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Autore: Darty    18/12/2022    13 recensioni
Questa sarà una storia breve, in due capitoli. Giusto il tempo per arrivare al giorno del compleanno di Oscar.
Genere: Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Don't give up
You still have us
Don't give up
We don't need much of anything
Peter Gabriel - Don't Give Up (ft. Kate Bush)
https://www.youtube.com/watch?v=VjEq-r2agqc
 
 
Nevicava talmente fitto che la strada non si distingueva più.  Fiocchi soffici e farinosi, leggeri. Reggendo le briglie con una mano sola, Oscar protese la mano sinistra in avanti. Impalpabili lucciole di ghiaccio, bianche come il latte, si sciolsero fra le sue dita.

Cavalcando al suo fianco, André l’osservò. Il cappuccio del mantello era ricoperto di neve e lei, incurante del gelo, si era sfilata i guanti. Cosa passasse per la testa della sua Oscar, da qualche tempo non lo capiva più e quell’incapacità di leggerne pensieri e silenzi, lo aveva reso insolitamente cupo.

La primavera precedente, Fersen era partito per le Americhe e pareva che una parte di Oscar avesse attraversato l’oceano con lui.

In estate i duelli tra loro erano diventati più irruenti; in autunno le sortite nelle bettole malfamate di Parigi, per bere una pessima birra, più frequenti, ma lei di Fersen non cercava notizie e si era adirata con lui perché le aveva trovate.

L’assedio di Savannah si era concluso con la sconfitta di d'Estaing ed il contingente svedese agli ordini del Conte von Stedingk  era stato falcidiato dopo essersi spinto fino all'ultima linea di trincea. Sapere che Fersen non era tra i caduti le aveva strappato solo un sorriso amaro. Questa volta è andata bene, ma la prossima volta sarà ancora così?

Però non lo aveva detto. Forse lo aveva pensato. Forse. Forse preferiva non pensarci. Forse. Ma in realtà di tutti questi pensieri, per la prima volta in vita sua, André non era sicuro affatto.

L’unico fatto di cui era sicuro e che se non avesse tenuto le mani al caldo, il freddo le avrebbe congelato le dita.

Mancava solo una settimana a Natale e l’inverno era giunto anzitempo, eppure Oscar non si era risparmiata. Aveva accettato quella missione insolita, destinazione Clarmont, affidatale direttamente da Sua Maestà il Re, in incognito e nel riserbo più assoluto. “Solo Voi ed il vostro attendente, Madamigella”, si era raccomandato il Re.

Ma André sospettava che se le fosse stato ordinato di conquistare la luna arrampicandosi lungo una scala, Oscar avrebbe obbedito, pur di tenersi occupata.

Intorno a loro le campagne dell’Alvernia parevano vittima di un incantesimo che avesse rubato tutti i colori e zittito il mondo. In quella distesa di bianco immacolato, non un frullo d’ali, né uno stormire di fronde. Anche i loro cavalli sembravano trattenere il fiato, pur esalando vapori caldi dalle froge.

Oscar dal canto suo, anche lei, non capiva cosa avesse André. Procedevano lentamente al passo, per non stancare i cavalli, e quando l’andatura era quella, era insolito che André restasse in silenzio.

Non si era nemmeno raccomandato con lei di tenere le mani al caldo. Ed ora piccole punture di spillo la stavano tormentando.

La primavera precedente, Fersen era salpato per le Americhe, ma ad Oscar pareva che anche una parte di André si fosse allontanata da lei.

In estate aveva faticato più del solito per riuscire a batterlo a duello ed in autunno aveva dovuto insistere, ogni volta che le prendeva la smania di andare a bere una birra fra uomini.

E poi si era procurato informazioni su Fersen, nonostante lei non glielo avesse chiesto.

Dalle Americhe le notizie impiegavano mesi per arrivare in Francia. Che senso avrebbe avuto gioire per un pericolo scampato, quando Fersen poteva essere perito nel frattempo, magari in un’imboscata fra Savannah e Charleston?

Oscar in cuor suo temeva che André le nascondesse qualcosa e che se gli avesse comunicato di non avere più bisogno di lui, avrebbe voltato la cavalcatura, galoppando via veloce, con le spalle dritte ed il codino al vento. Felice e sollevato.  

Mentre cavalcava al suo fianco, Oscar l’osservò. Il cappuccio del mantello era scivolato giù ed i capelli erano fradici di neve, teneva le spalle curve e le mani, entrambe, strette sulle briglie.

Cosa cerchi di trattenere?” si domandò.

Per la prima volta in vita sua, di André non era sicura affatto.

L’unico fatto di cui era sicura e che il giorno stava cedendo il passo al crepuscolo e che se non avessero trovato al più presto un riparo, André si sarebbe preso una brutta infreddatura.

In quell’inferno bianco scorsero, nascosto fra gli alberi,  un casotto di caccia. All’unisono spronarono i cavalli per accelerare l’andatura.

 
* * *
Il casotto era in buone condizioni e la stalla vicina era asciutta.

Insieme, ricoverarono e rifocillarono i cavalli. Quando uscirono dalla stalla, aveva smesso di nevicare e si era alzata la nebbia.

L’aria era satura di umidità. Lo strato d’aria ad immediato contatto della neve invece di raffreddarsi fondeva lentamente la neve più superficiale.

André fu scosso da un brivido.

Le mani di Oscar erano diventate rosse. Il calore del fiato dei cavalli le aveva un poco riscaldate, ma ora il sangue, che iniziava di nuovo a circolare, faceva pulsare dolorosamente le dita.

Varcarono la soglia del casotto.

André non riuscì più ad ignorare quelle dita esili che i geloni avevano gonfiato. Senza dire una parola si avvicinò e prese le mani di Oscar fra le sue.

Era strano, pensò Oscar. Che il sangue iniziasse a fluire più lentamente e che il dolore svanisse repentino. Solo André ci riusciva sempre, sin da quando erano fanciulli e si infradiciavano giocando a palle di neve. Le sfilava i guanti inzuppati e racchiudeva le sue mani tra le sue, asciutte e tiepide.

Le sfuggì un sorriso, a quel ricordo. A lui brillarono gli occhi.

Un fiocco di neve più grosso degli altri si sciolse e lambì le labbra di André.

Oscar deglutì e distolse lo sguardo. Sottrasse le sue mani da quelle di André e cercò nella sacca da viaggio un telo asciutto. Si avvicinò di nuovo per asciugargli i capelli, ma accidenti a lui era diventato troppo alto.

Piegati un po’”, gli ordinò con piglio militare.

Posso arrangiarmi da solo.”

No che non puoi, chi la sente poi tua nonna …”

Di che ti preoccupi, mia nonna difende sempre te!

Le labbra tirate, cercando di trattenere le risa. Senza riuscirci. La risata argentina di lei. La risata profonda di lui.

Fu quasi senza voce che gli domandò: “Dove sei stato, André?

Spalancò gli occhi, lui.

Vicino a te, come sempre.”

Dove vorresti essere, André?

In nessun altro posto, Oscar”.

Lei avrebbe voluto aggiungere qualcosa, chiedere ancora qualcosa. Perché c’era qualcosa che non comprendeva, un non detto che andava spiegato, esplorato. Ma che ancora non riusciva ad afferrare. Era un lago placido lo sguardo con cui André la scrutava, e lei intuiva, intuiva solo, che sotto quelle acque verdi e calme si nascondessero correnti vorticose, nelle quali sarebbe annegata volentieri.

E non era quello che aveva provato per Fersen.

L’atmosfera era satura di qualcosa di indefinito. Lo strato d’aria fredda ad immediato contatto della sua pelle invece di raffreddarla, generava un lieve calore.

Oscar arrossì e si scostò. Ognuno iniziò a fare il suo, senza necessità di parlare.

Lei cercò la provvista di legna, lui accese il fuoco e si assicurò che il camino tirasse.

Mangiarono qualcosa e si addormentarono vicini, stesi sopra la stessa coperta, protetti dallo stesso mantello, al tepore del fuoco.

Là fuori la nebbia strisciava, cercando di insinuarsi fra le fessure della porta e delle finestre, respinta dal calore delle braci del focolare e di una mano grande che ne stringeva un’altra.

 
  
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