Challenge: “È nato prima l’uovo o il titolino? - Reverse challenge” organizzata dal gruppo su Facebook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”
Prompt: Minato/Shuu - Titolo: Questioni irrisolte di Valentina Baschetti
Genere: romantico
Tipo: one shot
Personaggi: Minato Narumiya, Shuu Fujiwara
Coppia: yaoi
Rating: PG-13, verde
Avvertimenti: fluff
PoV: terza persona
Spoiler: sì, post time skip
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Kotoko Ayano. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Questioni irrisolte
Era la decima freccia che non andava a bersaglio.
“Forse è il momento di smettere” gli fece notare Masa-san con garbo.
“Voglio tirare ancora” protestò debolmente Minato abbassando l’arco.
“Hai una postura molto rigida, le tue spalle sono tese”
Minato si volse verso Shuu che lo guardava quieto.
“Ha ragione, nemmeno in gara sei così teso” infierì l’allenatore “Sì è fatto comunque tardi è meglio se andate a casa”
“Che cosa c’è?” provò a chiedere Shuu mentre si cambiavano.
“Niente” sussurrò incapace di guardarlo negli occhi, ultimamente stare vicino all’altro ragazzo gli provocava un turbamento non indifferente e non riusciva ancora a spiegarsi bene il perché.
“Ti va di mangiare qualcosa insieme?” propose Shuu precedendolo fuori dal dojo.
“Volentieri avviso mio padre” disse scrivendo un breve messaggio.
Scesero in silenzio la lunga scalinata, spalla a spalla.
“Mi ha fatto piacere, allenarmi con te, oggi. Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo” iniziò Shuu guardando davanti a sé.
Minato si volse a guardalo, la luce del tramonto illuminava il volto dell’altro ragazzo, conferendogli delle sfumature aranciate al volto ed ai capelli.
“Anche a me ha fatto piacere” rispose con un lieve sorriso “E sarebbe…” proseguì mettendo un piede in fallo e rischiando di ruzzolare giù per i restanti gradini se Shuu non lo avesse afferrato prontamente dal polso.
“Attento!” esclamò riuscendo a sua volta a restare in piedi.
“C’è mancato poco” disse recuperando l’equilibrio, la presa di Shuu passò dal suo polso alla sua mano e rimasero così per un lungo momento a fissarsi negli occhi, senza parlare e Minato sentì il cuore battergli furioso nel petto, sperò ardentemente che l’altro non se ne accorgesse.
Con un movimento lieve le dita di Shuu sciolsero la presa dalla sua mano.
“Sei distratto in questi giorni” asserì riprendendo a scendere, non era un rimprovero, ma punse sul vivo Minato che lo raggiunse.
“Non è vero”
“Devi restare concentrato o non andrà bene ai nazionali”
“Tu pensi solo ai nazionali?”
Shuu si fermò di nuovo a guardarlo era sorpreso “Tu no?”
Minato sospirò sedendosi sul gradino, prendendosi il capo tra le mani, l’altro gli si sedette accanto.
“No… non solo almeno” mormorò fissandosi le punte delle scarpe “Sono confuso”
Shuu lo guardava con quegli occhi color ametista, Minato si rese improvvisamente conto che c’erano un sacco di questioni irrisolte tra loro.
La loro amicizia aveva avuto un brusco arresto, ma poi era ricominciata come niente fosse quando si erano rivisti alla competizione, avevano ripreso a parlarsi, a frequentarsi a mandarsi messaggi, come se nulla fosse, ma c’era un buco di mesi e Minato non si era chiesto come si fosse sentito Shuu.
“Riguardo a cosa?” chiese Shuu e Minato sbatté le palpebre un paio di volte non capendo.
“Confuso riguardo a cosa” specificò.
“A noi” vide gli occhi di Shuu farsi grandi per lo stupore e si rese conto di quanto ambigua poteva sembrare quella affermazione.
“Scusa… intendevo che… non ci siamo sentiti per un po’ e poi abbiamo ricominciato come se nulla fosse successo”
“E ti dispiace?”
“No affatto” si affrettò a dire era proprio un disastro.
“Come ti sei sentito?” gli chiese e non dovette specificare altro.
“Triste”
“Mi dispiace”
Ma Shuu scosse la testa “Ero triste perché non sapevo come aiutarti, come farti superare haike, non ero un buon amico, come avrei voluto essere” confessò fissandolo negli occhi.
Minato si perse nuovamente; cos’era quella forza che lo attraeva verso l’altro, quella spinta in avanti che lo faceva avvicinare al viso dell’altro che, per inciso, non si allontanava.
Solo quando le loro labbra si toccarono parvero entrambi risvegliarsi e si fecero indietro imbarazzati.
“Scusa, scusa, scusa, scusa” ripeté Minato nascondendo il viso tra le ginocchia, il silenzio di Shuu lo preoccupò, volse il capo spiando l’altro, vedendo il lieve sorriso che gli piegava le labbra e su cui aveva posato due dita.
“Non ti scusare…” disse dopo un istante tornando a guardarlo, Minato raddrizzò la schiena e arrossì quando le dita dell’altro si intrufolarono tra i suoi capelli per attirarlo nuovamente verso di sé e le loro labbra si toccarono di nuovo, Minato non poteva crederci era solo una leggera pressione nulla di più, lui non aveva mai baciato nessuno…
Si fecero nuovamente indietro restando con le fronti poggiate l’un l’altro.
“Va meglio?” chiese ancora Shuu e le sue labbra erano ancora piegate in un sorriso, e le sue guance erano arrossate e non per i raggi del sole morente.
“No” rispose sporgendosi ancora catturando la bocca dell’altro che schiuse le labbra e Minato si fece più ardito e spinse la propria lingua tra quelle labbra incontrando quella di Shuu a metà strada, facendo diventare il bacio più profondo.
Il sole era tramontato quasi del tutto e le ombre si allungavano sempre di più, i lampioni si accesero e solo allora i due ragazzi si allontanarono uno dalle labbra dell’altro.
“Non possiamo restare qui” mormorò Minato, tendendogli la mano Shuu l’afferrò e si mise insieme a sua volta.
“No, non possiamo”
Mano nella mano scesero gli ultimi gradini e con una nuova consapevolezza avrebbero affrontato il futuro.