SPAZIO AUTORE
E' un po' che non scrivo uno spazio autore. Ma per questo capitolo mi sento in dovere di farlo. Siamo giunti alla fine di questa storia iniziata nel lontano 2016. Ho avuto un periodo di vita difficile, e la storia ne ha risentito, continuamente fermata e ricominciata. Ho sentito la necessità di concluderla, per mettere un punto alla mia adolescenza e di voltare pagina.
Grazie a tutti quelli che l'hanno seguita e l'hanno letta.


1 novembre 1981
Ah che bella Firenze. L’Arno davanti a me è brillante come sempre.
Dopo la battaglia a scuola dovevo staccarmi, l’Inghilterra mi stava stretta e non riuscivo più a viverci. La morte di Marlene mi ha segnato così tanto profondamente da non voler mettere mai più piede in quel paese. Avevo fatto solo due eccezioni: il matrimonio di Lily e James e la nascita del loro figlio Harry. Per il resto era per me un paese lontano. Ho viaggiato per il mondo, America, Australia, Germania, Russia e, quella che era diventata, l’amata Italia.
Vengo comunque aggiornato quasi quotidianamente su quello che succede a Londra. Mi faccio recapitare la Gazzetta del Profeta. Ieri sera però è stata anticipata da una lettera di Silente.
Lily e James morti.
Harry sopravvissuto.
Peter morto in un’esplosione causata da Sirius.
Sirius incarcerato ad Azkaban.
Remus era ancora allo stato brado nel cercare di convincere i lupi mannari a non allearsi a Voldemort.
Voldemort scomparso.
Anche la mia seconda famiglia era andata distrutta. Ma, ricordando le parole di quel giorno di Silente, abitano sempre nel mio cuore.
Mi siedo in un caffè sulla riva dell’Arno, come mi è solito fare ogni volta che vengo a Firenze.
“Un Fernet Branca per favore” chiedo gentilmente alla signorina. Intanto con lo sguardo osservo la gente che mi sta incontro. Babbani soprattutto, ma c’è anche qualche mago in incognito che cerca di trafficare spaesato con gli euro. Poi vedo una chioma e un volto a me familiare.
“Mi scusi signorina, potrebbe farmi il favore di attirare l’attenzione di quella ragazza? Ci conosciamo, non si preoccupi. Mi basterebbe soltanto che lei vada lì e le dica di guardare in questa direzione. Può farmi questo enorme piacere?” chiedo sorridente alla cameriera, che annuisce e si allontana.
Vedo che la ragazza seduta al tavolo, alza lo sguardo e lo incrocia con il mio. Allora alzo il mio bicchierino di Fernet nella sua direzione a mo’ di brindisi. Lei sorride e si alza venendo nella mia direzione. Mi alzo anch’io e quando è vicinissima a me la stringo in un abbraccio quasi soffocante.
“Francesca, che piacere rivederti. Sono passati quasi tre anni dall’ultima volta che ci siamo visti”. Sorridendo la faccio sedere al mio tavolino. Io sono lì che bevo dal mio bicchierino, lei con il suo caffè.
“Eh sì Edo. Cosa ti porta qua in Italia?” dice lei incuriosita.
“La voglia di scappare da tutto. La voglia di togliere questa nebbia che ho in testa da quel giorno. La voglia di trovare me stesso.”
Lei annuisce, capendomi. Anche per lei non è stato facile separarsi da noi e da Remus soprattutto.
“Franci, hai sentito quello che è successo ieri?”
“Sì… che storia… ma Harry come ha fatto? E Sirius? È impossibile che sia stato lui a tradirli. Impossibile!” mi dice lei, tra il triste e l’agitata. Era sempre stata sensibile alle ingiustizie.
“Non lo so Franci, davvero non me lo so spiegare. Ma una cosa la so. L’amore ha vinto e Harry ne è la prova”.
La guardo fissa negli occhi e senza staccare lo sguardo alzo il mio bicchiere, lei fa lo stesso con la sua tazzina.

“A Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto”.