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Autore: Albusseverus1996    06/12/2022    1 recensioni
Cosa fareste se doveste scoprire che il vostro romanzo fantasy preferito si rivelasse essere, in realtà, "TRATTO DA UNA STORIA VERA (O QUASI)? In questa FF "il protagonista", per così dire, sarò io. Amante dei libri di Harry Potter da quando ho memoria, dopo aver vinto un viaggio a Londra per visitare gli Harry Potter studios, ad aspettarmi e, farmi da guida, ci sarà qualcuno che mai avevo aspettato di vedere
-Scusi- faccio io sperando di non avere un tono sconvolto nella voce -Ma lei chi è?- lui posa il giornale sul tavolino, si aggiusta gli occhiali che gli erano caduti sul naso e fa, con un tono di voce di un uomo che si sta chiaramente divertendo un mondo
-Oh che sbadato, non mi sono nemmeno presentato. Io sono Harry. Harry Potter
Genere: Comico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Oggi è Lunedì? No.
Sono nuovamente in ritardo? Ovviamente si.
C'è qualche soluzione al problema? Assolutamente no.
Creerò una petizione per trasformare il Lunedì in Martedì, promesso.
Benvenuti al capitolo 5 del mio personale mondo magico.
Nuovamente in ritardo oggi ma per una giusta causa.
Sono un disastro nella punteggiatura, perciò un amico mio si è
gentilmente offerto di colmare questa mia lacuna.
Prendiamoci un secondo per ringraziare il maestro Tony con un applauso digitale.
Fatto? 
Perfetto.
Oggi Quiddictch, perciò senza dilungarmi oltre, vi auguro una buona lettura.

Albusseverus1996
 



Capitolo 5

 

Uscire dal castello fu molto più complicato del previsto. La moltitudine di studenti che ci abitavano 8 mesi l’anno si era svegliata, come ogni mattina, per recarsi alle proprie lezioni e, di certo, non si aspettavano che, niente meno, il grande Harry Potter vagasse per i corridoi del castello insieme ad uno sconosciuto. I corridoi diventarono un caos di voci eccitate. 

Ragazzini e ragazzine, ovviamente, di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, correvano a destra e a sinistra scambiandosi informazioni e gossip sulla ragione per la quale Harry Potter si trovasse a Hogwarts e, soprattutto, sull’identità del misterioso ragazzo che lo accompagnava, cioè io. Tutte assolutamente infondate e sbagliate, ma poco importava. Non era la verità che cercavano quei giovani. Solo la possibilità di poter sparlare su qualcosa di completamente nuovo.

“Non doveva essere facile la vita ad Hogwarts dei piccoli Potter” mi ritrovo a pensare, mentre io ed Harry usavamo il passaggio segreto dietro la strega orba per scampare a quei diavoli in miniatura. 

Nessuno dei due parlò per il resto del viaggio verso Hosgmeade. Harry ogni tanto mi fissava per sincerarsi che stessi bene credo o, forse e più probabilmente, per verificare se avessi altre domande da fargli e, a dirla tutta, ne avevo parecchie. Nonostante ciò, preferivo non fargliele adesso per dargli un po’ di tregua. Essere circondato da ragazzini impazziti che chiedevano foto o autografi lo aveva provato. Io avevo tutto il tempo del mondo per scoprire ciò che volevo sapere. Magari avrei fatto qualche domanda a Ginny una volta arrivati a Villa Potter

-Non ti stanchi mai di pensare così tanto Silvio?- mi fa Harry un attimo prima di raggiungere la botola sotto il negozio di Mielandia. Io lo fisso confuso -Sento gli ingranaggi del tuo cervello girare all’impazzata perfino da qui- continua lui con una risata. Io scoppio a ridere prima di infilarmi nel buco che mi avrebbe portato all’interno del famoso negozio di dolciumi.
-Sono fatto così purtroppo. E, detto francamente, puoi biasimarmi? Ho tanto da elaborare- Harry ride afferrandomi per un braccio
-Su questo non ci piove- gira su se stesso con il mio braccio ben stretto e scompariamo nel nulla con un forte “Crack”

Il resto della mattinata, e gran parte del pomeriggio, lo passammo in giardino. Harry mi insegnò molti incantesimi utili per la vita quotidiana, alcune fatture usate da lui ai tempi di Hogwarts, come la gambemolli o una che faceva ballare il tip tap in maniera velocissima al povero mal capitato. Iniziammo dalle basi, diciamo, ma ambivo a molto di più e sentivo, in cuor mio, nonostante io non avessi, per ovvi motivi, praticità con incantesimi di nessun genere, di poter imparare e usare la mia bacchetta, come se lo facessi da anni

Non saprei spiegare cosa fosse. Mi sentivo parte di quel mondo da sempre e, adesso, volevo provare a tutti, sopratutto ad Harry, di essere meritevole di quel dono. Infatti, dopo aver appreso le basi in breve tempo, nonostante mancassero nel mio repertorio milioni di incantesimi utili, chiedo a Harry di passare ai duelli. Finisco più e più volte faccia a terra. Lui mi spiega pazientemente tutto quello che sbagliavo e correggeva tutto quello che poteva correggere. Mi sentivo una spugna dentro una vasca piena zeppa di acqua tiepida. Cercavo di apprendere e mettere in pratica ogni consiglio, di risolvere ogni errore che commettevo e, dopo 2 ore e mezza di lezione, era Harry quello appeso per le caviglie.

Era ormai tardo pomeriggio e il Sole già stava abbandonando la sua postazione nel cielo per permettere, alla Luna, il suo momento di gloria. Stavamo sdraiati nel giardino e, per una volta, era Harry a farmi domande sulla mia vita. Rispondevo ad ogni quesito con un sorriso, consapevole che la mia vita, rispetto alla sua, non era minimamente comparabile. Nonostante ciò, sembrava essere molto interessato perciò, dopo quello che lui stava raccontando a me della sua di vita, mi sembrava il minimo. 

-Cosa intendi fare adesso che hai scoperto di essere un mago?- chiede ad un certo punto fissando l’orizzonte. Io lo fisso con un sorriso prima di sdraiarmi completamente sull’erba fresca
-Beh, nei miei sogni, diventavo sempre un Auror- sussurro io con sincerità -Tuttavia, data la mia situazione accademica diciamo, anche il cameriere ai Tre Manici di Scopa non mi dispiacerebbe- Harry scoppia a ridere prima di mettersi seduto
-Puoi fare ogni lavoro che tu ti metta in testa, Silvio. Te l’ho già detto. Segui i corsi, ti impegni, studi e, magari con una buona parola del mago più famoso del Regno Unito, avrai qualche possibilità in più- lui continua a ridere. Mentre io faccio per chiedergli perché faceva tutto quello per uno sconosciuto, vedo una donna, che al posto dei capelli sembrava avesse delle fiamme vive che danzavano gioiose, correre verso di noi. Vedo chiaramente il volto di Harry trasformarsi in amore puro e duro. Quest’ultimo si alza con un balzo prima di prendere al volo sua moglie tra le braccia e baciarla

“Dopo tanto tempo ancora così si salutano” mi ritrovo a pensare tra me e me. Quel momento di dolcezza così intensa e così intima mi metteva a disagio. Non per il fatto che si stavano baciando, anche con abbastanza passione a dirla tutta, ma per l’amore che si sprigionava tutto intorno a loro. Non avevo mai provato qualcosa del genere ed ero abbastanza convinto che non lo avrei mai fatto per di più. I due si staccano dopo 10 minuti buoni con dei sorrisi sul volto, così luminosi, da farmi chiudere gli occhi per non venire accecato. Ginny, proprio come me la ero sempre immaginata, era bellissima e, soprattutto, tanto Weasley. Capelli rossi, pelle candida e pallida, lentiggini a spruzzo per tutto il volto e occhi marroni pieni di dolcezza. La donna si volta verso di me con il suo bellissimo sorriso ad incorniciare il suo volto privo di rughe

-Finalmente ti conosco. Harry mi ha parlato tanto di te ed è un piacere enorme conoscerti- dice lei con voce dolce. Io le sorrido come se non potessi fare altro
-Signora Potter, il piacere è tutto mio. I libri che ho letto non le rendono giustizia- detto questo, le bacio la mano con un inchino. Non sapevo se fosse visto come una cosa positiva o negativa ma, comunque, tanto per differenziarmi dalla massa. Lei inizia a ridere
-Finalmente un gentiluomo in questa casa. Ce ne hai messo di tempo, tesoro, per portarne uno- Harry scoppia a ridere mentre le mie guance si imporporano leggermente
-Non si preoccupi, signora Potter- dico io con tono gentile -Appena troverò una casetta per me, me ne andrò. Ho già approfittato troppo della vostra gentilezza- lei mi fissa. Noto una leggera sfumatura di severità nei sui occhi ma, nonostante questo, non dico nulla
-Punto numero uno, chiamami Ginny. Punto numero due, questa casa ha 60 camere-
-78 per la precisione, amore- fa Harry, ricevendo un’occhiataccia da parte della donna
-Stavo dicendo, non c’è bisogno che tu cerchi nulla. La mia casa è anche la tua adesso e non accetto obiezioni- io la fisso non sapendo se essere arrabbiato o commosso da quelle parole. Scuoto la testa per riprendermi
-Ma non mi conoscete nemmeno. E io non posso accettare tutto questo lusso senza pagare, non mi sembra giusto nei confronti della vostra famiglia. Io non ho fatto nulla per meritarmelo- Ginny mi fissa dolcemente. Contemporaneamente, lei ed Harry, mi appoggiano una mano sulla spalla
-Sei ufficialmente il benvenuto nella famiglia Potter, Silvio. Sempre se ti fa piacere- 

Io sbatto le palpebre una, dieci, mille, diecimila volte. Non riuscivo a capire il perché di quella gentilezza. Non avevo fatto nulla, eppure loro mi stavano offrendo su un piatto d’argento l’ingresso nella loro famiglia. Non erano neanche passati due giorni da quando Harry mi aveva incontrato per la prima volta, eppure mi stava aprendo le porte di casa sua come se mi conoscesse da decenni. 
-Allora cosa ne dici Silvio? Vuoi essere un membro onorario della famiglia Potter?- ripete Harry sorridendomi. Io lo fissavo ma non avevo idea di cosa dire. Prendo dei respiri profondi prima di decidermi a parlare
-Harry per me non è facile prendere una decisione del genere, non fraintendermi, sarei onorato e felicissimo di far parte della vostra famiglia, ma mi sentirei in debito con voi costantemente. Io non ho sangue Potter nelle vene e non ho diritto ai privilegi che esso concede- Harry e Ginny si fissano negli occhi e scoppiano a ridere. Io li fisso confuso sperando che non fossero usciti completamente di testa
-Avevi ragione Harry. È la copia sputata di Sirius- dice Ginny asciugandosi le lacrime. Harry le si avvicina per scoccarle un bacio leggero sulle labbra
-Ce l’ho sempre amore. Ora andiamo dentro, melodrammatico, che tra poco arrivano i Weasley- io sorrido imbarazzato e li seguo con il cuore leggero e felice. Silvio Potter… Beh, sì, suona abbastanza di merda.

Rientrati nell’immensa Villa, Ginny inizia a darsi da fare per preparare la cena. Impresa non facile data la grande quantità di elfi che pretendevano di fare tutto il lavoro. Io fissavo quei piccoli esseri correre da una parte all’altra del salone e della cucina come se fossero frecce scagliate nel vento. Spostare sedie e tavoli, spolverare qualsiasi cosa e mettere in ordine tutto quello che si poteva. Io, nel mio piccolo, cercavo di aiutare la donna e gli elfi, ma purtroppo con poco successo
-Gli incantesimi domestici non sono il tuo forte, eh?- fece Ginny sghignazzando e sorseggiando una tazza di tè seduta sul divano. Nel mentre io stavo riparando una cornice di una loro foto di famiglia che avevo rotto con un incantesimo nell’intento di togliere una macchia da un mobile. Arrossisco leggermente abbassando lo sguardo
-Al momento, temo che nulla sia il mio forte- Harry, seduto al fianco della moglie, scuote la testa mentre Ginny trasforma il suo ghigno in un sorriso gentile
-Ma se possiedi una bacchetta da meno di due giorni e già mi hai tenuto testa in un duello- fa lui con tono orgoglioso. Io sorrido leggermente, anche perché, dopo un paio di tentativi, ero riuscito a riparare la foto. Ginny si alza e mi si avvicina a passo spedito. Fissa la cornice e mi sorride
-Bel lavoro, novellino- mi dà una pacca sulla spalla e poi mi sussurra all’orecchio
-Non hai nulla di cui vergognarti, Silvio. Per quello che ho avuto modo di vedere, e da quello che mi ha detto Harry, diventerai un grande mago, con un po’ d’impegno- io le sorrido e faccio per ringraziarla quando, dall’ingresso, sentiamo suonare. I Weasley erano arrivati.

-Miseriaccia- sento esclamare una volta che un elfo domestico aprì la porta -Questo dannato giardino sembra più grande ogni volta che vengo a trovarvi- io scoppio a ridere quando vedo il volto dell’uomo raggiungere quasi della stessa tonalità dei suoi stessi capelli. Ronald Weasley mano nella mano con la propria consorte che sbuffava irritata
-Se ti decidessi a iniziare ad usare l’apparato babbano che ti ho comprato non avresti di questi problemi- fa Hermione con i suoi capelli ricci che svolazzavano come se avessero vita propria. Pareva che il tempo, nel mondo magico, passasse in maniera diversa. Coloro che avevo incontrato da quando ero entrato a farne parte, nonostante fossero più vecchi di me nessuna ruga o segno di un’età non più esattamente giovane, rigava il loro volto. Certo ,non erano più ragazzini, ma non sembrava nemmeno che avessero 40 anni. Mi ritrovo a sperare che fosse lo stesso per me. 
-Ehi, e questo chi è?- fa Ron curioso come un bambino. Io stiracchio un sorriso prima di porgergli la mano
-È un piacere conoscerla, signor Weasley- faccio io. Lui mi fissa confuso
-Sei per caso uno del Ministero che si occupa delle tasse? Se è così, non ho nulla da dichiarare- fa lui freddo. Io ritiro indietro subito la mano. Harry e Ginny lo fissano severi, mentre Hermione gli tira una forte manata sulla testa. 
-Scusalo. Da quando gli hanno fatto una multa quelli del fisco magico, secondo lui, ogni persona che non conosce ne fa parte. Sono Hermione Granger comunque. È un piacere conoscerti- io fisso la donna mentre Ron si massaggiava la parte colpita in precedenza. Le sorrido prima di allungare nuovamente la mano verso di lei
-Oh non si preoccupi, io mi chiamo Silvio conoscervi è per me un privilegio- Harry si rilassa e scoppia a ridere mentre Hermione mi stringe la mano. Ginny ancora fissava severa il fratello.
-Mi devi scusare- inizia Ron sotto invito, non propriamente gentile, da parte di Ginny che lo fissava come a volerlo maledire -È che nessuno parla più in maniera così formale. Non con me almeno- fa in tono gentile. Io scuoto la testa 
-Non devi scusarti. Magari dovrei aggiornare il mio vocabolario- tutti scoppiano a ridere

-Perché non hai invitato Penelope a questa cenetta, fratello?- fa Ron, mentre iniziava ad ingozzarsi di tutto quello che riusciva a raggiungere. Dopo una bella chiacchierata nel salone, ci eravamo spostati in cucina per cenare. Nonostante fossimo in 5, vi era una quantità di piatti diversi abbastanza per sfamare una squadra di Quidditch al completo. Gli elfi continuavano, ogni qualvolta che un piatto presente sul tavolo si svuotava, a sostituirlo con un altro. Non fosse stato presente Ron, probabilmente la maggior parte di quel ben di dio sarebbe finito nella spazzatura o nel frigo. Io mi ritrovai sazio dopo 5 minuti dall’inizio della cena. Tuttavia, per non deludere gli elfi che mi fissavano sorridenti, mi sforzai per mandare giù altro cibo. 
-Era di turno oggi- fece Harry mandando giù un sorso di vino. Io lo fisso confuso 
-Non era di turno stamattina?- tutti iniziano a fissarmi. Perfino un paio di elfi si erano voltati alla mie parole. Imbarazzato, inizio a fissare il mio bicchiere di Whiskey mezzo vuoto. Harry inizia a sghignazzare
-A quanto pare no. Almeno, quando le ho chiesto, mi ha risposto che le sarebbe piaciuto venire ma doveva lavorare. Poi le ho chiesto del turno di mattina che ci aveva detto che avrebbe dovuto fare e mi ha chiuso il telefono in faccia- la sala scoppia a ridere e Harry, sotto invito di Ron, gli spiegò quello che era successo quella mattina
-Penny che si sveglia senza motivo all’alba?- fa il rosso sghignazzando. Harry ride di gusto 
-Oh, sono sicuro che avesse un buon motivo- il suo sguardo cade su di me e io cerco di evitarlo. Ron, confuso fa per chiedere, quando, in mio soccorso, arriva Ginny a cambiare discorso. Io la ringrazio con lo sguardo prima di inserirmi nella conversazione che era virata sulla finale a cui la donna aveva assistito

-Non capisco perché non ti mandano solo nelle partite delle divisioni femminili. Eppure nella strilettera che ho mandato al tuo datore di lavoro pensavo di essere stato chiaro- fa Harry dopo il racconto emozionante di Ginny della partita. Quest’ultima lo fissa rassegnata prima di dargli un buffetto sulla nuca.
-Mi piacerebbe giocare una partita- faccio io pensando ad alta voce. Harry e Ron mi fissano. Mi accorgo di aver detto quella frase ad alta voce quando i due si alzano di scatto
-Tu prendi il novellino- fa Ron, ridendo 
-Io recupero altri 3 giocatori. Tanto perderai come al solito, Weasley- risponde Harry estraendo un telefono dai pantaloni. I due uscirono dalla cucina lasciandomi con Ginny e Hermione molto confuso. 
-Uomini- sento sussurrare alle due. 
-Emh Hermione. Posso chiamarti Hermione vero?- faccio io con un filo di voce. Lei mi fissa dolcemente
-Ci mancherebbe. Sentirsi chiamare ogni due minuti “signora ministro” è irritante- io la guardo con occhi spalancati
-Sei davvero il ministro della magia allora- la mia, più di una domanda, era una constatazione. Infatti la donna annuisce senza rispondere. Io prendo una grossa boccata d’aria
-Anche il mondo magico ha iniziato a iniziato ad usare la tecnologia babbana?- chiedo curioso. Lei apre ancora di più il suo sorriso. Avevo aperto un discorso, che ne ero certo, era contentissima affrontare con qualcuno che conoscesse il tema
-Ci stiamo provando. Gli smartphone sono entrati a far parte della quotidianità da qualche anno. Siamo in un periodo di evoluzione e io e il mio governo stiamo cercando di portare quanta più tecnologia babbana utile nel nostro mondo. Non è facile, ma ci riuscirò. La mia idea era di creare una rete internet solo ed esclusivamente per coloro che hanno poteri magici ma è una mole di lavoro enorme. Con pazienza ci arriveremo- io mi ritrovo a sorridere
-Mi piacerebbe essere d’aiuto ma non ho idea di come funzioni internet- lei scuote la testa facendo danzare i suoi ricci
-Abbiamo già dei nati babbani che ci aiutano, non preoccuparti-.
Continuiamo a parlare del più e del meno quando, di corsa, entrano in cucina Harry, Ron, Sirius, James e un ragazzo sui 20 anni che non conoscevo o, per lo meno, lo potevo immaginare ma non con sicurezza.
-Beh- inizia Harry. Tutti gli uomini in sala alzano le loro bacchette al cielo e, quasi istantaneamente, compaiono delle scope che raggiungono le mani di ognuno di loro -Andiamo a giocare a Quidditch?- continua lui sorridente. Io lo fisso confuso prima di appellare la mia scopa fiammante, che mi raggiunge in un secondo
-Ma è buio pesto Harry- faccio io un po’ preoccupato. Lui scoppia a ridere
-Oh lo so. Ma ho i miei metodi-

5 minuti dopo eravamo tutti pronti davanti al campo di quidditch personale di Villa Potter.  O almeno quello era ciò che credevo. Sul prato dell’immenso giardino non si vedeva nulla. L’oscurità era totale lì fuori e non riuscivo a distinguere nulla ad un palmo dal mio naso. 
-Harry non credo sia una buona idea- inizio io quando sento una risata al cui si susseguì un sonoro “Clack” simile al suono del mio accendino quando scattava. All’improvviso, 4 immensi globuli di luce apparvero ad infrangere  l’oscurità come fossero delle minuscole stelle che avevano deciso di fare un salto sulla terra
-Wow- riesco ad esclamare quando tutto attorno a me diventa chiaro e visibile. Harry sorrideva soddisfatto mentre mi si avvicinava
-Bella la magia, eh?- mi fa lui,  stringendomi con un braccio. Io mi ritrovo ad annuire prima di salire sopra la mia scopa e spiccare il volo. Non ero ancora molto pratico ma mi risultava molto naturale volare. Tutti meno Harry mi fissavano sbalorditi mentre volteggiavo in aria veloce come una scheggia. 
-Allora le squadre,  sono: Io, Silvio e Teddy contro James, Sirius e Ron- io sento il nome del mio compagno di squadra e, più velocemente possibile, scendo in picchiata verso il suolo. “Devo lavorare un po’ sull’atterraggio” mi ritrovo a pensare massaggiandomi il ginocchio
-Tu sei Teddy Lupin?- chiedo io curioso al giovane ragazzo. Ora che lo guardavo, la somiglianza era palese, nonostante lui non portasse cicatrici che segnavano il volto del padre. Alla mia domanda, i suoi capelli, prima marroni tendenti al biondo come quelli del padre, si tingono di striature rosse
-Emh si. Non ci siamo presentati prima. Io ti conosco?- io gli sorrido prima di stringerli la mano
-Oh nono. Ma è un piacere conoscere il figlio di Remus. Io sono Silvio- lui ancora imbarazzato mi sorride prima che Ron iniziasse a parlare con tono solenne, come se quello fosse di vitale importanza
-Ora basta chiacchiere. In sella alle scope. Ti farò mangiare la polvere, Potter- Harry sghignazza divertito prima di inforcare la sua scopa e librarsi in volo seguito dal resto dei giocatori me compreso. Io mi posiziono sul lato sinistro di Harry mentre Teddy su quello destro. I due capitani si stringono la mano e Ginny, dal terreno, lancia la pluffa e la partita ha inizio. Harry la afferra prima di Ron con un colpo di reni e si invola verso gli anelli. “È come una partita di calcio solo a 20 metri da terra” pensavo tra me e mezzo eccitato e mezzo preoccupato. Decido di allargarmi sulla sinistra per dare ad Harry un passaggio libero. Lui mi vede e me la passa. Io riesco ad afferrarla, faccio finta di tirare, quando vedo Sirius venirmi incontro per bloccarmi. Con la coda dell’occhio vedo Teddy inserirsi tra James e Ron, quindi decido di spostarmi verso sinistra, prima di lanciare il mio compagno che afferra la pluffa e segna. Harry applaude verso la mia direzione mentre Ron imprecava e, il resto dei giocatori, mi guardava sorpreso
-Pensa un po’ il novellino che visione di gioco che si ritrova- fa James in tono orgoglioso. Io sorrido imbarazzato, prima di tornare al mio posto mentre la pluffa tornava nelle mani di Ron

Continuammo a giocare per tutta la notte. Il sole già iniziava a farsi spazio nell’orizzonte mentre noi, ancora, stavamo in aria. Ron non era un tipo da accettare la sconfitta, nonostante li stessimo schiacciando. Era andata meglio del previsto. Avevo segnato così tanti punti da perdere il conto, mentre i nostri avversari riuscivano a malapena ad avvicinarsi agli anelli. Nonostante stessimo giocando da tutta la notte non mi sentivo per nulla stanco, anzi il contrario. Ero euforico. Ad ogni punto fatto mi sentivo sempre meglio. 
-Ultima azione- dice Harry ad un certo punto -Io e Silvio dobbiamo andare ad Hogwarts tra poco- prende la pluffa tra le mani e la passa a Teddy che stava dietro di lui. Iniziamo ad avanzare in formazione a piramide perfettamente coordinati, mentre la squadra avversaria si posizionava a specchio. Teddy, forse per la stanchezza, sbaglia il passaggio regalando la pluffa a James che si invola veloce verso gli anelli. Inizio a seguirlo raggiungendolo con facilità. Lui mi anticipa e lancia forte la pluffa verso l’anello di destra. Data l’ora, e sopratutto la quantità di tempo passato in volo quella notte, avevo poca voglia di negare il punto a James quando sento una voce femminile che conoscevo bene, provenire dal suolo
-Ah però, Il nuovo ci sa fare- inizio a sporgermi cercando di prendere velocità. Iniziavano a bruciarmi gli occhi, ma non avevo intenzione di cedere. Allungo una gamba a pochi centrimetri dall’anello e colpisco la pluffa forte facendola volare in aria. Mi fiondo verso quest’ultima, la afferro e tento il tiro della vita. La pluffa vola veloce verso il cerchio più alto dei tre e lo attraversa. 
-Deve essere uno scherzo- fa Ron sbattendo la testa contro al manico della sua scopa. Io, stanco morto ma con un gran sorriso soddisfatto sul volto, atterro accanto a Penelope che mi guardava sconvolta. Anche gli altri atterrano a fianco a me. Tutti si complimentarono per l’ottima prestazione mentre io, con il fiatone, sussurravo dei grazie sporadici.
-Sta volta volevo fare bella figura- faccio io verso la ragazza mentre Harry salutava gli altri giocatori che stavano tornando a casa abbastanza provati dallo sforzo. Penny mi sorride mentre le nostre braccia si sfiorano appena
-Mi sarei accontentata di non vederti spiaccicare contro il terreno. Esibizionista- io scoppio a ridere mentre Harry tornava verso di noi
-Sei un fenomeno!- esclama lui con un sorriso dandomi una pacca sulla spalla. Io ricambio il sorriso prima di stiracchiarmi le braccia
-Sorellina!- esclama Harry subito dopo -Finito il tuo doppio turno?- la ragazza finge un colpo di tosse forse per nascondere il viso. 
-Non me ne parlare- inizia lei con le guance rosse -Mi hanno fatto svegliare all’alba per un errore della segretaria. Dovesse succedere di nuovo, dovranno ampliare la sala della terapia intensiva- io scoppio a ridere mentre Harry continuava a fissare la ragazza con un ghigno
-Si si- fa lui -Mi dispiace privarti della presenza del nostro campione di Quidditch, ma dobbiamo andare- Penny si passa una mano sul volto stanco, prima di lanciare un’occhiata omicida al fratello
-Almeno stavolta non si è schiantato. Non avrei avuto la forza per rimetterlo a posto come l’ultima volta- Harry ride prima di prendermi per un braccio
-L’ultimo punto che ho fatto te lo dedico come ringraziamento per la tua fiducia in me- faccio io ridendo. Lei scuote la testa con un sorriso. Era davvero bellissima, nonostante i capelli non pettinati, le occhiaie e il volto esausto
-Andate, su, che voglio andare a dormire- fa lei mentre Harry non smetteva di fissarci a turno, con volto divertito
-Sei pronto per il secondo round?- mi chiede Harry 
-Sempre….. Pronto- rispondo con un ghigno facendolo scoppiare a ridere. Io mi volto, per fissare ancora una volta Penny, prima di scomparire nel nulla.
   
 
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