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Autore: Arkady    19/02/2023    1 recensioni
Dal primo capitolo:
« una delusione, eh? » disse il ragazzo, buttando fuori la prima boccata.
« cosa? » chiese confuso.
« il fatto di non esserti svegliato all’inferno » rispose Gojyo e lui sgranò occhi e bocca, sconvolto dal modo in cui quel ragazzo sembrava leggergli dentro.
In assenza di sua risposta, Gojyo incalzò « volevi morire? ».
Si ritrovò a pensare seriamente ad una risposta, « No. » disse, mentre lo sguardo gli cadeva sui capelli dell’altro, così rossi che parevano fatti di fuoco vivo « Ritengo che infine questa sia stata la cosa migliore » continuò sorridendo « non so come ringraziarti ».
« non ce n’è bisogno. Pensa a rimetterti in sesto, ora » ribatté Gojyo alzandosi. Arrivato alla porta si girò « ah, per essere chiari, questa è la prima ed ultima volta che faccio entrare un uomo nel mio letto ».
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Storia partecipante alla challenge Cards on the table indetto sul gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cho Hakkai, Sha Gojio, Sha Gojyo
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In questa challenge bisognava pescare un totale di 16 carte, ognuna delle quali conteneva un prompt da utilizzare per scrivere una storia a quattro capitoli.
Ogni capitolo racchiude, perciò, quattro carte. E queste sono quelle che ho pescato io:
- AU
- tatuaggio
- X mente
- X diventa maggiorenne
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- ci mancava solo questo dannatissimo diluvio! -.
 
Sbottò Gojyo, riparandosi sotto il terrazzino di una casa.
 
Nei duecento metri che aveva corso sotto la pioggia battente, dal piccolo portico del bar che lo aveva ospitato per quella fruttuosa serata al suo attuale rifugio, l’acqua gli era entrata fino alle ossa.
 
Gli sembrò di vedere un luccichio nel vicolo scuro dall’altra parte della strada, aspettò qualche istante ma non vide nient’altro. 
Un brivido di freddo gli corse dalla bassa schiena, dove una goccia si era appena fatta strada verso il basso, fino al retro del collo.
 
Il rumore della pioggia sovrastava tutto e lui si convinse che probabilmente un gatto doveva aver rovesciato un bidone dell’immondizia. 
Così scrollò le spalle e prese il pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans, sperando che ce ne fosse almeno una asciutta.
 
- eccoti - disse con voce seducente, la stessa che usava con le sue amanti, estraendola dal pacchetto e portandosela alle labbra.
 
Far funzionare l’accendino umido fu più complicato, ma alla fine riuscì ad accendersi la sigaretta e ad aspirare una lunga boccata. 
Mentre buttava fuori una consistente nuvoletta di fumo, fece vagare lo sguardo lungo la via, adocchiando quelli che potevano essere i suoi successivi ripari e calcolando la traiettoria della sua corsa.
 
- qui non accenna nemmeno a diminuire di intensità, cazzo. - borbottò di nuovo, buttando a terra il mozzicone e sfregandoci sopra con il piede per spegnerlo.
 
Di nuovo gli occhi gli corsero a quel vicolo buio dall’altra parte della strada. 
Sentiva come se qualcuno o qualcosa volesse richiamarlo lì, e si ritrovò ad un passo dall’imboccatura senza nemmeno essersi reso conto della pioggia che gli scorreva nuovamente dentro ai vestiti.
 
Intravide una sagoma riversa a terra, illuminata fiocamente da un lampione della strada principale. 
Senza una ragione, si avvicinò fino a riuscire ad identificare chiaramente cosa avesse davanti.
 
- bleah! - esclamò disgustato - ha l’intestino di fuori! -.
 
Provò a smuovere il corpo del ragazzo con la punta del piede e quello emise un lamento.
 
- ah, ma allora sei ancora vivo! - constatò sorpreso che fosse così.
 
Si accucciò al suo fianco per valutare meglio la ferita ed ebbe la netta sensazione che quel tizio lo avesse guardato sorridendo, prima di svenire.
 
Se lo caricò in spalla e, con non poca fatica, trascinò entrambi fino a casa.
 
 
La prima cosa che sentì fu il calore asciutto che lo circondava. Doveva essere infine giunto all’inferno.
 
Aprì piano gli occhi verdi e si guardò intorno. Decisamente quello non era l’inferno, o almeno non era così che se lo era immaginato.
 
Un dolore alla pancia gli fece ricordare di quel ragazzo che lo aveva trovato nel vicolo. Era stato lui a curarlo? Era casa sua, quella?
 
Di nuovo si guardò intorno. Era in una camera da letto, l’arredamento era davvero minimal ma non per quello gli sembrava fredda o inospitale, anzi. 
Dall’oggettistica più a portata di mano, quello doveva essere il covo di uno che amava intrattenersi a letto.
 
Amava anche vedersi mentre si intratteneva a letto pensò, notando l’enorme specchio che faceva sfoggio di sé dall’altra parte della stanza.
 
Vide il suo riflesso sul vetro e scostò gli occhi di scatto. Fu allora che si accorse che dalla porta socchiusa si sentiva qualcuno parlare nell’altra stanza. 
Si concentrò per capire chi fossero e cosa dicessero.
 
- grazie ancora di essere passata - doveva essere quel ragazzo.
 
- se tu chiami, io rispondo, Gojyo - la voce di una donna, che da maliziosa si fece di nuovo seria - però dovresti stare attento e informare qualcuno. 
Non sai chi sia quel tizio, perché fosse in quelle condizioni e se qualcuno vorrà tornare a finire il lavoro -.
 
- tu non ti preoccupare di questo - ribatté il ragazzo, che ora aveva un nome, liquidando la questione.
- piuttosto - continuò con un timbro seducente - cosa posso fare per sdebitarmi - il rumore di un bacio 
- e perché tu non ne faccia parola con nessuno - altro rumore di bacio, seguito da un gemito mal trattenuto della donna.
 
- portami a letto - mormorò quella e lui sentì Gojyo ridacchiare.
 
- al momento il mio letto è occupato, ma immagino possa andar bene anche qui -.
 
Sentì qualcosa che grattò per terra venendo spostata, una sedia forse?, e poi gli inequivocabili rumori prodotti da due persone che fanno sesso.
 
Lui chiuse gli occhi, come se quello potesse creare una barriera tra sé ed i gemiti sempre più appagati di lei che riecheggiavano dall’altra stanza.
Ma il risultato fu che la sua mente gli creò in testa le immagini esplicite di quei due senza volto.
 
Ad un certo punto le urla di lei si fecero più soffocate, come se fossero attutite da qualcosa. - smettila di urlare così, o sveglierai il mio ospite -.
 
Si sentì estremamente a disagio, più di quanto non lo fosse già a sentire, ed immaginarsi, due persone fare sesso in modo così appassionato. 
Perché il fatto che il ragazzo avesse pensato a lui in quel frangente, intuendone tra l’altro il desiderio di non volerli sentire, lo faceva sentire in qualche modo coinvolto.
 
Quando finalmente quella tortura finì, lui sospirò di sollievo. Ma contrariamente al rapporto che si era appena consumato, la sensazione durò poco.
 
Sentì dei passi avvicinarsi e riuscì a far finta di dormire prima Gojyo facesse capolino nella stanza, e si muovesse poi il più silenziosamente possibile, aprendo piano un armadio e rovistandoci dentro.
 
Lui aprì un occhio, per cercare di associare finalmente un volto a colui che lo aveva salvato. 
Aveva già vagamente registrato l’informazione che fosse alto, forse anche qualche cm più di lui, e nella penombra della stanza poté scorgere anche la definizione muscoli delle sue spalle.
 
Da quel che poteva vedere continuando a fingere di dormire, Gojyo non era esageratamente muscoloso ma era ben proporzionato, ed il suo corpo possedeva un'eleganza che non aveva mai associato ad un uomo. 
Doveva avere la sua età e portava i capelli scuri lunghi legati in una coda bassa.
 
Passò lo sguardo dalla sua schiena allo specchio, per vederne il riflesso. 
Anche gli addominali erano ben definiti e sulla spalla destra doveva avere un tatuaggio, ma non riuscì a capire cosa raffigurasse da quella distanza.
 
Finalmente gli occhi arrivarono al suo volto e si incrociarono con quelli di Gojyo, che dovevano osservarlo attraverso lo specchio già da un po’.
 
- ne hai impiegato di tempo a risvegliarti - gli disse, voltandosi nella sua direzione con un sorriso storto.
 
Era davvero bello.
 
Oggettivamente affascinante, con quegli occhi affilati e ammalianti di un colore indefinito.
 
Aveva due lunghe cicatrici parallele sulla guancia sinistra, eppure, invece che deturpargli il viso, lo rendevano perfino più interessante.
 
Quel sorriso, poi…
 
Deglutì a vuoto e fece per parlare, ma Gojyo riprese senza dargliene il tempo, mentre si avvicinava e si accomodava sulla sedia accanto al letto, accendendo la luce.
 
- ti ho rimesso le interiora a posto come meglio ho potuto. Ho chiamato anche una dottoressa, ha detto che devi restare assolutamente fermo a riposo per almeno un mese. - 
continuò frugandosi nelle tasche - mi ha anche vietato di fumare in tua presenza, ma adesso devo proprio farlo, spero tu comprenda -.
 
Non gli piaceva molto che si fumasse vicino a lui, ma annuì, incapace di fare altro. 
Il fumo avrebbe senz’altro coperto il profumo che il ragazzo si era portato appresso e che lo aveva investito assieme all’odore del sesso che gli aveva appena sentito fare.
 
Arrossì furiosamente, cercando di distogliere lo sguardo da Gojyo che riusciva ad essere attraente anche mentre si accendeva una sigaretta con naturalezza.
 
- una delusione, eh? - disse il ragazzo, buttando fuori la prima boccata.
 
- cosa? - chiese confuso.
 
- il fatto di non esserti svegliato all’inferno - rispose Gojyo e lui sgranò occhi e bocca, sconvolto dal modo in cui quel ragazzo sembrava leggergli dentro.
 
In assenza di sua risposta, Gojyo incalzò - volevi morire? -.
 
Si ritrovò a pensare seriamente ad una risposta, - No. - disse, mentre lo sguardo gli cadeva sui capelli dell’altro, così rossi che parevano fatti di fuoco vivo 
- Ritengo che infine questa sia stata la cosa migliore - continuò sorridendo - non so come ringraziarti -.
 
- non ce n’è bisogno. Pensa a rimetterti in sesto, ora - ribatté Gojyo alzandosi. 
Arrivato alla porta si girò - ah, per essere chiari, questa è la prima ed ultima volta che faccio entrare un uomo nel mio letto -.
 
 
Contrariamente a quanto si era aspettato Gojyo, le giornate non passarono lente ed interminabili.
 
Quel giorno, lui ed il ragazzo che aveva salvato, avevano iniziato a giocare a carte. Lo aveva buttato lì come passatempo, ma quel tipo lo stava stracciando partita dopo partita.
 
- te la cavi, eh?! - disse Gojyo tra i denti, quando l’altro mise giù il suo full.
 
- scusa - ribatté l’altro ridacchiando e sporgendosi a raccogliere le carte per mischiarle e ricominciare, mentre lui si accese l’ennesima sigaretta.
 
- non mi hai ancora chiesto nulla… sul mio conto… - mormorò il ragazzo, gli occhi verdi fissi sul mazzo.
 
- non mi interessa - replicò subito, prendendo le carte in mano e creando coppie e tris.
 
- so di crearti un disturbo, ma… posso chiederti di ospitarmi finchè non potrò muovermi? -.
 
- devi andare da qualche parte? - chiese Gojyo, curioso, scartando una carta e pescandone un’altra.
 
- no. Ma c’è una cosa che devo fare, appena possibile. - rispose il ragazzo, facendo lo stesso. - ops! Scala reale - esclamò mostrandogliela.
 
- EHI! - si indignò Gojyo - sappi che con il gioco d’azzardo io ci mangio! -.
 
- sono desolato - disse, con un sorriso affabile sul volto.
 
Gojyo lo avrebbe volentieri preso a pugni.
 
Quel giorno e tutti i giorni successivi, ogni volta che gli rifilò quell’espressione gentile fatta di sorrisi e stilettate ben piazzate.
 
Nonostante questo, il mese passò senza che Gojyo se ne rendesse conto. Si era abituato al suo ospite, che man mano aveva cominciato a girovagare per casa o fare qualche breve passeggiata all’esterno.
 
Era appena rientrato da una di queste passeggiate, quando glielo lesse in faccia. - stai pensando alla partenza? -.
 
Il ragazzo sorrise, sembrava genuinamente sorpreso della domanda - forse - rispose - ma prima che io vada, vorrei dirti alcune cose -.
 
Gojyo si accese una sigaretta, aspettando che l’altro iniziasse il suo racconto.
 
- Non c’è molto da dire, in realtà. Ho ucciso molte persone, l’ho fatto per vendetta. Ero pronto a morire... ma l’essere stato salvato, proprio da te, credo che sia stata parte della mia penitenza -.
 
- penitenza? - ripetè disorientato. Tutto si sarebbe aspettato di sentire, compreso di avere davanti un pluriomicida, ma non discorsi su colpe e penitenza.
 
- l’insolito colore dei tuoi capelli… beh, non offenderti, ma a me sembra sangue. Mi ricorda costantemente il sangue di cui le mie mani sono sporche -.
 
Dunque è così anche per lui… pensò Gojyo …forse era davvero destino che ci incontrassimo.
 
- Non ti ho nemmeno detto il mio nome - disse il ragazzo, come se davvero se ne fosse reso conto solo in quel momento.
 
Gojyo stava per ribattere, ma qualcuno bussò, interrompendoli. Gli fece un cenno verso la camera, e lui, intuendo il messaggio, si ci andò a nascondere.
 
- si? - chiese, al giovane biondo in uniforme.
 
- stiamo cercando un ragazzo. - Circa 20 anni, castano, occhi verdi. È un criminale in fuga -.
 
- non ne so nulla - replicò Gojyo, mentendo al gendarme con una naturalezza invidiabile.
 
 
Più passava il tempo in quella casa e più pensava che non gli sarebbe affatto dispiaciuto vivere lì con Gojyo.
 
Se non fossero più passati a cercarlo, se lo avessero lasciato in pace, avrebbe potuto rifarsi una vita e magari farne fare una un po’ meno sconsiderata anche a lui.
 
Ridacchiò al pensiero, mentre gettava un pacchetto vuoto di sigarette nel cestino.
 
- perché ridi da solo? -.
 
Gojyo entrò in casa in quel momento, in mano aveva due voluminose borse della spesa, da cui iniziò a tirare fuori ogni sorta di cibo, nonché diverse bottiglie di sakè.
 
- cosa si festeggia? - chiese, invece di rispondere.
 
- oggi è il mio compleanno. Sono 21! Ventuno vittoria, grande baldoria!!* -.
 
- davvero? Auguri! - esclamò sentendosi in colpa di non avere nulla da dargli. Se lo avesse saputo, avrebbe almeno messo assieme uno stupido pensierino.
 
- tu quanti anni hai? -.
 
Era la prima volta che Gojyo gli faceva una domanda personale e dovette rendersene conto anche lui.
 
- ne ho 20 - rispose subito - ma non ho mai bevuto il sakè -.
 
- oh ma allora oggi festeggiamo anche la tua maggiore età! - disse allegro Gojyo, aprendo una bottiglia e versandone due generosi bicchieri.
 
- sono già maggiorenne - fece presente, prendendo comunque in mano il bicchiere che gli porgeva.
 
- lo diventerai appena assaggerai questo. Fidati, è un passaggio fondamentale nella vita di un uomo. Sotto certi aspetti è persino più piacevole del sesso. Insieme poi, sono l'accoppiata vincente! -.
 
- perché non esci, allora? Puoi unire un buon sakè a del buon sesso. Direi che è un ottimo modo di festeggiare il compleanno, piuttosto che stare qui con me -.
 
- nah. Nessuna donna vale la sera del mio compleanno - ribatté Gojyo alzando il bicchiere e aspettando che lui facesse altrettanto - e poi stiamo festeggiando anche la tua maggiore età, oggi! -.
 
Si portò al naso il bicchiere colmo di quella che sarebbe benissimo potuta essere acqua, visto il colore trasparente. L’odore quasi non si avvertiva, così si azzardò a berne un sorso. 
Si aspettava qualcosa di forte e pungente, invece il gusto era delicato e tendente al dolciastro.
 
- ti piace, eh? - domandò Gojyo con un sorriso sornione. Avrebbe dovuto dirgli di smetterla di sorridergli così.
 
- si, molto - concesse, bevendone altro.
 
- se stai pensando di provare anche la salace esperienza del sesso… - 
Gojyo lasciò in sospeso la frase apposta, prendendosi più del tempo necessario per finire il bicchiere, e lui fece di tutto per non mostrare alcuna emozione. 
L’altro fece schioccare le labbra e continuò - posso cercarti compagnia, se desideri -.
 
- sono a posto, grazie. - replicò subito, rattristandosi poco dopo.
 
- eh no, eh! Niente sbornie malinconiche! -.
 
- scusa… è che… beh, fino poco tempo fa avevo una ragazza… -.
 
- capisco - mormorò Gojyo, riempendo i bicchieri di entrambi.
 
- era mia sorella - continuò lui, aspettandosi il silenzio che seguì questa informazione. Forse non avrebbe dovuto farne parola. - mi disprezzi? - chiese con un sorriso di facciata.
 
- immagino siano cose che capitino - disse Gojyo scrollando le spalle.
 
A lui scappò una risata - veramente di solito non succede. Ma siamo cresciuti in due orfanotrofi diversi e quando ci siamo messi assieme non sapevamo di essere fratello e sorella. 
E quando lo abbiamo scoperto… ci amavamo così tanto… e abbiamo deciso di non farne parola con nessuno, però… - 
era ancora molto doloroso pensarci - le voci girano e… beh, adesso è morta -.
 
Gojyo non disse nulla, così lui continuò - ero fuori quando loro arrivarono e non scattò nessun presentimento, sai? 
Non provai nessuna sensazione strana, non ci fu nulla che mi spinse a mollare tutto e tornare a casa da lei. Me ne rimasi fuori a ridere e scherzare con i miei amici, mentre loro… - 
non finì la frase, ma vuotò il bicchiere.
 
- che presentimento avresti dovuto avere? Non funziona così nella vita reale! E comunque non penso che questo significhi che tu non la amassi abbastanza o che sia colpa tua! - si infervorò Gojyo.
 
Riempì il bicchiere ad entrambi e poi proseguì, con un sorriso ironico in volto e una tristezza negli occhi che lui non gli aveva mai visto.
 
- non sono l’uomo giusto per parlare di amore. Non ho nulla a cui tenga particolarmente o che io desideri proteggere. Perciò non posso proprio sapere cosa si provi. - 
Gojyo si sciolse la coda disordinata e prese in mano una ciocca - questi capelli… beh, pensavo fossi l’unico a vederli come una sorta di castigo, sai? -.
 
Si rese conto di non sapere nulla di quel ragazzo che tanto si era dato da fare per salvarlo e curarlo, e che aveva mentito per lui. 
Ma come Gojyo non gli aveva mai chiesto nulla o forzato a parlare, lui avrebbe fatto altrettanto.
 
- niente sbronze malinconiche, hai detto - accennò un brindisi e vuotò il bicchiere troppo in fretta, facendosi andare il liquore per traverso ed iniziando a tossire.
 
Si sentiva la gola in fiamme ed aveva difficoltà a respirare, ma di buono c’era che Gojyo stava ridendo di gusto, tenendosi la pancia.
 

L’indomani si svegliarono sul divano entrambi con un mal di testa atroce.
 
Gojyo non aveva nessuna intenzione di aprire gli occhi o alzarsi, ma quando il suo ospite gli comunicò l'intenzione di fare una breve passeggiata nei dintorni, si tirò su a guardarlo serio.
 
- non dovresti andare, visto che ti cercano -.
 
- qui sono già venuti, no? Metterò questi, comunque - disse mostrando sciarpa e cappello ed un paio di occhiali da sole.
 
- sembrano dire “eccomi qui” - borbottò lui, accendendosi una sigaretta.
 
Sentiva che non doveva farlo andare, che se fosse uscito di lì non sarebbe più tornato. 
Eppure non gli sembrava avesse quell’intenzione, e in quelle settimane non era mai capitato che si sbagliasse su quel tipo.
 
D'altro canto, poi, perché non dirglielo? Lo sapevano entrambi che presto o tardi se ne sarebbe andato via.
 
Si tranquillizzò, pensandolo, e lo osservò dalla finestra per un po’, poi tornò a sedersi sul divano, la sigaretta che gli si consumava tra le dita.
 
- Mi sto facendo crescere i capelli, per dimostrare qualcosa a me stesso e nascondere le cicatrici che mi ricordano di quando mia madre tentò di uccidermi. 
Cerco di salvare qualcuno che ha bisogno di me… ma in realtà… forse sono io quello che vuole essere salvato -.
 
Non seppe perché disse quelle cose ad alta voce, perché non le avesse confidate a quel ragazzo, di cui non aveva più insistito per conoscerne il nome.
 
Andò nel bagno, prese un paio di forbici e si tagliò i suoi lunghi capelli rossi, il colore del sangue.
 
Ma era davvero così? Quel rosso simboleggiava davvero solo il castigo per un amore che non si era riusciti ad ottenere, un amore che non si era riusciti a proteggere?
 
Guardò il risultato del suo taglio allo specchio - non male - disse compiaciuto al suo riflesso. Raccolse le ciocche sparse nel lavandino e le gettò via.
 
Davvero tutto ciò che è rosso a questo mondo fa pensare automaticamente al sangue?
 
Si ripropose di chiederlo a lui, assieme al suo nome, ma lui non fece più ritorno.
 
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Note:
È la prima volta che scrivo su Saiyuki, perciò non so se sono stata IC.
Per ora credo di sì, visto che questo capitolo si rifà a come è andato davvero l’incontro tra questi due personaggi nel manga. 
Essendo una AU (ho pescato quella carta più volte) ovviamente verrà eliminata tutta la parte demoniaca, la loro missione ed i combattimenti.
Riguardo all’età, all’inizio di questa storia Gojyo ha 21 anni e Hakkai 20.
Alcune battute sono citazioni vere e proprie ai capitoli su cui ho romanzato sopra, aggiungendo e cambiando intere parti.
Serviva sia per presentare i personaggi a chi non conosceva il fandom, sia come base per i prossimi capitoli della challenge.
Link al primo capitolo sul gruppo FB
https://www.facebook.com/groups/366635016782488/permalink/5667181000061170/
P.S.: Visto che Gojyo ancora non conosce il nome di Hakkai, acqua in bocca, mi raccomando!🤫
   
 
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