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Autore: gio_dy    12/09/2009    0 recensioni
Dave fermò Hotch che si stava dirigendo fuori in tutta fretta e gli porse un biglietto sul quale aveva scarabocchiato un indirizzo “Tieni, spero che lo userai” Hotch lesse il biglietto e lo guardò tra l’infastidito e lo stupito “Odio quando fai il profiler con me, te l’ha dato lei?” l’altro sorrise “Ce l’ho da sempre!” e salì sull’ascensore dove il resto della squadra li aspettava seguito dal collega. Raggiunsero l’uscita tutti insieme discutendo ancora del caso poi, una volta fuori, Hotch salutò il gruppo e si allontanò rapidamente… “Dove corre?” chiese Reid stupito dalla fretta insolita del suo capo “A finire il lavoro che ho iniziato io stamattina” Rossi sorrise, poteva ben immaginare il tormento di Hotch in quel momento, Morgan chiuse lapidario la conversazione “Viste le premesse avrebbe dovuto portarsi un giubbotto antiproiettile!” e' il mio primo esperimento... spero vorrete commentare.... abbiate pietà!! ;o)
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salem (Massachusetts)

Aprì gli occhi di scatto, la mente ottenebrata, le membra intorpidite... ogni parte del suo corpo provava dolore, ma non capiva perché. Pian piano la nebbia che le offuscava il cervello iniziò a diradarsi ed il ricordo di quanto era accaduto la aggredì come il morso di un cane rabbioso: aveva deciso di prendere un taxi perché stava facendo tardi all'appuntamento con Matthew... Matthew... chissà se si era spaventato non vedendola arrivare, sperava di si, sperava che a quell'ora avesse già chiamato la polizia ... a quell'ora! Ma che ora era? e che giorno era? Chiuse gli occhi ed il ricordo della sua corsa in taxi le tornò alla mente in una serie di flash back convulsi: la strada che scorreva veloce intorno a lei, il suo rendersi conto che stavano andando nella direzione opposta a quella dove doveva andare, l'autostrada con il suo traffico, le sue urla verso l'uomo che guidava impassibile ed insensibile alle sue lacrime... aveva anche pensato di aprire lo sportello della vettura per buttarsi fuori, ma aveva desistito con quel traffico sarebbe sicuramente stata investita... ma che importava tanto sarebbe morta comunque se lo sentiva... ricordò il rumore dello sportello di separazione tra autista e passeggero che si chiudeva con uno scatto, il battere dei suoi pugni disperati contro quel vetro e poi il fumo, fumo acre, fumo denso, soffocante... infine il buio; buio dal quale era appena riemersa, confusa e dolorante; un senso di nausea l'assalì prepotente, non fece in tempo ad alzarsi dal lettino sul quale si trovava sdraiata che si vomitò addosso... iniziò a tossire soffocata dal suo stesso vomito e nel tentativo di prendere un pò d'aria si mise a sedere sul letto...si guardò intorno e scoppiò in un pianto disperato.

********

Quantico (Virginia)          6 ore dopo

"Le sole cose che valgano la pena di essere dette 
sono quelle che dimentichiamo; 
le sole cose che valgano la pena di essere fatte
sono quelle che sorprendono il mondo"

O. Wilde

Odiava essere li... se ne stava immobile di fronte all'entrata del Bureau fissando in tutta la sua altezza l'edificio... sapeva che stava solo cercando di prendere tempo e di trovare il coraggio per entrare; avrebbe preferito nuotare in una vasca piena di piranha, o scalare l'Everest in mutande ma non essere li!
Troppi ricordi, troppo dolore ancora vivo nonostante fossero passati anni e anni ed ancora altri anni e se si sentiva così, pensò, forse non ne erano trascorsi ancora abbastanza da quando aveva mollato tutto chiedendo un congedo temporaneo, così temporaneo da essere ancora in corso; eppure il destino beffardo, in barba al congedo ed a quello che provava, aveva fatto in modo che  il team di analisi comportamentale avesse urgente bisogno di una consulenza specialistica sui culti e le discipline esoteriche e questa era la ragione per cui adesso era li a cercare di trovare il coraggio per far muovere le sue dannate gambe verso la porta d'ingresso. Aveva provato in tutti i modi a sottrarsi a quell'incombenza, sapeva che il rettore aveva un debole per Richard il suo elegante e distinto assistente ma quel vecchio testardo non aveva voluto sentire ragioni "Vogliono il nostro elemento migliore, l'hanno detto esplicitamente, ed anche se mi costa ammetterlo questo elemento è lei! Quindi non cerchi di convincermi a cambiare idea facendomi sprecare del tempo prezioso e sottraendo del tempo altrettanto prezioso ai suoi allievi! Il discorso è chiuso qui! Può andare!…… Ah, no, un'ultima cosa: veda di comprarsi un completo decente evitando di presentarsi all'FBI con l'aspetto di un cantante rap. Se non vuole farlo per la sua dignità lo faccia almeno per il buon nome di questa università!" Inutile dire che i consigli sull'abbigliamento di quella vecchia mummia in redingote non li aveva nemmeno presi in considerazione. Stupido dinosauro dal cervello atrofico, non sapeva con chi stava parlando, non sapeva il supponente vegliardo che il docente che gli stava di fronte mentre blaterava di cantanti rap senza nemmeno sapere che cosa fossero, ci aveva lavorato all'FBI e proprio in quello stramaledetto ufficio che aveva richiesto la sua consulenza.       
Era arrivato il momento decise, allargò le narici respirando a pieni polmoni l'aria pesante di smog dell'ora di punta "Stringi le chiappe" si disse "Ormai sei in ballo e devi ballare, prega di non incontrare chi non desideri incontrare, entra senza esitazioni, fa la tua bella consulenza in merito a ciò che ti sottoporranno, cancella dai loro sguardi l'ironia e la diffidenza sulla tua materia usando il tuo QI e poi fuggi!". Entrò nel grande atrio dirigendosi con passo svelto in direzione degli ascensori, una guardia armata evidentemente insospettita dal suo abbigliamento eccessivamente casual si avvicinò frettolosa facendo imperiosamente segno di fermarsi. "Scusa, dov'è che vai TU" e caricò di disprezzo quel TU squadrando la sua figura da capo a piedi. Si girò con irritazione verso l'uomo  e si chiese se sarebbe stato altrettanto arrogante senza la pistola nella fondina  “ Di sicuro ce l’ha piccolo” pensò e senza nemmeno sforzarsi di parlare gli mise sotto il naso il tesserino da agente speciale, poi si girò senza aspettare che l'altro dicesse qualcosa e si avviò ignorando deliberatamente le scuse che questi confuso blaterava. Entrò con decisione nell'ascensore che magicamente aveva spalancato le porte al suo arrivo e premette il pulsante di salita. "Accidenti nemmeno la tregua di attendere che arrivasse al piano, l'ascensore era già qui che mi aspettava.. non c'è dubbio oggi gli dei ce l'hanno con me!" 

           
Non appena mise piede nell’ufficio quattro paia di occhi si girarono nella sua direzione visibilmente incuriositi, sapeva bene che il suo aspetto ed il suo modo di vestire così in contrasto con i lineamenti della sua faccia attiravano inevitabilmente l’attenzione, e si divertiva un mondo a vedere sempre la stessa sciocca domanda dipinta sul viso della gente quando faceva il suo ingresso in una stanza. Non volle dare loro il tempo di cercare di capire “scusate, sto cercando l’agente Jareau, sono Jo Bessy…” Una bella ragazza bionda dal sorriso cordiale si staccò dal gruppetto avvicinandosi e tendendo la mano “ Piacere, sono Jennifer Jareau” il resto del gruppetto si avvicinò a loro “e loro sono gli agenti Morgan, Prentiss ed il Dott. Reid, ragazzi Vi presento il prof. Jo Bessy il nostro consulente per questo caso” si strinsero la mano scambiandosi sorrisi di circostanza “Beh, visto che lei è già qui possiamo dare inizio alla riunione” disse l’agente Jareau, “Ma manca Hotch” replicò il Dott. Reid “Oggi viene più tardi, mi ha chiamata stamattina presto.” prego mi segua Prof. Bessy” “Mi chiamo Jo, niente prof Bessy, basta Jo e questo vale per tutti” disse e seguì la donna per le scale che conducevano alla sala riunioni insieme al resto del gruppo “come se non conoscessi la strada” pensò Jo sorridendo amaramente dentro sé. La donna li fece entrare tutti nell’ampia sala e poi uscì per andare a chiamare qualcun altro. Rimasti soli l’agente Morgan chiese in tono divertito e deliberatamente scettico “e così lei insegna all’università come diventare streghe e maghi” “Direi di no, io insegno cosa hanno rappresentato gli antichi culti che oggi definiamo pagani nella storia dell’evoluzione psicologica e sociologica dell’umanità e quanta influenza ancora esercitino sulla società moderna, certo per poter parlare di quella che è comunemente definita magia o stregoneria devo conoscerne i riti, gli strumenti e le applicazioni, ma  direi che è un tantino diverso dal forgiare futuri streghe, maghi e ciarlatani, non trova anche lei?!" l’agente Morgan annuì imbarazzato, capitava difficilmente che qualcuno riuscisse a lasciarlo senza parole, la giovane donna bruna che fino a quel momento era rimasta in silenzio rise piano “Questa te la sei cercata! Complimenti Professore lei è una delle poche persone che abbia messo in difficoltà il nostro sfacciato collega” rise ancora imitata da Reid, in quella la porta d’ingresso alle spalle di Jo si aprì “Ciao Jo!” disse una voce conosciuta, si girò in direzione del nuovo venuto e rispose al saluto “Ciao Dave” si strinsero la mano. Gli altri rimasero stupiti sia dal fatto che si conoscessero ma soprattutto dal tono sinceramente amichevole del loro collega, sapevano benissimo come la pensava in merito a tutto ciò che riguardava il soprannaturale o presunto tale. “A questo punto direi che possiamo iniziare” disse Rossi ed iniziò ad illustrare il caso. Mentre David parlava Morgan si distrasse ad osservare il nuovo venuto ed a tentare di farne un profilo sommario “Ha un aspetto fisico ambiguo, veste in modo trasandato, ma non è casuale, è voluto, i maglioni sono esageratamente larghi così come i pantaloni, quasi che mascherandolo si divertisse a sottolineare l’ambiguità del suo fisico e l’effetto che fa su chi lo guarda. Anche i lineamenti del viso sono ambigui, ha un che di efebico, la linea morbida delle labbra che si scontra con i tratti incisivi del mento e quegli occhi così esageratamente verdi eppure attraversati da lampi di colori diversi a secondo del suo umore, mettono i brividi, mi ricordano gli occhi dei vampiri di Anne Rice. E’ indubbiamente molto intelligente, altrimenti Rossi non l’avrebbe chiamato qui e soprattutto non mi avrebbe steso con una risposta come quella che mi ha dato. Nonostante la sicurezza con cui si muove e che dimostra, sebbene lui e David si conoscano bene e questo è evidente dal tono del loro saluto, è decisamente a disagio, guarda in continuazione la porta e non si è nemmeno tolto quell’assurdo cappello, il che indica che vuole fare in fretta, direi quasi che sta soffrendo a stare qui… “ Morgan vuoi passare la foto del pugnale a Jo per favore?” un calcio di Emily sotto al tavolo lo riportò alla realtà “Come? Scusa Rossi non ho capito” “Ti Ho chiesto se per favore puoi passare a Jo la foto del pugnale” “Forse è meglio che mi concentri sul lavoro” pensò e passo la foto a Jo Bessy. Jo  prese la foto e si mise a studiarla con attenzione mentre Rossi spiegava che erano stati trovati altri tre pugnali, tutti con una impugnatura diversa, vicino ad ogni vittima. “Sembra un Athame, però dovrei vederlo dal vero per giudicare… se così fosse la cosa non avrebbe senso. L’athame non è un pugnale sacrificale, usato in questo modo perderebbe la sua sacralità e comunque un Athame non avrebbe mai un’ impugnatura che rappresentasse una figura femminile come in questo caso Lilith” “Perché no?” chiese Reid “Che io sappia il mito dice che Lilith sia stata la prima Donna creata di terra e fango come Adamo; la leggenda narra che fuggì dall’Eden e da lui perché non voleva giacergli sottomessa e che in seguito si sia unita a Satana divenendone la moglie.” “Quello che lei dice dottore è tutto vero, ma il problema è che l’Athame è la rappresentazione della parte maschile del Divino, e rappresenta in se il simbolo maschile, cioè il fallo! Converrà con me che le due cose sono decisamente discordi…” Si chinò nuovamente ad osservare la foto “per favore avete una lente di ingrandimento, c’è qualcosa di inciso sulla lama” qualcuno porse l’oggetto richiesto “Ad ulteriore riprova di quanto abbiamo appena detto la scritta sulla lama è un’invocazione a Hel che secondo la mitologia norrena era la guardiana del regno dei morti… Una cosa assolutamente priva di senso. Il Soggetto Ignoto che state cercando ha una conoscenza distorta dei rituali esoterici e mischia le nozioni di cultura diversa con l’obiettivo  insano di compiacere una qualche entità infernale al fine averne qualcosa in cambio… Certo è molto organizzato..” “Morgan interruppe quel fiume di parole piuttosto infastidito “Se permette professore il profilo sarebbe meglio che lo lasciasse fare a noi!” “Per sua informazione agente speciale Morgan io ho fatto il profilo a Samuel Meyers, il killer delle mamme, quando ancora lei sceglieva la facoltà da frequentare!” la squadra intera tenne il fiato stupita dalla rivelazione e si girarono a guardare Rossi che sorrideva beffardo “per favore continua Jo” disse David, l’agente Speciale in congedo temporaneo Jo Bessy riprese il filo del suo ragionamento, mentre dentro sé si pentiva amaramente della risposta che aveva dato a Derek Morgan “Perché devo sempre reagire alle provocazioni? Mi taglierei la lingua!” poi continuò a voce alta “probabilmente i pugnali sono creati apposta per lui da un qualche artigiano, è probabile che uccida ciclicamente, seguendo le fasi lunari, o solari o stellari o di crescita delle piante… fate controllare dal vostro esperto informatico quali fossero le fasi lunari nei giorni degli omicidi, se vi darà esito negativo, cercate altre fasi, provvederò io a fornirvi un elenco di tutto ciò che è fasico nei diversi rituali. Tenete presente una cosa potrebbe non agire da solo potrebbe avere un gruppo di adepti come accadde con Manson. E’ tutto!” Voleva solo scappare da quel posto “Non credo ci sia altro da dire, se avrete ancora bisogno di me non esitate a chiamarmi.” Si alzò poi inaspettatamente si rivolse a Morgan e tese la mano verso di lui “Mi scusi Agente Morgan per come le ho risposto, al suo posto avrebbe dato fastidio anche a me un individuo saccente che pretendesse di fare il mio lavoro!” Morgan sorrise e strinse la mano che Jo gli porgeva. “Non si preoccupi Jo è stata anche colpa mia!” “Prima che te ne vada Jo, devo chiederti ancora una cosa” “Dimmi Dave” ma perché non lasciava che se ne andasse?? “Vorrei che tu dessi un’occhiata all’intero fascicolo, voglio sapere cosa ne pensi a partire dalla vittimologia.” “ E con questo cosa intendi dire? Spero che tu non mi stia chiedendo di…” “Si Jo, voglio che torni nella squadra, è per questo che ho preteso che la consulenza la facessi tu.” Fu come un pugno nello stomaco… poteva sopportare tutto ma non questo, cercò di mantenere la calma “No Dave, è fuori discussione!” cercò di avere un tono più categorico possibile. “Per favore Jo, sei una delle menti migliori che l’unità abbia mai avuto, senza offesa Reid!” “No, non importa, non hai mica detto la migliore.” Il dottorino abbozzò un sorriso, aveva cercato a modo suo di spezzare l’atmosfera pesante, ma era stato inutile; “Dave, io non sono più quella persona e sai bene il perché, mi stupisce che tu abbia potuto chiedermi una cosa del genere visto che in parte è anche per causa tua!” Stava perdendo le staffe, ma non poteva farci nulla. La squadra che fino ad un attimo prima era in evidente imbarazzo si girò a guardarli incuriosita. L’atmosfera si tagliava col coltello. “Ragazzi per favore lasciateci soli, io e Jo dobbiamo parlare in privato” Uscirono immediatamente, ma rimasero accanto alla porta nella speranza di riuscire a sentire ancora qualcosa. “Credo che ci siamo persi qualche capitolo della storia di Dave” disse Reid serio “Eh si, ma mi sa che questo capitolo dovesse essere a dir poco interessante.. magari anche scabroso… chissà forse erano amanti…” insinuò maliziosamente Derek “Vuoi dire che Rossi potrebbe essere gay? No, non credo sia possibile altrimenti non si sarebbe sposato… quante volte si è sposato? Statisticamente un omosessuale che si sposa lo fa una volta sola, non commette lo stesso errore più volte!” “E tu che ne sai ragazzino? Magari è bisessuale” Reid arrossì sotto lo sguardo eloquente del suo collega “Piantatela di fare gli scemi voi due” li sgridò JJ poi si rivolse ad Emily “Tu cosa ne pensi?” “Non so, è tutto così strano, mi sfugge qualcosa, mi piacerebbe saperne di più su Jo Bessy”… Morgan si illuminò “aspettatemi qui e continuate ad origliare, mi aggiornerete quando torno!” corse veloce nell’ufficio di Penelope “Ciao bambolina ho bisogno di un favore” “La regina della rete è a tua disposizione bel Dio dell’amore, chiedi e sarai esaudito” “Trovami tutto quello che sai su Samuel Meyers, il killer delle mamme, e sull’agente speciale Jo Bessy” “detto fatto tesoro!” Penelope si mise ad armeggiare col suo PC ma dopo un po’ si bloccò “Ehi Derek ci sono un paio di problemi, prima di tutto Jo Bessy non lo trovo da nessuna parte ho provato con Jo, Joe, Joy, John, Johnny, Jonatan ho provato anche con George ma nulla! Il secondo problema potrei anche risolverlo ma poi dovrei cercare un altro lavoro e tu come faresti senza di me?” “Cosa intendi dire?” “il file su Mayers è secretato.” Morgan salutò la collega ed uscì evidentemente preoccupato, raggiunse gli altri e spiegò la situazione ”può darsi che abbia cambiato nome perché rientra in un programma i protezione” disse Emily, “potrebbe essere, e questo spiegherebbe anche perché il file su Meyers sia secretato” asserì Reid. Intanto il poco che riuscivano a sentire di quanto stava avvenendo all’interno della stanza faceva immaginare che fosse in corso una discussione piuttosto accesa: “Senti Jo, mi dispiace, non finirò mai di pentirmi per quanto accadde allora, lo so che è stata colpa mia se Meyers è riuscito ad arrivare a te e di conseguenza tutto quello che è accaduto dopo… non passa giorno senza che io ci pensi…” “Eri ubriaco Dave, cazzo UBRIACO! Dovevi coprirmi le spalle eri il mio amico e collega più fidato!! Come puoi pretendere che dopo quanto è accaduto io possa anche solo lontanamente pensare di tornare qui!” “Lo so, Mio Dio perdonami lo so, ho sbagliato se potessi rimediare lo farei, ma non posso Jo! Sai bene che dopo quanto è accaduto in quei giorni ho lasciato l’unità… ero schiacciato dal senso di colpa ed ancora adesso riesco a conviverci a fatica, sono stato lontano per anni ma adesso sono tornato, perché fuggire non serve, né dai ricordi per quanto dolorosi essi siano né da Sé stessi!! Un profiler, è questo quello che sono ed anche se rifiuti di ammetterlo e questo che sei anche tu, e lo hai dimostrato poco fa quando hai tenuto testa a Derek Morgan.” Jo tacque cercando di controllare il tremito convulso che scuoteva il suo corpo, respirò profondamente e rimase in silenzio finché non sentì che il suo ritmo cardiaco tornava normale e che poteva nuovamente controllare i muscoli del suo corpo. “Mi spiace Dave, scusami per le parole dure che ti ho rivolto, non ce l’ho con te per quanto è accaduto, come potrei… avrei dovuto fare più attenzione anche io… sapevo che per te era un brutto periodo, era lo stesso per me e per i tuoi stessi motivi, forse è anche per questo che eravamo così uniti… Però non posso, e tu sai bene che c’è anche un’ altra ragione che mi impedisce di tornare!” David finse di non aver sentito l’ultima affermazione “Jo ti chiedo solo questo, in nome della nostra vecchia amicizia, pensaci!” Jo tacque per un po’, lo sguardo perso nel vuoto come se stesse riflettendo, Rossi sapeva la battaglia che aveva dentro e sperava disperatamente che il profiler uscisse dalla sua tana di coniglio, finalmente si riscosse e parlò “Hotch lavora qui adesso, ho sentito Spencer Reid che lo nominava” disse… ecco il momento era arrivato pensò Rossi,  fare finta di nulla sarebbe stato inutile “Si Jo, lavora qui, ma non permettere che…” lo interruppe “Basta Dave… il mio no è definitivo, e sai bene perché, non cercare scuse o buone ragioni, perché non ce ne sono! Ora devo proprio andare, spero di avervi aiutato, quando hai bisogno chiamami o vieni da me, tanto sai dove trovarmi… te lo ripeto Dave, di qualsiasi cosa tu abbia bisogno io ci sono… per ogni cosa tranne questa!” Si avviò verso la porta, e prima di uscire si girò ancora una volta verso il suo vecchio amico “Dave, per favore, di a Hotch di non cercarmi e di stare lontano da me altrimenti ovunque siamo... manterrò la mia promessa!” Aprì la porta ed uscì “Arrivederci ragazzi è stato un piacere conoscervi.” mentre parlava li guardava uno per uno e dall’espressione dei loro visi capì che li aveva colti in flagrante tentativo di origliare, un lampo violetto di divertimento attraversò il verde intenso dei suoi occhi, facendo dissolvere per un attimo la sfumatura triste di grigio che avevano mentre usciva dalla sala riunioni  “scusate, se posso permettermi” i tre lo guardavano imbarazzati “la sala riunioni ha verso l’esterno dei tripli vetri insonorizzati, avreste sentito meglio dall’ufficio a fianco……… ve lo garantisco!” e fece l’occhiolino a Reid che era evidentemente il più in imbarazzo di tutti… Morgan scoppiò a ridere così come Prentiss e JJ “in bocca al lupo per la vostra caccia all’uomo!” disse Jo, si avvicinò alle scale ed iniziò a scenderle…sorrideva, ma era triste, sentiva un peso sul cuore e non ne capiva il perché, sapeva di aver fatto la scelta giusta eppure… maledetta vocina di folletto che gli soffiava dubbi nelle orecchie… giunse davanti all’ascensore completamente in balia dei suoi pensieri, alzò il braccio per premere il pulsante di chiamata, ma non ce ne fu bisogno, le pesanti porte di acciaio si aprirono e si ritrovò di fronte l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare sulla faccia della terra e nell’universo intero! 

Si guardarono negli occhi per un attimo che sembrò infinito, la tensione dovuta a quell’incontro aveva immediatamente saturato di elettricità l’aria del grande ufficio, tanto che Morgan, JJ, Prentiss, Rossi e Reid, che si trovavano ancora vicino alla sala riunioni ne furono investiti come da una folata di vento radioattivo e loro malgrado si trovarono a fissare quei due senza riuscire a distogliere lo sguardo… “Oddio si sparano” pensò Reid seriamente allarmato senza nemmeno sapere perché…Non appena i suoi occhi avevano incrociato quelli di Jo Hotch era stato investito dal suo passato, avrebbe potuto giurare che il suo cuore avesse smesso di battere per un istante, annaspò alla ricerca di aria cercando di allentare il nodo della cravatta, poi qualcosa cambiò… vide il verde di quegli occhi diventare sempre più intenso ed accendersi di lampi viola come il cielo quando annuncia un uragano poco lontano e capì… capì che anche dopo tanti anni avrebbe mantenuto la sua promessa… La prima cosa che sentì  fu la scossa elettrica, simile a quella che prendi quando indossi indumenti acrilici nei giorni di vento, se la ricordava bene quella scossa… e poi l’impatto violento e brutale di quella mano sul suo viso.    
L’aveva schiaffeggiato!                                              
Senza dire una parola Jo entrò in ascensore premette il pulsante del piano terra e sparì alla vista di tutti.                             

Hotch serrò la mascella ed assunse un espressione il più distaccata possibile cercando di simulare una normalità che in quel momento gli era del tutto estranea. “Che uomo inquietante, non trovate anche voi?” disse Emily “Ehm..donna!” “Come dici Reid?” “Ho detto donna… non credo sia un uomo ma una donna; vedete il nov…. ” “Ma per favore Ragazzo…” “No, Morgan, lascialo continuare…” “grazie JJ, dicevo, Secondo le statistiche…” “Mio Dio ci risiamo” “Morgan taci e lascialo finire!!!” “Grazie anche a te Emily, dunque… in una situazione del genere, anche se non ho ben capito di che genere fosse, il 95% degli uomini avrebbe dato un pugno ad Hotch, mentre il 98% delle donne avrebbe fatto esattamente quello che ha fatto lei, o lui se non rientra nelle statistiche, ma è raro non rientrare nelle statistiche” “Va bene Reid, abbiamo capito, resta il fatto che so ancora distinguere una d…” “Taci Morgan, ha ragione lui è una donna! Vi aspetto tutti in sala riunioni tra dieci minuti al massimo, spero vi bastino per riprendervi dallo shock ed esaurire gli ultimi commenti!” disse Hotch passando loro a fianco e mettendo così fine all’episodio. Entrò nel suo ufficio seguito da Rossi “Come stai Aaron?” “Non lo so…” “Mi dispiace non ho fatto in tempo a fermarla o ad avvertirti” “Non ti preoccupare Dave, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, me l’aveva giurato il giorno che se n’è andata!”

   
 
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