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Autore: Anchestral    18/02/2023    1 recensioni
[Chainsawman]
La notte di Capodanno Aki Hayakawa si ritrova coinvolto in un grave incidente stradale. Da qui ha inizio il suo viaggio.
[Personaggi: Aki Hayakawa (centric!), Angel Devil, Denji, Power, Himeno, Kishibe| Pairing: Aki/Angel]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Atto Quarto - Every Breaking Wave
 

Aki e Angel rimasero qualche altro giorno nel villaggio. Aki lo girava e rigirava, gli aveva mostrato tutti i luoghi dove andava da giocare da bambino. Gli raccontò di quando una volta con la sua famiglia erano andati a fare un’escursione nel boschetto lì vicino per cercare dei funghi.

Guidò Angel tra i tronchi della foresta fin quando non raggiunsero una piccola radura, sepolta dalla neve, che si affacciava su un laghetto.

«Dopo averli raccolti ci siamo fermati qui per mangiare. Mamma aveva preparato degli onigiri.» Ricordò il sapore, non ne aveva mai più mangiati altri così buoni.

«Poi abbiamo giocato tutti insieme con la palla e abbiamo pattinato sul lago ghiacciato. Ero davvero contento quel giorno, eppure finora non me lo ero mai ricordato. Ora che ci penso fu l’ultima volta che eravamo stati tutti insieme.» Sorrise amaro ma il suo volto era rilassato. Si sedette al centro della radura, Angel lo imitò e si mise alla sua destra.

«Angel – si voltò per guardarlo - io credo di essere pronto…» posò la mano sul dorso di quella dell’angelo. Angel gliela strinse. Aki notò che era morbida e liscia. Angel lo guardò soddisfatto perché finalmente sembrava che il suo tormento si fosse almeno un po’ diradato.

«Va bene» sorrise genuino di ricambio.

 

Il terreno tremò intorno a loro e dal nulla iniziarono a materializzarsi degli scalini proprio davanti al lago. Erano rossi come gli occhi di Angel. Sembravano forgiati con chissà quale pietra preziosa ma allo stesso tempo erano trasparenti e sembravano inconsistenti. Insieme ad essi si materializzò un corrimano sfarzoso, che si snodò per tutta l’estensione della scala che ancora non cessava di comporsi. Aki alzò lo sguardo e constatò di non poterne vedere la fine.

Angel si alzò. Andò verso la scala e poggiò il piede sul primo scalino. Questo, appena toccato, iniziò a brillare di un rosso acceso coinvolgendo anche quello dopo. Iniziò a salire e i gradini uno dopo diedero inizio a una danza di sfumature rosse. Appena venivano sfiorati, si animavano di un colore intenso, brillando, mentre quelli che aveva superato iniziavano a sbiadirsi. Aki era rimasto incantato: un gioco di colori così non lo aveva mai visto.

Angel arrestò la sua scalata e smise di dargli le spalle girandosi.

«Seguimi, Aki Hayakawa» gli intimò.

Aki obbedì e andò anche lui verso la scala. Alzò il piede per salire il primo gradino che era diventato di nuovo di un colore rosso vitreo, immateriale. Appena lo appoggiò, riprese di nuovo consistenza e partì un nuovo gioco di luci e colori che, questa volta, non coinvolgevano solo il rosso di Angel. C’erano delle sfumature gialle, violacee, azzurre e tanti altri colori alcuni dei quali era sicuro non avesse mai visto. Era estasiato.

 I due ripresero a salire uno a fianco all’altro, c’era ancora molta strada da fare.

«Non è ancora finita comunque» gli rese noto Angel dopo un po’.

«Non capisco. Pensavo che il mio scopo prima di morire fosse quello di salutare tutti un’ultima volta.»

«Anche, ma non è solo quello.» Aki notò una punta di tristezza nella sua voce.

«Non te l’ho voluto dire prima perché non volevo interrompere il tuo momento, però volevo farti sapere che almeno in parte capisco come ti sei sentito.» Riprese Angel. Aki lo incoraggiò a continuare rivolgendogli la sua attenzione.

«Io… non ho un passato. Ho sempre accompagnato le anime e lo faccio da talmente tanto tempo che è l’unico ricordo che possiedo. Anche se sono convinto che non sia così. Non ne ho una prova, però mi rifiuto di credere che tutta la mia esistenza e il suo scopo si riducano solo a questo. All’inizio non comprendevo i sentimenti umani, ma persona dopo persona ho imparato a conoscerli e a riconoscerli. Ho capito che anche io li provavo. Per questo ti dico che sono convinto di aver dimenticato la mia identità, forse ero un umano…non lo so. Ho rinunciato a scoprire la verità.

Nonostante tutto il tempo che ho passato così, ti assicuro che io non ho dimenticato nessuna delle persone che ho conosciuto. Ricordo quelle amichevoli, quelle ostili, quelle contente, quelle tristi. Ricordo quelle che mi stavano simpatiche e anche quelle che non mi piacevano. Perché ognuna di loro mi ha lasciato qualcosa. Però continuare a vedere gente che si vuole bene, che si manca mi ha fatto capire che sono estremamente solo. La definizione della mia stessa esistenza è alienante. Perciò dico che ti comprendo, so come ti sei sentito quando ti hanno lasciato solo. Volevo che sapessi che il tuo dolore è anche il mio dolore.»

«Angel…»

«Un’anima così simile alla mia non l’avevo incontrata, o forse l’ho fatto e non lo avevo ancora capito. Però tu mi hai insegnato qualcosa in più, Aki… e credo sia la lezione più importante di tutte. Ti ringrazio» concluse.

Aki fermò il passo ma Angel continuò a salire i gradini. Erano quasi arrivati alla fine.

«Angel, cosa intendi?»

«Aki, il tuo viaggio è quasi alla fine. Ora siamo nel piano intermedio, devi ancora scoprire qualcos’altro e poi potrai riposare in pace» disse senza girarsi verso di lui, ad Aki mancò vedere il suo volto mentre gli parlava.

 

Angel arrivò a destinazione. Aki da qualche gradino sotto poté osservare il luogo dove erano giunti. Era una vasta distesa di sabbia rossa finissima, sopra si stendeva un cielo stellato blu intenso, sconfinato. Era un luogo talmente spoglio e allo stesso tempo suggestivo. Naturale ma inverosimile. Sembrava un ossimoro portato alla realtà, fermo nel tempo e nello spazio. C’erano solo loro due, le stelle e la sabbia. Angel riprese a camminare. Aki lo rincorse per non rimanere indietro. E poi voleva anche sapere di cosa stesse parlando prima Angel.

Sentiva dentro di sé che era una cosa molto importante. Si corresse da solo: non voleva sapere, lui doveva sapere. Il suo cuore saltò un battito.

Dopo poco lo raggiunse e lo bloccò afferrandolo per il polso. «Fermo Angel, cosa… cosa volevi dire?»

Angel si girò verso di lui e gli rivolse uno sguardo. Assunse una espressione amorevole che Aki non gli aveva ancora visto ma che lo lasciò piacevolmente sorpreso.

Aki si fermò ad osservare meglio i suoi lineamenti, erano delicati ed eterei. Erano così piacevoli da guardare. Sentì il desiderio di accarezzarli.

Il cuore aveva iniziato a battergli in modo un po’ strano. Notò che anche lui e Angel, come ogni cosa in quel posto, appartenevano a due realtà completamente opposte. Eppure… era come aveva detto lui, erano così simili.

«Angel, io-»

«Ragazzi, veloce correte, correte. Sta andando in arresto cardiaco, i valori stanno scendendo. È un’emergenza!»

Una voce sconosciuta rimbombò vicinissima a loro due. Aki sussultò per lo spavento. Angel rivolse naturalmente lo sguardo verso il basso, verso i loro piedi ma un poco più lontano. Aki guardò lo stesso punto. Il terreno iniziò a creparsi come fosse pietra e lentamente iniziò a distruggersi cadendo verso il basso creando un cratere. La sabbia iniziò a scivolare via dai bordi. Le voci e i rumori provenienti da lì si fecero più forti. Aki si accovacciò verso la spaccatura e guardò all’interno.

Vide dall’alto una banda di persone dai camici bianchi correre spingendo un lettino che scivolava velocemente. I suoni erano talmente forti da riuscire a distinguere chiaramente il rumore delle ruote che passavano sulle fughe del pavimento.

«Tieni duro, ce l’hai fatta per un mese. Non ci lasciare, non è finita» gli disse il medico come a incoraggiarlo.

«Un mese?» chiese sconvolto Aki. Guardò Angel, lui fuggì dal suo sguardo. «Diamine, allora davvero il tempo sta scorrendo più veloce!»

Vide tutti scomparire dietro una pesante porta di metallo.

Confinante con questa voragine, se ne aprì anche un’altra, e ancora un’altra, come fosse un effetto domino. Ognuna mostrava persone diverse e luoghi diverse. In una, riconobbe Power che rispondeva al telefono con Denji al suo fianco. In un’altra c’era Nyako che mangiava. Più distante c’era Himeno che passeggiava con Kishibe. Alcune mostravano persone che nemmeno ricordava.

«Non è rimasto molto tempo Aki, e come avrai capito sulla Terra sta scorrendo più velocemente rispetto a qui.» constatò Angel.

«Non avevi detto che dovevo scoprire qualcos’altro?»

«Evidentemente già lo hai capito, perciò tutto sta collassando e accelerando.»

Aki lo prese di nuovo, questa volta per la mano e iniziò a correre via da lì. Cercò di allontanarsi il più possibile. Raggiunse un punto dove la sabbia era ancora intatta. Guardò il cielo per riprendere fiato e poi spostò nuovamente lo sguardo su Angel. Stava sistemando l’abito che si era scomposto correndo. Era un po’ agitato. Una lieve spolverata rosea gli decorava le guance. Aki pensò che l’aureola brillasse talmente tanto da poter fare invidia al cielo stellato sopra di loro. Illuminava tutte le sfumature di rosso sulla sua chioma scomposta. Un rosso selvaggio come la sabbia su cui si trovavano.

Oh.

Angel alzò finalmente lo sguardo per guardarlo negli occhi blu. Notò che stavano riflettendo tutte le stelle dietro di lui, poté vedere anche se stesso nel riflesso. Era come se stesse vedendo una copia del cielo stellato. Ma Angel notò che c’era qualcosa in più in quello sguardo, era vivo. Si accorse di stargli ancora stringendo la mano. Era calda.

Oh.

«Spesso mi era capitato di pensare alla mia morte. Ad un certo punto ho capito che c’erano delle cose che mi sarebbe piaciuto provare prima di andarmene. Sono qui per fare in modo da non avere rimpianti, vero?»

 «Sì» ammise Angel.

Aki gli si avvicinò un po’. Erano a pochi centimetri di distanza. Finora Aki non aveva notato davvero quanto fosse la loro differenza di altezza. Adesso la trovava carina. Allungò una mano e la poggiò sulla guancia di Angel. Deglutì e riprese a parlare mentre con il pollice accarezzava la pelle morbida.

«Angel, io ho sempre voluto sapere cosa si prova ad essere innamorati. So cosa significa voler bene a qualcuno, ma l’amore è tutta un’altra cosa. Ora penso di saperlo.»

Angel portò la sua mano su quella di Aki e con il viso si accoccolò ancora di più lasciandosi trasportare dal tocco.

«Cosa stavi dicendo prima?»

«Credo di averlo capito anch’io» ammise. Il terreno intorno a loro iniziò a tremare di nuovo, nuovi strapiombi si stavano avvicinando a loro.

Aki si avvicinò di più. Con entrambe le mani gli cinse il volto. Angel lo prese per il maglioncino e distese le ali per avvolgerli. Continuarono ad avvicinarsi mentre intorno a loro il terreno continuava a crollare. Finché non chiusero la distanza tra loro. Fu un bacio breve ma magico. Angel provò delle emozioni che non aveva mai provato prima e che non pensava fosse possibile sentire. Il suo cuore batteva così forte che sentiva gli stesse per uscire dal petto. Non faceva male, era piacevole.

Aki notò quanto fossero morbide le labbra di Angel. Nella sua vita aveva già baciato altre persone però nessuno gli aveva trasmesso quel qualcosa in più. Pensò che in quel momento stesse provando molto più di ‘quel qualcosa in più’ che aveva immaginato. Affondò la mano nella chioma rossa mentre continuarono a baciarsi.

Si staccarono solo nel momento in cui sentirono un rumore più forte di rocce che cadevano e si spezzavano. Rimasero abbracciati mentre videro un’altra scalinata formarsi sull’orlo del precipizio che si era formato di fronte a loro. Era simile a quella di prima ma dorata questa volta, formava un contrasto estasiante con il rosso della sabbia e il cielo stellato. Aki la guardò e iniziò a muoversi verso di essa. La raggiunse e salì il primo gradino. Questa volta si solidificarono tutti i gradini uno dopo l’altro e diventarono di un oro brillante. Una melodia ultraterrena prese a suonare.

«È… bellissimo» commentò Aki. Angel guardò la sua schiena. Aki non poté vedere il suo sguardo triste.

«Andiamo Angel, vieni!» esclamò entusiasta e si girò verso di lui. Vide una lacrima solitaria solcare il volto di Angel.

«Io non posso venire, Aki.»

Angel fu sicuro che se fosse possibile sentire il rumore di un cuore che si spezza, lo avrebbe sentito in quel momento. Non esiste una cosa simile, lo sapeva. Ma aveva visto lo sguardo di Aki spezzarsi e sgranarsi con orrore mentre la melodia continuava a suonare sempre più invitante.

«Devo salire… da solo?»

«Aki, mi dispiace. A me non è permesso salire lì con te.»

Aki vide come tutto il terreno alle spalle di Angel stava crollando sempre più velocemente.

«È un addio?» chiese Aki con la voce rotta. 

Angel non rispose, non ne ebbe il coraggio. Aki sentì un singhiozzo. Lo guardò un’ultima volta. Ci aveva sperato che potessero rimanere insieme. Avrebbero potuto prendersi cura dell’altro e non essere più soli. Aki aveva davvero pensato che fossero fatti l’uno per l’altra.

Riprese a salire i gradini senza voltarsi indietro. Immaginò Angel venire inghiottito dalla voragine, una lacrima gli solcò il volto.

In lontananza sentì la melodia spezzarsi, note fuori posto e stonate. Si stava avvicinando.

Questo deve essere l’inferno, anche queste stupide scale si prendono gioco di me. – pensò.

«Aki Hayakawa» una voce familiare un po’ affannata. Si girò e vide Angel riprendere fiato dietro di lui.

«Il tuo momento non è ancora arrivato, tu devi fare ancora troppe cose. Tutto questo è sbagliato. Lo dico io» una ferocia nello sguardo che Aki non pensava potesse appartenergli. Le scale davanti a lui stavano appassendo, diventavano grigie e si sgretolavano. Quelle rimaste presero a muoversi da sole e a salire verso l’alto. Aki non fece nemmeno in tempo a registrare cosa stesse succedendo che Angel lo spinse fuori dal corrimano. Stava precipitando. Sentiva la frizione dell’aria, intorno a lui tutte le rocce distrutte erano sospese. Sopra di sé vide che anche Angel si era buttato e stava cadendo in picchiata verso di lui. Lo raggiunse e lo abbracciò avvolgendolo con le grandi ali. L’ultima cosa che vide furono le lacrime sue e di Angel disperdersi nell’aria. 

 


 

Aki aprì gli occhi stanchi. All’inizio la sua vista era offuscata, si guardò intorno ma non riuscì a mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. 

«Oddio! Si è svegliato!» 

Aki continuò a guardarsi intorno e finalmente riuscì a vedere la figura davanti a lui. Indossava il camice bianco, era indaffarata a cercare qualcosa nelle sue tasche. Si guardò ancora intorno e vide una macchia rossa di fronte a lui sul fondo della stanza.

La dottoressa gli puntò una luce negli occhi, gli dava fastidio ma la ignorò concentrandosi sul colore. Finalmente riuscì a riconoscerlo.

«È ancora in stato confusionale. Ricordi qual è il tuo nome?»

La figura alata seduta sulla sedia non lo stava guardando, aveva il volto girato verso la finestra. Poteva vedere un triste sorriso teso.

«Aki, la luna è bella… vero?» la sua voce era malinconica.

 «Vivi e poi vieni a cercarmi, ma fai sì che sia il più tardi possibile.»

«Angel…»

«A presto, mi mancherai.» Angel gli rivolse un ultimo sorriso e svanì.


 

Note dell’autrice:

Non mi dilungherò molto perchè non penso ci sia bisogno. Ci tenevo solo a spiegare un paio di cose della storia.

Il titolo è un verso della bellissima canzone degli Snow Patrol ‘Make this go on forever’. La musica mi ha aiutata tantissimo a scrivere questa storia e in realtà ho creato una vera e propria playlist. Ogni atto ha il nome della canzone che più mi ha ispirata durante la stesura. L’utima frase che dice Angel ‘la luna è bella… vero?’ è una allusione letteraria giapponese abbastanza famosa per dire ti amo.

Beh, per ora ho finito tutte le cose che avevo da pubblicare. Ci sono altre idee ma devo scriverle e una in particolare è molto complessa per i miei standard quindi chissà quanto ci metterò (e se ci riuscirò). Se volete lasciarmi qualche commento, ne sarò molto contenta! 

Detto questo, alla prossima anche se sarà tra un bel po’ :3

   
 
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