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Autore: Rowena Ollivander    29/11/2022    5 recensioni
- Ma che diavolo..? -
- Hermione? - sentì chiamare dall’esterno del dormitorio.
- Sì, avanti... - rispose scocciata, cercando di non alzare troppo il tono di voce per non peggiorare il mal di testa.
La maniglia scattò e la testa rossa di Ron fece capolino. - Ciao, - le disse lui piano.

Dopo l'ultimo M.A.G.O. Hermione è assalita dalla stanchezza e quale modo migliore per rilassarsi se non tirare fuori una boccetta di Sognisvegli brevettati Weasley? Solo che le cose non vanno proprio secondo i piani...
Ambientato in un ipotetico settimo anno del trio.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sognosveglia o son desta? Direi che è superfluo dire che questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 


Sognosveglia o son desta?





Hermione richiuse piano la porta del dormitorio femminile dietro di sé e si lasciò vincere dalla stanchezza.
Era una splendida giornata di maggio e il sole splendeva caldo nel primissimo pomeriggio di Hogwarts. Gli esami erano ormai finiti per tutti e la maggior parte degli studenti era fuori a godersi le temperature piacevoli e il meritato riposo prima degli esiti.
Quella mattina c’era stato l’esame di Antiche Rune, l’ultimo M.A.G.O. previsto, per quei pochi che avevano scelto di portare avanti la materia fino in fondo. Il compito era stato lungo e complicato e dopo aver spizzicato qualcosa a pranzo, l’unica cosa che sognava Hermione era sdraiarsi e dormire. Fra la stanchezza e il caldo era letteralmente distrutta.
Raggiunse lentamente il proprio letto dalla parte opposta della stanza, lasciò cadere la borsa con i libri insieme alla tunica e si tolse il maglione, gettandolo in terra. Togliere i collant non era bastato per non patire l’aumento della temperatura; la sua camicia era fradicia di sudore. Si sfilò la cravatta e le scarpe e crollò con la testa sul cuscino.
Come se non bastasse, la cervicale la stava distruggendo: le fitte partivano dalla tempia destra, scendevano alla mandibola e poi giù per il collo fino alla spalla. Tutta colpa della tensione, quando le mollavano i nervi, come dopo un esame stressante, quelle erano le conseguenze, ormai lo sapeva. Anche se questo non voleva dire che non sentisse male. Tutto quello di cui aveva bisogno era riposare ed era certa che con quel bel sole che entrava dalla finestra le sue compagne di dormitorio non l’avrebbero disturbata per un po’. O almeno era quello che sperava.
Ma ogni volta che provava a chiudere gli occhi, la sua mente si affollava di soluzioni diverse alle versioni che aveva dovuto tradurre, migliorie e rune si susseguivano senza darle tregua.
Hermione sospirò, passandosi stancamente una mano sul viso.
- Io voglio solo dormire un po’... - sbuffò, aprendo gli occhi.
Si guardò intorno in cerca di una soluzione, quando vide il cassetto del comodino leggermente aperto. Forse...
Allungò una mano, rimanendo sdraiata e dopo aver rovistato un po’ alla cieca tirò fuori una boccetta trasparente con il tappo fucsia. “Sognisvegli brevettati” Weasley. Quella fiala avrà avuto almeno un anno e mezzo, da quando i gemelli gliene avevano regalata una, e per quel che ne sapeva poteva essere andata a male ormai. Però l’idea non era malvagia. Certo la loro funzione era appunto quella di simulare un sogno a occhi aperti, ma il principio di base era che distraeva la mente ed era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento. Così avrebbe potuto rilassare il cervello al punto da convincerlo a mollare la presa sulle rune e lasciarla finalmente dormire in pace per un paio d’ore almeno. Si rigirò la boccetta fra le dita ancora per qualche istante, titubante sull’effetto che avrebbe potuto avere su di lei. Poi però una fitta lungo il collo la convinse che male non avrebbe potuto farle; dopotutto gli incantesimi e le pozioni non andavano esattamente a male.
Svitò il tappo e bevve l’intero contenuto, lasciando ricadere la fiala sul letto, accanto a lei. Poi chiuse gli occhi e aspettò che l’effetto di piacevolezza le distendesse le tensioni a sufficienza per farla addormentare. E anche se in qualche modo si fosse persa il sogno a occhi aperti previsto, se ne sarebbe fatta volentieri una ragione pur di dormire un po’.
Avrebbe potuto giurare di aver chiuso gli occhi da meno di un minuto quando il rumore di qualcuno che bussava alla porta le rimbombò diritto nel cervello tramite la propria cervicale.
- Ma che diavolo..? -
- Hermione? - sentì chiamare dall’esterno del dormitorio.
- Sì, avanti... - rispose scocciata, cercando di non alzare troppo il tono di voce per non peggiorare il mal di testa.
La maniglia scattò e la testa rossa di Ron fece capolino. - Ciao, - le disse lui piano.
Hermione ci mise un po’ più del normale a mettere a fuoco che era il suo migliore amico; la mano corse istintivamente a nascondere la boccetta di pozione, ma non riuscì a trovarla da nessuna parte.
- Oh, Ron. Cosa c’è, è successo qualcosa? - chiese alzandosi sui gomiti, corrucciando la fronte per lo sforzo che le richiedeva sollevare la testa.
Lui entrò, richiudendosi piano la porta alle spalle. - Oh, no. No è tutto ok, solo, volevamo sapere come stavi, - le disse avvicinandosi. - Sai, dopo l’esame ti abbiamo intravista appena a pranzo. Poi sei andata via e ci sembrava che non stessi troppo bene. -
Hermione, che si stava chiedendo come avesse fatto Ron a raggiungere il dormitorio femminile ma era troppo mal ridotta per affrontare quella conversazione, si lasciò ricadere sul cuscino. - Sì, beh, ho la cervicale che mi sta mangiando viva. Mi fa male dappertutto... - sospirò passandosi una mano sulla fronte.
- Hai provato a metterci della pomata? - le chiese Ron, sedendosi al fondo del letto.
Hermione scosse appena la testa. - Non ancora. Volevo aspettare a farlo sta sera prima di andare a dormire, per lasciarla agire tutta la notte. - Guardandolo, si accorse che lui era stato più furbo di lei e non aveva indossato il maglione della divisa sopra la camicia quel pomeriggio.
- Dovresti metterci del caldo. Mia madre lo dice sempre. Ma niente acqua calda o lana, il calore così diretto rischia solo di farti male. -
Hermione lo guardò sorpresa. - Davvero? E cosa dovrei usare? - gli chiese perplessa, sorridendo.
Lui fece spallucce. - Beh, del sale caldo oppure qualcosa che veicoli calore senza generarlo in modo aggressivo, come le mani, per esempio. Dai, siediti, proviamo una cosa, - le disse iniziando a sfregarsi le mani velocemente.
Lei si tirò a sedere, piegando il ginocchio sinistro per stare più comoda. - Che vuoi fare? - gli chiese ancora un po’ intontita. Certo che quella boccetta non era servita a creare un sogno a occhi aperti e nemmeno la stava aiutando a stendere i nervi. Doveva essere andata a male, dopotutto.
- Vediamo se con il calore delle mani provi un po’ di sollievo. Dove ti fa male? -
- A destra, - rispose, inclinando automaticamente la testa per lasciargli spazio.
Ron le si avvicinò e le appoggiò una mano dietro al collo e una sul lato destro, dove gli aveva indicato lei. - Così. -
- Oh. - Hermione chiuse gli occhi per concentrarsi sul calore che sentiva dalle mani di Ron. - Ci voleva, - sospirò.
- Vero che funziona? - le disse lui, spostandosi per assecondare i movimenti del collo di lei, che cercava sollievo.
- Mmmm. Un po’ più verso la spalla... - si sentì dire Hermione.
Ron tolse le mani e le sfregò nuovamente. - Beh, per la spalla ho bisogno di slacciare un paio di questi.
Hermione si accorse che lui le stava slacciando due, tre, quattro bottoni della camicetta e poi infilava le mani calde sotto la stoffa per fermarsi fra il collo e la spalla. Le si mozzò il fiato quando aprì gli occhi e vide che il reggiseno era ormai a vista.
Alzò lo sguardo e pensò che prima non si era accorta che la camicia di Ron fosse leggermente aperta sotto la cravatta lasciata morbida. Hermione richiuse gli occhi quando sentì lui sfilare la mano destra per cingerle la vita.
- Possiamo provare anche così, - le sussurrò lui, prima di avvicinarsi e baciarle il collo.
Sulle prime non seppe come reagire. Ron, così, non lo aveva mai visto. Forse la fine degli esami aveva disteso almeno i suoi di nervi, per convincerlo a fare una cosa del genere.
Lei assaporò la sensazione di calore che lui le lasciava a ogni bacio e portò indietro la testa per fargli spazio. Ron continuò a scendere, portandole la camicetta oltre la spalla e facendo seguire anche la spallina del reggiseno. Quando Hermione aprì gli occhi i loro sguardi si incrociarono per un momento prima che lui la baciasse sulla bocca. Il bacio la travolse e lei portò le mani dietro al collo di lui per avvicinarlo di più a sé.
Al diavolo la cervicale, non sapeva nemmeno più come si scriveva quella parola.
Ron le accarezzò la schiena e poi si sfilò la cravatta e iniziò a sbottonarsi la camicia.
- Ti fa ancora male? - le chiese sottovoce, cercando di trattenere la propria eccitazione alla vista di lei che si toglieva la camicetta.
Lei scosse la testa. - No, - rispose sospirando, le mani a toccare il petto di lui.
Ron annuì. - Bene, - le disse sfilandosi in fretta le scarpe e mettendosi poi sopra di lei.
Hermione gli fece scivolare la camicia oltre le spalle e iniziò ad accarezzargli avidamente la schiena, mentre lui passava dal baciarla sulle labbra, al collo e iniziava a scendere sul suo seno. Quando lui abbassò la stoffa per toccarla e baciarle i capezzoli, lei portò una mano a toccarlo sopra ai pantaloni. A quel contatto Ron si lasciò sfuggire un gemito più forte degli altri e poi tornò a baciarla sulla bocca, abbassandosi fino a strusciarsi su di lei.
- Hermione... - le sussurrò all’orecchio con urgenza. Quel sospiro la fece eccitare ancora di più e iniziò a cercare con le dita la cerniera dei pantaloni di Ron.
- Hermione... - le disse ancora lui.
- Sì..? - riuscì a rispondergli lei, la voce mozzata dall’eccitazione.
Due forti colpi alla porta la riscossero.
Hermione si alzò di scatto sui gomiti, spaventata da quel rumore improvviso.
Si guardò intorno confusa.
Nel dormitorio c’era solo lei.
Fece una piccola smorfia di delusione e si lasciò ricadere sul cuscino; una fitta di dolore le attraversò il viso. La cervicale c’era ancora. E anche la boccetta vuota sul letto.
Si era sognata tutto.
Beh non poteva di certo dire che i Sognisvegli non funzionassero.
Di nuovo due colpi alla porta la riscossero dai propri pensieri.
- Hermione? - sentì chiamare dall’esterno del dormitorio.
- Sì, avanti... - rispose sorridendo.
E adesso chi mai poteva essere?
Quando lo vide, per poco non le prese un colpo. Sulla porta del dormitorio c’era Ron, con la sua cravatta tenuta larga e in maniche di camicia.
- Ciao, - le disse lui piano.
Oh, cacchio.
Era uno scherzo?
Hermione cercò di riprendersi. - Ron! Va... va tutto bene? - riuscì a balbettare.
Nella sue mente si affollavano migliaia di pensieri diversi, nessuno dei quali la stava aiutando a mantenere la calma. Possibile che stesse... ricominciando tutto da capo?
Lui entrò, chiudendosi piano la porta alle spalle. Per la seconda volta nel giro di mezzora.
- Oh, sì. È tutto a posto. Volevamo solo sapere se stavi bene. A pranzo ti abbiamo vista appena e quando sei andata via non sembravi avere una gran bella cera. Ci siamo preoccupati, - le disse avvicinandosi al letto.
Il cuore di Hermione batteva all’impazzata. Ok, forse questo poteva essere un piccolo effetto indesiderato dovuto alla scadenza della pozione, in fin dei conti. E se era così, beh, chi era lei per non approfittarne?
- Oh, sai, mi è venuto un terribile attacco di cervicale. Sono proprio distrutta. Mi fa male qualsiasi cosa... - esagerò lei, in tono supplichevole di un aiuto.
- Oh, mi dispiace. Ci hai già dato qualcosa? - le chiese preoccupato Ron, che si era già seduto accanto a lei.
Lei sorrise appena. Anche perché la cervicale era lì che si faceva sentire sul serio. - Non ancora, stavo aspettando questa sera, sai, così ha tutta la notte per agire. -
Lui annuì, sorridendo.
- Di un po’, - iniziò Hermione; questa volta voleva proprio togliersela la curiosità. - Come hai fatto a salire nel dormitorio femminile? -
Lui sembrò spiazzato da quella domanda. - Beh, io... A dire la verità non ne sono sicuro. Ho solo provato a salire i gradini e... non è successo nulla, perciò... - rispose imbarazzato facendo spallucce.
Lei sorrise. Certo, classica risposta vaga per domande senza spiegazione.
Poi lui la colse di sorpresa. - Allora... io vado. Ti lascio riposare in pace, - le disse, accennando ad alzarsi. Hermione, spiazzata da quella mossa, lo prese per una mano e lo fermò. Lui si voltò a guardarla, perplesso.
- Aspetta! Tu... tu non conosci qualche altro rimedio per far passare il dolore? - provò a chiedere lei per impedirgli di andarsene.
Certo, essere nei panni di chi deve trovare l’escamotage giusto per mettere in moto le cose era molto più complicato di quanto pensasse.
Ron tentennò un momento, imbarazzato. - Beh, dovresti provare a non pensarci. Ti devi distrarre. -
Lo sguardo speranzoso di Hermione si affievolì. Ma come, tutto qui? Urgeva correre ai ripari prima che le cose si dilungassero troppo, questa volta. Si mise seduta, avvicinandosi di più a lui, e poi si sbottonò un po’ la camicetta.
Ron sembrava trattenere il fiato e la fissava senza sapere come comportarsi. - Hermione che... che stai facendo? - le chiese, deglutendo a fatica, sforzandosi di guardarla negli occhi.
Lei si sporse verso di lui fino ad arrivare a pochi millimetri dalla sua bocca e gli sorrise maliziosa, accarezzandogli una coscia.
- Mi distraggo... - gli sussurrò prima di baciarlo con foga.
Lui rispose subito al bacio, stringendola a sé e iniziando ad accarezzarle la schiena.
Poi un rumore di vetro che cadeva li distrasse entrambi.
Hermione si girò, rimettendosi a sedere, adocchiando la fiala de Sognisvegli per terra accanto al letto e le si mozzò il fiato. Nel sogno precedente non c’era traccia della fiala, perciò se ora era lì sul pavimento, questo voleva dire una sola cosa.
Dal canto suo Ron, quando si accorse della boccetta vuota, si paralizzò. Ecco perché lei si comportava in maniera così strana e adesso chissà come avrebbe reagito. Non sapeva di preciso cosa sarebbe successo, ma si preparò psicologicamente per uno schiaffo e delle urla.
- ‘Mione, questo... questo è reale, non è... insomma, non stai sognando... - le disse lui con un filo di voce, cercando di difendersi.
Pochi istanti dopo Hermione, che intanto aveva ripreso a respirare, alzò nuovamente lo sguardo e si sfregò le mani sulle gambe, imbarazzata. - Sì, beh, avrei dovuto immaginarlo, - disse, cercando di darsi un contegno.
Lui la fissò interrogativo.
- Nel sogno eri molto più audace di così, - gli disse, spiazzandolo.
Ron rimase interdetto e sembrò pensarci un po’ su.
Poi sciolse il nodo della cravatta. - Hai detto più... audace? - le chiese sbottonandosi la camicia e lasciandola cadere in terra.
Hermione annuì maliziosa, sdraiandosi sul letto, mentre lui le si avvicinava e le apriva i bottoni rimasti chiusi della sua camicetta.
- Beh, - iniziò lui, sdraiandosi sopra di lei e iniziando ad accarezzarle una coscia. - Adesso lo vedremo... -


The end


L’autrice si nutre anche dei vostri commenti, perciò se volete, fatemi sapere cosa ne pensate.
(Pensando sempre che sono ben accette le critiche costruttive e non distruttive)

Rowena

  
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