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Autore: Jamie_Sand    14/02/2023    3 recensioni
Raccolta di one-shot legata alla mia long "lascia che ti racconti la storia".
Piccoli scorci sulla vita di Hazel e Sirius e le persone attorno a loro.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Lascia che ti racconti la storia'
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La canzone della piña colada


Quando Sirius Black era ancora un baldo giovanotto di bell’aspetto e con una ardente voglia di infilare le mani sotto la gonna della divisa di qualche studentessa di Hogwarts, San Valentino rappresentava per lui un’occasione unica. Non aveva mai dovuto faticare per trovare pretendenti pronte a soddisfare i suoi pruriti adolescenziali — a contrario di Peter, Remus e un po’ anche di James — ma il quattordici febbraio le ragazze sembravano letteralmente cadere ai suoi piedi. Gli bastava sorridere un po’, guardarle con un po’ più di insistenza e chiunque, chiunque, avrebbe accettato un eventuale invito a Hogsmeade da parte di Sirius Black, appuntamento che naturalmente culminava in qualche vicolo appartato o, ancora meglio, in chiacchierata notturna in qualche aula vuota del castello.

Non aveva mai regalato fiori a nessuno per San Valentino, tantomeno cioccolatini o pupazzetti, nessuna cena fuori e nemmeno una di quelle romantiche e intime in casa al lume di candela. Con Hazel le cose non erano poi cambiate molto e non perché non avesse voglia di essere romantico con lei: semplicemente era una cosa che non gli veniva mai in mente di fare. Non gli veniva naturale.

Nei primi anni del loro rapporto non avevano avuto né il tempo né l’umore adatto per certe cose, troppo occupati a sopravvivere o a prendersi cura di Janus, inoltre lei diceva spesso che San Valentino era una festa consumista, sessista, eteronormativa e altre parole che Sirius capiva appena, diceva che “l’amore si dimostra tutti i giorni” e che loro non avevano bisogno di feste del genere. 

Era ferma su queste posizioni nonostante Sirius avesse l’impressione che, in fondo in fondo, Hazel volesse festeggiare la festa degli innamorati insieme a lui, proprio come tutte le altre. 

Dunque il quattordici febbraio in casa Black-Rains era un giorno come tantissimi altri, in cui Hazel si chiudeva nel suo studio di pittura mentre lui andava a Grimmauld Place, che in quel periodo si riempiva di ospiti, per aiutare Andromeda, oppure faceva una piccola tappa a Hogwarts per portare dei cioccolatini a forma di cuore ad Aurora e Halley, cosa che i due trovavano enormemente imbarazzante. 

Quella mattina, in piedi davanti allo specchio appannato del bagno adiacente alla sua camera da letto, Hazel fissò il suo riflesso con lo stesso sguardo critico di sempre. L’accappatoio di spugna rosa in cui era avvolta non celava per niente un fatto triste e una cruda verità: stava davvero diventando vecchia. 

Si passò le mani sul viso, scese lungo il collo e poi fino al decoltè, prima di voltarsi verso la porta spalancata sulla stanza, da dove Sirius la stava osservando, ancora sdraiato sul loro letto.

Anche lui era appena uscito dalla doccia, ma indossava già nuovamente il suo pigiama che consisteva in un paio di pantaloncini di cotone che aveva raccattato tra le vecchie cose di Janus quando ancora viveva con loro, e una maglietta a maniche corte su cui era stampato il disegno di un cane stilizzato. Anche in quel modo, con i capelli bagnati, i vestiti sciatti e sveglio da poco più di un’ora, Hazel non poteva far altro che pensare che fosse bellissimo. 

Avevano la stessa età da quando lui aveva lasciato il velo, non c’erano più quattordici anni di differenza a dividerli, ma era evidente che fosse lei quella con i segni del tempo più evidenti tra i due. Chissà, forse i maghi invecchiavano più lentamente dei babbani.

- Ti senti ancora attratto da me? - Chiese improvvisamente Hazel guardando Sirius ma rimanendo ferma davanti allo specchio.

Lui gli rivolse un’occhiata perplessa. - Non te l’ho appena dimostrato? - Domandò a sua volta, con una certa eloquenza. 

Hazel alzò gli occhi al cielo e poi si mosse per uscire dal bagno, raggiungendo la sua parte di letto. - Ieri io e Tonks siamo state a fare una passeggiata a Diagon Alley. - Raccontò, sedendosi tra le pesanti coperte. - Abbiamo incontrato quella tua amica.

- Che amica? - Fece Sirius. 

- La giornalista della Gazzetta del Profeta… quella che ha scritto quell’articolo su di te qualche anno fa. - Disse Hazel con ostentata nonchalance. - Quella con la risata facile, bionda, denti perfetti, culo di marmo e tette che sfidano le leggi della gravità. Beata lei. - 

- Ah, Yvonne. - 

- Yvonne. - Ripeté Hazel, stavolta lasciando trapelare un bel po’ di disapprovazione. 

Sirius cercò di nascondere un sorriso beffardo. - Be’, dunque? - La spronò divertito.

Lei scrollò le spalle. - Ha chiesto di te con molta insistenza. - Buttò lì.

- E ti sei sentita gelosa? - 

- Un po’ sì. - Ammise subito Hazel, parlando con aria colpevole. - Lei è perfetta, se una come lei si interessa a te non posso fare a meno di sentirmi… minacciata, ecco. - 

- Non si interessa a me, avanti. Avrà sì e no venticinque anni! - Esclamò Sirius, piuttosto divertito da quelle che per lui erano considerazioni senza capo ne coda. - È più giovane di Janus, così è troppo persino per me. - 

- Ma è giovane e bella. E palesemente interessata a te. - Rimarcò Hazel, imbronciata. 

- Non è interessata a me come persona; lei è interessata a me come Sirius Black, il padrino del famoso Harry Potter, quello scappato da Azkaban, morto e poi resuscitato. - Sottolineò lui. - Ma anche se fosse come credi non interessa. Mi importa solo che sia tu la sola persona a interessarsi a me. - 

Lei emise un basso mugolio che poteva voler dire qualsiasi cosa e poi si sdraiò e posò la testa petto di lui, che a sua volta prese ad accarezzarle piano la schiena al di sotto del tessuto spugnoso dell’accappatoio. 

Rimasero in silenzio e immobili per un po’, Hazel ferma ad ascoltare il battito del cuore di lui, e Sirius con lo sguardo perso nel vuoto. 

Non aveva mai capito come mai Hazel fosse sempre stata così tanto critica riguardo il suo aspetto, fin da quando l’aveva conosciuta. A vent’anni era una ragazzina dall’aspetto acerbo ma tutto sommato molto carina, poi, durante gli anni in cui lui non c’era stato, lei era cresciuta trasformandosi in una donna meravigliosa. Persino in quel momento, nonostante quei primi segni del tempo che si facevano notare, non c’era venticinquenne che, davanti agli occhi di Sirius Black, potesse tenere testa alla sua Hazel. 

- Che impegni hai per oggi? - Le domandò, quando lei lasciò il letto per rivestirsi. 

- Le solite cose. - Rispose Hazel. - Probabilmente dipingerò e ignorerò le chiamate e le email persecutorie del gallerista. Pretende che io produca qualcosa a comando, come se fossi una fabbrica di quadri senz’anima. Detesto questa mercificazione dell’arte. - 

- Però ti piace essere pagata. - 

Lei, in tutta risposta, lo guardò male. - Tu invece cosa farai oggi? - Gli chiese poi. 

- Avevo intenzione di passare a Hogwarts, ma visto che è sabato ci sarà una di quelle gite a Hogsmeade, quindi non so. - Rispose Sirius. - So solo che i nostri figli mi ritengono imbarazzante ormai… quando abbiamo smesso di essere fighi, con esattezza? - 

- Io non ho mai smesso di esserlo. - Ribatté Hazel, dandosi teatralmente della arie e iniziando a vestirsi. - Comunque oggi Aurora uscirà con quel suo compagno di Casa che le piace tanto, quindi forse è meglio se eviti di starle tra i piedi. - 

- Quale compagno di Casa? - Tuonò Sirius, sgranando gli occhi. 

- Arial qualcosa… quel bel ragazzo che veniva a trovarla l’estate scorsa. - 

- Arial Rowle. - Borbottò il mago. - Non mi piace per niente. -

Arial Rowle. 

Sua figlia usciva con Arial Rowle a San Valentino. Usciva con un maschio! Con un maschio del settimo anno, Serpeverde come lei, aspirante chitarrista nonché cantante della sola band indie-rock di tutta Hogwarts; un maschio che puzzava di erba e testosterone, che parlava con una voce strascicata e che la scorsa estate era entrato a casa loro e si era rivolto a Sirius chiamandolo per nome e dandogli una pacca su una spalla. 

Una pacca sulla spalla!

- Sai, ora che ci penso devo proprio passare da Mielandia per… - 

- Non ci provare. - Lo fermò subito Hazel. - Non ti permetterò mai di rovinare il primo appuntamento di nostra figlia, il giorno di San Valentino, per altro! Io lo trovo molto bello e romantico. - 

- Sai cos’era bello e romantico? Io che attraversavo il paese a bordo di una moto volante per portare ai miei figli dei cioccolatini a forma di cuore. - Obiettò Sirius. - E adesso non posso più farlo perché Halley si vergogna di me e Aurora esce con quello. -

- Halley non si vergogna di te… - Tentò di consolarlo Hazel, sedendosi nuovamente al suo fianco. - Ed è giusto che Aurora faccia le sue esperienze, ormai ha quattordici anni. - 

- Se quello lì, con quelle sue sudice mani, si azzarda a toccarla… giuro che lo ammazzo. - Asserì Sirius. - Ma prima lo torturo. Oh sì, lo torturerò fino alla follia e quando mi arresteranno io mi appellerò al fatto che ho già scontato dodici anni senza aver commesso alcun reato. - 

Hazel sospirò, scuotendo la testa. - Prima o poi capiterà che qualcuno… come dire… la tocchi, no? Avrà un fidanzato un giorno. O una fidanzata. - 

- Sì, un giorno. Quando avrà trent’anni magari. E comunque non quel tale! - 

- Tutte abbiamo avuto un Arial, almeno una volta nella vita. È solo una fase. - Spiegò pazientemente Hazel. 

- Quindi anche tu hai avuto un Arial? - 

- Oh, più di uno, a dir la verità. - Annuì lei. - Era proprio il mio tipo. Più o meno all’età di Aurora ho avuto il mio primo fidanzatino… un Arial di prima categoria. - 

- Fammi indovinare: anche lui suonava la chitarra e si uccideva di canne? - 

Hazel scosse la testa. - No… molto peggio: lui suonava il didgeridoo e si faceva di funghetti e altre cose del genere per entrare in contatto con il suo “io interiore”, quindi era molto peggio, sì. - Raccontò, con tutta l’aria di chi stava tirando fuori gli scheletri dal suo armadio. 

- Hai chiaramente fatto un salto di qualità con me. -

- Oh, certo. Dal drogato suonatore di didgeridoo al mago ricercato, in effetti non potevo chiedere di meglio. -

- Mago ricercato nonché gran figo, ricco, intelligente, affascinante, miglior amante del mondo… - 

- E soprattutto molto modesto. - Concluse solennemente Hazel. 

- Ovviamente modesto, certo. - Annuì Sirius. - E di sicuro molto innamorato di te. -

Hazel lo guardò scettica, alzò gli occhi al cielo e poi le sue labbra si piegarono all’insù in un timido sorriso un po’ imbarazzato. 

Eccola lì, la stessa ragazzina di sempre, nonostante il tempo che era passato dalla prima volta che aveva confessato di amarla, pensò Sirius mentre la guardava. - Cosa vuoi per colazione? - Le domandò, alzandosi in piedi. 

- Decidi tu. Io finisco di vestirmi e scendo. - 

Sirius annuì e dopo aver lasciato la camera da letto scese le scale, diretto in cucina. 

Anche se Aurora e Halley partivano per Hogwarts ogni anno già da diverso tempo, era sempre un po’ strano aggirarsi per quella casa vuota e silenziosa quando non c’erano. 

Sirius era solito essere molto nostalgico, e doveva ammettere che ultimamente si sentiva schiacciato dal peso dello scorrere del tempo molto più del solito: Harry era praticamente un suo coetaneo adesso, Janus era un uomo adulto e sposato, Aurora usciva con i ragazzi e Halley aveva smesso di vedere in suo padre la persona più interessante del mondo. Nessuno aveva più bisogno di lui, forse nemmeno Hazel, dato che da tempo ormai aveva superato quella grande paura dell’abbandono che l’aveva caratterizzata da giovane. 

Una volta in cucina Sirius mise a fare del tè e a colpi di bacchetta preparò velocemente la colazione. Poco dopo un gufo picchiettò il vetro della finestra con il becco, portando con sé una copia della Gazzetta del Profeta e una del Settimanale delle Streghe, rivista che Hazel leggeva sempre con molto interesse, dato che trovava piuttosto divertente leggere articoli di gossip su persone che conosceva nella vita reale. Le notizie erano più o meno sempre le stesse: si passava dai presunti tradimenti di Harry da parte di Ginny e viceversa, alle foto della nuova Ministra della Magia Hermione Granger mentre era in vacanza da qualche parte insieme a Ron, Rose e Hugo, ai mormorii riguardanti l’omosessualità di Albus e, infine, al matrionio tra Janus e Molly che, secondo il settimanale, era praticamente sempre in crisi. Ogni tanto si parlava anche di Hazel e Sirius, a dire il vero soprattutto di Sirius e della sua vita da mago purosangue molto ben integrato nella comunità babbana. 

- Sembri così assolto. - Disse Hazel, appena comparsa sulla soglia della cucina, fissando Sirius che a sua volta stava fissava con espressione pensierosa le pagine Settimanale delle Streghe. - Notizie interessanti? - 

- Solite cose. - Rispose Sirius, abbandonando la rivista sul tavolo, prima di sedersi davanti alla sua tazza di tè. - A quanto pare Harry tradisce Ginny con la sua giovane assistente bionda. Un po’ un cliché, non credi? Non sanno più cosa inventarsi. - 

- Già. Povera Ginny. - Commentò Hazel, sedendosi davanti a lui, dall’altra parte del tavolo, davanti al suo piatto di uova. - Di Janus e Molly hai letto qualcosa? Sono ancora a un passo dal divorzio? - 

Sirius scrollò le spalle. - Sono stati citati alla svelta su un articolo su Teddy e Victoire, ma nulla di interessante. - Spiegò con leggerezza. - La giornalista si chiede come mai Molly non sia ancora incinta, nonostante sia sposata con Jan da qualche anno. In effetti me lo domando anche io. - 

- Non mi dire che vorresti dei nipoti. - Sogghignò Hazel. 

- Non particolarmente, lo ammetto: in fin dei conti metterebbero in discussione il mio innato fascino. - Rispose Sirius. - Tuttavia è strano… Janus dice di volere quattro figli da sempre, mi pare. Ha persino già scelto i loro nomi. - 

- Ma magari Molly non ne vuole. - Ipotizzò lei. - È giovane e agli inizi di una promettente carriera come scrittrice; c’è tempo per il resto. O forse non ne vuole e basta. -

- O forse non riescono ad averne e Janus non ci dice niente come al solito. Fa sempre così quando qualcosa non va: si tiene tutto dentro e si strugge in silenzio. -

Hazel assunse un’espressione corrucciata. - Io preferisco pensare che non ne vogliano. - 

Sirius decise di non ribattere e pochi secondi dopo il campanello suonò e l’uomo si alzò senza dire niente per andare ad aprire la porta. 

Quando la spalancò gli si palesò davanti un ragazzo, anzi, un uomo dai capelli scuri e gli occhi grigi, con un completo da mago con tanto di mantello indosso e una valigetta in finta pelle appesa ad una spalla, che rendeva palese il fatto che il giovane fosse pronto per l’ennesima giornata lavorativa, nonostante fosse appena iniziato il fine settimana. In mano, inoltre, aveva un bel mazzo di dalie arancioni.

A guardarlo così, Janus Black sembrava una versione più giovane di suo padre ma nei panni impeccabili di un Percy Weasley. Essere stato cresciuto per gran parte della sua adolescenza dal perfetto capo dell’Ufficio del Trasporto Magico del Ministero della Magia aveva lasciato una grande impronta su di lui che, nonostante fosse molto più rilassato rispetto a qualche anno prima, aveva mantenuto un certo rigore. 

- Stavamo proprio parlando di te. - Gli disse Sirius, facendolo entrare. - Quelli sono per me? - Domandò poi scherzosamente, facendo un cenno verso i fiori. 

Janus aggrottò le sopracciglia, un po’ divertito e un po’ perplesso. - Sono per mamma. - Rispose, varcando la soglia. - Perché parlavate di me? -

- Io, tua madre e il Settimanale delle Streghe ci stavamo giusto chiedendo come mai tu e Molly non aspettate un bambino, nulla di che. - Buttò lì Sirius, incassando un altro sguardo perplesso da parte del figlio. 

Janus lasciò cadere la questione nel vuoto e una volta in cucina esclamò: - Buongiorno! - 

- Oh, ciao, Jan. - Lo salutò Hazel, non appena lo vide varcare la soglia. - Che fai qui a quest’ora? - 

- Sono passato solo per augurarti un Buon San Valentino. - Spiegò, lasciando il mazzo di dalie sul tavolo. 

Hazel sospirò un intenerito “ooh” e poi si alzò per baciarlo su entrambe le guance. Janus era solito regalare qualcosa a sua madre per San Valentino ogni singolo anno da quando ne aveva sette, ma ogni singola volta Hazel non poteva fare a meno di commuoversi un pochino. - Sei così dolce… - Gli disse, sorridente. - Non come tuo padre. - Aggiunse in tutt’altro tono, voltandosi verso Sirius.

- Come? Ma scusa, non dici sempre che San Valentino è una festa consumista, sessista ed eteronormativa? - Si indignò Sirius. 

Hazel liquidò la questione con una scrollata di spalle.

- Lei e Percy festeggiavano ogni anno. - Lo informò invece Janus, sedendosi su una delle sedie che circondavano il tavolo. - È lui che mi ha insegnato il romanticismo, lo sai? - 

- Immagino cosa ti abbia insegnato, quello lì… - Borbottò Sirius, sistemandosi al suo fianco. - Illuminami, che programmi avete tu e Molly per la giornata? - 

- Oggi lavoro tutto il giorno. - 

- Eh, ti pareva, una cosa molto da Weasley. - Affermò Sirius, con un certo compiacimento nell’avere ragione. Percy Weasley doveva essere l’antiromanticismo.

- … e poi stasera abbiamo una passaporta per Tokyo. - Continuò Janus, come se il padre non lo avesse mai interrotto. - Mangeremo ramen, dormiremo in una di quelle locande tipiche giapponesi e lunedì saremo di nuovo qui. Ah, le ho scritto anche una canzone, una sonata per violino, per essere precisi, ma non gliel’ho ancora suonata. - 

Hazel si lasciò sfuggire nuovamente quel suo verso intenerito, mentre Sirius arricciò il naso con un certo disappunto. Non era proprio roba per lui, quella. 

- Anche tu e Percy facevate certe cose a San Valentino, Hazel? - Domandò. - Ti portava da qualche parte e suonava per te? - 

Lei scosse la testa e si sedette nuovamente. - No, lui odiava viaggiare e di sicuro non è un tipo abbastanza creativo da scrivere una canzone d’amore. - Spiegò, proprio come se fosse ovvio. - Però andavamo nello stesso ristorante del nostro primo appuntamento ogni anno e durante la giornata mi spediva dei fiori a lavoro con delle civette bianche. Era molto dolce. - 

- Noioso e banale. -

- Però almeno lui ci provava. - Sottolineò Hazel, tagliente. 

- Guarda che se vuoi che ti porto a cena fuori basta dirlo. - Ribatté Sirius. 

- Se devo chiedertelo allora non lo voglio. - 

- Non me la cavo bene con la legilimanzia, quindi mi dispiace ma se vuoi una cosa da me devi chiedere. - 

- Non funziona così. - 

- A me non importa di come funziona. - 

- Ditemi: dove trovate la forza di bisticciare in questo modo di primo mattino? - Si mise in mezzo Janus, dopo un sospiro sconsolato. 

I suoi genitori erano molto lontani dal quell’idillio di romantica perfezione che aveva caratterizzato la storia d’amore di Hazel e Percy, ma Janus li trovava in un certo senso molto più veri, seppur spesso fosse davvero esasperante avere a che fare con loro. Probabilmente per questo Janus se ne era andato di casa poco dopo aver finito la scuola. 

Hazel alzò gli occhi al cielo, mentre Sirius sorrise e scrollò le spalle. 

- Quando si smette di litigare vuol dire che è finita la passione, ragazzo. -

Janus fece una faccia scettica. - Se lo dici tu. - Ribatté tranquillo. - Ad ogni modo… mi piacerebbe rimanere ad osservare i vostri litigi tutto il giorno, ma devo lavorare. Quindi ora me ne vado. - 

- Grazie ancora per i fiori, Jan. - Disse Hazel, sorridendo nella sua direzione. - Adoro le dalie, soprattutto di quel colore. -

- Lo so, le dipingi sempre; Van Gogh aveva i girasoli e tu hai le dalie. - Disse Janus, alzandosi in piedi. 

- Che ruffiano. - Lo prese in giro Sirius. 

Janus sogghignò e, dopo aver salutato i suoi genitori alla svelta, scomparve dalla cucina, accompagnato dal suono tipico della materializzazione. 

Una volta di nuovo da soli Hazel si alzò, recuperò un vecchio vaso di ceramica sempre vuoto appoggiato sul tavolo della sala da pranzo e tornò in cucina per sistemarci dentro quel mazzo di dalie arancioni. 

Sirius la guardò in silenzio, ancora seduto davanti alla sua colazione, chiedendosi se fosse o meno arrabbiata con lui per quella sua quasi totale mancanza di spirito romantico. Alla fine decise di chiederglielo: - Sei arrabbiata con me? - 

- No. - Si limitò a rispondere lei. - Perché dovrei esserlo? - 

- Perché non sono un tipo romantico, presumo. - Ipotizzò Sirius. - Perché non ti faccio sentire amata e desiderata… poco fa mi hai chiesto se mi sento ancora attratto da te… - 

Hazel staccò gli occhi dai petali color tramonto del mazzo di fiori infilato nel vaso per puntarli sul volto di lui. Non disse niente all’inizio, cosa che fece pensare a Sirius che lei fosse davvero un po’ arrabbiata con lui. 

- No… non sono arrabbiata. - Parlò alla fine. - Solo che… ogni tanto ho paura di finire come quelli della canzone della piña colada. - 

Sirius la guardò senza capire. - Che canzone? - 

- Parla di una coppia sposata da molti anni, intrappolata in una routine soffocante, i cui membri cercano avventure altrove mettendo un annuncio sul giornale. - Spiegò Hazel. 

- Oh sì, la conosco. - Fece lui. - Lei risponde all’annuncio del marito. Si tratta di una storia a lieto fine, se ci pensi bene. - 

- Sì, ma non voglio che ci annoiamo o che ci diamo per scontati come loro solo perché stiamo insieme da tanto. -

Sirius rimase in silenzio e fermo per qualche secondo, poi si alzò, fece il giro del tavolo e si avvicinò a lei. - Io non mi annoio mai con te, sei la mia migliore amica. E fidati che non ti do per scontata, anzi penso ancora che tu sia fin troppo per me. - Le disse, guardandola negli occhi. - Inoltre, per rispondere alla tua domanda di poco fa: sì, mi sento ancora decisamente parecchio attratto da te. Sarà colpa di tutto quel piltes che fai, chi può saperlo, ma temo che sarebbe lo stesso anche se tu fossi vecchia e malandata. -

- Si dice pilates. - 

- Sì, quel che è… sport babbano. - Fece lui alla svelta. - Comunque sono certo che anche quando avremo ottant’anni ti verrò a disturbare mentre sei sotto la doccia. - 

Hazel cercò in tutti i modi di nascondere quel piccolo sorriso che stava nascendo sulle sue labbra quando si sentì invadere da un sentimento di tenerezza. Non c’erano dubbi sul fatto che Sirius fosse davvero bravo a parole, ma era dello sguardo di lui che lei si fidava davvero: gli occhi di Sirius che in quel momento la stavano fissando proprio come se fosse la prima o l’ultima volta. 

Lui si avvicinò a lei e la baciò con tenera lentezza, quasi come se avesse paura di romperla o di farle male, nello stesso modo in cui l’aveva baciata quella lontana notte del 1993, quando aveva fatto l’amore con lei per la prima volta. In quella occasione le aveva giurato che non l’avrebbe lasciata mai, che nulla l’avrebbe tenuto lontano da lei ed era stato proprio così, alla fine.

Aveva lottato contro ogni sorta di avversità: contro il pericolo di essere preso di nuovo o baciato da qualche dissennatore, aveva combattuto contro sé stesso e i suoi demoni tra le mura di Grimmauld Place, era tornato dal mondo dei morti e se l’era ripresa nonostante tutti attorno a lui gli avessero detto che ormai era finita e no, non l’aveva mai lasciata, proprio come le aveva promesso. 

- Buon San Valentino, ragazzina. - Disse lui a bassa voce, quando si staccarono una dall’altra. - Giuro che l’anno prossimo ti prenderò anche io dei fiori. Forse. - 

Hazel mugugnò, un verso che poteva dire qualsiasi cosa ma che Sirius interpretò come un “buon San Valentino anche a te, stupido idiota”.



 

One shot abbastanza insensata giusto per cogliere il tema della giornata. Voi cosa ne pensate di San Valentino? Siete team Janus, con i suoi grandi gesti sdolcinati o team Sirius che invece proprio non ci arriva? Io devo ammettere che per quanto ami l’amore detesto fare quelle cose comandate tipo vestirmi bene per andare a cena fuori, fare regali o ricevere fiori/cioccolatini e altre cose del genere (per fortuna quest’anno me la sono scampata visto che ho una vita sentimentale meno vivace di un vermicolo ahahaha)

Vabbé, comunque ci sono tante forme d’amore e qualsiasi cosa facciate stasera spero che sia ciò che vi rende felici. 

Alla prossima!

J.



 
   
 
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