio nome all’interno. 

 

***

 

Dopo cena, prima di tornare nella carrozza, Roland si trattiene con i fratelli e i cugini in Sala Grande. Tra le pareti in cui sono cresciuti i suoi genitori, prova a immaginarne la presenza. Osserva il tavolo di Serpeverde e forse riesce a immaginare sua madre intenta a leggere la Gazzetta del Profeta, o suo padre che scherza con zio Rabastan. Non credeva, però, che l’incontro con gli inglesi potesse essere tanto spiacevole, dar loro una lezione e ricordare la grandezza dei Lestrange è qualcosa che gli solletica la mente. Sa che sarà un campione di Beauxbatons, lo ha visto nei suoi sogni e persino le foglie di tè quella mattina hanno confermato il pronostico. Infila le mani in tasca alla ricerca di qualcosa su cui scrivere il proprio nome.

Fissa la pergamena. Le sue dita ne accarezzano la superficie porosa e spessa mentre ritaglia qualche ultimo momento di riflessione intima.

“Paura?” domanda Cyrille che non ha mancato di notare la sua esitazione.

“No. Voglio ricordare bene il momento in cui ho raccolto l’eredità di famiglia.”

La piuma di corvo traccia il suo nome senza esitazione: Roland Lestrange.

 

***

 

A differenza di suo fratello, non ha un’eredità da raccogliere, ma solo disprezzo verso un mondo che li ha costretti all’esilio. Rodolphus scopre che la rabbia gli attraversa le vene e sibila parole oscure in una lingua che non credeva di conoscere. 

La piuma tratteggia il suo nome sulla pergamena e gli sembra di rispondere sì a una chiamata alle armi. 

Rosier, Malfoy, Avery, Mulciber, sono cognomi che ha sentito nominare, famiglie che hanno negoziato la resa e accettato di riconoscere un Ministero che calpesta le tradizioni e che vuole far scomparire i Purosangue. 

Sospira, oltrepassa la linea dell’età sotto lo sguardo ammirato di Rab. Lascia scivolare il suo nome nel Calice di Fuoco. 

In quel momento, la Borgogna gli sembra più lontana che mai. 

 

***

 

Se chiude gli occhi vede lo sguardo fiero di suo padre il giorno che lo ha disarmato, c’è Madame Fournier che le consegna il diploma e le conferma che sarà un’ottima insegnante. Non le importa niente del passato, di un paese ingrato e decadente, di una sconfitta che continua a bruciare sulla pelle della sua famiglia. 

Lei ha sempre guardato al futuro, il suo, alla strada che ha scelto e alla magia che le scorre potente nelle vene e preme perché venga liberata. Quasi la sente fuoriuscire insieme all’inchiostro mentre firma: Philomène Lestrange.

Avanza a testa alta, tra compagni di scuola e cugini, sotto lo sguardo orgoglioso di suo fratello Cyrille. Si scambiano un sorriso prima di inserire il nome all’interno del Calice di Fuoco, il primo passo verso la grandezza.






 

 

Note:

Grazie per essere arrivati fin qua! 

Il personaggio di Lance Rosier non mi appartiene, è di Bluebell9 che mi ha gentilmente concesso di usarlo (io le ho concesso di usare i miei amati Lestrange). Fa parte della serie “Someone you loved” (leggetela su EFP) e ormai lo considero come un nipotino adottivo a cui sono affezionata.

I nostri personaggi si troveranno a interagire nelle nostre reciproche storie. Non ci siamo organizzate su cosa accadrà, anche i nostri universi narrativi sono ben distinti, quindi per lasciare il massimo spazio di manovra alla creatività di entrambe ci siamo messe d’accordo solo su cose come l’anno di ambientazione, i campioni reciproci e basta. In questo modo, non c’è bisogno di leggere entrambe le storie. 

Personalmente, sono super curiosa di vedere come svilupperà le interazioni tra Lance e i Lestrange nel suo universo narrativo. Come vedete, nel Severa!verse i Lestrange sono piuttosto sulla difensiva e l’incontro non è stato dei migliori, ma credo che superate le reciproche diffidenze, le cose possano migliorare.

In questo capitolo introduttivo ho cercato di presentare i tre campioni: Roland, Roddie e Philomène Lestrange e dare conto di tutte le parentele esistenti tra loro. Ho cercato di evidenziare come e perché sono nati e cresciuti in Francia. Alcuni headcanon su Beauxbatons li ho sviluppati in Giochi pericolosi e spero di mostrarli di più nel corso di questa storia. Non voglio dilungarmi troppo, se avete domande, voglia di commentare o sclerare, sono a vostra disposizione!

Un abbraccio,

Sev

 
   
 
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