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Autore: Johnee    30/11/2022    1 recensioni
Una storia parallela alla trama principale di Inquisition che concerne: due nevrotici, i traumi™, gufi appollaiati su trespoli impossibili e la ricerca della reciprocità.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Hawke, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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24 - Fragile

 

Una pioggerellina leggera batteva timidamente sui vetri della camera studio dell'Inquisitrice, proiettando ombre marmoree e sempre in movimento all'interno della stanza.
Solas esplorò con lo sguardo il segretario, che stava in piedi al suo fianco, dal lato opposto della scrivania. -E così, tu sei un senza-clan.- disse, dopo aver trovato abbastanza indizi per tentare una conversazione.
Il segretario alzò appena lo sguardo dalla sua cartellina. -Mi ritengo un indipendente. Vado dove servo.- rispose, asciutto, per poi riprendere a riordinare i suoi appunti.
-Ti intendi unicamente di mestieri organizzativi?-
-Precisamente. Tengo in ordine le informazioni che vengono sottoposte durante l'Arlathven, contestualizzandole con ciò che già sappiamo.- espose l'altro. -C'è bisogno di qualcuno che rediga un documento completo della nostra storia e la mia famiglia si prende carico di questo compito da generazioni.-
-Per quello stai assistendo l'Inquisitrice? Per collezionare informazioni?-
-È ciò che mi è stato offerto in cambio della mia abilità gestionale.-
Solas gli rivolse un sorriso intrigato. -Quindi, sei un segretario, uno storico, un archeologo, un archivista...-
-Ha dimenticato "linguista".- aggiunse il segretario, in elvhen. -Che è ciò che preferisco e in cui mi diletto.- proseguì, tornando subito alla lingua comune. -Al contrario di altre popolazioni, i Dalish usano raramente l'elvhen per paura di perderne le radici, impedendone lo sviluppo e, di conseguenza, una contestualizzazione moderna.- fece una pausa. -Il mio trisavolo ha stilato un vocabolario che è in continuo aggiornamento, io mi sto occupando di un glossario che comprende i modi di dire e le loro variazioni in base alla geografia storica dei clan che visito.- il suo sguardo assunse una sfumatura d'entusiasmo. -Sono lavori lungi dall'essere completi, ma penso che il loro fascino derivi proprio da quello.-
Solas ampliò il sorriso. -Ecco spiegato perché Ankh ti ha voluto al suo fianco.- commentò, in elvhen. -Se posso, come vi siete conosciuti?-
Il segretario batté più volte le palpebre, sorpreso dalla ricchezza linguistica con cui si esprimeva il suo interlocutore. -L'ho conosciuta durante l'ultimo Arlathven. È una dei pochi individui che mi hanno rivolto la parola. Di solito, i cacciatori dalish pendono dalle labbra dei loro Guardiani, lei invece possiede spirito critico e non ha paura di essere contraddetta sulle questioni che non sono di sua comprensione.- rispose, mantenendo l'elvhen.
Solas rise. -"Competenza", non "comprensione".- lo corresse, recitando una parola con una radice analoga, ma una suffisso diverso.
Il segretario tese appena le palpebre, per poi annotarsi l'appunto. -Quindi è da lei che sta imparando tutti quei sostantivi.- commentò.
Solas diede un pacato cenno d'assenso. -Molti sono arcaici, ma da quello che ho sentito, la mia versione non è dissimile dalla tua. Cambia solo la disposizione degli accenti.- elaborò. -Dovresti mostrarmi quel dizionario. Magari posso aiutarti ad arricchirlo, uno di questi giorni.- gli propose.
-Con molto piacere.- si affrettò a rispondere il segretario, stringendosi la cartellina al petto. -E la prego di non risparmiarsi, semmai dovesse trovare degli errori.-
Solas rise nuovamente. -A quanto pare, l'Inquisitrice non è l'unica a possedere spirito critico.-
-Per uno che possiede le mie inclinazioni, è una dote essenziale.- replicò il suo interlocutore, per poi voltarsi verso le scale d'accesso al mezzanino.
Solas si soffermò a guardarlo. -Concordo.- disse, mentre Lavellan li raggiungeva, con aria esausta.
-Scusate il ritardo.- disse lei, sfilandosi il cappotto. Interruppe l'azione a metà, posando gli occhi sulla scrivania. Sopra di essa erano disposte una coppa di gelato gocciolante e una piccola ciotola riempita di frutti di bosco. Osservò i contenitori con una punta di fastidio, poi gettò il soprabito sullo schienale della sua poltrona. -Non demorde.- chiosò.
Solas scosse la testa. -Lo conosci. Vuole aiutare.-
Lavellan prese posto, quindi liberò un sospiro per scrollarsi di dosso la stanchezza. Dopo aver esaurito i convenevoli, incrociò le braccia sul tavolo, rivolgendo uno sguardo severo ai presenti. -Vi ho convocati perché ho bisogno urgente di un consiglio, dato che possedete una conoscenza politica e competenze diplomatiche superiori a qualsiasi Elfo che conosco. Oltre a quello, mi fido di voi e del vostro giudizio, a livello professionale e personale.- fece una pausa, per elaborare mentalmente la richiesta, prima di esporla. -Mi è stato chiesto di compiere una decisione che, potenzialmente, potrebbe influire sulle sorti della nostra gente, ovvero sostenere una candidata per il ruolo di Divina.-
-Non mi sorprende.- disse Solas, raddrizzando la postura. -Suppongo che la Mano Destra e la Mano Sinistra della precedente Divina siano in lizza per la successione.-
-Sì, ma c'è una terza candidata di nostra conoscenza.-
-Madame Vivienne, immagino.- intervenne il segretario, attirando l'attenzione su di sé. -Le sacerdotesse chiedono spesso la sua opinione ed è una voce importante nella politica della Chiesa.- elaborò.
Lavellan annuì. -Nonostante la sua visione fondamentalista del mondo, introdurrebbe la possibilità che un Mago possa ricoprire una carica alla quale non avrebbe mai potuto avere accesso in passato.- disse. -Il problema è che riporterebbe il Thedas andrastiano al suo stato originario. Circoli, pieno potere alla Chiesa sulla loro gestione e il rafforzamento dell'Ordine dei Templari.- aprì una mano verso l'alto, brevemente. -Le Rivolte sono successe perché la situazione era diventata ingestibile per i Maghi. Una condotta di questo tipo vanificherebbe i risultati che hanno ottenuto grazie al supporto dell'Inquisizione.-
-Considera che scegliere lei causerebbe un danno considerevole alla tua reputazione politica, lethallin.- ammise Solas, corrucciato. -Le sue idee vanno nella direzione opposta rispetto alle tue.-
-Concordo.- disse il segretario. -Vanificherebbe il tuo lavoro e indebolirebbe la credibilità dell'Inquisizione agli occhi dei suoi nuovi alleati.-
Lavellan prese un respiro profondo. -Lo so. In tutti i casi, ogni candidata ha delle problematiche. Per esempio, Cassandra porterebbe ordine e onestà, ma favorirebbe un'ambientazione socio-culturale stagnante, rivolta più verso l'interno che verso l'esterno. Leliana invece riformerebbe la Chiesa per proiettarla al futuro, con il rischio di causare ulteriori scenari di conflitto.- fece una lunga pausa. -Rappresento la mia gente e voglio il nostro benessere, ovviamente, ma sento che per questa decisione in particolare sia vitale dimostrare di essere super partes e considerare l'opzione che beneficia tutti.-
-Considerato che l'ethos di Leliana è più vicino alla tua idea di reciprocità, io mi rivolgerei in quella direzione, se fossi al tuo posto.- suggerì Solas. -Ma è anche vero che inseriresti un'altra spia nella scena politica attuale. Sarebbe un'alleata affidabile?-
-La Chiesa non è comandata da una persona, è un sistema politico complesso. Molto spesso, unilaterale.- aggiunse il segretario. -Ogni candidata sarà costretta a mettere gli Umani al primo posto, persino la più aperta al dialogo con altre culture e fazioni.-
-Mi sembra ovvio.- affermò Lavellan. -Si tratta pur sempre di un'organizzazione umana e in quanto tale deve favorire la loro cultura. Andrà scelto qualcuno che convenga a entrambe le parti e, allo stesso tempo, sia aperto mentalmente da prenderci in considerazione qualora fossimo in difficoltà in futuro. Insomma, è necessario che mi sia abbastanza vicina a livello personale da potermi avvisare nel caso in cui la Chiesa pianificasse di farci un danno.- fece una pausa. -O di riassorbirci come esercito, come voleva la precedente Divina.-
Solas ci dovette riflettere poco, prima di intervenire. -L'opzione migliore, in quel caso, sarebbe Cassandra. Siete amiche intime e compagne d'armi. Ti mostrerebbe lealtà e correttezza.-
-Le mostrerebbe a lei soltanto.- precisò il segretario, per niente convinto. -Non dimentichiamoci che è una donna che ha a cuore le tradizioni tipiche della Chiesa e conosce le intenzioni della defunta Divina a proposito delle vere implicazioni dell'Inquisizione. Sarebbe una scelta di natura puramente personale. Egoistica, se permetti.-
Lavellan studiò entrambi a lungo, poi si passò una mano sulla fronte, spostando lo sguardo altrove. -Voi chi scegliereste, se foste al mio posto?-
I suoi interlocutori si scambiarono un'occhiata veloce. Fu Solas a rispondere per primo. -Mi sembrava di essere stato chiaro, ma riconosco che non sia una decisione così scontata come sembra. Il rapporto di sorellanza con Cassandra potrebbe essere un'arma a doppio taglio. Quello che lei farebbe per te, tu lo faresti per lei, chiudendo un occhio sulla sua condotta perché comprendi bene che è la sua educazione a spingerla a comportarsi in una certa maniera.- aggrottò la fronte. -Lo fai anche adesso, molto spesso.-
-Sono sempre onesta con Cassandra, quando ritengo che sbagli.- puntualizzò lei, con un accenno di rimprovero nel tono di voce. -E, tra tutte le candidate in lizza, lei è l'unica umile abbastanza da accettare i suoi errori e modificare il tiro.-
-L'umiltà è abbastanza per renderla una buona Divina?- domandò Solas, scettico.
Lavellan prese un respiro profondo. -No, purtroppo.- rispose. -Abbiamo bisogno di cambiamenti, e subito.-
-Allora madame Vivienne è esclusa.- dichiarò il segretario, porgendole un foglio che aveva appena finito di stilare con una lista di pro e contro associati a ciascuna delle candidate. Lavellan lo raccolse e lo consultò con attenzione. -Insomma, concordate con me che Leliana sia la scelta più affine al mio mandato.- ricapitolò, stancamente.
-La scelta logica.- la corresse il segretario.
-Non va presa in considerazione la scelta logica in questo caso, da'len.- disse Solas. -Bisogna fare la scelta di convenienza.-
-Per me collimano.- replicò il suo interlocutore. -Sbaglio, Ankh?-
-Nessuno di voi sbaglia.- rispose lei, passando un'occhiata indisposta sul gelato, che si era sciolto in una pozza laddove era stato appoggiato, macchiando inevitabilmente la superficie del tavolo e ciò che c'era attorno. -Ho fatto bene a consultarvi.-
Il segretario accennò un sorriso. -Non abbiamo fatto altro che confermare la tua scelta originale.- fece.
Lavellan puntò lo sguardo nella sua direzione. -La mia scelta originale era quella di consultare voi. In base al nostro colloquio, avrei improntato la mia decisione.- specificò. -Non posso dimenticare da dove provengo, persino nella neutralità.-
Solas rilassò i lineamenti del viso. -Ma serannas, lethallin.- disse, per poi alzarsi. -Spero che il nostro intervento ti abbia aiutato a fare chiarezza.-
Lei lo imitò. -Molto.- ammise, senza riuscire a trattenere una nota di tristezza nel tono di voce.
Aspettò che se ne fossero andati, poi si mosse verso la finestra, per proseguire le sue riflessioni in solitaria. Prese a mordicchiarsi il labbro inferiore nell'assumere una smorfia di fastidio in risposta all'odore dolciastro e vanigliato del gelato che ristagnava nella stanza.
-Che cos'è?- le chiese il suo segretario, che era ritornato nella stanza con il materiale necessario a pulire la scrivania.
Lavellan si mosse per aiutarlo. Svuotò la coppa di gelato dentro a un contenitore, poi prese lei stessa a pulire la macchia con un cencio bagnato. -Quello che sembra: un dessert.- rispose.
-Sai bene cosa intendevo.- disse il suo interlocutore, riordinando i documenti disposti sulla superficie per evitare che si macchiassero.
Lavellan finì di pulire in silenzio, poi esalò moderatamente il respiro dal naso, per rilassare la postura. -Quando è morta mia madre, Deshanna mi ha portata presso questa baita nei Vinmark. Era di proprietà di un contadino che il clan aveva aiutato molti anni prima e lui, in segno di gratitudine, ci forniva carne e formaggio qualora le scorte non ci bastassero per affrontare il periodo freddo.- strizzò lo straccio su una ciotola d'acqua, poi lo ripiegò, con aria assorta. -Insomma, abbiamo raggiunto quel posto assieme, ci siamo sedute tra le pecore al pascolo e abbiamo diviso una coppa di gelato appena fatto, lontane da tutto e da tutti, per consolarci a vicenda. Era la prima volta che lo mangiavo e ricordo che mi diede una sensazione di sollievo.-
-Quindi, vuole farti rivivere un ricordo felice.-
-In quel contesto si trattava di un ricordo felice, perché ero piccola.- specificò lei. -Ora invece mi ricorda il momento in cui sono stata introdotta al senso di solitudine scaturito dal dolore. E all’ennesima allergia.-
Il segretario si soffermò a guardarla, indeciso su come rassicurarla. -Ora mi sento in colpa di aver accettato di fare da tramite.- borbottò.
Lavellan gli rivolse il tentativo di un sorriso. -Anche se è uno spirito della Compassione, non è infallibile.- disse, ritornando a sedersi per riprendere a lavorare.
Il suo interlocutore si portò al suo fianco, brandendo la cartellina. -Ti recito gli impegni pomeridiani, Inquisitrice?- suggerì, addolcendo il tono di voce.
Lei si prese qualche secondo per scrollarsi di dosso i residui del passato, poi annuì.

Cassandra fece scivolare il filo della lama sulla pietra per l'affilatura.
Lo controllò con cura, poi arricciò il labbro inferiore, annuendo con aria soddisfatta. -Costano quanto un rene di drago, ma fanno il loro dovere.- affermò, diretta a Lavellan, che aveva appena varcato la soglia dell'armeria.
La nuova arrivata si prese qualche istante per osservarla, prima di richiudersi la porta alle spalle. Nonostante facesse un freddo incredibile a Skyhold, Cassandra portava una maglia leggera, con le maniche rimboccate sopra le spalle. Lavellan deglutì sonoramente, immaginando con timore la propria testa chiusa in una presa di strangolamento tra i suoi bicipiti, come diretta conseguenza alla notizia che stava per riferirle.
-Andrebbero bagnate, prima.- disse, portandosi alle sue spalle. -È una tecnica elfica. L'acqua rende liscia la superficie della pietra e permette un'affilatura più precisa. Così rischi solo di scheggiarla.-
Cassandra aggrottò la fronte. -L'acciaio si arrugginisce se lo bagni troppo.-
-Non se lo asciughi al volo.- rispose Lavellan, cercando un catino d'acqua tra l'equipaggiamento del fabbro, che stava lavorando poco distante da loro. Una volta trovato, lo appoggiò ai piedi di Cassandra, poi recuperò la pietra e ce la infilò, usando un peso per tenerla sul fondo. -Domani mattina vedrai.-
-Ci mette così tanto?- domandò la sua interlocutrice.
-Deve assorbire quanta più acqua possibile per fare un buon lavoro.- spiegò Lavellan, abbracciando il catino. -Possiamo fare due chiacchiere o sei impegnata?-
Cassandra annuì, poi le fece cenno di seguirla al piano di sopra.
Una volta che furono al riparo, all'interno della sua stanza personale, Lavellan appoggiò il recipiente su un tavolo ricoperto di scartoffie, sotto indicazione della padrona di casa.
-In realtà, sono sempre impegnata, Lav.- disse Cassandra, prendendo due sedie per posizionarle di fronte a una stufa. -Soprattutto in questo periodo.-
Lavellan si sedette assieme a lei. -Lo so. È proprio di questo che vorrei parlarti.-
-Come tutti, d'altronde.- commentò Cassandra, con un accenno di noia nel tono di voce. -Andiamo, sputa il rospo!-
Lavellan si prese i suoi tempi, prima di aprire bocca. Quando lo fece, si premurò di avere il contatto visivo con la sua interlocutrice, cercando di dimostrarle sicurezza. -Non ho intenzione di supportarti come candidata al Trono Raggiante.- affermò. -Mi dispiace.-
Cassandra rimase interdetta per diversi istanti. -Oh.- rispose, spostando la testa altrove. -Perché?-
Lavellan curvò la schiena, sporgendosi nella sua direzione. -Se scegliessi te, lo farei esclusivamente per amicizia e non sarebbe coerente con il mio percorso decisionale.-
-Non pensi che sarei una Divina onesta e ispirata?-
-Lo saresti. Riporteresti l'ordine e faresti in modo di agire con trasparenza.- rispose Lavellan. -Ma in questo momento ci vuole una mente proiettata al futuro, non al presente e vanno presi dei rischi.-
-Non possiamo fare delle riforme in un momento così delicato. Sarebbe controproducente.- la contraddisse Cassandra. -La Chiesa si è persa. Bisogna riportarla ai valori che aveva durante la sua fondazione e applicarli al mondo attuale.-
-E secondo te è il momento adatto per l'introspezione? La Chiesa ha bisogno di un cambiamento. Va bene guardarsi indietro, ma è molto più importante rendersi conto che molte azioni del passato sono intraducibili nel presente.-
-Ma è quello che va fatto, Lav!- ribatté Cassandra, aprendo una mano nella sua direzione. -Mi rendo conto che sono valori che non condividi, ma è proprio su quelli che si fonda il nostro credo. Bisogna che la gerarchia della Chiesa li rivendichi e ritorni a predicarli.-
Lavellan prese un respiro profondo. -Carità, devozione e dedizione.- elencò. -Purtroppo, sono tutti rivolti verso ciò che c'è dentro e non ciò che avviene fuori. Prima di essere un organo religioso, la Chiesa è un sistema politico e, in quanto tale, deve considerare che la sua influenza non si limita solo ai suoi fedeli.-
-Perdonami, Lav, ma non è tuo dovere giudicare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato fare.- sbottò Cassandra. -Sei un'Elfa, non condividi il nostro credo.-
Lavellan aggrottò la fronte. -No, non lo condivido, ma mi è stato chiesto comunque di prendere una decisione e sto facendo di tutto per renderla coerente con il mio mandato. Mandato che ho grazie a te, che mi conosci e credi nella mia integrità.- fece una pausa. -Non sto dicendo che saresti una pessima scelta.-
Cassandra sbuffò. -No, ma stai dicendo che non sarei la tua scelta, il che è... umiliante.- disse. -Sai benissimo che la Chiesa ha bisogno di una persona come me che la guidi.-
-Te l'ho detto come la penso, Cas.-
-E io ti suggerisco di rifletterci e riconsiderare la tua posizione.- le suggerì Cassandra. -Te lo chiedo come favore personale.-
Lavellan la fissò a lungo, riscontrando nella fermezza dei suoi tratti una sfumatura di delusione, mista ad aspettativa. Sapeva che neanche ponderando per mesi avrebbe cambiato idea e riuscì a percepire quanto quella situazione avesse reso fragile un'amicizia che per lei era essenziale. Che avesse posticipato o meno, qualcosa si sarebbe rotto, cambiando drasticamente le loro dinamiche. Allora, subentrò l'indecisione. -D'accordo.- disse. -Mi prenderò un più tempo per rifletterci.-
Cassandra distese i muscoli delle spalle, lentamente. -Vorrei che fossi sincera con me. Mi hai mai presa in considerazione, quando hai letto la lista dei candidati?- le domandò, con aria preoccupata.
A Lavellan non servì posticipare quella risposta. -Per prima.- rispose, trasmettendole la sua serietà con lo sguardo.
Cassandra ricevette ciò che le era stato espresso a parole e a sensazioni. Le rispose con un sorriso sincero, poi allungò la mano e insieme strinsero la presa.

-Se fossi in te, mi ci metterei io sul Trono Raggiante.-
Lavellan rivolse un'occhiata scettica a Dorian, con cui stava dividendo i cinque minuti di pausa che intercorrevano tra una riunione del consiglio e una lavata di capo a Dagna, che aveva fatto esplodere un calderone in cucina, dimezzando il personale. Non aveva ucciso o mutilato nessuno, fortunatamente, ma gran parte dei cuochi e dei lavapiatti erano finiti in infermeria, compreso un pasticcere di fama imperiale che era appena entrato in servizio.
-Intendi dire che dovrei proporre la mia candidatura, o la tua?- domandò Lavellan, sfogliando distrattamente un libro sulle varie applicazioni della radice elfica nei solventi acidi.
Dorian sollevò uno sguardo eloquente dal suo grimorio. -Secondo te?-
Lei ridacchiò. -In entrambi i casi, penso che un assaggiatore reale non sarebbe abbastanza.- scherzò.
-Meglio così, i colori della Chiesa del sud sono incommentabili.-
-Già, i colori.-
Dorian alzò gli occhi al cielo. -L'ha presa così male?- domandò, per riportare l'argomento in traiettoria.
Lavellan perse gradualmente il sorriso. -Si sente tradita, giustamente.- disse, abbassando il tono di voce, per evitare di farsi sentire dagli altri ospiti della biblioteca.
-Quindi non hai intenzione di ripensarci.-
Lei scosse la testa. -Se quelli come noi vogliono avere un futuro lontano dalla repressione, c'è bisogno di qualcuno che si batta per difenderli.- spiegò. -L'Inquisizione non esisterà per sempre e io ho bisogno di un'eredità concreta.-
Dorian aggrottò la fronte. -Pensi che Cassandra non si schiererà con loro?-
-Ha intenzione di rifondare i Circoli. Ti sembra coerente con ciò che ha fatto l'Inquisizione?-
-C'era da aspettarselo.-
-Appunto. Ne ho discusso con Leliana e lei è l'unica tra tutte che ha...- si dovette fermare, perché aveva appena intravisto il suo segretario.
Quello la raggiunse per porgerle una boccetta di profumo. -Un altro tentativo.- premesse, per poi scorrere uno sguardo veloce su Dorian. -Avanna, doctore.- lo salutò.
Dorian sollevò le sopracciglia, con aria sorpresa, poi gli rivolse un cenno in risposta.
Lavellan nel frattempo aveva aperto e richiuso la boccetta, dando una smorfia di fastidio in risposta all'odore.
-Che cos'è, stavolta?- le domandò il segretario, cercando di ignorare l'occhiata approfondita con cui Dorian lo stava scansionando.
Lavellan non rispose, dato che si trattava di qualcosa di molto più intimo di un gelato. Era un ricordo recente, condiviso con Cassandra e sapere che la sua mente era stata frugata per ottenerlo le diede un gran senso di malessere. -Penso che farò quattro chiacchiere con lui, in serata.-
Il segretario recuperò velocemente un'agenda dal taschino della giacca e la scorse con lo sguardo. -Hai giusto il tempo per cenare, poi non hai buchi fino a dopodomani.- le suggerì.
-Mi inventerò qualcosa.- affermò Lavellan, appoggiando la boccetta su una catasta di libri. -Tienila. È essenza di sambuco. Edibile. Se mescolato con il vino bianco crea un ottimo aperitivo.-
Dorian si distrasse dalla sua opera di analisi per dare un cenno d'assenso. -Grazie, suppongo.-
-L'ambasciatrice ti attende alle cucine. Fossi in te, inizierei a prepararmi.- disse il segretario, muovendosi verso le scale. -Vitae benefaria, doctore.-
-Avanna.- rispose Dorian, inarcando un sopracciglio. Rimase in contemplazione del vuoto per qualche istante, poi tornò a rivolgersi alla sua ospite. -Più rimandi a dirglielo, più sarà doloroso, amica mia.-
Lavellan ci mise un po' a collegare quella frase al contesto, perché la sua mente era chiaramente più turbata di quanto non lo fosse prima. -Non mi rivolgerà più la parola.- disse, chiudendo definitivamente il libro per riporlo.
-Oh, lo farà, lo farà.- la rassicurò Dorian, scacciando quell'idea con un cenno del braccio. -Ti terrà il muso per un po', poi capirà che non è personale e se ne farà una ragione. Al massimo, arriverà a rinfacciartelo a vita, il che implica che ti rivolgerà la parola frequentemente.-
Lavellan gli gettò un'occhiata di sbieco. -E questo dovrebbe consolarmi?-
Dorian le rubò il libro di mano, per riporlo personalmente. -No, ti dico le cose come stanno. Se avessi voluto una pacca sulla spalla e un bacino sulla bua saresti andata in caserma.- disse, rivolgendole un sorriso sghembo.
Lavellan gli diede un buffetto sul braccio, fingendo disappunto.

-Lo sai che nessuno, oltre alla classe sociale dominante, può parlare il tevene?-
Lavellan, che stava aiutando il suo segretario e Adra a sistemare il tavolo della biblioteca sotterranea dopo un consulto, inarcò un sopracciglio. -No, non lo sapevo.- ammise. -Perché?-
-Per creare una linea di demarcazione ancora più netta tra chi comanda e chi serve.- le rispose Adra, riponendo una pila di documenti all'interno di un cassetto.
Lavellan esalò un sospiro stanco. -Non è più finita.- commentò, sedendosi di peso su una poltrona. Si passò una mano sul viso, poi si rivolse al suo segretario. -Per quello quando incroci Dorian nei corridoi ti rivolgi a lui nella sua lingua?-
Adra si fermò dalla sua opera di riordino, per guardarlo con una punta di ammirazione nello sguardo. -Diamine Shaan, hai fegato!-
Lui si strinse nelle spalle, rivolgendole un sorriso eloquente. -Non penso che un po' di atteggiamenti passivo-aggressivi cambieranno le cose.-
-No, ma penso che se ne ricorderà, la prossima volta che andrà al mercato degli schiavi.- replicò Adra, tornando a sistemare.
-A proposito di aguzzini, Inquisitrice, Madre Giselle insiste per organizzare un colloquio con te il prima possibile.- annunciò il segretario, recuperando la cartellina. -Immagino che abbia un'opinione su chi dovresti sostenere.-
-Un'opinione che posso benissimo intuire. “Non il Mago”.- disse Lavellan, rialzandosi per aiutare Adra a riordinare un gruppo di sedie. -Anche se penso voglia semplicemente riferirmi ciò che pensano le altre pinguine.-
-Ah, già, ho sentito dire al Riposo che l'Inquisizione sarà fondamentale per la scelta della nuova Divina.- si aggiunse Adra, con aria annoiata. -Mi faccia un favore, dottoressa, scelga la meno peggio, ma non ci perda il sonno.-
-Troppo tardi.- replicò Lavellan, completando l'opera in solitaria per evitare che l'altra sforzasse troppo la schiena.
Adra la ringraziò con una carezza sulla spalla, poi si diresse verso il tavolo, per recuperare i suoi effetti personali. -Oh!- esclamò, raccogliendo dalla superficie una scaglia di drago sfuggita al repulisti. Il suo colore proprio era il rosso, ma le sue sfumature variavano, dallo zolfo allo smeraldo, ogni volta che la luce agiva su di essa. -Ma che splendore! Non ne vedevo una così bella da che mastro Wade è venuto in visita al laboratorio.- disse, mostrandola a Lavellan.
Quest'ultima si congelò sul posto, sbarrando gli occhi.
Adra, che stava per elaborare una richiesta, tentennò, assumendo un'espressione incerta. -Qualcosa non va?- domandò, attirando l'attenzione del segretario, in procinto di lasciare la stanza.
Lavellan rimase in silenzio per un minuto intero, fissando la scaglia come se si trattasse di un'offesa brutale alla sua persona.
-Dottoressa?-
Lavellan però si era già proiettata all'esterno, muovendosi con passo deciso verso il Riposo. Non degnò nessuno di uno sguardo, né salutò chi le stava rivolgendo la parola, perché non vedeva nient'altro che il suo obiettivo futuro.
Arrivò nella soffitta del locale e si parò di fronte a Cole, puntandogli l'indice contro. -Devi farla finita.- decretò.
Lui le guardò le punte degli stivali con un'espressione disarmante. I suoi occhi chiarissimi e acquosi erano tesi nella sua direzione, consapevoli del torto causato ma ignari del motivo per cui l'anima della persona che stavano cercando di raggiungere continuasse a deflettere ogni sorta di aiuto.
Messa di fronte a quell'ignoranza palese, Lavellan si sentì immediatamente in difetto, come se avesse appena mentito a un bambino, dicendogli che il suo animale domestico preferito era in vacanza in una fattoria e non sepolto nel cortile per via di un incidente causato dalla sua inattenzione.
-Vuoi farmi del male.- dichiarò Cole, con un accenno di sorpresa nel tono di voce.
-Non ti farei mai del male.- lo rassicurò lei, sedendosi sul pavimento, di fronte a lui. -Sono solo stanca, lethallan e, purtroppo, il tuo aiuto sta peggiorando le cose.-
Lui la imitò, cercando indizi tra i granelli di polvere del pavimento. -Hai paura per Cassandra.-
Lavellan esalò un sospiro. -Per quello mi hai fatto avere il gelato, no? Perché percepivi la mia solitudine.-
Cole non disse nulla, limitandosi a fissare per terra.
-In quel momento nel passato, mi sono sentita confortata dalla presenza della mia Guardiana.- elaborò lei, mostrandogli l'errore. -Senza nessuno con cui dividere il gelato, quel sentimento è diventato più pressante.-
-Solas ti vuole bene.-
-Solas, in quel frangente, non era ferito quanto lo ero io. Deshanna, al contrario, provava la mia stessa solitudine. Io avevo bisogno di lei così come lei aveva bisogno di me. Capisci?-
Cole raccolse le falde del cappello tra le dita , collegando i frammenti di sentimento ai regali che lui aveva usato per confortarla. -Tutto ciò che ho fatto ti ricorda Cassandra.- rispose. -Il sambuco che l'ha fatta ridere di cuore, a Val Royeaux. Scintille bianche di felicità e speranza. Pagine di letteratura che le fanno brillare gli occhi, quando aspetta che tu abbia finito il paragrafo per osservare la tua reazione. La vostra caccia.- fece una pausa.
Lavellan aggrottò la fronte. -Tu non volevi mostrarmi il passato.- mormorò, colta da un'illuminazione. -Volevi aiutarmi a fare pace con il presente, ricordandomi cosa siamo l'una per l'altra.-
-Famiglia. Un dolce per lei, frutti di bosco per saziare le voci nella tua testa che ti dicono che è troppo. Sambuco per profumarvi i polsi, mentre visitate una bottega che restringe le vostre tasche. Var Falon'Suledin.-
Lavellan si sentì improvvisamente stanca e malinconica. -Stai continuando a farlo, Cole. Ti avevo chiesto di smetterla.- disse, sgridando virtualmente la sua anima per impedirle di cedere ai sentimenti. -Non posso accettare il tuo aiuto.-
-Ti farebbe stare bene.-
-Mi metterebbe di fronte a cose che ho bisogno di rimandare.- precisò lei. -Cerca di venirmi incontro.-
Lui aggrottò la fronte, dispiaciuto.
-Non puoi sempre aiutare tutti, Cole. Gli altri devono essere recettivi al tuo intervento.-
-Dev'essere reciproco.-
Lavellan si sporse per appoggiare le dita su un suo ginocchio. -Va bene così.- lo consolò.
-Voglio provare un'ultima volta.- disse Cole, alzandosi in piedi per guidarla attraverso gli scalini che portavano ai camminatoi. Nonostante la sua riluttanza, Lavellan lo seguì.
La condusse fino alla porzione di mura che sovrastava i giardini, senza dire una parola.
Al suo posto, si espresse Shaan, che si confrontava con Dorian, nel cortile. Poi arrivò il turno del Tenente Burrows, che assieme a Ser Darrow faceva comunella con un'esploratrice dalish con cui si erano accapigliati il mese precedente. Poco più in là, Threnn giocava a carte con Alistair, vicino a un Templare che rideva delle battute di un gruppetto di Maghi intenti ad addestrarsi.
-È reciproco.- disse Cole, una volta chiarito il punto visivamente.
-È possibile.- mormorò Lavellan, sentendo le pareti della gola comprimersi. Intravide Cassandra, che leggeva in un punto riparato del camminamento che si affacciava ai giardini, quindi prese un respiro profondo per evitare di cedere all’emotività. -Grazie, Cole.- disse, semplicemente.
Lui però si era già allontanato, diretto dove c'era realmente bisogno di lui.

Cassandra sollevò il capo dalle pagine del libro, incrociando lo sguardo di Lavellan e capì immediatamente che la sua richiesta di ripensarci non era valsa a niente. Esalò un sospiro frustrato. -È un errore.- affermò.
Lavellan appoggiò le dita sul corrimano, scorrendo un'occhiata veloce sul giardino. -Per me è la cosa giusta da fare.- ribatté. -Ti voglio bene come se condividessimo lo stesso sangue, ma non posso lasciare che l'affetto mi distolga dall'obiettivo finale.- fece una pausa. -Abbiamo idee troppo diverse.-
Cassandra chiuse il libro, lisciando la copertina. -Non puoi forzare il cambiamento, Lav. Devi dargli il tempo di maturare.-
-Non c'è più tempo.-
-Anche se credi che sia così, sappi che...- Cassandra si impedì di finire. -Un'idea la condividiamo.- disse, invece, rendendosi conto di stare sbattendo la testa su un muro.
Lavellan la raggiunse con lo sguardo. -Più d'una, spero, o non saremmo così legate.- disse.
Cassandra rilassò i lineamenti, nell'esalare una risata roca. -Appunto.- fece, raggiungendo la sua mano per stringerla.
Si scambiarono un sorriso appena accennato, poi rivolsero lo sguardo verso i giardini, arrossiti dall'ombra del tramonto.

Lavellan sollevò il capo, quando Josephine ebbe finito di riportare i risultati di una missione.
Il consiglio durava da ore, dato che nonostante fossero passati diversi giorni, le conseguenze degli eventi successi al Palazzo d'Inverno erano fresche quanto una ferita di spada dopo un duello all'ultimo sangue. Leliana e Cullen condividevano un cerchio d'occhiaie che avrebbe fatto invidia a un animale notturno, mentre Josephine dimostrava il suo stato emotivo solo tramite una certa fiacchezza nei movimenti.
Al contrario loro, Lavellan era attenta e vigile, restando in piedi a braccia conserte sul suo lato del tavolo. Sul suo viso si poteva leggere una buona determinazione. -L'Inquisizione sosterrà Leliana come candidata al Trono Raggiante.- annunciò, senza discorsi preparatori.
I tre fecero convergere gli sguardi su di lei. Leliana, di solito impassibile, assunse un'espressione sorpresa. -Ti ho vista discutere con Cassandra. Pensavo sarebbe stata lei la tua scelta.- ammise, con una lieve incertezza nel timbro vocale.
-Sbagliavi.-
Leliana strinse appena le labbra, allacciando le mani dietro la schiena. -Allora ti ringrazio, Inquisitrice.- disse, chinando appena il capo. -So quanto ti costa compiere una decisione del genere.-
-Non è stato così difficile quanto credi.- la rassicurò Lavellan, appoggiando le mani sul bordo del tavolo. -I tuoi colleghi non sembrano minimamente sorpresi.- aggiunse, sforzandosi di sorridere.
Leliana spostò lo sguardo su entrambi. Cullen si strinse nelle spalle. -Era ovvio.- disse, semplicemente. Josephine invece le rivolse un sorriso raggiante.
Leliana rilassò la postura. -Grazie per la fiducia.-
Lavellan si prese qualche istante per digerire la situazione, poi scorse la mappa tattica con un cenno. -Ora facciamo in modo che ci salga per davvero, su quel trono.- disse. -Josie, all'attacco!-
Josephine si sgranchì le dita, poi si chinò sul tavolo, seguita dallo sguardo sorridente di Leliana.

 

*

 

Cullen si fermò a metà scalinata, lanciando un'occhiata allibita ad Alistair. -L'avete distrutta, spero!-
Il suo interlocutore si scansò, per evitare che un messaggero di corsa lo travolgesse. -Mi sembra ovvio, insomma!- confermò, affrettandosi a raggiungere il pianerottolo che interrompeva la rampa. -L'ha fatto Caridin in persona. Per carità, usando i Golem avremmo sconfitto l'Arcidemone con più facilità, ma tenere l'Incudine avrebbe infierito sulla loro disgrazia. Non ne valeva la pena.-
Cullen lo raggiunse, per poi anticiparlo verso il cortile. -E Sheila? Era d'accordo?-
-Shale era d'accordo. Lei è stata una dei primi a essere trasformata in Golem. Volontariamente, tra l'altro.-
Cullen assunse un'aria sofferente. -E io che le tiravo addosso i semi di zucca.- commentò. -È ancora in giro?-
-Lo spero bene! È un'amica, anche se minacciava di fracassarmi il cranio per sport ogni venti minuti, quando viaggiavamo insieme.-
Cullen lasciò vagare uno sguardo corrucciato sul cortile, prima di aprire nuovamente bocca. Si passò una mano sulla fronte. -Vedrò di scriverle un biglietto di scuse.-
Alistair inspirò l'aria tra i denti, sonoramente. -Fossi in te, eviterei, o saresti costretto a lavorare senza mani. O senza piedi. O senza braccia.- fece una pausa, per raccogliere i pensieri. -Poi la tua signora verrebbe a chiedermi il conto e, onestamente, ci tengo alla pelle.- si appoggiò le mani sul petto. -Sarà anche flaccidina e corrotta, ma ormai ci ho fatto l’abitudine.-
Cullen liberò una risata lieve. -Ricevuto. Semmai mi capitasse di incontrarla, farò finta di niente.- disse, circondandogli le spalle con un braccio mentre lo accompagnava al Riposo.
-Potresti fingerti antivano.- suggerì Alistair, dandogli un buffetto sullo stomaco. -Con l'accento e tutto.-
-Ah, non ho l'abbronzatura adatta. E non sono in grado di fare gli accenti.-
-E che ci vuole ad abbronzarsi? Guarda che due tre ore al sole in più ti farebbero solo che bene!- lo redarguì Alistair, indossando un sorrisetto.
Cullen gli rivolse un'occhiata scettica. -Io quando mi abbronzo divento di quel colore.- replicò, indicandogli uno stendardo dell'Inquisizione con un cenno del capo. -Sarei meno credibile delle tue storie sui Golem.-
-La tua mancanza di fiducia mi ferisce, vecchio ghoul.-
Cullen fece per replicare a tono, ma venne distratto da un'evenienza strana. Prima di cena, puntuale quanto le messe di Madre Giselle, Cassandra tirava di scherma ai manichini dietro al Riposo. In quel momento, però, era seduta a leggere su un ceppo di legno a ridosso dell'armeria, ben distante dal suo equipaggiamento.
Cullen sciolse Alistair dalla presa, quindi gli diede una pacca amichevole sulla schiena. -Vi raggiungo dopo.- si congedò, muovendosi verso il ceppo.
-Non fare troppo tardi, o Hawke finirà tutta la birra!-
Cassandra sollevò lo sguardo dal suo libro, mentre Cullen le si parava davanti, rubando con la sua ombra quel poco sole rimasto. Lo guardò con aria arcigna, stringendo l'oggetto a sé per evitare che sbirciasse le pagine. -Ti manda lei?- domandò, mentre Alistair accedeva alla locanda in maniera scanzonata.
Cullen la descrisse rapidamente con un'occhiata. -Pensi che, con tutta la scelta di cui dispone, manderebbe proprio me? Deliberatamente?- rispose.
Cassandra fece aderire le labbra, per ridistribuire il rossetto, poi chiuse il libro. -Siete tutti d'accordo, immagino.-
Ci fu un lungo istante di silenzio, ma per una volta Cullen non parve esserne imbarazzato. Piuttosto, fece cenno a Cassandra di seguirlo e si mosse con calma attraverso il cortile, per raggiungere i cancelli.
Lei esitò giusto un attimo, poi ripose il libro sul ceppo e lo assecondò.
Accompagnati dal freddo umido primaverile, si incamminarono lungo il ponte di roccia che collegava Skyhold al mondo esterno. Ogni dettaglio era inzuppato nei colori della sera, ingannando l'occhio nel creare una vivida similitudine con l'autunno. Persino le foglie giovani delle betulle parevano sul punto di staccarsi dai rami per ritornare alla terra.
-Dove mi stai portando?- chiese Cassandra, dopo esattamente cinque minuti di marcia.
Cullen le rivolse giusto un mezzo sorriso. -In un posto tranquillo.- tagliò corto.
Il posto tranquillo era una torre di vedetta a sud del forte, decadente e sorretta da un grande salice piangente che le era cresciuto a ridosso, facendole da bastone della vecchiaia. Non era molto alta, ma il suo posizionamento faceva sì che vigilasse su gran parte delle pianure meridionali che cingevano Skyhold.
Cullen si incamminò con facilità attraverso una stradicciola di ghiaia e Cassandra lo seguì, guardandosi intorno con aria incerta. Il rumore dei loro passi si legava maldestramente con la canzone del bosco di sera, un po' come se stessero pestando dell'uva poco matura con una fiacca che sarebbe valsa un rimprovero dai contadini, mentre attorno a loro i pestatori più abili celebravano a pieni polmoni la fine del raccolto.
-Pensavo fosse stata abbattuta.- ammise Cassandra, passando una mano sul legno tarlato del portone d'accesso. Cullen, che stava armeggiando con un mazzo di chiavi, al suo fianco, scosse la testa. -Mi serviva.- dichiarò.
Cassandra inarcò un sopracciglio. -Logisticamente, ce n'è un'altra di più utile a una manciata di minuti da qui.-
-A volte le cose che servono non sono utili.- replicò lui, per poi occuparsi della serratura. La porta grattò su un pavimento di porfido, aprendosi faticosamente per via dell'attrito; infatti, si fermò a sessanta gradi, perché più in là non riusciva ad andare. I due dovettero infilarsi in quell'apertura minima, sgusciando tra l'anta e il telaio, ma non fu un'impresa troppo greve.
Cassandra si pulì le maniche del completo, sporche di resina, con ampie manate, indossando un'espressione infastidita. Il suo atteggiamento però cambiò subito quando si soffermò a descrivere visivamente le circostanze.
La rampa di scale che correva a ridosso dei muri era zeppa di vasi di coccio contenenti una varietà estesa di fiori primaverili. Il profumo che emanavano era talmente delicato da essere percepito solo nel momento in cui veniva fatto un respiro profondo, ma si trattava di una fragranza inebriante, nella sua pacatezza.
Ogni pianerottolo ospitava una buona quantità di accessori per la floricultura, ma anche ammassi di cuscini e coperte arrotolate, segno che venisse visitato spesso.
Più l'occhio risaliva la scala, più si poteva notare il livello di simbiosi tra la torre e il salice, perché i rami erano penetrati nella pietra, creando una complessa ragnatela di legno e approfittando delle feritoie per deprimersi con tende di foglie che scendevano lungo il vuoto centrale come se fossero ricchi lampadari.
-Affascinante.- commentò Cassandra, massaggiandosi le mani mentre faceva vagare lo sguardo.
Cullen, nel frattempo, si era mosso verso una stufa in ghisa che stanziava sui resti di un caminetto. Si chinò su di essa per avviarla. -Ogni volta che provo a farmi piacere qualcosa, mi sembra di perdere tempo.- disse, mentre posizionava i ciocchi di legno nel serbatoio ordinatamente. -Ho sempre visto certi passatempi come un dovere, un modo per distrarmi da quello che succede qui.- si indicò velocemente la testa. -Ma non sono mai riuscito a trovare qualcosa che mi appassionasse davvero. Per quello mi sono sempre concentrato unicamente sul lavoro. È l'unica cosa che ha un senso pragmatico. Mi permette di spostare la testa altrove e, allo stesso tempo, di combinare qualcosa di utile per me e per gli altri.- attese che il fuoco attecchisse, poi si raddrizzò, reggendosi la schiena. -Il vero problema è che non sono in grado di stare da solo con me stesso.-
Cassandra si affiancò a lui, per riscaldarsi le mani. -Come l’hai capito?-
-Me ne sono reso conto quando siete entrate nella mia quotidianità.- proseguì lui, mentre si ripuliva i guanti dalle schegge di legno. -Ho smesso di funzionare in virtù di qualcosa che avrebbe finito per distruggermi. Perché la Chiesa mi ha costretto a pensare che l'unico amore che avrei mai potuto ricevere è quello che essa mi avrebbe provvisto. Il resto era volubile.-
-Si chiama devozione, Cullen. Ed è una virtù, non una costrizione.-
-La devozione va coltivata, deriva dal rispetto. Se viene a mancare quello, iniziano le domande, poi si moltiplicano, fino a costituire una folla di pensieri paranoici. Ti sembra una relazione sana?-
-Abbiamo riportato alla luce l'Inquisizione per sistemare le cose.-
-Avete riportato alla luce l'Inquisizione per permettere alla Chiesa di riprendere credibilità.- la corresse Cullen, lanciandole un'occhiata eloquente. -Alla Divina non importava di prendersi le responsabilità della condotta della Chiesa fino a quel momento. Voleva un nuovo esercito. Uno che avrebbe potuto controllare.-
Cassandra lo guardò, allibita, ma non ebbe il tempo di replicare perché lui riprese immediatamente il discorso.
-L'Inquisizione era stata pensata come mezzo per fare una distinzione tra chi meritava di esistere nella Chiesa e chi andava allontanato, ma anche un modo per trovare nuovi alleati. Anche se avessero avuto identità ed estrazioni culturali diverse, i numeri sarebbero bastati per riformare l'esercito che la Chiesa ha perso quando sono saltati gli Accordi.- fece una pausa. -L'idea di un'apertura, di una riforma, sarebbe bastata per attirare molti scettici nelle fila dell'Inquisizione. E così è stato.-
-L'idea era genuina, Cullen. Avevamo bisogno di un cambiamento radicale, di rimettere in riga chi usava il nome della Chiesa per legittimare delle ingiustizie. L'Inquisizione è nata dalla Chiesa ed è un organo che le servirà per favorire la transizione tra un mondo nel caos e un mondo migliore.-
-In cui la Chiesa avrebbe il pieno potere nel Thedas meridionale.-
-Dopo tutto il bene che abbiamo fatto, ti sembra un male?-
-Mi sembra una posizione di potere che potrebbe riportarci allo stato in cui eravamo prima del Conclave.-
-Con mezzi abbastanza forti per prevenirlo.-
-O per soverchiare le altre parti in gioco. E non mi riferisco solo a imperi o regnami, ma anche a chi non crede nella missione della Chiesa, minoranze in primis. Dopo tutto il lavoro che l'Inquisitrice ha fatto per garantire una cooperazione, come credi che la prenderebbero le altre parti, se iniziassimo a imporre una metodologia incoerente con le promesse che sono state fatte in questi mesi?-
-Non succederebbe.-
-L'hai detto tu che come prima misura avresti reintrodotto i Circoli e favorito una campagna di reclutamento per nuovi Templari, semmai l'Inquisizione ti avesse supportata come nuova Divina. Adesso che i Maghi sono liberi, in che modo vorresti farli ritornare nei Circoli? Con il potere della fede e dell’amicizia?-
-Non prendermi in giro. Sei d'accordo con me, su questo.-
-Io non faccio testo. Vorrei ricordarti che la Chiesa mi ha portato al guinzaglio fino all’altro ieri. Diamine, sento che mi stringe il collo pure adesso!-
-Nessuno ti sta tenendo al guinzaglio!- sbottò Cassandra, realmente frustrata.
Cullen liberò una risata per niente divertita. -No, eh? L'Inquisizione non doveva sedare la rivolta, doveva raggruppare i Templari rimasti che poi sarebbero stati rieducati e ammansiti, per entrare a far parte del nuovo esercito della Chiesa.- sollevò una mano per impedirle di replicare. -Hawke serviva alla Divina per lubrificare gli attriti, dando una ragione ai Maghi per fidarsi dell'Inquisizione, attirati dalla bugia che i Circoli sarebbero stati riformati e adattati per le loro nuove esigenze. Ma entrambi sappiamo benissimo che i riottosi sarebbero stati uccisi e gli altri sarebbero stati rinchiusi. Il mio ruolo, in tutto questo, sarebbe stato di addestrare la nuova generazione di Templari. Niente di più, niente di meno. Non era assolutamente previsto che comandassi una forza del genere, dato che sarebbe stato insensato affidarmi un onere così greve.-
-Mi sembra proprio il contrario, viste le capacità che hai dimostrato.- lo contraddisse Cassandra, un po’ troppo velocemente.
-Perché avete avuto fortuna, ma se guardiamo alle competenze...- Cullen sbuffò brevemente, dimostrando scetticismo. -Avreste potuto coinvolgere un vero comandante, realmente esperto a gestire un esercito, invece avete scelto un Templare in disgrazia, attirandomi in trappola con l'idea di poter contribuire a una Chiesa migliore, una Chiesa originale, ma con tutti i pregi di un'istituzione al passo con una contemporaneità caotica come la nostra. Sapevi benissimo che, visti i miei trascorsi, non avrei mai osato rifiutare una chiamata alle armi di questo tipo.-
-L'idea di riforme rimane, nonostante il contesto. La Chiesa ne ha bisogno.- ribadì Cassandra.
-Non adesso, però.- replicò lui, con una punta di sarcasmo. Si zittì per qualche istante, ponderando se tornare alla carica, continuando a confrontarla, o assecondarla e concentrarsi su un altro punto. Tra le due, scelse la soluzione emotiva. -Avresti potuto essere onesta con me, se non al tempo, almeno successivamente.-
Cassandra esitò, prima di annuire. -Hai ragione, ma nelle tue condizioni, non ero certa che una discussione del genere sarebbe stata opportuna.-
-Avevi il timore che facessi i bagagli?-
-Sapevo che avrei perso il tuo rispetto.-
Cullen sorrise tristemente, chinando appena il capo. -Non ce la fai proprio ad azzeccare una previsione, eh?- la canzonó, a mezza voce.
Lei reagì a quella contraddizione implicita rilassando la postura. -Per una volta, mi sta fin troppo bene.- ammise. -Lav... lei sa tutto questo?-
-Da quando hanno iniziato a chiamarla Araldo di Andraste.- rispose lui, spostando la testa per guardare altrove. -Vi serviva un simbolo per legittimare quest'avventura e lei ha accettato tranquillamente, non solo perché crede nell'idea.-
Cassandra annuì. -Solo che lei non ha mai mentito sulle sue vere intenzioni.-
-E sa che qualsiasi scelta farà, sarà quella sbagliata, anche in questo caso. Deve per forza affidarsi a una logica di convenienza e pregare che le conseguenze non franino addosso a lei e, di rimando, alla sua gente.-
-Dimmi qualcosa che già non so.-
Cullen si limitò a stringersi nelle spalle.
Cassandra esalò un rantolo di frustrazione. -Credi ancora che quello che stiamo facendo avrà un peso?-
-Sai in cosa credo?- replicò lui, indicando fuori con un cenno del capo. -Credo in lei e in quello che è riuscita a costruire partendo da un ideale corrotto da una necessità politica. Vorrei avere un quarto di quella grinta, ma mi tocca accontentarmi dell'ispirazione.-
-Sei d'accordo con lei, insomma.-
-No, per niente. Io avrei scelto te, ma capisco le sue ragioni e le supporterò, così come dovresti fare tu.- tornò a guardarla. -Se la prendessi sul personale adesso, arriveresti a pentirtene per il resto dei tuoi giorni.-
-Come faccio a non prenderla sul personale? Anche se so che è una scelta puramente pragmatica, non riesco a non vederla come uno smacco.-
Cullen rimase in silenzio per un po', lasciando respiro alle braci che scoppiettavano al suo fianco. -Non è così male, l'alternativa.- ammise. -Concentrarsi su se stessi, dopo che la nostra lealtà incondizionata nei confronti della Chiesa ci ha portato a fare così tante cose orribili.-
Cassandra passò in rassegna i fiori con uno sguardo macchiato di delusione. -Per quello mi hai portato qui? Per dirmi che è il caso di trovarmi un hobby?-
Cullen si mosse verso la scalinata, con calma. La risalì fino al primo pianerottolo e recuperò un conetto di incenso da terra. -Hai presente Ser Scarlett, di Kinloch?-
Cassandra diede un breve cenno d’assenso.
-È sobrio da tre mesi.-
-Oh.-
-Dato che per noi sta funzionando, abbiamo pensato di rimettere questo posto in sesto per dare una mano a chi ha deciso di fare la nostra stessa scelta. È stata una sua idea.- spiegò lui, rigirandosi l’incenso tra le dita. -Per il momento, dama Elan ci ha gentilmente procurato delle piante. Alcuni le curano, altri le spostano di piano in piano per trovargli un posto migliore, altri ancora vengono qui perché è tranquillo e profumato, lontano dai commilitoni che fanno uso.-
-Un'idea stupenda.-
Cullen le rivolse un sorrisetto. -Pensavi davvero che mi stessi dedicando alla floricultura?-
Cassandra esalò una risata roca. -Sì. In un certo senso, lo stai facendo.- rispose. -Forse dovrei iniziare a farlo anch'io, quando quest'avventura sarà finita.- chinò lo sguardo sulla stufa. -I Cercatori hanno bisogno di uno scopo nuovo, più nobile.-
-Uno scopo che suggerirai tu, magari.- aggiunse Cullen, intascandosi l’oggetto. -Come Cassandra, non come Mano Destra.-
Quell'opzione liberò i muscoli di Cassandra dalla rigidità, permettendole di distendersi. Rivolse al suo interlocutore un sorriso sincero e venne ricambiata istantaneamente.

 

*

 

Il fumo dell'incenso era sospeso nell'alone di luce che circondava una candela.
Steso sul suo letto, con la guancia aderente al cuscino e la stanchezza dipinta in viso, Cullen osservava quel moto non-moto che avveniva nei paraggi del suo comodino con interesse.
La luce della luna filtrava attraverso le assi di legno che proteggevano la stanza dal cedimento strutturale che l'aveva privata del soffitto, ma non era un'azione abbastanza intensa da creare un vero e proprio contrasto con la luce artificiale della candela. Era un cosiddetto "in più", che contribuiva all'insieme facendo poco scalpore. Spesso e volentieri, Cullen si sentiva in quella maniera: una cosa che esiste, che ha un suo ruolo, ma che ha un'influenza relativa nello spazio.
In quel momento, si chiese quando avrebbe smesso di imporsi l'idea di non essere mai abbastanza. La parte razionale del suo cervello gli rispose che quel sentimento aveva le sue positività. Se si fosse accontentato, avrebbe concluso davvero poco in vita sua.
Chiuse gli occhi, mentre prendeva un respiro profondo. La sua testa gli fece la cortesia di portarlo via dal presente, rinfrescandogli un ricordo che lo fece sorridere. E lo trattenne a lungo, almeno finché non subentrò una nuova distrazione.
-Ehi, sei sveglio?-
Cullen sobbalzò, poi si mise immediatamente a sedere, con il cuore che gli batteva a mille. Non vedendo nessuno nell'ombra che caratterizzava la parte della sua stanza che dava sulla scala, assunse un'espressione confusa.
-Quassù!-
Era un sussurro, pronunciato con una certa urgenza.
Cullen sollevò il capo, stringendo le palpebre per mettere bene a fuoco la situazione nei pressi delle assi di copertura. Quando si rese conto di chi si trattava, si affrettò a disfarsi delle coperte e si proiettò giù dal letto, per recuperare una vestaglia. -Come diamine hai fatto ad arrivare fin lassù?- gemette, raggiungendo di volata l'area sottostante al sussurro.
-Con le mani.- rispose Lavellan, facendo capolino dal soffitto. -Posso entrare?-
Cullen si guardò velocemente intorno, alla ricerca di un modo per aiutarla a scendere. Lei, intuito quello che stava facendo, lo bloccò subito. -Tranquillo, ci penso io. Piuttosto, disturbo?-
-Ovvio che no.- rispose lui, osservandola mentre scostava le travi per creare un pertugio abbastanza grande per passare. D'altronde, non era un'acrobazia troppo diversa da quelle che faceva di solito, perché la verticalità le dava un vantaggio considerevole sul campo di battaglia. Eppure, vederla dondolarsi dal soffitto, risistemare le travi con calma (come se non fosse in una posizione precaria) e poi atterrare con una concatenazione di volteggi rischiosi regalò comunque a Cullen una certa dose di nervosismo.
Una volta che lei gli fu di fronte, gli rivolse un sorriso tirato. -Sicuro che non disturbo?- chiese, nuovamente.
Cullen si chinò per baciarla, zittendo immediatamente quella preoccupazione inutile. -La prossima volta usa la porta, ti prego.- suggerì, tra le sue labbra.
Lavellan lo coinvolse in un altro bacio, più composto, poi si distanziò abbastanza per rivolgergli un sorriso incerto. -C'è troppa gente fuori.- disse. -Non avevo tanta voglia di interagire.-
Cullen le posò una carezza sul viso. -Stai bene?-
-Ora sì.- rispose lei, abbracciandolo.
Rimasero in piedi per molto, stringendosi senza dire nulla e compiendo piccoli gesti per darsi coraggio. Un bacio a stampo sulla fronte ogni tanto, un barcollio per riprendere l'equilibrio e sorrisi nascosti allo sguardo, di cui l'altra parte percepiva solo il calore. Emanavano conforto, donandone grandi quantità reciprocamente, in uno scambio equo, ma vantaggioso per ambo le parti.
-Posso restare?- domandò Lavellan.
Cullen le rispose guidandola verso il letto, senza scindere il contatto. Si infilò per primo sotto le coperte e le sollevò abbastanza per farle posto senza disperdere troppo il calore.
Lei si inginocchiò sul materasso, con una discreta dose di incertezza nello sguardo. Esitava a raggiungerlo.
Lui, intuendo ciò che gli avrebbe detto, le rivolse un sorriso accogliente. -Il ricordo più caro che ho della notte che abbiamo passato insieme è quando ti sei addormentata tra le mie braccia. Secondo solo alla sensazione di sollievo che mi ha regalato l'idea di potermi risvegliare al tuo fianco.- la rassicurò.
Lavellan ricambiò il sorriso, con una punta di malizia. -Se fare l’amore con me non è subito al terzo posto, do le dimissioni e me ne vado.- scherzò, infilandosi finalmente sotto le coperte.
-Oh, è decisamente al terzo posto!-
-Bravissimo.-
Cullen la accolse tra le sue braccia con garbo. Aspettò di averla aderente a sé, prima di rivolgerle di nuovo la parola. -Sei reale?- le domandò, appoggiando la fronte sulla sua.
Lavellan lo guardò dritto negli occhi, con una dolcezza disarmante. -Reale come il cuore che ti batte nel petto, a ridosso del mio.-
Si sorrisero.
-Andrà tutto bene, amore mio.- disse Cullen.
-Andrà tutto bene, vhenas.- gli fece eco lei, poi entrambi chiusero gli occhi, mentre i brutti pensieri si scioglievano, lasciando spazio a un gran senso di contentezza.



 

-Nota-

Quando passi tanto tempo con persone abituate a pensare con la propria testa, le rotelle in testa iniziano a girare in autonomia, facendoti notare roba che in passato non avresti mai realizzato. Soprattutto dopo anni passati a dare cieca fiducia a un culto, o a farti comandare dalle conseguenze di un trauma molto forte. Cassandra sarà sempre legata alla Chiesa, Cullen invece ha l’opportunità di avere un’identità al di fuori di essa. Per questo la scena durante Perseverance per me è importantissima ed è incredibilmente stupido che il suggerimento corretto sia legato alla risposta romance. Gli togli un’autonomia che per qualcuno che si sta ripulendo è fondamentale, cioè, è lui che deve volerlo, non sei te, estraneo, a decidere per lui. Sta roba mi manda ai matti, davvero.
Vado a rinchiudermi, ecco lol
<3

   
 
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