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Autore: Albusseverus1996    21/11/2022    1 recensioni
Cosa fareste se doveste scoprire che il vostro romanzo fantasy preferito si rivelasse essere, in realtà, "TRATTO DA UNA STORIA VERA (O QUASI)? In questa FF "il protagonista", per così dire, sarò io. Amante dei libri di Harry Potter da quando ho memoria, dopo aver vinto un viaggio a Londra per visitare gli Harry Potter studios, ad aspettarmi e, farmi da guida, ci sarà qualcuno che mai avevo aspettato di vedere
-Scusi- faccio io sperando di non avere un tono sconvolto nella voce -Ma lei chi è?- lui posa il giornale sul tavolino, si aggiusta gli occhiali che gli erano caduti sul naso e fa, con un tono di voce di un uomo che si sta chiaramente divertendo un mondo
-Oh che sbadato, non mi sono nemmeno presentato. Io sono Harry. Harry Potter
Genere: Comico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Buona sera e benvenuti nel 3 capitolo della mia FF
Oggi in ritardo causa mondiale
ma vabbè l'importante è che esca.
Oggi vedremo per la prima volta i genitori di Harry
Mi avranno ricevuto bene o no? 
Ricordate di scrivere, se vi va, una recensione
per qualsiasi vostro pensiero.
Vi lascio alla lettura e al prossimo lunedì
Albusseverus1996

 





Capitolo 3


 

Atterro rovinosamente e tossendo come un pazzo, su di un pavimento di pietra grezza dure come poche cose al mondo. Mi rialzo a fatica cercando di togliere la moltitudine di cenere impigliata nei miei vestiti con poco successo. Mi guardo intorno con ancora le lacrime agli occhi per via della tosse, per capire più o meno dove mi trovassi. Era un lungo corridoio spoglio privo di qualsiasi ornamento. La poca luce che illumina le pareti, era costituita da sporadiche lampade a olio attaccate qua e là, in maniera completamente casuale, sul muro di pietra. Noto del trambusto providente dalle mie spalle. Mi volto e, mi accorgo, che dietro di me vi era una schiera, che sembrava infinita, di cunicoli stretti e pieni di polvere. Un secondo dopo, da uno di questi, spunta un uomo con i capelli scompigliati come poche cose al mondo, e gli occhiali rotondi stortissimi sul naso. Gli sorrido prima di tendergli la mano per aiutarlo ad alzarsi. Harry si scuote la giacca per togliere la cenere e, ovviamente, si passa una mano tra i capelli sorridente
-Odio la polvere volante- fa lui continuando a cercare di aggiustarsi le pieghe della giacca e della camicia -Com’è andato il tuo primo viaggio nel mio mondo?- chiede sorridendo. Io allargo ancora di più il mio sorriso
-Magico- rispondo con un tono di voce visibilmente eccitato. Lui inizia a ridere prima di incamminarsi verso l’uscita. Ogni tanto si ascoltavano imprecazioni varie prima di veder fuoriuscire qualcuno dai cunicoli. Non era un mezzo di trasporto molto gradito, mi ritrovo a pensare prima di accorgermi che Harry si era fermato davanti ad una porta. Per poco non gli sbatto contro. L’uomo spalanca la porta e l’attraversa invitandomi a fare lo stesso. Ci trovavamo davanti ad un muro di mattoni a me molto familiare, circondato da bidoni della spazzatura e sporcizia varia. Harry mi fissa sghignazzando vedendo la felicità sul mio volto quando, dopo aver estratto la bacchetta, si volta verso di me
-Immagino tu abbia capito dove siamo- dice prima di estrarre la sua bacchetta e contare tre mattoni da sinistra giusto sopra un bidone dell’immondizia che emanava un odore nauseante di pesce avariato. Dopo averlo colpito, i mattoni iniziarono a muoversi come se qualcuno stesse giocando a tetris e loro fossero i pezzi da incastrare. Si apri un enorme arco e, al suo interno, già potevo intravedere i negozi e un centinaia di maghi e streghe che ridevano e si affacciavano sulle loro vetrine. Harry attraversa l’ingresso senza problemi ma io rimango bloccato. Come se mi stessi addentrando in casa di qualcuno senza averne il permesso. È vero, sentivo di appartenere a quel posto, l’ho sempre pensato ma, adesso, era reale e non parte della mia immaginazione. Mi sentivo come un ospite indesiderato che non aveva il diritto ad usufruire di quell’atmosfera magica. Harry parve notarlo poiché fece marcia indietro appoggiandomi una mano sulla spalla con fare paterno
-È anche il tuo mondo adesso. So che può essere terrificante e disorientante partecipare alla vita di due mondi completamente opposti ma, nonostante non ti conosca, credo che tu ce la possa fare-la sua voce dolce e rassicurante, funge come un secchio d’acqua gelida che mi colpisce il volto. Torno in me riprendendo il controllo e, tutte le paure e l’ansia che mi avevano colpito un secondo prima, erano sparite. Accenno un sorriso verso Harry e attraverso l’arco
-Quanto costa una Nimbus?- faccio io divertito. Lui scoppia a ridere di gusto prima di stringermi con un braccio a se 
-Non preoccuparti del prezzo. Offro io- dice radioso prima di lasciarmi andare. 

Iniziamo a camminare per la lunga strada disseminata di negozi e gente che ci bloccava per chiedere autografi o solo per salutare Harry. Non era un impresa facile andare a fare shopping magico se ti trovavi insieme ad uno dei personaggi più famosi e amati di quel mondo e, deciso ad entrare in ogni negozio com’ero, dopo un ora di camminata, non avevamo ancora raggiunto la nostra destinazione. Mi blocco a fissare l’insegna vecchia di secoli e usurata del negozio che più mi premeva visitare. Con la mia firebolt 07 fiammeggiante ben stretta sotto braccio, mi trovo bloccato davanti all’entrata di Olivander senza saper bene se era più elevata la voglia di entrare, o la paura che tutto quello si rivelasse un grande errore e che, dalle varie bacchette che mi avrebbe invitato a provare il proprietario, che sinceramente non avevo idea di chi fosse in quel momento, non fuoriuscisse nemmeno una scintilla. Harry, che stava cercando di scollarsi di dosso un paio di donne isteriche che continuavano a chiedergli una foto, e, forse per scampare alle proprie fan, non si accorge del mio momento d’ansia e mi spinge rudemente all’interno del negozio. L’illuminazione all’interno non era delle migliori. Il posto era cupo come me lo ero sempre immaginato e pieno zeppo di polvere che creava dei strani vortici in aria e luccicava alla flebile luce delle candele. Il bancone, stranamente, era ordinato al millimetro e, in contrasto a tutto il resto, era immacolato. Quando la campanella attaccata alla porta suona, dopo che Harry se la chiuse alle spalle, tra gli scaffali arrampicato alla cima di una lunga scala, fa il suo ingresso un giovane ragazzo sorridente con i capelli castani, di statura media, occhi grigi come il metallo e vestito con un meraviglioso mantello verde smeraldo. “Sto vivendo un déjà vù” mi ritrovo a pensare
-James ha di nuovo spezzato la sua bacchetta signor Potter?- fa il ragazzo tra il divertito e l’irritato. Harry ride di gusto mentre io spostavo il mio sguardo tra lui ed il giovane senza minimamente capire il motivo. Era ovvio che lo conoscesse lui è Harry-sono-più-famoso-di-Cristiano-Ronaldo Potter
-Non questa volta Jonas. E chiamami Harry te ne prego. Ti conosco da quando eri piccolo come un asticello. Come sta tuo padre piuttosto?- il viso del giovane si rabbuia. Ora si che una leggera somiglianza al fabbricatore numero 1 di bacchette della Gran Bretagna poteva notarsi nonostante non fosse molto marcata
-Il tumore è terminale purtroppo. Stiamo cercando di stargli vicino il più possibile. Oramai mi tocca portare avanti la tradizione, non che mi dispiaccia certo. Allora che posso fare per il salvatore nel mondo magico?- Harry scosse la testa prima di riaprire nuovamente il suo sorriso
-Mi dispiace tanto- dice avvicinandosi al bancone. Io, non essendo considerato minimamente, inizio a vagare per il locale guardando da vicino gli altissimi scaffali presenti all’interno del negozio. Inizio a studiarne ogni centimetro. Lunghe e sottili scatoline a cui era attaccato sopra il materiale di cui erano composte e del nucleo che ospitavano all’interno. Bacchette di acero, acacia, agrifoglio e chi più ne ha è più ne metta con nuclei formati da crini di unicorno, corda di cuore di drago e piume di fenice. Lo sguardo mi cade su di uno di questi che stava quasi nascosto dietro uno dei supporti degli scuri scaffali. Il cartellino ad essa attaccato diceva “Larice, 12 pollici e mezzo, semi rigida con nucleo di crine di thestral”.  Rimango a fissarla senza riuscire a distogliere lo sguardo come se una forza invisibile me lo impedisse. In completo stato di trans, allungo una mano per afferrarla. Qualcosa dentro di me, bramava quella bacchetta. Prima che io potessi anche solo toccarla un urlo mi blocca
-FERMO- mi ridesto dal mio stato comatoso come se fossi stato dentro una bolla di sapone che era appena esplosa -Non bisogna mai toccare le bacchette senza prima essere stati controllati e misurati dal mio metro- dice il giovane Jonas 
-Farlo senza potrebbe provocare degli effetti collaterali spiacevoli. Vero Harry?- quest’ultimo scoppia a ridere mentre io biascicavo scuse a bassa voce 
-Andiamo è successo solo un paio di volte. Li conosci i miei figli. Sono curiosi-
-E viziati- aggiunge il giovane prima di rivolgersi a me nuovamente -Non ti nego che, per me questa, è la prima volta. Di solito i miei clienti hanno tutti 11 anni ma ti posso assicurare che, da questo negozio, uscirai con una bacchetta perfetta per te- dice con voce calda a mo’ d’incoraggiamento. Io, ancora leggermente imbarazzato per prima, annuisco e lo seguo verso l’entrata scortato da Harry. 

Il metro magico inizia a sferzare l’aria e a misurare ogni parte del mio corpo. Braccia, gambe, mani, palpebre, narici, fronte. Il tutto alla massima velocità e con estrema precisione. Jonas inizia a far su e giù tra gli scaffali prendendo scatole su scatole senza esserne però soddisfatto. Biancospino con piume di fenice, agrifoglio e corde di cuore di drago, acero e crine di unicorno. Continuavo ad agitare bacchette su bacchette ma nulla sembrava soddisfare il giovane che, con il volto eccitato e contento nonostante le corse che si stava facendo, continuava ad esclamare
-Il cliente più difficile della mia carriera. Oh ma la troverò la tua bacchetta. Eccome se la troverò-
Nonostante la felicità e l’eccitazione fosse quasi tangibile tutto intorno al ragazzo, la mia ansia e preoccupazione cresceva in maniera direttamente proporzionale alla quantità di scatole che aumentava sul bancone nella quale, ormai, non si vedeva quasi più. Dopo 20 minuti di ricerca sfrenata, Jonas si blocca sul posto pensieroso. Io, che non gli avevo distolto lo sguardo di dosso neanche per un secondo, faccio per avvicinarmi ma Harry mi blocca. Qualche secondo di trans e poi il giovane parve ridestarsi più felice di prima. Mi fissa con occhi carichi di eccitazione 
-Cosa ti ha spinto prima a cercare di prendere quella bacchetta sul retro?- fa lui con i suoi occhi grigi penetranti. Io mi guardo un po’ intorno vedo Harry sorridermi e mi rilasso leggermente
-Nono spiegarlo ma era come se mi chiamass…- non riesco a finire nemmeno la frase che Jonas spicca una corsa come se fosse un 100 metrista per poi ritornare con il volto rosso e il fiatone. Quando si avvicina con in mano l’ennesima scatolina, ecco di nuovo che fa la sua apparizione la forza invisibile che, precedentemente, mi stava spingendo verso di lei. Jonas sorride radioso quando vede il mio braccio alzarsi automaticamente per afferrare la bacchetta. Il mio cervello, come fosse una macchina fotografica, immortala l’immagine di quel oggetto prima che potessi prenderlo. Il legno che lo componeva, era di un marrone chiaro con venature più scure che lo attraversavano dalla base alla punta. Era leggermente ricurva e, il manico, era leggermente più scuro rispetto al resto, in rilievo e formato da decorazioni circolari più chiare. Mi decido dopo averla studiata e l’afferro con decisione e tutto, dentro di me, si trasforma. La polvere del suolo inizia a librarsi in aria in dei vortici luccicanti e un brivido inizia a scuotermi ogni parte del corpo. Era una sensazione che mai avevo provato prima. Riuscivo a percepire ogni cellula del mio corpo nitidamente, quasi potessi guidarle una a una. D’istinto, alzo la bacchetta verso l’alto facendo sì che i vortici di polvere che si erano creati a mezz’aria, si librassero verso il tetto del negozio
-Meraviglioso. Semplicemente meraviglioso- fa Jason applaudendo con vigore. Allunga una mano verso il mio braccio abbassandolo. 
-Questa non è una bacchetta qualunque signor Latella. Il materiale di cui è composta è raro e potente. Lei se ne accorgerà una volta che avrà preso familiarità. È una bacchetta imprevedibile e difficile da maneggiare. Ma essa ha scelto lei e c’è sempre una ragione valida alla base della loro scelta. Per citare mio nonno, che riposi in pace, non è il mago a scegliere la bacchetta. Spesso non riusciamo a capire le loro motivazioni ma, di una cosa sono certo,  possiamo aspettarci grandi cose da lei in futuro- Harry ride e mi da due pacche sulla spalla e io non riesco a non sorridere. Jonas mi fissa soddisfatto prima di sistemare il bancone ancora pieno zeppo di scatole, con un pigro movimento di bacchetta. 
-Sono 60 galeoni- dice lui sempre con voce gentile. 
-60 galeoni? Da quando una bacchetta costa 60 galeoni Jonas?- esclama Harry tra una risata e un’altra. Io, ancora irritato dal fatto che l’uomo mi avesse pagato la scopa, faccio per estrarre il mio portafoglio
-Signor Olivander accetta soldi babbani?- chiedo tranquillo con ben salda ancora la bacchetta nella mano destra. Lui scuote la testa
-Mi dispiace ma ancora no. Una volta che il locale sarà completamente mio ci penserò. Harry, andiamo, come se avessi problemi di soldi- quest’ultimo alza le spalle prima di estrarre un sacchetto pieno di monete d’oro dalla tasca appoggiandola sul bancone. Salutato il ragazzo, usciamo dal negozio che ormai era buio pesto fuori. Ci incamminiamo verso il Paiolo Magico senza dire nulla. Io ero al settimo cielo mentre Harry sghignazzava soddisfatto 

-Harry- faccio ad un certo punto io.
-Si?- risponde con tono tranquillo. Io mi schiarisco sonoramente la voce
-Posso farti una domanda? No, beh, 2 in realtà- lui rallenta il passo per fissarmi. Passano un paio di secondi prima che lui annuisca con un sorriso
-Mi chiedevo come mai il famoso Harry Potter si occupi di presentare e spiegare il mondo magico ad uno come me- l’uomo ride prima di passarmi un braccio sulla spalla con fare paterno
-Per farti piacere ovviamente. Quando noi del ministero siamo riusciti a recuperare  il tuo nome nel registro dei nati babbani è stata una grande vittoria poiché tu sei stato il primo dopo molti anni. Poi, come potrai ben immaginare, abbiamo scavato nel tuo passato, per quanto ci è stato possibile, per capire se fossi in grado di sopportare il peso della magia. Scoprire di essere un mago a 11 anni, essendo bambini spensierati che poi passeranno 7 anni a studiare in un castello, è molto più facile da gestire che scoprirlo alla tua età. Poi abbiamo scoperto che eri un fan del nostro mondo e che sapevi praticamente la metà di tutto quello che c’è da sapere. Per questo mi sono offerto. Per far sì che, la notizia, fosse più digeribile e poi, con i tre diavoli che mi ritrovo a dover crescere, sono a mio agio nel ruolo di padre diciamo- io mi ritrovo a ridere divertito mentre mi stacco dalla sua presa fissando la mia bacchetta nuova di zecca. 
-Ah, Silvio?- ritorno a fissare Harry -Qual era la seconda domanda?- io rido nuovamente
-Ah certo. Invece della polvere volante, non è che potremmo materializzarci per arrivare a casa dei tuoi? Ancora ho cenere in posti dove non dovrebbe esserci- Harry scoppia a ridere come un pazzo prima di prendermi per un braccio
-Ricorda lo hai voluto tu- dice con un ghigno. Io deglutisco prima di prepararmi allo strappo che comporta la materializzazione che arriva dopo un secondo. Con la mano libera, mi tengo lo stomaco come per cercare di tenerlo attaccato al resto del corpo. 

Mezzo secondo dopo, la sensazione di essere chiusi in un tubo di scarico, finisce e, stranamente, riesco ad atterrare in piedi davanti ad un cancello basso di colore nero con dietro una casetta su due piani molto carina. 
-Complimenti- fa Harry dandomi un colpo sulla spalla -Quasi tutti vomitano la prima volta- io lo fisso sorridendo quando lui apre il cancelletto per farmi entrare 
-Ma queste citazioni dei film che ti riguardano, ti escono spontanee o lo fai apposta?- chiedo io avviandomi verso la porta con un sorriso. Lui mi fissa e, fingendo di non capire a cosa mi riferissi, bussa alla porta. Io rimango a fissare il suo volto divertito prima che, l’ingresso, si apra
-Fratellone- esclama una voce dolce come una cioccolata calda di fronte ad un giorno di neve. L’avevo vista impressa in una cornice sul camino di Villa Potter ma, la foto, non le rendeva giustizia in assoluto. Penelope Potter era la ragazza, o donna data la nostra età, più bella che avessi mai visto. Il volto pallido condito da lentiggini sparse qua e là tra le sue guance e il naso, mi davano la sensazione di star fissando una mappa astrale unica e meravigliosa. Portava un vestitino senza spalline che scendeva morbido fino a sopra il ginocchio, della stessa tonalità dei suoi occhi mentre i capelli, di uno splendido rosso fuoco, lunghi e leggermente ondulati, sembravano fossero fiamme ardenti che si muovevano al ritmo del vento. Lei mi sorride mentre io cerco di riconnettere il mio cervello per non sembrare più idiota del solito. Riesco a sorriderle prima che Harry abbracci la ragazza dandomi il tempo per ricordare cose come respirare, camminare e parlare
-Da quanto tempo sorellina- fa lui iniziando a scompigliarle i capelli. Penelope non parve apprezzare particolarmente questo gesto. Inizia a dimenarsi come fosse una tarantola dentro un bicchiere d’acqua e, una volta liberatasi, inizia a fissare il fratello con uno sguardo tale da poter quasi vedere delle scintille fuoriuscire dalle iridi verdi smeraldo 
-Quando capirai per il diadema maledetto di Corvonero che non devi toccarmi i capelli. Harry James Potter!- inizia a strillare mentre io, con ben stretta la bacchetta ma con ben poca capacità di lanciare qualsiasi incantesimo, mi faccio piccolo piccolo sull’uscio di casa Potter. Harry in risposta scoppia a ridere
-Andiamo Penny, fa la brava e non mi spaventare l’ospite che, per oggi, ha avuto abbastanza sorprese- lei si volta verso di me e, il suo volto inviperito, si trasforma in dolcezza angelica pura. Io, leggermente imbarazzato, arrossisco leggermente
-Oh scusami tanto- fa lei arrossendo a sua volta -Di sicuro non ti ho fatto una buona impressione. Io sono Penelope ma puoi chiamarmi Penny. Tu devi essere Silvio vero? È un piacere conoscerti- la sua voce, il suo profumo e la sua dolcezza mi investono come se fossi un gatto in autostrada e un tir avesse deciso di passarmi sopra. Determinato a fare bella figura con chiunque a questo mondo vada Potter di cognome, mi do un contegno scuotendo energicamente la testa, un giorno di questi sono sicuro che il mio cervello verrà sputato fuori, e le sorrido prendendole la mano e baciandole il dorso
-Ma figurati. Ho visto di peggio purtroppo. Si mi chiamo Silvio ed il piacere è tutto mio- Penny sghignazza maliziosamente mentre Harry mi fissa sorridendo in maniera alquanto inquietante
-Ah però. Riesci a portare a casa anche qualche gentiluomo quando ti impegni fratellone. Sono quasi commossa- Harry scoppia a ridere e fa un inchino alla ragazza prima di entrare finalmente dentro casa. Penny mi fissa sorridendo prima di darmi le spalle e uno schiaffo con i lunghi capelli. 
-Dove sono mamma e papà?- chiede Harry sedendosi sul divano. 
-Al supermercato dovrebbero essere qui a breve- risponde la ragazza sedendosi su di una poltrona del salotto mentre io, ancora inebetito dall’odore dei suoi capelli, resto in piedi e mi guardò un po’ in giro. Capivo il motivo per cui Lily non aveva lasciato questa casa. Nonostante di quest’ultima Villa Potter fosse 10/11 volte più grande e lussuosa di questa, dentro le sue pareti potevi sentire l’amore familiare, un calore diverso a quello della enorme Villa. Non era poi così piccola. Noi ci trovavamo in un bel e illuminato salone con presenti varie poltrone rosse e un divano attaccate alla parete beige posti di fronte ad un grosso camino color marrone, un tavolino di vetro giusto nel mezzo dei due e vari comodini di legno che davano un aria rustica ma estremamente accogliente. Mi fermo a fissare le foto poste sul camino, deve essere una tradizione mi ritrovo a pensare, quando sento che qualcuno mi ha affiancato. Continuo a guardare estasiato le foto e non ci faccio molto caso. Erano tutte foto di famiglia. James e Lily durante il loro matrimonio che ballavano con Sirius, chiaramente ubriaco, tenuto a stento da un Remus sorridente, Harry da piccolo sulla scopa giocattolo che sfrecciava su e giù, foto di Penelope appena nata, dei bambini che giocavano con Sirius e James sotto lo sguardo dittatoriale di Lily. In parole povere, quel camino conteneva una vita intera. E, nonostante io mi sia sempre ritenuto un esperto per quanto riguardava Harry Potter, in realtà non conoscevo nulla. Una piccola nota di fastidio inizia a crescere in me spazzata via un secondo dopo da una dolce e calda mano che mi si poggia spalla.
-Non deve essere facile scoprire che dietro al proprio mondo ce ne sia un altro non è così?- chiede lei con voce dolce che quasi riesce a sciogliermi. Mi volto per perdermi in quella meravigliosa tonalità di verde dei suoi occhi e sorrido amaramente
-In realtà, la cosa che mi da più fastidio, è sapere che non so nulla in realtà del mio mondo fantasy preferito- Penny mi fissa prima di scoppiare a ridere seguita a ruota da Harry che ci fissava divertito dal divano. Una volta placate le risate, mi siedo su di una poltrona e iniziamo a parlare di stupidaggini, del mondo babbano, di come si sia introdotto sempre di più in quello magico ecc ecc. Sembrava essere la cosa più meravigliosa e normale del mondo conversare con dei veri Potter di incantesimi, di esperienze ma, sopratutto di cazzate varie. Ridemmo e parlammo per 10 minuti. Harry sembrava non volesse entrare nel vivo della conversazione, lasciando me e Penny parlare e ridere. Ogni tanto lo vedevo sghignazzare e rivolgermi sguardi pieni di malizia. 

Quando la porta si apre con vigore, io mi volto con un po’ d’ansia. 
-Dove sono i miei bellissimi bambini?- urla una voce piena di pura gioia. Prima che io potessi anche solo inquadrare le 4 persone presenti sull’uscio della porta, una di quelle spicca una corsa sfrenata verso di me e mi stringe tra le braccia
-Molto piacere sono James-meraviglioso-e-unico Potter- io completamente preso in contro tempo, impiego qualche secondo per realizzare ciò che stava accadendo. Mi ritrovo a stringere quell’uomo come se fosse un mio familiare che non vedevo da anni e, senza conoscere il motivo, un paio di lacrime iniziano a rigarmi le guance
-James Potter lascia andare subito quel ragazzo- fa una voce autoritaria ma divertita. L’uomo molla istantaneamente la presa e io faccio per nascondere le lacrime di gioia strofinandomi il volto con la felpa. James mi fissa preoccupato
-Scusami davvero. Ti ho fatto male?- dice lui stroncando sul nascere il mio tentativo. Io tiro su con il naso cercando di darmi un contegno. Cosa veramente difficile per me in quel momento dato che, una mano leggera con unghie color verde smeraldo si poggia sulla mia spalla. Io stiracchio un sorriso sul volto voltandomi per fissare il viso dolce e perfetto di Penelope, prima di guardare di nuovo verso James
-No assolutamente signor Potter. Sono solo entusiasta di vedervi e di potervi conoscere- lui mi sorride prima di gettarsi su sua figlia per abbracciarla. Aveva ancora il fisico di un trentenne, capelli nerissimi e occhiali rigorosamente con montatura rotonda. Sul viso vi erano solo qualche sporadica ruga e cicatrice, conditi da occhi di un caldo marrone chiaro che sembravano pieni di amore. Faccio qualche passo avanti per raggiungere Lily. Quella Lily Evans. La forte, temibile e adorabile Lily Evans.
-Signora Potter è davvero un onore per me poterla conoscere- faccio io con un sorriso allungando una mano verso di lei per replicare il baciamano fatto precedentemente alla figlia. Lei mi sorride radiosa 
-Hai visto che qualche volta tuo figlio riesce a portare a casa qualche gentiluomo invece dei troll che ha per amici?- fa Penelope con il fiatone dopo essersi riuscita a liberarsi di suo padre che, al momento, aveva cambiato obbiettivo. 
-Non posso darti torto Penny. È un piacere anche per me conoscerla signor Latella- fa lei non smettendo di sorridere. Lily era la copia sputata di Penelope. Bella come poche cose, capelli rosso fuoco che le danzavano sulla schiena e occhi verdi da invidiare. 
-Andiamo basta con i convenevoli. Ramoso lascia in pace il mio figlioccio e dimmi dove tieni la birra- fa un uomo dai lunghi e ricci capelli neri che, non degnandomi di uno sguardo, entra carico di buste della spesa che gli fluttuavano attorno, prima di sparire nella cucina. Faccio per seguirlo ma, vedendo che c’era ancora qualcuno che non avevo salutato, mi volto nuovamente. Remus Lupin, l’unico della compagnia che dimostrava l’età che aveva. Sempre magrissimo e con pochi capelli biondi sparsi per il capo. Aveva due grandi occhiaie sotto gli occhi che lo facevano sembrare molto stanco ma, il suo sorriso caldo e rassicurante, gli illuminava lo stesso il volto
-Remus Lupin- sussurro io verso di lui. Questi annuisce e mi porge la mano. Io lo fisso scuotendo la testa e, come l’aveva allungata, la ritira timoroso. Penelope, che stava guardando tutta la scena, sospira irritata
-Non avrai dei pregiudizi spero- io mi volto e la fisso confuso per qualche secondo prima di realizzare quello che intendesse. Nel frattempo, la temperatura nella casa così calda e accogliente, era scesa di qualche grado. 
-Cosa? No. Assolutamente no. Solo che il signor Lupin si merita un abbraccio ma, non essendo James Potter, per me non è facile ecco- Penny, Harry, James e Lily, e dalla cucina risuona un verso di origine animale ma che sembrava una risata, scoppiano a ridere mentre le mie guance iniziano a prendere fuoco. Remus si avvicina con la sua solita calma e pacatezza. Allarga le braccia e mi stringe a se. 
-Ora ho proprio bisogno di quel drink- faccio io facendo ridere tutti. La nostra combriccola si sposta in cucina. 

Iniziamo a bere, a chiacchierare tranquilli fino a quando, Lily, ci annuncia che la cena era pronta. Io prendo posto accanto a Penny e a James con di fronte Harry
-Spero che il roast-beef ti piaccia Silvio- fa Lily servendomi un piatto con un sorriso che io ricambio
-Sta sera non c’è veramente nulla che non mi possa piacere davvero. Grazie di cuore- Harry ridacchia prima di prendersi un boccone 
-Allora- fa lui dopo aver ingoiato un bel po di carne -Come ci si sente ad incontrare i tuoi eroi provenienti da un mondo che non sarebbe dovuto esistere?- tutti gli occhi si puntano su di me con curiosità. Io arrossisco leggermente
-Esattamente come li avevo immaginati in realtà. Soprattutto James e Remus- tutti scoppiano a ridere. Tutti meno Sirius che mi fissava con quei suoi occhi grigi. Io ricambiavo il suo sguardo senza timore
-E di me? Che idea ti sei fatto su di me? O cosa dice quello stupido libro su di me se la vuoi mettere su questo piano- dice con voce tagliente ma che mi aspettavo. James e Harry fanno per dire qualcosa ma io, con un gesto della mano, li blocco. Bevo metà bicchiere di Whiskey prima di riportare il mio sguardo su di lui
-Hai avuto un infanzia diversa da tutti quelli presenti in questa sala. Triste e solitaria. Uno dei tuoi migliori amici ha tradito te e ha quasi fatto uccidere la seconda famiglia che ti eri creato e di cui tanto avevi bisogno. Sei un uomo buono a cui sono successe cose cattive. Ma non inizierai a fidarti di me per un bel discorso sotto effetti di alcol. Spero comunque che mi darai una possibilità di provarti che sono affidabile e sincero. In più, morirei piuttosto di ferire qualcuno della famiglia Potter. E si includo anche te nel pacchetto e, per estensione, ovviamente, anche Remus e la sua famiglia- dicendo questo mi ritrovo, senza sapere perché,  a voltarmi verso Penelope che mi fissava con intensità. Tutto in quella sala pareva essersi bloccato. Dopo qualche secondo Sirius si alza dalla sedia e viene verso di me. Non sapendo cosa aspettarmi, affondo la mano nella tasca alla ricerca della bacchetta. Quando lui mi raggiunge, per mia somma sorpresa, e anche per il resto delle persone sedute li, questi allunga una mano verso di me. Io gli sorrido e la stringo forte
-Ti sei guadagnato questa possibilità. Ma ti terrò d’occhio- fa lui con un ghigno sul volto.
-Non chiedo altro- 


Dopo la tensione di quel momento, la cena procedette a gonfie vele. Risate su risate, pance piene fino a scoppiare, bottiglie vuote, aneddoti di anni passati, di scherzi e avventure che io bramavo tanto di sapere
-Non me lo ricordare- fece ad un certo punto Lily con il volto scarlatto dalla rabbia
-Al suo secondo anno ad Hogwarts. Ci tengo a precisare bene SECONDO ANNO. Ciò vuol dire alla bellezza di 12 anni, Silente ci manda una lettera dove ci informa, testuali parole, “Cari signori Potter”- inizia imitando la voce del preside
-“Vi informo che, vostro figlio Harry, ha avuto uno scontro contro un basilisco nella camera dei segreti e, al momento, è in infermeria. Con la speranza che stiate bene. Albus Silente”- io strabuzzo gli occhi e scoppio a ridere come un pazzo cadendo rovinosamente al suolo. Harry mi aiuta ad alzarmi 
-Come dimenticarlo, sembrava un ungaro spinato. Cercavo di starle dietro sulle scale di Hogwarts ma lasciava una scia di fiamme. Non ricordo di aver visto Silente tanto preoccupato come quella sera. Ha iniziato a urlargli contro come una furia. Per fortuna il pargolo qui si è svegliato per tutto quel trambusto perché sennò, sono completamente certo di quello che sto per dire, lo avrebbe cruciato fino a fargli perdere tutti i capelli- continua James con le lacrime agli occhi mentre Lily, ancora un po’ rossa per la rabbia, cercava di evitare il suo abbraccio. Io mi asciugo le lacrime e, dopo aver chiesto permesso, mi fiondo fuori dalla casa per fumare. Era tutto perfetto. La mia vita era perfetta adesso e niente avrebbe potuto rovinare questo momento. Beh quasi niente. 

Dopo il primo tiro di sigaretta, nelle siepi di fronte a me, vedo qualcosa muoversi. L’oscurità era fitta ma ero sicuro che ci fosse qualcosa. In quello stesso momento, la porta di casa si apre. Penelope fa per raggiungermi quando, un uomo incappucciato, sbuca dal punto che stavo fissando io, correndo con la bacchetta in mano. D’istinto, spicco una corsa e mi piazzo davanti a lei estraendo la bacchetta. Lui si blocca, senza abbassare il cappuccio.
-E tu chi saresti? Una guardia del corpo?- fa con voce gelida. Io inizio a sghignazzare 
-E tu non è troppo presto per Halloween?- questi ringhia prima di puntarmi la bacchetta contro, nonostante questo io non muovo un muscolo
-Penny forse è meglio che torni dentro- sussurro alle mie spalle mentre lei, in tutta risposta, stringe di più la presa sul mio braccio
-È il tuo primo giorno con una bacchetta. Cosa credi di fare?- fa lei infastidita
-Non permetterò a nessuno di farti del male- dico io con la sua presa che si faceva ancora più salda. Poi mi accorgo che le mie parole potevano essere fraintese 
-Ricordi cosa ho detto in cucina? Beh non erano parole vuote. Adesso vai e avvisa Harry- lei molto contrariata, sparisce dietro la porta lasciandomi da solo con quel personaggio
-Vuoi dirmi cosa vuoi o devo tirare ad indovinare?- faccio io con tono divertito. Il tizio davanti a me mi superava sia in altezza che in muscolatura ma, in me, non c’era un briciolo di paura. L’incappucciato ringhia di nuovo prima che un raggio rosso scoppi fuori dalla sua bacchetta nella mia direzione. Alzo la mia e, nella mia mente sperando che funzioni, pronuncio “Protego”. Una patina trasparente si crea intorno a me rispedendo al mittente l’incantesimo. L’eccitazione e l’adrenalina mi riempiono le vene. Un flusso, così potente, da poter essere quasi visibile. L’uomo riesce a scansarsi quasi per miracolo
-Tutto qui?- faccio io ormai sicuro di me stesso
-Non provare ad avvicinarti a Penelope. Lei è mia!- fa lui strillando. Il cappuccio gli cade all’indietro e io, incredulo, quasi scoppio a ridere. Davanti a me c’era un uomo con un naso enorme e capelli lunghi e untuosi.
-Piton?- faccio io senza riuscire a fermarmi. Lui mi fissa con sguardo cattivo. I suoi piccoli occhi neri erano pieni di odio
-Come fai a conoscermi?- sputa lui rabbioso. Io mi sbatto una mano sulla fronte
-Intuizione e, già che ci siamo non voglio essere colui che non rispetta le tradizioni, perciò Levicorpus- immediatamente, l’uomo davanti a me spicca un volo, perde la bacchetta e rimane a penzoloni a mezz’aria.
-Cosa succede?- la porta di casa si apre e Harry, James, Sirius e Penelope escono fuori con le bacchette in posizione pronte ad attaccare
-O nulla di che Harry. Suppongo che sia il figlio di Mocciosus che è venuto a dar fastidio- Sirius e James si guardano un secondo prima di scoppiare a ridere seguiti a ruota da Penny e Harry mentre Lily, che era arrivata poco prima con Remus, mi guardava sconsolata
-Lily se vuoi lo lascio andare. Non volevo infierire ma puntava la bacchetta contro Penny- la donna mi fissa con un sorriso.
-Oh no figurati. Se stavi difendendo mia figlia divertiti pure. Vediamo se gli fai perdere il vizio- io la fisso ridendo prima di rivolgermi al corpo ancora a mezz’aria
-La prossima volta non sarò così magnanimo. Non provare ad avvicinarti a lei ci siamo capiti?- lui annuisce e, con un colpo di bacchetta lo lascio cadere giù e sparire nella notte. Tutti ritornano dentro tranne Penelope che, dopo essermi acceso una sigaretta, si sedette insieme a me su di una panchina posta nel piccolo giardinetto della casa.
-Non azzardarti mai più a metterti tra me e un pericolo Silvio- fa lei con voce infastidita e con volto imbronciato. Io sorrido dopo aver esalato del fumo
-Mi sa che dovrai schiantarmi Penny- lei sbuffa
-Non sapevi nemmeno se il tuo protego avrebbe funzionato. Quello è un folle avrebbe potuto ucciderti- continua lei visibilmente preoccupata. Io le sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio dolcemente 
-Probabile ma se tu sei in pericolo non importa. Mi sarei preso volentieri un incantesimo per darti la possibilità di scappare- lei fa per parlare ma poi ci ripensa. Ripete quel gesto per un paio di volte 
-Perché? Nemmeno mi conosci- riesce poi sussurrare dopo vari tentativi. Io rido prima di dare l’ultimo tiro di sigaretta rimanente 
-Mi stai simpatica ecco. E poi lo devo a tuo fratello. Lui mi ha dato un mondo nuovo. È il minimo che possa fare- mi alzo per buttare il mozzicone sulla strada quando, guardando la finestra che si affacciava giusto sulla panchina dove eravamo seduti noi, spuntavano tre teste e tutte dai capelli nerissimi
-Stavate origliando per caso?- faccio io divertito facendo voltare anche la ragazza. 
-Te l’ho detto papà che ci avrebbero visti. Per godric ora Penny ci ammazza- si sente una voce in lontananza imprecare. La Potter si alza lentamente. Potevo vedere la sua indignazione trasformarsi in un aura malvagia come se fosse visibile. La seguo dentro la casa e, trattenendo una risata per non rischiare la vita, vicino finestra che dava sul giardino, c’erano Harry, James e Sirius che, camminando a gattoni, cercavano di nascondersi senza successo
-QUANTE VOLTE VI DEVO DIRE CHE NON VOGLIO CHE ORIGLIATE LE MIE CONVERSAZIONI QUANDO SONO CON UN RAGAZZO!- inizia a sbraitare come una pazza e a rincorrere i tre a bacchetta spianata. Remus si sedette accanto a me sul divano, seguito a ruota da Lily
-Immagino sia sempre così. Mi sbaglio?- 
-O no non ti sbagli- rispondono i due in coro
-Adoro questa famiglia- mi ritrovo a pensare ad alta voce. Lily mi sorride e Remus ride
-Un altro masochista in famiglia- fa Remus continuando a ridere -Benvenuto tra i malandrini- io lo fisso radioso
-Posso essere un malandrino?- chiedo come un bambino chiederebbe ai suoi di comprargli un giocattolo. Remus mi sorride radioso
-Beh hai già appeso per le caviglie un Piton. Sei a buon punto- 
-E, se posso permettermi- fa Lily -Hai adocchiato una bella rossa. Diciamo che sei un Potter mancato- io la guardo sconvolto
-Lily….. io no… ti sbagli- mi ritrovo a balbettare come se fossi il professor Raptor mentre lei scoppia a ridere
-Tranquillo. Scherzavo- dice prima di farmi l’occhiolino. Io, ero ancora un po’ stordito dalle sue parole. Prendo una bottiglia di Whiskey e inizio a berla quando vedo Harry, nascosto dietro ad un tavolo, farmi segno di raggiungerlo.
-E ora di andare. Sentirsi spiata è la cosa che a mia sorella disturba di più. Soprattutto se il tipo con cui sta parlando le interessa- io fisso Harry a mo’ di scuse
-Harry….. io non voglio…. Emh.. nulla con tua….- riecco il raptor che c’è in me. Harry scoppia a ridere, saluta con la mano Lily e Remus e mi afferra per un braccio. L’ultima immagine che vedo, è il volto rosso deformato dalla rabbia della più giovane Potter, infierire contro un Sirius che implorava pietà e rideva sotto i baffi. Mi ritrovo a sorridere prima che la materializzazione mi risucchi via
   
 
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