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Autore: CervodiFuoco    02/02/2023    1 recensioni
[Willow]
[Willow]La storia racconta del ritorno a Tir Asleen dei membri della compagnia di avventurieri protagonisti della prima stagione della serie TV "Willow". La regina Sorsha decide di indire una settimana di festeggiamenti con giochi, musica e cibarie, i cui protagonisti saranno proprio quelli della serie stessa. Esploro sia il lato spassoso dell'avvenimento, sia quello psicologico che per ogni personaggio può significare il "tornare a casa" dopo l'avventura vissuta, il tutto ricreando la stessa atmosfera leggera, ironica ma avventurosa della serie, con la speranza di divertire ma anche trasmettere qualcosa di speciale. Buona lettura!
Genere: Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. “La Compagnia Si E’ Sciolta!”


 

Le trombe squillavano in coro facendo da cornice alla porzione di cielo azzurro vivido visibile sotto alla tettoia delle tribune. Tamburi scuotevano l’aria e facevano tremare i sedili. Un vociare continuo e indistinto riempiva ogni istante di silenzio durante il quale non si conversava.

Ci pensò Boorman a rompere quel silenzio.

«E quindi lei che ha fatto?»

Stava mangiando con gusto una coscia di maiale arrosto, enorme. Con gran disappunto di Elora e Graydon, ne aveva presa (rubata) una dalle cucine prima di salire in tribuna assieme a loro e adesso dovevano sorbirselo mentre masticava e si puliva la barba come se non avesse fatto colazione da appena un’ora.

«Non lo so, suppongo che la cosa sia andata avanti per un po’, dopo» rispose evasiva Elora. Pareva intenta a cercare qualcosa o qualcuno nell’ampio spiazzo che si apriva sotto di loro, pieno zeppo di gente che brancolava. Aveva raccolto i capelli rosso vivo dietro la nuca e indossato un lungo abito elegante color verde pallido.

Boorman deglutì. «Come sarebbe a dire non lo so? Ci avrai parlato, no?»

Elora si strinse nelle spalle.

«Credo che non voglia dirtelo, Boorman» intervenne Graydon, seduto dall’altro lato del mercenario. Se ne stava un po’ rigido, a braccia conserte, anch’egli assorto sulla folla. Come Elora, portava un vestito dalla fattura ricercata ma non troppo, sui toni del nero e del grigio abbelliti da ricami in oro.

«Ohf» grugnì l’uomo barbuto. «Voi adolescenti e le vostre turbe mentali. Un giorno vi passeranno, e ripenserete a me e a quanto mi avete trattato male.» Lui invece aveva addosso un camicione bianco e bei pantaloni robusti ramati; una fascia scura legava i capelli in una crocchia dietro il capo. Strappò coi denti un altro grosso pezzo di carne abbrustolita.

Graydon gli rifilò uno sguardo vacuo ma tagliente. «Ma tu non sei mai pieno?»

Boorman si prese tutto il tempo per deglutire e poi pulirsi le labbra col tovagliolo (rubato) che teneva sull’avambraccio a quello scopo. «Ascolta.» Si voltò per guardare per bene Graydon. «Se voi non avete fame, o avete la luna storta per i vostri rispettabilissimi motivi, non è un mio problema. Ok? Siamo stati per un tempo infinito in postacci schifosi e senza uno straccio di cibo decente. Non m’importa niente se è passata una settimana da quando siamo qui, io mi godo il cibo. E anche tutto il resto. D’accordo?» Annuì soddisfatto e serissimo, continuando a fissare in modo penetrante il ragazzo – il quale lo fissava di rimando, anche se meno intensamente. Anzi, a dirla tutta sembrava proprio passargli attraverso e guardare Elora, battendo appena le palpebre.

Boorman si risistemò alla meglio sulla seggiola, un po’ sgangherato, e si pulì i denti con la lingua. «Quindi non vuoi proprio dirmelo, eh?» incalzò Elora dopo un po’.

La rossa sbuffò dalle narici. Adagiò il busto contro lo schienale e volse lentamente il viso sull’uomo. «Che vuoi sapere» piattina.

«Solo come ha reagito Sorsha! Tutto qui» ammise Boorman sulla difensiva.

«Ma tu non ci hai parlato, scusa?»

«Ci ho provato. Ma tutte le volte c’era sempre qualcuno appiccicato a lei. O nel peggiore dei casi, Airk stesso.»

«Io intendevo con Airk» fece Elora rassegnata.

«Ah.» Boorman guardò fisso avanti a sé. «No, in realtà no. Insomma… lui è il principe. O per lo meno, è tornato ad esserlo, no? La compagnia si è sciolta!» esclamò in tono teatrale.

Elora si sporse subito per scavalcare Boorman con la propria attenzione e interpellare Graydon seduto al di là. «Graydon, tu pensi che la compagnia si sia sciolta?»

«No, direi proprio di no» rispose lui con un mezzo sorriso, anche se parve un po’ colto alla sprovvista dalla domanda.

«E credi che Airk sia tornato a fare il principe come prima?»

«Assolutamente no» ridacchiò Graydon.

Elora tornò a squadrare Boorman come se fosse un ragazzino più immaturo di lei.

«Che c’è?» fece lui, irritato.

«Perché non dici la verità e basta? In questi giorni non hai fatto altro che mangiare, dormire e sparire giù al villaggio. Non sai neanche che succede, qui.»

«Ehi. Questo non è vero, ragazzina.»

Elora fece per ribattere, ma le trombe mutarono la loro melodia e l’elettricità che gonfiava l’atmosfera dell’arena d’un tratto si espanse come una bolla. Il brusio era andato pian piano scemando mentre parlavano e adesso l’ampio spiazzo circolare ai piedi delle tribune era sgombro. Tutti avevano preso posto.

Con un sospiro di rassegnazione – sia da parte di Elora, sia di Boorman – entrambi si dedicarono a ciò che stava per avvenire.

Sul lato sinistro delle tribune, dove queste piegavano in una sinuosa curva, s’innalzava il posto d’onore della corte reale, le cui arcate in legno erano maggiormente intarsiate e abbellite da stendardi che in quel mattino ondeggiavano appena nella fresca brezza primaverile. Lassù, poco più in alto rispetto al livello al quale sedevano i tre amici, in quel rettangolo vuoto si erano affacciati Sorsha, Kit alla sua destra e Airk alla sinistra. Erano tutti e tre meravigliosi, con abiti nobili che abbellivano ed enfatizzavano le loro forme e ne slanciavano l’altezza, ed avevano i capelli acconciati in modi elaborati. Ai lati della postazione una coppia di guardie reali riempiva il quadro a lancia impugnata ed elmo calato.

«Gentili amici» esordì flemmatica Sorsha, con voce squillante, le braccia aperte. «Grazie di essere accorsi qui oggi. Sono felice e orgogliosa di annunciare ufficialmente all’intera Tir Asleen che la spedizione partita per recuperare mio figlio Airk ha fatto ritorno, e con successo, come potete ben vedere!»

Seguì uno scroscio di applausi ed esclamazioni positive.

A quel punto Sorsha fece un passo indietro, Airk uno avanti. Fu lui a prendere parola.

«E’ un onore e una gioia immensa, per me oggi, essere qui davanti a voi. Non potrei farlo, se non fosse stato per mia sorella, ed i suoi intrepidi e coraggiosi amici.» Altri applausi. Kit si limitava a stare impalata e sorridere di tanto in tanto. «Ma un doveroso ringraziamento va anche a chi è rimasto qui, a custodire e proteggere Tir Asleen mentre la minaccia del nemico continuava a incombere. E come non ringraziare anche… »

«A me sembra che stia proprio facendo il principe» farfugliò Boorman, che aveva avuto l’accortezza di avvolgere la coscia di maiale nel panno delle cucine e messo da parte. Se ne stava però ancora sulla sedia in modo alquanto scomposto. «Quand’è che ha imparato a parlare così? E’ ancora sotto l’effetto di qualche incantesimo, forse» e rise sotto i baffi per la sua stessa battuta.

«Forse, se la smettessi di dire sciocchezze, ti accorgeresti che sta leggendo un discorso» disse Elora sottovoce, che però non riuscì a non sorridere all’ironia di Boorman. «Guarda.» Fece un cenno col capo.

In effetti era vero. Ogni circa sei o sette secondi Airk abbassava lo sguardo, senza interrompere il parlato, per poi rialzarlo. Solo a loro tre e pochi altri della corte, che sedevano così vicini alla tribuna d’onore, era possibile notarlo.

«Scommetto che l’hai aiutato a scriverlo» osservò Graydon rivolgendosi ad Elora.

«Solo un pochino» ammise lei.

«… ed ora lascio la parola a mia sorella Kit» concluse Airk con un immenso sorriso abbagliante.

Kit fece un mezzo passo avanti. Il suo, di sorriso, era invece sincero solo per metà. Pochi fra i presenti la conoscevano a tal punto da intuirlo.

Proprio mentre la principessa apriva bocca, qualcuno sbucò al fianco di Elora sibilando qualcosa a mezza voce.

«Ah, sei tu… mi hai fatto prendere uno spavento!» gemette Elora. Salutò Jade posando una mano sulla sua, mentre lei prendeva posto. «Dove diavolo eri? Ti aspettavamo!»

«Si, lo so, scusate… i preparativi per questo evento sono qualcosa di allucinante, non avete idea.»

Per Jade era stata confezionata un’armatura leggera in stoffa e cuoio delle fattezze di quella che era solita indossare prima, ma questa era interamente bianca e dorata, con diversi drappi ad abbellire il tutto qui e là. Le conferiva un’aria piuttosto solenne, ma anche aggraziata. Aveva i capelli raccolti in numerose treccine sparse nel mezzo della folta chioma.

«Che mi sono persa?»

«Ah, niente di che… il discorso iniziale» le rispose Elora.

«Ehi, vi state perdendo la piccola che si ingarbuglia da sola» intervenne Boorman, concentratissimo.

In effetti era vero. Kit aveva smesso in quel preciso istante di parlare e si mordicchiava vistosamente il labbro, sbattendo le palpebre. Schioccò la lingua sul palato e proseguì. «Come stavo dicendo, quando si è incaricati di un compito simile, non è mai abbastanza la...»

«Direi che sta andando bene» commentò Graydon, e subito dopo soffocò uno sbadiglio dietro una mano.

«Ma voi avete capito quante prove effettivamente ci sono?» domandò Elora.

Jade la ignorò, ipnotizzata da Kit, ma Boorman e Graydon le prestarono ascolto. Il primo scosse il capo, assorto; il secondo invece assunse un cipiglio moderatamente saccente e mostrò il palmo di una mano aperta, pronto a contarne le dita con l’indice dell’altra.

«Taglio del ceppo, percorso a ostacoli, corsa coi sacchi in coppia e duello uno contro uno. Il tutto condito da banchetti, musici, cibo a volontà. E trucchetti e magie di Willow disseminate ovunque, suppongo, come ha detto di voler fare.» Una pausa. «Oh, e il ballo.»

«Cibo a volontà è un dettaglio da non sottovalutare» osservò Boorman, che continuava ad ascoltare Kit – o forse era in attesa di un altro suo strafalcione.

La faccia allibita di Elora venne accompagnata dalla voce di Sorsha.

«Ma non dilunghiamoci oltre!» La regina sbucò di nuovo in mezzo ai due figli riacquistando il centro dell’attenzione. Kit indietreggiò subito di quel mezzo passo, imitata da Airk che continuava a tenerla d’occhio con una certa preoccupazione. «E’ giunto il momento di chiamare qui il resto della compagnia. Gli eroi che hanno affiancato Kit e con lei hanno salvato mio figlio. Ragazzi, prego, salite!»

All’unisono Graydon, Boorman, Elora e Jade si zittirono, si alzarono in piedi e lasciarono la loro seduta sfilando ordinati e composti. Per mezzo di una scalinata raggiunsero la tribuna d’onore, dove li attendevano raggianti Kit, Airk e Sorsha.

Willow si era appena alzato in piedi da una seggiola alle spalle del trio reale: anch’egli sorrideva caloroso agli amici, accompagnato dal suo fidato scettro in cui era stato incastonato un nuovo cristallo magico. Vestiva una sontuosa tunica ricamata che richiamava lo stile del suo popolo, i Nelwyn.

Assieme andarono a sporgersi dalla balaustra in legno massiccio.

L’arena si aprì maestosa e traboccante di spettatori davanti a loro. Un tripudio di bandierine multicolori percorreva l’intera struttura. E l’applauso: arrivò loro uno scroscio di applausi soverchiante, felice, festoso. Grida. Saluti. Braccia che si muovevano. Volti di ogni età e sesso mostravano espressioni gaie e sollevate. Gratitudine.

Quel giorno era per loro.

 

Il tempo si era dilatato durante quell’applauso, ed ogni membro della compagnia aveva potuto assaporarlo in modo del tutto personale.

Fu Sorsha che, alzando le mani, chiamò nuovamente al silenzio.

«Con oggi si aprono i festeggiamenti per celebrare e ringraziare questi giovani eroi ed eroine. Da oggi potrete osservarli e fare il tifo per loro, nei giochi che abbiamo organizzato per divertirci tutti assieme. Che i giochi… abbiano inizio!»

   
 
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