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Autore: Kifuru    23/12/2022    1 recensioni
Al termine della Seconda Guerra Magica, il giovane Ronald Weasley, deciso fermamente a non ripetere più gli errori del passato, si appresta ad affrontare una nuova vita insieme ai propri cari e ad Hermione, la ragazza che ama alla follia. La terribile guerra appena combattuta lo ha portato a conoscere il terribile dolore della perdita, ma al termine di essa il giovane mago si sente finalmente pronto a vivere e ad amare. Entrando a far parte del Corpo Auror, Ron affronterà dure prove che lo porteranno a conoscere meglio sé stesso e il mondo sia magico che babbano.
La storia di un eroe fallibile e generoso alla disperata ricerca della giusta via da seguire.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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CAPITOLO 7
 
LE ARMI MAGICHE
 
 
Febbraio 1999
Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Inghilterra
 
 
La piccola e rumorosissima sveglia sconvolse bruscamente la pace silenziosa della confortevole camera da letto, decorata con gli inconfondibili colori rosso fuoco della Casa di Grifondoro. Non era un segreto il fatto che le camere del dormitorio femminile fossero più eleganti e molto meglio tenute rispetto a quelle maschili. Per gli studenti di sesso maschile i dormitori femminili rappresentavano un luogo proibito, impossibile da raggiungere a causa delle famigerate scale incantate. Nonostante tutta la loro fama di ostacolo insuperabile, gli studenti più giovani provavano spesso a percorrere la scalinata, non superando mai il terzo scalino scatenando immancabilmente l’ilarità generale.

Quella mattina Hermione si svegliò di mala voglia. Erano le sei in punto e dato che il programma odierno delle lezioni sarebbe iniziato dopo le otto, avrebbe anche potuto concedersi un’altra ora abbondante di sonno, considerando che la sera prima era rimasta a studiare fino a tarda notte. Tuttavia decise di alzarsi, anche per via di un altro fatto inconsueto, ossia che non era stata lei la prima ad alzarsi quella mattina. La sua migliore amica era già in piedi con indosso la sua preziosa uniforme di capitano della squadra di Quiddich di Grifondoro. Ginny, da buona Weasley, mostrava sempre un’energia incredibile quando si trattava di giocare a Quiddich, persino durante la fase più rigida dell’inverno.

Hermione sapeva bene quanto potessero essere duri gli allenamenti di primo mattino con la gelida temperatura che c’era in quel periodo. Ciò nonostante la preside McMgranitt aveva preteso che i suoi giocatori uno sforzo enorme in vista della prossima partita contro Serpeverde, di conseguenza Ginny aveva organizzato continue sedute di allenamento per la sua squadra.

Così, contenta di poter condividere le sue solite abitudini mattutine con Ginny, anche la riccia decise di alzarsi. Quando si liberò delle calde e confortevoli coperte, la rossa le lanciò una classica occhiatina maliziosa di puro stampo Weasley, alla quale si limitò a rispondere con una scrollata di spalle. Hermione aveva imparato diverse settimane prima ad ignorare gli sguardi pungenti o le prese in giro dell’amica, più precisamente da quando aveva adottato l’abitudine di indossare uno specifico indumento per dormire. Si trattava di una vecchia maglietta grigia di Ron, decisamente troppo larga per lei. Hermione l’aveva trovata tra le sue valigie dopo essere tornata ad Hogwarts, forse l’aveva messa distrattamente lei stessa tra le sue cose. Da allora l’aveva sempre indossata, ogni singola notte. Non soltanto perché quell’indumento le ricordava in modo quasi doloroso l’odore del suo ragazzo, ma anche per il semplice fatto che fosse estremamente comoda per dormire.

In un primo momento Hermione si era vergognata di un atteggiamento che all’esterno poteva apparire eccessivo o addirittura maniacale, ma fu soltanto una sensazione passeggera. Così facendo imparò anche ad ignorare bellamente tutte le battutine e frecciatine di Ginny, senza contare che anche la rossa sapeva essere terribilmente sdolcinata con Harry, come Hermione riusciva sempre a farle notare.

< < Mi dispiace, non volevo svegliarti, Hermione > > la salutò Ginny, indaffarata ad allacciare gli stivali da Quiddich.

< < Tranquilla, tanto mi sarei dovuta ugualmente alzare tra poco. Il mio programma di lezioni, contando anche i doveri di Caposcuola, inizierà tra un’ora. Abbiamo tutto il tempo per una colazione insieme una volta tanto > > la tranquillizzò caldamente Hermione, prima di concedersi un sonoro sbadiglio.

< < Però mio fratello continuerà a tormentarmi senza tregua, lo sai. Continua a lamentarsi che dovresti dormire di più e studiare di meno. Mi tormenta fino allo sfinimento che dovrei essere io a controllarti in sua assenza. Lo conosci, quando si ci mette può diventare davvero insopportabile > > disse Ginny, mentre si sistemava con cura i guanti marroni.

< < Non ti ci mettere anche tu, Ginny, ti scongiuro > > la pregò Hermione, con un tono falsamente esasperato.

< < E poi, credimi > > aggiunse la riccia, con espressione questa volta realmente adirata < < Quell’idiota di tuo fratello che mi porto come fidanzato non potrà più protestare per molto tempo sulla mia vita scolastica o sui miei ritmi di lavoro, non dopo quello che ha combinato l’altro giorno > >.

Ginny sospirò, ricordando la reazione di Hermione quando aveva saputo da Harry il resoconto dell’ultimo sanguinoso allenamento di Ron. < < Quella donna è un vero demonio. Ultimamente non fa che strapazzarlo > >.

Hermione continuò a parlare a distanza con l’amica mentre entrava nel bagno della stanza che le due ragazze condividevano. < < E’ già tanto che non mi sia presentata in quel dannato campo di addestramento per schiantare prima quella donna e poi quello stupido di tuo fratello. Per poi ovviamente portarlo subito via da quel posto > >.

Lo sguardo assorto di Ginny si soffermò leggermente sulla finestra della loro camera. Fuori il tempo era così tetro e nebuloso da sembrare ancora notte, non proprio il clima ideale per volare con le scope.

< < L’addestramento Auror diventa sempre più duro con l’avvicinarsi delle prove finali > > disse la rossa, con tono cupo. < < Ultimamente anche Harry ha provato goffamente a nascondere ferite e contusioni. A volte il mio fidanzato può essere addirittura più idiota del tuo, Hermione. Capisco bene come ti senti > >.

< < In effetti non si siamo scelti dei tipi per così dire troppo svegli, ma dovremo accontentarci > > convenne Hermione scherzosamente, facendo ridere l’amica.

Anche Hermione si concesse una breve risata, prima di lanciare un’occhiata nervosa alla sua compagna di stanza. < < Faremo bene ad abituarci, Ginny > >.

< < Lo so bene > > rispose la rossa, intuendo perfettamente a che cosa si riferiva l’amica. < < Quei due scavezzacollo, dopo tutti i guai che abbiamo passato qui a scuola. Si sono scelti proprio un bel mestiere, una vita tranquilla era troppo da chiedere > >.

< < Sarà sempre così da ora in poi > > disse Hermione, mentre indossava la sua uniforme da Caposcuola. < < Harry e Ron andranno in missione e noi dovremmo affrontare la loro assenza sperando che…. > >, ma non riuscì a concludere la frase. Anche solo provare a soffermarsi su certi pensieri le procurava sempre un dolore terribile al petto. Cercò disperatamente di scacciare quel pensiero.

< < Andrà tutto bene, Hermione > > sussurrò Ginny, afferrandole delicatamente una mano.

< < Si, lo so > > replicò la riccia, sorridendo leggermente. < < Ne sono sicura > >.
 
**************
 
Prima di raggiungere la Sala Grande, Hermione rispettò come sempre e con diligenza i suoi doveri di Caposcuola. La conversazione con Ginny l’aveva leggermente sprofondata nella malinconia, ma Hermione sapeva bene che la sensazione sarebbe passata presto, magari con l’aiuto del ricordo delle sere precedenti. Attraverso gli specchi magici, Ron e Hermione conversavano per ore e ore quasi ogni sera colmando fin dove possibile la distanza.

Qualche sera prima, Ron le aveva raccontato dell’idea di Harry di organizzare un viaggio per la prossima estate. Hermione la considerava una splendida idea e non vedeva l’ora di poter viaggiare con il suo fidanzato e i suoi migliori amici. Un viaggio solo per loro, nessuna ricerca e nessuna caccia. Il lavoro di Ron, il mestiere che si era scelto. Quella preoccupazione spesso si trasformava in paura profonda e non sempre Hermione riusciva a placarla facilmente. Tutti loro avevano già affrontato troppi traumi e lutti. Erano così giovani, eppure sapevano bene cosa significasse perdere una persona cara. Hermione non avrebbe mai potuto accettare la perdita di Ron, senza di lui non avrebbe mai potuto continuare con la sua vita e lei sapeva benissimo che per il suo amato era lo stesso.

Durante l’estate precedente, mentre fioriva la loro relazione amorosa, la giovane strega aveva persino riflettuto sulla possibilità di entrare anche lei nel Corpo Auror. Molti professori le avevano prospettato questa possibilità per il suo futuro durante i molti incontri di orientamento organizzati ad Hogwarts. La sua mente e le sue riflessioni sul futuro avevano aperto così tanti scenari, come quello di poter accompagnare l’uomo che amava durante le missioni, di affrontare i pericoli insieme a lui.

Tuttavia, nonostante fosse tornata su quel dilemma così tante volte, alla fine la conclusione era sempre la stessa: non era quello che voleva. Magari possedeva le capacità per diventare Auror e sicuramente avrebbe potuto aiutare tante persone, eppure sapeva con certezza che non era quella la sua strada. Avrebbe intrapreso quel cammino solo per l’amore che provava per Ron. Fortunatamente, però, entrambi avevano compreso quanto fosse importante seguire i propri sogni, anche a costo di affrontare le conseguenze di una lontananza dolorosa.

Hermione desiderava proseguire i suoi studi, magari iniziare a lavorare nei settori che più l’affascinavano al Ministero della Magia. Niente l’appassionava di più come lo studio della giurisprudenza magica: interpretare la legge, applicarla seguendo un ideale di giustizia. La ragazza sperava ardentemente che sarebbe stata questa la sua strada, sebbene sicuramente lunga e faticosa. Vivere insieme e amarsi incondizionatamente, pur seguendo la propria strada. Era questa la vita che avevano scelto.
 
Di primo mattino la Sala Grande non era molto frequentata. Oltre ai giocatori di Quiddich, erano pochi gli studenti che arrivavano a sacrificare quasi due ore di sonno prima dell’inizio delle lezioni. Hermione ci era abituata, ma quella mattina avrebbe tanto voluto restare a letto un altro po’. Raggiunse Ginny nella grande tavolata dei Grifondoro già pronta per un’abbondante colazione. La riccia si servì con una generosa fetta di torta di mele e una tazza di cappuccino bollente con la speranza di potersi svegliare definitivamente.

In attesa della copia del giorno del Profeta, Hermione squadrò pigramente la poca gente presente nella grande sala da pranzo. Ricordò con un piccolo sorriso quelle volte in cui costringeva Harry e Ron ad alzarsi di primo mattino, nella maggior parte dei casi per forzarli senza condizioni a recuperare brutti voti. Le due ragazze non restarono sorprese quando videro avvicinarsi uno dei loro amici più stretti, anche lui ben abituato ad essere già in piedi di prima mattina. Si avvicinò a loro ben sveglio e con un’aria decisamente allegra.

< < Buongiorno, ragazze > > le salutò Neville Paciock con un ampio sorriso.

< < Buongiorno Neville > > rispose gentilmente Hermione, spostandosi per farlo sedere.

< < Anche voi già in piedi a quest’ora > >.

< < Già > > mormorò Ginny, con sospiro stanco < < Ma ne avrei fatto volentieri a meno visto il tempaccio che c'è oggi. Come mai, invece, tu sei così di buon umore, Neville? > >.

Il ragazzo sembrava ancora più raggiante. < < Oh, questa mattina sono arrivate nuove strane specie di piante selvatiche. Sono state mandate ad Hogwarts direttamente da una celebre serra olandese e la professoressa Sprite mi ha chiesto di analizzarle e studiarle a fondo. Speriamo di poterne ricavare nuove pozioni o antidoti contro veleni e incantesimi di vario tipo. Non vedo l’ora > >.

Ovviamente entrambe le ragazze lo avevano immaginato. Nessun studente ad Hogwarts poteva eguagliare Neville nella passione per le piante.

< < Tu e la tua passione per le piante, Neville > > borbottò Ginny, poggiandosi coi gomiti sul tavolo da pranzo.

Neville arrossì leggermente per l’imbarazzo. < < Scusate. È che davvero ho sempre adorato le cose che crescono e se poi sono io stesso a facilitare la loro crescita…..beh è una sensazione incredibile > >.
 
Le ragazze sorrisero non trovando nulla da ridire. < < E’ fantastico che la professoressa Sprite si fidi così tanto di te, Neville. Ultimamente cerca molto spesso la tua collaborazione, sarai ormai diventato un vero esperto in questo settore > > disse Hermione, dando all’amico una pacca sul braccio.

Il petto del ragazzo di gonfiò di orgoglio. < < Grazie, ma ho ancora così tanto da imparare. Spero soltanto di riuscire a ripagare la fiducia della professoressa > >.

< < Ci riuscirai, Neville. Sei un tipo tosto > > aggiunse Ginny, incoraggiante.

Era vero che forse Neville si lasciava troppo trasportare quando si parlava della sua vera passione, ma per certi versi Hermione lo invidiava. Forse anche lei avrebbe potuto trovare quella stessa passione nella Magisprudenza, però avrebbe tanto desiderato avere una sicurezza così ferrea e determinata come quella del suo amico Neville. Finalmente, a colazione quasi finita, il maldestro gufo di Ron Leo consegnò ad Hermione la copia del giorno della Gazzetta del Profeta. La riccia aveva provato a convincere il suo ragazzo a non impiegare il suo gufo per lei e lasciarlo per le esigenze della sua famiglia, ma ovviamente non c’era stata possibilità di fargli cambiare idea.

< < Ogni Weasley ha già un gufo, amore. Lascia che il mio pennuto idiota possa rendersi utile una volta tanto > >.

Dopo aver abbeverato Leo, la giovane strega si diede alla sua solita abitudine: leggere quella testata che le aveva procurato negli anni così tanta rabbia e indignazione. Durante il loro quinto anno, il Profeta era rimasto schierato contro Harry, promulgando e diffondendo ogni genere di cattiveria. Hermione lo non dimenticava di certo, ma come spesso ripeteva anche a Ron, poteva essere utile conoscere le sciocchezze che circolano in un’intera nazione.

Tuttavia, quel giorno c’era una particolarità inaspettata. La prima pagina del Profeta non mostrava in bella vista il solito e vuoto articolo sulle vicende di qualche personaggio famoso o peggio ancora su quanto il mondo magico fosse al sicuro da qualsiasi minaccia. Al contrario nella pagina principale del giornale veniva mostrata in bella vista la foto di cinque giornalisti con sopra un titolo a caratteri giganteschi.

MISTERIOSA SCOMPARSA SULLA COSTA SCOZZESE. CINQUE CRONISTI DELLA GAZZETTA DEL PROFETA, TRA CUI IL CAPOREDATTORE TED WILLIAMS SCOMPAIONO MISTERIOSAMENTE. SECONDO LE PRIME INDAGINI, POTREBBE TRATTARSI DI UN RAPIMENTO PREMEDITATO”

< < Per tutti i folletti > > esclamò Hermione, con occhi sgranati.

< < Che cosa è successo, Hermione? > > chiese Ginny, allarmata. Quando si parlava del Profeta, la rossa era sempre quella più in ansia. Se Hermione era apertamente ostile contro tutta la redazione, la giovane Wesley provava verso di loro un sentimento di puro odio.

Anche Neville si voltò verso la riccia con apprensione. < < Sono scomparsi cinque cronisti della Gazzetta del Profeta > > spiegò Hermione, mentre continuava a leggere tutto d’un fiato l’articolo. < < Si trovavano in territorio scozzese per la preparazione di importanti articoli di cui non si sa ancora nulla. Il gruppo era guidato dal Caporedattore Ted Williams > >.

< < Lo conosco > > interloquì Neville, allungando il capo per osservare meglio la foto delle persone scomparse. < < In passato era un fedelissimo di Rita Skeeter, ma da qualche anno è riuscito a scalare tante posizioni con articoli e interviste di vario genere, anche se soprattutto dedicate alla politica. Per certi versi si è sempre mostrato più autoritario e professionale della Skeeter > >.

< < E’ scomparso un intero gruppo di giornalisti > > commentò Ginny, palesemente sollevata che l’articolo non parlasse di Harry. < < Chissà che cosa stavano facendo lì > >.
Hermione aggrottò la fronte. Le persone della foto salutavano sorridenti. A quanto pare era stata scattata prima della partenza della spedizione.

< < La Scozia è una grande e importante comunità magica > > ragionò la riccia più con sé stessa che con i suoi amici. < < Di sicuro potrebbero esserci mille motivi per organizzare una spedizione. Per esempio una semplice raccolta di informazioni su maghi fuggitivi o su situazioni particolari. Non possiamo nemmeno immaginare quanti possano essere i canali di informazione del Profeta > >.

< < Hermione, pensi che in questo rapimento possano centrare i Mangiamorte fuggiaschi? > > chiese ansiosamente Neville, la voce sembrava quasi un lamento. Da un altro tavolo alcuni studenti, accorgendosi dello sguardo timoroso del ragazzo, gli lanciarono occhiate derisorie e sorrisi di scherno.

Era incredibile quanto la gente facesse in fretta a dimenticare. Molti di quei ragazzi che ancora si permettevano di prendersi gioco di Neville, non si erano nemmeno avvicinati al campo di battaglia finale per sconfiggere la più grande minaccia nella storia del mondo magico. Tanti di loro si erano tenuti ben lontano da Hogwarts durante la guerra, Hermione lo sapeva bene. Per volontà propria o dei genitori avevano deciso di tenersi al sicuro ed era stata una scelta sacrosanta.

Hermione non si sarebbe mai permessa di condannare o disprezzare le persone che si erano tenute al sicuro e lontano dalla battaglia, ma allo stesso tempo pretendeva rispetto per coloro che avevano rischiato la vita per il mondo magico. L’imbranato Neville Paciock aveva combattuto in prima linea, sfidando apertamente Voldemort in persona e arrivando persino a uccidere il suo gigantesco serpente. Il suo amico Neville aveva salvato la vita a lei stessa e al ragazzo che amava.

Prima di rispondere al ragazzo, Hermione si premurò di lanciare un’occhiata carica di disgusto ai compagni, i quali impallidirono visibilmente. < < Non è ancora possibile stabilirlo con certezza, Neville. Anche se qui non è scritto, credo che sarà la prima pista di indagine degli Auror. Si dovrà aspettare nuovi risvolti, ma non possiamo escludere nulla > >.

Neville abbassò lo sguardo per nulla sollevato. Ginny, invece, sbatté improvvisamente i pugni sul tavolo. < < Beh, a me di colpo è tornata la voglia di giocare a Quiddich. È meglio non parlare di certe rogne di prima mattina e soprattutto speriamo che …………. Lasciamo stare > > sbottò la Weasley, alzandosi in piedi. Immediatamente venne imitata dagli altri membri della squadra di Grifondoro.

Hermione sapeva bene che cosa volesse dire la sua migliore amica e soprattutto sapeva cosa sperava con tutto il cuore, perché lo sperava anche lei. Quel mistero sarebbe diventato molto presto il fatto di cronaca più importante in tutto il Regno Unito. La riccia strinse le pagine del giornale fin quasi a strapparle. Da notizie del genere poteva esserci soltanto un’unica e semplice speranza: Harry e Ron dovevano restare al sicuro.

Era ancora mattina presto, ma Hermione Granger non vedeva l’ora che arrivasse la sera. Forse il solo vedere il volto del suo ragazzo, anche solo attraverso lo specchio magico, avrebbe eliminato la sgradevole sensazione di ansia sempre più opprimente.
 
***************
 
 
Febbraio 1999
Campo di addestramento Auror, Inghilterra
 
Per un intero minuto Ronald Weasley rimase fermo e immobile davanti la porta del piccolo ufficio. La mano era stretta con un leggero tremolio sulla maniglia di ferro, mentre il ragazzo si sforzava di respirare con calma. Erano le dieci in punto e dopo un profondo e risolutivo respiro, finalmente la giovane recluta si decise ad abbassare la maniglia e ad entrare.

L’ufficio di Lalyla Connors era piccolo e spartano. Gli unici mobili erano una vecchia scrivania di fronte la porta d’ingresso in fondo alla stanza e un antiquato e malandato armadio posto accanto alla finestra che dava su uno dei tanti cortili del campo di addestramento. La donna attendeva il giovane allievo seduta dietro la sua scrivania, i gomiti poggiati su di essa e le mani strette tra loro. Indossava la sua solita tuta da combattimento e con il mento posato sulle mani guantate strette a pugno, lo sguardo della guerriera sembrava il massimo della freddezza. I suoi occhi gelidi come il ghiaccio squadravano il ragazzo con una severità diversa dal solito. Ron non aveva mai visto in lei così un così intenso distacco, nemmeno in combattimento. Di colpo, anche se ancora la donna non aveva aperto bocca, sembrava che l’Auror volesse distaccarsi da lui. Ron non riusciva a capire quale fosse la ragione.

< < Bene, sei qui, ragazzo > > si limitò a dire la donna con un cenno del capo, prima di alzarsi dalla sua postazione. < < Immagino avrai tante domande, ma ci sarà tempo. Per ora limitati a seguirmi se non ti dispiace > >.

Nonostante l’avvertimento velato della donna, a Ron venne spontaneo rivolgerle una prima domanda. < < Dove hai intenzione di portarmi, Layla? > >.

< < Seguimi, Ronald Weasley > > ordinò lei, con la voce carica di una gelida autorevolezza. Ron non l’aveva mai sentita parlare in quel modo. Nel corso dei mesi si era abituato al suo modo di fare soprattutto burbero e sarcastico, con dei tratti sorprendentemente gentili e affabili.

Maestra e allievo si incamminarono silenziosamente lungo i vasti corridoi dell’edificio. Nel corso delle lunghe settimane di allenamento Ron aveva avuto modo di frequentare numerose aree dell’accademia, ma certamente immaginava ci fossero tantissime zone che ancora non conosceva. Si allontanarono dai familiari uffici degli Auror posti a capo delle varie Divisioni, spostandosi verso la parte est del gigantesco edificio. In quella zona il rosso notò subito che corridoi e stanze erano più antiche e meno conservate rispetto alle aree normalmente frequentate dalle reclute. Ovviamente vista dall’esterno l’Accademia Auror non appariva così grande e maestosa come edificio, d’altro canto c’erano diversi centri babbani nelle vicinanze.

Dopo aver attraversato gran parte di quell’area sconosciuta agli occhi del ragazzo, i due raggiusero un altro lungo corridoio molto più stretto e buio rispetto agli altri, il quale terminava davanti ad un grande portone nero. Quest’ultimo era abbellito con molteplici stemmi e iscrizioni, tra cui era facilmente riconoscibile lo storico e ufficiale stendardo del Corpo Auror inglese. Esso raffigurava un maestoso albero bianco con a fianco l’immagine di due lupi dorati.

Senza proferire parola, Layla spalancò la porta. All’interno il buio era più fitto che mai, Ron provò una sgradevole sensazione di disagio, quasi come se davanti a lui ci fosse l’ingresso per le tenebre più profonde. Una volta entrata, la sua maestra prese una lanterna dalla parete e l’accese con un incantesimo. Nel buio Layla si muoveva tranquillamente, mostrando chiaramente quanto bene conoscesse quel posto.

Poco dopo l’entrata c’era una stretta e ripida scalinata dai tratti decisamente antichi e delimitata da pareti vecchie e sudicie per umidità o semplicemente per il trascorrere del tempo. Ron riuscì a studiarla per bene grazie alla luce della lanterna. Le scale ricordavano spaventosamente i sotterranei di Hogwarts. La guerriera, sempre con inquietante calma silenziosa, iniziò a scendere lentamente le scale, ignorando completamente l’espressione titubante del suo allievo.

< < Seguimi in silenzio, Ron > >.

Il rosso esitò per qualche secondo, prima di affrettarsi a seguirla nell’oscurità più profonda. Fin da subito, fin dai primi scalini quell’esperienza si rivelò a dir poco terrificante. L’ossigeno scarseggiava e il ragazzo provò la terribile sensazione che le pareti marce si stringessero sempre di più durante la discesa. Ma ad un tratto subentrò qualcos’altro a sconvolgerlo ulteriormente: la sua paura più grande, tale da paralizzarlo fin da piccolo. Ragni.

Neri, pelosi e soprattutto grossi come scarpe. Si muovevano veloci e silenziosi sulle pareti e sul soffitto. Il fuoco seppur debole della lanterna illuminava chiaramente i movimenti delle creature. Ron lottò con tutto sé stesso per non afferrare bruscamente la bacchetta e uccidere quelle orrende visioni. Il giovane mago si fece forza e continuò la discesa cercando di scacciare l’impressione di essere toccato da centinaia di ragni. Mentre scendevano, curiosità e paura si alternavano freneticamente nell’animo di Ron. La discesa continuava, come il percorso di un abisso senza fine. Ron perse la nozione del tempo e per un attimo temette che il panico potesse sopraffarlo e spingerlo a urlare e tornare indietro, anche se al buio e circondato dai ragni.

Ad un tratto la discesa finì, la giovane recluta iniziò ad intravedere altre luci oltre quella della lanterna di Layla. Cinque minuti dopo la scalinata terminò in una specie di immenso e sconfinato cortile sotterraneo, una specie di viale in pietra senza un’apparente fine.

Inizialmente Ron non fece molto caso a dove si trovasse. Avrebbe tanto voluto urlare per la gioia di poter nuovamente respirare e muoversi con calma, ma soprattutto era pazzo di gioia per non avere più quelle creature così vicine a lui. Senza far caso alle sue reazioni, Layla proseguì posando la lanterna su un gancio della parete. Il sotterraneo era illuminato da lunghe torce in entrambi lati del viale, mostrando agli occhi allucinati del ragazzo un corridoio di fuochi apparentemente illimitato.

Per ogni coppia di torce infuocate c’era una grande porta blindata. Le porte erano tutte rosse e soprattutto erano numerate al centro. Ron provò una strana sensazione, di pura inquietudine, non ne comprendeva il motivo, ma era sicuro che ci fosse qualcosa di sbagliato in quel posto.

< < Dove siamo? Che posto è questo? > > chiese, cercando di mantenere ferma la voce. Ma non ricevette risposta.

Senza alcuna spiegazione, Layla si incamminò lungo l’immenso corridoio illuminato. A Ron venne spontaneo seguirla senza fare altre domande, rendendosi presto conto che la curiosità superava di gran lunga la paura dell’ignoto. All’improvviso, però, quando raggiunsero la porta numero cento alla loro destra, Layla parlò.

< < Ci troviamo in un Archivio Segreto, Ron. Anche se sei giovane, avrai sentito parlare di luoghi di questo genere. Sono luoghi visitabili solo con rigide autorizzazioni > >.

Ron sentì il cuore battere all’impazzata. < < Gli Archivi Segreti degli Auror. Come è possibile? Come può trovarsi qui? > >.

< < Ne esistano tanti in questo paese, Ron > > rispose Layla, con calma, proseguendo la camminata.

 < < I pezzi grossi del mondo magico che si sono succeduti nel corso dei secoli hanno spesso preso decisioni difficili, anche facilmente discutibili e non è raro che molte cose siano state nascoste agli occhi del mondo. Tutto il marcio o semplicemente tutto quello che credevano giusto nascondere. Indagini oscure, armi, oggetti magici, documenti segreti di omicidi e complotti. Per questa semplice ragione in Inghilterra più di settecento anni fa sono nati gli Archivi Segreti degli Auror e sono stati sparsi in tanti luoghi diversi. Naturalmente molte altre nazioni hanno seguito l’esempio dei nostri antenati, anzi non è nemmeno certo che siamo stati realmente noi i primi a farlo > >.

Ron continuò a seguirla, lanciando occhiate cariche di incredulità alle centinaia di porte blindate. In ognuna di esse c’era un segreto terribile nascosto agli occhi del mondo. < < Layla, quanti ne hai visti? Di questi luoghi, di questi archivi, quanti ne hai visti? > >.

< < Teoricamente non dovrei nemmeno rispondere a questa domanda.  Beh, ti basti sapere che non è importante quanti ne ho visti, Ron. Ciò che importa è che io sono la custode di una porta blindata di questo Archivio Segreto. È lì che stiamo andando > >.

< < Che cosa siamo venuti a fare qui? > > chiese ancora Ron, sopraffatto dal desiderio di sapere.

< < Te l’ho detto, Ron. Siamo qui per finire il tuo addestramento. Ora chiudi la tua boccaccia e continua a camminare. Siamo quasi arrivati > >.

Avevano superato la porta numero cinquecento. Ron aveva notato che a sinistra le porte erano numerate con numeri dispari, mentre a destra con numeri pari. Dopo altri venti minuti di marcia silenziosa, finalmente Layla si fermò davanti ad una porta blindata della fila di destra. Il numero era il seicento-dodici. Voltandosi indietro, Ron si accorse che non era più visibile la stretta scalinata dalla quale erano giunti.

< < Siamo arrivati > > disse Layla, con tono gelido. Si voltò a fissarlo con un’espressione così spaventosa da spingerlo inconsciamente a fare un passo indietro. < < Quando varcheremo questa soglia, Ron, non ci sarà più spazio per le domande sciocche. Ti spiegherò tutto e lo farò una volta soltanto. Non ci sarà tempo per domande o chiarimenti. Tutto quello che devi sapere lo saprai in un’unica e semplice spiegazione, quella che ti darò io. Hai capito bene? > >.

Ron esitò per qualche istante, con i suoi occhi color blu oceano fissi sulla porta blindata rossa. < < Ti ho chiesto se hai capito, Ronald Weasley? > > chiese ancora l’Auror, con un ringhio furioso.

Il ragazzo trasalì suo malgrado. Non sapeva perché, ma quel posto lo metteva a disagio.

< < Sì, ho capito > > rispose, cercando di raccogliere determinazione e forza.

< < Sei pronto ad entrare? > >.

< < Sì, sono pronto > >.

Senza aggiungere altro, Layla tirò fuori la bacchetta, avvicinandola alla serratura. Sibilò alcune parole che Ron non capì e in un istante, con un colpo secco la porta blindata si aprì. Come in precedenza il buio era pressoché assoluto, ciò nonostante la guerriera varcò tranquillamente la soglia. Il rosso si affrettò a seguirla, sbattendo quasi contro di lei dopo pochi passi. C’era un intenso odore di chiuso e di estremamente vecchio in quel luogo.

< < Chissà quanto tempo è passato da quando un essere umano ha varcato questa soglia > > pensò Ron, restando immobile a fianco della sua maestra.

< < Lumus Maxima > > recitò Layla con voce imperiosa. Dalla bacchetta della donna fuoriuscì una luce abbagliante che salì fulminea verso l’alto, illuminando in un attimo l’intero ambiente.

Quando i suoi occhi si abituarono alla luce intensa, ancora una volta Ron non poté fare altro che spalancare la bocca per la sorpresa. Si trovavano in una sala immensa, piena di decorazioni, ritratti, statue e soprattutto libri. In effetti quel luogo sembrava essere proprio un’antica e gigantesca biblioteca a due piani. C’erano centinaia di scaffali stracolmi di volumi di ogni tipo, soprattutto nel piano superiore della sala raggiungibile tramite una sfarzosa e bianca scalinata a chiocciola. Pur non essendo mai stato un amante della lettura e delle biblioteche, Ron provò ugualmente un’emozione strana ed intensa nel trovarsi lì. Di colpo desiderò tanto che anche Hermione fosse lì con lui, una studiosa appassionata come lei avrebbe adorato un posto del genere.

Ben presto, però, l’attenzione di Ron venne attirata da qualcos’altro. La parete in fondo alla stanza era l’unica parte di quell’enorme sala priva di scaffali o altri tipi di decorazioni. E questo per una semplice ragione: la parete era piena di armi. Armi di ogni genere, ben assicurate al muro bianco. D’altro canto era stato impossibile non notarlo fin dall’inizio, non solo perché gli oggetti erano posti in bella vista davanti alla porta d’ingresso, ma soprattutto per il fatto che proprio da quelle armi sembrava scatenarsi per tutta la sala una strana energia magica, che lo fece letteralmente rabbrividire. Come un’inspiegabile atmosfera soffocante tale da mozzargli bruscamente il respiro.

C’erano armi di ogni tipo, di ogni epoca storica, sebbene la maggior parte erano di stampo medievale: lance, spade, coltelli, archi, mazze ferrate. C’erano persino quelle strane armi che ancora i babbani usavano per uccidere, di cui Ron aveva recentemente letto in un libro che Layla gli aveva dato da studiare durante l’addestramento. Se non ricordava male erano chiamate armi da fuoco, più precisamente pistole o fucili a seconda della dimensione.

Ognuna di quelle armi era di argento puro, mostrando chiaramente quanto fossero preziose. Tra tutti gli oggetti presenti in quella specie di antico santuario, le armi erano indubbiamente quelli tenuti meglio. Tutte ben lucide e ben pulite, palesemente pronte all’uso.

Ron le studiò attentamente con occhi rapiti e fissi sulla parete stracolma. Una nuova sensazione di smarrimento si impadronì di lui. C’era qualcosa di strano in ognuna di esse, come se un’energia sconosciuta e terribile venisse sprigionata dalle armi, toccando ogni cosa, persino il suo stesso corpo e la sua stessa anima. Layla non disse nulla per diversi minuti. Si avvicinò alla parete e restò lì forse in attesa che Ron si riprendesse dalla sorpresa e si avvicinasse di più. Come assorto nei suoi pensieri, il giovane mago si mosse lentamente verso la sua maestra, iniziando ad intuire che cosa avrebbe dovuto fare.

Finalmente Layla parlò con voce chiara e imperiosa. I suoi occhi freddi e decisi erano fissi sul ragazzo, il quale non riusciva proprio a distogliere lo sguardo dalle armi sulla parete. < < Bene, Ron. Siamo arrivati al momento della spiegazione. Sai bene quanto io odi i discorsi lunghi e noiosi, per cui cercherò di essere il più breve e chiara possibile > >.

Ron ebbe la tentazione di fare una miriade di domande, prima fra tutte a che diavolo servivano quelle armi.

< < Miseriaccia, in che razza di guaio mi sono cacciato questa volta? > >.

< < Di nuovo, ti avverto che ti spiegherò tutto il necessario una volta soltanto. Non fare nessuna domanda e ascolta attentamente. Non potrò farlo una seconda volta > >.
Leggermente esitante, il ragazzo annuì sforzandosi di mostrarsi il più sicuro e determinato possibile.

< < Quelle che hai di fronte, Ronald Weasley > > iniziò l’Auror, indicando con un gesto plateale le armi appese. < < Sono le famigerate e terribili armi create più di sette secoli fa dai maghi alchimisti. Questo è il luogo che è stato scelto per custodirle e io, in quanto capo della Divisione Omega e come moltissimi altri Auror prima di me, sono stata incaricata di custodire questo posto, fino a quando il mio incarico presso il Corpo Auror inglese non sarà terminato > >.

Ron ascoltava trattenendo il fiato, talmente attento ad ogni parola della donna da fargli dimenticare qualsiasi domanda frullasse nella sua mente.

< < So già cosa vorresti chiedermi, Ron. È la domanda che si pongono tutti la prima volta, la stessa che mi sono posta io quando vidi per la prima volta questo luogo e queste armi molti anni fa, quando il mio maestro portò una sciocca e presuntuosa ragazzina in questo luogo sacro. Per quale motivo sono state create queste armi? A che scopo tutta questa sceneggiata misteriosa? > >.

< < La risposta è molto semplice, Ron > > continuò Layla, con calma inquietante. < < Molto più semplice di quanto tu possa immaginare. Prova a riflettere, ragazzo, tu che hai combattuto una guerra, tu che hai perso delle persone care, tu che hai compreso quanto possa essere possibile commettere errori anche fatali e tragici. Forse ti sembrerà banale, ma i maghi sono essere umani, ragazzo e per natura fortemente inclini alla guerra > >.

Per qualche oscuro motivo, le parole della donna gli fecero provare un brivido. Di istinto, Ron si girò nuovamente ad osservare le armi argentate. Ogni volta che lo faceva, sentiva come una scarica elettrica lungo il corpo, una sensazione di adrenalina che non riusciva a spiegare.

< < Secondo le cronache storiche tutto ebbe inizio con le terribili persecuzioni medievali. Anche se molti maghi e streghe riuscivano facilmente a sfuggire ai roghi e alle uccisioni di massa, scatenate per puro e semplice fanatismo, la comunità magica inglese prese ben presto la decisione di contrattaccare con violenza e decisione. Le armi magiche che vedi qui rappresentano una delle tante misure adottate per combattere i babbani, almeno all’inizio. Sono strumenti di guerra e di morte, Ron > >.

< < Il potere di queste armi è misterioso e varia a seconda della singola arma e soprattutto a seconda del portatore. Colui che brandisce un’arma magica deve decidere come usarla in base alle esperienze che vive in prima persona > >.

L’espressione della guerriera era seria come non mai, i suoi occhi osservavano cupamente gli oggetti sulla parete bianca. Era evidente che ci fosse una storia lunga dietro quelle armi. Una storia terribile.

< < Quando gli scontri tra maghi e babbani si interrompevano per brevi o lunghi periodi, i maghi trovavano altri scopi per le armi magiche. Combattere fra di loro ad esempio > >.

< < Forse in un primo momento l’intento degli alchimisti era davvero la sopravvivenza contro un nemico fanatico > > continuò la guerriera, lanciando un’occhiata sinistra al suo giovane allievo. < < Ma poi arrivarono altre guerre, altri interessi. Conflitti con altre nazioni magiche, la caccia spietata a criminali o a semplici nemici dei regimi che si sono succeduti. Per questo vennero create altre armi di questo tipo e il loro impiego nelle battaglie magiche divenne sempre più frequente, con conseguenze orribili. Molto sangue venne versato e molte vite vennero stroncate inutilmente. Passarono secoli prima che venisse finalmente costituito un primo sistema di controllo per il loro impiego e questo grazie alla rigida politica del Ministero della Magia, che affidò le armi direttamente al Corpo degli Auror appena formato > >.

Il volto della donna si fece ancora più cupo mentre proseguiva il suo racconto, come un velo improvviso di malinconia. < < Purtroppo la storia non finisce qui. Anche se sei giovane, Ron, hai visto con i tuoi occhi quanto possano essere terribili le azioni di una persona al comando, di una persona che detiene un potere superiore e pericoloso. Gli alchimisti riversarono una strana forma di magia su queste armi. È come se il potere delle armi magiche si legasse indissolubilmente con l’essenza magica del portatore, con la sua anima principalmente. È il portatore a decidere come usare le armi magiche, come sfruttarne l’enorme potere. Può decidere di controllarlo con la propria forza e la propria volontà, restando padrone di sé stesso oppure può lasciarsi interamente controllare da esso, sprofondando nella follia. Una follia omicida > >.

< < Purtroppo la storia lo ha spesso dimostrato. Tanti innocenti ne hanno pagato il prezzo, Ronald. Gli Auror hanno commesso terribili sbagli, troppi da contare > >.

Ron immaginava che proprio quelle migliaia di libri, custoditi in quel posto affascinante e spaventoso al tempo stesso, con ogni probabilità raccoglievano segreti inimmaginabili. Dopo aver visitato con i propri occhi posti come Hogwarts o la Gringott, erroneamente il rosso aveva creduto che non ci potesse essere niente di più incredibile al mondo, ma quel luogo stava pian piano distruggendo molte certezze.
 
Spostando lo sguardo verso la sua maestra, Ron notò che il pugno destro della donna stringeva qualcosa all’altezza della cintura della tuta, ma non capì di che cosa si trattasse.

< < Fu vitale la comprensione che non tutti i maghi possedevano l’attitudine a portare armi di questo genere, per questa ragione il Ministero, con il supporto del Dipartimento Auror, stabilì che solo determinati maghi o streghe rigorosamente selezionati potevano essere scelti per affrontare questa prova. Per fartela breve, mio caro Ron, ai pezzi grossi del Ministero fu ben presto evidente chi fossero, tra le tante Divisioni Auror, i maghi e le streghe più portati per questo genere di magia > >.

< < Gli Auror della Divisione Omega > > disse Ron a voce alta, dimenticando il divieto di parlare.

Layla sembrò non farci caso, forse perché lei anche troppo presa dal racconto. < < Precisamente, Ron. Parliamo dei primi anni del Settecento. La Divisione Omega esisteva già da qualche decennio e dopo diverse prove, venne effettivamente appurato il fatto che i suoi membri si mostrassero i più inclini nell’utilizzo di queste armi magiche. Ovviamente furono date molte spiegazioni, come ad esempio il fatto che quei maghi non avessero nella maggior parte dei casi un’essenza magica molto potente o dotata. Tutte stronzate, se vuoi il mio parere. Come ti ho già detto, la decisione su come utilizzare un’arma magica spetta unicamente al portatore > >.

Il ragazzo si strinse le mani leggermente tremolanti. Il desiderio di sapere ogni cosa su quella faccenda era forte, ma allo stesso tempo dentro di lui nacque anche un’altra consapevolezza. In realtà, in un primo momento aveva sperato di sbagliarsi, ma gli sguardi e le parole di Layla non lasciavano spazio a nessun altro dubbio. Era chiaro che cosa gli avrebbe chiesto la sua maestra, era ormai chiaro quale fosse la prova e la scelta che avrebbe dovuto affrontare.

Completamente immerso nei suoi pensieri, non si accorse minimamente del pericolo. Una morsa di acciaio strinse con forza terribile la mascella del ragazzo. Quest’ultimo non poté trattenere un gemito di dolore, rendendosi conto che l’Auror l’aveva afferrato violentemente con una mano guantata portando il suo volto a pochi centimetri da quello di lei. Gli occhi di Layla erano carichi di una rabbia selvaggia, ma nonostante tutta la sua furia Ron ebbe comunque la netta impressione che quella rabbia non fosse diretta a lui. Almeno non tutta.

< < Non osare sottovalutare la faccenda, Ronald Weasley > > ringhiò furiosamente la guerriera. < < Dimentica la prova finale degli Auror, dimentica ogni ridicolo esame. Ogni recluta deve per così dire specializzarsi in uno o più specifici incantesimi. I membri della mia Divisione affrontano un diverso tipo di specializzazione. Scegliere una delle armi magiche e poi imparare a usarla. È questa la tua prova. La più importante e la più difficile. Nessuno può entrare a far parte della Divisione Omega senza prima aver scelto una delle armi magiche degli alchimisti > >.

Il dolore alla mascella non era niente in confronto all’adrenalina e all’emozione. Restarono alcuni secondi a fissarsi, Layla sembrava non avere alcuna intenzione di mollare la presa. Era una morsa dolorosa, tanto da fargli diventare insensibile la mascella.

Alla fine l’Auror lasciò la presa e tornò a parlare di nuovo con un tono spaventosamente freddo. < < La scelta spetta a te, Ronald Weasley. Avrai tre giorni di tempo per decidere quale arma vorrai portare. Bada bene, una volta fatta la scelta non potrai più tornare indietro, non potrai sceglierne un’altra. L’arma che sceglierai ti accompagnerà in tutto il tuo cammino come Auror, Ron. Perciò ti conviene scegliere bene > >.

Layla Connors lo squadrò freddamente per qualche altro istante prima di avvicinarsi all’uscita. < < Ovviamente esiste anche una strada più semplice > > disse l’Auror, voltandosi per mostrare al ragazzo un sorriso di scherno. Era la prima volta che la donna sorrideva da quando erano giunti in quel luogo sinistro.

< < Puoi anche decidere di non scegliere alcuna arma e magari il prossimo anno potrai tentare una strada diversa in un’altra Divisione Auror. Per tre giorni la porta blindata resterà aperta, potrai venire e andartene come ti pare fino a quando non avrai scelto. Parlane pure con chi vuoi, con il tuo amico Potter, con la tua ragazza, con la tua famiglia. Tranne che con me > >.

Layla gli puntò minacciosamente un dito < < Se alla scadenza dei tre giorni non avrai scelto nessuna di queste armi magiche, l’incantesimo di protezione ti scaglierà fuori dalla sala e la porta blindata si chiuderà per sempre, almeno per te > > dichiarò la bruna, portando nuovamente le mani alla cintura della tuta. < < Alla fine dei tre giorni ci vedremo nel mio ufficio e lì mi comunicherai la tua scelta. Non farti vedere da me prima di allora > >.

Ron continuò a fissarla scioccato mentre usciva dalla grande sala, ma a quanto pare la donna non aveva ancora finito. La sua voce carica di uno strano e inquietante umorismo proveniva dal corridoio illuminato.

< < Ah, Ron, un’ultima cosa. So che non sei così stupido, ma non provare nemmeno a pensare di poter prendere due armi magiche. Le conseguenze sarebbero troppo terribili anche solo da descrivere. Buona fortuna > >.

L’espressione allucinata del giovane mago continuò a restare fissa sull’uscita da cui era sparita la figura della sua maestra. Sulla schiena sentiva l’energia intensa delle armi argentate, portandolo addirittura a respirare affannosamente. Come avrebbe dovuto affrontare quella scelta? Sarebbe riuscito a trovare l’arma giusta per lui? In realtà in quel momento era terrificante anche il pensiero di dover tornare lì, per di più senza la guida di Layla.

Tre giorni per decidere il suo futuro nel Corpo Auror, dove aveva sempre desiderato di entrare. La sua prova era cominciata e Ronald Weasley ebbe la netta impressione che proprio quel primo passo sarebbe stato il più duro da affrontare.
 
 
FINE DEL CAPITOLO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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