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Autore: Gatto1967    17/02/2023    2 recensioni
Il periodo che Candy passa a Casa Legan non è proprio il più felice nella vita della nostra eroina. Nonostante riesca a farsi benvolere dalla servitù e dai ragazzi Andrew, Neal e Iriza spalleggiati dalla loro degna madre, sono una bella palla al piede per la povera orfana della Casa di Pony.
Il signor Legan poi, per quanto sembri addirittura prenderla in simpatia, è molto assente da casa, e non contribuisce certo al benessere di Candy.
E se... il signor Legan fosse intervenuto?
Se avesse messo in riga moglie e figli?
Sarebbe stato un bene per Candy?
Andiamolo a scoprire...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Neal e Iriza si stavano divertendo a tormentare quella squallida orfanella che il padre aveva voluto far venire in casa loro. Neal le aveva sottratto prima la lettera che lei stava leggendo, e poi la strana spilla che le era caduta dalla tasca.

La spilla con lo stemma degli Andrew, come faceva ad avercela lei? Dove diavolo l’aveva presa?

I due perfidi ragazzini si stavano rimpallando quella spilla mentre Candy piangeva.

-Ehi! Guarda la stupida come piange!- sghignazzò lui.

-La prego signor Neal… mi ridia la mia lettera e quella spilla…-

-Se ce lo chiedi in ginocchio potrei anche accontentarti…-

A quelle parole una pesante mano si abbatté sulla guancia del pestifero ragazzino.

-Papà… ma cosa…-

-Restituisci subito a Candy ciò che è suo!-

-Ma papà… noi…-

-Mi hai sentito Neal?!!! O ne vuoi ancora?!!!-

Davanti alla minaccia di suo padre, Neal fece quanto gli era stato ordinato.-

-E adesso chiedete subito scusa a Candy!-

-Papà… stavamo solo scherzando…- provò a giustificarsi Iriza.

-Ho detto: chiedete subito scusa!-

Così incalzati i due ragazzini fecero quanto loro ordinato.

-Scusa.-

-Scusa.-

-Anch’io ti faccio le mie scuse Candy.- disse Raymond Legan -Torniamo a casa adesso, ti garantisco che quello che è successo oggi non succederà più.

E voi due ascoltatemi! Candy lavora per noi d’accordo, ma esigo che la rispettiate, lei e tutti gli altri nostri dipendenti. Sono stato chiaro?-

Uno alla volta Neal e Iriza assentirono, sapevano che con il padre non c’era da scherzare.

 

Terence scese la scala che portava a pianterreno e si sentì salutare proprio da Candy.

-Buongiorno signor Grandchester!-

-Buongiorno signorina White… temo di aver dormito un po’ troppo e che l’ora di colazione sia passata da un pezzo.

-Oh non si preoccupi! Siamo sempre pronti a servire la colazione agli ospiti dei signori Legan. Prego, si accomodi da quella parte, nella sala per la colazione. Provvedo subito a farla servire.-

-La signora non è in casa?-

-La signora si è recata in visita presso la residenza degli Andrew e lì si tratterrà anche a pranzo. Mi ha dato precise disposizioni affinché la assista in ogni sua necessità signore.-

-Beh, cominciamo a fare colazione intanto, poi vedremo.-

 

Consumata un’abbondante colazione Terence uscì dal salotto e Candy gli si fece incontro.

-Posso servirla in qualcosa signore?-

-Temo di no signorina, in una giornata così, avrei voglia di fare una cavalcata ma non credo che…-

-Oh, non c’è problema signore, mi segua prego!-

Candy accompagnò Terence in una stanza dove si trovavano completi da cavallerizzo sia per uomini che per donne.

-Ecco signore, può scegliersi il completo della sua misura e cambiarsi, intanto io faccio preparare un cavallo.-

-Grazie signorina, ma… la signora non se ne avrà a male?-

-Al contrario! Ha dato precise disposizioni in merito.-

-Non posso davvero lamentarmi dell’ospitalità della signora, e nemmeno della sua, signorina.-

-Oh, io faccio solo il mio lavoro signore. La aspetto qui fuori vicino alla scalinata.-

 

Poco dopo Terence cavalcava la mite Cleopatra intorno alla vasta tenuta di Casa Legan, ma dopo un po’ cominciò ad averne abbastanza. Quella cavalla, per quanto docile, non era la sua Theodora, e cavalcarla gli dava malinconia.

Ma soprattutto non riusciva a levarsi dalla testa quella ragazza… Candy.

Dopo aver fermato Cleopatra di modo che potesse abbeverarsi ad un ruscelletto che scorreva sotto di lui, chiuse gli occhi e gli sembrò di sentire il suo odore, la sua voce, la sua risata cristallina. Gli sembrò di percepirla come non l’aveva ancora mai vista. 

Come se la Candy che finora aveva conosciuto non fosse la vera Candy, non completamente.

Quale dolore si portava dentro quella ragazza dai lunghi capelli biondi e ondulati?

 

Rientrando a casa la trovò ad attenderlo proprio sulle scale d’ingresso.

-Bentornato signore. Lasci pure a me Cleopatra, penso io a governarla mentre lei può rinfrescarsi e cambiarsi.

-Grazie… Candy.-

Lei sorrise inconsapevolmente a quell’attimo di confidenza.

-Dovere… signore.-

 

Dopo aver pranzato Terence ringraziò le cameriere che lo avevano servito e poi chiese loro di Candy.

-Credo che stia mangiando anche lei signore, in cucina insieme al resto della servitù. Dopo pranzo poi generalmente si mette a camminare in mezzo al bosco per almeno un’ora. Poi ritorna e non smette più di lavorare fino a sera. Comunque le dirò che la desidera.-

-Oh no signora, non la disturbi! Io sto andando a riposarmi un po’. Poi credo che imiterò Candy e andrò anch’io a camminare nel bosco. Mi creda: non mi serve niente.-

 

Nel pomeriggio la signora Legan rientrò dalla sua visita alla zia Elroy a villa Andrew, e subito chiese a Candy notizie del suo ospite.

-Questa mattina ha voluto fare una cavalcata, gli ho messo a disposizione Cleopatra.-

-Giusta scelta. È una cavalla molto docile.-

-Poi dopo pranzo non l’ho più visto, prima è andato a riposarsi e poi è uscito a fare una passeggiata.-

-Eccomi signora Legan.- disse Terence rientrando in casa in quel momento. -Non può rimproverare niente alla signorina White. È stata semplicemente perfetta.-

-Sono lieta che si sia trovato bene signor Grandchester. Mi scuso per non essere stata presente oggi, ma avevo questo impegno familiare a cui non potevo sottrarmi.-

-Si figuri signora. Non deve preoccuparsi per me: domani passerò la giornata con il mio amico Stear Cornwell.-

-Bene signor Grandchester, come desidera.-

 

Il giorno successivo Terence uscì da Casa Legan abbastanza presto, e nello scendere le scale incontrò di nuovo Candy, nella sua compassata uniforme da cameriera, che puliva i corrimani della scala.

-Buongiorno signore.- lo salutò lei con un sorriso molto contenuto.

Per quanto Terence avesse indubbiamente conosciuto molte belle ragazze, quella Candy gli suscitava qualcosa di diverso. Con quelle lentiggini che le adornavano il naso e la faccia, la trovava adorabile.

-Buongiorno signorina.-

-Oh andiamo! Può chiamarmi Candy, come fanno tutti qui a Casa Legan.-

-Va bene Candy, e tu allora chiamami Terence.-

-Cosa dice signore?- disse lei avvampando -Io sono una cameriera! Cosa direbbe la signora Legan?-

Già, pensò il giovane, le stupide convenzioni della società altolocata di ogni paese, che fosse l’America o la vecchia Europa.

-La colazione è pronta signore…- disse lei ricomponendosi a stento 

-…se vuole accomodarsi…-

 

Consumata un’abbondante colazione Terence uscì di casa per recarsi dal suo amico Stear e arrivò a Villa Andrew trovandolo in una rimessa intento ad armeggiare alla sua automobile.

-Ciao Stear! Sempre impegnato con le tue diavolerie?-

-Ciao Terence! Non chiamarle diavolerie, ti ricordi quando in Scozia ho fatto ripartire il tuo aereo?-

-Sì, per farlo precipitare dopo neanche un minuto di volo. Per fortuna non ti eri alzato molto in quota.-

-Senti, ti va di passare la giornata in città? Sai, fra qualche giorno arriva Patty dall’Inghilterra e vorrei comprarle qualcosa di carino.-

-Patty?!?!? Ma allora la vostra storia è andata avanti!-

-Sì certo, insomma noi…-

-Ehi! Mica devi darmi spiegazioni! Sei un uomo fortunato Stear!-

-Grazie… sai, lei mi ha raccontato di quando l’hai salvata da Neal e dai suoi compari…-

-Oh, quella volta mi sono solo sgranchito un po’ le mani. Quei debosciati non valevano niente.-

-Dai, entriamo in casa che devo lavarmi le mani e rinfrescarmi la faccia. Poi possiamo andare, ma non con la mia trappola fatta in casa sta tranquillo. Useremo una vera automobile.-

-Buon per noi.-

 

-E Archie? Continua a vedersi con la fricchettona appassionata di moda?-

Stear rise a quella definizione, e per poco il caffè servito loro dall’efficiente governante di casa Andrew non gli andò di traverso. 

-Ottima definizione per Annie Brighton!- commentò ridendo -Comunque sì, continuano a frequentarsi.-

-E tu?- chiese dopo aver sorseggiato un altro po’ di caffè -di quanti cuori continui a far strage?-

-Ma smettila! Io non sono tagliato per una relazione stabile.-

-Non vuoi continuare il tuo casato?-

-Che vada al diavolo il mio casato! I duchi di Grandchester possono anche estinguersi per quanto mi riguarda.-

-E… quella bionda con cui ti accompagnavi ieri?-

-Chi? Candy? Mi stava solo accompagnando all’ufficio postale. 

Tu la conosci?-

-Solo di vista, lavora per i Legan da quando era una bambina. Povera ragazza… mi ricordo che anni fa la vidi che accompagnava i miei cugini a fare compere nei negozi di Lakewood. Loro camminavano davanti e lei dietro carica come un somaro. E quei due bastardi la prendevano in giro…-

Terence si scoprì indignato a quelle parole, sapeva che Neal e Iriza erano due sbruffoni, ma l’idea che potessero trattare in quel modo quella povera ragazza…

 

Stear e Terence passarono l’intera mattinata in città, fermandosi a mangiare in una paninoteca, uno di quei posti dove si mangia in piedi e con le mani. Un posto inconsueto dove vedere due ricconi del loro stampo, ma nel quale i due ragazzi si trovarono assolutamente a loro agio.

Di ritorno a Villa Andrew passarono con la macchina sotto il cancello delle rose.

-Molto belle queste rose Stear…-

-Le coltivava il povero Anthony…-

-Quel tuo cugino morto da piccolo? Anche tua zia mi ha parlato di lui. Deve proprio esservi rimasto nel cuore…-

-Aveva solo 14 anni. Non si può morire a 14 anni.-

-Purtroppo sono cose che capitano Stear. La vita va avanti e non siamo noi a decidere chi va avanti e chi si ferma prima.-

-No… certo che no…- disse Stear vincendo a stento l’emozione.

 

Rientrando a Casa Legan Terence vide un assembramento dei servitori nei pressi della stalla.

Si avvicinò e riconobbe Tim, un ragazzo che si occupava dei cavalli, seduto a terra, e inginocchiata vicino a lui Candy sembrava che gli stesse lavando il braccio mentre lui mugolava.

-Coraggio Tim! La ferita ora è disinfettata. Adesso te la fascio.-

-Cos’è successo?- chiese Terence a uno dei servitori

-Tim si è tagliato il braccio mentre spostava il fieno per i cavalli.-

-Avete chiamato il dottore?-

-Sì, la signora l’ha mandato a chiamare, ma intanto Candy lo sta medicando. È una brava infermiera.-

-Lo vedo.-

Il dottore arrivò di lì a poco e constatò di come il giovane Tim non si fosse fatto praticamente niente.

-I miei complimenti Candy, hai pulito e disinfettato la ferita a regola d’arte.-

-Grazie dottore.- disse lei compiaciuta del complimento.

-Candy!-

La sgradevole voce della signora Legan sembrò quasi voler spezzare quel clima di sano cameratismo fra i servitori di Casa Legan.

-Sì signora.-

-Hai finito di perdere tempo? Le ospiti hanno bisogno di te!-

-Certo signora, vado subito.-

Ma che razza di arpia! Pensò Terence, ma si tenne quel pensiero per sé. Esternare la sua indignazione avrebbe soltanto creato problemi a Candy e agli altri servitori di Casa Legan.

-Oh signor Grandchester, bentornato. Venga con me: la presento alle mie ospiti.-

 

-Signora Brighton, Annie. Vi presento…-

-Terence Grandchester!- esclamò Annie, una ragazza sui sedici anni con lunghi e lisci capelli neri.

-Annie Brighton!-

-Ma… vi conoscete?-

-Certo signora Legan, io e Annie abbiamo frequentato lo stesso collegio a Londra.- spiegò Terence.

-Già, avrei dovuto pensarci, anche Annie è stata alla Royal Saint Paul School. Ma prego accomodiamoci… Candy!-

Ancora quel tono nel rivolgersi a Candy. Terence si trattenne a stento dal mettere le mani addosso a quell’odiosa signora, ma notò un sussulto anche nella compassata Annie Brighton.

-Sì signora Legan. Vado subito a preparare il tè.-

 

Poco dopo la bionda cameriera serviva il tè nel salottino privato della padrona di casa.

-Ritirati pure Candy.- le disse l’odiosa signora e lei dopo un inchino si ritirò.

Terence fremeva. Possibile che una ragazza come Candy fosse trattata in quel modo ignobile?

-Allora cara Annie… tu e quello scapestrato di mio nipote Archie avete deciso di convolare…-

-Oh in realtà ci vorrà ancora qualche anno.- rispose la signora Brighton in vece della figlia. -Annie e Archie sono ancora molto giovani, ma le nostre famiglie sono d’accordo che questo matrimonio si faccia.-

Proprio una bella coppia di scamorze, pensò Terence.

-E… e tu Terence… cosa fai in America?- disse Annie come a voler troncare uno scomodo argomento di conversazione.

-Sono qui per… affari…- gli faceva strano pronunciare quella parola “affari”.

-Il mio vecc… mio padre… deve concludere un importante transazione con il signor Legan e io sono qui per raccogliere la sua firma su alcuni documenti.-

-Un incarico di grande responsabilità per un ragazzo così giovane.- commentò la signora Brighton.

Sì come no, pensò Terence, raccogliere l’autografo di quel vecchio barbogio su un dannato pezzo di carta e poi tornare a casa. Un incarico di grandissima responsabilità.

Decise di ritirarsi per evitare di prendere qualche gaffe.

-Vi prego di scusarmi gentili signore, ma stasera esco a cena con il mio amico Stear Cornwell e vorrei riposarmi un po’.-

-Ma certamente signor Grandchester. La ringrazio di avermi avvisata. Mi faccia il favore di avvertire anche Candy che così si regolerà per la cena.-

-Senz’altro signora.-

   
 
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