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Autore: Jamie_Sand    29/01/2023    2 recensioni
Raccolta di one-shot legata alla mia long "lascia che ti racconti la storia".
Piccoli scorci sulla vita di Hazel e Sirius e le persone attorno a loro.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Lascia che ti racconti la storia'
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Restare a galla


La finestra del soggiorno di casa Black-Rains dava su una strada solitamente poco frequentata ma che quella sera sembrava essere stata presa letteralmente d'assalto da una mandria di bambini rumorosi e mascherati alla ricerca di dolcetti. 

Sirius Black se ne stava seduto sul divano del suo soggiorno con espressione imbronciata e lo sguardo nella direzione dei suoi figli e di Hazel, che si era chinata verso il più piccolo per mettergli una sciarpa attorno al collo, così che non prendesse freddo. Il mago, davanti a quello che poteva sembrare un tenero quadretto familiare, aveva una sola consapevolezza in mente: detestava il giorno di Halloween.

Non aveva mai amato quella festa, nemmeno da bambino, quando i suoi genitori costringevano lui e suo fratello Regulus a partecipare a noiosissime cene tra purosangue nelle quali venivano messi in mostra come ambiti trofei. Poi, durante Hogwarts, i suoi sentimenti di avversione verso il 31 ottobre mutarono e ben presto Halloween diventò per lui il sinonimo dell’abbondante banchetto festoso in Sala Grande e del complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa. 

Poi arrivò il 31 ottobre del 1981, la notte in cui il suo mondo era letteralmente andato in frantumi e, da lì in poi, quel giorno diventò un pretesto per pensare al passato un po’ più del solito e per struggersi rivivendo nella sua testa tutte le pessime decisioni che aveva preso in vita sua.

- E dai, mamma! Così il costume perde d’effetto! - Si lamentò Halley, lanciando degli sguardi simili a richieste di aiuto verso il fratello più grande. - Ti sembra forse che i demogorgoni indossino sciarpe? - 

- Non saprei, dato che sono delle creature che non esistono. - Sottolineò Hazel, le mani sui fianchi e un’espressione insindacabile in volto.  

- Ma Jan dice che esistono invece. - Obiettò il bambino. - Dice che per lo smistamento a Hogwarts te ne fanno affrontare uno, che durante il suo anno sono morti dieci ragazzi mangiati dal demogorgone! -

- Tuo fratello vuole essere diseredato. - Rispose Hazel, alzando lo sguardo verso il figlio più grande, che per tutta risposta fece un sorrisetto innocente. - Lo smistamento avviene tramite un vecchio cappello parlante. Vero, Sirius? - Chiese, voltandosi verso di lui. 

Sirius si limitò ad annuire, mantenendo invariata la sua espressione imbronciata. 

Seduta accanto a lui, Aurora indossava un vestitino rosa sotto una giacca blu, calzettoni bianchi in stile anni ottanta e una parrucca bionda in testa. Sul naso, infine, c’era del sangue finto che le conferiva una certa credibilità come Undici di Stranger Things. 

- Io avrei preferito affrontare il demogorgone. - Buttò lì la ragazzina. 

Hazel alzò le sopracciglia ma non le disse niente, abituata al fatto che sua figlia avesse un certo gusto per l’orrido e anche per il rischio. - Allora. - Iniziò, rivolgendosi a Janus. - Riportali a casa tra un’ora, tienili d’occhio… e niente incantesimi! A proposito, tu da cosa sei vestito, scusa? - 

- Direi da babbano. O da mago mezzosangue perfettamente integrato nel vostro mondo. - Rispose Janus, guardando verso il suo maglione verde infilato sopra la camicia.

- Ma il tema era Stranger Things. - 

- Lo so, ma dopo devo andare da una parte e non voglio farlo vestito come se fossimo negli anni ottanta. - Rispose Janus, alzando gli occhi al cielo. - Che per la cronaca sono anni cafonissimi… davvero, papà non si è perso proprio niente passandoli ad Azkaban. - 

Sirius brontolò sommessamente incrociando le braccia sul petto, e Hazel scoccò al figlio un’occhiata che sembrava dire “ecco, dovevi proprio ricordarglielo? Proprio ora?”

- Sì, in effetti non è accaduto proprio niente negli anni ‘80. - Tentò di dire poi. 

- A parte il Live Aid, la caduta del muro di Berlino e l’uscita di film cult come E.T. non si è perso proprio niente. - 

- Sì, Janus, adesso forse è meglio se ve ne andate o farete tardi. - Lo fermò Hazel, spingendolo verso l’ingresso, e stupendosi per l’ennesima volta di quanto Janus avesse l’empatia di una teiera a volte. 

- Ciao, papà. - Disse Aurora, salutando Sirius prima di alzarsi in piedi. - Non essere così triste, va bene? - 

Sirius alzò i lati della bocca in un goffo tentativo di sorridere e annuì. - Farò del mio meglio, promesso. - Rispose per  tranquillizzarla. - Tu divertiti. E comportati bene. - 

Aurora si limitò ad arricciare il naso con disapprovazione e poi stampò un rapido bacio sulla guancia del padre prima di correre verso l’ingresso, sparendo così dalla vista di Sirius. Se c’era una cosa che il mago adorava di sua figlia era di certo il fatto che lei non fingesse nemmeno di essere una brava bambina, proprio come lui alla sua età. 

Sirius sentì la porta chiudersi e pochi secondi dopo Hazel fece nuovamente il suo ingresso in salotto. 

- Vediamo un horror? Magari un grande classico? - Gli propose appoggiandosi allo stipite della porta .

- No. - Rispose solo Sirius. 

- Allora un film triste… tipo Interstellar. - Tentò di nuovo Hazel. - Ricordo che ti era piaciuto. O preferisci una commedia romantica? - 

- Niente film. - 

- Serie tv? Dobbiamo finire The Crown. -  

Sirius stavolta si limitò a scuotere la testa.

- Vogliamo… friggere dei Mars e bere Irn-Bru? - 

- Che cosa scozzese da dire. - 

- D’accordo, lo prendo come un no. - Sospirò Hazel, e poi si mosse fino a raggiungerlo sul divano, dove iniziò a fissarlo con insistenza, sorprendendosi ancora di quanto il viso di lui fosse interessante oltre che davvero bello da guardare. 

Sirius avrebbe compiuto cinquant’anni tra meno di una settimana e nonostante ciò, nonostante le normali rughe ai lati degli occhi e l’argento che stava iniziando a farsi notare tra i suoi capelli e tra la barba, aveva mantenuto intatto tutto il suo fascino.

- Vuoi parlare? - Gli chiese, poggiandosi a lui. 

- Di cosa? - Domandò a sua volta Sirius, facendo scorrere pigramente le dita tra i capelli color cioccolato di Hazel.

- Del fatto che sei triste. - 

In momenti come quello, Hazel si sentiva impotente e frustrata. Non poteva nulla davanti al dolore di lui e questa consapevolezza la uccideva ogni singola volta. Fosse dipeso da lei allora glielo avrebbe strappato via quel dolore, si sarebbe volentieri presa la sua tristezza per vederlo sorridere come realmente meritava. Ma era anche un po’ arrabbiata per il modo in cui Sirius si chiudeva in sé stesso, diventando taciturno e imbronciato e mostrando una parte di sé stesso che Hazel avrebbe preferito di gran lunga non far vedere mai ai loro due figli più piccoli.

- Sto bene. - Disse piano lui. - È solo… Halloween. Forse dovevamo accettare l’invito a cena da Andromeda, sai… per evitare di mettermi a pensare. -  

- Forse sì - Ammise Hazel. - Ma non posso lasciarti affondare del tutto nella tristezza, altrimenti poi sarà molto più difficile per te venirne fuori, capisci? - 

Sirius annuì. - Allora non lasciarmi affondare mai. - 

- Mai, te lo prometto. - Gli disse lei, stringendosi un po’ di più a lui. - Rimarrò qui fino alla fine dei tempi, ma devi aiutarmi a farti restare a galla. - 

Sirius sorrise appena e rimase zitto, pensando per l’ennesima volta alla grande fortuna che aveva avuto scegliendo di entrare proprio nella casa di Hazel Rains quella notte di tantissimi anni fa. Lei gli aveva dato l’opportunità di avere una vita nonostante tutto, lei gli aveva dato la famiglia che non sapeva nemmeno di desiderare ed era estremamente grato per questo. 

Con il cuore alleggerito dal contatto del corpo di lei con il suo, lo sguardo di Sirius finì sul quadretto che incorniciava la lista che avevano stilato insieme tempo prima. Avevano sbarrato tutte le voci e Sirius si stupiva ancora di aver fatto cose straordinarie come guardare l’aurora, ma anche cose straordinariamente ordinarie che però mentre era ad Azkaban gli sarebbero sembrate impossibili. 

Sirius ricordava bene il loro primo vero appuntamento, la loro prima vacanza insieme, la prima mostra a cui Hazel lo aveva portato e quell’unica volta in cui avevano avuto l’occasione di accompagnare Janus al binario 9 e ¾ proprio come una vera famiglia, beccandosi non poche occhiate curiose. 

- Allora, che cosa ti va di fare per non affondare? - Gli domandò Hazel, dopo quel lungo attimo di silenzio, sciogliendo delicatamente l’abbraccio in cui erano uniti.

- Vuoi dipingere mentre io ti guardo? - 

Hazel a quel punto alzò gli occhi al cielo. - Magari qualcosa di più coinvolgente per te? - 

- Ma per me è molto coinvolgente! Soprattutto se sono io il soggetto della tua arte. - Esclamò Sirius, facendo il primo vero sorriso da quando quella giornata era cominciata. - Ma se vuoi possiamo sempre scopare, più coinvolgente di così... - 

Hazel gli lanciò uno sguardo talmente brutto che avrebbe potuto ucciderlo. - Viva il romanticismo. - Gli disse gelida. 

Sirius cercò di trattenersi invano dallo scoppiare a ridere, beccandosi nell’immediato un’altra occhiata omicida da parte di Hazel. 

- Una volta, quando ancora non mi davi per scontata come invece fai ora, non me lo avresti chiesto in questo modo becero e patetico. - Disse indignata, prima di alzarsi in piedi tutta alterata. 

Sirius la afferrò prontamente per un polso, costringendola a sedersi di nuovo. - Ah, quindi ti do per scontata? - Le domandò divertito. 

- Molto per scontata, sì. - Ribadì Hazel, guardandolo di sottecchi. 

- Poverina. - 

- Stronzo. - 

Sirius rise piano. - Lo sai, la prossima volta che ci capiterà di restare da soli per un’intera ora senza nessuna distrazione sarà quando Halley sarà partito per Hogwarts. - Disse con nonchalance. 

- Sempre se riceverà la lettera. - Sottolineò Hazel. 

Lui, che non aveva detto una parola del piccolo incidente magico che aveva coinvolto il più piccolo dei loro figli e uno dei ragazzini che a scuola lo bullizzavano, alzò le sopracciglia e serrò le labbra, diventando teso e un po’ impacciato. 

Certo, poteva dirle che Halley aveva trasformato un suo compagno di scuola in un furetto davanti a tutta la classe, scatenando il panico e costringendo un’intera squadra di obliviatori a intervenire cancellando la memoria a trenta bambini e due insegnanti, ma non voleva che Hazel si preoccupasse o che gridasse il bambino. 

- Ha fatto un incantesimo, vero? - Domandò lei, dopo aver scrutato il volto di Sirius. 

- Può darsi. - 

- E cosa ha fatto? Ma soprattutto perché non me l’hai detto? - 

- Ha trasformato un suo compagno di classe in un furetto davanti a tutti, non te l’ho detto perché altrimenti tu lo avresti sgridato, smorzando il suo entusiasmo. - Spiegò Sirius, pronto a ricevere una bella lavata di capo da parte di Hazel. - Era così fiero di sé stesso, dopo tutte le difficoltà che ha avuto con la magia volevo che il ricordo del suo primo incantesimo fosse piacevole. - 

Lei tacque per qualche attimo, assumendo un’espressione accigliata e pensierosa. - Be’, direi che Janus e Aurora hanno fatto di gran lunga cose di gran lunga peggiori. - Disse alla fine. - Hai altri inconfessabili segreti sui nostri figli? - 

Sirius assunse di nuovo quella rigida posa. - Ehm… no? - 

- Sirius… - 

- Oh, d’accordo. - Sbuffò lui, incrociando le braccia sul petto. - Janus ha una fidanzata, ma non dirgli che te l’ho detto. - 

Hazel sobbalzò e sgranò gli occhi. - Questo sì che è un argomento interessante. - Disse. - Di chi si tratta? La conosciamo? - 

- Altroché se la conosciamo. - Fece Sirius, creando un po’ di palpabile suspance. - Ma prego, prova pure a indovinare. - 

Hazel ci pensò su. - Si tratta di una strega? - 

- Esattamente. - 

- Quella giovane auror collega di Tonks? Lei mi piace molto. - Tentò Hazel, e Sirius scosse la testa. - Allora la cassiera del Ghirigoro, quella ci prova con lui da prima che Faye lo lasciasse… no? Forse la bella ragazza bionda che lavora con lui? - 

- No, si tratta di una amica di famiglia, diciamo. - 

A quel punto Hazel aggrottò la fronte. - Non sarà mica Lily? Insomma… lei ha sedici anni. Harry lo ammazzerebbe. - 

- No, no… peggio di Lily, molto peggio. - Rise il mago.

- Chi può essere peggio di Lily? - 

- Secondo me puoi arrivarci da sola. - La spronò il Sirius. 

Hazel esitò per un istante, pensandoci su. Passò in rassegna ogni probabile candidata e quando la sua attenzione cadde sulla schiera di giovani ragazze Weasley (che più di tutte potevano essere sotto l’etichetta di “amiche di famiglia”) le fu tutto più chiaro. - Stai scherzando, vero? - Tuonò. - Si tratta di Molly? Molly di Percy? -

Sirius annuì. - Proprio lei. - 

- E tu come lo sai, scusa? - 

- Li ho trovati a Grimmauld Place settimane fa. - Spiegò lui. - Avevano… come dire, dormito insieme. Si vedono da giugno e lui è completamente andato per lei. - 

Hazel si lasciò appoggiò allo schienale del divano, come sconfitta o stravolta da quella notizia. - Questa è una tragedia. - Asserì seria. 

- E perché mai? - 

- Come perché? - Sbottò lei, voltandosi a guardarlo. - Ci siamo appena riappacificati con i Weasley. Se Janus spezzerà il cuore di quella ragazzina saremo da capo a dodici. - 

- Janus che spezza cuori? Sinceramente non ce lo vedo. - 

- Già, per fortuna non è come te. - Disse Hazel, e Sirius alzò gli occhi al cielo. - Ma rimane comunque una tragedia! Immagina se tra loro andasse avanti, immagina se si sposassero! Immagina di avere Percy alle cene di famiglia insieme alla cara Penelope e al loro bambino viziato. - 

- Guarda il lato positivo, Hazel: Percy e Penelope sono sempre meglio del padre e dello zio di Faye. - Buttò lì Sirius. 

Hazel si accigliò. In effetti Sirius non aveva tutti i torti: Percy era un male minore… ma pur sempre un male. Era ancora molto imbarazzante incontrarlo a Diagon Alley, c’era ancora un bel po’ di tensione tra loro, soprattutto tra Percy e Sirius, per non parlare dei giornali di gossip, che tutt’ora si divertivano a scrivere di loro. 

Inoltre Faye un po’ le mancava e, nonostante fossero passati ormai due anni da quando era sparita dalle loro, Hazel sperava ancora che lei e Janus potessero tornare insieme. 

- Sembri più afflitta di me in questo momento, lo sai? - Le disse Sirius riscuotendola dai suoi pensieri. 

Hazel mugugnò e si appoggiò a lui lasciandosi abbracciare. - Scusa. - Sussurrò dopo. - E comunque non sono afflitta… solo che non capisco il perché, con tutte le ragazze che lui potrebbe avere, sia andato a scegliere proprio la figlia del mio ex. - 

- Mi sono posto la stessa domanda, dunque gliel’ho chiesto direttamente. - 

- E lui cosa ha risposto? - 

- Che non ha potuto farne a meno. - Raccontò Sirius. - Che ha pensato alle eventuali conseguenze, ma che non gli importa. Vuole stare con lei, è innamorato, e io un po’ lo capisco: non è facile lasciare andare qualcuno di così speciale, anche se farlo potrebbe essere la strada più facile o più giusta. Un po’ come me con te. - 

- Però tu mi hai lasciata andare, ad un certo punto. -

Sirius annuì. - È vero. Ma nella mia testa il piano non era affatto quello di lasciarti andare per sempre. Dopo aver vinto la guerra sarei tornato da te e mi sarei fatto perdonare, in un modo o nell’altro. -

- Credo che ci saresti riuscito in un secondo. - Rivelò Hazel.

- Lo so, ragazzina. - Fece Sirius. - Mi perdonavi proprio tutto a quei tempi. - 

- Era tutto merito di quel fascino da dannato che ormai hai irrimediabilmente perso. - Sospirò teatralmente Hazel. 

Sirius la guardò con scetticismo e poi si avvicinò un po’ più a lei, prendendole il volto tra le mani. La osservò per qualche secondo come se temesse di poterla dimenticare o come se cercasse di capire il senso di ogni cosa da quei lineamenti, e poi semplicemente la baciò. 

Ecco, era di questo ciò di cui aveva bisogno la notte di Halloween — o forse proprio tutte le notti del mondo. Aveva bisogno di contatto, di vicinanza, di essere visto da lei, di sentirla al suo fianco, perché attraverso di lei riusciva a vedere una piccola luce anche quando si trovava nel fondo più oscuro del suo dolore. Gli capitava di ancorarsi a questo quando si chiedeva perché fosse ancora vivo mentre molti altri non ce l’avevano fatta; perché lui aveva potuto vedere Janus prendere i M.A.G.O. mentre James e Lily non avevano potuto fare lo stesso con Harry? Perché lui poteva passare il resto della sua vita con la donna che amava mentre Remus se ne era andato lasciando da sola Tonks?

Lei era un faro nelle notti buie della sua anima e riusciva sempre a mantenerlo a galla, a indicargli la via. 

Hazel e Sirius sentirono il rumore della porta d’ingresso che si spalancava, ma non fecero nemmeno in tempo a dividersi uno dall’altra che tre figure si palesarono sulla soglia del salotto.

- Che schifo. - Disse Aurora, quando i suoi genitori si voltarono verso di loro, tenendo tra le braccia un sacchetto pieno di dolci. - Vi state baciando! - 

- Tu e Halley siete fortunati. - Aggiunse Janus, in piedi tra i due. - Prima della vostra nascita si scambiavano certe effusioni molto più spesso. - 

- Non vogliono fare un altro bambino, vero, Jan? - Chiese candidamente Halley. 

- Non credo proprio. Mamma è troppo vecchia. - 

Sirius sogghignò, mentre Hazel lo guardò male il giovane. 

- Dovreste essere contenti che i vostri genitori si amano ancora, dopo tutto questo tempo. - Disse loro, alzandosi in piedi. 

- Quando smetteremo di “scambiarci effusioni” allora sarà il momento di preoccuparvi perché vorrà dire che staremo per lasciarci. - Rincarò la dose Sirius, lasciando il divano. 

Aurora scrollò le spalle con disinteresse, mentre Halley corrucciò le sopracciglia e piegò le labbra verso il basso prima di correre verso i genitori al grido di lungo e disperato “nooo!”

Sirius lo prese in braccio, ma se ne pentì quasi all’istante: - Oh Godric, non ho più l’età per certe cose… - Gemette.

- Mettilo a letto, prima che ti venga mal di schiena. - Disse Hazel lasciandosi scappare una risata. 

Il mago annuì sbrigativo e subito si diresse verso il corridoio. 

- Vado a dormire pure io. - Annunciò poco dopo Aurora, seguendoli. 

- Lavati i denti! - 

- Sì, mamma… che palle. - 

- Hey, linguaggio! - 

- Scusa. Ti voglio tanto bene, okay? Buonanotte. - Sbuffò la ragazzina, prima di sparire su per le scale.

- Ottimo. - Fece invece Janus, dopo qualche istante. - Vi ho riportato la prole, ho fatto il mio dovere di fratello maggiore… e adesso me ne vado. - 

- Dove vai? - Gli chiese sua madre in tono urgente, scrutandolo da capo a piedi. 

Ultimamente Janus sembrava diverso, come se avesse riacquistato un po’ d’amor proprio o come se avesse improvvisamente capito che forse valeva la pena abbinare i colori dei propri vestiti e magari anche pettinarsi di tanto in tanto. Hazel sapeva che dopo Faye suo figlio si era un po’ lasciato andare in un modo che gli ricordava tristemente Sirius ai tempi di Grimmauld Place. Adesso, invece, lì in piedi davanti a lei, sembrava un ragazzo totalmente nuovo. Probabilmente la presenza di Molly non era del tutto un male.

- Esco con Klaus. - Buttò lì lui. - Ci vediamo domenica per pranzo, d’accordo? - 

Hazel annuì. - Stai attento e comportati bene… con le donne. - Gli disse, a costo di sembrare imbarazzante. 

Janus infatti si ritrovò ad aggrottare la fronte senza capire. - Mi hai fatto un lungo discorso sul consenso quando avevo tredici anni, te lo ricordi? - 

- Non intendevo quello, scemo. - Sbuffò Hazel, mettendo le mani sui fianchi in un modo che un po’ ricalcava la signora Weasley. - Non spezzare cuori. - 

Lui, ancora più perplesso, si ritrovò a sorridere. - Mamma, lo sai che sono un romantico. - La rassicurò, raggiungendo la soglia tra il salotto e il corridoio. - Di solito è il mio cuore quello che viene spezzato, ma non preoccuparti. - 

Hazel annuì e basta, e in un secondo le tornò in mente tutta la strada che avevano fatto insieme, all’inizio praticamente da soli in quel cottage sperduto in Scozia e ora in quella casa del centro di Londra, e per fortuna tutti insieme. 




 

Non particolarmente soddisfatta di questa one-shot, ma ormai ho capito che periodicamente divento incapace di scrivere quindi ve la beccate così (spero possiate perdonarmi). 

So che sto dando l’impressione di seguire una mezza specie di ordine cronologico nella narrazione, in perte è vero ma non è assolutamente voluto. Non ho mai scritto una raccolta quindi sto ancora cercando di capire come gestire la cosa. 

Come al solito grazie di aver letto fin qui,

J.

   
 
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