Harry Potter and the Eyes Collector
Capitolo 8
Harry e Ron erano ancora seduti a colazione, quando la McGranitt
richiamò la loro attenzione per radunare i ragazzi che avrebbero partecipato
alla gita ad Hogsmeade. Harry, ovviamente, aveva la mente occupata da un solo
pensiero, e portava il nome di Hubert Beker.
- La rinascita del male. – meditava sotto voce quasi in maniera
impercettibile – Ma che cosa voleva dire? –
- Amico, quello è un esaltato fidati! –
- Secondo me, invece, le rotelle le ha anche fin troppo a posto. –
Ron gli lanciò un’occhiata allusiva, facendogli intendere che non era
proprio dello stesso avviso. La voce della McGranitt si udì di nuovo.
- Dobbiamo andare, Harry. –
Harry, che
era ancora immerso nei suoi pensieri su Beker, la rinascita del male, e i
misteriosi episodi, annuì debolmente, e seguì l’amico lungo il corridoio della
Sala Grande. Il cielo del soffitto era limpido, e con poche nuvole; la giornata
ideale per una gita. Giunti nella sala dell’ingresso, trovarono la maggior parte
degli studenti di Hogwarts, dal terzo anno in poi, tra cui dopo un po’ scorsero
Ginny, Hermione, Luna e Neville. Dei quattro che ne erano a conoscenza, nessuno
menzionò l’accaduto della notte precedente.
- Ciao
ragazzi. – li salutò Neville quando i due si aggregarono al gruppo.
- Harry, Ron,
avete fatto le ore piccole per caso? – chiese Luna, con fare indifferente e
sognante.
Harry e Ron
si lanciarono un’occhiata, e poi scrollarono le spalle.
- Noi? No,
perché? – disse Ron cercando di apparire il più naturale possibile.
- Sai…
occhiaie! – aggiunse la ragazza dai capelli argentei – Se volete ho un rimedio
eccellente, una pozione… io la uso spesso… alle volte non riesco proprio a
dormire. –
Harry e Ron
si guardarono nuovamente, incerti questa volta.
- No, grazie
Luna, ne facciamo a meno! – si affrettò a declinare Harry.
Harry fece
appena in tempo a sistemarsi accanto a Ginny, che la McGranitt giunse da loro.
- Le vostre
autorizzazioni? –
Tutti i
ragazzi, a parte Harry, consegnarono un foglio di pergamena firmato alla loro
insegnante di Trasfigurazione. La professoressa McGranitt diede loro una veloce
occhiata, e poi si soffermò su Harry, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Aberforth
ha declamato per te, Potter. – e sorrise – Non che ce ne fosse bisogno,
ovviamente. –
E con questo,
si allontanò da loro per ritirare le autorizzazioni dei restanti studenti.
- Non capisco
perché dobbiamo ancora presentare l’autorizzazione dal momento che siamo
maggiorenni! – fece Ron esprimendo il suo disappunto.
- Credo che
lo facciano per prassi scolastica. – ipotizzò Neville.
- Piuttosto,
voi due ci abbandonerete immagino! – aggiunse il ragazzo dai capelli rossi,
rivolto al suo migliore amico e sua sorella.
Harry abbassò
lo sguardo - Ehm… -
- Per una
volta che possiamo stare da soli, indisturbati, Ron. – si affrettò a precisare
Ginny.
- Ehi
signorina, trattamelo bene il mio migliore amico. –
- Ma sentilo!
– sentenziò lei, sorridendo.
Poco dopo
giunse loro, nuovamente, la voce della professoressa McGranitt che li richiamava
per uscire. Proprio in quel momento, dai piani superiori, comparve Beker, che
tanto per cambiare, esordiva sempre il suo vestito marrone, privo di giacca, e
il mantello beige; era piuttosto allegro.
- Buon giorno
ragazzi! –
- ‘Giorno
professor Beker. – salutarono in coro.
- Bene! Siete
eccitati all’idea di poter avere l’occasione di infrangere le regole, frattanto
che non siete qui? –
- PROFESSOR
BEKER! – era il rimprovero della professoressa McGranitt, che anche se a qualche
metro di distanza, l’aveva sentito. – Le ricordo che il regolamento di Hogwarts
va rispetto sempre e comunque, a maggior ragione se i ragazzi si trovano al di
fuori della scuola. –
Beker rise.
- Lo so, lo
so, Minerva. Stavo solo scherzando! Non sono così sprovveduto. –
Il professor
Beker si allontanò dal gruppo, ed Harry e Ron si scambiarono nuovamente
un’occhiata allusiva che voleva dire tutt’altro.
- Mi convince
sempre di meno. – esordì Hermione, che fino a quel momento non aveva detto una
parola.
…
Una volta ad
Hogsmeade, il gruppo costituito da Ron, Hermione, Luna e Neville era fin troppo
strano. I quattro ragazzi decisero lo stesso di recarsi ai Tre Manici di Scopa.
Presero posto in un piccolo tavolo stipato in un angolo del locale, lontano dal
bancone, dove scorsero il professor Beker. Luna e Neville si persero nelle loro
strane conversazioni, dal momento che Neville, ormai, era diventato un fidato
collaboratore del Cavillo, mentre Ron e Hermione non sembravano considerarsi
neanche lontanamente. Hermione, in cuor suo, sapeva che doveva non poche
spiegazioni a Ron, che stava lì seduto al suo stesso tavolo, e le lanciava
sfuggenti occhiate quando lei guardava altrove. La giovane Grifondoro stava
ancora metabolizzando il racconto di Harry riguardo la distruzione del primo
Horcrux; aveva scoperto come la paura più grande del ragazzo, fosse perdere lei,
lei che in tutta risposta non era stata in grado di vivere in modo sincero i
suoi sentimenti, e aveva preferito allontanarlo. Si rendeva conto che, ormai, le
cose non sarebbero più potute continuare così.
- Fa caldo!
E’ vero che fa caldo? – chiese a un tratto Ron, le cui mani si stavano
contorcendo sulle sue ginocchia. Era terribilmente nervoso.
Luna, Neville
e la stessa Hermione lo guardarono straniti.
- Caldo? E
poi dicono che sono io quella strana! – ammise Luna.
- In tutta
sincerità Ron, io mi sto congelando. – sostenne Neville.
- Ok, allora
se non vi dispiace, io mi vado a fare un giro. –
Ron si alzò
uscendo dal locale, mentre tre paia di occhi lo seguivano abbastanza sorpresi.
Non aveva consumato nemmeno un sorso della sua burrobirra.
- Ma che gli
prende? – chiese Neville, sperando che qualcuno conoscesse la risposta.
- Avrà visto
qualche folius evidentemente. – disse
tranquillamente Luna.
- Un che? –
le chiese curioso Neville.
E mentre Luna
spiegava a Neville che cosa fossero mai i folius, o una roba del genere,
Hermione si voltò per seguire i movimenti di Ron dalla finestra. Lo vide
imprecare qualcosa da solo, e prendersela con l’aria, e poi s’incamminò lungo la
strada, svanendo tra i passanti.
- Scusatemi,
ragazzi. – annunciò a Neville e Luna, abbandonando il loro tavolo.
- Vai anche
tu, Hermione? – chiese il ragazzo moro.
- Sì, ci
vediamo dopo. – e così dicendo corse via.
- Che ragazza
strana. – sospirò noncurante Luna.
…
- Oh,
Hermione! –
Hagrid,
sull’uscio del pub, allargò le braccia e stritolò Hermione, impedendole di
uscire.
- Come stai?
Come mai sei da sola? Harry e Ron non sono con te? –
- Ehm… no…
Hagrid, veramente… -
Ma il
mezzogigante era troppo eccitato per aspettare che la ragazza completasse la
frase.
- Ma Harry
non sai dove si è cacciato? Lo sto cercando! Sai… sono felicissimo… oggi arriva
Olympe. –
- Davvero? –
chiese Hermione fingendo interesse – Sono felicissima per te, Hagrid, poi
passiamo a salutarla! –
- Sì, e sai…
-
Ma questa
volta fu Hermione ad interromperlo.
- Scusami
Hagrid, ma devo scappare. Se vedo Harry gli dico che lo stai cercando! – e senza
nemmeno aspettare che Hagrid le facesse spazio, gli passò sotto il braccio e
sgattaiolo via – Scusami ancora, eh! –
- Diventano
sempre più strani, ogni anno che passa! –
…
Harry e Ginny
stavano passeggiando per le strade di Hogsmeade, cercando un posto che non fosse
troppo affollato, ma ogni angolo del villaggio brulicava di studenti di
Hogwarts.
- Penso che
forse restando ad Hogwarts avremmo avuto più possibilità di essere da soli. –
constatò Harry.
- Beh, per me
l’importante è passare questa giornata insieme. –
Harry le
sorrise, senza aggiungere altro.
- Ma dici che
Ron e Hermione riusciranno a parlare oggi? – chiese poi la ragazza.
Harry scrollò
le spalle.
- Me lo
auguro per loro. –
- Perché è
così difficile quei due? Dico io… è sempre stato così evidente. – disse Ginny
che proprio non riusciva a spiegarselo.
- Perché
hanno passato metà della loro conoscenza a fingere di odiarsi. –
- Ma il loro
modo di odiarsi è il tipico modo di chi nasconde interesse. – precisò la
ragazza.
Camminarono
per ore ed ore, parlando di tutto, e stando semplicemente abbracciati, fin
quando non trovarono riposo su una piccola panchina, e lì trascorsero altre
piacevoli ore. Fu proprio in quel momento che non fece la cosa più sbagliata.
- Eppure io
devo capire cosa sa Beker. –
L’entusiasmo
di Ginny si spense all’istante.
- Harry! –
- Lo so,
Ginny, non vuoi parlarne, ma per me è fondamentale questa cosa. –
- No che non
lo è! Non è compito tuo, Harry, venire a capo di questa cosa! Tu sei ancora uno
studente, non sei un Auror, non dovresti mostrare tutto quest’interesse! –
- Dopo tutto
quello che mi è successo negli ultimi anni, scusami se non riesco ad accettare
l’idea di essere uno studente. –
- Beh, lo
sei. –
- Ho
sconfitto il più grande mago oscuro di tutti i tempi! –
- Che
modestia! –
Harry tacque,
per qualche istante, ma poi riprese la sua linea di pensiero.
- Perché non
capisci? –
- Non
capisco? Io non capisco? Ieri sei uscito nel cuore della notte, nonostante io ti
avessi consigliato di non farlo, senza dirmi niente, e per di più ho evitato
anche di arrabbiarmi, quando avrei dovuto. Mi ritrovo un ragazzo, che invece di
pensare a viversi ogni giorno in maniera spensierata, con me e con i suoi amici,
pensa a come distruggere il nuovo male che affligge l’umanità! Poi sono io
quella che non capisce! –
Ginny, per il
nervosismo, si era alzata in piedi, e adesso guardava Harry dall’alto al basso.
Lui rimase in silenzio.
- Perché devi
essere sempre così dannatamente ossessionato con qualche nemico? –
Ginny rimase
in silenzio ad aspettare una risposta da parte del ragazzo che le stava di
fronte, ma questa non arrivò.
- Grazie per
la bella giornata Harry. – scosse il capo e s’allontanò.
Solo in quel
momento Harry si rese conto che doveva fare qualcosa, e scattò in piedi,
lanciandosi al suo inseguimento.
- Ginny,
Ginny, aspetta. –
Ma la ragazza
non si voltò, ne dimostrò di volerlo ascoltare, e prese sempre di più le
distanze da lui, lasciandolo indietro.
…
Hermione
stava camminando ormai da ore, ma non era ancora riuscita a trovare Ron; aveva
controllato in ogni piccolo angolo del villaggio, e ormai, non sapeva più dove
cercare. Si era praticamente arresa, quando, aldilà di un piccolo insieme di
case, oltre una staccionata, notò un ragazzo che se ne stava seduto all’ombra di
albero, con lo sguardo rivolto ad Hogwarts, che si scorgeva in lontananza tra le
fessure degli alberi. Hermione rimase lì qualche attimo, ad osservarlo, e
sorrise. Si soffermò sul suo viso, per quanto fosse possibile, sempre lo stesso,
ma in realtà, completamente diverso, non più quello di un bambino conosciuto
otto anni prima, ma quello di un ragazzo, quasi un uomo. I suoi occhi scesero
poi al suo corpo asciutto, le sue braccia, così forti, che tante volte le
avevano dato un senso di protezione, anche se lei non l’aveva mai ammesso.
Rimase lì in silenzio a fissare quel ragazzo cresciuto, e si rese sempre più
conto di quanto in realtà ne fosse innamorata. Finalmente decise di non restare
lì a fissarlo per tutto il tempo che le rimaneva, e s’incamminò verso di lui,
avvicinandosi alla staccionata. Ron, in quel momento, si accorse del movimento
alla sua sinistra, si voltò. Ciò che provò in quell’attimo, non avrebbe saputo
descriverlo; era troppo tempo che desiderava quella ragazza, ed era da troppo
che lei gli sfuggiva. Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte, tenerla per
mano, prenderla in braccio, accarezzarle i capelli; tante piccole cose che lei
gli aveva privato, togliendogli anche la parola; e adesso era lì, camminava a
spasso spedito verso di lui. Si fermò accanto alla staccionata, tutto ciò che li
divideva.
- Finalmente
ti ho trovato. – esclamò lei.
Lui sembrava
non essere in grado di parlare.
- Her…
Hermione. –
- Che fai? Ti
decidi a venire qui o dobbiamo parlare a distanza? – disse lei sorridendo.
Ron non se lo
fece ripetere due volte, e s’affrettò a scavalcare la staccionata. Erano uno di
fronte all’altra, nessun ostacolo si frapponeva tra di loro. Hermione emise un
gran respiro.
- Prima tu. –
disse la ragazza.
- No, dai,
comincia tu! –
- Dico,
davvero, Ron… prima tu! –
- Ma no, è
meglio se parli tu per prima davvero! –
Hermione
sembrava già stanca del battibecco, e alzò gli occhi al cielo. – Dobbiamo
litigare adesso? –
- Ti prego,
no. –
Era di certo
l’ultima cosa che entrambi volevano.
- E allora
dai, sono pronta, comincia pure. –
Ron annuì
debolmente, abbassando lo sguardo, e poi portò gli occhi su di lei.
- Ok, allora…
comincerò…! Prima di tutto… non è successo niente con Lavanda! Lei mi ha chiesto
di vederci, e dal momento che siamo compagni di casa, non potevo di certo
rifiutare quello che per me era semplicemente un incontro amichevole, credimi.
Non potevo sapere che mi si sarebbe gettata addosso. Quella ragazza è proprio
una piovra. Voleva che uscissi di nuovo con lei ma… - e si fermò osservando
Hermione, gli mancava il fiato - …ma non ho potuto! Non avrei mai potuto! – e ci
fu una nuova pausa – Diciamocela tutta, mi sto dannando da mesi perché la
ragazza che mi interessa non mi degna di uno sguardo, e uscivo con una di cui
non mi è mai importato niente? –
Hermione
sperava con tutto il cuore che Ron continuasse, perché in quel momento, non
riusciva assolutamente a dire alcunché, fu come se la sua mente si fosse
svuotata.
- Hermione –
continuò Ron – io devo sapere perché mi hai tagliato fuori dalla tua vita.
Questa cosa mi fa impazzire. Tu… tu non hai idea di ciò che ha significato per
me! Finalmente la cosa che desidero di più al mondo si realizza e… e dopo… e
dopo scopro che mi ero soltanto illuso. Hermione il giorno che mi sei saltata
addosso, non ti avrei mai lasciata credimi, per me è stato come vivere un sogno
per un attimo, e ti assicuro che me ne sarei fregato anche di Voldemort, in quel
momento. Nel momento in cui è finito tutto, credevo che per noi sarebbe stato un
nuovo inizio, ed invece tu… tu… tu sei sparita, mi hai privato anche della tua
amicizia, non una parola, non una lettera per mesi interi, ed io che me ne stavo
lì a pensare ogni giorno a quell’indimenticabile momento che avevamo vissuto.
Capisci cos’è stato per me? E poi, ho capito. Sono arrivato alla conclusione! –
Hermione, che
stava ascoltando senza interromperlo, prestò particolare attenzione dopo quella
frase.
-
Semplicemente mi sono fatto davvero grande a credere che una ragazza come te si
sarebbe potuta interessare ad uno come me: Ronald Weasley, il fallito, il buono
a nulla. Io con la ragazza più brillante che abbia mai conosciuto? La
studentessa migliore di tutta Hogwarts? No, era pura fantascienza. E non so
nemmeno come per un attimo ho potuto crederlo. Sinceramente, diciamocela tutta
Hermione, tu non saresti mai diventata neanche mia amica se non fosse stato per
Harry. E così mi sono reso conto che evidentemente quel bacio non aveva avuto,
per te, lo stesso significato che invece ha avuto per me. Ti avrò fatto pena
probabilmente, e ti sarei concessa di darmi quel piccolo regalino, visto che
rischiavamo di ammazzarci da un momento all’altro. – e si fermò a pensare per un
secondo – Beh, per lo meno sarei morto felice. Di sicuro più felice di quanto
sono ora. –
Hermione era
semplicemente senza parole, aveva ascoltato tutto quel discorso senza battere
ciglio, ma la confessione di Ron l’aveva completamente spiazzata.
- E questo è
tutto. – disse Ron guardandola un po’ sconsolato (era terribilmente adorabile,
in quel momento, pensò Hermione) – Adesso tocca a te, ma suppongo che mi
confermerai quanto ho detto, per cui… -
Hermione
cercò di riorganizzare le idee, ma non era di certo facile.
- Io… io…
non… non so veramente cosa dire. –
- Sei stata
tu a volere che cominciassi io. –
Hermione lo
guardò, scuotendo il capo, e si perde per un attimo nei suoi occhi chiari. Le
parole di Ron erano andate sommandosi al racconto di Harry sulla distruzione del
medaglione, e avevano portato Hermione a sentirsi una stupida, una stupida il
cui amore per quel ragazzo cresceva sempre di più.
- Mi… mi
sento così stupida… -
- Lieto di
non essere io… lo stupido. –
Ma, dopo un
gran respiro, Hermione raccolse un po’ di coraggio. Era la sua occasione, e
doveva sfruttarla. Guardò Ron intensamente.
- Ron,
perdonami ma… ti posso assicurare che non hai capito niente. –
- Tanto per
cambiare… - disse Ron, scuotendo il capo.
- No,
aspetta, fammi finire! Voglio dire… - e guardò in alto come per cercare le
parole – Non è assolutamente vero che sei un fallito e un buono a nulla, e tanto
meno non è vero che non sei alla mia altezza. Io non sono così brillante come mi
dipingi, Ron; perché se proprio ci tieni a saperlo, tra i due credo che tu sia
stato di gran lunga più coraggioso. Io sono stata una versa stupida a non
capirlo prima, mi sono fermata all’apparenza, e una mente brillante questi
errori non li commette. Ho sbagliato, ho sbagliato dal primo momento. –
- Era meglio
non darmelo quel bacio, infatti. –
Hermione
scattò in avanti verso di lui.
- No!
Assolutamente no! Quella è forse la cosa più giusta e vera che io abbia mai
fatto, senza stare lì a pensare, senza nascondermi, mostrandomi per quella che
sono. Ron… io non sono assolutamente pentita per quello che è successo quel
giorno, e credimi, che non l’ho fatto per pena; tanto meno per darti un
contentino nel caso non ce l’avessimo fatta. Quel bacio significava molto di più
per me, e quella probabilmente era la mia unica occasione, non potevo tirarmi
indietro dopo aver perso ben sette anni. L’ho fatto perché erano i miei
sentimenti, Ron; dei sentimenti che per troppo tempo ho cercato di frenare. –
Ron stava
cercando di comprendere se ciò che ascoltava fosse vero o soltanto la sua
immaginazione, era abbastanza stordito.
- E allora
perché se era ciò che volevi, dopo ti sei allontanata da me? –
Hermione
tacque per un istante, e poi lo guardò negli occhi.
- Per paura.
–
- Paura?
Paura di me…? –
La ragazza
scosse il capo.
- Paura di me
Ron! Paura di quello che realmente provavo. Tu ce la vedi, Hermione Granger, la
studentessa modello, la ragazza che non sbaglia un calcolo, che crede ciecamente
in ciò che è scritto nei libri, così precisa, così calcolatrice da tenere tutto
dannatamente sotto controllo, amante delle regole… ce la vedi una ragazza così
che si vede travolgersi, senza nemmeno sapere come, da un qualcosa che lei
stessa non riesce a spiegare? Ho avuto paura… perché quello che provavo era
troppo forte, e ne stavo perdendo il controllo. Non sono riuscita a gestirlo, e
questo mi ha spaventata. Io, messa a soqquadro da quello che era uno dei miei
migliori amici. E per un attimo ho temuto di perdere anche la tua amicizia, lo
sai come vanno queste cose, se noi fossimo finiti insieme, che ne sarebbe stato
del nostro rapporto, o dell’amicizia con Harry, e se ci fossimo lasciati, le
cose si sarebbero complicate ancora di più. Ho pensato a tutte queste cose, e
per questo ti ho allontanato, senza rendermi conto che ne soffrivamo entrambi.
Senza rendermi conto che la nostra amicizia la stavo distruggendo io, privandomi
della persona che realmente volevo. Anche per me è stato difficile, ma me ne
assumo tutte le colpe. – fece una breve pausa – E poi sinceramente, sei tu che
sei troppo per me. Tu… sei così… divertente, sei una persona dannatamente
piacevole, una persona con la quale non ci si annoia mai, sei geniale e nemmeno
te ne accorgi, perché queste cose non si misurano con i libri, o con i voti a
scuola. Sei generoso, altruista, un attimo amico… Sai vivere i rapporti con gli
altri. Sei tutto ciò che non sono io, per questo hai bisogno di una ragazza che
sia alla tua altezza, e non di una stupida secchiona come me. –
Hermione
abbassò lo sguardo, ancora non riusciva a credere di aver confessato ogni cosa a
Ron. Il ragazzo, al pari di lei un attimo prima, se ne stava in silenzio, fin
troppo sconvolto, senza sapere cosa dire.
- Ron se sei
deluso da me, non mi stupirebbe, e anzi ne hai tutto il diritto. –
Ron scosse il
capo.
- Hermione… -
Ron la stava
guardando incredulo. Era stato letteralmente travolto dal discorso di Hermione,
e ad ogni parola gli era stretto lo stomaco. Non era affatto deluso, anzi,
Hermione gli aveva praticamente confessato che ricambiava i suoi stessi
sentimenti, ma non poteva fare a meno di pensare che tutto il processo mentale
che l’aveva portata ad allontanarsi da lui, tutte le sue paure e paranoie, erano
davvero una cosa al di fuori del normale. Sorrise, e in quel momento aveva
un’irrefrenabile voglia di stringerla a sé.
- Hermione…
davvero… - e il suo sorriso si allargò sempre di più - …tu sei una psicopatica.
–
Hermione
contrasse la sua espressione in una smorfia.
- Come prego?
–
- Ma è
proprio per questo che mi piaci. -
Hermione non
capì.
- Se fossi
venuta a parlarne con me, fin da subito, tutto questo non sarebbe successo. Ci
saremmo risparmiati un bel po’ di problemi. –
La ragazza
annuì debolmente.
- Lo so. Me
ne rendo conto. Mi dispiace Ron, davvero. –
Nessuno dei
due fiatò, stettero a guardasi negli occhi per lunghi secondi, fin quando Ron si
sentì troppo imbarazzato, e ruppe il silenzio.
- Beh,
insomma… -
Lei sorrise,
liberando la tensione.
- Insomma… -
- Divertente
e geniale eh? – disse Ron sorridendo.
Lei gli
rivolse un’occhiataccia, accompagnata da una smorfia.
- Cancella
assolutamente quella parte, non ero in me. –
- Ah no,
troppo tardi signorina Granger. –
Erano
entrambi abbastanza divertiti.
- Non
smetteremo mai di farci la guerra, vero? – disse Hermione, sorridendo.
- Oh, direi
proprio di no. E’ la cosa che amo di più al mondo. –
…
Era ormai
calata la sera su Hogsmeade, e gli studenti di Hogwarts si apprestavano a
tornare al castello. Harry notò con piacere che Ron e Hermione erano spariti, ma
il suo pensiero principale, in quel momento, era trovare Ginny. La trovò nella
sala comune di Grifondoro, che parlava con altre ragazze del suo anno. Si
avvicinò lentamente a loro, e lei alzò lo sguardo su di lui.
- Scusatemi.
– disse alle amiche e si alzò, andandosi a posizionare accanto ad una delle
finestre, in un angolino più appartato della sala.
Harry esordì
senza dover stare troppo a rimuginarci sopra.
- Mi
dispiace. Sono stato uno stupido. Ho rovinato la nostra giornata perfetta. –
- Scuse
accettate. In effetti, anche io ho reagito forse troppo male. –
Harry scosse
il capo.
- No,
davvero, vi sto assillando con questa storia di Beker. Tu hai perfettamente
ragione, io sono solo uno studente. –
- Harry tu
non lo sei mai stato! Da quando hai messo piede in questa scuola sei sempre
stato un fenomeno, la tua fama ti ha sempre preceduto e questo ha contribuito ad
accrescere il mito di Harry Potter. E dopo aver sconfitto Voldemort, è normale
che tu ti senta così, in dovere, diciamo, di voler dare il tuo aiuto alla
comunità magica, è comprensibile. –
Harry
sorrise, un po’ imbarazzato.
- Io, però,
davvero, voglio godere di ogni momento che passo con te. Mi sono ripromesso di
non commettere di nuovo gli errori del passato, e in questo, ti chiedi di
aiutarmi Ginny. Ferirti è l’ultima cosa che voglio, il mondo magico può anche
aspettare. –
A quelle
parole, Ginny non perse tempo, e gli saltò al collo abbracciandolo. Harry,
finalmente felice per averla ritrovata e aver messo in chiaro le cose, la
strinse forte in vita cingendola con le braccia. Erano quelli i momenti migliori
ad Hogwarts, e non poteva permettersi di rovinarli.
…
La mattina
dopo, quando si incontrarono in sala comune e a colazione, Ron e Hermione erano
tremendamente imbarazzati. Non si erano ancora messi insieme ufficialmente, ma
le dichiarazioni del pomeriggio precedente avevano praticamente messo a nudo i
loro sentimenti. Harry e Ginny notarono gli strani sguardi e sorrisi che i loro
amici si lanciavano da parte a parte del tavolo, e cercavano di capire che cosa
mai fosse accaduto. L’unica cosa certa era che, di sicuro, i due avevano smesso
di litigare, o quanto meno, di ignorarsi. L’aria che si respirava tra loro era
finalmente serena.
- Bene! Oggi
avremo le nostre prime simulazioni! – annunciò il signor Beker a lezione di
Difesa.
Harry si era
abbastanza stupito, quella mattina, della concessione che gli offrì Ron, ancor
prima di entrare in aula.
- Oggi,
siediti pure accanto a Ginny, se vuoi. –
Il giovane
mago non era stato lì a farselo ripetere, e ciò gli fece pensare che finalmente
i problemi con Hermione fossero superati. Ron, infatti, prese posto proprio
accanto all’amica dai capelli castani e, per un attimo, si voltò verso Harry
facendogli segno che era tutto okay.
- Penso che
tutti di voi sappiate evocare un Patronus, essendo ormai all’ultimo anno! Anzi,
so che alcuni di voi ci riescono alla perfezione e già da diversi anni! Ciò non
toglie che l’Expecto Patronum sia materia da ultimo anno, e che ci siano ancora
molti di voi che hanno qualche problema nell’evocarlo quindi… il nostro compito
oggi sarà appunto quello di esercitarci sul vostro lavoro. Ovviamente, le
circostanze con dei veri dissennatori sono ben diverse, ma la reale difesa la
sperimenteremo soltanto a partire dal prossimo trimestre. –
Mentre Beker
parlava, e metteva in chiaro i punti della sua lezione, Ron se ne stava lì,
quasi come incantato, ad osservare Hermione che non faceva altro che prendere
appunti. Lei, ovviamente, sentiva fin troppo i suoi occhi addosso, ma anche se
ciò la distoglieva dalla voce del suo insegnante, cercava di non interrompere
almeno il contatto visivo.
- La smetti
di fissarmi? – gli chiese sottovoce, con un sorriso divertito sulle labbra.
- Non posso
farne a meno! – esclamò Ron.
- …e il
signor Weasley sicuramente saprà dirci di cosa stiamo parlando, non è vero? –
Era la voce
di Beker, che divertito, aveva beccato Ron nella sua totale adorazione per
Hermione, e stava richiamando la sua attenzione. Ron tornò alla realtà,
imbarazzatissimo, e cercò di farfugliare qualcosa, ma non aveva la minima idea
di che cosa si stesse parlando.
- Mi offendo
così, dopo tutto puoi vederla sempre la signorina Granger, queste invece solo le
nostre poche ore settimanali. – disse Beker con un ampio sorriso, e l’intera
classe rise.
Ron si sentì
sprofondare, ed anche Hermione cercò di nascondersi da tutti gli sguardi che le
erano stati puntati addosso come riflettori. Subito dopo, però, nel vedere Ron
imbarazzato che smise di osservarla, tenendo gli occhi fissi su Beker, si
intenerì e sorrise. Era tremendamente adorabile. Allungò la mano sinistra, che
non le serviva per prendere appunti, e prese sottobanco la mano destra del
ragazzo che le sedeva accanto. Intrecciò le proprie dita con le sue. Ron a quel
contatto sussultò, ed istintivamente si voltò verso di lei, sperando di trovare
il suo sguardo, ma lei continuava a prendere appunti, anche se conservava il suo
splendido sorriso.
…
Harry aveva
trovato la lezione di Beker piuttosto interessante, anche se lui, insieme ai
compagni che avevano partecipato all’ES, non aveva alcun problema ad evocare un
Patronus. Uscirono dall’aula di Beker tutti piuttosto entusiasti. Harry e Ginny,
però, lo erano anche per un altro motivo, non facevano altro che mettere in
imbarazzo Ron e Hermione, che ancora si tenevano per mano.
- E non ci
avete detto niente, eh? – chiese Harry, che non poteva far a meno di eliminare
uno stupido sorriso dal sul volto.
- Beh, era
prevedibile. – esclamò Ginny.
- Per quanto
dovrà durare questa storia? – chiese Ron, grattandosi il capo con la mano
libera. – Mi sento un po’ sotto osservazione! –
- Ah, voi due
non sapete da quando attendevamo questo momento, io e Ginny. –
- Harry,
frena l’entusiasmo. – gli disse Hermione facendogli una smorfia.
Mentre
camminavano lungo i corridoi, per raggiungere la lezione successiva, videro la
professoressa McGranitt venir loro in contro a passo piuttosto spedito. Era
pallida in viso, e sembrava sconvolta.
- Potter,
Weasley, Granger! Vi stavo appunto cercando. Siete immediatamente richiesti
nell’ufficio del preside. –
I quattro
ragazzi non seppero spiegarsi tanta urgenza, ma dalle condizioni della loro
insegnante, intuirono che doveva trattarsi di una cosa seria. Si affrettarono
verso l’ufficio di Aberforth e lo trovarono seduto in quello che un tempo era
stato il posto di Albus Silente. Immancabilmente i loro sguardi non poterono far
a meno di cadere sui ritratti degli ultimi due presidi, che si trovavano proprio
poco sopra la testa di Aberforth.
- Ciao,
ragazzi! Perché non vi accomodate? –
I quattro
presero posto dal lato opposto dell’immensa scrivania del preside.
- Che cosa
succede signore? Perché ci ha convocati? – chiese Harry.
Aberforth
stette per qualche attimo in silenzio, e poi sospirò.
- Nessuno di
voi, immagino, si sia accorto della mancanza, alle lezioni e a colazione, della
vostra collega di Corvonero, Luna Lovegood. –
Harry, Ron,
Hermione e Ginny si lanciarono occhiate preoccupate e confuse.
- E’ successo
qualcosa a Luna? – chiese prontamente Hermione.
- Mi duole
comunicarvi che stanotte, il male che ha colpito fino ad ora soltanto
all’esterno, si è insidiato dentro Hogwarts. –
I quattro
Grifondoro non ebbero nemmeno il tempo per capire cosa volessero dire quelle
parole, che la porta dell’ufficio di Aberforth si aprì nuovamente e vi apparve
Beker.
- Eccomi
Aberforth, sono accorso subito, cos’è successo? –
Beker notò la
presenza dei suoi studenti, e tutti si guardarono per un lungo istante. Ciascuno
stava cercando di capire cosa stesse accadendo.
- Che cosa
sta succedendo professor Silente? – chiese Harry, che prontamente era scattato
in piedi – Cosa vuol dire che il male si è insidiato dentro Hogwarts? Che
c’entra Luna? –
- Luna? Luna
Lovegood? – chiese Beker sconvolto.
- Restate
calmi vi prego! – disse Aberforth alzando le mani, tentando di placare gli
animi. – E’ così! Purtroppo, stanotte la signorina Luna Lovegood ha…
perso la vista. –
Continua…