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Autore: Sam_Rox88    10/09/2009    6 recensioni
Voldemort è caduto e il mondo magico torna a trascorrere giornate serene. Anche Hogwarts, con un nuovo preside, riapre le porte ai suoi studenti ed Harry, Ron, Hermione tornano fra le mura del castello per completare l'ultimo anno di studi. Ma uno strano articolo compare sulla Gazzetta del Profeta, una materia non sarà insegnata? E... a cosa sono dovuti quegli strani omicidi?
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Senza nome 1

Harry Potter and the Eyes Collector

Capitolo 8

 

Harry e Ron erano ancora seduti a colazione, quando la McGranitt richiamò la loro attenzione per radunare i ragazzi che avrebbero partecipato alla gita ad Hogsmeade. Harry, ovviamente, aveva la mente occupata da un solo pensiero, e portava il nome di Hubert Beker.

- La rinascita del male. – meditava sotto voce quasi in maniera impercettibile – Ma che cosa voleva dire? –

- Amico, quello è un esaltato fidati! –

- Secondo me, invece, le rotelle le ha anche fin troppo a posto. –

Ron gli lanciò un’occhiata allusiva, facendogli intendere che non era proprio dello stesso avviso. La voce della McGranitt si udì di nuovo.

- Dobbiamo andare, Harry. –

Harry, che era ancora immerso nei suoi pensieri su Beker, la rinascita del male, e i misteriosi episodi, annuì debolmente, e seguì l’amico lungo il corridoio della Sala Grande. Il cielo del soffitto era limpido, e con poche nuvole; la giornata ideale per una gita. Giunti nella sala dell’ingresso, trovarono la maggior parte degli studenti di Hogwarts, dal terzo anno in poi, tra cui dopo un po’ scorsero Ginny, Hermione, Luna e Neville. Dei quattro che ne erano a conoscenza, nessuno menzionò l’accaduto della notte precedente.

- Ciao ragazzi. – li salutò Neville quando i due si aggregarono al gruppo.

- Harry, Ron, avete fatto le ore piccole per caso? – chiese Luna, con fare indifferente e sognante.

Harry e Ron si lanciarono un’occhiata, e poi scrollarono le spalle.

- Noi? No, perché? – disse Ron cercando di apparire il più naturale possibile.

- Sai… occhiaie! – aggiunse la ragazza dai capelli argentei – Se volete ho un rimedio eccellente, una pozione… io la uso spesso… alle volte non riesco proprio a dormire. –

Harry e Ron si guardarono nuovamente, incerti questa volta.

- No, grazie Luna, ne facciamo a meno! – si affrettò a declinare Harry.

Harry fece appena in tempo a sistemarsi accanto a Ginny, che la McGranitt giunse da loro.

- Le vostre autorizzazioni? –

Tutti i ragazzi, a parte Harry, consegnarono un foglio di pergamena firmato alla loro insegnante di Trasfigurazione. La professoressa McGranitt diede loro una veloce occhiata, e poi si soffermò su Harry, poggiandogli una mano sulla spalla.

- Aberforth ha declamato per te, Potter. – e sorrise – Non che ce ne fosse bisogno, ovviamente. –

E con questo, si allontanò da loro per ritirare le autorizzazioni dei restanti studenti.

- Non capisco perché dobbiamo ancora presentare l’autorizzazione dal momento che siamo maggiorenni! – fece Ron esprimendo il suo disappunto.

- Credo che lo facciano per prassi scolastica. – ipotizzò Neville.

- Piuttosto, voi due ci abbandonerete immagino! – aggiunse il ragazzo dai capelli rossi, rivolto al suo migliore amico e sua sorella.

Harry abbassò lo sguardo - Ehm… -

- Per una volta che possiamo stare da soli, indisturbati, Ron. – si affrettò a precisare Ginny.

- Ehi signorina, trattamelo bene il mio migliore amico. –

- Ma sentilo! – sentenziò lei, sorridendo.

Poco dopo giunse loro, nuovamente, la voce della professoressa McGranitt che li richiamava per uscire. Proprio in quel momento, dai piani superiori, comparve Beker, che tanto per cambiare, esordiva sempre il suo vestito marrone, privo di giacca, e il mantello beige; era piuttosto allegro.

- Buon giorno ragazzi! –

- ‘Giorno professor Beker. – salutarono in coro.

- Bene! Siete eccitati all’idea di poter avere l’occasione di infrangere le regole, frattanto che non siete qui? –

- PROFESSOR BEKER! – era il rimprovero della professoressa McGranitt, che anche se a qualche metro di distanza, l’aveva sentito. – Le ricordo che il regolamento di Hogwarts va rispetto sempre e comunque, a maggior ragione se i ragazzi si trovano al di fuori della scuola. –

Beker rise.

- Lo so, lo so, Minerva. Stavo solo scherzando! Non sono così sprovveduto. –

Il professor Beker si allontanò dal gruppo, ed Harry e Ron si scambiarono nuovamente un’occhiata allusiva che voleva dire tutt’altro.

- Mi convince sempre di meno. – esordì Hermione, che fino a quel momento non aveva detto una parola.

 

 

Una volta ad Hogsmeade, il gruppo costituito da Ron, Hermione, Luna e Neville era fin troppo strano. I quattro ragazzi decisero lo stesso di recarsi ai Tre Manici di Scopa. Presero posto in un piccolo tavolo stipato in un angolo del locale, lontano dal bancone, dove scorsero il professor Beker. Luna e Neville si persero nelle loro strane conversazioni, dal momento che Neville, ormai, era diventato un fidato collaboratore del Cavillo, mentre Ron e Hermione non sembravano considerarsi neanche lontanamente. Hermione, in cuor suo, sapeva che doveva non poche spiegazioni a Ron, che stava lì seduto al suo stesso tavolo, e le lanciava sfuggenti occhiate quando lei guardava altrove. La giovane Grifondoro stava ancora metabolizzando il racconto di Harry riguardo la distruzione del primo Horcrux; aveva scoperto come la paura più grande del ragazzo, fosse perdere lei, lei che in tutta risposta non era stata in grado di vivere in modo sincero i suoi sentimenti, e aveva preferito allontanarlo. Si rendeva conto che, ormai, le cose non sarebbero più potute continuare così.

- Fa caldo! E’ vero che fa caldo? – chiese a un tratto Ron, le cui mani si stavano contorcendo sulle sue ginocchia. Era terribilmente nervoso.

Luna, Neville e la stessa Hermione lo guardarono straniti.

- Caldo? E poi dicono che sono io quella strana! – ammise Luna.

- In tutta sincerità Ron, io mi sto congelando. – sostenne Neville.

- Ok, allora se non vi dispiace, io mi vado a fare un giro. –

Ron si alzò uscendo dal locale, mentre tre paia di occhi lo seguivano abbastanza sorpresi. Non aveva consumato nemmeno un sorso della sua burrobirra.

- Ma che gli prende? – chiese Neville, sperando che qualcuno conoscesse la risposta.

- Avrà visto qualche folius evidentemente. – disse tranquillamente Luna.

- Un che? – le chiese curioso Neville.

E mentre Luna spiegava a Neville che cosa fossero mai i folius, o una roba del genere, Hermione si voltò per seguire i movimenti di Ron dalla finestra. Lo vide imprecare qualcosa da solo, e prendersela con l’aria, e poi s’incamminò lungo la strada, svanendo tra i passanti.

- Scusatemi, ragazzi. – annunciò a Neville e Luna, abbandonando il loro tavolo.

- Vai anche tu, Hermione? – chiese il ragazzo moro.

- Sì, ci vediamo dopo. – e così dicendo corse via.

- Che ragazza strana. – sospirò noncurante Luna.

 

 

- Oh, Hermione! –

Hagrid, sull’uscio del pub, allargò le braccia e stritolò Hermione, impedendole di uscire.

- Come stai? Come mai sei da sola? Harry e Ron non sono con te? –

- Ehm… no… Hagrid, veramente… -

Ma il mezzogigante era troppo eccitato per aspettare che la ragazza completasse la frase.

- Ma Harry non sai dove si è cacciato? Lo sto cercando! Sai… sono felicissimo… oggi arriva Olympe. –

- Davvero? – chiese Hermione fingendo interesse – Sono felicissima per te, Hagrid, poi passiamo a salutarla! –

- Sì, e sai… -

Ma questa volta fu Hermione ad interromperlo.

- Scusami Hagrid, ma devo scappare. Se vedo Harry gli dico che lo stai cercando! – e senza nemmeno aspettare che Hagrid le facesse spazio, gli passò sotto il braccio e sgattaiolo via – Scusami ancora, eh! –

- Diventano sempre più strani, ogni anno che passa! –

 

 

Harry e Ginny stavano passeggiando per le strade di Hogsmeade, cercando un posto che non fosse troppo affollato, ma ogni angolo del villaggio brulicava di studenti di Hogwarts.

- Penso che forse restando ad Hogwarts avremmo avuto più possibilità di essere da soli. – constatò Harry.

- Beh, per me l’importante è passare questa giornata insieme. –

Harry le sorrise, senza aggiungere altro.

- Ma dici che Ron e Hermione riusciranno a parlare oggi? – chiese poi la ragazza.

Harry scrollò le spalle.

- Me lo auguro per loro. –

- Perché è così difficile quei due? Dico io… è sempre stato così evidente. – disse Ginny che proprio non riusciva a spiegarselo.

- Perché hanno passato metà della loro conoscenza a fingere di odiarsi. –

- Ma il loro modo di odiarsi è il tipico modo di chi nasconde interesse. – precisò la ragazza.

Camminarono per ore ed ore, parlando di tutto, e stando semplicemente abbracciati, fin quando non trovarono riposo su una piccola panchina, e lì trascorsero altre piacevoli ore. Fu proprio in quel momento che non fece la cosa più sbagliata.

- Eppure io devo capire cosa sa Beker. –

L’entusiasmo di Ginny si spense all’istante.

- Harry! –

- Lo so, Ginny, non vuoi parlarne, ma per me è fondamentale questa cosa. –

- No che non lo è! Non è compito tuo, Harry, venire a capo di questa cosa! Tu sei ancora uno studente, non sei un Auror, non dovresti mostrare tutto quest’interesse! –

- Dopo tutto quello che mi è successo negli ultimi anni, scusami se non riesco ad accettare l’idea di essere uno studente. –

- Beh, lo sei. –

- Ho sconfitto il più grande mago oscuro di tutti i tempi! –

- Che modestia! –

Harry tacque, per qualche istante, ma poi riprese la sua linea di pensiero.

- Perché non capisci? –

- Non capisco? Io non capisco? Ieri sei uscito nel cuore della notte, nonostante io ti avessi consigliato di non farlo, senza dirmi niente, e per di più ho evitato anche di arrabbiarmi, quando avrei dovuto. Mi ritrovo un ragazzo, che invece di pensare a viversi ogni giorno in maniera spensierata, con me e con i suoi amici, pensa a come distruggere il nuovo male che affligge l’umanità! Poi sono io quella che non capisce! –

Ginny, per il nervosismo, si era alzata in piedi, e adesso guardava Harry dall’alto al basso. Lui rimase in silenzio.

- Perché devi essere sempre così dannatamente ossessionato con qualche nemico? –

Ginny rimase in silenzio ad aspettare una risposta da parte del ragazzo che le stava di fronte, ma questa non arrivò.

- Grazie per la bella giornata Harry. – scosse il capo e s’allontanò.

Solo in quel momento Harry si rese conto che doveva fare qualcosa, e scattò in piedi, lanciandosi al suo inseguimento.

- Ginny, Ginny, aspetta. –

Ma la ragazza non si voltò, ne dimostrò di volerlo ascoltare, e prese sempre di più le distanze da lui, lasciandolo indietro.

 

 

Hermione stava camminando ormai da ore, ma non era ancora riuscita a trovare Ron; aveva controllato in ogni piccolo angolo del villaggio, e ormai, non sapeva più dove cercare. Si era praticamente arresa, quando, aldilà di un piccolo insieme di case, oltre una staccionata, notò un ragazzo che se ne stava seduto all’ombra di albero, con lo sguardo rivolto ad Hogwarts, che si scorgeva in lontananza tra le fessure degli alberi. Hermione rimase lì qualche attimo, ad osservarlo, e sorrise. Si soffermò sul suo viso, per quanto fosse possibile, sempre lo stesso, ma in realtà, completamente diverso, non più quello di un bambino conosciuto otto anni prima, ma quello di un ragazzo, quasi un uomo. I suoi occhi scesero poi al suo corpo asciutto, le sue braccia, così forti, che tante volte le avevano dato un senso di protezione, anche se lei non l’aveva mai ammesso. Rimase lì in silenzio a fissare quel ragazzo cresciuto, e si rese sempre più conto di quanto in realtà ne fosse innamorata. Finalmente decise di non restare lì a fissarlo per tutto il tempo che le rimaneva, e s’incamminò verso di lui, avvicinandosi alla staccionata. Ron, in quel momento, si accorse del movimento alla sua sinistra, si voltò. Ciò che provò in quell’attimo, non avrebbe saputo descriverlo; era troppo tempo che desiderava quella ragazza, ed era da troppo che lei gli sfuggiva. Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte, tenerla per mano, prenderla in braccio, accarezzarle i capelli; tante piccole cose che lei gli aveva privato, togliendogli anche la parola; e adesso era lì, camminava a spasso spedito verso di lui. Si fermò accanto alla staccionata, tutto ciò che li divideva.

- Finalmente ti ho trovato. – esclamò lei.

Lui sembrava non essere in grado di parlare.

- Her… Hermione. –

- Che fai? Ti decidi a venire qui o dobbiamo parlare a distanza? – disse lei sorridendo.

Ron non se lo fece ripetere due volte, e s’affrettò a scavalcare la staccionata. Erano uno di fronte all’altra, nessun ostacolo si frapponeva tra di loro. Hermione emise un gran respiro.

- Prima tu. – disse la ragazza.

- No, dai, comincia tu! –

- Dico, davvero, Ron… prima tu! –

- Ma no, è meglio se parli tu per prima davvero! –

Hermione sembrava già stanca del battibecco, e alzò gli occhi al cielo. – Dobbiamo litigare adesso? –

- Ti prego, no. –

Era di certo l’ultima cosa che entrambi volevano.

- E allora dai, sono pronta, comincia pure. –

Ron annuì debolmente, abbassando lo sguardo, e poi portò gli occhi su di lei.

- Ok, allora… comincerò…! Prima di tutto… non è successo niente con Lavanda! Lei mi ha chiesto di vederci, e dal momento che siamo compagni di casa, non potevo di certo rifiutare quello che per me era semplicemente un incontro amichevole, credimi. Non potevo sapere che mi si sarebbe gettata addosso. Quella ragazza è proprio una piovra. Voleva che uscissi di nuovo con lei ma… - e si fermò osservando Hermione, gli mancava il fiato - …ma non ho potuto! Non avrei mai potuto! – e ci fu una nuova pausa – Diciamocela tutta, mi sto dannando da mesi perché la ragazza che mi interessa non mi degna di uno sguardo, e uscivo con una di cui non mi è mai importato niente? –

Hermione sperava con tutto il cuore che Ron continuasse, perché in quel momento, non riusciva assolutamente a dire alcunché, fu come se la sua mente si fosse svuotata.

- Hermione – continuò Ron – io devo sapere perché mi hai tagliato fuori dalla tua vita. Questa cosa mi fa impazzire. Tu… tu non hai idea di ciò che ha significato per me! Finalmente la cosa che desidero di più al mondo si realizza e… e dopo… e dopo scopro che mi ero soltanto illuso. Hermione il giorno che mi sei saltata addosso, non ti avrei mai lasciata credimi, per me è stato come vivere un sogno per un attimo, e ti assicuro che me ne sarei fregato anche di Voldemort, in quel momento. Nel momento in cui è finito tutto, credevo che per noi sarebbe stato un nuovo inizio, ed invece tu… tu… tu sei sparita, mi hai privato anche della tua amicizia, non una parola, non una lettera per mesi interi, ed io che me ne stavo lì a pensare ogni giorno a quell’indimenticabile momento che avevamo vissuto. Capisci cos’è stato per me? E poi, ho capito. Sono arrivato alla conclusione! –

Hermione, che stava ascoltando senza interromperlo, prestò particolare attenzione dopo quella frase.

- Semplicemente mi sono fatto davvero grande a credere che una ragazza come te si sarebbe potuta interessare ad uno come me: Ronald Weasley, il fallito, il buono a nulla. Io con la ragazza più brillante che abbia mai conosciuto? La studentessa migliore di tutta Hogwarts? No, era pura fantascienza. E non so nemmeno come per un attimo ho potuto crederlo. Sinceramente, diciamocela tutta Hermione, tu non saresti mai diventata neanche mia amica se non fosse stato per Harry. E così mi sono reso conto che evidentemente quel bacio non aveva avuto, per te, lo stesso significato che invece ha avuto per me. Ti avrò fatto pena probabilmente, e ti sarei concessa di darmi quel piccolo regalino, visto che rischiavamo di ammazzarci da un momento all’altro. – e si fermò a pensare per un secondo – Beh, per lo meno sarei morto felice. Di sicuro più felice di quanto sono ora. –

Hermione era semplicemente senza parole, aveva ascoltato tutto quel discorso senza battere ciglio, ma la confessione di Ron l’aveva completamente spiazzata.

- E questo è tutto. – disse Ron guardandola un po’ sconsolato (era terribilmente adorabile, in quel momento, pensò Hermione) – Adesso tocca a te, ma suppongo che mi confermerai quanto ho detto, per cui… -

Hermione cercò di riorganizzare le idee, ma non era di certo facile.

- Io… io… non… non so veramente cosa dire. –

- Sei stata tu a volere che cominciassi io. –

Hermione lo guardò, scuotendo il capo, e si perde per un attimo nei suoi occhi chiari. Le parole di Ron erano andate sommandosi al racconto di Harry sulla distruzione del medaglione, e avevano portato Hermione a sentirsi una stupida, una stupida il cui amore per quel ragazzo cresceva sempre di più.

- Mi… mi sento così stupida… -

- Lieto di non essere io… lo stupido. –

Ma, dopo un gran respiro, Hermione raccolse un po’ di coraggio. Era la sua occasione, e doveva sfruttarla. Guardò Ron intensamente.

- Ron, perdonami ma… ti posso assicurare che non hai capito niente. –

- Tanto per cambiare… - disse Ron, scuotendo il capo.

- No, aspetta, fammi finire! Voglio dire… - e guardò in alto come per cercare le parole – Non è assolutamente vero che sei un fallito e un buono a nulla, e tanto meno non è vero che non sei alla mia altezza. Io non sono così brillante come mi dipingi, Ron; perché se proprio ci tieni a saperlo, tra i due credo che tu sia stato di gran lunga più coraggioso. Io sono stata una versa stupida a non capirlo prima, mi sono fermata all’apparenza, e una mente brillante questi errori non li commette. Ho sbagliato, ho sbagliato dal primo momento. –

- Era meglio non darmelo quel bacio, infatti. –

Hermione scattò in avanti verso di lui.

- No! Assolutamente no! Quella è forse la cosa più giusta e vera che io abbia mai fatto, senza stare lì a pensare, senza nascondermi, mostrandomi per quella che sono. Ron… io non sono assolutamente pentita per quello che è successo quel giorno, e credimi, che non l’ho fatto per pena; tanto meno per darti un contentino nel caso non ce l’avessimo fatta. Quel bacio significava molto di più per me, e quella probabilmente era la mia unica occasione, non potevo tirarmi indietro dopo aver perso ben sette anni. L’ho fatto perché erano i miei sentimenti, Ron; dei sentimenti che per troppo tempo ho cercato di frenare. –

Ron stava cercando di comprendere se ciò che ascoltava fosse vero o soltanto la sua immaginazione, era abbastanza stordito.

- E allora perché se era ciò che volevi, dopo ti sei allontanata da me? –

Hermione tacque per un istante, e poi lo guardò negli occhi.

- Per paura. –

- Paura? Paura di me…? –

La ragazza scosse il capo.

- Paura di me Ron! Paura di quello che realmente provavo. Tu ce la vedi, Hermione Granger, la studentessa modello, la ragazza che non sbaglia un calcolo, che crede ciecamente in ciò che è scritto nei libri, così precisa, così calcolatrice da tenere tutto dannatamente sotto controllo, amante delle regole… ce la vedi una ragazza così che si vede travolgersi, senza nemmeno sapere come, da un qualcosa che lei stessa non riesce a spiegare? Ho avuto paura… perché quello che provavo era troppo forte, e ne stavo perdendo il controllo. Non sono riuscita a gestirlo, e questo mi ha spaventata. Io, messa a soqquadro da quello che era uno dei miei migliori amici. E per un attimo ho temuto di perdere anche la tua amicizia, lo sai come vanno queste cose, se noi fossimo finiti insieme, che ne sarebbe stato del nostro rapporto, o dell’amicizia con Harry, e se ci fossimo lasciati, le cose si sarebbero complicate ancora di più. Ho pensato a tutte queste cose, e per questo ti ho allontanato, senza rendermi conto che ne soffrivamo entrambi. Senza rendermi conto che la nostra amicizia la stavo distruggendo io, privandomi della persona che realmente volevo. Anche per me è stato difficile, ma me ne assumo tutte le colpe. – fece una breve pausa – E poi sinceramente, sei tu che sei troppo per me. Tu… sei così… divertente, sei una persona dannatamente piacevole, una persona con la quale non ci si annoia mai, sei geniale e nemmeno te ne accorgi, perché queste cose non si misurano con i libri, o con i voti a scuola. Sei generoso, altruista, un attimo amico… Sai vivere i rapporti con gli altri. Sei tutto ciò che non sono io, per questo hai bisogno di una ragazza che sia alla tua altezza, e non di una stupida secchiona come me. –

Hermione abbassò lo sguardo, ancora non riusciva a credere di aver confessato ogni cosa a Ron. Il ragazzo, al pari di lei un attimo prima, se ne stava in silenzio, fin troppo sconvolto, senza sapere cosa dire.

- Ron se sei deluso da me, non mi stupirebbe, e anzi ne hai tutto il diritto. –

Ron scosse il capo.

- Hermione… -

Ron la stava guardando incredulo. Era stato letteralmente travolto dal discorso di Hermione, e ad ogni parola gli era stretto lo stomaco. Non era affatto deluso, anzi, Hermione gli aveva praticamente confessato che ricambiava i suoi stessi sentimenti, ma non poteva fare a meno di pensare che tutto il processo mentale che l’aveva portata ad allontanarsi da lui, tutte le sue paure e paranoie, erano davvero una cosa al di fuori del normale. Sorrise, e in quel momento aveva un’irrefrenabile voglia di stringerla a sé.

- Hermione… davvero… - e il suo sorriso si allargò sempre di più - …tu sei una psicopatica. –

Hermione contrasse la sua espressione in una smorfia.

- Come prego? –

- Ma è proprio per questo che mi piaci. -

Hermione non capì.

- Se fossi venuta a parlarne con me, fin da subito, tutto questo non sarebbe successo. Ci saremmo risparmiati un bel po’ di problemi. –

La ragazza annuì debolmente.

- Lo so. Me ne rendo conto. Mi dispiace Ron, davvero. –

Nessuno dei due fiatò, stettero a guardasi negli occhi per lunghi secondi, fin quando Ron si sentì troppo imbarazzato, e ruppe il silenzio.

- Beh, insomma… -

Lei sorrise, liberando la tensione.

- Insomma… -

- Divertente e geniale eh? – disse Ron sorridendo.

Lei gli rivolse un’occhiataccia, accompagnata da una smorfia.

- Cancella assolutamente quella parte, non ero in me. –

- Ah no, troppo tardi signorina Granger. –

Erano entrambi abbastanza divertiti.

- Non smetteremo mai di farci la guerra, vero? – disse Hermione, sorridendo.

- Oh, direi proprio di no. E’ la cosa che amo di più al mondo. –

 

 

Era ormai calata la sera su Hogsmeade, e gli studenti di Hogwarts si apprestavano a tornare al castello. Harry notò con piacere che Ron e Hermione erano spariti, ma il suo pensiero principale, in quel momento, era trovare Ginny. La trovò nella sala comune di Grifondoro, che parlava con altre ragazze del suo anno. Si avvicinò lentamente a loro, e lei alzò lo sguardo su di lui.

- Scusatemi. – disse alle amiche e si alzò, andandosi a posizionare accanto ad una delle finestre, in un angolino più appartato della sala.

Harry esordì senza dover stare troppo a rimuginarci sopra.

- Mi dispiace. Sono stato uno stupido. Ho rovinato la nostra giornata perfetta. –

- Scuse accettate. In effetti, anche io ho reagito forse troppo male. –

Harry scosse il capo.

- No, davvero, vi sto assillando con questa storia di Beker. Tu hai perfettamente ragione, io sono solo uno studente. –

- Harry tu non lo sei mai stato! Da quando hai messo piede in questa scuola sei sempre stato un fenomeno, la tua fama ti ha sempre preceduto e questo ha contribuito ad accrescere il mito di Harry Potter. E dopo aver sconfitto Voldemort, è normale che tu ti senta così, in dovere, diciamo, di voler dare il tuo aiuto alla comunità magica, è comprensibile. –

Harry sorrise, un po’ imbarazzato.

- Io, però, davvero, voglio godere di ogni momento che passo con te. Mi sono ripromesso di non commettere di nuovo gli errori del passato, e in questo, ti chiedi di aiutarmi Ginny. Ferirti è l’ultima cosa che voglio, il mondo magico può anche aspettare. –

A quelle parole, Ginny non perse tempo, e gli saltò al collo abbracciandolo. Harry, finalmente felice per averla ritrovata e aver messo in chiaro le cose, la strinse forte in vita cingendola con le braccia. Erano quelli i momenti migliori ad Hogwarts, e non poteva permettersi di rovinarli.

 

 

La mattina dopo, quando si incontrarono in sala comune e a colazione, Ron e Hermione erano tremendamente imbarazzati. Non si erano ancora messi insieme ufficialmente, ma le dichiarazioni del pomeriggio precedente avevano praticamente messo a nudo i loro sentimenti. Harry e Ginny notarono gli strani sguardi e sorrisi che i loro amici si lanciavano da parte a parte del tavolo, e cercavano di capire che cosa mai fosse accaduto. L’unica cosa certa era che, di sicuro, i due avevano smesso di litigare, o quanto meno, di ignorarsi. L’aria che si respirava tra loro era finalmente serena.

- Bene! Oggi avremo le nostre prime simulazioni! – annunciò il signor Beker a lezione di Difesa.

Harry si era abbastanza stupito, quella mattina, della concessione che gli offrì Ron, ancor prima di entrare in aula.

- Oggi, siediti pure accanto a Ginny, se vuoi. –

Il giovane mago non era stato lì a farselo ripetere, e ciò gli fece pensare che finalmente i problemi con Hermione fossero superati. Ron, infatti, prese posto proprio accanto all’amica dai capelli castani e, per un attimo, si voltò verso Harry facendogli segno che era tutto okay.

- Penso che tutti di voi sappiate evocare un Patronus, essendo ormai all’ultimo anno! Anzi, so che alcuni di voi ci riescono alla perfezione e già da diversi anni! Ciò non toglie che l’Expecto Patronum sia materia da ultimo anno, e che ci siano ancora molti di voi che hanno qualche problema nell’evocarlo quindi… il nostro compito oggi sarà appunto quello di esercitarci sul vostro lavoro. Ovviamente, le circostanze con dei veri dissennatori sono ben diverse, ma la reale difesa la sperimenteremo soltanto a partire dal prossimo trimestre. –

Mentre Beker parlava, e metteva in chiaro i punti della sua lezione, Ron se ne stava lì, quasi come incantato, ad osservare Hermione che non faceva altro che prendere appunti. Lei, ovviamente, sentiva fin troppo i suoi occhi addosso, ma anche se ciò la distoglieva dalla voce del suo insegnante, cercava di non interrompere almeno il contatto visivo.

- La smetti di fissarmi? – gli chiese sottovoce, con un sorriso divertito sulle labbra.

- Non posso farne a meno! – esclamò Ron.

- …e il signor Weasley sicuramente saprà dirci di cosa stiamo parlando, non è vero? –

Era la voce di Beker, che divertito, aveva beccato Ron nella sua totale adorazione per Hermione, e stava richiamando la sua attenzione. Ron tornò alla realtà, imbarazzatissimo, e cercò di farfugliare qualcosa, ma non aveva la minima idea di che cosa si stesse parlando.

- Mi offendo così, dopo tutto puoi vederla sempre la signorina Granger, queste invece solo le nostre poche ore settimanali. – disse Beker con un ampio sorriso, e l’intera classe rise.

Ron si sentì sprofondare, ed anche Hermione cercò di nascondersi da tutti gli sguardi che le erano stati puntati addosso come riflettori. Subito dopo, però, nel vedere Ron imbarazzato che smise di osservarla, tenendo gli occhi fissi su Beker, si intenerì e sorrise. Era tremendamente adorabile. Allungò la mano sinistra, che non le serviva per prendere appunti, e prese sottobanco la mano destra del ragazzo che le sedeva accanto. Intrecciò le proprie dita con le sue. Ron a quel contatto sussultò, ed istintivamente si voltò verso di lei, sperando di trovare il suo sguardo, ma lei continuava a prendere appunti, anche se conservava il suo splendido sorriso.

 

 

Harry aveva trovato la lezione di Beker piuttosto interessante, anche se lui, insieme ai compagni che avevano partecipato all’ES, non aveva alcun problema ad evocare un Patronus. Uscirono dall’aula di Beker tutti piuttosto entusiasti. Harry e Ginny, però, lo erano anche per un altro motivo, non facevano altro che mettere in imbarazzo Ron e Hermione, che ancora si tenevano per mano.

- E non ci avete detto niente, eh? – chiese Harry, che non poteva far a meno di eliminare uno stupido sorriso dal sul volto.

- Beh, era prevedibile. – esclamò Ginny.

- Per quanto dovrà durare questa storia? – chiese Ron, grattandosi il capo con la mano libera. – Mi sento un po’ sotto osservazione! –

- Ah, voi due non sapete da quando attendevamo questo momento, io e Ginny. –

- Harry, frena l’entusiasmo. – gli disse Hermione facendogli una smorfia.

Mentre camminavano lungo i corridoi, per raggiungere la lezione successiva, videro la professoressa McGranitt venir loro in contro a passo piuttosto spedito. Era pallida in viso, e sembrava sconvolta.

- Potter, Weasley, Granger! Vi stavo appunto cercando. Siete immediatamente richiesti nell’ufficio del preside. –

I quattro ragazzi non seppero spiegarsi tanta urgenza, ma dalle condizioni della loro insegnante, intuirono che doveva trattarsi di una cosa seria. Si affrettarono verso l’ufficio di Aberforth e lo trovarono seduto in quello che un tempo era stato il posto di Albus Silente. Immancabilmente i loro sguardi non poterono far a meno di cadere sui ritratti degli ultimi due presidi, che si trovavano proprio poco sopra la testa di Aberforth.

- Ciao, ragazzi! Perché non vi accomodate? –

I quattro presero posto dal lato opposto dell’immensa scrivania del preside.

- Che cosa succede signore? Perché ci ha convocati? – chiese Harry.

Aberforth stette per qualche attimo in silenzio, e poi sospirò.

- Nessuno di voi, immagino, si sia accorto della mancanza, alle lezioni e a colazione, della vostra collega di Corvonero, Luna Lovegood. –

Harry, Ron, Hermione e Ginny si lanciarono occhiate preoccupate e confuse.

- E’ successo qualcosa a Luna? – chiese prontamente Hermione.

- Mi duole comunicarvi che stanotte, il male che ha colpito fino ad ora soltanto all’esterno, si è insidiato dentro Hogwarts. –

I quattro Grifondoro non ebbero nemmeno il tempo per capire cosa volessero dire quelle parole, che la porta dell’ufficio di Aberforth si aprì nuovamente e vi apparve Beker.

- Eccomi Aberforth, sono accorso subito, cos’è successo? –

Beker notò la presenza dei suoi studenti, e tutti si guardarono per un lungo istante. Ciascuno stava cercando di capire cosa stesse accadendo.

- Che cosa sta succedendo professor Silente? – chiese Harry, che prontamente era scattato in piedi – Cosa vuol dire che il male si è insidiato dentro Hogwarts? Che c’entra Luna? –

- Luna? Luna Lovegood? – chiese Beker sconvolto.

- Restate calmi vi prego! – disse Aberforth alzando le mani, tentando di placare gli animi. – E’ così! Purtroppo, stanotte la signorina Luna Lovegood ha… perso la vista. –

 

Continua…

  
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