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Autore: Gatto1967    19/02/2023    2 recensioni
Il periodo che Candy passa a Casa Legan non è proprio il più felice nella vita della nostra eroina. Nonostante riesca a farsi benvolere dalla servitù e dai ragazzi Andrew, Neal e Iriza spalleggiati dalla loro degna madre, sono una bella palla al piede per la povera orfana della Casa di Pony.
Il signor Legan poi, per quanto sembri addirittura prenderla in simpatia, è molto assente da casa, e non contribuisce certo al benessere di Candy.
E se... il signor Legan fosse intervenuto?
Se avesse messo in riga moglie e figli?
Sarebbe stato un bene per Candy?
Andiamolo a scoprire...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Candy aprì la porta di Casa Legan, qualcuno aveva bussato, e si trovò davanti il signor Cornwell, che aveva già incontrato qualche giorno addietro in città e una ragazza più o meno della sua stessa età, che portava corti capelli castani raccolti a caschetto e indossava un paio di occhiali che le adornavano il volto dandole un’aria quasi da bambinetta.

-Buongiorno signor Cornwell, signorina… Prego accomodatevi, vi annuncio subito alla signora.-

-Non serve Candy, sono qui.- la voce della Legan era insolitamente cordiale.

-Ma prego accomodatevi, immagino che vogliate incontrare il signor Grandchester.-

-Il signor Grandchester è uscito questa mattina, mi ha lasciato detto che aveva da fare e che non sarebbe rientrato a pranzo.- intervenne Candy.

-In realtà Candy.- spiegò Stear -Siamo venuti proprio per te.-

-Per me?- la ragazza cadde sinceramente dalle nuvole

-Zia, concederesti a Candy qualche ora di permesso?-

-Ma certo! Anzi, Candy vai a cambiarti. Ti concedo la giornata libera, basta che rientri per cena, ok?-

-Ma signora io…-

-Mi hai sentita Candy? Vatti a cambiare, subito!-

-Coraggio Candy, noi ti aspettiamo qui.- le disse la ragazza con gli occhiali.

Non ritenendo conveniente contraddire la signora, Candy obbedì e di lì a pochi minuti fu di ritorno indossando un semplice abito verde.

-Vieni Candy, sali in macchina con noi.- la invitò Patty e lei rimase compiaciuta che quella ragazza la trattasse con tanta gentilezza. -Comunque io sono Patricia O’ Brien, e sono la fidanzata del qui presente Alistear Cornwell.-

-Onoratissima signorina.- disse lei con un inchino

-Oh andiamo! Non sono mica la principessa del Galles! Non c’è nessun bisogno di inchinarsi. E vorrei che mi chiamassi Patty.-

-Signorina ma io…-

-Non c’è niente di male Candy. Fai la cameriera non la schiava!-

A quelle parole Candy si commosse. Una ragazza di quel rango, che indossava quei vestiti, la trattava con tanta confidenza quando la sua cara Annie la snobbava ogni volta che la vedeva?

-Io… io… va bene sign… Patty.-

-Così mi piaci Candy. Diamoci la mano, vuoi?-

Con un sorriso Candy strinse la mano della simpatica ragazza inglese.

-Dai, sali in macchina adesso.-

-Ma… dove volete portarmi?-

-Adesso lo vedrai.-

In pochi minuti la macchina di Stear arrivò alla villa degli Andrew e varcò il cancello delle rose.

Fermata la macchina davanti all’ingresso della casa, i tre ragazzi ne scesero ed entrarono nella casa.

-Bentornati ragazzi.- 

A salutarli era stato un ragazzo che dimostrava all’incirca 17-18 anni.

-Tu devi essere… Candy. Dico bene?- disse il ragazzo rivolgendosi alla bionda ospite.

-Sì signore, io sono Candy e ricordo di averla vista qualche volta a Casa Legan.-

-Ma quale “signore”! Io mi chiamo Archibald Cornwell, ma puoi chiamarmi Archie, come fanno tutti.-

-Va bene allora… Archie.- rispose lei stringendo la mano che il ragazzo le porgeva.

-Signora Beadle.- disse Stear rivolgendosi alla corpulenta governante dietro ad Archie -è tutto pronto nella sala riservata?-

-Sì signori. È tutto pronto.-

-E allora… da questa parte prego.-

Stear aprì una porta vetrata e dietro quella porta si aprì una stanza simile alla saletta privata della signora Legan.

-Prego Candy, accomodati.- le disse Archie, e lei non immune da un certo timore reverenziale, entrò nella saletta.

-Candy.- 

A chiamarla era una voce femminile alla sua destra e lei si voltò, e fu come se il cuore le balzasse in petto.

-S-sign-orina Brighton!-

-No Candy.- disse l’altra in lacrime -Sono Annie, la tua Annie, la tua sorellina della Casa di Pony…-

-A-A-Annie… cosa dici…-

-Oh Candy!- disse infine Annie abbracciandola -Perdonami… se puoi…-

Infine Candy ricambiò l’abbraccio.

-Chiudiamo la porta.- disse una Patty in lacrime -Lasciamole sole.-

E così fecero. Stear chiuse la porta della saletta riservata lasciando le due sorelline ritrovate libere di piangere e ritrovarsi in pace.

 

-Ma secondo voi perché Annie nascondeva il fatto di venire da un orfanotrofio?- chiese Patty seduta su un divano accanto al suo Stear.

-La madre la ossessionava.- rispose Archie -Fin da piccola le ha inculcato la convinzione che nel nostro “ceto sociale” provenire da un orfanotrofio, avere origini dubbie, sia motivo di vergogna. E sapete una cosa? Purtroppo ha ragione.-

-Andiamo Archie!- replicò Patty -Siamo nel ventesimo secolo, non nel medioevo!-

-Già, ma vallo a raccontare a persone come Sarah Legan o nostra zia Elroy.- considerò Stear.

-Comunque l’importante è che quelle due ragazze si siano ritrovate.- concluse Patty. -Tutto il resto potranno affrontarlo insieme e anche con il nostro aiuto.- 

 

Dopo un’ora abbondante le due ragazze uscirono dalla saletta tenendosi per mano e andarono incontro agli altri sorridendo.

L’efficiente signora Beadle aveva preparato loro un delizioso pranzo, e i cinque giovani si sedettero all’aperto sotto un gazebo in legno ricoperto da fiori e circondato da una vegetazione lussureggiante.

Trascorsero qualche ora all’insegna dell’allegria più sfrenata. Annie, Patty, Archie e Stear raccontarono a Candy le loro “avventure” alla Royal Saint Paul School in un modo così vivido e coinvolgente che a Candy parve quasi di aver vissuto in prima persona quelle storie. Quasi le sembrò di immaginarsi la comprensiva Suor Margaret o l’autoritaria direttrice del collegio, quella Suor Grey che i suoi nuovi amici definivano “un uomo vestito da suora”.

Raccontarono anche dell’amicizia con Terence Grandchester e di quando lui aveva salvato Patty dalla vile aggressione di Neal e dei suoi compari. O di quando lo stesso Terence aveva portato in salvo Evelyn, la tartaruga di Patty, salvandola dalle grinfie di Suor Gray.

-La portò da un suo amico americano come voi, che lavorava allo zoo di Londra, un certo… Albert.

In seguito l’ho recuperata e adesso è qui con me.-

Dunque quel ragazzo ha dei lati positivi, pensò Candy.

In quel mentre una macchina entrò nel cancello della villa.

-È tornata la zia Elroy.- disse Stear.

-Speriamo sia di buonumore.- aggiunse Archie.

Scesa dalla macchina, la signora si diresse verso il gazebo dove vedeva i nipoti insieme alle loro fidanzate.

-Ciao zia Elroy.- salutò per primo Archie e le ragazze fecero eco al saluto.

-E… tu cosa fai qui?- la signora si rivolgeva a Candy che riconosceva come una delle cameriere dei Legan.

-È nostra ospite zia.- spiegò Stear -Abbiamo invitato Candy a passare la giornata da noi. Spero che non ti dispiaccia.-

-D’accordo. Se è vostra ospite va bene.- e se ne andò senza degnare d’uno sguardo la ragazza.

-Ci dispiace Candy.- si scusò Archie -Nostra zia è una brava persona, per noi è stata come una madre, ma ha idee molto rigide sulle convenzioni sociali.-

-Già.- aggiunse Stear -Crede di essere una nobildonna europea in pieno medioevo.-

-Per di più è diventata intrattabile da quando è morto il nostro povero cugino.- concluse Archie.

-Non fa niente ragazzi, tanto io devo tornare a Casa Legan. Non voglio rischiare di contrariare la signora. Potreste essere così gentili da accompagnarmi?-

-Certamente Candy. Ti accompagno io.- disse Stear

-Candy…- disse Annie con la voce che le tremolava -Io fra pochi giorni dovrò tornare a Chicago…-

-Tranquilla Annie. Ormai ci siamo ritrovate e non ci lasceremo più. Io resterò qui fino alla fine dell’Estate e tornerò a Chicago fra poche settimane insieme alla signora Legan. Troveremo il modo di frequentarci, vedrai.-

L’ultimo abbraccio fra le due sorelline della Casa di Pony fu lungo e commosso.

-Patty. Sono felice di averti conosciuta.-

-Anch’io Candy, anch’io.- disse Patty abbracciando la sua nuova amica.

 

Rientrando a Casa Legan, Candy e Stear videro Terence che rientrava anche lui dopo aver passato la giornata in giro con la sua macchina.

I due ragazzi si salutarono e Terence chiese qualcosa al suo amico.

-Sei riuscito a trovare qualcuno per quel lavoro che ti accennavo?-

-Sto vagliando alcune persone, ma dovendo essere una persona di assoluta fiducia voglio essere ben sicuro. Domani parlerò con la zia Elroy e forse il tuo problema sarà risolto.-

-Ci conto Stear.-

-Ti terrò informato! Ciao Terence! Ciao Candy!-

-Ciao Stear! A presto e grazie del passaggio!-

Salendo le scale d’ingresso alla casa, Candy si trovò davanti un’accigliata signora Legan.

-Sono… sono in tempo per la cena signora. Adesso vado a cambiarmi e raggiungo i miei colleghi in cucina.-

-Non si tratta di questo.-

-E… di cosa allora? Ho commesso qualche mancanza?-

-Ho visto che ti sei presa molta confidenza con Stear.-

-Sì signora, mi ha detto lui di chiamarlo per nome.-

-E ti sembra una cosa dignitosa? Tu sei una cameriera e lui appartiene a una ricca e nobile famiglia!-

Candy avvertì dentro di sé una specie di eruzione vulcanica in corso. 

-Con tutto il rispetto signora Legan, non vedo cosa ci sia di male. Se a Stear e Archie e alle loro fidanzate fa piacere di considerarmi un’amica, la cosa dovrebbe riguardare soltanto me e loro. In questa casa ho sempre fatto il mio lavoro con impegno e serietà, la servo da quando avevo dieci anni e continuerò a farlo, ma quello che faccio fuori dal lavoro riguarda soltanto me signora.

Se a lei la cosa non piace posso andarmene anche in questo momento, ma intanto che decide vado a cambiarmi e a fare il mio lavoro. 

Con permesso.-

Senza altre parole Candy entrò in casa sotto lo sguardo livido della padrona di casa.

Terence avrebbe volentieri sputato in faccia a quella viscida signora americana, ma non avrebbe portato alcun bene a quella ragazza. Così si armò di tutta la sua pazienza e si avvicinò alla scala.

-Signora, posso testimoniarle che quella ragazza ha sempre trattato con il massimo rispetto i suoi parenti, e posso garantirle che sono stati loro a dirle di chiamarli per nome e considerarli come amici.-

Sempre più livida in volto la Legan sembrò ingoiare quintali di bile.

-La ringrazio della sua testimonianza signor Grandchester. Ne terrò senz’altro conto.- disse poi prima di rientrare in casa.

   
 
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