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Autore: Evola Who    16/01/2023    1 recensioni
Piccola racconta incentrata sulla ship Joyce Byers e Jim Hopper e coop. Perché il fandom ha bisogno c'è bisogno della Jopper!
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Hopper, Jonathan Byers, Joyce Byers, Will Byers
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era pieno autunno ad Howkins.

Stava albeggiando e in casa Byers Joyce e Hopper dormivano tranquilli nel loro letto.

Dopo gli eventi del 4 luglio e il loro appuntamento da Enzo, diventarono ufficialmente una coppia, sotto agli occhi contenti di Will e Undi, ma con poca sorpresa del resto della cittadinanza.

Joyce stava dormendo serena, girata di lato, tenendo Hopper stressa con le braccia appoggiato del petto nudo del suo compagnia e la pesta appoggiata sotto la spalla accompagnata da un leggero russo. Hopper invece dormiva a banca in su, con il braccio intorno al fianco di lei, russano. 

Non riuscivano a dormire separati. Dopo la tragedia del Starcourt e la quasi morte di Hopper, non volevano più allontanarsi, e l’unico modo per dormire serenamente durante la notte erano sentire il contatto l’uno dell’altro, per essere sicuri che fosse tutto reale, e che si sarebbero svegliati sempre insieme e in serenità: una cosa che sembravano a dir poco impossibile, per due presone sopravvissuti da un passato drammatico e doloroso.

Iniziarono a frequentarsi a metà luglio e solo in ottobre, Hopper e Undi decisero stabilirsi permanentemente della casa di Joyce, dove il figlio dell’uomo  condivideva la stanza con Will, almeno finché Jonathan non sarebbe partito per il college. Nonostante i loro caratteri forti, erano una coppia affiatata e una grande squadra, vivevano una convivenza serena e spensierata come una vera famiglia. E non potevano essere più felici di così.

Dormirono serenamente, con il Sole che stava sorgendo lentamente finché non sentirono un forte busso sulla porta di casa, facendo svegliare Joyce dal suo sonno.

Aprì gli occhi con un leggero mal di testa, probabilmente per via della serata alcolica insieme a Murray.  (All’inizio non volevano andare, all’inizio non voleva andare, ma dopo le insistenze dell’uomo si lasciò convincere e si divertirono tutti e tre.)

Aprendo gli occhi e guardandosi intorno, si chiese se quel suono che aveva udito fosse reale o meno, visto che Hopper stava ancora dormendo beatamente.

Rimase ferma e in silenzio per assicurarsi che non aveva sentito niente, finché non Udi  di nuovo bussare dando la conferma che quel suono fosse reale. 

Sbuffò, buttando la testa sul cuscino con nessuna voglia di alzarsi da lì. Soprattutto non voleva separarsi dalla stretta calda del suo ragazzo.

Guardò la sveglia sul comodino di Hopper, rimanendo sconvolta che fossero solo le sei e dieci del mattino. Voleva solo chiudere gli occhi e ritornare a dormire. Ma non l’avrebbe mai fatto con il pensiero di un estraneo fuori dalla porta di casa.

E dopo un lungo sopirò, si alzò sciogliendosi dalla stretta del suo compagno e solo lì Hopper iniziò a girarsi con un leggero lamento.

Joyce si alzò iniziando a sbadigliare e stiracchiandosi, mentre Hopper si girò verso di lei con le braccia del suo lato, cercando di capire se fosse ancora lì o meno. 

“Che succede?” chiese con gli occhi chiusi e il tono di voce rauco.

“Qualcuno sta pussando alla porta”

“E che ore sono?”

“Le sei e dieci del mattino.”

Hopper aprì gli occhi, fissandola con aria irritabile dicendo: “E chi diamine è il coglione che bussa le porte altrui alle sei e dieci di sabato mattina?”

“Ah non lo so” rispose facendo un altro sbadiglio, mentre Hopper buttò la testa sul cuscino sospirando.

“Mai chi potrebbe essere Hop?” chiese “E se fosse successo qualcosa? E se fossero Powell e Callahan?”

“Non credo che siano loro”  rispose con gli occhi chiusi e il tono assonnato “Se fosse successo qualcosa, di solito o è Flo a chiamarmi, o sono i ragazzi a contattarmi per via radio. Non verrebbero mai fino a casa, per avvertirmi di un’emergenza e non perdere troppo tempo"

Joyce annuì e capì che aveva senso, ritornò quindi a pensare chi potrebbe essere, finché non pensò subito al peggio: “Oddio! E se fossero successo qualcosa ai ragazzi?”

“Joyce siamo tornati a casa a mezzanotte e mezza e i ragazzi e i loro amici erano ancora davanti alla tv, per fare quella maratone di film horror. Ho portato a letto Will e Undi, mentre Steve accompagnava il resto dei ragazzi. Erano tutti e due distrutti dal sonno.” Rispose: “E non credo che dopo averli portati a letto, si siano svegliati per sgattaiolare fuori al cuore della notte, per poi bussare alla porta per farsi beccare.”

A quel punto Joyce sopirò di sollievo a queste parole, mentre il suono della porta diventò più forte e insistente.

“Allora forse è meglio che io vada ad aprire” rispose paziente.

Scese dal letto mettendo le pantofole marroni e prendendo la vestaglia di pile scuro, allacciandosela per coprire la camicia da notte in stile maglia sportiva, lunga fino al ginocchio con le maniche corte e larghe.

“Magari sarà qualcuno che si è perso e cerca aiuto.”

“Vuoi che mi alzo e vado a vedere?”

Joyce non fece a meno di sorridere sentendo la proposta di Hopper, che era ancora sdraiato a letto con gli occhi mezzi chiusi e la voce roca dal sonno. Era più che chiaro che non aveva la minima voglia di alzarsi.

Si accostò a lui, mettendogli una mano sulla fronte: “Orami mi sono già svegliata e alzata dal letto Hop.

Hai già avuto una settimana piena al lavoro, perciò riposati e basta. Se è una cosa complicata vengo a svegliati, okay?”

“E se è una cosa breve?”

“Allora ritornerò nel mio lato del letto, mi butterò tra le tue braccia e mi addormenterò, finché non inizierei a svegliami…” rispose con tono malizioso.

Hopper da quel tono aprì un occhio, fissando il volto illuminato di lei. Intuì subito a cosa si stesse riferendo, ma rispose con finta ingenuità: “E come dovrei svegliarti?”

Joyce rise rispondendo: “Come meglio preferisci…” 

“Come preferisco?” ripeté allusivo lanciando un’occhiata al corpo coperto da quegli strati di vestiti, e immaginandola già senza.

“Hum… lo sai che non ti conviene? Perché sarebbe un lungo e lento risveglio…”

“Lo so.”

Joyce ridacchiò divertita insieme a lui, scambiandosi sguardi di pura malizia.

I loro volti si avvicinarono per scambiarsi un lungo e tenero bacio sulle labbra, con la voglia che questo istante durasse di più per affrontare meglio quel momento. Ma il suono del busso diventò ancora più insistente, rovinando questo mento e ritornando alla realtà.

Entrambi si staccarono a malavoglia.

Joyce sopirò dicendo: “È meglio che vada prima che svegli anche i ragazzi.”

Si allontanò camminando verso alla porta, mentre Hopper la vide uscire dalla camera.

Chiuse gli occhi e cercò di riaddormentarsi, sperando che a breve Joyce avrebbe fatto ritorno.

Joyce camminò verso alla porta di casa continuando a sbadigliare. Arrivò alla maniglia e con tono assonnato disse: “Si?”

“Ciao Joyce”

Sentendo il suo nome spalancò gli occhi, incredula da chi aveva davanti.

“Lonnie?”
 

***
 
Si trovava davanti alla sua porta, con le mani in tasca dei blu jens. Sul volto aveva un mezzo sorriso e stava guardando la sua ex-moglie con aria spavalda.

“Come va? È da un po' che non ci vediamo, ti trovo bene.”

“Che cosa vuoi Lonnie?” rispose diretta.

Non lo voleva da due anni, dopo il funerale della presunta morte di Will. Pensava che fosse venuto per aiutare Jonathan e lei in quel quel brutto momento. Invece era lì solo per i soldi dell’assicurazione, dandole della pazza e accusandola di essere una pessima madre, come se lui fosse stato un padre modello.

E anche quando Will fu salvato e ritornò a casa, non gli fece nemmeno una visita o una telefonata. Ma ormai ai suoi figli non importava nulla di lui, e valeva la stessa cosa per l’ex moglie. 

Perciò, il fatto che fosse venuto fino lì dopo tutto quel tempo, allora aveva bisogno di qualcosa.

Ovviamente Lonnie era all’oscuro di tutto quello che era successo negli ultimi anni tra mostri, il sottosopra generale e i russi. Ed era meglio così, visto che non faceva più parte della loro vita.

“Hai una minima idea di che ore sono? E… hai bevuto? Puzzi d’alcool! Sei ubriaco?”

“No. O meglio sì, qualche ora fa ero ubriaco. Ma ora ho fatto un bel pisolino in macchina e ho smaltito la sbornia. Sono letteralmente lucido e sobrio.” Rispose spavaldo.

Cercò di farla sorridere, ma non ci riuscì. Lei continuava a guardarlo con aria gelida, placando l’ottimismo dell’uomo.

“Senti, lo so che è troppo presto per una visita a sorpresa. E mi dispiace di essere appropriato  presentandomi qui all’improvviso. Ma sono venuto qui solo per parlare” si giustificò: “Perciò… posso entrare?”

“No”

Joyce uscì di casa, tenendo la porta semi chiusa dietro di lei, facendo allontanare Lonnie dall’ingresso.

“Dimmi che cosa vuoi e basta.” chiese a braccia conserte.

Lonnie sospirò guardando a terra “Okay, va bene, allora parleremo qui” mise la mano dietro a collo con aria nervosa senza parlare, sotto gli occhi impazienti di lei.

“Che cosa hai fatto questa volta?” intuì

“Niente! Questa volta niente!” si giustificò alzando la sguardo: “Ho solo avuto qualche problema con Cynthia”

Joyce non riuscì a trattenere un sopirò stanco, già intuendo che cosa avesse fatto.

“Abbiamo solo discusso un po', perché mi ha beccato mentre stavo limonando con sua cugina…” 

“Gesù Cristo, Lonnie!” commentò irritata.

“Ma eravamo un po' brilli ed è successo tutto così in fretta, e ci sono stati solo un paio di baci! Mica me la sono scopata sul pavimento davanti a lei!”
Joyce non commentava, lo fissava senza emozioni, non si meritava nemmeno la pietà.

“Così abbiamo discusso un po', abbiamo iniziato a litigare e mi ha cacciato di casa…” continuò a guardare in basso “Così ho preso la macchina, ho guidato per svariati chilometri, mi sono fermato in un bar e mi sono ubriacato.

“Così, dopo aver smaltito la sbornia, sei arrivato fin qui, svegliandomi in piena mattina, per raccontami tutto questo, per cosa?” domandò, sospettando che dietro a quelle parole si nascondesse un favore da chiedere.

Lonnie alzò lo sguardo cercando di trovare le parole giuste e dopo un lungo sopiro incerto rispose: “Ecco … mentre guidavo non sapevo dove andare. Di certo, non potevo risuonare a casa con Cynthia, così mi sono ricordato che… era da un po' che non vedo te e i ragazzi. E ho pensato di venire a trovarvi.” 

Aspettò che lei dicesse qualcosa. Tuttavia lei non commentò. Non lo criticò e non gli urlò addosso. Il suo silenzio gelido metteva chiaro che cosa pensava di lui.

“Volevo chiederti se potevo stare qui con te per qualche giorno. Giusto il tempo di  sistemare le cose con Cynthia”

“Oh mio Dio …” rispose Joyce rassegnata e alzando gli occhi al cielo, anche se una parte di sé sapeva che sarebbe finita così.

“Ma solo per pochi giorni! Dormirò sul divano e non ti creerò nessun disturbo!” spiegò: “Così potrò aiutarti con i ragazzi, in casa, passeremo un po' di tempo insieme!” disse cercando di essere positivo: “Però… quando avrò sistemando tutto con Cynthia mi servirà qualche dollaro.”

Più Joyce lo ascoltava, più il suo volto diveniva visibilmente irritato. Non sovrastava l’egoismo di Lonnie, anche se doveva ammettere che aveva affrontato problemi ben più peggiori. Doveva chiarire subito la situazione con lui.

“Perciò, daresti una mano ad un uomo in difficoltà?” disse con un messo sorriso, come se avesse già la sensazione di averla convinta.

Joyce dopo un lungo sospiro e con volto inespressivo disse: “No.” 

Il sorriso di Lonnie scomparì, credendo di non aver capito bene la risposta dicendo: “Cosa?” 

“Ho detto di no Lonnie. Non ti ospiterò a casa mia, per scroccare il mio cibo e i miei soldi. Solo perché la tua ragazza ti ha cacciato di casa”

Il volto di lei era serio e decisa. Per la prima volta nella sua vita voleva allontanarsi da Lonnie una volta per tutte.

“Perciò, mi lasci in mezzo alla strada? Dopo tutto quello che ho fatto per te e i ragazzi? Sei proprio una bella persona Joyce!” disse irritato.

“Dopo tutto quello che ho fatto per te e i ragazzi?! Dopo che mi hai tradita, umiliata e abbandonata in questo buco di casa con due figli e un sacco di debiti?! E tu osi di farmi passare come la cattiva? Sul serio?!”

Lonnie non rispose ma il suo volta cercava di nascondere la rabbia.

“E nonostante tutto, non ti sei fatto vivo nemmeno quando Will è tornato a casa! Ovvero due anni!”

“Non me la sentivo okay!” rispose arrabbiato: “Prima mi dicono che mio figlio è morto con tanto di funerale, e poi mi dicono che è vivo! Come… come avrei dovuto affrontare una cosa del genere?!”

“E io che cosa devo dire?! Che ho dovuto affrontare tutta questa storia da sola, mentre tu mi davi della pazza!”

“Credevi che Will fosse ancora vivo e che ti parlasse tramite hai muri! Avevi anche messo le luci per tutta la casa e hai disturbo una fottuta parete! Che cosa avrei dovuto dirti? Che eri sana di mente?”

“Beh, Will è vivo ed è tornato a casa! E nonostante tutto quello che è successo sta bene ed è felice!”

Joyce e Lonnie ripresero fiato, cercando di sbollire la rabbia e evitando di dire cose che avrebbero peggiorato la situazione, evitando certi argomenti.

“Okay, okay, ammento di non essere il miglior padre e marito del mondo.” Disse Lonnie cercando di mantenere la calma. “E sia con te che con i ragazzi ho fatto molti errori. Lo ammetto e non mi aspetto che tu mi perdoni. Ma ti chiedo solo di farmi dormire sul divano per qualche giorno, prestarmi qualche dollaro e io me ne andrò.”

“No” 

“Ma saranno davvero pochissimi giorni. Lo prometto.”

“E io ho detto di no”

Joyce lo fissò con espressione sempre più seria. Ormai non gli importava più di lui e soprattutto non voleva averci niente più a che fare.

Lonnie era incredulo, non si sarebbe mai aspettato una tale reazione da parte della sua ex moglie. Se la ricordava più remissiva, paurosa e sempre ansiosa, anche dopo il divorzio.

Ora invece lo stava fissando con occhi di sfida e pronunciava le sue parole con determinazione. Era quasi sciocciato da questo cambio di carattere.

“Credo che sarebbe inopportuno che tu stessi qui. Sia per me che per i ragazzi.”

“Quindi, sarei un peso dentro in casa mia e con i miei figli?”

“Questa non è più casa tua Lonnie! Questa è casa mia! E io ho ottenuto la custodia totale dei ragazzi!”

“Perciò mi stai negando il mio diritto di vedere i miei figli?”

Al quel punto Joyce non ne poteva più. Non voleva più sentire le sue parole e quella sua patetica accusa. Voleva soltanto cacciarlo via.

“Non ti ho mia negato il diritto di farti vedere i ragazzi, sei stato tu che non hai mai voluto vederli! Will e Jonathan hanno cercato di creare un rapporto con te, nonostante tutta la merda che hai tirato loro addosso, volevano creare un rapporto con te dopo il divorzio! Ma tu ti sei sempre fregato di loro! Ti sei allontanato subito e non li hai mai cercati! Lo hai fatto per così tanto tempo che si sono rassegnanti! E credimi, se ne sono fatti una ragione e ne sono felici anche senza di te.” 

Lonnie guardò in basso, mettendo le mani sui i fianchi con il volto sempre più irritato.

“Ma certo, tipico di te. Li metti sempre contro di me con le tue parole, non è vero?” 

“Oh mio Dio Lonnie!” rispose alzando gli occhi al cielo per la disperazione.

“Sono certo che dirai loro cose orribili su di me per mantenerli dalla tua parte, non è vero? L’ho sempre detto che sei una madre troppo attaccata e che sei completamente esaurita per badare a loro! Ecco perché sono così deboli!”

“Deboli? Dei deboli?” ripeté lei con un mezzo sorriso “Oh Lonnie, se tu fossi stato qui con noi, in questi ultimi due anni, sapresti che Will e Jonathan non sono affatto dei ‘deboli’. Ma al contrario sono dei ragazzi più coraggiosi e forti di quanto ti immagini, ma rimanendo sempre gentili.”

I suoi occhi guardarono in basso con un sorriso triste. Joyce rivide la scomparsa di Will, la conoscenza di Undici, la lotto contro il democorgone, la possessione di Will, il MindFlyar, la minaccia del dottor Bunnder, quella russa, la chiusura del portale che ha fatto quasi uccidere Hopper. Il mondo era stato salvato grazie a un piccolo gruppo fatto di ragazzi. E nessuno lo sapeva.

Lonnie non capì quello sguardo e nemmeno le sue parole “Sei davvero una persona debole e illusa”

“Con te non si può davvero ragionare. Come sempre.”

Si guardarono, senza dire nulla. Joyce era arrabbiata e stanca.

“Senti, io non voglio aiutarti a risolvere i tuoi problemi, non di nuovo. Perciò chiedi aiuto a qualcun altro e lasciaci in pace. Non vogliamo più niente a che fare con te” disse con tono calmo. Non c’era rabbia delle sue parole, non ne aveva bisogno. “Perciò buona fortuna”

Stava per girarsi per dirigersi verso la porta, ma Lonnie infuriato e a pugni chiusi disse: “Oh no! Invece tu mi aiuterai eccome!”

Con la mano prese il braccio di Joyce, tirandolo verso di lui.
“Ascoltami! Io ho dovuto sopportate tutte le tue ansie, le tue paranoie e tutte le tue fottute lagne per anni!”

Lonnie era furioso, con gli occhi spalancati e il ghigno spietato sul volto troppo vicino a lei.
 Joyce si ricordò di quanto fosse patetico in realtà.

“E io ho sprecato gli anni della mia vita sposando un coglione alcolizzato che ha solo umiliato me e i miei figli per troppo tempo!” e si liberò dalla sua stretta, incamminandosi verso alla porta  e riprendendo: “Vattene da casa mia e non ritonare mai più!”

“Ah sì? E sentiamo, che fai se non me ne vado? Chiamerai la polizia?” ridacchiò a quelle parole.

Joyce stava per controbattere, ma sentì dei passi dentro casa, che si stavano avvicinando sempre di più alla porta dicendo: “Joyce?”

Lonnie guardò l’uscio, rimanendo perplesso da quella voce, cercando di capire chi ci fosse dentro casa.

“Joyce, tutto okay?”

Lei non rispose, rimanendo paralizzata con la bocca semi-aperta dalla sorpresa. Non voleva che Hopper e Lonnie si affrontassero. Sarebbe stato imprevedibile e imbarazzante. Inoltre di certo non sarebbe finita bene.

“Questa non è la voce di uno dei ragazzi” disse Lonnie “Chi c’è dentro casa?”

La porta si aprì con Hopper, che stava dicendo: “Hey va tutto bene? Ho visto che non tornavi e credevo di aver sentito qualcuno urlare. E volevo capire se…”

Jim alzò la testa, trovandosi Lonnie fuori alla porta con espressione confusa.

“Lonnie?”

“Jim?” rispose perplesso: “Che cazzo ci fai tu in casa mia?” e gli lanciò un’occhiata, notando diverse cose: era a petto nudo, coperto da una vestaglia di pile rosso semi aperta, con i pantaloni blu di un pigiama e delle pantofole ai piedi. Ritornò a guardare Joyce, che scantonava in basso con aria tesa. E intuì subito la situazione.

“Mio Dio!” disse sconvolto: “Tu ti scopi lo sceriffo!”

 
***
 
Lonnie guardò con volto quasi disgustato quello che aveva  visto.

“Non ci posso credere! Tu e lo sceriffo? Davvero?!” ripeté sconvolto.

“E che cosa ci fai tu qui invece?” domandò Jim

A lui non era mai piaciuto Lonnie fin dai tempi della scuola, e nel corso degli anni  lo aveva detestato sempre di più in quanto alcolizzato e per aver rovinato la vita di Joyce, nonché aver abbandonato i suoi figli. Non voleva di certo nascondere il suo disprezzo.

“Lonnie è stato cacciato via di casa da Cynthia e vuole restare da noi. Con tanto di prestito di soldi.” rispose Joyce paziente, cercando di dimostrare tramite lo sguardo sempre più disprezzo.

“Hey! Non raccontare i cazzi miei a lui!” rispose arrabbiato.

Joyce non contrattaccò e alzò gli occhi al cielo rassegnata.

“Da quanto tempo tu e Jim andante a letto insieme, eh?”

“Non sono affari tuoi” rispose diretta.

“Oh mio Dio! Avrei dovuto immaginarlo! Hai sempre avuto una cotta patetica per Jim al liceo! Ma credevo che fosse passata grazie a me!” rise compiaciuto.

La coppia lo guardò male.

“E ora che hai salvato Will, lo ripaghi in natura? Non da te Joyce” disse cinico e ridacchiando.

“Non è andata così!”

“Oh ma davvero? E dirmi un po', come è andata esattamente? Si è spogliato prima lui?”

“Ha detto che non sono affari tuoi Lonnie!” rispose Hopper con le mani sui fianchi e aria infuriata: “E sei davvero uno stronzo pezzo di merda infantile!”

“Io non prendo ordini da te sceriffo! E non osare offendermi, visto che qualche anno fa eri uno scansafatiche del cazzo che si coricava con le peggiori ragazze con metà dei tuoi anni nei locali! Dio sei caduto davvero in basso!”

“Lonnie vattene! E non te lo dirò più!” minacciò lei

“E anche tu sei una donna caduta davvero in basso!” e la indicò con il dito.

Hopper mise le mani sulle spalle lei, tirandola verso di lui e facendola allontanare, in  modo protettivo senza mai staccare gli occhi da Lonnie,
“Pensavo che fossi una pazza esaurita! Mai avrei pensato che tu potessi scoparti  gli uomini dentro casa mentre ci sono i ragazzi!”

“Ma se tu ti portavi le tue squalide amanti, mentre i ragazzi erano a scuola e io a farmi il mazzo al lavoro per mantenerti!”

“Hey! Le portavo a casa quando non c’era nessuno! Mai con i bambini dentro come hai fatto tu!”

“Perciò tu saresti migliore di lei, perché la tradivi in casa mentre lei lavorava per te e i tuoi figli?” domandò Hopper sarcasticamente.

“Tu non ti impicciare!” ripeté rabbioso indicando con il dito, per poi ritornare a guardare la sua ex-moglie “E tu! Dovresti vergognati! Facevi tanto la predica a me, e poi ti comporti allo stesso modo!”

Joyce non rispose, non aveva la voglia di continuare con questa storia.
“Almeno Will e Jonathan sanno di questa cosa?”

“Sì! lo sanno! E sono felici per noi!” ripeté “Perché Hop ha cercato Will, è stato accanto a me e a Jonathan, mi ha sempre creduta sul fatto che Will fosse vivo e salvo! Ed è stato sempre accanto a noi nel momento peggiore della nostra vita! Ha cercato di proteggerci e ha salvato questa città! E Dio solo quanto ami quest’uomo!”

Hopper era colpito, ma non per come stava tenendo testa a Lonnie: ormai sapeva che Joyce non era una donna che voleva stare zitta, ma voleva far sentire al mondo la sua voce. Il poliziotto era impressionato dalle sue parole.

Aveva appena detto che lo amava, e anche se lo sapeva, sentirselo dire era stato davvero bello, soprattutto dalla donna di cui era innamorato, che stava utilizzando le sue parole per difenderlo e demolire l’ex marito.

Lonnie era colpito da quella reazione, ma mostrò sempre un ghigno [qua ho rielaborato un po’] divertito rispondendo: “Davvero Joyce? Credi davvero che Jim ti ami? Ridacchiò sadico: “Sei solo una piccola e insulsa donna ingenua! Jim non ti amerà mai! Ti sa solo usando approfittandosi della sua posizione. Poi si annoierà e ti abbandonerà!”

Ritornò ad avvicinarsi al  volto di lei, sempre con un mezzo sorriso cattivo: “Perché tu sei solo una misera e nidificante troia con un figlio deporle e un altro frocio!” 

A quel punto Joyce non ne poteva più, e sotto gli occhi sconvolti di Hopper diede un pugno in faccia a Lonnie, abbastanza forte da farlo fermare dall’altra parte e allontanarlo dalla porta.

Né Hopper e né Lonnie si sarebbero mai aspettato questa reazione così impulsiva da parte sua.

“Ahi! Ma che cazzo?! Sei completamente impazzita?”

“No! No! Non sono impaziente! Anzi, se ho capito una cosa in questi ultimi anni è che ho già visto la morte in faccia! Più di una volta! Ho visto mio figlio soffrire le pene dell’inferno e i mostri che volevano consumare il mondo! E ho capito che tu non mi fai paura! Non più!” rispose “Perché so come è fatta la vera paura. E sei solo un essere patetico. E non ti voglio mai più vedere!” rispose.

Lonnie la fissava questa volta con timore, vedendo il lato più completo e ribelle della sua ex-moglie.

Il volto di Joyce diventò più calmo, guardando in basso e facendo un lungo sopiro. Si girò verso  Hopper dicendo: “Portalo alla sua macchina e assicurati che se ne vada.”

Lo sceriffo annui, osservandola entrare in casa e lasciando la porta semi aperta. Una parte di sé era colpito dalla sua forza di volontà.

In fondo oramai aveva capito che quando qualcuno osava toccare la sua famiglia o i ragazzi di Hawkins si sarebbe fatto in quattro per salvali.

Si trattava della stessa persona che aveva salvato suo figlio e il mondo dai russi e dai mostri di un’altra dimensione, ma allo stesso tempo era anche molto preoccupato per lei e sperava che non fosse troppo scossa e che stesse bene. Prese un lungo respiro, finché non ritornò a girarsi verso Lonnie fissandolo con rabbia.

“Hai sentita quello che ha detto? Andiamo!”

Lo prese per il braccio e lo strascinò via e visto che era più alto e più grosso di lui, Lonnie non poté liberarsi dalla sua stretta; quindi disse: “Cavolo Jim! Sei diventato il cagnolino di una cagna! I miei complimenti!” e ridacchiò cinico.

Questo aumento la stretta di Jim fino a fargli male.

Arrivato alla macchina di Lonnie, lo spinse contro la portiera e disse subito: “Vattene di nuovo da qui e  se tornerai giuro su qualsiasi cosa che ti mando al fresco per un po'! E fidati, posso trovare il modo per portartici dentro!”

Lonnie non rispose, lo fissò con riluttanza, credendo che non dicesse su serio. Uno sguardo che a Hopper non piacque per niente.

“E un’altra cosa”

Gli diede un pugno sullo stomaco. Vedendolo piegarsi e gemere dal dolore, lo prese per il colletto, tirandolo su di sé e dicendo: “Questo è per aver insultato la donna della mia vita e i suoi figli! E se osi ancora darle della ‘troia’ o qualsiasi altro schifosissimo insulto, non sarò più così gentile con te come in questo momento. Chiaro?!” 

Lonnie aveva seriamente paura di lui e dei suoi occhi infuocati di rabbia che lo stavano fissando. E lì capi che stava facendo su serio.

“Vattene!”

Molò il colletto e Lonnie spaventato entrò in macchina in fretta e si allontanò il più in fretta possibile.  La scena si svolse sotto l’occhio vigile di Jim. 

La macchina scoparì e Hopper poteva sentirsi più tranquillo, anche se doveva assicurarsi che Joyce non fosse troppo scossa da quello che era successo e che stesse bene.


 
***
 
Entrò in casa, chiuse la porta e vide Joyce seduta sul divano, con le braccia appoggiate sulle ginocchia e intenta a fumarsi una sigaretta con aria assente. 

Hopper si avvicinò, sedendosi accanto a lei e disse: “Hey, tutto okay?” e le mise il braccio intorno alle spalle, guardandola preoccupato.

“Sì, a parte essere stata svegliata alle sei del mattino dal il mio ex marito, Puoi togliere questa parte, non serve che Joyce rispieghi cosa è successo Ma credo che vada tutto bene” e continuò a fumare. “Beh, almeno gli hai dato quello che si meritava da fin troppo tempo.”

“Lo so, ma mi sento terribilmente in colpa! È come se avessi sbagliato a dagli quel pugno!”

“Cosa? Perché? Hai dato un pugno e un calcio sulle palle al sindaco Kline!”

“Ma il sindaco Kline era uno sporco corrotto che lavorava con i Russi, permettendo la realizzazione di una base segreta sotto allo strarcourt per aprire un portale, rischiando la vita dei nostri figli, di Hawkins e di tutto il mondo. Lonnie invece è… Lonnie” e buttò il mozzicone nel posacenere sul tavolino del soggiorno. “Dagli un pugno è come abbassarsi al suo livello!” 

“Hey, hey, hey! Non dire così” rassicurò Jim “Non riusciresti mai a essere al suo livello! Nemmeno se gli dessi fuoco alla macchina o lo picchiassi con una mazza chiodata.” 

Joyce ridacchiò, immaginando la scena e rispose: “Ti prego, non darmi suggerimenti che sarei tentata di seguire!”.

“E io sono sempre il capo della polizia, potrei coprirti senza problemi.” 

E ridacchiarono insieme. Hopper la tirò a sé, facendo appoggiare la sua testa sulla spalla e abbracciandola intorno alla vita.

“Ma sul serio, esiste un modo per buttare Lonnie fuori dalla nostra vita una volta per tutte?” chiese calma.

“Beh, ci sono gli ordini restrittivi” suggerì Jim “Potresti  provare a ottenerne uno e far in modo che Lonnie non si possa più avvicinare né a te né ai ragazzi.” 

“Andiamo Jim! Sii sincero, da poliziotto: questi ordini restrittivi sono davvero utili?”

“Beh, se Lonnie viola l’ordine finisce dentro per un po'. Ma c’è sempre il rischio che esca per buona condotta e ricominci da capo” ammise “Altrimenti potresti togliere la potestà genitoriale di Lonnie per negligenza. Ma dobbiamo coinvolgere avvocati e tribunali. E ci vorrebbe tempo e denaro.”

“E noi non abbiamo né uno e né l’altro.”

Joyce chiuse gli occhi sospirando paziente “E poi se i ragazzi volessero avere ancora dei rapporti con lui? Anche se detesto dirlo, è pur sempre il loro padre.”

“Nonostante tutta la merda che vi ha tirato addosso? Non credo che Will e Jonathan vorrebbe averci a che fare con lui.”

“Hai ragione” ammise “Ma se un giorno volessero rivederlo, non posso di certo impedirglielo.

“E noi cercheremo di sostenerli. Ma per adesso non è una preoccupazione per il prossimo futuro.”

Joyce sorrise stringendosi a lui, sentendosi subito calma e rassicurata. 

“Qualsiasi cosa succederà, vedrai che la risolveremo insieme” disse Jim con tono calmo.

“E poi gli ho detto due cose prima che scappasse con la coda tra le gambe. E sono certo che non tornerà così presto” e fece un mezzo sorriso, rivedendo la scena del pugno sullo stomaco di poco fa e quanta soddisfazione gli avesse dato.

“Oh Hop, non so che cosa farei senza di te. Sei il mio eroe” 

A quelle parole Jim si intenerì. Non avrebbe mai pensato di poter essere un eroe per qualcuno. 

Era caduto in un buco nero fatto di autodistruzione,  disprezzo per sé stesso e dipendenza dall’alcool sono la conseguenza di un dolore da cui credeva che non si sarebbe mai più ripreso.

E aveva fatto soffrire tante persone intorno a lui, persone a cui aveva voluto anche bene. Tutto questo solo per assicurarsi di rimanere in solitudine, senza aver paura di far più male a nessuno se non a sé stesso.

Ma poi ha aiutato Joyce, ha salvato Will, Undici, l’intera città e il mondo. Aveva riscoperto la cosa più bella di questa esperienza: l’amore di una famiglia e non poteva chiedere di meglio.

“No Joyce, io non sono per niente un ‘eroe’. Sei stata tu a salvarmi. Tu, Undi e i ragazzi” rispose con tono dolce: “Tu sei il mio miracolo Joyce.” 

Spostò la mano dal fianco a dietro la testa, accarezzandole i capelli.
“Voi siete stati il mio miracolo. E non sarò mai grato abbastanza per questo.”

“Oh Hop”

Jim sorrise e le diede un bacio sulla fronte, appoggiando il mentre sulla testa e accarezzo i capelli e estendo la stretta di lei suoi fianchi e la sua testa appoggiata suo petto e continuando un dolce momento di conforto dopo una pessima mattinata di una giornata che doveva iniziare.

“Hey”

Joyce alzò la testa, incrociandosi con lo sguardo del suo compagno.

“Ti va di ritornare a letto per riposarci prima che i ragazzi si sveglino?” chiese lui.

“Credevo che mi avresti svegliata del tuo modo preferito” rispose con finta innocenza.

Hopper sapeva a cosa si stesse riferendo. La donna cominciò a disegnare dei cerchi con le dita sul suo petto nudo. 

Davanti a quello sguardo e a quel tocco si sciolse, provando un forte desiderio fisico verso di lei con tanta voglia di esaudire il suo desiderio. 

“E mi piacerebbe che sia un bel risveglio lento e tranquillo. Giusto per dimenticare questa brutta storia…”

Joyce continuava a sorridere con malizia, accarezzando il petto dell’uomo con il dito fino all’ombelico. 

Jim sembrò quasi perdere il fiato da quella leggerissima carezza e fu rapito da quello sussurro. 

“Dio! Questa donna sarà la mia fine!” pensò eccitato e ricambiando il sorriso.

“Beh, chi sono io per imprenditelo?”

Joyce sorrise, mentre Jim si abbassò sul collo, iniziando a baciarla con passione sotto le risate compiaciute di lei.

Tornarono a letto per dedicarsi ad un lento e piacevole risveglio. 



 
   
 
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