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Autore: rampo92    12/09/2009    1 recensioni
Gessica e martina sono 2 ragazze di 14 anni in 2 citta diverse, ma con lo stesso sogno trovare la scuola adatta x realizzare il loro sogno. Questa storia e stata inventata da me e una mia amica con lo scopo precisa di diventare un fumennto quindi scusate se nn saranno molre descrizioni sui personaggi e i paesaggi.
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero ke questo capitolo vi piaccia^^ e miraccomando lasciate dei commenti belli o brutti nn importa


La decisione

19 Agosto 2006. Martina.

Il giorno dopo, nella cittadina di Mhora, una ragazza di 14 anni di nome Martina, stava scegliendo una scuola superiore adatta alle sue qualità, sdraiata comodamente nel letto della sua stanza.

Nel pieno della sua concentrazione, qualcuno bussò alla porta, dicendo: << Martina, posso entrare? >>. Martina rispose: << Si, mamma, entra pure! >>. La madre si avvicinò e si sedette accanto a lei, poi disse: << Allora? Hai già scelto una scuola? >>

<< No, non riesco a trovare niente adatto a me >>.

<< Scegli qualcosa che ti piacerebbe fare. Che ne dici di una scuola per fate? Sei carina, simpatica, intelligente… >>

<< Mamma… grazie per i complimenti ma non andrò mai in una scuola di ragazze snob e con la puzza sotto il naso >>.

<>.

<< Mamma, stai insinuando che non ti aiuto? Guarda che mi offendo… >>.

La madre guardandola negli occhi con un espressione materna le disse: << Stavo scherzano tesoro >> poi la abbracciò e le sussurrò: << Tu mi aiuti sempre. Sei e sarai la mia bimba. Qualunque cosa accada >> detto ciò la baciò sulla fronte.

Dopo un attimo di silenzio, le prese il libretto di orientamento agli istituti superiori e, dopo averlo sfogliato, disse: << Tieni. Guarda se ti piace questa scuola >>. Martina lesse le prime righe della pagina un po’ annoiata, pensando che sarebbe stata la solita cretinata. Poi però, dovette ricredersi, dato che rimase meravigliata dagli indirizzi di quella scuola, anche se erano solo quattro.

Si poteva scegliere tra: magia, cioè lo studio delle arti magiche, (guerra), in cui insegnavano a maneggiare armi e preparavano gli alunni a diventare abili guerrieri, dragologia, nel quale si imparava a conoscere i draghi e anche a combattere e l’ultimo era assassinio, nel quale imparavi ad uccidere le persone malvagie senza lasciare traccia.

Erano tutti molto interessanti, ma l’indirizzo che l’affascinò di più era l’assassinio.

Con un sorriso smagliante si rivolse a sua madre dicendo: << Mamma, ho scelto. Andrò alla scuola FROST. Voglio partire immediatamente >>

<< hai tutto il tempo del mondo! Manca ancora un mese! >> le disse la madre un po’ preoccupata. Ma Martina le rivolse lo sguardo più dolce che aveva cercò di convincerla:

<< Ti preeego mamma, posso andarci domani? >>.

<< E va bene, vai pure >>.

<< Grazie mamma!! >>.

Detto ciò diede il libretto di orientamento alla madre e preparò le valigie per poter partire il giorno dopo ma, la madre le chiese: << Che mezzo userai? >>

Martina un po’ seccata da quella domanda scontata disse:<< Non preoccuparti mamma, prenderò il treno e poi la nave… ora, posso fare le valigie in santa pace? Devo pensare a cosa portarmi! Anzi, già che ci sei, puoi andare a vedere gli orari del treno e quelli della nave? >>

<< Va bene tesoro >>

Martina si voltò e con uno dei suoi giganteschi sorrisi le rispose: << Grazie mamma. Grazie per tutto >>.



Quella notte Martina fece uno strano sogno: era su un tappeto volante, intorno a lei vi erano altri tappeti che volavano come uccelli e, stranamente, Martina percepiva la loro felicità, come fossero esseri viventi. Decise di godersi il giretto e sporgersi per guardare il territorio sottostante: vide tutto il mondo di Upuan e rimase affascinata da quella meravigliosa vista. Ma, improvvisamente, il cielo si oscurò e tutti i tappeti, compreso il suo, iniziarono ad agitarsi e a volare in modo confuso. Martina non riuscì a tenersi al suo tappeto volante e precipitò nel vuoto. Fortunatamente, il suo tappeto si accorse di non avere più il proprio passeggero e volò verso Martina più veloce che poteva. Riuscì a salvarla anche se l’atterraggio sul tappeto non fu dei più morbidi. Martina si sedette sul tappeto con un po’ di dolori per l’atterraggio “morbido” appena fatto.

Nel frattempo il tappeto volò dolcemente verso terra.

Atterrò in un bosco buio e tetro. Martina, con un po’ di esitazione, scese dal tappeto e si guardò attorno, all’improvviso, vide una luce accecante provenire da dietro degli alberi. Decise di avvicinarsi pian piano per vedere da cosa provenisse .

Rimase stupita, non credeva hai suoi occhi: tre figure incappucciate disposte a cerchio creavano una specie di portale. Si girarono di scatto e, vedendo Martina, smisero di creare il portale; Martina si spaventò e cercò di svignarsela dicendo: << Salve… che ne dite se io me ne vado e voi continuate a fare i vostri giochetti di magia? >> detto questo si voltò e corse via come un razzo ma le figure incappucciate la inseguirono e una di loro cercò di colpire Martina con un onda di energia, fortunatamente però, Martina riuscì ad evitarla.

Stava per seminarli quando, ad un certo punto, inciampo nella radice di un albero e cadde a terra. Stranamente, una delle tre figure incappucciate tese la mano per aiutarla ad alzarsi…


DRIIIN DRIIIN!!” < Sveglia del cavolo > pensò Martina, mentre allungava il braccio per spegnere la sveglia e vedere che ore erano. <> urlò Martina balzando in posizione seduta sul letto. Si preparò a velocità supersonica, altrettanto velocemente, corse giù in cucina dove incontrò suo padre e sua madre e le chiese: << Mamma, perché non mi hai svegliata??? >>

<< Scusami tesoro, mentre preparavo la colazione non mi sono accorta dell’orario >>

Martina disse con tono seccato: << Uff… vabbè non preoccuparti… ormai il danno è fatto >>

Po,i prendendo un croissant dal tavolo si girò verso il padre dicendo: << Papà almeno tu sei pronto? Mi devi accompagnare in stazione! >>

<< Certo, piccola, io sono nato pronto! > > Martina fissò il padre con aria preoccupata e la madre disse: << ma smettila! E muovetevi o farete tardi! >>.

Martina salutò la madre con un abbraccio e corse in macchina. Il padre afferrò velocemente la valigia della figlia, salutò la moglie e corse dentro la macchina dove Martina lo stava aspettando.


Arrivati alla stazione di Mhora, Martina e suo padre, corsero alla biglietteria, presero un biglietto di andata e andarono al binario corrispondente al biglietto.

Il padre fece le solite raccomandazioni che i genitori fanno ai propri figli. Martina riuscì a zittirlo dicendo che se avrebbe continuato a parlare non sarebbe riuscita a partire. Così lo salutò e salì in fretta sul treno nella propria cuccetta.

Purtroppo la cuccetta non era vuota. Avrebbe dovuto dividerla con un’anziana signora, così, si sedette accanto a lei, vicino al finestrino.

Intanto la nonnina affianco a lei la fissava, la salutò cordialmente, ma non ricevendo risposta si affacciò dal finestrino del treno in partenza e, vedendo suo padre ke la salutava con la mano, ricambiò il gesto.

Era felice perché faceva il suo primo viaggio da sola e perché finalmente non avrebbe più avuto i genitori tra i piedi, anche se, un po’ la rattristava il pensiero che non li avrebbe rivisti per quasi un anno.

Il viaggio proseguì e, dopo qualche ora, tra un passatempo e l’altro, si accorse che la nonnina la fissava ormai da parecchio tempo, così le disse: << Vuole un mio poster autografato, per caso? >> la nonnina irritata si girò e Martina pensò: < Si è girata finalmente… >.

Arrivò sera e il treno stava per inoltrarsi nella foresta incantata. Martina si preoccupò pensando a tutte le creature incantate che vivevano in quel luogo ma poi pensò < Che stupida, è vero che il treno ha una barriera protettiva attorno a sé! >.

Arrivò notte e mentre si stendeva nella sua cuccetta pensò subito dopo si addormentò. Sognò di nuovo quelle tre figure incappucciate, ma, sembrava che stesse continuando il sogno della notte prima: lei distesa a terra e la figura che le porgeva la mano per aiutarla ad alzarsi.

Dopo aver aiutato Martina ad alzarsi, la figura si tolse il cappuccio: era un ragazzo di

bell’aspetto, biondo e con due occhi blu come il mare. Martina rimase stupita e arrossì un po’. Le altre due figure erano dietro il ragazzo distanti e immobili. Martina chiese al ragazzo: << Chi sei? >> il ragazzo sorrise come se si aspettasse quella domanda e le disse: << Lo capirai… >> improvvisamente il paesaggio intorno a loro si dissolse, il ragazzo e le figure incappucciate si allontanarono e Martina urlò: << Aspetta! Non andartene! Non mi hai ancora detto chi sei! >>.

Si svegliò di soprassalto, nel cuore della notte, un po’ scombussolata da quel sogno. La prima cosa Che pensò fu < Chi era quel ragazzo? E perché ha detto quella frase… > si sedette e si accorse che la vecchietta non sembrava affatto stupita dal fatto che si era svegliata di soprassalto e la fissava. Di nuovo. Irritata Martina disse: << Perché cavolo mi guarda? >> e la nonnina, ancora avvolta dalle coperte rispose: << Non ti sto guardando, ti sto osservando… >> << Ma che differenza c’è?? >> disse Martina appoggiando la mano alla fronte, ancora più irritata.

<< Mia cara>> rispose la nonnina con calma, << Osservare significa studiare con lo sguardo e io ti sto studiando percheè mi sembri degna >>.

Martina confusa, disse: << Degna di cosa? >> la nnonnina estrasse uno strano ciondolo dalla borsetta: era una pietra viola e tonda attaccata ad un laccio. E disse: << Di portare questo>>. Lo porse a Martina, che lo prese in mano e disse: << Mi sta prendendo in giro? >> << No mia cara, indossalo >> le rispose.

Martina era confusa ma accettò e se lo mise al collo, improvvisamente la pietra si illuminò facendo luce in tutta la stanza. Martina si affrettò a coprire il ciondolo con le mani e la luce si spense. Poi si girò e disse: << Che bello un ciondolo magico! Grazie nonnina! >> ma si accorse che la nonnina era sparita, spaventata la chiamò e subito sentì una voce: << Non preoccuparti per me, ci rivedremo! E ricorda, tu sei destinata a grandi cose! >>

Martina si sdraiò nel lettino, si coprì e pensò ad alta voce: << Oddio… prima quello strano sogno, poi, la nonnina che mi dà il ciondolo, sparisce e, mi dice, da non si sa dove, che sono destinata a chissà cosa… Non vedo l’ora di arrivare a Batfit… >> poi si addormentò.


  
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