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Autore: maz    10/09/2009    1 recensioni
Poi sentii solo dolore. Mi sentii bruciare. Bruciava tutto. Il mio corpo, i miei organi, la mia mente, il mio cuore. Volevo scappare da quell’incendio ma non riuscivo a muovermi. Quando capii che era troppo tardi per scappare iniziai ad urlare. Pregavo perché la morte arrivasse più in fretta, quel dolore tremendo mi rendeva totalmente inutile. Poi il dolore pian piano scomparve. Il mio cuore palpitava più forte. Stavo morendo lo sentivo. Il mio cuore tacque e riaprii gli occhi. Vidi un angelo. Assomigliava tanto al dottor Carlisle.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Twilight
Capitoli:
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~Diari~

2005 ~ Il mio nemico

 

 

 

In quell’anno frequentavo il terzo anno del liceo di Forks. Nonostante facevo solo finta di seguire le lezioni, andare a scuola era diventato irritante.

Non era per lo studio, anzi mi divertiva vedere i miei professori in difficoltà per il mio essere eccessivamente brillante.

In quei giorni ciò che era snervante era la notizia dell’arrivo di una nuova ragazza nella nostra scuola.

Non riuscivo a contenere l’eccitazione per questo nuovo arrivo di tutti gli studenti. I pensieri erano pari a quelli che un fanciullo avrebbe avuto ricevendo un nuovo gioco.

 

Di questa ragazza si sapeva solamente che era la figlia dell’ispettore Charlie Swan, avuta dalla relazione di quest’ultimo con una donna, che stanca di Forks l’aveva lasciato portandosi via la figlia ancora in fasce. Nessuno la conosceva e tutti cercavano di immaginare come potesse essere.

I pensieri più molesti erano quelli dei ragazzi.

Tutti la desideravano, tutti volevano conoscerla e tutti bramavano “approfondire” il rapporto con lei.

Tutto ciò lo trovavo disgustoso. Era solo una semplice umana.

Possibile che nessuno ancora ci era arrivato?

 

Fortunatamente tutto questo supplizio durava solo durante le ore di lezione.

Fuori dall’edificio scolastico la mia mente veniva come ripulita e così avrei solo dovuto preoccuparmi di offrire più privacy possibile ai miei fratelli.

 

Passarono così i giorni fino al suo arrivo.

Mi accorsi di lei tramite i pensieri di Jessica che attirarono la mia attenzione. Fu in quel momento che voltandomi incrociai per la prima volta il suo sguardo.

Aveva gli occhi color cioccolato, la pelle chiara e i folti capelli, anch’essi color cioccolato, le incorniciavano il viso a forma di cuore, che pian piano prese colore quando si accorse che la stavo guardando.

 

Distogliemmo entrambi lo sguardo l’uno dall’altro come imbarazzati da quel contatto quasi intimo.

I suoi occhi erano profondi e il suo sguardo penetrante. Mi concentrai su ciò che stavano dicendo.

In fondo, era quello il mio dovere.

Nel caso in cui mi accorgevo che qualcuno poteva solo sospettare qualcosa, dovevamo andare via.  

Sorrisi per quella stupida motivazione che diedi a me stesso.

In realtà ero solo curioso di sentire ciò che quella ragazza minuta pensava.    

 

Affinai i miei sensi e cercai di escludere tutte le altre voci dalla mia mente. Sentivo Jessica raccontarle della mia famiglia, le raccontò che venivamo dall’Alaska e che eravamo stati adottati dal dottor Cullen e da sua moglie. Qualcosa però tra i suoi pensieri mi infastidii. Era gelosa del fatto che tutti erano attratti dalla presenza di Isabella, o meglio Bella, come preferiva essere chiamata.

 

Jessica odiava quella ragazza per il solo fatto di ricevere molte attenzioni, soprattutto dal “suo” Mike.

Poi sentii rivolgere una domanda alla sua nuova “amica”. “Chi è quel ragazzo?” disse indicandomi con un cenno del capo.

“Oh in bocca al lupo sciocchina.” Pensò e si affrettò a rispondere. “Lui è Edward Cullen.” Rispose infastidita, ma allo stesso tempo sollevata dal fatto che sapeva che io non l’avrei degnata di uno sguardo.

“È tempo perso provarci con lui. Non guarda nessuna!” le disse sorprendendola a fissarmi.

“Sei goffa e tremendamente insignificante come puoi solo pensare che potrebbe trovarti interessante?” pensò.

 

Fui preso da un moto improvviso di rabbia.

Come poteva pensare quelle cose di lei? Non la conosceva nemmeno eppure si prendeva la briga di giudicarla e deriderla.

Mi voltai per guardarla.

Era stretta nelle sue spalle, indifesa e soprattutto inerme ai pensieri di Jessica.

Lei, così estremamente fragile non disse nulla alle parole di Jessica. Fu allora che mi accorsi che non riuscivo a leggere la sua mente.

Com’era possibile? Forse perché non riconoscevo ancora bene la sua voce mentale?

Mi concentrai ancora di più, ma nulla. Il vuoto.

 

Ancora nulla. Rinunciai.

In fondo aveva 17 anni, cosa poteva pensare di diverso dalle sue coetanee?

Sapevo che sicuramente era attratta da me, in fondo la mia natura prevedeva questo.

Noi attiravamo le prede e loro non potevano far altro che abbandonarsi a questa attrazione.

Non volevo farmi coinvolgere dal silenzio dei suoi pensieri.

Era solo un’umana.

 

Con i mie fratelli ci allontanammo dalla mensa per raggiungere le rispettive aule.

Io avevo biologia e mi diressi nell’aula dove il signor Banner si apprestava a tenere la sua prossima lezione.

Sprofondai nella sedia e posai i miei libri sul banco.

Mi risvegliai dalla noia quando sentii i pensieri di Angela Weber. Stava accompagnando Bella per la sua lezione.

“Non so proprio cosa dirle, non voglio fare una brutta figura. È timida come me e posso capire come si possa sentire adesso.” I pensieri di Angela erano gentili.

Quelli di Mike invece erano fortissimi. Era felice ed eccitato di avere una lezione in comune con la nuova arrivata.

Mi guardai attorno e notai che l’unico posto libero era quello accanto a me. Sorrisi dispiaciuto per lei.

Le sarebbe toccato sedersi con me.

 

Mosse i piedi nella mia direzione. Nel tragittò incrociò la ventola dell’aria calda.

Una frazione di secondo e il suo odore mi arrivò dritto nelle narici.

In quell’istante la mia mente diventò buia.

La mia gola bruciava come mai aveva fatto.

Il mostro dentro di me ruggì.

 

Non avevo mai sentito un odore così tremendamente dolce. Sapeva di fiori.

Il primo istinto fu quello di saltarle addosso e assaporare il liquido denso e dolce che scorreva nelle sue vene.

Si avvicinò al suo posto e quando notò che la stavo guardando, le sue guance si colorarono di rosso.

L’odore del suo sangue mi arrivò ancora più forte.

La volevo. Non esisteva altra soluzione.

Mi specchiai nei suoi occhi e vidi ciò che in quel momento ero diventato. Un vampiro. Una creatura dell’oscurità. Un assassino. Per un attimo tornai in me.

Inciampò nei suoi piedi e ancora una volta la sua fragranza si scagliò su di me.

Diedi un piccolo sguardo alla classe. Era ormai piena e tutti sarebbero stati testimoni del mio assassinio.

Avrei dovuto uccidere tutti. Nessuno si sarebbe salvato.

Per avere quel sangue l’avrei fatto. Dovevo solo trovare il modo.

 

Si sedette accanto a me. Era spaventata, la vidi coprirsi il volto con una ciocca di capelli.

E ancora mi violentò con il suo odore.

Un rivolo d’aria spazzò via il suo aroma e riuscii ancora una volta a ritrovarmi.

Mi resi conto che tutto ciò che mio padre in quegli anni mi aveva insegnato stava per essere cancellato con la sua morte, sarebbe stato cancellato come un colpo di spugna lava via le macchie di fango dalla pelle di un bambino al ritorno a casa dopo aver giocato in giardino.

No, non potevo permetterlo.

Smisi di respirare. Sarebbe bastato per la fine della lezione.

 

Durante la lezione non feci altro che pensare al modo di ucciderla.

Immaginavo la sua morte e la pianificavo nei minimi dettagli. Prima la uccidevo lì in quell’aula, poi mi immaginai toglierle la vita nel bosco che costeggiava la scuola. Poi ancora nella sua camera.

Scrollai la testa violentemente.

Non potevo fare questo a me stesso.

Non potevo ritornare ad essere quel mostro che tanti anni fa riaffiorò nel mio periodo di ribellione.

Non me lo sarei mai perdonato.

Mi guardò poco prima che la campanella suonò per comunicarci la fine delle lezioni.

La odiai per avermi fatto questo.  La guardai con gli occhi pieni di disprezzo e corsi via senza mostrare la benché minima educazione nei confronti della mia nuova compagna di banco.

 

Mi rifugiai nella mia auto, con le note di Debussy a farmi compagnia.

 L’aria fresca mi permise di pensare a ciò che poco prima era successo. Come era stato possibile? Lei, un’insignificante umana era riuscita a stravolgere la mia tranquillità.

Non sarei mai riuscito a perdonarla per questo.

Dovevo evitarla. Dovevo fare in modo di non incrociare più quella scia appetitosa.

Scesi dall’auto e mi incamminai verso la segreteria. Meglio adoperarmi subito e fare in modo di non incontrarla più.

Per oggi avevo sprecato tutto il mio autocontrollo e sapevo, che rivedendola, la sua buona stella non avrebbe potuto nulla.

Entrai in segreteria e la signorina Cope mi accolse con un sorriso.

“Signor Cullen in cosa posso esserle utile?” mi chiese, mentre immaginava di poter approfondire la conoscenza in un posto diverso dall’ufficio scolastico in cui lavorava.

“Vorrei modificare il mio orario. Vede il corso di biologia l’ho già seguito in Alaska e non vorrei ripeterlo. Preferirei studiare cose nuove.” Le dissi cercando di rendermi “affascinante” ai suoi occhi.

“Edward, hai qualche problema con il tuo professore?” mi chiese apprensiva.

“No nessun problema signorina Cope.”mi spinsi con il corpo verso di lei e assunsi un tono convincente e seducente. “È solo che vorrei poter frequentare un altro corso.”

Nello stesso istante qualcuno entrò nella segreteria.

“Mi dispiace Edward, gli altri corsi sono tutti al completo. Non posso aiutarti.” Mi disse.

Mi voltai e in quel momento capii chi era entrato in segreteria.

L’odore mi colpii ancora come la prima volta. Prima che fosse troppo tardi mi rivolsi alla signorina Cope.

“Grazie comunque. Capisco che non ci sia nulla da fare.”  Mi girai e trattenni il respiro, consapevole che lei avesse visto e sentito tutto.

Quando le passai accanto, anche il calore del suo sangue mi tormentò.

Affrettai il passo e mi diressi verso la mia Volvo.

 

I miei fratelli erano già pronti per tornare a casa.

Guardai Alice che mi guardava preoccupata. Perfino Emmett si accorse che ero stravolto.

Poi Alice ebbe una visione. Mi vide partire e con disappunto mi rivolse uno sguardo tormentato.

“Partirai?” mi chiese in un soffio. “Partirò?” risposi con un’altra domanda.

Poi ebbe un’altra visione.

Io che uccidevo Bella Swan.

Le intimai di smetterla. E lei si scusò per quello che entrambi avevamo visto.

Arrivati nei pressi della nostra casa e Alice fece cenno di fermarsi. “Noi scendiamo qui. Non dirò nulla a nostro padre, aspetterò che lo faccia tu. Sarebbe meglio.” Disse ed io annuii con il capo.

“So che prenderai la decisione migliore. Charlie ha solo lei e ucciderla sarebbe come uccidere Charlie stesso.” Continuò ed io annuii ancora.

 

Misi in moto l’auto e cominciai a guidare. Ancora non avevo deciso. Ancora non sapevo se avrei permesso al vampiro dentro di me di vincere o se sarei semplicemente partito.

Andai all’ospedale e spiegai a mio padre la mia decisione.

Sarei partito. Avrei lasciato Forks, questa volta da solo.

Carlisle provò a fermarmi ma sapeva che in fondo era inutile.

Mi prestò la sua macchina e mi lasciò andare senza dirmi nulla.

Non dimenticherò mai lo sguardo di mio padre quando gli voltai le spalle. Era lo stesso di tanti anni fa.

 

Per tutto ciò che stavo facendo a mio padre e alla dolce Esme la odiai ancora di più.

Bella Swan era il mio nemico. Era colpa sua se avevo deciso di voltare le spalle alla mia famiglia.

Era colpa sua se ero stato costretto ad abbandonare la mia non-vita .

Era colpa sua, non c’erano giustificazioni per lei.

E per questo l’avrei odiata per l’eternità.

 

Edward

 

Ringrazio Tede e stezietta w per le loro recensioni.

Ringrazio anche tutti coloro che seguono questa storia.

Un bacio a tutti!!!

 

  
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